RASSEGNA STAMPA
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46 Cultura bresciana
BRESCIAOGGI
Giovedì 14 Giugno 2012
INLIBRERIA. PubblicatoperVololibero edizioni,il lavoro diFabrizioGalvagni hapresoavvio alliceo FermidiSalò
Dantedialoga con ilprog-rock Ildocente ha raccoltobrani internazionalicheprendono spuntodal Sommo poeta oche citano partedella suaopera Claudio Andrizzi Che rapporto c'è fra il testo fondante della letteratura italiana e la musica moderna? E' possibile immaginare un Dante Alighieri in chiave rock? Davvero la Divina Commedia, testo fra i più odiati dagli studenti di tutti i tempi, ha saputo diventare, lontano dai banchi del liceo, una fonte di ispirazione per una serie di dischi da leggere oltre che da ascoltare? Sono le domande cui cerca di porre risposta l'ultimo libro di uno studioso bresciano, un professore con il pallino di Dante ma anche con un'attenzione malcelata verso una delle più atipiche correnti stilistiche della musica del '900 come il rock progressivo. «Dante- L'armonia delle sfere» (Vololibero edizioni, 192 pagine più cd, 19,90 euro) è un volume quantomeno atipico nel suo veleggiare tra «la Commedia, il rock progressivo e altri percorsi»: in uscita a luglio, contiene anche un cd antologico con una serie di brani eseguiti da band rappresentative della scena prog mondiale del momento, provenienti non solo dall'Italia ma anche dagli Usa, dall'Argentina, dalla Finlandia e persino dalla Russia. Una compilation curata Mar-
co Bernard (Colussus Project) e Matthias Scheller (Ams), due autorità internazionali nella storia di questo genere, che fa da colonna sonora all' excursus che il libro prova a tracciare sulle infiltrazioni che la Commedia ha saputo esercitare sulla musica rock, dimostrando così in qualche modo la sua eterna attualità. «L'Armonia delle sfere» è un libro nato tra l'altro proprio da un'esperienza scolastica: Fabrizio Galvagni, classe 1956, è infatti professore di Italiano e Latino al Liceo Enrico Fermi di Salò. Ed è proprio con gli studenti di alcune classi della scuola gardesana che ha preso avvio questo esperimento, il cui scopo era per l'appunto quello di offrire ai ragazzi una dimostrazione sul campo della contemporaneità di Dante. COSA DI CUI anche le recenti esperienze televisive di enorme successo condotte da Roberto Benigni su Raiuno già avevano dato in fondo piena dimostrazione. Certo, nel caso del professore bresciano, che tra l'altro ha già al suo attivo numerose pubblicazioni nell'ambito della storia e della cultura locale («Col fuoco e col saccheggio sottomessa», 1997, «Tutto iniziò
LaSettimana dell’Arte
Aieta, Ken Damy conquista ilPalazzoDucale IN CITTÀ Alla Pieve di Urago Mella inaugurata, sabato 16 giugno alle ore 18, la mostra antologica «Martino Dolci, 1912 - 2012 Un Secolo». L'evento, che commemora il centenario della nascita del pittore bresciano, è stato preceduto, lunedì scorso, dalla presentazione dell'attività «Centenario», a cura del Presidente della Fondazione Dolci, dottor Antonio Maggi, e dall'intervento critico del professor Luciano Anelli, durante l'ufficializzazione dell'apertura del nuovo «Museo Martino Dolci», nella Sede di via Raffaello, 165 a Brescia (Cascina Aurora). La mostra sarà arricchita da una nuova monografia sull'artista. Brescia, Urago Mella (via della Chiesa, 136), fino al 8 luglio Con il titolo "Vertigine", Felice Martinelli inaugura martedì 19 giugno alle ore 21 la mo-
«Danteela Divina Commedia»,ancheilrockne hatrovatoispirazione
DaTheTrip aiNewTrolls daiGiroStrano aiMetamorfosi leband coinvolte
una sera d'ottobre», 1998, «Noi siamo i Tre Re», 2005) il percorso si presentava sicuramente più difficile, anche perché il prog storico è in fondo a sua volta già materia d'archeologia musicale per molti adolescenti di oggi: eppure il tentativo ha prodotto comunque materiale sufficiente per arrivare a questo trattato in cui vengono ripercorse le numerose esperienze di sintesi tra Dante
e il rock, prendendo a bordo sia chi al tema ha dedicato semplici canzoni sia chi si è allargato ad intere partiture. Da The Trip ai New Trolls, dai Giro Strano ai Metamorfosi, questo è soprattutto un libro per accostarsi da una nuova, affascinante angolatura, ad uno dei capitoli insieme più vivaci, fertili e creativi mai prodotti dalla storia del rock italiano. •
Al Palazzo Ducale di Aieta, a Cosenza, si inaugura, sabato 16 giugno alle ore 19, la mostra antologica dell'artista bresciano Ken Damy dal titolo «Tra pittura e fotografia 1966-2011». La mostra, nel ripercorrere le tappe dell'artista, si presenta come una riflessione estetica sull'arte visiva, con opere di grafica pubblicitaria, incisione, fotografia, pittura e installazione, visitabili nel grande spazio del Palazzo Ducale e in altri spazi cittadini. L'esposizione rimarrà aper-
SARNICO. Domanial centro culturaleSebinia
Filmatie fotografie AndreaLanzi,ilgustokitsch Silvano Marini del«persecutoredelleimmagini» raccontailsuo lago Glioggettiproducono derisionedella corrottasocietà contemporanea Mario Monti, con la giacca color carta da zucchero, pallido incarnato e bianchi capelli, non è kitsch, ma lo diventa se riprodotto sottoforma di bambolotto con le gambe mozzate; papa Ratzinger lo diventa egualmente se trasformato in scultura a dimensioni ridotte, mentre incede a stento sopra delle saponette dorate, che sembrano lingotti d'oro. Il gusto kitsch, che accomuna tutte le sculture oggettuali di Andrea Lanzi, dichiara immediatamente la vistosa volgarità e la banalità dell'oggetto artistico e acclama la sua bieca imitazione e falsità rappresentativa. Come accade in ogni oggetto artistico kitsch, anche l'opera di Lanzi chiede di essere presa seriamente, non come pattumiera o effettivo oggetto di cattivo gusto, ma come proposta ricercata di immagini acquisite dalla cultura di massa, sculture oggettuali che mostrano e producono derisione verso quel legame che intercorre tra la società contemporanea, corrotta, inautentica e consumistica, e le forme pseudo-politiche, religiose e culturali che essa genera. La coscienza di vivere dentro una macchina consumistica
