Giornale di Controinformazione

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Frode e Usura: Normalità Bancaria

L’Italia fornisce parte delle bombe all’Arabia Saudita

L’ISIS è stata partorita dagli Americani: tutte le prove

• Il problema dei banchieri che

• E’ risultato, da alcuni documenti filtrati dall’agenzia, che in Italia si fabbricano parti delle bombe che vengono poi inviate in Arabia Saudita, precisamente nello stabilimento della RWM Italia

• Prima di gridare al “complotto” state fermi: è tutto vero. Le fonti ci sono, sono tante e io ve ne elencherò solo alcune tra le più accreditate. Hillary Clinton, in un’intervista ha ammesso: “L’Isis è roba nostra ma ci è sfuggita di mano“

Della Luna, a pag. 4

Lago, a pag. 7

Mori, a pag. 9

mangiano gli investimenti dei clienti viene presentato dai mass-media in modo deliberatamente fuorviante, da sempre la frode e falsità in bilancio sono tra le più costanti fonti di reddito dei banchieri

QUELLO CHE GLI ALTRI NON DICONO LUNEDI 14 MARZO 2016 Redazione: Via Valadier n° 42 - 00193 Roma

NON RICEVE ALCUN FINANZIAMENTO PUBBLICO

EURO 1,20 Quotidiano di Controinformazione

www.controcorrente.info

MATTEO RENZI IN VISITA IN ALCUNE SCUOLE ITALIANE

Il Pentagono detta a Roma la nuova “LISTA DELLA SPESA”

Se la scuola democratica è Renziana, è un fallimento!

di Salvo Ardizzone ………………………

Musolino, a pag. 2

Il Terrorismo come alibi del Potere dominante

Carboni, a pag. 8

Nella turbolenta epoca in cui viviamo, in un mondo dilaniato da conflitti per l’egemonia, accade di frequente che un avvenimento eccezionale catalizzi l’attenzione dell’opinione pubblica e si scateni da questo una campagna mediatica per spiegare e raccontare gli avvenimenti secondo la versione ufficiale dettata in modo uniforme dalle centrali dei media e dalle grandi agenzie di informazione che trasmettono attraverso le reti Tv ed i giornali in tutto il mondo occidentale e non solo di quello. Non esiste dubbio che il maggior numero di avvenimenti che colpiscono l’opinione pubblica, oltre alle calamità naturali, sono quelli che si riferiscono agli attacchi terroristici, avvenimenti che producono nell’opinione pubblica un clima di tensione, di insicurezza e, spesse volte, di panico. Questo e’ stato il caso dell’attentato avvenuto a Parigi contro i vignettisti di Charlie Hedbo e, più’ di recente degli attentati a Tunisi, quello attuato al museo e gli attacchi terroristici contro i bagnati presenti nella spiagge tunisine, frequentate da turisti occidentali. Di fatto abbiamo dei governi che facilitano il lavoro svolto dei terroristi e delle organizzazioni di terroristi che agevolano l’operato dei Governi.

Il 1° dicembre scorso il Segretario alla Difesa Usa, Ashton Carter, ha inviato una lettera riservata al Ministro della Difesa Roberta Pinotti; un appello pressante con una lunga serie di richieste per un maggior impegno dell’Italia al seguito delle iniziative di Washington. Istruttori, consiglieri militari, Forze Speciali, raid aerei, attività di ricognizione e intelligence, armi, supporto logistico: è la lista della spesa intimata dal capo del Pentagono a Roma. Il motivo è che l’Amministrazione Usa vede i suoi progetti franare in Siria ed Iraq, ma non è disposta ad impegnarsi a fondo preferendo quello che Obama un impegno “leggero”, e chiede agli alleati/sudditi di farsene carico. Il fatto che Roma abbia in sostanza risposto picche già in occasione della venuta di Carter a ottobre (quando visitò Sigonella, divenuta la più importante base Usa del Mediterraneo e non solo), e lo abbia fatto ancora a dicembre e fino ad ora, non si deve ad un’improvvisa voglia di riscatto dalla sudditanza verso Washington, quanto dal fatto che semplicemente non può. L’Italia sta già implementando il contingente lasciato in Afghanistan (quello che da tempo sarebbe dovuto già rientrare), assumendosi la responsabilità di altri Paesi che le truppe le hanno già rimpatriate. Inoltre, fra maggio e giugno invierà un reparto nei pressi di Mosul a difesa della diga che sarà riparata dalla Trevi Group di Cesena, e non saranno 450 uomini, come annunciato da Renzi il 15 dicembre; secondo le indiscrezioni trapelate dopo i primi sopralluoghi dei militari, ne serviranno di più, che si aggiungeranno ai 750 istruttori già in Iraq ed alle centinaia di altri avieri e specialisti al seguito di Tornado e droni che sono stanziati in Kuwait. A questo s’aggiungerà il potenziamento del continente che è già in Libano nell’ambito della missione Unifil, per sostituire le truppe che la Francia destinerà ad altre operazioni; un sostegno a Parigi in risposta alla sua richiesta d’aiuto militare in base ai trattati Ue. E non è finita, perché di settimana in settimana sta per prendere il via la nuova avventura dell’Occidente in Libia, in una riedizione della sciagurata missione del 2011. Roma ha troppi interessi laggiù: petrolio e gas da cui gli altri la vogliono estromettere ed i migranti che si riverseranno sulle coste italiane a ondate colossali nel disinteresse di tutti. Per questo è costretta a destinare quello che le resta (francamente poco viste le condizioni generali delle Forze Armate, dissanguate da progetti faraonici quando il resto cade a pezzi) all’operazione che la tocca assai più da vicino, all’unico scopo di limitare i danni che le verranno. Le Forze Armate sono uno strumento strategico che un Governo degno di tale nome può e deve usare a tutela degli interessi del proprio Sistema Paese; Putin ce ne sta dando un esempio da manuale. Senza voler azzardare paragoni improponibili, tuttavia, ciò che si può constatare ad ogni occasione è che l’Italia riesce solo ad andare a rimorchio degli altri Paesi, anche a costo di rimetterci sistematicamente, e tanto. Le forze yemenite che combattono sul terreno, resistendo all’aggressione dell’Arabia Saudita e dei suoi alleati statunitensi e britannici, hanno inflitto ieri un duro colpo all’esercito di mercenari utilizzato dagli USA per venire in aiuto dei sauditi, in forte difficoltà per la resistenza opposta dagli yemeniti, un popolo di guerrieri. Risulta essere stato ucciso infatti, nella provincia di Lahij, sud est del paese, Nicholas Butros, il comandante statunitense dell’impresa privata Blackwater, che ha traferito i suoi reparti di mercenari nella penisola arabica affiancando le forze saudite, il paradosso è stato raggiunto con gli attuali avvenimenti in Medio Oriente.


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Lunedi 14 Marzo 2016

SCUOLA E UNIVERSITA'

Nuovo schiaffo alla democrazia e al mondo della scuola di Marco Musolino ………………………

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pprofittando delle ultime disposizioni in materia scolastica che ci giungono da Palazzo Chigi, la prima cosa che ci viene da fare è rispolverare con spirito futurista il celebre pampWhlet Chiudiamo le scuole di Giovanni Papini, e quanto sostenuto nel Manifesto del Futurismo da Marinetti & Co contro la cultura accademica in genere. Quindi a fronte della “buona scuola” di Matteo Renzi e della ministra Giannini, l’unica vera buona scuola per noi sarebbe quella chiusa. Ma si sa, non siamo più nell’Ancient Règime e l’istruzione di massa è uno dei capisaldi dell’ideologia illuminista e neo-illuminista che domina già da qualche secolo l’occidente. Lontani sono i tempi in cui durante un censimento voluto da Federico II di Prussia un nobile poté vantarsi d’essere “analfabeta per via dell’alta nobiltà”. Oggigiorno un esercito di maestrine dalla penna rosa invece ci obbliga a passare tra i banchi di scuola gran parte della nostra giovinezza, con il pretesto dell’alfabetizzazione di massa e il miraggio di elevarci socialmente attraverso lo studio. Nella realtà dei fatti però le cose stanno diversamente e la scuola in quanto

a garanzia di mobilità sociale e su molti altri punti si rivela sempre più una barca che fa acqua da tutte le parti. Certo, si è cercato di correre ai ripari: le riforme della scuola tese a puntellarla, se non proprio a rattopparla, ormai non si contano più. Dal ventennio fascista ad oggi saranno state sette o otto e tutte piuttosto che migliorare il sistema scolastico, l’hanno peggiorato. Ma partiamo per gradi, agli albori del secolo scorso il filosofo Giovanni Gentile, nel saggio Il concetto scientifico di pedagogia, avvia una rifondazione in senso idealistico della pedagogia, che sarà attuato nella famosa riforma del sistema scolastico che appunto dal filosofo prenderà il nome. Gentile afferma che l’oggetto specifico della pedagogia è l’educazione, diretta a “fare lo spirito”, identificando così la pedagogia con la filosofia. Per quanto riguarda i suoi contenuti culturali, la scuola che emerge dalla dottrina pedagogica gentiliana è legata alla tradizione umanistico-letteraria. Relativamente alla sua organizzazione, essa è caratterizzata da un ordinamento gerarchico e centralistico. Si tratta di una scuola aristocratica, pensata per gli “studi di pochi, dei migliori”, e suddivisa per quel che riguarda il livello secondario, in un ramo classi-

co-umanistico per preparare le future classi dirigenti e in uno professionale per avviare al lavoro manuale e meccanico. La riforma Gentile, come sappiamo si è attirata gli strali della cultura progressista che la accusava di essere fautrice di un tipo di cultura nozionistico, distante dalla prosaicità della vita quotidiana. Con questi presupposti, e con il pretesto che la scuola gentiliana difendesse un tipo di società patriarcale e padronale, con il ’68 le si sono inferti colpi mortali, così studenti ed insegnanti hanno protestato, scioperato, manifestato, sino a condurre la scuola alla situazione in cui ora versa. Si è protestato negli ultimi anni contro i ministri dei governi di centro-destra, accusati di voler riportare in auge l’antico regime gentiliano, fatto sta che la scuola italiana continua ad essere inadeguata alle esigenze dei ragazzi, sempre più in difficoltà nel trovare un posto nella società e nel mondo del lavoro una volta usciti dalle mura degli istituti scolastici. Tante e gravi sono le pecche dell’odierno sistema scolastico: si può innanzitutto dire che ad un tipo d’insegnamento di carattere qualitativo se ne è sostituito uno quantitativo, si è di fatto sostituita la memoria all’intelligenza in una concezione della cultu-

Contro il disastro della Scuola Italiana

Una docente in piazza a Roma durante una protesta

di Andrea Monti ………………………

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ettera aperta a quanti si occupano di scuola. Come annunciato da mesi la riforma della scuola è ormai diventata realtà con il varo del disegno di legge che sarà a breve presentato in Parlamento. Il DDL ha superato ogni più fervida immagina-

zione rivelandosi peggiore della brochure presentata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi nel mese di Settembre L’unico aspetto positivo della millantata riforma, ovvero la stabilizzazione di tutto il personale precario, si è drasticamente ridimensionato e reso incerto da alcuni commi presenti nel DDL. Lo spettro della chiamata diretta da parte dei Dirigenti Scolastici, dapprima ve-

latamente accennato, è ora diventato una fortissima realtà con il varo degli albi regionali, dai quali il Dirigente potrà attingere a suo insindacabile giudizio. L’ultima stangata alla libertà dei docenti e della scuola tutta è rappresentata dal “Piano dell’offerta formativa triennale” che sarà a totale carico del Dirigente Scolastico e verrà redatto senza nessun coinvolgimento da parte del Collegio dei Docen-

Matteo Renzi durante una visita in una scuola

La Buona Scuola di Renzi è un attacco alla cultura ed è un vero pericolo per la scuola stessa! ........................................... ra puramente verbale, che di fatto rimpinzando il discente di concetti non tenta di spiegare la loro connessione e le loro conseguenze. Altro che nozionismo gentiliano, almeno il modello gentiliano che prediligeva un tipo di cultura umanistico, fondato

ti, definitivamente svilito e snaturato di ogni suo precedente e legittimo potere decisionale. Per queste e altre “novità” presenti in questo DDL, i lavoratori della scuola statale ritengono che sia necessaria e urgente una grande mobilitazione, che costringa il Governo a recedere sui propri passi e annulli definitivamente la sua presentazione. I lavoratori della scuola chiedono con forza che: • Le sopraelencate organizzazioni sindacali destinatarie decidano congiuntamente mettendo da parte le antiche divisioni; • Sospendano le iniziative prese in modo autonomo; • Indicano celermente uno sciopero generale unitario di tutto il settore scuola contro questo Disegno di Legge. I lavoratori della scuola sono stanchi di: • Subire “riforme e controriforme” calate dall’alto; • Essere chiamati in causa per aderire ad iniziative mai negoziate, mai discusse unitariamente, • Essere convocati all’occorrenza e strumentalizzati per contrastare azioni mai condivise. Questa è l’ultima occasione che i lavoratori hanno di far capire a chi governa che vogliono essere soggetto promotore della riforma della scuola e non oggetto di atti unilaterali da parte dei vari Governi. Se le organizzazioni sinda-

sui classici, riusciva nel dare una visione d’insieme della cultura e della vita. Ciò unito all’osservanza cieca di quello pseudo-principio rappresentato dall’uguaglianza, ha fatto sì che ad ognuno fossero impartiti gli stessi insegnamenti, e che si finisse col pretendere di insegnare a tutti applicando lo stesso metodo, in una completa ignoranza delle naturali differenze insite in ognuno. Poi, la credenza diffusa che tutti, per il solo fatto di desiderarlo possano ascendere socialmente,

ha fatto sì che molti studenti con pochi mezzi intellettuali, e magari anche pochi mezzi economici, fossero spinti dalle loro famiglie e dai loro insegnanti a continuare gli studi controvoglia, a causa di un malcelato arrivismo diffuso dalla propaganda progressista.

cali non daranno seguito a questa richiesta, i lavoratori della scuola autorganizzati saranno costretti a cercare da soli di contrastare il DDL, non potendo e non volendo più dividersi infruttuosamente in tante iniziative: 27 Marzo 2015 Primi firmatari: PROFESSIONE INSEGNANTE (33.500 utenti) LA SCUOLA PUBBLICA NON DEVE FINIRE (13.100 utenti) DOCENTI IMMOBILIZZATI (2470 utenti) DOCENTI UNITI: NO AL DDL SCUOLA (2400 utenti) Adesioni: ASSOCIAZIONE INSEGNANTI IN MOVIMENTO Segue il testo del volantino predisposto dai comitati

nose per gli studenti, che saranno privati della continuità didattica.

