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LLiibbrrii//DDvvdd Claudio Bernieri Non sparate sul cantautore 2011 Volo Libero Renzo Stefanel
Anche la disastrata critica musicale italiana ha prodotto i suoi capolavori: Non sparate sul cantautore di Claudio Bernieri è uno di questi. Ben venga quindi questa ristampa da parte di Vololibero che rende di nuovo disponibile un testo da lunghissimo tempo introvabile: saggio-inchiesta prodotto da un giornalista d’assalto dell’area di Autonomia un paio d’anni dopo il fattaccio della contestazione a De Gregori al Palalido di Milano, testo citatissimo ma che quasi nessuno ha letto, è il frutto di una serie di interviste condotte a tradimento (senza prendere appunti e col registratore nascosto) ai maggiori cantautori e personaggi tanto del mainstream che dell’area alternativa e politicizzata dell’epoca. Quasi presago della fine di un’era, Bernieri produce un mosaico praticamente completo di un mondo che stava per finire e dei prodromi di quello che stava per arrivare. Epocale e citatissima l’intervista a Mogol che, a confronto con tanti proclami confusi sull’essere alternativi al sistema, giganteggia per consapevolezza (auto)critica del ruolo dell’autore di canzoni. È in essa che si trova la famosissima dichiarazione che chiarisce uno dei punti centrali della poetica mogoliana, base della sua rivalutazione critica degli ultimi anni: Il nostro caro angelo non sarebbe altro che “un discorso contro la Chiesa fatto in mezzo milione di copie”. Ergo, il sistema non si critica a suon di slogan, ma mostrando come opera più sottilmente nell’interiorità di ciascuno. Parrà contraddittorio, da parte di uno che del sistema fa parte e ne gode tutti i vantaggi (splendida la descrizione di Bernieri dell’appartamento milanese di Mogol, tutto bianco e candido, a metà tra il paradiso e certi interni altodirigenziali che si vedono in Fantozzi): ma come sottolinea lo stesso Mogol, la sua volontà di portare avanti un discorso autenticamente artistico è evidente nella volontà di non scrivere più per tutti, ma solo per Battisti, e non di luoghi comuni, ma di se stesso e delle proprie riflessioni. Ricco di gustosi aneddoti (i pellegrinaggi di giovani ragazze a casa Guccini; il romanzo incompiuto di Mogol; le contestazioni per il biglietto troppo caro all’autonomo autoriduttore Claudio Lolli; Pappalardo che canta sott’acqua nel Mar Rosso), di interviste di straordinaria verità umana e artistica (giganteggiano Gino Paoli e Renato Zero, De Gregori e Gaber), di sorprendenti rivelazioni (De André che confessa candidamente di far musica per soldi, ché altrimenti se ne starebbe a casa sua, in Sardegna a suonare pezzi della tradizione sarda per gli amici). Il libro è stato leggermente rimaneggiato dall’edizione originale del 1978: lo si capisce dai cappelli introduttivi a ciascuna intervista, che citano – spesso in
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maniera negativa – il seguito delle carriere degli artisti incontrati. Peccato non avere né palesato i passi rieditati né colto l’occasione per correggere errori pacchiani: ad esempio, a pagina 207 la “TUVOG art” di Ivan Cattaneo qui diventa un’incomprensibile (e incompresa dallo stesso Bernieri) “tuvo gard”, mentre si trattava di un acronimo per Tatto, Udito, Vista, Olfatto, Gusto usato dal musicista milanese quando vagheggiava la creazione di un’arte che sollecitasse tutti i sensi contemporaneamente, col risultato che tutta la prima parte dell’intervista diventa indecifrabile. A pagine 284 Borboletta di Santana diventa Bomboletta, forse per troppo ardore barricadero. Altro orrore a pagina 111, dove Storia di un impiegato di De André viene datata al 1967 (cioè quando usciva Volume 1): un assurdo, non solo perché il disco è del 1973, ma soprattutto perché è una riflessione sulla contestazione del 1968 e sulla sua deriva terroristica. E mi fermo qui: pochi errori, ma colossali. Prezioso il capitolo introduttivo La canzone politica in Italia, che ricollega l’esperienza degli anni 60 (Cantacronache e Dischi del Sole), per contrasto o per analogia, alla retorica populista della fine 800: radici lontane che hanno condizionato prima un’intera esperienza di canzone politica, poi alcune peculiarità dell’ambiente alternativo e controculturale che purtroppo permangono tutt’oggi, a completa o quasi spoliticizzazione della scena cosiddetta indipendente. Questo è un libro intelligente e stimolante. Non sempre condivisibile: stuporogene, ad esempio, la stroncatura del Battiato anni 80 nell’Epilogo e l’applauso a Vecchioni, pur a denti stretti, di Conclusioni. Completa il volume il cd I buoni maestri, in cui si reinterpretano canzoni di protesta: piuttosto inutile, ma vabbé. Quello che è importante è il libro. Gran libro.