di persuasione collettiva, a cui è difficile sottrarsi, porta l'artista ad indagare sul rapporto di dipendenza psicologica dagli oggetti, per poi fornire al fruitore ulteriori souvenir del desiderio presunto e mancato, al pari della scultura oggettuale di Hitler, percorso da sanguisughe, o dei sanguinolenti cuor di Gesù, iniettati da contaminate siringhe. L'artista, da sempre interessato a suscitare reazioni di indignazione, blasfemia e sarcasmo che sfociano persino nell' assurdo, lancia al proprio pubblico una pressante comunicazione, nella speranza di ottenere un'approvazione estetica certa. Pertanto, il concetto di kitsch non riguarda più soltanto l'oggetto, ma interessa anche la persona che lo ammira e lo apprezza come espressione anarcoide di atteggiamenti etici, morali e politici, antitetici al sistema che li ha generati. Lanzi, nel fornire al pubblico nuovi oggetti o merce sempre oscillante tra sentimentalismi sdolcinati e istinti di morte, percorsi da compiacimenti sado-masochistici propri del kitsch migliore, entra in concorrenza con l'industria dell'arte religiosa, mai percorsa da crisi economiche in quanto diffusa su vaste masse di fruitori, in-
MartinoDolci.«Autoritratto» stra personale con opere scultoree recenti. A seguire, performing sound di Gianni Alberti alto sax. Presentazione critica di Giuseppe Fusari. Museo Diocesano Brescia (via Gasparo da Salò, 13), fino al 31 luglio
FUORI PROVINCIA
MOSTRA. AllaGalleriaMarchina invia Violinodi Sopraesposte leopere delloscultore
Giampietro Guiotto
di Giampietro Guiotto
AndreaLanzi inmostraalla Galleria Marchina
L’artista èinteressato asuscitare reazioni diindignazione esarcasmo
differentemente manipolabili per la loro cultura. La sua arte, infine, confluisce nella degenerazione del gusto, che vede nell'oggetto da adorare il sostituto di verità, l'incarnazione di godimento assoluto del falso. Andrea Lanzi: «Il Persecutore delle immagini»; Brescia, Galleria Marchina (via Violino di Sopra); fino al 27giugno.
Operedallafinedeglianni ’50 aigiorni nostri con immagini inedite Oltre 53 anni dedicati alla fotografia e agli scatti del Sebino. È questa la vera passione di Silvano Marini, noto fotografo e anche regista di Sarnico che domani alle ore 21 presso il Centro Culturale Sebinia ripresenterà tre dei suoi primi film realizzati oltre cinquant'anni fa. Vere e proprie testimonianze preziose di come era la vita a Sarnico, a Paratico e sul Sebino in generale negli anni '60. Dopo essere stati chiusi in un cassetto per oltre 50 anni il fotografo Marini ha deciso di trasferire i suoi lavori su dvd per renderli visibili anche in futuro, con un occhio di riguardo soprattutto alle nuove generazioni. Venerdì quindi verranno proiettati «Una visita al castello» (il film girato a Paratico nel 1958 e 1959 che affianca immagini di una gita scolastica al castello con store di fantasia legate all'edificio storico) e «Messaggio», il filmato girato nel 1960 che aveva sempre come tema il castello di Paratico. Ma sarà sul filmato «Poesia e lavoro del lago d'Iseo» che si concentrerà l'attenzione di tutti gli appassionati e curiosi: il film infatti, girato nel 1962,
IlCastello di Paratico rappresenta una delle poche testimonianze esistenti del lavoro sul Sebino e in particolare nei cantieri nautici. Immagini inedite delle prime barche e dei primi motoscafi costruiti dalla Riva (e non solo) saranno proiettate all'interno di questo filmato che, proprio grazie alle riprese nautiche, sta riscuotendo grande successo anche oltre confine. Silvano Marini esporrà inoltre numerosi pannelli con scatti e fotografie di scena con le centinaia di persone della zona che, negli anni '60 avevano partecipato alle riprese del film: chissà che qualcuno non si possa riconoscere. •
ta fino al 8 ottobre. Si è inaugurata ieri alla Galleria Zamenhof di Milano la mostra «Antologica 1973 - 2012» dell'artista bresciano Edoardo Stramacchia. L'esposizione, curata da Virgilio Patarini, comprende opere che vanno dalle prime esperienze del 1973, attraverso gli incontri con la poesia visiva e il gruppo «Trea», fino agli ultimi lavori d'ispirazione pop. Milano, Galleria Zamenhof (via Zamenhof, 11), fino al 24 giugno
CIVILTÀBRESCIANA
LaCampania longobarda raccontata daMollica Un viaggio nella Campania altomedievale longobarda è proposto dal volume «Il Protoromanico Capuano nella Campania Longobardorum», di Pino Mollica, uscito con la sigla editoriale Erma e stampato da Apollonio. L'opera sarà presentata oggi alle ore 15,30 alla Fondazione Civiltà Bresciana (Saloncino «Piazza») in Vicolo San Giuseppe 5. L'incontro sarà aperto da monsignor Antonio Fappani, presidente della Fondazione; unitamente all' autore parteciperà Monica Cassetti e coordinerà Angelo Baronio. LO STUDIO della Campania altomedievale longobarda, attraverso tesori architettonici e artistici ignoti o ignorati, rappresenta una straordinaria occasione culturale proprio nell' anno del riconoscimento Unesco dei siti longobardi che vanno da Cividale del Friuli a Brescia, a Benevento, a Monte S. Angelo nel Gargano. Si tratta di un grande patrimonio dell'umanità e il volume di Pino Mollica ripercorre un itinerario che s'intreccia con la riscoperta delle radici, soffocate, o distorte, dell'identità culturale italiana, proprio nel 150˚ dell'Unità d'Italia. La ricerca intende, dunque, valorizzare un periodo storico e culturale obliterato e rimosso nella travagliata formazione nazionale. • A. M.