“Il piano della buona scuola del governo Renzi colpisce e mortifica profondamente la scuola pubblica. In continuità con le riforme precedenti, l’attuale riforma renderà la scuola sempre più povera e priva di democrazia, tende a penalizzare i docenti, che vivranno il dramma del precariato a vita e verranno umiliati e schiavizzati dallo strapotere del dirigente scolastico, non considera minimamente il personale ATA che è fondamentale per il buon funzionamento della scuola e che continuerà a subire tagli di organico. Gli effetti della buona scuola saranno estremamente dan-

DICIAMO NO A: 1. Eccessivo potere dei dirigenti scolastici; 2. Chiamata diretta dei docenti e abolizione delle graduatorie; 3. Albi territoriali per il personale neo assunto e il personale di ruolo in mobilità; 4. Aumento dei finanziamenti alle scuole private; 5. Apprendistato o, meglio, lavoro non retribuito degli studenti. I dirigenti scolastici diventeranno manager dell’azienda scuola e potranno scegliere chi assumere nel loro team, non più in base ai titoli e all’anzianità di servizio, come avveniva con le graduatorie, ma in base ad un discutibile e non adeguatamente specificato metodo di selezione e, dopo tre anni di servizio, potranno decidere di licenziare il docente che hanno valutato negativamente, in nome di un poco chiaro criterio meritocratico. Potranno inoltre licenziare senza preavviso qualora ritengano che il docente neo immesso in ruolo non sia idoneo all’attività di insegnamento. Le conseguenze della riforma saranno, dunque, gravissime e segneranno la definitiva rovina della scuola pubblica.”


Lunedi 14 Marzo 2016

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reside sceriffo? Sarà Far West. E’ la minaccia degli studenti scesi in piazza per protestare contro la riforma della Buona Scuola. Le manifestazioni hanno interessato tante città italiane, in particolare Roma, Torino, Bologna e Pisa. I dimostranti hanno lanciato fumogeni e uova ma gli scontri con le forze dell’ordine sono stati contenuti. Solo a

Bologna una parte del corteo a provato a sfondare un cordone della polizia per entrare nella sede Unindustria del capoluogo emiliano.

A Roma, la manifestazione partita dal stazione della metro Piramide è arrivata davanti al ministero della Pubblica istruzione. Il corteo ha creato disagi al traffico capitolino, anche per il concomitante sciopero dei mezzi pubblici. “Siamo contro questa riforma che passa a colpi di fiducia, che ci vuole come automi, che vuole aziendalizzare la scuola col preside che sarà un manager, che propone l’alternanza scuola-lavoro, cioè saremo costretti a lavorare non retribuiti, sfruttati”, hanno urlato gli studenti mentre lanciavano fumogeni e palloncini pieni di vernice contro il ministero. Nel mirino dei dimostranti è finito anche il Prefetto Gabrielli, accusato di non voler autorizzare la manifestazione e anche il caro-vita. “La scuola non è più accessibile per tutti – spiegano – il caro-libri sfiora i 500 euro, i biglietti del bus vengono continuamente aumentati di prezzo”. Stessi temi anche a Pisa, dove la protesta si è concentrata prima davanti al palazzo della Provincia e poi davanti alla sede del Pd, ma non ci sono stati scontri. Più tesa invece la situazione a Bologna: cariche e manganellate contro il collettivo Cas mentre provava ad occupare la sede degli industriali. I cortei di oggi sono il primo appuntamento di una serie di proteste contro la riforma. Già oggi pomeriggio a Roma dalle 17, un corteo partirà dal Colosseo e si dirigerà verso la prefettura. Venerdì, 9 ottobre si riparte con un’altra manifestazione. Il progetto ‘La buona scuola’ di Renzi non solo non costituisce una novità ma si pone in piena continuita’ con le politiche di aziendal-

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SCUOLA E UNIVERSITA'

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Proteste degli studenti in tutta Italia: “NO A RIFORMA E CARO-VITA” izzazione adottate da tutti i governi (sia di centro sinistra che di centro destra) che si sono avvicendati negli ultimi 20 anni. Per il neoliberismo l’efficacia e efficienza dei servizi pubblici (sanita’, istruzione, trasporti…) si ottengono solo attraverso la privatizzazione e l’aziendalizzazione degli stessi che devono essere messi in concorrenza tra di loro. Una ricetta che sta producendo effetti devastanti in tutti i campi (basti guardare la sanità). Per quanto riguarda la scuola questo processo ha avuto inizio con la legge Bassanini del 1997, che introduceva l’”autonomia scolastica” ed è stato via via perseguito da tutti i governi che si sono susseguiti. Quello che distingue Renzi è il piglio autoritario, il disprezzo per l’opinione popolare, la trasformazione del Parlamento in un semplice notaio chiamato a ratificare le sue decisioni ed a rilasciare al Governo un’amplissima delega in bianco a “riformare” la scuola. Per quanto riguarda l’assunzione dei precari (ora brandita come arma di ricatto) occorre ricordare che si tratta di un atto dovuto, imposto da una sentenza della Corte di Giustizia europea (novembre 2014) che ha condannato l’Italia per il mancato rispetto delle norme comunitarie che proibiscono la reiterazione per oltre 36 mesi di contratti precari. Il mancato adempimento espone il nostro Paese ad una sanzione miliardaria. Se non si riuscirà ad assumere i supplenti dal 1 settembre (come si paventa) la responsabilità è solo del Governo che in sette mesi avrebbe potuto provvedere con un decreto legge. Di fronte alla protesta corale del mondo della scuola (docenti, personale ATA, studenti, famiglie), che ha assunto dimensioni finora mai viste, il governo sembra intenzionato a proseguire per la sua strada con modesti interventi di maquillage sul testo del ddl, imponendo il voto di fiducia.

La mobilitazione del mondo della scuola continua e si rafforza contro un modello di scuola che Renzi vorrebbe affidare al controllo di un Preside-padrone, in cui sarebbe umiliata la collegialità e la libertà di insegnamento,

A Roma il corteo ha lanciato fumogeni e vernice contro il ministero dell’istruzione ma non ci sono stati scontri con la polizia; Cariche e manganellate a Bologna.

nella quale gli apprendimenti sarebbero valutati sulla base dei quiz INVALSI, una metodologia che richiede lo sviluppo di capacità di tipo meccanico ed enigmistico a tutto discapito dello sviluppo del senso critico. “Multe, denunce, intimidazioni: non ci fermerete”. E’ la sfida lanciata al governo degli studenti, scesi in piazza insieme agli inseg-

nanti per protestare contro la riforma della “Buona Scuola“. I cortei sono stati organizzati in una trentina di città in tutta Italia: da Roma a Bologna. Momenti di tensione si sono verificati soprattutto a Milano, ma anche a Napoli e a Torino. Nella capitale il corteo si è svolto invece senza particolari tensioni. Dopo aver protestato davanti al Miur, circa 7 mila persone, tra studenti e professori, si sono diretti verso Montecitorio. La buona scuola

di Renzi è una pessima riforma perché insiste sulla divisione fra docenti con criteri di falsa meritocrazia – hanno af-

fermato un rappresentante dei Cobas – In una situazione economica che vede i lavoratori della scuola con un contratto bloccato ormai da anni, si cerca di ovviare con delle mance come i 500 euro per l’aggiornamento oppure il bonus per i cosiddetti ‘meritevoli’. Ci battiamo anche contro l’alternanza scuola-lavoro, so-

prattutto perché le aziende in cui i ragazzi dovrebbero fare queste ore non sono sufficienti”. A Napoli, invece, quattro studenti e quattro poliziotti sono rimasti feriti. Gli agenti hanno riferito che nelle prime file del corteo c’erano giovani che indossavano caschi e scudi di polistirolo e hanno lanciato dei petardi. Due di loro sono stati fermati: uno è stato portato in questura mentre altro al momento è in ospedale per essere medicato. Proprio sotto la questura si sono riuniti centinaia di studenti che aspettano notizie sui due compagni. A Torino, infine, alcuni manifestanti hanno lanciato uova contro la sede del Miur di corso Vittorio Emanuele mentre urlavano slogan contro il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e il premier Matteo Renzi. In piazza Castello è stata bruciata una bandiera del Pd. Gli studenti hanno poi occupato un deposito di auto-

bus, per protestare contro il caro abbonamenti. Nel capoluogo lombardo una ragazza di 18 anni e un professore di lettere dell’istituto superiore Vespucci sono stati feriti alla testa durante uno scontro i poliziotti e i manifestanti. “Ero dietro allo striscione che apriva il corteo e avvicinandoci allo schieramento della polizia, senza alcun nostro intento o atteggiamento violento, sono partite le manganellate”, ha raccontato l’insegnante. Il corteo degli studenti. Dietro lo striscione: “Scuole, spazi, città. Ci riprendiamo tutto”, gli studenti medi autorganizzati romani sono scesi in piazza questa mattina con un cambio di programma: il corteo partito da Piramide poco dopo le 10 era inizialmente diretto al Miur ma gli studenti hanno deciso di deviare il percorso e terminare la marcia a Montecitorio.


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Lunedi 14 Marzo 2016

FRODI BANCARIE I risparmi degli italiani già stimati in 8.000 miliardi, da tempo attraggono l’interesse di finanzieri e politici

Banche e Sangue: “QUESTA È L’ITALIA CHE RIPARTE” di Marco Maurizi ………………………

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risparmi degli italiani, mobiliari e immobiliari, già stimati in 8.000 miliardi, da tempo attraggono l’interesse di finanzieri e politici, che già ne hanno preso una discreta parte tra truffe bancarie ed estorsioni tributarie, come ben sanno soprattutto i molti imprenditori che devono chiedere prestiti per pagare le tasse su redditi non realizzati. Mercoledì 20 ho ascoltato per quasi un’ora il giornalista economico di Radio 24, il quale si meravigliava del fatto che continuano le vendite massicce di azioni delle banche italiane sebbene i loro circa 300 miliardi di crediti deteriorati siano coperti per oltre il 90% da accantonamenti e garanzie. Oggi ( 22.01) i titoli bancari hanno recuperato, ma di ben poco rispetto alle perdite accumulate recentemente. MPS oggi passa da 0,50 a 0,73 – + 0,43%-, ma otto giorni fa era a 1 e otto mesi fa era 9,45! Quest’anima candida di giornalista economico par non sapere ciò che sanno tutti gli operatori (quindi crederà a Draghi che oggi sostiene che le banche italiane siano solide). Non sa, innanzitutto, che i crediti deteriorati sono molti di più di quelli dichiarati in bilancio, perché quasi tutte le banche hanno molte sofferenze sommerse, cioè che non dichiarano perché non hanno i soldi per fare I relativi accantonamenti. Non sa, inoltre, che molti crediti divenuti inesigibili figurano invece a bilancio come a rischio ordinario solo perché il loro ammortamento, cioè la scadenza delle rate, è stato sospeso dalle banche stesse in accordo con i clienti morosi, nel reciproco interesse. Non sa che molti crediti, apparentemente coperti da idonee garanzie, in realtà sono scoperti, perché le garanzie sono state sopravvalutate ad arte al fine di concedere crediti a compari e a clientele politiche che età inteso che non gli avrebbero rimborsati.

COMMENTO DI ALESSANDRO GOVONI: .....................................................

Una signora vittima di una truffa Bancaria, in piazza a Roma durante una protesta

O che sono beni sopravvalutati per consentire agli amici-venditori di venderli per un prezzo moltiplicato a compratori fasulli. Non sa che le garanzie immobiliari acquisita dalle banche a collaterale dei crediti erogati si sono fortemente svalutate e sono divenute pressoché invendibili, fonte più di spese che di recuperi, a causa della quasi morte del settore immobiliare fortemente voluta con la politica fiscale dal governo Monti, sicché le banche, pur avendo sulla carta la possibilità di recuperare i loro crediti vendendo gli immobili ipotecati a copertura, in realtà incasserebbero troppo tardi perché il realizzo possa aiutare a superare la crisi odierna. Non sa che il sistema bancario italiano non crolla solo perché continua: -A ricevere aiuti (credito gratuito) dalla BCE; –Ad avere la possibilità di realizzare profitti illeciti, ossia solo perché le varie autorità competenti non gli impediscono di continuare; –Ad applicare commissioni illegittime, interessi usurari, anatocismo; –Nonché a collocare titoli-spazzatura o sopravvalutati; -E, come già detto, a non dichiarare in bilancio tutte le perdite sui crediti. Tutte queste cose, al contrario, le sa la Banca Cen-

trale Europea, che a giorni manderà i suoi ispettori nelle banche italiane, e si sa già che cosa quindi questi signori troveranno. Ecco il perché delle turbo-vendite massicce anche allo scoperto dei titoli delle banche italiane.

È molto pericoloso che la gente apprenda chi e come le sta portando via il risparmio, la casa, il posto di lavoro e, al contempo, la libertà.

FRODI BANCARIE E RIFORME DELLA “SINISTRA RENZIANA” Quando si vanta delle sue riforme, l’orgogliosa sinistra “dem­ ocratica” stranamente scorda quelle della Banca d’Italia del dicembre 2006 (Prodi) e del gennaio 2014 (Letta). E fa bene a scordarsene, perché i disastri di MPS di Banca Popolare dell’Etruria, et cetera, successivi al 2006, non sarebbero avve­ nuti se la Banca d’Italia avesse vigilato sulle frodi e sugli abu­ si in via di esecuzione da parte del management di quelle banche. E la “sinistra”, con quelle due riforme – riforme peg­ giorative per gli interessi collettivi, migliorative per quelli della classe finanziaria – aveva donato la Banca d’Italia (il possesso pressoché totale del suo capitale sociale, quindi dei voti assembleari) ai banchieri privati, così rendendo mol­ to improbabile che essi vigilassero su (contro) se stessi (o i propri colleghi) per limitare i loro ingiusti profitti sui risparmi e sugli investimenti dei cittadini. Scrivevo in Sbankitalia (2014, 2a edizione, pagg. 32 ss)“Sec­ ondo lo statuto [attuale di Bankitalia] il potere dei parteci­ panti riguarda l’approva­zione del bilancio e la nomina del Consiglio Superiore [di Bankitalia]… Il Consiglio Superiore svolge funzio­ni amministrative, e partecipa con ruolo con­ sultivo (ma vincolante) al processo di nomina del Governa­ tore, che dirige le attività di vigi­lanza insieme al resto del Direttorio. … La possibilità di conflitti di interesse è ovvia, nei termini suddetti, e comporta l’in­compatibilità dei parte­ cipanti alla posizione di partecipanti-elettori del Consiglio Supe­riore. Pensiamo a tutti i derivati-spazzatura in cui le banche itali­ ane hanno confezionato i loro crediti in sofferenza per sbo­ lognarli a risparmiatori abbindolati da false rassicura­zioni, vere e proprie consulenze in conflit­to di interessi, degli imp­ iegati “promotori finanziari” costretti a ingannarli; e ciò stato possibile anche grazie a carenze ed omissioni della sorvegli­ anza di BdI. Significativo è il fatto che sono state fatte molte riforme dello statuto della BdI, ma mai una per togliere ques­ ta contraddizione: evidentemente alle banche private parte­ cipanti fa molto como­do essere giudici di se stesse, e non voglio­no rinunciare a questo aberrante privilegio.