(05/12/2011) - ©2002 - 2012 Extra! Music Magazine - Tutti i diritti riservati
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La Brigata Lolli
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Una Brigata di memoria, di cultura, di utopie, di speranze, d'informazione, dell'uomo. L'artista
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BielleLibri Claudio Bernieri: "Non sparate sul cantautore"
Quando cantautore faceva rima con autoriduttore. di Mario Bonanno Mega biblìon mega kakòn: starebbe per “grosso libro grosso danno” in greco antico. Qualcuno tra gli elleni pare ci credesse, e io modestamente - pure. Al punto che si fosse trattato di un tomo agiografico sui Pooh, questo di Claudio Bernieri non lo avrei degnato d’uno sguardo. Nel migliore dei casi sarei stramazzato per noia attorno a pagina 50 e da lì non mi sarei mosso più.
Claudio Bernieri "Non sparate sul cantautore. Canzoni come pietre. Musica
sotto tiro" Lo so che non è bello a dirsi, ma è così. Per buona ventura mia - e di Vololibero Edizioni (2011) chiunque abbia possibilità di leggerlo - “Non sparate sul cantautore. Nelle librerie Canzoni come pietre, musica sotto tiro” è, invece, un libro di storia musicale contemporanea. Voluminoso sì (315 pagine), ma di quelli che scorrono via come birra ghiacciata, belli tosti e stratificati. Eretto su pensieri, parole, opere e omissioni (qualcuna) di chi questa storia l’ha scritta/vissuta, a volte subita, per mezzo di versi e musica, sulla propria pelle (e - perché no - anche sulle proprie palle e su poche stelle…copyright di Vecchioni). Un goloso ensamble di testimonianze cantautorali d’epoca (crepuscolo anni Settanta) che - non fosse per i corpi estranei dati dalla triade Berti-Mogol-Claudio Villa - meriterebbe la ola da qui all’eternità. La sparo grossa? Mica tanto, se è vero com’è vero che dalla lista di “venerati maestri” compilata da Bernieri (prima autonomo, quindi musicista, poi giornalista/documentarista…quando si dice non farsi mancare nulla) si fa prima a contare gli assenti che i presenti. Insomma gli “storici” figurano più o meno tutti, e quello che i cantautori non dicono (ma a volte sì) lo troverete tra le pagine di questo libro. Trattasi di riflessioni in presa diretta su tempo, luogo, strofe politiche, movimentismi di massa, autoriduzioni, “processi” (famigerato quello del Palalido al “principe” De Gregori). Soprattutto processi: lo scotto che il cantautore ebbe da pagare all’essere diventato icona. L’eletta schiera illuminata & politicizzata (qualcuno c’era, qualcuno, naturalmente, ci faceva), nelle pagine di Bernieri è - originalmente ma non a caso - assegnata a degli ideali gironi danteschi (quello degli avari e prodighi, quello degli eretici, quello dei consiglieri di frode, e via elencando), chiamata a espiare - tra serio e faceto, e stando alla miopia del tempo - il fio di avercela fatta, di essere stata assunta in blocco a status symbol.
Ascolti collegati
Per dirla in altro modo: “Non sparate sul cantautore” è una specie di articolata seduta di gruppo in cui si elucubra su ballate, ruolo, senso dello scrivere e dell’interpretare, al tempo in cui cantautore faceva spesso rima con auto-riduttore.
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AaVv
Gang
I buoni maestri
La rossa primavera
Un corpus ponderoso di testimonianze dirette, un’inchiesta corale imprescindibile (arricchita, per di più, da una compilation di canzoni politiche rivisitate), destinato a non avere pace sugli scaffali delle librerie dei cantautorofili più esigenti. Una menzione di merito per le edizioni Volo Libero, che lo hanno sottratto alla polvere (era stato pubblicato in due tomi nel 1978), affidandolo all’attenzione di lettori nuovi e novissimi. Se mai ce ne fossero capaci ancora di commuoversi a leggere di quando musica e parole pesavano come pietre ed erano, soprattutto, cosa seria.