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L’armonia delle sfere. Dante alla prova del rock A cura di 100newslibri.it [ 1 giugno 2012 ] Pubblicato in: In libreria, Libri, Saggistica
Esce per Vololibero il libro di Fabrizio Galvagni, Dante e l’armonia delle sfere. La Commedia, il rock progressivo e altri percorsi. La prefazione è di Riccardo Storti Che sofferenza ma anche che passione nello studiare sui banchi di scuola il Sommo Poeta e la sua Divina Commedia. Pochi sono coloro che, finiti gli studi, l’hanno ripresa con un approccio alla lettura diverso, apprezzandone poi sfumature e forza. Tra questi ci sono dei folli musicisti che dalla Divina Commedia Hanno tratto ispirazione musicando il testo del Sommo o anche solo sfruttandone la forza onirica, la vocazione poetica e la forza fantastica che emanano quei versi. Così attratti da uno dei testi (forse IL testo) fondante della letteratura di tutti i tempi molti musicisti si sono impegnati con il loro stile nel rileggere e/o ispirarsi a Dante (un Dante rock). Parecchi artisti Rock, Rap ma soprattutto Progressive Rock in Italia e nel Mondo hanno scritto semplici canzoni o intere partiture in questo senso. Dante e l’armonia delle sfere analizza il rapporto tra il Sommo Poeta e mostra come diversi stili musicali, anche lontani tra loro, si siano legati alla Divina Commedia. The Trip, New Trolls, i Giro Strano, Metamorfosi e Colussus Project e altri gruppi sono protagonisti di questo avvincente itinerario dantesco. E ancora: Dante e la Kosmische Musik, l’heavy metal, lo sperimentalismo polifonico, il jazz, il rap e la musica colta contemporanea L’analisi non è solo a parole perché in aggiunta al libro c’è un CD con 10 tracce, 10 esempi
pratici di come la musica si sia interessata, fatta coinvolgere, affascinare ed ispirare dalla scrittura della Divina Commedia. Il libro è nato da un’esperienza scolastica, il cui scopo era appunto quello di mostrare agli studenti di alcune classi del Liceo “Enrico Fermi” di Salò (dove Galvagni insegna) quanto Dante ci sia contemporaneo: fino al punto che anche un movimento musicale qual è stato il rock progressivo, che tra l’altro per gli adolescenti di oggi sa già di archeologia musicale, ne ha avvertito la presenza. Fabrizio Galvagni (1956) è professore di Italiano e Latino presso il Liceo “Enrico Fermi” di Salò (Bs). Si occupa prevalentemente di storia e di cultura locale; ha al suo attivo numerose pubblicazioni tra le quali Piö ‘n là (1994), Col fuoco e col saccheggio sottomessa (1997), Tutto iniziò una sera d’ottobre (1998), Noi siamo i Tre Re: una possibile identità (2005). Riccardo Storti. Fondatore del Centro Studi per il Progressive Italiano (CSPI) di Genova per il CSPI ha curato alcuni fascicoli monografici. Scrive sulla Guida di Rock Progressivo diretta da Gaetano Menna (Supereva). Tags: Vololibero
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ARCHIVIO il Tirreno dal 1997 +
Insolite connessioni Dante Alighieri e l’armonia delle sfer
15 agosto 2012 — pagina 43 sezione: Pontedera Immaginate di frequentare la terza liceo e proprio non vi va di studiare la Divina Commedia. Immaginate però di avere un prof evidenziarvi tutte le connessioni tra il Sommo Poeta e il rock. Sulle prime pensate vi voglia prendere in giro, salvo poi ricreder progressive abbia ben presente l'opera dantesca. Da quelle lezioni nasce "Dante e l'armonia delle sfere" di Fabrizio Galvagni libro che è una guida sia all'ascolto che alla lettura. Nel cd allegato, brani di Metamorfosi, Nova Era, Court, Cap, Little Tragedi Jinetes Negros e Raimundo Rodulfo.
: Poesia
& Musica
La poesia di Dante si trasforma in rock L’opera del sommo poeta, soprattutto la Divina Commedia, hanno profondamente influenzato anche in campo musicale, dal prog, alla canzone d’autore, al jazz, al rap, al musical di Gaetano Menna
«N
on sono un’anima ma sono un uomo come voi, camminerò finché sarà luce oltre la notte, finché vita c’è». L’overture del musical “Divina Commedia”, diretto da Antonio Spaziano sottolinea che Dante non è morto, ma vive in un’altra dimensione e noi siamo uguali a lui, uomini mortali e peccatori che si affacciano su questa terra finché ci viene permesso, liberi di scegliere tra bene e male. Questo è solo l’ultimo esempio che dimostra quanto Dante abbia influenzato anche il rock. A ricordarcelo è arrivato in libreria un interessante volume Dante e 34 : Leggere TuttI n.75 Marzo 2013
l’armonia delle sfere (Volo libero, 192 pp, 19,90 euro) scritto da Fabrizio Galvagni. È scritto con la passione del musicista e la precisione del professore che pone in risalto quanto e come la musica rock, ma non solo quella, si sia ispirata a Dante e all’eterna contemporaneità della sua Commedia. The Trip, New Trolls, Giro Strano, Metamorfosi e tanti altri gruppi protagonisti di avvincenti itinerari danteschi. E ancora: Dante e la Kosmische Musik, l’heavy metal, lo sperimentalismo polifonico, il jazz, il rap e la musica colta. Allegato al libro un CD che è un’interessante antologia di brani eseguiti da band rappresentative della
scena progressive mondiale del momento. Una compilation - curata da Marco Bernard che si occupa di rock progressive in Finlandia (Colussus Project) e Matthias Scheller (AMS) – che spazia tra Inferno, Purgatorio e Paradiso. È più conosciuta l’influenza di Dante sul rock progressive, meno si sapeva sul rapporto tra il Poeta e la canzone d’autore. Fabrizio De André cita Dante ne “Il ballo mascherato” (Storia di un impiegato 1973). Due anni dopo Antonello Venditti in “Compagno di scuola” (Lilly 1975) canta con vis polemica: «E la Divina Commedia sempre più commedia al punto che ancora oggi io non so se Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito». Dello stesso anno è anche la canzone “Alighieri” (Ipertensione, 1975) di Roberto Vecchioni. Il riferimento a Dante è tutto nella parte finale e rimanda ai canti XV, XVI e XVII del Paradiso. E Jovanotti in “Serenata Rap” (Lorenzo 1994) cita a modo suo Dante: «Amor che a nullo amato amar perdona, porco cane». Nel disco di Angelo Branduardi dedicato a San Francesco (L’infinitamente piccolo, 2000) nella quinta traccia musica i versi del canto XI del Paradiso (quelli dedicati da Dante appunto alla figura di San Francesco). De Gregori dedica il brano “Vai in Africa Celestino” (Pezzi, 2004) a Celestino V che «per viltade fece il gran rifiuto» (Inferno, canto III). Gianna Nannini dedica il suo concept album “Pia come la canto io” (2007) al personaggio di Pia dè Tolomei (Purgatorio, canto V). Francesco Guccini in “Addio” (Stagioni, 2000) ricorda, con una nota autobiografica, quanto il Poeta fosse vivo e presente nella cultura contadina: «Io, figlio d’una casalinga e di un impiegato, cresciuto fra i saggi ignoranti di montagna che sapevano Dante a memoria».