Venerdì 15/1/2016 fondi e trust stranieri sono usciti dal capitale delle nostre banche (“bruciati 830 miliardi di euro di capitalizzazione” hanno titolato i giornali) facendosi rimborsare le azioni. Se le sono fatte pagare bene Venerdì 15/1/2016, perchè il prezzo era ancora alto in quanto lo avevano pompato nei mesi precedenti loro stessi fondi e trust stranieri con acquisti allo scoperto. Il 1 gennaio 2016 la BCE ha fatto entrare in vigore il bail-in: ossia le perdite delle banche dovranno essere pagate in questo ordine: dagli azionisti , dagli obbligazionisti e dai correntisti con più di 100 mila euro sul conto. Si è scoperto di recente che la BCE è partecipata, tramite interposte banche centrali nazionali, da fondi e trust stranieri, che detengono la maggioranza azionaria delle stesse banche centrali nazionali. Gli unici immobili posti in garanzia con un valore pari al valore di mercato sono quelli dei prestiti concessi a famiglie imprese ed enti locali, ma costituiscono una minoranza degli asset in pancia alle nostre banche, pertanto la messa all’asta di questi immobili è certo che non potrà mai coprire crediti in sofferenza in Italia per 200 miliardi di euro, in aumento di 2 miliardi al mese in quanto imprese, famiglie italiane ed enti locali sono ormai stremati e non riescono più a pagare i prestiti. L’aumento dei crediti in sofferenza mese dopo mese, al di là di tanto ottimistici quanto inveritieri proclami governativi di ripresa , sono l’unico vero termometro della crisi. I crediti incagliati, secondo l’ ABI sono 350 miliardi di euro, 150 miliardi di essi passeranno presto in sofferenza, raggiungendo il limite per cui le banche, tutte le banche italiane andrebbero in fallimento: le loro azioni arriveranno, come quotazione, prossime allo zero (le azioni di MPS e Carige sono giunte, con cali del 10% al giorno da Lunedi, ad una quotazione poco più di mezzo euro). Fondi e trust stranieri potrebbero avere due enormi vantaggi da un eventuale dichiarazione di fallimento delle nostre banche: 1)Quello di comprare le azioni delle nostre banche e relativi asset a meno di un euro per azione dal fallimento. 2)L’altro grande vantaggio che fondi e trust stranieri avrebbero da un eventuale quanto inevitabile dichiarazione di fallimento di alcune nostre banche, si spera non tutte, è il fatto che tutti i contenziosi banca e cliente, attualmente oltre n. 1 milione di contenziosi, verrebbero sospesi col risultato che famiglie, imprese, enti locali italiani, vessati da questi stessi fund e trust stranieri in 20 anni di bankismo privato dal 1992 con costi del credito abnormi oltre soglia, anatocismo con l’ammortamento alla francese nel 95% dei mutui e nel 100% dei leasing , anatocismo con la capitalizzazione composta trimestrale nel 100% dei conti correnti, centinaia di miliardi di euro di perdite loro causate dalle banche d’affari di proprietà di codesti fondi e trust stranieri da derivati sul tasso e sulla valuta e da altri strumenti truffaldini, non troveranno mai più ristoro e grandi fund e trust stranieri l’avranno ancora una volta fatta franca in Italia. IN TUTTO questo la latitanza dei nostri organi di vigilanza che fingono di non sapere cosa sia successo Venerdi 15 Gennaio 2016 quando codesti grandi fondi e trust stranieri hanno ritirato miliardi dalle nostre banche facendosi rimborsare le azioni quando le quotazioni delle azioni Venerdi 15/1/2016 era ancora alte in quanto loro stessi fund e trust stranieri le avevano pompate in alto nei mesi precedenti con acquisti allo scoperto. Un velo di tristezza su Bankitalia spa che si è scoperto di recente essere, dal 1992, di proprietà e controllata al voto da questi fondi e trust stranieri, attraverso interposte banche (Unicredit, Intesa, Carisbo, Carige e BNL), banche in cui questi fund e trust stranieri detengono, attraverso interposti delegati al voto persone fisiche in realtà studi legali italiani, oltre il 70% del capitale azionario. Un velo di tristezza sulla CONSOB che ha sospeso le vendite allo scoperto Lunedi 18/1 e Martedi 19/1 a metà mattinata quando queste erano già avvenute e molti titoli bancari avevano già perso oltre il 10%. Le vendite allo scoperto in alcuni Stati (Belgio,Islanda,Svezia, Norvegia . …) sono state proibite da tempo, in altri Stati sovrani non sanno nemmeno cosa siano (India , Venezuela, ….. ) Un velo di tristezza verso quei milioni di piccoli azionisti italiani che perderanno tutti i loro risparmi , operai che avevano investito la loro liquidazione, pensionati, impiegati statali e pubblici che avevano investito i risparmi di una vita. Davvero, davvero peccato. Ci si scusa per l’errore: Sabato 17 Gennaio si era previsto con una mail inviata ad una ventina di studi legali, quattro Procure ed a sette Procuratori ed alla Guardia di Finanza un crollo dei titoli bancari italiani a partire da Lunedi 18 Gennaio del 4 % al giorno per 4 giorni (20% di calo). Ci si era sbagliati: hanno perso dal 40% al 60% in tre giorni.


Lunedi 14 Marzo 2016

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FRODI BANCARIE

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“Angela mi ha detto che ….siamo in linea con i conti…”

La Germania scopre il suo gioco e Renzi mette le “mani avanti” di Luciano Lago ………………………

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Secondo alcune informazioni riservate di cui sono venuto a conoscenza – scrive Michael Snyder in un post tradotto da “Come Don Chisciotte” – sarebbe davvero imminente un grande evento finanziario che riguarda la Germania.... Il crack della Lehmananche la Deutsche Bank fa parte di quelle banche “troppo grandi per fallire”, che non crollano mai da un giorno all’altro. «Ma la verità è che ci sono sempre dei segni premonitori.

COMMENTO DI MONICA SABELLI

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Già ai tempi di Ezra Loomis Pound – poeta nordamericano che ha combattuto, con i suoi scritti e la sua esperienza esistenziale, il crescente strapotere finanziario – democrazia significava dominio delle élite usurocratiche, identificate con i grandi “cravattari”, cioè i prestatori di denaro a strozzo. Oggi più che mai la democrazia unita al liberismo, ossia la democrazia liberale, sancisce il dominio, anche sul piano politico (oltre che su quello economico-finanziario) dei detentori del grande capitale finanziario, che hanno nella realtà il monopolio delle decisioni di valenza strategico-politica.

Se la Deutsche Bank dovesse fallire completamente, sarebbe un disastro finanziario peggiore di quello di Lehman Brothers: sarebbe come abbattere letteralmente l’intero sistema finanziario europeo e provocare a livello globale un panico finanziario mai visto prima d’ora. Credo che il resto del 2015 sarà estremamente caotico e accadranno cose piuttosto gravi, cose che nessuno avrebbe potuto oggi immaginare

ELEZIONI, CONTRORIFORME E CONTRORIVOLUZIONI Presentata in una veste squisitamente liberale, oggi la democrazia è prima di tutto un importante strumento di dominazione elitista finanziario, per stringere la presa sul versante politico. Se integriamo gli operai con i ceti medi impoveriti, i giovani precari, le partire IVA in difficoltà, i pensionati al minimo, i milioni di disoccupati (immigrati compresi, ovviamente), notiamo che le parole di Lenin, sopra riportate, conservano ancora una qualche validità. In questi ultimi anni, avanzando il potere di matrice neocapitalista in Europa, abbiamo assistito al fenomeno del rinvio sine die delle scadenze elettorali politiche e l’imposizione di governi “nominati”, decisi all’esterno del paese con complicità interne, come quello di Mario Monti in Italia. Oppure, nonostante gli esiti elettorali, alla nomina di governi guidati da non eletti, graditi alle élite sopranazionali, come quello di Matteo Renzi, sempre in Italia. In tal senso, l’Italia ha rappresentato un banco di prova per accentuare la dipendenza della democrazia di matrice liberale, quale sistema di governo, dagli interessi oligarchici e sovranazionali.

a questione centrale del contenzioso fra Italia e Germania è che esiste un grosso problema per il “nein” della Merkel sulla questione del fondo di salvataggio delle banche, la famosa “garanzia europea” sui depositi, che rassicurerebbe i risparmiatori italiani, già preoccupati dalle conseguenze del recente tracollo delle quattro banche locali. Berlino, in una prima fase, l’aveva approvata, sembra per avere in cambio l’assenso italiano alla costituzione di un ufficio di vigilanza centralizzato presso la Bce di Francoforte. Adesso hanno cambiato idea e vogliono che il rischio e gli oneri dei fallimenti bancari siano trasferiti solo sui privati risparmiatori. A Berlino ora rifiutano il loro assenso al fondo di garanzia europeo perchè i tedeschi non vogliono rischiare di dover essere loro a contribuire alla copertura delle perdite di banche di altri Paesi membri, nonostante sia stata la Germania fino ad oggi a trarre i maggiori benefici dalle politiche di Bruxelles (vedi il gigantesco surplus finanziario). Improvvisamente adesso Renzi arriva a Bruxelles e lancia delle polemiche contro “l’Unione Europea a guida tedesca”, contesta che l’Italia (ed il suo governo) venga sanzionato per non avere effettuato i controlli e preso le impronte digitali ai migranti e profughi, si permette perfino di contestare il doppio gioco della Germania che ha fatto prorogare frettolosamente le sanzioni alla Russia senza discussioni e nel frattempo le aziende tedesche fanno business con la Russia. Il quesito che circola fra gli osservatori è quello di chiedersi che è successo al fiorentino? Si è fatto una iniezione di coraggio prima di partire? Se la sarà fatta fare alla Leopolda? Vuole giocarsi il tutto per tutto? Renzi sa che ci sono dei tasti delicati che non si possono toccare impunente, come ad esempio i gasdotti o le politiche con le banche, questioni che possono costare care, molto care a chi le tocca come a suo tempo ha dovuto imparare anche il Berlusconi. In pratica l’Italia, con i governi Monti e Letta, aveva versato circa sessanta miliardi al denominato “Fondo Salva Stati” (MES) con cui si erano salvate le banche tedesche, francesi e spagnole, mentre adesso la Germania scarica all’Italia l’onere degli eventuali dissesti delle banche italiane. Renzi avrà paura forse dell’eventualità di venirsi a

trovare in una difficile situazione causata dagli effetti di una possibile catena di fallimenti bancari con conseguenze devastanti sull’economia e sul risparmio e con la perdita di consensi e messa in stato di accusa del suo Governo. Forse Renzi è molto furbo ed ha pensato bene di cautelarsi ed iniziare a gettare le colpe sulla Germania che rifiuta l’istituzione del fondo comune di garanzia. La Germania non si fa scrupoli e vuole gettare l’Italia in una situazione di dissesto finanziario per poi acquistare ai saldi tutti gli assets di valore che interessano alle grandi industrie tedesche ed alle banche. Sarebbe un processo analogo a quanto avvenuto con la Grecia dove i tedeschi si stanno comprando anche gli aereoporti e le isole. L’Isola d’Elba ed il Lago di Garda potrebbero fare gola agli investitori tedeschi che hanno già adocchiato il possibile business. Che la Germania volesse prendersi possesso dell’Italia tramite la politica economica e le direttive imposte dall’Unione Europea non era un mistero ma lo avevamo capito in tanti, salvo essere indicati come euroscettici e populisti dai media e dai politici vassalli del potere finanziario eurocratico. Nel frattempo dalla accelerazione della crisi innestatasi nel 2011 con l’arrivo del governo dei “bocconiani”, fiduciari dei potentati finanziari (Monti e soci), ha dovuto chiudere il 25% dell’industria manifatturiera italiana, quella che era concorrente delle aziende tedesche, moltissime altre aziende sono state acquistate dalle multinazionali estere, altre aziende italiane sono fuggite all’estero per mettersi al riparo dal vorace fisco italiano, dalla burocrazia opprimente e dalla impossibilità di produrre in modo competitivo. Adesso tutti i nodi stanno arrivando al pettine. Il sistema dei media asserviti ha sempre cercato di nascondere la vera sostanza delle politiche dettate da Bruxelles e Francoforte e tentava di distogliere l’attenzione dalle conseguenze tragiche sull’Italia delle politiche di austerità imposte da Berlino, Bruxelles e Francoforte: le conseguenze sono state perdita di migliaia di aziende e milioni di posti di lavoro, saccheggio del risparmio nazionale, privatizzazioni dei servizi pubblici, acquisizione delle aziende del made in Italy, dissesto finanziario, indebitamento alle stelle e fuga di capitali. In un gioco al massacro gli esponenti politici del PD e dei suoi sodali continuavano a lanciare accorati appelli: “ci vuole più Europa”. Anche il capo dello Stato,

l’impagabile Giorgio Napolitano affermava : l’Italia deve fare uteriori sforzi nel cedere le sovranità”. Adesso forse gli italiani, truffati nei loro risparmi , inizieranno finalmente a schiarirsi le idee ed a comprendere per quali interessi erano diretti quegli appelli. Allarme Berlino: un gigante dai piedi d’argilla, avverte il sociologo Luciano Gallino, che segnala l’esistenza in Germania dei salari più bassi d’Europa, i mini-job da 450 euro al mese con cui vive un tedesco su quattro. Colpa di un’economia interamente votata all’insana frenesia dell’export, spiega Paolo Barnard. L’export deprime i consumi interni e prima o poi la situazione precipita: «Si vede dalla Luna il buco della Deutsche Bank, la banca più fallita del mondo: 70.000 miliardi di debiti». Se n’è accorto anche un analista internazionale come Michael Snyder: «In Germania sta forse per accadere qualcosa che scuoterà il mondo intero?». Le avvisaglie dell’estrema fragilità tedesca, a livello politico, si sono appena manifestate con lo Angela Merkelspietato trattamento riservato alla Grecia per volere dell’oligarchia finanziaria: attraverso maschere come quella di Wolfgang Schaeuble, ad Atene è stato inflitto il massimo rigore, dopo aver depistato l’opinione pubblica tedesca raccontando la fiaba dei greci “cicale”, da punire per il presunto “eccesso di debito”. Una versione lontana anni luce dalla verità: il “problema” greco ammonta a 30 miliardi di euro, cifra irrisoria per i bilanci Ue. Eppure, sulla condanna del popolo ellenico si è completamente appiattito il corpo sociale tedesco, rivelatosi insensibile alle inaudite sofferenze inferte a vecchi e bambini a causa dei sanguinosi tagli al welfare: salari, pensioni, sanità, protezioni sociali. Uno scandalo mondiale, denunciato anche in sede Onu: in Grecia non ci sono più cure né farmaci, i minori sono denutriti, ad Atene dilaga l’Hiv per mancanza di siringhe. E sono ricomparse malattie che si credevano archiviate dalla storia dell’Occidente. Eppure, la Merkel ha dovuto fronteggiare l’ala destra del Parlamento, che pretendeva per i greci una fine ancora peggiore. Sottoposta alla pressione migratoria dei profughi alle frontiere e strattonata dagli Usa per le sanzioni alla Russia in seguito alla drammatica crisi in Ucraina, scatenata dall’intelligence statunitense con manovalanza locale neonazista, la Germania ora scricchiola. Si sveglierà bruscamente dal sogno della “locomotiva europea” tutta lavoro e rigore?


