RASSEGNA STAMPA
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Matita Emostatica Luca Majer Luca Majer attivo Vololibero giornalista 2011 musicale per Articolo di: Marco Braggion numerose testate italiane di settore, musicista e pure saggista musicale - parte con il proposito di indagare i suicidi e le morti premature nel mondo del rock dagli anni ‘60/’70 ad oggi. Viene subito in mente la ‘solita’ lista dei vari Kurt Cobain, John Lennon, Brian Jones, Manson e altre star del pianeta musica internazionale: e infatti all’inizio si fa proprio la storia delle morti, i legami, i link e si cerca di entrare nello zeitgeist degli anni in cui sono decedute queste stelle bruciate troppo velocemente. Niente di nuovo quindi rispetto ad un qualsiasi saggio sulla musica rock. Ma quando si prosegue nel racconto, Majer decora il quadro con le sue vicende personali, il passare del tempo e il cambio di gusti, l’avvicinamento al jazz, il suo viaggio in America alla Berklee School of Music di Boston, le memorie degli anni del Parco Lambro, delle prime riviste di musica in Italia (Ciao 2001, Gong, etc.), la stagione del terrorismo, le performance di artisti d’avanguardia per un pubblico che cercava ‘altro’ (memorabile in questo senso il ricordo del concerto di Cage al Teatro Lirico nel 1977): facendo ciò trasforma il saggio in uno pseudiodiario pieno di ricordi interessanti. L’apice arriva quando si parla della compilation Matita emostatica, sorta di No New York de noantri, che raccoglieva il meglio dell’avanguardia milanese del tempo: i Fontana, i ‘Lectric Art, Angelo Vaggi, Roberto Masotti, tutta una generazione post-Lambro che oggi pochi ricordano, ma che al tempo manifestava il superamento del punk e l’entrata nell’art-wave contaminata con l’avanguardia elettronica ed il free jazz… Lo stile di Majer non ha peli sulla lingua, ti parla in maniera schietta, anche se ogni tanto divaga da quello che si era promesso di raccontarti magari poche righe prima. Questa specie di onirismo per chi ama il rock e la sua storia non è un demerito, anzi, ricorda proprio il modo di ragionare di quei fantastici anni. Nelle pagine di questo libro si sente come fosse vibrante la voglia di cambiare il mondo, di dire la propria parola, l’urgenza di rompere con le convenzioni dell’establishment. In poche parole si respira quell’aria di rivoluzione che così bene ha cantato Battiato in un suo singolo di successo. Proprio per questo stile così ruspante, ironico e diretto, lo iato con quegli anni è ancora più forte, e quando si cerca di concludere il tutto paragonando I decennia d’oro del rock all’oggi si cade quasi in una specie di vuoto, sintomo di una difficoltà critica che attraversa non solo l’ambito musicale post-moderno. Un libro ottimo quindi per descrivere le decadi Settanta Ottanta, ma forse meno indicato per le evoluzioni now del discorso avanguardistico (sempre che se ne possa definire ancora uno). Al testo è allegato anche un CD, imprescindibile colonna sonora delle vicende narrate.
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