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http://ilgazzettinonuovo.it/articoli/17-dicembre/5490-fabrizio-galvagni-dante-e-larmonia-dellesfere.html
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Contatti (mailto:redazione@quadernidaltritempi.eu) r i p r o p o s t e ( h t t p s : // w w w . q u a d e r n i d a l t r i t e m p i . e u / c a t e g o r y / s e z i o n i / r i p r o p o s t e / ) / L e fortune musicali dei testi e delle visioni di Dante dagli anni Settanta a oggi. Da Quaderni d ’A l t r i Te m p i n . 5 7
scheda >>>
L’immagine della
AN/DANTE CON MOTO, DAL PROGRESSIVE AL RAP di Roberto Pacifico (https://www.quadernidaltritempi.eu/author/robertopacifico/)
copertina di Dante XXI,
La
Divina
Commedia
e
il
progressive
rock
l’album pubblicato dai
(http://www.quadernidaltritempi.eu/vizi-virtu-e-ricordi-di-un-cinquantenne-
Sepultura nel 2006.
il-prog/) incrociarono i loro destini quarant’anni fa a Roma.
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“A mio avviso c’è un momento preciso in cui il mondo del rock e il Sommo Poeta si sono incontrati – testimonia Daniele Nuti – e lo hanno fatto nel 1971, in via Margutta a Roma. In quell’occasione epocale, il rock scelse le sembianze di un giovane di ventidue anni circa, biondo, barba e capelli lunghi. Un ragazzo di nome Joe Vescovi, tastierista virtuoso del gruppo The Trip, che si trovava lì per cercare l’immagine giusta per la copertina dell’album del gruppo che si sarebbe intitolato… Caronte, come il nocchiero infernale dagli occhi infuocati” (Galvagni, 2012).
The Trip è il gruppo fondato a Londra nel 1966 da Ricki Maiocchi, già membro dei Camaleonti (en passant, ricordiamo che nei The Trip militò un giovanissimo Ritchie Blackmore, futuro chitarrista dei Deep Purple). Caronte (1971) riporta in copertina l’incisione di Gustave Doré, legata ai versi 82-84 del canto III dell’Inferno: “Ed ecco verso noi venir per nave / un vecchio, bianco per antico pelo, / gridando: «Guai a voi, anime prave!»”. La cover dell’album, riprodotta in un’apposita appendice del libro dove si possono vedere fra le più belle sleeves dedicate a La Divina Commedia, merita una descrizione: cielo di colore giallo che sfuma sul verde-azzurro verso l’alto; la figura imponente e minacciosa di Caronte domina la scena: indossa solo un drappo succinto che gli copre l’inguine e riproduce i colori della bandiera britannica. In basso, a sinistra, in una sorta di cammeo, è ritratta la band in abbigliamento hippie. Il retro della copertina riporta l’incisione di Doré legata ai versi 109111, sempre del III canto: “Caron dimonio, con occhi di bragia, / loro accennando, tutti li raccoglie; / batte col remo qualunque s’adagia”. Questa volta l’Union Jack sventola sul remo di Caronte.
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The Trip - Caronte I
Al centro della barca, sulla quale si accalcano i dannati da traghettare al di là dell’Acheronte, una donna indossa un bikini arancione: uno dei peccatori imbarcati, ritratto di spalle, tiene in alto un cartello bianco con la scritta “The Trip”. In basso a sinistra si sovrappongono all’incisione rami e foglie verdi. Nell’angolo opposto, in alto a destra, contro il cielo giallo, che sovrasta paurosi profili di montagne, un aeroplano: forse una citazione di Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni (1970), uscito pochi mesi prima nelle sale cinematografiche. Il primo brano è Caronte I, strumentale, della durata di sette minuti, un mix tra prog e rock, con una delle più originali intro di organo mai incise, e ampio spazio dato alla voce della chitarra elettrica. L’album è chiuso da Caronte II, epilogo breve (circa quattro minuti), ma denso di suggestione e, strumentalmente parlando, più organ-led rispetto alla prima traccia. Caronte dei The Trip non è un esempio isolato. Il rock italiano dei primi anni Settanta è disponibile al corteggiamento con la letteratura e la filosofia fino al connubio più intimo e intellettualmente fecondo che porta dall’anticamera, a volte civettuola, del citazionismo, al ben più impegnativo ma appagante talamo degli album concept e/o narrativo-poematici. Uno dei migliori esempi di questa felice ibridazione tra rock e letteratura è Inferno (1973) dei Metamorfosi, gruppo romano di cinque elementi, nato nel 1970. In questo disco le cupe atmosfere musicali si fondono alla “solenne voce operistica” (la definizione è di Augusto Croce) del cantante Jimmy Spitaleri, con i testi del poema dantesco rielaborati per adattarsi alla realtà Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.