Non sparate sul cantautore recensione libro di Claudio Bernieri
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Claudio Bernieri Non sparate sul cantautore di Vittorio Formenti Interessante iniziativa questa dell’editrice VOLO libero inerente una parte importante della storia del cantautorato nazionale. Il libro riporta una serie di interviste realizzate da Claudio Bernieri alla fine degli anni ’70 ai principali artisti della scena italiana, protagonisti di quel periodo che molti associano alla nascita ed allo sviluppo di quella forma di cantautorato “impegnata” sia concettualmente che politicamente. Claudio è stato compositore di canzoni e giornalista ad ampio spettro; inviato di guerra per L’Europeo e articolista per il Corriere della Sera, Oggi, Avvenire e L’Unità, tanto per citare solo alcune delle testate a tiratura nazionale con le quali ha collaborato. Il lavoro inizia con un interessante ed esauriente schema a blocchi che riporta la genealogia del cantautorato in un prospetto semplice, chiaro ma esauriente; a questa premessa grafica fa seguito una parte iniziale che riassume rapidamente la storia della canzone politica dall’800 agli anni ’60, con citazioni di Ivan Della Mea ed interessanti estratti di testi passati, impietosamente testimoni del contrasto tra il sentimento della base e l’atteggiamento dell’intellighenzia alla guida. Già da queste prime pagine si apprezza l’approccio vissuto, informato ma in qualche modo disincantato dell’autore che, in tempi ormai liberi da comportamenti imposti, riesce a sottolineare quel contrasto tra contenuti ed atteggiamenti che in qualche modo hanno poi caratterizzato lo sviluppo del genere, smitizzando opportunamente certe categorie a suo tempo certamente distorte. A questa prima parte fanno seguito i capitoli delle interviste organizzando gli interventi, ironicamente ma non infondatamente, come se fossero voci provenienti da gironi danteschi; artisti quali Jannacci, Gaber, Paoli, Conte, De André, Venditti, Lolli, De Gregori, Area, Stromy Six e molti altri sono suddivisi in gruppi quali Eretici, Avari, Consiglieri di Frode, Simoniaci, Seminatori di discordie e Maghi / Indovini. Emerge qui un aspetto particolarmente coinvolgente; il libro supera il semplice schema dell’intervista proprio grazie a questa associazione che, in modo gigione ma stimolante, lascia trasparire sullo sfondo il parere dell’autore. Per questo motivo l’opera non è solamente giornalistica ma si trasforma in un saggio; non ci sono dotte dissertazioni o analisi storiche minuziose, si preferisce il sottinteso o l’affermazione indiretta esposta tra le righe rendendo la lettura divertente ed anche arricchente. La parte finale, basata sul capitolo “Cantare Stanca” di Roberto Roversi, e l’epilogo dantesco dell’uscita alla visione delle stelle chiudono attualizzando il saggio che, ripetiamo, va oltre la sola cronaca o la semplice riedizione di conversazioni di quarant’anni fa. Tutto sommato gli artisti ne escono correttamente ridimensionati, impietosamente esposti con le loro inconsistente, le loro risposte non sempre credibili, le loro frequenti superficialità ed anche qualche volgarità di troppo che, a suo tempo, faceva tendenza. Pochi si salvano ma preferiamo non fare menzioni, potremmo urtare impropriamente suscettibilità senza creare costrutto. Da encomiare il Cd allegato, I buoni maestri, che consideriamo ben di più di un semplice accessorio. Una bellissima selezione di canzoni di protesta, o quasi, rieseguite con piglio moderno da ascoltare e, in tempi tristi come quelli correnti, anche da ricapitalizzare. Spiccano Piazza Fontana, eseguita sulla base del classico irlandese The Foggy Dew, la versione punk de El Me Gatt di Della Mea e la triste Jean e Paul,dedicata a due bimbi ebrei perseguitati; ma anche il resto tiene molto bene (fatta eccezione, a nostro modesto avviso, della piuttosto retorica Cara Maestra). Da leggere ed ascoltare per capire e togliere un po’ di ragnatele a certa vecchia retorica, ridimensionando certi “osanna” a suo tempo concessi con troppa benevolenza.