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Lunedi 14 Marzo 2016

FRODI BANCARIE

Il “LAVORO SPORCO” del Fondo Monetario Internazionale di James Petras ……………………

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l FMI è l’organismo monetario internazionale leader la cui finalità pubblica è quella di mantenere la stabilità del sistema finanziario mondiale attraverso i prestiti vincolati a proposte dirette a migliorare il recupero economico e la crescita. Di fatto, il FMI è sempre stato sotto il controllo degli Stati Uniti e dei maggiori paesi dell’Europa Occidentale e le sue politiche sono state progettate per promuovere l’espansione, il dominio finanziario ed i profitti delle principali “corporations” multinazionali ed istituzioni finanziarie. Gli Stati del Nord America ed europei praticano una divisione dei poteri: i direttori esecutivi del FMI sono europei; le loro controparti nellla Banca Mondiale (BM) sono degli USA. I direttori esecutivi del FMI e della BM operano in stretta consultazione con i loro governi di riferimento e specialmente con il Dipartimento del Tesoro nella priorità per decidere, ed in particolare per definire

quali paesi riceveranno i finanziamenti, sotto quali condizioni e per quale importo. I finanziamenti ed i termini stabiliti dal FMI devono essere coordinati strettamente con la Banca privata. Una volta che il FMI arriva a firmare un accordo con un paese debitore, questo è un segnale per le grandi banche d’affari per prestare, investire e continuare con una molteplicità di transazioni finanziarie favorevoli. Da quanto detto in precedenza si può dedurre che il FMI svolge il ruolo di comando generale per il sistema finanziario mondiale. Il FMI stabilisce le basi per la conquista dei sistemi finanziari degli stati vulnerabili del mondo da parte delle grandi banche. Il FMI assume l’incarico di fare tutto il “lavoro sporco” attraverso il suo intervento. Questo include l’esproprazione della sovranità, la richiesta di privatizzazione e la riduzione delle spese sociali, stipendi, salari e pensioni, così come assicurare la priorità del pagamento del debito su qualsiasi altra spesa. Il FMI

opera come” il cieco” delle grandi banche nel deviare le critiche politiche ed il malessere sociale. Ci si potrebbe chiedere: quali tipi di persone appoggiano le banche e quali sono stati i direttori esecutivi del FMI? A chi affidano il compito di violare i diritti sovrani di un paese, impoverendo la sua gente e erodendo le istituzioni democratiche? Tra i direttori esecutivi del FMI hanno incluso un truffatore finanziario condannato; l’attuale direttrice deve affrontare una accusa per denunce di malversazione di fondi pubblici come ministro delle Finanze; un’altro era uno stupratore; un’altro era un difensore della diplomazia delle cannoniere ed il promotore del maggior collasso finanziario della storia di un paese. L’attuale direttrice esecutiva del FMI (dal Luglio el 20111 al 201), Christine Lagarde, viene portata a giudizio in Francia per appropriazione indebita di un pagamento di 400 milioni di dollari con il magnate Bernard Tapie, mentre lei era ministro delle Finanze nel governo del presidente Sarozy.

International Monetary Found

Truffatori, militaristi, sono soltanto le persone adeguate per dirigere una istituzione, visto che questa fa impoverire il 99% delle popolazioni ed fa arricchire l’1% dei super-ricchi!

l direttore esecutivo precedente (novembre del 2007-maggio del 2011), Dominique Strauss-Kahn, si è visto obbligato a dimettersi dopo di essere stato accusato di aver violentato una cameriera in un hotel di Nueva York e più tardi arrestato e giudicato per sfruttamento della prostituzione nella città di Lille, in Francia. Il suo predecessore., Rodrigo Rato (giugno 2004-ottobre 2007), era un banchiere spagnolo che fu arrestato ed accusato di evasione di imposte, per aver nascosto 27 milioni di euro in settanta banche straniere e la truffa di migli-

aia di piccoli risparmiatori che aveva convinto a deporre il loro denaro in una banca spagnola, Bankia, che fu dichiarata fallita. Il suo predecessore, il tedesco Horst Kohler, si dimise dopo aver dichiarato una verità poco probabile- cioè a dire, che “l’intervento militare sull’estero era necessario per difendere gli interessi economici tedeschi”. Una cosa è come opera il FMI, uno strumento per gli interessi imperiali; ed altra cosa è che un dirigente del FMI ne parli pubblicamente.

UE E FMI CONTRO L’ITALIA: si prepara un nuovo Governo Tecnico?

L’FMI CAMBIA LE SUE REGOLE PER ISOLARE CINA E RUSSIA Lo scenario da incubo, preconizzato dagli strateghi della geopolitica americani, sembra diventare realtà: l’indipendenza economica straniera dal controllo degli Stati Uniti. Invece di privatizzare e rendere il mondo neoliberale sotto la pianificazione e proprietà finanziaria accentrata sugli Stati Uniti, i governi russo e cinese stanno investendo in economie di prossimità, in termini che cementino l’integrazione economica euroasiatica, sulla base del petrolio russo, delle esportazioni erariali e del finanziamento cinese. L’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) minaccia di rimpiazzare i programmi dell’FMI e della Banca Mondiale che favoriscono i venditori, le banche e i possessori di bond degli Stati Uniti (con gli Stati Uniti che detengono potere di veto unico). Il prestito russo del 2013, concesso in

seguito alla richiesta fatta dall’eletto governo pro-russo dell’Ucraina, ha dimostrato i benefici del mutuo commercio e delle relazioni d’investimento tra i due Paesi. Tuttavia la Russia ha fornito 3 miliardi di dollari di un fondo altamente necessario, al tasso d’interesse del 5 per cento, quando i bond ucraini stavano fruttando quasi il 12 per cento.” Ciò che provoca fastidio in modo particolare agli strateghi finanziari americani è il fatto che questo prestito, concesso dal fondo di debito sovrano russo, fosse protetto dalla pratica di prestito dell’FMI, il quale in quel periodo aveva assicurato esigibilità di credito, trattenendo nuovo credito proveniente da Paesi in default di debiti ufficiali stranieri (o almeno, non contrattando in buona fede per il pagamento).

Piazza Affari a picco, l’indice bancario che dall’inizio dell’anno ha perso oltre il 30%, spread in rialzo e sommovimenti attorno a Ue, Bce e Fondo Monetario Internazionale. Ce ne sarebbe abbastanza per far rizzare le antenne sul quadro che va delineandosi attorno all’Italia, stretta da una nuova crisi di natura finanziaria simile – per il momento, in attesa di eventuali mosse future a quella che nel 2011 portò alla caduta di Berlusconi e all’arrivo di Monti. Partiamo dalla borsa. Le difficoltà non sono solo italiane ma generalizzate in tutta Europa. Milano e Atene, però, fanno peggio di tutte. Lasciando da parte la Grecia (-8%), l’indice milanese è il peggiore in Europa, dopo che ieri ha chiuso a quasi -5% e oggi apre già in forte ribasso. Una sequela di scivoloni da inizio anno, in un mese hanno fatto evaporare tutti i guadagni del 2015 che aveva visto Borsa Italiana primeggiare sulle piazze del vecchio continente. A pesare sono soprattutto i titoli bancari, stretti dalla vicenda dei crediti in sofferenza rispetto ai quali le misure scelte dal governo/imposte dalla Ue non sembrano poter offrire una soluz-

ione efficace. E qui scatta il primo campanello d’allarme: perché questa solerzia nei confronti dell’Italia – ritorna sempre la leva arbitraria degli “aiuti di Stato” – quando, a più riprese, agli altri membri dell’Unione è stata spesso data la possibilità di attingere a fondi pubblici per puntellare i bilanci dei loro istituti di credito? Secondo tema all’ordine del giorno è, di nuovo, quello dello spread. Il tormentone sembra poter tornare, stando almeno agli ultimi ribaltoni. Negli ultimi mesi il suo valore è cresciuto di quasi il 50%, con un picco nell’ultima settimana, quando è passato da 115 ai quasi 150 di ieri. Ancora poco rispetto ai massimi del novembre 2011, quando i nostri titoli del debito toccarono sul mercato i 574 punti di differenza rispetto agli omologhi tedeschi. La storia può ripetersi? Non è dato saperlo, ma Fondo Monetario Internazionale e governo tedesco hanno già lanciato due avvisi sibillini. Il primo è arrivato per bocca di Carlo Cottarelli, l’ex commissario alla revisione della spesa, ritornato a Washington dopo essere stato promosso (o rimosso?) proprio da Renzi.


Lunedi 14 Marzo 2016

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TERRORISMO

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L’Italia fornisce parte delle bombe all’Arabia Saudita di Luigi Dangelo ……………………

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l “furbetto” fiorentino ancora una volta vorrebbe negare l’evidenza. Questo emerge in sostanza dall’intervista rilasciata da Matteo Renzi alla rete SkyTG 24, lo scorso Mercoledì, quando, dietro alla sua solita cortina di chiacchiere, ad una precisa domanda dell’intervistatore, Renzi ha risposto: “Non facciamo affari con paesi che finanziano l’ISIS”. Anche questa risulta essere una delle tante bugie del “furbetto” fiorentino il quale non può non sapere che…..il Qatar, uno degli stati direttamente accusati di finanziare e sostenere lo Stato Islamico, oltre ad aver effettuato notevoli investimenti immobiliari in Italia, è il proprietario del fondo sovrano “Qatar Holding LLC”, fondo che ha ultimamante acquistato le quote del Fondo Strategico Italiano Spa (FSI), società controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti, cioè direttamente dal Ministero del Tesoro. Atraverso la partnership con il FSI, il Fondo Sovrano Qatar Holding LLC ha potuto acquistare quote

rilevanti di società italiane del “made in Italy”, come il 28% del gruppo Cremonini, gruppo italiano leader nella distribuzione della carne ed ha acquistato, da società italiane, il complesso immobiliare di Porta Nuova a Milano, costituito da grattacieli e palazzi. Forte di questi investimenti il Qatar, assieme all’Arabia Saudita, ha finanziato la costituzione dello Stato Islamico, mediante l’acquisto di armamenti ed attrezzzature, ha pagato una buona parte delle spese per miliziani jihadisti di verie provenienze che sono stati arruolati nell’ISIS ed in gruppi come Al-Nusra (filiale di A-Qaeda in Siria)ed ha provveduto a pagarne i salari per gli ingaggi, creando in questo modo il più grande esercito mercenario al mondo. Che siano l’Arabia Saudita, il Qatar e gli Emirati Arabi siano i principali finanziatori dello Stato Islamico e che abbiano utilizzato per i loro fini strategici l’esercito di mercenari jihadisti, questo è un fatto certo. Si tratta, curiosamente, dei Paesi che rappresentano, secondo quanto scrive anche il “Washington Institute for Near Policy”, i principali

finanziatori (ovviamente indiretti e non ufficiali) dell’ISIS, che negli ultimi due anni avrebbe ricevuto dagli Stati del Golfo Persico circa 40 milioni di dollari. Esistono decine di rapporti informativi che dimostrano la complicità del Qatar ed dell’Arabia Saudita nella formazione dello Stato Islamico che risponde agli obiettivi comuni della Monarchia Saudita e del Qatar di spodestare il governo di Bashar al-Assad in Siria e smembrare il paese consentendo il passaggio di un gasdotto che, attraverso la Siria e la Turchia, dovrebbe portare il gas dei grandi giacimenti esistenti dal Qatar, in Europa. Naturalmente il progetto è sostenuto dagli USA e che (assieme ad Israele) sono l’attore principale nella strategia di abbattere i regimi filo iraniani (come quello siriano) e ridisegnare la mappa del Medio Oriente in Siria ed In Iraq facendo leva sulle rivalità etniche e confessionali della regione (la strategia del caos).

APPELLO PER ALEPPO: dal Vicario Apostolico mons Abou Khazen Vi scrivo da Aleppo dove siamo da qualche giorno sotto continui bombardamenti sui civili causando morti, feriti e distruzione, solo la notte scorsa abbiamo avuto nei nostri quartieri 4 quattro morti e più di quindici feriti, oltre le case e gli appartamenti danneggiati! Questi bombardamenti vengono effettuati dai gruppi chiamati ‘op­ posizione moderata’ e come tali difesi , protetti ed armati ma in real­ ta’ non differiscono dagli altri JIHADISTI se non col nome solamente. Sembra che abbiano avuto il fuoco verde per intensificare i loro bom­ bardamenti sui civili. Forso vogliono fare fallire i negoziati di pace?! O fare intervenire delle forze regionali ed impedire l’ esercito regolare di avanzare e liberare la regione dal terrorismo e dai Jihadisti?!