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contemporanea, fino a includere figure moderne come politicanti, razzisti e spacciatori. Un assaggio di Inferno dei Metamorfosi si può gustare ascoltando il primo brano (Introduzione, Selva Oscura) del cd allegato al libro di Galvagni.
Metamorfosi - Porta dell'Inferno (1973)
Gli altri nove brani provengono, invece, da quello che si può definire il più ambizioso dei progetti di rilettura musicale in chiave “progressive” della Divina Commedia, il finlandese Colossus Project, fondato dal romano Marco Bernard (direttore della rivista Colossus), che, trasferitosi nel paese dei laghi nel 1987, ha promosso alcune rilevanti iniziative discografiche in collaborazione con l’etichetta francese Musea. Fra le quali, appunto, la monumentale rilettura della Divina Commedia: Inferno (2008), Purgatorio (2009) e Paradiso (2010), dodici cd (quattro per ogni cantica) in cui 61 band (un terzo delle quali italiane) provenienti da tredici paesi, si confrontano con il testo della Divina Commedia: un canto, un personaggio, una situazione. “La varietà delle proposte, che è poi uno dei pregi dell’operazione, fa sì che, accanto ai canti e ai personaggi più noti (che spesso sono anche quelli storicamente più frequentati) si incontrino anche quelli che il grande pubblico solitamente ignora… Così, per esempio, accanto alle citazioni più note (cd 1 brano 1: Lasciate ogni speranza voi ch’entrate, canto III, 9; cd 1 brano 4: Fuor de la queta, nell’aura che trema, canto IV, 150; cd 1 brano 5: come corpo morto cade, canto V, 142, e così via) troviamo passaggi meno noti, quali l’epitaffio di papa Anastasio (cd 2, brano1):
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“Anastasio papa guardo, lo qual trasse Fotin per la via dritta” (Alighieri, 1993, Inf. XI, 8-9).
o canti quali il XVI (Garamond, cd 2, traccia 6) o il XXI (Ozone Player, cd 3 traccia 2) e gli esempi potrebbero continuare”. La formazione fiorentina dei Nuova Era, fondata dal tastierista Walter Pini, accanto a Davide Guidoni (batteria) e Guglielmo Mariotti (basso), apre l’opera con Lasciate ogni speranza voi ch’entrate: “Complessivamente si tratta di un’ottima apertura di album: un brano perfettamente progressive, sinfonico e aggressivo nel contempo” (Galvagni, 2012), chiuso da un originale assolo del sax di Alessandro Papotto. Non si deve infatti credere che Colossus Project sia un monolitico trionfo del progressive rock, con le sue peculiarità strumentali, in primis il protagonismo delle
tastiere
(pianoforte,
organo,
mellotron,
moog).
Anzi,
domina
l’eterogeneità di stili dovuta non solo alla varietà geografica delle band chiamate a partecipare, ma anche alla libertà interpretativa lasciata al singolo gruppo, fermo restando il rispetto filologico-tematico per il testo.
New Trolls Paolo e Francesca
Per esempio, un’atmosfera latina permea il brano A li occhi belli (ispirato al verso 154 del canto XXII del Paradiso: Poscia rivolsi li occhi alli occhi belli) degli argentini Jinetes Negros che cantano gli stessi versi di Dante: il testo riprende letteralmente le prime sei terzine del canto XXII, ne cita poi i versi 112-114 (“O glorïose stelle, o lume pregno / di gran virtù, dal quale io riconosco / tutto, qual che si sia, il mio ingegno”) e riprende poi la sequenza 124-132 (che inizia
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con “Tu se’ sì presso salute”, cioè, dice Beatrice a Dante, tu sei così assumiamo cheall’ultima tu ne sia felice. Ok /
vicino a Dio) e il segmento finale del canto XXII (versi 145-154), che include la famosa metafora de “l’aiuola che ci fa tanto feroci”, ossia il nostro misero mondo terreno, misero soprattutto se contemplato da una posizione così elevata, quale quella in cui si trovava Dante nel passaggio dal settimo cielo (Saturno) al cielo delle stelle fisse: “L’aiuola che ci fa tanto feroci, volgendom’io con li etterni Gemelli, tutta m’apparve da’ colli alle foci. Poscia rivolsi li occhi alli occhi belli” (Paradiso, XXII, 151-154).
Ma torniamo ai primi anni Settanta. Se la copertina di Caronte è inequivocabilmente dantesca, con quel gusto della contaminazione che ricorda il kitsch più originale (il nocchiero infernale che indossa a mo’ di perizoma la bandiera della Gran Bretagna), ben più sobria, addirittura minimalista, è quella di Ut, il quarto album dei New Trolls, pubblicato nel 1972. La cover è dominata dal nome della band, stampato a sinistra in verticale, e dal titolo, il monosillabo Ut, denso di significati (fra l’altro, con “ut” Guido d’Arezzo denominò nel secolo XI il primo grado dell’esacordo, equivalente al futuro do) che campeggia su fondo bianco, ed è separato dal nome del gruppo musicale da due bande verticali, una più stretta di colore rosso scuro, l’altra nera. Sul retro della copertina si vedono le foto numerate dei componenti del gruppo, “appese” all’immagine di una fortificazione che simboleggia la lingua italiana; nell’angolo, in alto a destra, è riportata una citazione dal Convivio (1° trattato, cap. XI, parr. 1-2) di Dante: “A perpetuale infamia e depressione de li malvagi uomini d’Italia, che commendano lo volgare altrui e lo loro proprio dispregiano, dico che la loro mossa viene da cinque abominevoli cagioni. La prima è cechitade di discrezione; la seconda, maliziata escusazione; la terza, cupidità di vanagloria; la quarta, argomento d’invidia; la quinta e ultima, viltà d’animo, cioè pusillanimità” (Alighieri, 1921).