Vecchioni presenta “Non sparate sul cantautore” di Claudio Bernier...
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Vecchioni presenta “Non sparate sul cantautore” di Claudio Bernieri (Vololibero Edizioni) Tratto da: www.vesuvius.it
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Data: 27 Novembre 2011
Lettera di Michele Serra E’uscito I colori del buio di Rob...
L’articolo: Roberto Vecchioni presenzierà Venerdì 27 novembre 2011 alla terza edizione di Un libro a Milano – Salone della Piccola e Media Editoria Indipendente che si svolgerà a presso SuperstudioPiù in via Tortona 27. Alle 20.30 parteciperà infatti alla presentazione del libro Non sparate sul cantautore di Claudio Bernieri, un volume che si occupa di canto politico e canzone d’autore nel decennio 1968/1978: ne discuterà con l’autore, con l’editore Claudio Fucci e con il giornalista Francesco Paracchini. Il titolo del libro si rifà proprio a “Vaudeville” di Vecchioni dove recita: “E spararono al cantautore/ in una notte di gioventù/ gli spararono per amore/ per non farlo cantare più”.
Da Roberto su Napoli Vecchioni da Fabio Fazio sabato 10 ... Comunicato: Riguardo le polemiche c... Il testo de I colori del buio in an...
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Non sparate sul cantautore recensione libro di Claudio Bernieri
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Claudio Bernieri Non sparate sul cantautore di Vittorio Formenti Interessante iniziativa questa dell’editrice VOLO libero inerente una parte importante della storia del cantautorato nazionale. Il libro riporta una serie di interviste realizzate da Claudio Bernieri alla fine degli anni ’70 ai principali artisti della scena italiana, protagonisti di quel periodo che molti associano alla nascita ed allo sviluppo di quella forma di cantautorato “impegnata” sia concettualmente che politicamente. Claudio è stato compositore di canzoni e giornalista ad ampio spettro; inviato di guerra per L’Europeo e articolista per il Corriere della Sera, Oggi, Avvenire e L’Unità, tanto per citare solo alcune delle testate a tiratura nazionale con le quali ha collaborato. Il lavoro inizia con un interessante ed esauriente schema a blocchi che riporta la genealogia del cantautorato in un prospetto semplice, chiaro ma esauriente; a questa premessa grafica fa seguito una parte iniziale che riassume rapidamente la storia della canzone politica dall’800 agli anni ’60, con citazioni di Ivan Della Mea ed interessanti estratti di testi passati, impietosamente testimoni del contrasto tra il sentimento della base e l’atteggiamento dell’intellighenzia alla guida. Già da queste prime pagine si apprezza l’approccio vissuto, informato ma in qualche modo disincantato dell’autore che, in tempi ormai liberi da comportamenti imposti, riesce a sottolineare quel contrasto tra contenuti ed atteggiamenti che in qualche modo hanno poi caratterizzato lo sviluppo del genere, smitizzando opportunamente certe categorie a suo tempo certamente distorte. A questa prima parte fanno seguito i capitoli delle interviste organizzando gli interventi, ironicamente ma non infondatamente, come se fossero voci provenienti da gironi danteschi; artisti quali Jannacci, Gaber, Paoli, Conte, De André, Venditti, Lolli, De Gregori, Area, Stromy Six e molti altri sono suddivisi in gruppi quali Eretici, Avari, Consiglieri di Frode, Simoniaci, Seminatori di discordie e Maghi / Indovini. Emerge qui un aspetto particolarmente coinvolgente; il libro supera il semplice schema dell’intervista proprio grazie a questa associazione che, in modo gigione ma stimolante, lascia trasparire sullo sfondo il parere dell’autore. Per questo motivo l’opera non è solamente giornalistica ma si trasforma in un saggio; non ci sono dotte dissertazioni o analisi storiche minuziose, si preferisce il sottinteso o l’affermazione indiretta esposta tra le righe rendendo la lettura divertente ed anche arricchente. La parte finale, basata sul capitolo “Cantare Stanca” di Roberto Roversi, e l’epilogo dantesco dell’uscita alla visione delle stelle chiudono attualizzando il saggio che, ripetiamo, va oltre la sola cronaca o la semplice riedizione di conversazioni di quarant’anni fa. Tutto sommato gli artisti ne escono correttamente ridimensionati, impietosamente esposti con le loro inconsistente, le loro risposte non sempre credibili, le loro frequenti superficialità ed anche qualche volgarità di troppo che, a suo tempo, faceva tendenza. Pochi si salvano ma preferiamo non fare menzioni, potremmo urtare impropriamente suscettibilità senza creare costrutto. Da encomiare il Cd allegato, I buoni maestri, che consideriamo ben di più di un semplice accessorio. Una bellissima selezione di canzoni di protesta, o quasi, rieseguite con piglio moderno da ascoltare e, in tempi tristi come quelli correnti, anche da ricapitalizzare. Spiccano Piazza Fontana, eseguita sulla base del classico irlandese The Foggy Dew, la versione punk de El Me Gatt di Della Mea e la triste Jean e Paul,dedicata a due bimbi ebrei perseguitati; ma anche il resto tiene molto bene (fatta eccezione, a nostro modesto avviso, della piuttosto retorica Cara Maestra). Da leggere ed ascoltare per capire e togliere un po’ di ragnatele a certa vecchia retorica, ridimensionando certi “osanna” a suo tempo concessi con troppa benevolenza.