>> Così l’Arabia Saudita aiuta i Terroristi dell’Isis << Vladimir Putin lo ha detto chiaramente: ci sono Paesi, alcuni insospettabili, che finanziano l’Isis per il proprio tornaconto.

Alcune immagini di Aleppo (Città Siriana distrutta dai bombardamenti dei ribelli dell’Isis), a destra un presunto terrorista dell’Isis.

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urchia, Qatar e Arabia Saudita

in primis. Un caso emblematico della connivenza di questi Stati con i miliziani dello Stato islamico viene dalla storia c’è la “maestra del jihad”, Bushra Haik. La sua vicenda viene raccontata da L’Espresso: “Per l’Italia è una pericolosa terrorista, ricercata come reclutatrice di jihadisti per il cosiddetto Stato Islamico. Ma di fatto continua a viv-

ere nella capitale dell’Arabia Saudita, da dove i magistrati di Milano non hanno ancora ricevuto alcuna risposta al mandato di cattura internazionale spiccato già il 29 giugno scorso, che in teoria dovrebbe valere in tutto il mondo”. Bushra è accusata di aver indottrinato “decine di seguaci del Califfato, tra cui Maria Giulia Sergio, 28 anni, la prima italiana reclutata dallo Stato Islamico, e la sorella Marianna, 31,

arrestata mentre stava organizzando la partenza con i genitori verso la Siria”. La “maestra del jihad” è nata a Bologna, da famiglia siriana, trent’anni fa. Tre anni fa si è trasferita in Arabia Saudita, a Riad, ed è proprio da qui che ha continuato a reclutare nuovi adepti per il jihad. Lo strumento da lei usato? Internet. Come riporta L’Espresso, che cita l’ordinanza di arresto della donna, “le lezioni di Bushra rappresentano una efficace e continua esaltazione delle azioni terroristiche dello Stato Islamico, perpetrate ai danni di occidentali, minoranze sciite e ostaggi anche musulmani”. In particolare, Bushra ha giustificato la strage di Charlie Hebdo, durante alcuni colloqui con una delle sorelle Sergio: “Gli occi-

dentali non sono innocenti, perché i loro Paesi hanno mandato gli eserciti a uccidere”. La guerra contro l’IS dovrebbe cominciare con una campagna di terra condotta da paesi musulmani sunniti per non fornire al califfo un’arma di ricatto e di propaganda ideologica (presentarsi a un Islam sunnita in via di proletarizzazione come il puro sunnita attaccato da crociati e da eretici); Gli stati che potrebbero fornire contingenti sunniti sono principalmente le monarchie della penisola arabica, i turchi, i curdi e gli egiziani (più improbabile un modesto contributo giordano; più ancora qualche complemento libico del governo di Tobruk e dei paesi maghrebini);

COMMENTO DI MASSIMO MAZZUCCO:

................................................... Alla luce del fatto che sauditi e qatarioti sembrano essere ormai usciti allo scoperto chiamando a raccolta le forze sunnite, ovviamente curdi esclusi anche per non indispettire l’alleato o comunque l’amico Erdoğan, e quindi passando a una fase ulteriore della loro “fitna” antisciita e antiraniana, diviene molto interessante il fatto che anche i nostri media si siano di fatto allineati: e giù a sottolineare il comportamento aggressivo russo (una nave da guerra nel Bosforo: orrore!; navi che dal Mediterraneo lanciano missili sugli obiettivi filo-IS, perché ormai è chiaro che le milizie siriane antiassadiste sono quanto meno obiettivamente tali: raccapriccio!; Putin “si augura” – minacciosamente, “terroristicamente” – di non dover armare i suoi missili con testata atomica: ah, il criminale! Perché ovviamente i missili a testata atomica nel Vicino Oriente non ce l’ha nessuno, e il vero pericolo sono i missili convenzionali “a media gittata” che sarebbero stati testati dagli iraniani, come sempre i nostri media informano).


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Lunedi 14 Marzo 2016

TERRORISMO e U.S.A.

E’ il potere a fabbricare il terrore, ma il 30% non ci casca più! La Terza Guerra Mondiale? Ci siamo già dentro: ed è cominciata l’11 settembre del 2001, con l’attacco alle Torri Gemelle... di Andrea Carboni ……………………

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1 Settembre 2001, dopo l’attacco alle Torri Gemelle ci fu l’invasione in Iraq e Afghanistan, da allora, solo guerra. Non c’è davvero altro modo per definire lo scenario di inarrestabile e devastante destabilizzazione globale, con milioni di morti e popoli in fuga, in un’aera vastissima: dall’Asia Centrale al Medio Oriente, all’Africa, fino al terrorismo finto-islamista che minaccia l’Europa. La buona notizia – l’unica – è che un 20-30% dell’umanità di sta “risvegliando”, e ha capito che non si può più fidare del sistema mainstream, politico e finanziario, economico e mediatico. E’, in sintesi, la visione fornita in questi giorni da Fausto Carotenuto, già analista strategico dei servizi segreti italiani, ora animatore del network “Coscienze in Rete”, che diffonde contro-informazione con particolare attenzione al profilo invisibile, anche “spirituale”, degli avvenimenti. La tesi: una piramide “nera” di potere fomenta la paura e l’odio, in ogni parte del mondo, per generare altra paura e altro odio, in una spirale senza fine. Nel corso di una lunga intervista radiofonica a “Forme d’Onda”, trasmissione web-radio, Carotenuto espone il suo pensiero in termini anche estremamente sintetici: la guerra in Siria non è che l’ultimo capitolo della grande guerra ultra-decennale contro i Isisregimi “laici” dell’area islamica, da quello di Saddam a quello di Gheddafi. Lo strumento-cardine del “potere nero”? Il cosiddetto fondamentalismo jihadis-

ta, ieri Al-Qaeda e oggi Isis. «Tutte creazioni dell’intelligence occidentale, che ha obbligato le monarchie del Golfo – a loro volta, una creazione occidentale, recente e precaria – ad appoggiare, finanziare e armare i tagliagole dello Stato Islamico», facendo esplodere di colpo, in parallelo, anche la tradizionale rivalità tra sunniti e sciiti. Movente fondamentale: «Costruire un nuovo, grande nemico, chiaramente percepito come tale, capace di rimpiazzare il “nemico pubblico” del passato, l’Unione Sovietica». Secondo Carotenuto, «l’Occidente non impiegherebbe più di 15 giorni a sbaragliare l’Isis, ma non lo fa: perché è una sua creazione». L’obiettivo è semplice: demolire ogni residua sovranità statale e regionale oltre il Mediterraneo, e – in Europa – convincere i cittadini che dovranno accettare necessarie restrizioni, dovendo fronteggiare un nemico pericoloso, crudele, folle. «Essendo impossibile “fabbricare” un nemico anche solo lontanamente paragonabile all’Unione Sovietica, per potenziale strategico e militare – continua Carotenuto – si è scelta l’opzione più comoda, quella del terrorismo, ripescando dall’immaginario collettivo l’antica eredità delle Crociate, lo schema “cristianità contro Islam”». Suggestioni storiche ma soprattutto terrorismo, dunque: un’arma “low cost”, invisibile ma onnipresente, che può colpire a Damasco o a Parigi, «in questo caso, magari, per dimostrare – mettendo in piazza la strana inefficienza degli apparati di sicurezza francesi – la necessità di un super-Stato gendarme, ovviamente europeo, che sequestri ogni restante po-

tere democratico nazionale». Geopolitica e terrore. E’ la tecnica del caos, quella della strategia della tensione già usata in passato, in Italia: anche allora, Fausto Carotenutoquando c’erano le Brigate Rosse, tanti giovani inconsapevoli sono stati manipolati, per un causa che credevano

Il Terrorismo come alibi del POTERE DOMINANTE

loro, ma che invece faceva parte di un disegno eterodiretto che aveva il medesimo scopo, incutere paura e legittimare i governanti al potere». Il grande obiettivo, per Carotenuto, è sempre lo stesso: impedire che si risvegli la coscienza. «Se uno “dorme”, resta nelle sue abitudini di consumo e

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ella turbolenta epoca in cui viviamo, in un mondo dilaniato da conflitti per l’egemonia, accade di frequente che un avvenimento eccezionale catalizzi l’attenzione dell’opinione pubblica e si scateni da questo una campagna mediatica per spiegare e raccontare gli avvenimenti secondo la versione ufficiale dettata in modo uniforme dalle centrali dei media e dalle grandi agenzie di informazione che trasmettono attraverso le reti Tv ed i giornali in tutto il mondo occidentale e non solo di quello.

Non esiste dubbio che il maggior numero di avvenimenti che colpiscono l’opinione pubblica, oltre alle calamità naturali, sono quelli che si riferiscono agli attacchi terroristici, avvenimenti che producono nell’opinione pubblica un

continua a fidarsi di quello che i media gli raccontano, si abituerà a sopravvivere passando da un’emergenza all’altra, senza mai vedere che il nemico, quello vero, non è lontano da noi – e non è ovviamente musulmano». Nonostante tutto, Carotenuto scommette sul futuro:

«C’è almeno un 20-30% dell’umanità che si sta letteralmente risvegliando alla verità e non cade più nell’inganno. Per questo, probabilmente, assistiamo a tanta violenza: i dominus hanno capito di averci già perso, e puntano a spaventare gli altri, quelli che “dormono” ancora.

clima di tensione, di insicurezza e, spesse volte, di panico. Questo e’ stato il caso dell’attentato avvenuto a Parigi contro i vignettisti di Charlie Hedbo e, più’ di recente degli attentati a Tunisi, quello attuato al museo e gli attacchi terroristici contro i bagnati presenti nella spiagge tunisine, frequentate da turisti occidentali. Chi come noi si occupa di controinformazione , in questi casi cerca di analizzare a fondo ed in modo critico gli avvenimenti, diffidando delle informazioni ufficiali e sottolineandone le incongruenze, cercando in parallelo altre fonti alternative ma, oltre a questo, applicando anche una logica politica che cerca di individuare i reali obiettivi dell’atto terroristico e le finalità ultime che questo si propone.

che inizialmente sono soltanto delle ipotesi o congetture, ignorate dai media ufficiali, spesso si rivelano reali e concrete alla luce dei successivi avvenimenti dai quali arrivano le conferme di quello che si era soltanto supposto o di cui vi erano evidenze in fonti non accreditate.

Non sempre si indovina ma spesso, a distanza di tempo, quelle

Così è accaduto ad esempio nell’Italia degli anni ’70 quando i vari attentati che scuotevano la commozione dell’opinione pubblica venivano accreditati alla abituale pista “neo fascista”, salvo poi, grazie a rivelazioni fatte dagli stessi esponenti della classe politica, si è scoperta la realtà di una “strategia della tensione” messa in atto da mandanti che erano nelle centrali dei servizi e degli apparati paramilitari occulti (Gladio) che erano a loro volta al servizio del potere atlantista per i suoi scopi, mascherati dalla difesa anti sovietica.


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L’ISIS è stata partorita dagli Americani:

TUTTE LE PROVE!

di Maurizio Leli ……………………

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rima di gridare al “complotto” state fermi: è tutto vero. Le fonti ci sono, sono tante e io ve ne elencherò solo alcune tra le più accreditate. Parto dai giorni nostri, o meglio, da quanto è accaduto una settimana fa quando Hillary Clinton, in un’intervista rilasciata a Jeffrey Goldberg del giornale web “The Atlantic“, ha ammesso: “L’Isis è roba

nostra ma ci è sfuggita di mano“. Queste parole hanno fatto il giro del web e sono state pubblicate integralmente da numerosi organi d’informazione, ma non dai media nazionali italiani che, da sempre, si pongono ormai passivamente di fronte ai più grandi problemi di politica estera. Veniamo dunque alle dichiarazioni della signora Clinton.

LE CONFESSIONI DI HILLARY:

“È stato un fallimento. Abbiamo fallito nel voler creare una guerriglia anti Assad credibile. Era formata da islamisti, da secolaristi, da gente nel mezzo. Il fallimento di questo progetto ha portato all’orrore a cui stiamo assistendo oggi in Iraq” – E ancora – In un’intervista che risale allo scorso febbraio il presidente Obama mi disse: “Quando hai un esercito di professionisti che combatte contro contadini, falegnami e ingegneri che iniziano una protesta devi fare qualcosa. Purtroppo modificare l’equazione delle forze in campo è difficile, e quasi mai ci si riesce”. All’epoca non capii. Oggi mi è tutto chiaro, scrive Goldberg.

Clinton: “Obama in po-

litica estera è troppo cauto. L’America ha bisogno di un leader che crede che il proprio Paese sia un’indispensabile forza di pace, nonostante gli errori commessi. Anzi, gli errori li commette proprio chi fa, fanno parte del ruolo dell’America. Obama cerca con troppa insistenza di comunicare agli americani che non sta facendo qualcosa di folle.

Alcune immagini del Capo dell’Isis Al Baghdadi, con il Senatore Americano John McCain

È troppo ragioniere. Noi, invece, dovremmo portare avanti una politica estera bilanciata. Una via di mezzo tra la bellicosità di Bush e l’attesa di Obama. Attendere lo sviluppo degli eventi non ti porta a prendere decisioni migliori e più sagge per il mondo e per l’America”. L’ex Ministro degli Esteri americano continua: “Abbiamo fatto un gran lavoro contro l’Unione Sovetica. Ma abbiamo anche commesso molti errori. Abbiamo appoggiato personaggi veramente cattivi. Abbiamo fatto cose in America Latina e nel Sud-est asiatico di cui non vado per nulla fiera. Ma all’epoca c’era un obiettivo più grande. E lo abbiamo raggiunto. Tutto il resto è passato in secondo piano. È così che bisogna agire, che deve agire l’America”.

Insomma, Hillary lo ammette, si confessa: l’Isis, quello che oggi viene ritenuto “il male assoluto”, è in realtà una loro creatura. Ma, andando un pò più nel particolare, chi ha finanziato l’Isis? Quali erano le sue funzioni originarie?