Dante fece una scelta di rottura: scrivere in lingua “volgare” (ossia lingua madre o materna), un’opera, il Convivio, che, per la sua natura di trattazione filosofica, di piccola summa del sapere, avrebbe richiesto, secondo gli intellettuali del tempo, il ben più illustre e nobile latino. Il passaggio citato dai New Trolls in cui Dante difende il volgare come strumento linguistico ed Utilizziamo i cookie per essere sicuriespressivo che tu possa non averemeno la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi nobile ed efficace del latino o di altri volgari stranieri, che tu ne felice. Ok nuova valenza apologetica, questa assume assumiamo nell’intenzione delsiagruppo una /
volta in chiave più squisitamente musicale: per rivendicare un’identità nazionale al rock italiano, considerato, a torto, meno nobile od originale rispetto a quello anglo-americano. “E quella dei New Trolls fu una rivendicazione a pieno diritto: se fino ad allora, nel corso degli anni Sessanta, il beat aveva goduto del suo momento di gloria brillando di luce riflessa e riproponendo perlopiù in versione nostrana le cover dei complessi anglosassoni, in quel momento finalmente era nato un movimento che, pur traendo ispirazione da quanto accadeva Oltremanica, sapeva produrre qualcosa di nuovo e di autenticamente nazionale; e soprattutto ne aveva coscienza” (Galvagni, 2012).
Insomma, attraverso la citazione dantesca, i New Trolls sembrano voler dire: “è tempo di ricercare una via italiana al rock, alla faccia dei detrattori e degli esterofili di ogni specie” (ibidem). In Ut si può ascoltare anche un brano dedicato a Paolo e Francesca, protagonisti del quinto canto dell’Inferno. I due amanti romagnoli ritornano, a distanza di pochi anni, in Compagno di scuola di Antonello Venditti, il cui Dante resta una delle versioni pop più rinomate nella canzone italiana: “E la Divina Commedia, sempre più commedia, al punto che ancora oggi io non so se Dante era un uomo libero, un fallito o un servo di partito. Ma Paolo e Francesca, quelli io me li ricordo bene perché, ditemi, chi non si è mai innamorato di quella del primo banco, la più carina, la più cretina” (Venditti, 1975).
“Qui si vola decisamente più basso: si tratta, come si vede, di una citazione coscientemente giovanilista e un po’ scontata” (Galvagni, 2012). I versi di Venditti sono scontati in apparenza: rispecchiano, in realtà, quello che è, forse ancora oggi, il vissuto prevalente di Dante nel mondo studentesco. E nel dubbio del cantautore romano (Dante fu un uomo libero, un fallito o un servo di partito?) si può avvertire una sottile critica all’insegnamento e alla lettura tradizionale di Dante nelle scuole, ponendo indirettamente una domanda per nulla oziosa, che allude all’esigenza di inquadrare con più chiarezza e senza retorica il percorso biografico e intellettuale dell’Alighieri. Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.
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Sepultura - Dark Wood Of Error [HD]
Il Dante vendittiano rimane, nell’ambito della canzone d’autore italiana (se non vogliamo includere la rockwoman Gianna Nannini che ha liberamente interpretato la figura di Pia dei Tolomei, la sfortunata donna che compare alla fine del quinto canto del Purgatorio), l’esempio più memorizzato di citazione dalla Divina Commedia, soprattutto in un pubblico over 40. Ai più giovani verrà, invece, in mente la citazione jovanottiana, in Serenata Rap (1994), di “amor ch’a nullo amato amar perdona” rafforzata da un energico “porco cane”, che il cantante dichiara di voler scrivere sui muri e sulle metropolitane. Qui siamo decisamente nel campo del citazionismo disinvolto e scanzonato, agli antipodi della serietà e dell’originalità con cui i musicisti di un certo heavy metal hanno affrontato monograficamente Dante: uno dei migliori esempi è quello dei Sepultura, un gruppo che, ironia della sorte, viene dal Brasile (e con loro una pletora di gruppi metal, con gli Angra in testa), il paese della bossa nova e del samba, di atmosfere musicali agli antipodi del metallo duro. I testi del chitarrista Andrea Kisser sono molto vicini al dettato e allo spirito di Dante; eccone un esempio (Dark Wood of Error, ovvero la cupa selva dell’errore), molto bello, ispirato al canto primo dell’Inferno: “I’ve lost my way in a dark wood of error in a crisis inside deep terror. With fear in my mind I spot a light” (Sepultura, 2006). Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo che tu ne sia felice.
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Per le sue immagini ora cupe, ora estreme, ora violente e disperate, per la sua atmosfera irrimediabilmente avvolta dal buio e dal dolore, l’Inferno è la cantica prediletta dai musicisti che gravitano nell’ambito del metallo pesante nelle sue plurime declinazioni musicali ed estetiche che vanno dal dark gotico e satanico fino al death metal dei messicani Transmetal: la copertina del loro El Infierno de Dante (1993) riproduce in modo originale le immagini del canto XIII dell’Inferno, con i suicidi trasformati in piante e divorati dalle Arpie. Dante non era musicista nel senso professionale del termine. Conosceva, però, la musica (e forse la praticava a livello strumentale), e i suoi rapporti tutt’altro che sporadici e superficiali con il mondo dei musicisti sono testimoniati, solo per limitarci all’esempio più famoso, dall’episodio di Casella, nel II canto del Purgatorio. L’incontro con il musicista e amico fiorentino dà origine a uno dei momenti più belli e liricamente toccanti del poema. Dante chiede a Casella di cantargli “Amor che ne la mente mi ragiona”, il primo verso della canzone dantesca commentata nel terzo trattato del Convivio: “E io: «Se nuova legge non ti toglie memoria o uso a l’amoroso canto che mi solea quetar tutte mie voglie, di ciò ti piaccia consolare alquanto l’anima mia, che, con la mia persona venendo qui, è affannata tanto!» «Amor che ne la mente mi ragiona» cominciò elli allor sì dolcemente, che la dolcezza ancor dentro mi sona. Lo mio maestro e io e quella gente ch’eran con lui parevan sì contenti, come a nessun toccasse altro la mente. Noi eravam tutti fissi e attenti alle sue note; ed ecco il veglio onesto gridando: «Che è ciò, spiriti lenti? qual negligenza, quale stare è questo? Correte al monte a spogliarvi lo scoglio ch’esser non lascia a voi Dio manifesto»” (Purgatorio, II, 106-123).