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ROBERTO VECCHIONI ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBR...
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VENERDì 25 NOVEMBRE 2011 - SuperstudioPiù -Via Tortona 27 - Milano
ROBERTO VECCHIONI ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO "NON SPARATE SUL CANTAUTORE" Il libro di Claudio Bernieri inaugura UN LIBRO A MILANO. III Salone della piccola e media Editoria Indipendente.
La stagione racchiusa tra il ’68 e il ’78 è stata la nostra favolosa“età del jazz”. Dieci anni di canzoni che hanno accompagnato un’intera generazione con drammatica abilità ereditata da Pietro Gori, Woody Guthrie e Jacques Brel. Dal canto politico alla canzone d’autore, una metamorfosi che ha rivoluzionato la cultura italiana trasformando per sempre poesia e romanzo popolare. Non sparate sul cantautore è un prezioso documento storico che raccoglie le voci dei protagonisti in una serie di interviste realizzate da Claudio Bernieri alla fine degli anni Settanta. Il tutto accompagnato da I buoni maestri, un album che contiene alcune perle della canzone d’autore più politica reinterpretate appositamente per l’occasione e da una registrazione, Parole senza musica, dove si possono ascoltare le voci tratte dalle interviste originali contenute nel libro Interventi e interviste di: AREA, Nicola Arigliano, Franco Battiato, Orietta Berti, Angelo Branduardi, Alberto Camerini, Ivan Cattaneo, Riccardo Cocciante, Paolo Conte, Lucio Dalla, Fabrizio De André, Francesco De Gregori, Ivan Della Mea, Eugenio Finardi, Giorgio Gaber, Rino Gaetano, Ricky Gianco, Francesco Guccini, Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Claudio Lolli, Gianfranco Manfredi, Mogol, Luigi Nono, Gino Paoli, Adriano Pappalardo, Nanni Ricordi, Stefano Rosso, Roberto Roversi, Vittorio Salvetti, Gianni Sassi, Stormy Six, Michele Straniero, Roberto Vecchioni, Antonello Venditti, Claudio Villa, Davi
PROGRAMMA: 20.00 Bioaperitivo 20.30 La redazione de L’Isola della musica italiana presenta il libro
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ROBERTO VECCHIONI ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBR...
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NON SPARATE SUL CANTAUTORE - DI CLAUDIO BERNIERI - EDIZIONI VOLOLIBERO
Claudio Bernieri è nato Milano. Autore di numerose canzoni (tra le quali Piazza Fontana e un LP con Nicola Arigliano) ha fatto parte del Nuovo Canzoniere Italiano e del complesso Yu?Kung. E’ stato inviato di guerra del settimanale L’Europeo. Come giornalista ha scritto per Corriere della Sera, Sabato, Oggi, Avvenire, Unità, La Padania. Dirige la web tv Milanosmarritatv. Premio Ilaria Alpi con il documentario I Dimenticati di Cernobyl . Ha scritto per Derive Approdi il libro Veneri di Strada, racconti di prostitute. Ha pubblicato Wanda, l’ultima maitresse, ed. Memoranda, la storia della tenutaria che ispirò Montanelli, da cui sta preparando un musical.
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25-11-11
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Non sparate sul cantautore – Canzoni come pietre, musica sotto t...