LA GENESI DELL’ISIS

Come rivelò a tempo debito lo stesso Edward Snowden fornendo, a supporto delle sue dichiarazioni, anche i docu-

menti ufficiali trafugati dalla National Security Agency (NSA) a finanziare

lo Stato Islamico di Iraq e

Sirya (ISIS) sono stati i paesi del Golfo, gli stati arabi (in particolar modo Qatar e Kuwait), con l’appoggio di Israeliani, Americani e Britannici. Ne scrive anche Marcello Foa, ex giornalista de Il Giornale oggi direttore del gruppo editoriale svizzero Timedia. La teoria, in pratica, conferma quanto confessato da Hillary Clinton. Tuttavia una domanda sorge spontanea:

Come mai Hillary Clinton ha rivelato queste cose attaccando persino la posizione di Obama e definendolo “troppo attendista”?

L’ex Ministro degli Esteri ha infatti affermato nel corso della stessa intervista al “The Atlantic”, che Obama “avrebbe dovuto fare come Netanyahu, affondando il colpo”. In realtà la posizione degli americani è stata compromessa proprio dalla diffusione di file segreti ad opera di Edward Snowden. E’ verosimile infatti, che se non fossero circolate le foto scattate all’attuale leader dell’ISIS definito “moderato” da McCain che posa accanto a lui in ben due fotografie, la Clinton se ne sarebbe guardata bene dal mettere la pulce nell’orecchio alla stampa internazionale. Non è tutto: sin dai tempi dell’attacco ad Assad (settembre 2013), il parlamento americano si spaccò in due tronconi: c’era chi preferiva fare una partita a scacchi col fine di dare lezioni di diplomazia come Obama, e chi come la Clinton avrebbe preferito un bel bombarda-

mento come antipasto. Giocando su questa divisione s’insinuò Vladimir Putin che, confondendo le carte, spiazzò tutti eliminando il casus belli: “Assad vi restituirà le armi chimiche”. Non importa se qualche tempo prima sia Assad che Vladimir Putin dichiararono che l’attacco con le armi chimiche in Syria non era stato fatto dall’esercito siriano (che pure si è macchiato di crimini, intendiamoci), ma dai cosiddetti ribelli e non importa se persino le email

trafugate alla Britam e pubblicate su un sito d’intelligence canadese

rivelarono una mercificazione di armi chimiche che coinvolgeva direttamente i ribelli, gli inglesi, gli americani e il principe arabo Bandar Bin Sultan. Chi sono questi ribelli? Sono quelli intervistati da un grande giornalista: Dale Gavlak, corrispondente dal Medio Oriente per Mint Press. In passato ha lavorato come corrispondente per l’Associated Press, la NPR e la BBC. Verso la fine di agosto Dale Gavlak si è recato a Damasco e Ghuta dove ha avuto modo di domandare proprio a loro, ai ribelli “chi ha lanciato le armi chimiche?”. La risposta ha spiazzato tutti: “Non ci hanno detto che tipo di armi erano, né come dovevano essere utilizzate. Noi non sapevamo che fossero armi chimiche”. Una frangia di ribelli indica come responsabile un nome noto alla maggior parte dei giornalisti d’inchiesta: il signore della guerra,

Chi è davvero il CAPO dell’ISIS AL BAGHDADI?

Il leader dello Stato Islamico (ISIS) Abu Bakr al-Baghdadi ai tempi in cui era un agente del Mossad, poi entrò in al-Qaida, organizzazione da cui nacque lo Stato Islamico.

Ma di agenti segreti e di ex 007 insospettabili ne è pieno anche l’ISIS a cominciare sul loro capo, Abu Bakr al-Baghdadi. Secondo quanto rivelato dalla talpa americana della NSA, Edward Snowden, il capo dello Stato Islamico non sarebbe altri che un attore ebreo di nome Simon Elliot. Più che musulmano dunque, al-Baghdadi sarebbe di religione ebraica (ammesso che ce l’abbia).

Più che arabo, sarebbe un agente del Mossad. E in qualità di agente del Mossad e di artefice nell’operazione di creazione dello stato islamico incontrò il parlamentare americano McCain come immortalano alcune foto.

Bandar Bin Sultan principe saudita che avrebbe continuato ad incontrare segretamente diplomatici USA. Tuttavia, la stampa nazionale italiana tace e tace per molti mesi. Ma poi è costretta a dire la verità quando un maestro del giornalismo investigativo americano, Seymour Hersh, premio Pulitzer nel 1970, oggi firma del New Yorker, disse che nell’operazione sarebbe stata coinvolta anche la Turchia per favorire l’intervento americano. Il quotidiano La Stampa

ha inoltre rivelato che è stato il Qatar a finanziare l’Isis, mentre altre fon-

ti indicano la Turchia come principale finanziatore dei ribelli di al-Nusra.

CHI SONO I RIBELLI?

Prima di proseguire, è necessario precisare che coloro che sono stati definiti dalla stampa internazionale “ribelli” sono in realtà i gruppi Jihadisti ISIS (finanziati dal Qatar che, insieme all’Arabia Saudita, ha maggiori rapporti con i servizi segreti americani e britannici), Al Nusra (finanziati prevalentemente dalla Turchia) ed i qaedisti di Al Zawahiri. Si tratta quindi di tre rami uniti in nome della Jihad, la loro unione è avvenuta soprattutto nel territorio siriano ed è dimostrata dai numerosi scambi di ostaggi tra i tre gruppi. Una settimana fa lo Stato Islamico ha massacrato e decapitato 700 civili siriani. I mass media di tutto il mondo non hanno riportato la notizia ad eccezione di Russia Today. L’attenzione dei mass media occidentali è tutta rivolta a quanto sta accadendo in Kurdistan, regione che è sempre stata interessata da violazioni dei diritti umani ad opera soprattutto del governo turco e la cui situazione cominciò a degenerare già due anni fa come riportò l’Osservatorio Italo Siriano. Non è tutto: Un

parlamentare iracheno Mohammed Sehoud ha dichiarato: “Gli Usa hanno bombardato l’ISIS perché si è esteso più di quanto concordato con essi”

IL RAPPORTO TRA McCain ED I TERRORISTI SIRIANI: l senatore McCain è tra i maggiori critici della politica estera di Obama soprattutto in relazione alla questione siriana. Come rivelato già dal giornalista Seymour Hersh, McCain non ha mai smesso di incontrarsi con i membri di alcune cellule arabe sin dal 2007. Alcuni incontri, so-

prattutto quello avuto con Al-Baghdadi è decisamente più recente, risale infatti al maggio 2013 e concerne unicamente la questione siriana. McCain ha infatti attraversato il confine turco ed è giunto in Syria guidato dal generale Salem Idris, il capo del Consiglio militare supremo dell’Esercito siriano libero.

McCain e Idris hanno poi avuto un incontro con i leader delle maggiori cellule anti-Assad tra cui il leader del Free Syrian Army (FSA), che non sono degli eroi ma sono coloro che hanno girato un video di una decapitazione. Della visita segreta in Syria di McCain è stata pubblicato un report esclusivo sul thedailybeast.com.

Gli americani c’entrano e non poco sul finanziamento di gruppi terroristici arabi e sulla genesi della Terza Guerra Mondiale a cui, come

precisammo un anno fa, si stavano preparando sin dal 2010 (con i primi scontro in Nord Africa e poi con l’approvazione del National

Defense Authorization Act (NDAA) del dicembre

2011. Se tutto questo ancora non basta per comprendere il ruolo centralissimo degli USA nell’operazione di finanziamento ai terroristi arabi (tra cui l’ISIS) allora non resta che tirare fuori un’altra confessione: quella del senatore americano Rand Paul il quale, senza alcuna esitazione, conferma che gli USA e altri loro alleati finanziano ISIS, il video risale al giugno 2014 ed è stato trasmesso in tutto il mondo tramite il canale della CNN.


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TERRORISMO e U.S.A.

ISIS:

Una creazione della CIA per giustificare la guerra all’estero e la repressione nel territorio Americano >>l’ISIS viene utilizzata come strumento per giustificare la guerra in Medio Oriente e per provocare paura e panico in tutto il mondo<< di Jasmine Dicaro ……………………

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ISIS è stata creata dalle forze che la combattono. Fin dalla creazione delle nazioni democratiche – quando ancora l’opinione pubblica contava – la classe politica era posta di fronte ad un dilemma: La guerra è necessaria per ottenere il potere, la ricchezza, e il controllo, ma il pubblico ha la tendenza ad essere contrario ad essa. Cosa fare? La risposta è stata trovata decenni fa ed è ancora utilizzata con successo oggi: Creare un nemico così terrificante che le masse implorino il governo di andare in guerra. Questo è il motivo dell’esistenza dell’ISIS. Questo è il motivo per cui i video delle decapitazioni sono così “ben prodotti” e pubblicizzati in tutto il mondo attraverso i media mainstream. Questo è il motivo per cui le fonti di notizie riportano regolarmente titoli allarmistici circa l’ISIS. Essi sono utilizzati per servire al meglio gli interessi delle élite mondo. Gli obiettivi sono: influenzare l’opinione pubblica per favorire l’invasione dei paesi del Medio Oriente, fornire un pretesto per l’intervento di una “coalizione” internazionale e produrre una minaccia nazionale che verrà utilizzata per togliere i diritti e

aumentare la sorveglianza. In breve, l’ISIS è un altro esempio della tattica secolare utilizzata per creare un nemico terribile in modo spaventare le masse. “Inoltre, mentre l’America diventa una società sempre più multi-culturale, potrebbe essere più difficile costruire un consenso su questioni di politica estera, tranne in circostanze di una minaccia esterna diretta.” Zbigniew Brzezinski, La Grande Scacchiera Circa un decennio dopo l’invasione dell’Iraq (che è ancora una zona pericolosamente caotica), la maggior parte concorda sul fatto che la guerra si basò su false premesse. Il pubblico alla fine riconobbe che le “armi di distruzione di massa” abbondantemente propagandate da George W. Bush e Donald Rumsfeld erano una totale invenzione. Nonostante questo fatto, gli Stati Uniti ed i suoi alleati (insieme con il Consiglio delle Relazioni Estere e ad altri gruppi di opinione internazionali elitari) stanno ancora cercando di spingere la guerra in Medio Oriente, con la Siria come uno degli obiettivi primari. Mentre il pubblico in tutto il mondo occidentale fosse decisamente contro l’invasione non provocata della Siria, un unico evento mediatico ha cambiato completamente le carte in gioco: un breve video in cui un jihadista maschera-

to decapita un giornalista americano. La protesta è stata immediata. Come potrebbe non esserlo stato? Girato in alta definizione, con una perfetta illuminazione cinematografica, i video delle decapitazioni sono messi a punto per generare una sensazione viscerale di orrore e terrore. Vestito con un abito arancione che ricorda quelli utilizzati nelle prigioni di Guantanamo Bay, un giornalista occidentale indifeso viene giustiziato da un fanatico barbaro vestito di nero, mentre agita in aria un coltello.

Non esiste idea migliore per manipolare l’opinione pubblica al fine di scatenare una guerra. Come effetto “bonus”, il video suscita isteria anti-islamica in tutto il mondo, un sentimento che viene costantemente sfruttato dall’élite mondiale. Poco dopo, viene dichiarata guerra all’ISIS, quasi come se fosse stato pianificato da mesi. In un’intervista con USA Today, l’ex direttore della CIA Leon Panetta ha dichiarato che gli americani stessi dovrebbero prepararsi per una guerra di 30 anni che si estenderà ben oltre la Siria:

“Penso che ci troviamo davanti ad una guerra di 30 anni,” , che dovrà estendersi oltre lo Stato islamico per includere minacce emergenti in Nigeria, Somalia, Yemen, Libia e altrove. In sostanza, nel giro di pochi mesi, un gruppo terroristico letteralmente spuntato fuori dal nulla, causando caos nelle regioni che gli Stati Uniti e i loro alleati cercano di attaccare da anni. Il suo nome: Stato islamico siriano, o ISIS. Il nome stesso è simbolico e rivelatore. Perché un gruppo “islamico”, prende il nome da un’antica dea egizia? Forse perché è una delle figure preferite dell’elite occulte – i veri colpevoli dietro gli orrori del’ISIS. L’idea della CIA che finanzia un gruppo islamico per favorire i propri interessi politici non è esattamente “inverosimile”. In realtà, ci sono diversi casi evidenti nella storia recente in cui gli Stati Uniti hanno apertamente sostenuto i gruppi islamici estremisti (soprannominati “combattenti per la libertà” nei mass media). L’esempio più flagrante e ben documentato è la creazione dei mujaheddin in Afghanistan, un gruppo che è stato creato dalla CIA per attirare l’URSS in una “trappola afghana”. Il termine mujaheddin descrive “musulmani che lottano sul sentiero di Allah” e deriva dalla parola “jihad”. Il “grande nemico” di oggi

era l’amico del passato. Un importante architetto di questa politica fu Zbigniew Brzezinski uno degli statisti più influenti nella storia degli Stati Uniti. Da JFK a Obama, Brzezinski è stato una figura importante che ha plasmato la politica degli Stati Uniti in tutto il mondo. Creò anche la Commissione Trilaterale con David Rockefeller. Nel seguente estratto da un’intervista del 1998, Brzezinski spiega come i mujaheddin sono stati utilizzati in Afghanistan: Domanda: L’ex direttore della CIA, Robert Gates, ha dichiarato nelle sue memorie, che i servizi segreti americani cominciarono ad aiutare i Mujahadeen in Afghanistan sei mesi prima dell’intervento sovietico. In questo periodo tu eri il consigliere per la sicurezza nazionale del presidente Carter. Hai quindi giocato un ruolo in questa vicenda. E ‘corretto? Brzezinski: Sì. Secondo la versione ufficiale della storia, l’aiuto della CIA nei confronti dei Mujahadeen è iniziato nel corso del 1980, vale a dire, dopo che l’esercito sovietico invase l’Afghanistan, il 24 dicembre 1979. La realtà, segretamente custodita fino ad ora, è completamente diversa, infatti, fu il 3 luglio del 1979 la data in cui il presidente Carter firmò la prima direttiva per aiutare segretamente gli oppositori del regime di Kabul.

DETTAGLI DISCUTIBILI DELL’ISIS SPECIALE EVENTI Sabato 20 febbraio, alle ore ore 15:30, a Bologna, presso il Centro Sociale Giorgio Costa, in Via Azzo Gardino, 48, sarà presentato il libro di Fabio Falchi “IL POLITICO E LA GUERRA”

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’ISIS è la nuova Al-Qaeda, completamente adattata ai tempi moderni. Spuntando dal nulla nel giro di pochi mesi, l’ISIS apparentemente si è assicurata un gran numero di risorse, armi, attrezzature multimediali high-tech e specialisti in propaganda. Da dove provengono i soldi e il know-how?