Dante e gli altri spiriti ascoltano rapiti la melodia di Casella: il brusco intervento di Catone (il “veglio onesto”) rompe l’incanto della musica, riportando Dante alla realtà, alla dura necessità del cammino da proseguire su ripiani sacra Montagna. Utilizziamo i cookie per essere sicuriper chei tu possa della avere la migliore esperienza sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi assumiamo tu nenota sia felice. Ok deve essere musica “che prende”, la Il canto di Casella, che come Galvagni, /
musica giusta, ma proprio per questo non adatta all’impegno, alla ricerca della perfezione. Come ricorda Vittorio Sermonti, in purgatorio non si va con il walkman: “al purgatorio i penitenti arrivano cantando in coro il salmo dell’esodo nell’eternità del futuro, e cento altri cori canteranno su per la montagna, finché non saranno assunti nel coro dei santi – così racconta la favola della fede – e loro stessi saranno musica delle stelle” (Sermonti, 2012). Nel Purgatorio dantesco la musica non può essere, come sembrerebbe suggerire il brusco rappel à l’ordre di Catone, pretesto e motivo di escapismo, di sogno, di fantasticheria. La musica è sempre legata al canto e al testo biblico, per richiamare il dovere in senso etico e spirituale.
Inferno I - The Upper Hell (Sullen - Silent Voices)
È lo stesso tema che svilupperà Thomas Mann ne La montagna incantata, in particolare nel dialogo tra Hans Castorp, il protagonista del romanzo, e l’italiano Settembrini: il primo, rivendicando alla musica finalità e valori puramente estetici e contemplativi, la considera balsamo e sollievo dell’anima, veicolo di evasione dalla realtà; Settembrini sostiene, al contrario, il pericolo insito nella musica che non sia finalizzata all’impegno, al progresso, all’attività (“Io nutro un’avversione politica contro la musica”). Il parallelo Dante-Hans Castorp e Catone-Settembrini conferma l’attualità della Divina Commedia e l’importanza della musica ai versi 109-114 del canto XII del Purgatorio, come precisa lo stesso Dante:
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“Noi volgendo ivi le nostre persone, «Beati pauperes spiritu!» voci cantaron sì, che nol dirìa sermone. Ahi quanto son diverse quelle foci dall’infernali! ché quivi per canti s’entra, e là giù per lamenti feroci”. (Purgatorio XII, 109-114).
Le
due
cifre
acustico-musicali
che
emblematicamente Inferno e Purgatorio: “Lamenti
feroci”
sintetizzano e
“canti”.
Nel Paradiso la musica si spoglia delle sue connotazioni terrene, risolvendosi in termini più astratti e trascendentali nell’armonia delle sfere celesti, come Dante ricorda nei versi 76-81 del I canto del Paradiso: “Quando la rota che tu sempiterni desiderato, a sé mi fece atteso con l’armonia che temperi e discerni, parvemi tanto allor del cielo acceso della fiamma del sol, che pioggia o fiume lago non fece mai tanto disteso”. (Paradiso, I, 76-81).
L’amore di Dio che presiede i cieli (“amor che ’l ciel governi”) è come se regolasse (“temperi”) la diversa intensità dei suoni opportunamente distinti (“discerni”) di sfera in sfera, in una sorta di luminosissima sinfonia dei cieli, difficilmente trascrivibile in parole (“la novità del suono e ’l grande lume”), come altrettanto complesso, per non dire impossibile, esprimere verbalmente il passaggio a una condizione fisico/spirituale superiore a quella umana (“trasumanar
significar
per
verba
/
non
si
porìa”). La Divina
Commedia racchiude tutta la gamma sonora, dal rumore alla musica delle sfere celesti, la Kosmische Musik, per usare la fortunata e tanto discussa espressione coniata da Rolf-Ulrich Kaiser per definire il genere dei Tangerine Dream e di altre formazioni coeve, autori di una trilogia dedicata al divino poema.
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Tangerine Dream. Inferno. (Dante Alighieri)
La definizione di musica cosmica venne coniata proprio in occasione dell’uscita del secondo album, Alpha Centauri (1971), in cui il loro profilo musicale prende corpo in sonorità psichedeliche e trasognate che nell’immaginario collettivo rimandano ai suoni dello spazio. The Dante Trilogy è una delle produzioni più recenti, pubblicata separatamente in tre album corrispondenti alle tre cantiche del Poema: Inferno (2002), Purgatorio (2004), Paradiso (2006). La musica dei Tangerine Dream fa anche da colonna sonora all’edizione restaurata (2004) del film italiano Inferno (1911), di Francesco Bertolini, Adolfo Padovan (registi) e Giuseppe De Liguoro (collaboratore alla regia), prodotto dalla Milano Films, basato su tutta la prima cantica del Poema, e riproposto in nuova edizione dalla Cineteca di Bologna (2011), questa volta con musiche di Edison Studio.
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Professor Fate - The Gates Of Hell
L’orbita dantesca però nel tempo è diventata più ampia, coinvolgendo anche le musiche del nuovo millennio. Si pensi agli spagnoli Hypersunday e la loro techno elettronica nel disco Inferno (2014), esplicitamente quello dantesco, mentre Inferno (2007) di Professor Fate punta su un rock orchestrale piuttosto marziale e c’è pure la disco piuttosto groovy della Rice & Beans Orchestra nel disco Dante’s Inferno (2006). Alighieri fa capolino anche nell’indie rock dei Throwing Muses con Purgatory/Paradise pubblicato nel 2013, ma le vertigini colgono inevitabilmente l’ascoltatore alle prese con The Rap Translation (2013) del rapper australiano Hugo, che per ora ha triturato le prime sei cantiche dell’Inferno. L’album fa il paio con The Inferno Rap, album del 2005 firmato da Eternal Kool Project. C’è anche il rapper italiano Caparezza che in Argenti vive, nell’album Museica (2014) offre a Filippo Argenti, che Dante collocò tra gli iracondi del V cerchio dell’Inferno (Canto VIII), la possibilità di dire la sua, di rivalersi senza peli sulla lingua. “Le tue terzine sono carta straccia, le mie cinquine sulla tua faccia lasciano il segno” ruggisce Caparezza, che nel luglio 2015 ha realizzato per il brano anche un videoclip di fuoco, infernale naturalmente.