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Claudio Bernieri
Non sparate sul cantautore – Canzoni come pietre, musica sotto tiro di ROSARIO PANTALEO
Il libro, nella sua prima edizione, uscì nel 1978. Pareva che, ormai, fosse un ricordo ormai sbiadito perso nell'oblio che ha coperto un'epoca ormai ritenuto scomparso. Grazie alle edizioni di VoloLibero, invece, questo oblio è stato cancellato e la storia, quella storia che ci ha visto crescere insieme alla musica si è nuovamente palesata e dalla lettura delle interviste e dalle considerazioni che emergono dai tanti scritti ci è resa evidente il grande privilegio che la mia
IN DETTAGLIO
generazione ha potuto, dal punto di vista musicale e culturale, vivere.
Artista: Claudio Bernieri Editore: Vololibero
Un libro, questo, che parte dallo sguardo sulla canzone politica che viene
Pagine: 315
collegata, in maniera profonda ed inscindibile, all'invenzione del cantautore. Ed
Anno: 2011
insieme a questa commistione è inevitabile la rilettura del tempo dei festival de
Prezzo: 23.50 !
L'Unità, del loro circuito e del relativo mito che si innescherà. Festival de L'Unità
ISBN: 9788890488276
come elemento di sostegno per la diffusione del verbo cantautorale per le nuove leve della canzone socio-politica o, comunque, di chiunque volesse o pensasse di poter/saper dire qualcosa di innovativo (tralasciando il tema dei cachet, spesso miserevoli...).
ALTRI ARTICOLI DI ROSARIO PANTALEO Liga – la biografia
Tante le interviste, un profluvio di parole e di pensieri in libertà la cui lettura, a distanza di tanti anni, è davvero importante (ed incredibili) per la comprensione di una storia intensa e profonda che, nel bene e nel male, ha caratterizzato la storia culturale del nostro Paese. Geniale la costruzione dei capitoli con l'inserimento degli artisti intervistati, spesso a loro insaputa, in gironi pseudodanteschi quali quello degli eretici, degli avari e dei prodighi, dei consiglieri di frode, dei simoniaci dei seminatori di discordie, dei maghi ed indovini. Dalle domande e dalle risposte degli artisti (c'è spazio anche per, incredibile a dirsi, Claudio Villa, “reazionario” nel repertorio e molto più rivoluzionario nella vita di tante anime belle di quei tempi...). Non sparate sul cantautore è un libro importante perché nel fotografare un'epoca racconta anche al lettore, sopratutto a quello che vissuto quel tempo, quei momenti, quei percorsi, restituisce il senso del trascorrere del tempo e, soprattutto dei sogni interrotti, delle rivoluzioni, o pseudo tali, che non sono mai decollate. Racconta di artisti che avrebbero potuto dare e raccontare tanto ma che hanno fermato il proprio iato artistico ad una coazione a ripetere lo stesso cliché, mentre per altri artisti abbiamo potuto osservare una mutazione costante e mai banale che ha arricchito noi e, di conseguenza, anche loro. Interessanti, senza togliere nulla alle altre ed altri artisti, le interviste a Gaber, Jannacci, Mogol, De Gregori, Finardi ed, ahinoi, Lucio Dalla. Nella lettura dei tanti nomi si rimane colpiti dal fatto che quasi tutti sono nella nostra memoria ma, anche nel nostro quotidiano. Fra i tanti, Roberto Vecchioni, vincitore a sorpresa del Festival di Sanremo 2011. Ad Enrico de Angelis è dato il mandato di chiudere il libro. E' infatti un suo scritto, critico con la prima edizione del libro, a salutare i lettori di quest'opera. Uno scritto come sempre arguto, incisivo e senza ipocrisie nel quale l'autore veronese racconta le origini e e finalità del Club Tenco ad oggi insuperato (ed a
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18/04/12 12.03
Non sparate sul cantautore – Canzoni come pietre, musica sotto t...
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mio avviso insuperabile) esperienza musical culturale. A corredo del libro un supporto musicale con dieci brani che interpretano differenti sensibilitĂ che vanno dalla canzone folk apocalittica quale Master of war ad un tradizionale della canzone politica come We shall not be moved passando da Piazza Fontana (interpretata dai Come le foglie supportati da Keith Easdale). Un album di frammenti e memorie differenti tra loro eppure con un filo comune: il desiderio di raccontare, con parole e musiche, di sofferenze e speranze. Non mi pare poco...
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