La storia del leader dell’ISIS, Abu Bakr al Baghdadi, è estremamente torbida. Secondo alcuni rapporti, al Baghdadi è stato arrestato dagli americani a Camp Bucca in Iraq per un certo numero di anni. Alcuni ipotizzano che è durante questo periodo che iniziò a collaborare con la CIA. “Fu catturato dagli ameri-

cani nel 2005 e venne trattenuto a Camp Bucca nel soffocante sud dell’Iraq per anni, anche se è difficile individuare le circostanze e la tempistica della sua liberazione. In ogni caso, fu libero dal 2010 e fu talmente attivo nel movimento jihadista che assunse il controllo del ramo iracheno di al Qaida dopo la morte dei due superiori “. Miami Herald, Who is Iraq’s Abu Bakr al Baghdadi, world’s new top terrorist? Poco dopo il suo rilascio, al Baghdadi salì rapidamente tra i ranghi di Al-Qaeda, accumulò una fortuna, fu espulso da Al-Qaeda, e ora conduce l’ISIS. Venne supportato da forze esterne?

Durante la sua prima apparizione pubblica come capo dell’ISIS, al Baghdadi ha ordinato ai musulmani di obbedire a lui come “il leader al vostro comando.” E’ stato anche visto indossare un orologio costoso, probabilmente un Rolex, un Sekonda o un Omega Seamaster – tutti costano un paio di migliaia di dollari. Una scelta di moda strana per un leader che ha giurato di comabattere la “decadenza occidentale”. Configurati per il massimo effetto teatrale, i video hanno dettagli discutibili. In primo luogo, perché le vittime prossime alla decapitazione sono così calme e tranquille?


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AMERICA IN DECLINO

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Una previsione per il 2016: SI AVVICINA IL CROLLO DELL’IMPERO USA di Massimo Mazzucco …………………………

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esperimento ha dell’incredibile. Provate a tenere una bottiglia d’acqua nel congelatore per circa due ore e mezzo, poi prendetela delicatamente. Vedrete che l’acqua è ancora liquida nonostante la sua temperatura sia scesa molto al di sotto dello zero. Basta allora un colpetto sulla bottiglia perché l’acqua si trasformi istantaneamente in ghiaccio. L’effetto è sorprendente. E’ la sopraffusione. Questa brutale trasformazione di fase può applicarsi anche alla biologia, come alle società umane. Proprio come l’acqua della nostra bottiglia, il Sistema neoliberale statunitense, all’origine della nostra contro-civiltà, si trova già al di sotto del fatidico grado zero. Malgrado la sua apparente normalità, è in uno stato di totale disorganizzazione e basta un semplice shock per provocarne l’implosione. La caduta dell’impero USA, oramai matura, costituirà senz’altro lo shock decisivo in questione.

L’illusione dell’iper-potenza:

Già da diversi anni, il declino dell’Impero statunitense ha conosciuto una accelerazione fenomenale. La sua economia sta in piedi solo a prezzo di un indebitamento

permanente. Sul piano militare, il Pentagono mette in campo mezzi sempre più colossali per risultati sempre più modesti, avendo raggiunto peraltro il tetto massimo in materia di tecnologia militare. Infine, sul

il frutto di un’illusione fantastica, di una meravigliosa operazione di comunicazione realizzata da 70 anni di propaganda hollywoodiana che ha ipnotizzato gli spiriti. Sotto la vernice, l’Impero mostra le crepe.

ienza statunitense è illusoria. Attualmente negli Stati Uniti più di 46 milioni di persone fanno la coda davanti alle banche alimentari. La disoccupazione esplode nonostante le statistiche truccate che consentono

Solo l’onnipotenza del dollaro nei mercati internazionali, drogata da emissione di banconote a pieno regime, mantiene il Titanic USA a galla, a prezzo di un indebitamento senza fine. Allo stato, la somma dei

loro ogni audacia, ivi compresa quella di creare una loro banca di investimenti in concorrenza con la Banca Mondiale di osservanza statunitense. In realtà gli Stati Uniti non sono più in grado di difendere la loro egemonia monetaria, e perfino gli acquisti di energia, soprattutto del petrolio, cominciano ad essere negoziati in rubli o in yuan, cosa impensabile solo pochi anni fa. In passato, tutti i regimi che avevano osato escludere il dollaro nelle negoziazioni energetiche, come l’Iraq o la Libia, sono stati cancellati dalla carta geografica.

Ma c’è di peggio:

Oramai, non si tratta più di capire quale sarà la nuova bolla speculativa made in USA, ma quando scoppierà, sapendo bene che già sta lì, sotto la vernice, pronta a gonfiarsi, ineluttabilmente.

Un Rambo dai piedi d’argilla:

piano geopolitico, l’Impero sconta fallimenti ed errori, che comportano un declino della sua leadership negli affari mondiali. Oramai, anche se la superpotenza USA è ancora ben reale, non è più paragonabile all’idea che ce n’eravamo fatta. Perché l’immagine della iper-potenza statunitense è soprattutto

E sta perdendo anche l’ultima battaglia, quella dei cuori, e adesso sono rimaste solo la casta politica liberale e i suoi chierici mediatici a credere ancora ai suoi giochi di prestigio.

Un’economia deteriorata:

Dunque, prima di tutto sul piano economico, la resil-

al Mercato dei pazzi di credere ancora al miraggio. Ma in realtà, se si calcolano i disoccupati di lunga durata eliminati dalle statistiche all’epoca di Clinton, la disoccupazione in USA oscilla tra il 13% della popolazione attiva, secondo gli estimatori più ottimisti, e il 23%, calcolato dai più realisti.

debiti privati e pubblici degli Stati Uniti raggiunge la cifra stratosferica di 64.000 miliardi di dollari. Il dollaro ha oramai perso tanto prestigio, che perfino il Fondo Monetario Internazionale (FMI) ha inserito nel suo paniere lo yuan cinese come moneta di riserva. La crescita di potenza dei BRICS ha consentito

Nonostante i 630 miliardi di dollari di budget annuale, 1,5 milioni di personale militare, 20.000 tank e aerei, una decina di portaerei e centinaia di sottomarini, decine di agenzie di informazione che impiegano migliaia di spie, le performance dell’Impero sono deludenti. Da 25 anni, tutti i suoi interventi si sono chiusi con cocenti fallimenti, sia in Iraq e in Afghanistan, che nella guerra “per procura” siriana.

La più grande menzogna degli Stati Uniti: DITTATURA O DEMOCRAZIA? Uno dei miei ultimi articoli in vari siti "Jimmy Carter ha ragione quando afferma che gli USA già non sono più una democrazia", ha prodotto molti commenti di lettori che hanno detto cose come “gli Stati Uniti sono sempre stati una Repubblica. Non ci sono vere democrazie nel mondo moderno”. Questa sarà la mia risposta a tutti quelli che hanno manifestato questa opinione: Questa è una democrazia o è piuttosto una nazione governata da una ristretta elite, una aristocrazia, che in questo paese è costituita da più o meno 500 multimiliardari che si comprano i politici che noi abbiamo eletto”? Oggi giorno negli USA il sistema politico è basicamente una frode? Una dittatura, invece che una democrazia? Una forma di aristocrazia ove una elite controlla il governo?

Repubblica Democratica:

Questo non è un problema semantico, in assoluto. Il primo partito politico degli USA fu denominato il “Partito Democratico”, tuttavia avrebbe potuto essere chiamato molto meglio il “Partito Repubblicano Dem-

ocratico", perchè questi due termini sono essenzialmente sinonimi in qualsiasi nazione che dispone di una grande popolazione, in cui il pubblico elegge i suoi rappresentanti che lo rappresentino, invece di votare direttamente le politiche che il governo deve attuare – convertite in leggi, e farle rispettare dai suoi agenti dovutamente autorizzati o no, e per esercitare la giustizia attraverso giudici o giurati nominati democraticamente. Le uniche democrazie che possono esistere, ad eccezione delle piccole, sono democrazie rappresentative: sono le Repubbliche. Le Repubbliche sono l’unico tipo di nazioni democratiche che esistono, in termini pratici.

Un’idea manipolata:

Allora, da dove nasce l’idea comunemente erronea del fatto che c’è una differenza tra i termini ? (Democrazia Vs. Repubblica) Vado a presentare una teoria rispetto a questo: questo errore generalizzato si deve al fatto che i governi in una dittatura -cioè a dire un governo “aristocratico” controllato da una elite, come lo è opposto ad un governo autenticamente rappresentativo del popolo- può trarre

in inganno molte persone nel malinteso su quale sia il vero problema. Il vero problema è il seguente. La questione essenziale è se il paese sia controllato da una sua aristocrazia (una dittatura), o dal suo pubblico (i cittadini).

Governati da una aristocrazia:

Dobbiamo essere franchi ed onesti: un governo che viene controllato da una elite (aristocrazia) è una dittatura, indipendentemente se questa aristocrazia si trovi nell’Italia fascista o nella Germania nazional -socialista o nell’URSS comunista, o nella Corea del Nord o negli Stati Uniti d’America. Se non si affronta questo problema e sinceramente, non attraverso giochi semantici ed erronei, allora non ci sarà neppure una possibilità di restaurare una democrazia, la Repubblica democratica, o come quello che ciascuno preferisca chiamare, che i nostri Fondatori avevano previsto, e che è durato all’incirca per due secoli su queste coste e che fu ammirato ampiamente ed anche invidiato (da alcuni) in tutto il mondo.

Distorcere il problema:

L’elite dominante ed i suoi

servi non vogliono che questo enorme problema venga affrontato, tuttavia Jimmy Carter lo ha fatto chiaramente. Ed anche io l’ho fatto. Uno dei modi per distorcere questo problema consiste nel ripetere in forma ossessiva il concetto dei “buoni residenti”(cittadini) rispetto ai “cattivi residenti” (immigrati) perchè questa forma nazionalista di vedere le cose permette all’elite di dividere il pubblico contro se stesso e, pertanto, mantenere il controllo del potere contro ogni interesse pubblico. La Germania nazista seguì questo sistema. Un’altro modo di sviare l’attenzione è quello di comprare il controllo di tutti i partiti politici che hanno la possibilità di andare al governo e così creare, basicamente, un governo “democratico” o “repubblicano” controllato

da una elite aristocratica, per quanto, talvolta , da una fazione all’interno dello stesso partito. Compresa l’ipotesi in cui, se una fazione diversa all’interno della elite prende il controllo , continua ad essere la stessa dittatura-perchè il pubblico non dispone del controllo. Esistono molti modi per ingannare l’opinione pubblica. Ci sono molte forme di governare il popolo. Tuttavia si tratta sempre di forme di controllo elitario – e normalmente di una elite super danarosa (elite finanziaria) che corrisponde ad una dittatura della elite. Si richiede forse una rivoluzione violenta per destituirla? Se è così allora non esiste la probabilità che un gruppo che governa con la forza, sia sostituito da un gruppo differente che, allo stesso modo, debba governare con la forza?


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AMERICA IN DECLINO

L’ASCESA DI TRUMP

di Giacomo Cirillo ……………………

P

er chi non lo sapesse in questi mesi si stanno svolgendo le primarie americane, dove i due politici principali,

partiti cioè il Partito Repubblicano e il Partito Democratico eleggono internamente il proprio candidato presidente. Ieri si è votato in Nevada per i Democratici e in South Carolina per i Repubblicani. La situazione attuale dei due schieramenti è questa:

PARTITO DEMOCRATICO Stati in cui si è votato: IOWA, NEW HAMPSHIRE, NEVADA CANDIDATI: Hillary Clinton 50 delegati, Bernie Sanders 50 delegati.

PARTITO REPUBBLICANO Stati in cui si è votato: IOWA, NEW HAMPSHIRE, SOUTH CAROLINA CANDIDATI: Donald Trump 61 delegati, Ted Cruz 11, Marco Rubio 10, Jeb Bush 4, Ben Carson 3. Con le elezioni di ieri in South Carolina, il miliard-

ario Donald Trump inizia a staccarsi dai suoi avversari, nonostante le

polemiche e la “scomunica” del Papa. Certo mancano ancora moltissimi stati, ma le probabilità di una sua vittoria iniziano a salire. Si segnala già il ritiro dalla corsa di Jeb Bush. Ora sarà fondamentale capire dove andranno i suoi elettori se verso Trump o verso Cruz o Rubio. Se dovessero dividersi in parti uguali, la nomination di Trump per la corsa alla presidenza è assicurata, mentre se dovessero riversarsi in massa verso il candidato dell’ establishment, cioè Marco Rubio, Trump rischierebbe di non essere più il primo. Ora ipotizzando una conferma della situazione odierna, quindi una nomination di Donald Trump e magari anche una sua vittoria alle

Lunedi 14 Marzo 2016

presidenziali, soprattutto se dovesse affermarsi dall’altra parte il socialista Bernie Sanders, vediamo di spiegare il titolo di questo articolo, cioè perché gli States inizierebbero la propria discesa nel caso il prossimo inquilino della Casa Bianca fosse Donald Trump. Inutile negarlo Trump è un estremista. Nel suo programma sono chiaramente identificabili misure di chiusura verso gli stranieri sia messicani che musulmani, misure liberticide come la chiusura di parti del web per contrastare il terrorismo, misure protezioniste molto aggressive nei confronti in primis della Cina e una innovativa vicinanza al nemico storico degli USA, cioè la Russia. Ma perché Trump potrebbe innescare la caduta dell’Impero USA e del dollaro? A mio avviso il motivo è semplicemente che Trump non è moderato, non è politicamente corretto. Gli USA hanno avuto anche presidenti aggressivi in politica estera, come i Bush, ma sempre e comunque persone politicamente corrette accettabili dai capi di governo alleati e non, gli USA non hanno mai avuto un presidente estremista, un Hitler. E in questo preciso momento storico in cui gli USA sono deboli, con Cina ed Europa che minacciano il ruolo di valuta di riferimento del dollaro, con una politica

estera non all’altezza seconda a quella della Russia di Putin, con una

depressione economica che sembra non finire mai, con l’aumento della disparità dei redditi, con tensioni sociali ed etniche sfociate in sommosse e saccheggi, un candidato estremista e “razzista” non può che esacerbare gli animi e può essere la scintilla di un colossale incendio. Se gli USA fossero quelli di inizio novecento, cioè un’unione di stati che basa la propria ricchezza sulle proprie forze, non cambierebbe molto se vincesse ora uno come Trump, ma gli USA di oggi, sono uno stato in costante deficit della bilancia commerciale, sono

uno stato che basa gran parte della propria potenza sulla forza del dollaro e sono uno stato con un debito pubblico gigantesco, in buona parte proprietà di paesi stranieri, anche ostili come la Cina. E' il ruolo di stato e di valuta guida globale lo mantieni solo con una leadership forte e moderata. Quella di Obama è stata una leadership moderata ma debole, quella di Trump rischia di essere una leadership forte ma estremista. Come potranno rapportarsi i buonisti governanti europei con un presidente razzista? Come potrà reagire la Cina ad un presidente americano che vuole ostacolare i suoi affari? Come reagiranno gli alleati islamici ad un presidente islamofobo? Proviamo ad immaginare alcuni scenari:

1- TRUMP SI MODERA:

Come spesso accade, i politici una volta eletti, smussano ampiamente le posizioni espresse in campagna elettorale. Anche in questo caso Trump, dopo aver sfruttato le paure degli americani in campagna elettorale, una volta ottenuto il risultato, cioè una volta ottenuta la presidenza, diventa un leader più moderato di quello che poteva sembrare. In questo caso possiamo immaginare almeno tre sotto-scenari: A-MODERAZIONE TOTALE: Trump si allinea alle posizioni dei suoi predecessori, magari aumentando la pressione sulla Cina e riavvicinandosi a Mosca. B-ISOLAZIONISMO: Trump modera le sue posizioni, ma ritira gran parte dell’impegno americano all’estero, magari chiudendo anche molte basi in Europa. Le conseguenza di queste scenario potrebbe essere la deflagrazione di molte guerre regionale ora sopite o attenuate dalla presenza statunitense. C-MODERAZIONE TRANNE CON ARABI E CINESI: Trump si allinea ai suoi predecessori però aumenta

pesantemente la pressione sulla Cina sia a livello militare che economico e interviene pesantemente per schiacciare gli estremisti islamici. Cina e paesi islamici (in primis Saud e company) potrebbero reagire dichiarando guerra al dollaro e innescando la caduta dell’impero USA .