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Dante Inferno - The Rap Translation - Canto I
Si torna al metal, o meglio al gothic rock dei finlandesi Him che articolano Venus Doom (2007) in nove brani come i gironi infernali e rimandano esplicitamente all’Inferno dantesco nel brano Sleepwalking Past Hope. Affascinante la ripresa cinese del testo dantesco: The Divine Comedy nella versione di Ai Weiwei, artista dissidente che coglie l’occasione anche per manifestare le sue posizioni antigovernative con un mix di elettronica dark e rock piuttosto metallico. Passando dalla musica elettronica e sperimentale al jazz,
non
si
può
non
ricordare
il
disco
dei
Risonanza
Magnetica, Andante (2008). Cinque dei nove brani che compongono l’album traggono spunto dalla Divina Commedia, gli altri quattro da altrettanti sonetti di Dante, fra i quali il celeberrimo Tanto gentile e tanto onesta pare. I testi di Dante sono “vestiti con raffinata leggerezza di una brillante ma pacata atmosfera jazz”. La copertina ritrae Dante con il classico lucco rosso (l’abito degli antichi fiorentini) alla guida di una moto gran turismo stile Harley Davidson: sullo sfondo la vista panoramica dell’odierna Firenze. Un ottimo mix di antico e moderno, omaggio originale e per nulla irriverente. Infine, ci sono le citazioni fugaci, appena un accenno, come fa Ligabue che infila nel bel mezzo di Siamo chi siamo dall’album Mondovisione (2014) questi versi: “nel mezzo del cammin di nostra vita / mi ritrovai a non aver capito”.
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David Gilmour - Rattle That Lock (O cial Music Video)
Altrettanto dicasi del floydiano David Gilmour che per lanciare il suo nuovo album Rattle That Lock (settembre 2015) confeziona un video per il brano eponimo ricorrendo ad animazioni che pagano pegno alle illustrazioni di Dorè per il poema dantesco. Forse Dante li avrebbe collocati nell’ottavo cerchio dell’Inferno, dove si incontrano “Adulatori e lusingatori”, ma chissà. ascolti — AA.VV., Dante’s Inferno, The Divine Comedy part I (Colossus Project), Musea, 2008. — AA.VV., Dante’s Purgatorio, The Divine Comedy part II (Colossus Project), Musea, 2009. — AA.VV., Dante’s Paradiso, The Divine Comedy part III (Colossus Project), Musea, 2010. — Caparezza, Museica, Universal, 2014. — Eternal Kool Project, The Inferno Rap, Eternal Kool Project, 2005. — Him Venus Doom, Warner Bros, 2007. — Hugo, The Rap Translation, ReverbNation, 2013. — Hypersunday, Inferno, Glocal Sound, 2014. — Il Giro Strano, Divina Commedia, Mellow, 1992. — Ligabue, Mondovisione, Zoo Aperto, 2014. — Tony Linfjärd, The Divine Comedy of Dante, Blue Ball Music, 2001. — Metamorfosi, Inferno, Vinyl Magic, 1989. — Gianna Nannini, Pia come la canto io, Polydor, 2007. — New Trolls, Ut, Arcangelo, Warner Music Japan, 2004. — Professor Fate, Inferno, Feto records, 2007. — Rice & Beans Orchestra, Dante’s Inferno, Get Disconnected, 2006. — Risonanza Magnetica, Andante, Electromantic Music, 2008. Utilizziamo i cookie per essere sicuri che possa avere la migliore sul nostro sito. Se continui ad utilizzare questo sito noi — tuSepultura, Dante XXI, SPVesperienza Records, 2006. assumiamo che tu ne sia felice. Ok — Tangerine Dream, Inferno, TDI Music, 2002.
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— Tangerine Dream, Purgatorio, TDI Music, 2004. — Tangerine Dream, Paradiso, Eastgate, 2006. — Transmetal, El Infierno de Dante, Denver, 1993. — Trinovox, Incanto, Jaro Mediem, 1994. — The Trip, Caronte, Rca, 2008. — Throwing Muses, Purgatory/Paradise, The Friday Project, 2013. — Antonello Venditti, Lilly, Heinz Music, 1999. — Ai Weiwei, The Divine Comedy Ai Weiwei Studio, 2013. letture — Dante Alighieri, La Divina Commedia (testo critico della Società Dantesca Italiana, con commento scartazziniano riveduto da Giuseppe Vandelli), Milano, Hoepli, 1993.
— Dante Alighieri, Convivio (testo critico della Società Dantesca Italiana), Firenze, Bemporad, 1921.
— Alessandro Cosi, Poesia come musica nella Divina Commedia, Lecce, Edizioni del Grifo, 1996.
— Fabrizio Galvagni, Dante e l’armonia delle sfere, Vololibero, Milano, 2012. — Thomas Mann, La montagna incantata, Milano, Dall’Oglio, 1991. — Vittorio Sermonti, La Commedia di Dante. Raccontata e letta da Vittorio Sermonti. Con audiolibro (3 cd audio – formato MP3). Giunti Editore, Firenze, 2012.
visioni — Francesco Bertolini, Giuseppe de Liguoro, Adolfo Padovan, Cento anni fa. Inferno, Cineteca di Bologna, 2011 (home video).
— Caparezza, Argenti vive, Altera Studio, Universal Music, Color Sound, 2015. — David Gilmour Rattle That Lock, Trunk Animation, 2015. Mi piace
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Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. ade utilizzare 2 0 1Se 7 continui © q u a d r n i d a l t questo r i t e msito p i . noi e u assumiamo che tu ne sia felice.
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