2- TRUMP NON SI MODERA:

Trump non cambia atteggiamento e mantiene i suoi propositi estremisti A-ESTREMISMO INTERNO: In politica estera, non cambia particolarmente posizione, in politica interna mantiene il suo atteggiamento aggressivo, espelle e deporta tutti i clandestini, costruisce muri e blocca gli islamici. Forte rischio di tensioni con le minoranze etniche e religiose (ispanici, neri, musulmani). Nel caso si ripetessero rivolte uguali o di maggiore entità a quelle avvenute pochi mesi fa, la repressione di Trump potrebbe essere brutale e c’è il forte rischio di una guerra civile. B-ESTREMISMO ESTERNO: Trump modera le sue posizioni xenofobe in politica interna, ma aumenta le tensioni internazionali intervenendo nei paesi islamici in guerra civile, aumentando la pressione militare su Cina, Corea del Nord e magari anche sul Venezuela, senza escludere altre tensioni ora non prevedibili. Come nello scenario 1c, forte possibilità di ritorsioni verso il dollaro se non addirittura di veri e propri conflitti militari. C-ESTREMISMO TOTALE: Trump mantiene tutti i suoi propositi sia in politica interna che esterna provocando rivolte interne e pesanti attacchi al dollaro e al debito pubblico americano. Forte rischio di default, rivolte diffuse e addirittura di guerra civile. Probabile sganciamento e condanna degli alleati in caso di politiche o repressioni troppe violente. La recente “scomunica” papale (che ricordiamo non essere solo un

leader religioso, ma anche il leader di un potere forte), a mio avviso, da il “la” ad una sorta di sfiducia agli USA nel caso di vittoria del miliardario.

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Misure di chiusura nei confronti di messicani e musulmani; Chiusura di una parte del web per contrastare il Terrorismo; Misure protezioniste molto aggressive nei confronti di Cina e Russia...

»

Sono solo alcune delle pericolose riforme che potrebbero essere attuate da Trump.

Concludiamo dicendo che gli Stati Uniti reggono il proprio potere sull’imperialis-

mo valutario del dollaro.

Alcuni recenti fatti, come la scelta dello Zimbabwe di adottare lo Yuan cinese, o la scelta dell’Iran di commerciare il petrolio in Euro e non i dollari, dimostrano che è già in atto un trend globale di rivolta verso questo stato di cose. Imperialismo valutario che ovviamente si basa sulla fiducia nei confronti della valuta dollaro che a sua volta si basa sulla fiducia nel sistema USA. Se a capo di questo sistema, si posiziona una persona che non gode più della fiducia di gran parte del mondo, il potere del dollaro potrebbe sciogliersi come neve al sole

con conseguenze tragiche. E questo lo sostengo non per antipatia verso Trump o le sue politiche, ma da una posizione neutrale. I poteri forti potrebbero bloccare in qualche modo la corsa del magnate (assassinio, ricatti, scandali, ecc) se questo non dovesse succedere vuol dire che forse gli stessi poteri forti (che ricordiamo essere senza patria) non hanno più interesse a difendere l’Impero Statunitense. In qualsiasi caso, queste

elezioni hanno un’importanza storica e potrebbe direttamente o indirettamente cambiarci la vita. Giusto di ieri, la notizia che gli USA hanno deciso di chi-

udere una storica base presente in Yemen e di

ritirare truppe e personale diplomatico, a causa della crescente violenza tra milizie Houthi, jihadisti e governativi. Quindi, rendiamoci conto, gli USA che si ritirano non alla fine di un conflitto, ma proprio durante un’escalation. Gli stessi che per ogni accenno di instabilità erano sempre pronti ad intervenire, ora si ritirano. Credo che già questo, insieme agli altri che elencheremo, siano segnali che l’Impero inizia a ritirarsi o perché schiacciato dal suo debito pubblico, dalle sue difficoltà economiche e dalle proprie problematiche interne o a causa di un ordine di poteri forti che probabilmente hanno bisogno della decadenza degli States. Abbiamo quindi riassunto i possibili scenari che potrebbero causare un crollo della potenza americana e le motivazioni che rendono credibile la possibilità di una guerra civile. Sicuramente, finché il dollaro e l’economia americana terranno, non assisteremo a niente di tutto ciò, ma se

la fiducia nel biglietto verde dovesse polverizzarsi, allora vedremo cadere anche l’Impero Americano sia all’esterno

(con la fine della sua influenza nel mondo e dei suoi interventi, cosa che sta già avvenendo) sia all’interno con la divisioni in stati separati o in opposte fazioni armate.


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AMERICA IN DECLINO

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LA DISCESA DEGLI USA 2016-2018: USA in Guerra Civile?

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o so, è da anni che da più parti si parla dell’imminente caduta degli Stati Uniti, della loro decadenza, del mondo multipolare e via dicendo e invece loro, nonostante ciò, continuano ad essere l’unica superpotenza del pianeta, con il dollaro che addirittura si rivaluta su tutte le altre valute. Però, io credo che ora si vedano dei segnali importantissimi direi segnali di fine impero, di fine regime. Giusto di ieri, la notizia che gli USA hanno deciso di chiudere una storica base presente in Yemen e di ritirare truppe e personale diplomatico, a causa della crescente violenza tra milizie Houthi, jihadisti e governativi. Quindi, rendiamoci conto, gli USA che si ritirano non alla fine di un conflitto, ma proprio durante un’escalation. Gli stessi che per ogni accenno di instabilità erano sempre pronti ad intervenire, ora si ritirano. Credo che già questo, insieme agli altri che elencheremo, siano segnali che l’Impero inizia a ritirarsi o perché schiacciato dal suo debito pubblico, dalle sue difficoltà economiche e dalle proprie problematiche interne o a causa di un ordine di poteri forti che probabilmente hanno bisogno della decadenza degli States. Ma quali sono gli altri segnali della decadenza degli USA? Eccone alcuni: 1-Presidente Obama irrilevante e senza potere, con il Congresso in mano ai repubblicani. Stallo istituzionale decisamente grave, che ha portato allo Shutdown e che potrebbe ritornare a settembre. Stallo che potrebbe durare fino al 2016, quando ci saranno le elezioni per il nuovo presidente. Umiliazione del presidente da parte di Netanyahyu che ha parlato al Congresso senza incontrarlo. 2-Crisi con i principali alleati, Arabia Saudita, Turchia e Qatar sembrano

seguire una propria linea indipendente, con Israele in rottura, con l’Unione Europea rapporti raffreddati dallo scandalo delle intercettazioni ai principali leader europei. 3- Nascita di una Banca Mondiale Cinese alla quale hanno aderito anche paesi filoamericani come Italia o Giappone. 4- Graduale ma costante riduzione degli scambi in dollari, soprattutto in Asia, a causa degli accordi bilaterali organizzati principalmente da Cina e Russia. 5- Totale incapacità di affrontare le sfide in politica estera, caos in quasi tutto il Medio Oriente e inadeguatezza nei confronti della Russia di Putin. 6- Aumento esponenziale della criminalità interna. 7- Manifestazioni, scontri e morti a causa della tensione tra afroamericani e forze dell’ordine. 8- Flash Crash del dollaro, dopo il rinvio del rialzo del tasso di interesse da parte della Federal Reserve. Calo del biglietto verde giornaliero più alto degli ultimi 15 anni. 9- Le posizioni in leva su Wall Street iniziano a ridursi e di solito questo è un segnale che anticipa il crollo della borsa come descritto da questo articolo di Rischio Calcolato. Questi, a nostro avviso, sono i principali segnali della decadenza strutturale dell’Impero Americano. Nel titolo abbiamo parlato di guerra civile, una guerra civile è una cosa grave, gli USA sono la maggiore potenza economica del pianeta, sembra impossibile uno scenario del genere, ma se prima si verificasse uno dei seguenti eventi noi non lo potremmo assolutamente escludere: 1- Crollo devastante del dollaro; 2- Crollo altrettanto devastante di Wall Street; 3- Importante attentato (uguale o più grande dell’11 Settembre);

4- Shutdown e scontro istituzionale; 5- Morte di Obama; 6- Evento climatico o naturale straordinario; ............................................... Vediamo di analizzare brevemente ognuno di questi eventi che potrebbero anticipare una guerra civile:

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CROLLO DEVASTANTE DEL DOLLARO:

Il dollaro è il vero strumento e simbolo del potere americano sul resto del mondo. Possedere il vantaggio di poter stampare la valuta di riferimento mondiale, fornisce agli Stati Uniti la possibilità reale di vivere al di sopra delle proprie possibilità e quindi di poter sostenere il proprio costante deficit commerciale verso il resto del mondo e di sostenere il proprio bilancio pubblico sempre più deteriorato. Come sicuramente già sapete, è però in atto un graduale processo di sostituzione del dollaro come valuta di riferimento, processo a cui ha fortemente contribuito la nascita dell’Euro (che è la seconda valuta più importante del pianeta) ma che è soprattutto sostenuto dai paesi in rottura con gli States come Russia e Cina, che stanno procedendo verso una sempre più totale indipendenza dal dollaro. Molti di voi diranno che il dollaro è attualmente fortissimo, ma questo è a nostro avviso soltanto un enorme rimbalzo del gatto morto. Ed anzi il dollar standard come a suo tempo il gold standard, muore proprio quando le garanzie sono richieste quindi quando il dollaro o l’oro vengono richiesti al posto dei titoli di credito da essi derivati, come ho descritto nell’articolo Il colpo di coda del dollaro prima del suo collasso definitivo.

2

CROLLO DEVASTANTE DI WALL STREET:

Guardando questo grafico io vedo il più assurdo rialzo

“Nessun impero, anche se sembra eterno, può durare all’infinito” JACQUES ATTALI borsistico di tutti i tempi, giustificato soltanto dell’immensa stampa di dollari operata dalla Fed. A mio avviso, questo grafico rappresenta la più grande bolla di tutti i tempi e come vedete, anche le due precedenti sono scoppiate dolorosamente, questa scoppierà da un’altezza ancora maggiore, stavolta gli USA ne saranno travolti. Sarà interessante capire se il crollo di Wall Street precederà il crollo del dollaro, se ne sarà contemporaneo o se sarà causato dall’innalzamento del tasso di interesse o da un fatto esterno. Credo che comunque in questo caso la divergenza tra dollaro e azionario ( di solito essendo il dollaro valuta rifugio si alza quando l’azionario crolla e viceversa) non ci sarà e potrebbero crollare entrambi come entrambi sono saliti.

3

IMPORTANTE ATTENTATO:

Da sempre i servizi segreti americani avvertono del rischio di un attentato con un piccolo ordigno nucleare o con una bomba sporca sul suolo degli Stati Uniti. Se non ricordo male, alcuni esponenti del governo Bush lo davano per certo entro il 2020. Se dovesse succedere un evento del genere, è difficile immaginare le conseguenze che questo potrebbe avere sugli USA e sul resto del mondo. Sicuramente potrebbe preannunciare anche lo sfaldamento degli States, dato che la situazione attuale è enormemente diversa dal 2001 ( dove gli USA erano al culmine del loro potere).

4

SHUTDOWN E SCONTRO ISTITUZIONALE:

A settembre potrebbero ricominciare le trattative per evitare un ennesimo shutdown, cioè la sospensione dei servizi offerti dallo Stato Federale a causa del mancato accordo per il finanziamento del bilan-

cio americano. A nostro avviso non crediamo tanto nella sua possibilità, dato che i repubblicani sono in vantaggio e gli basterebbe aspettare fino alle fine del 2016 per tornare al potere. Oppure potrebbero causarlo cercando di scaricarne le responsabilità su Obama danneggiando così tanto gli USA da aprire poi le porte ad una larga vittoria repubblicana.

5

MORTE DI OBAMA:

Obama sembra essersi fatto molti nemici sia nella lobby delle armi, sia nella lobby ebraica. Una sua eliminazione potrebbe però essere probabile, a causa del contestato accordo sul nucleare iraniano. A chi sarebbe data la colpa per la sua uccisione? O all’ISIS cosa che potrebbe favorire l’instaurazione di leggi ancora più liberticide sul suolo americano o a qualche estremista bianco, cosa che potrebbe aggravare ancora di più la tensione etnica esistente.

6

EVENTO CLIMATICO O NATURALE STRAORDINARIO:

Gli USA sembrano negli ultimi anni sempre più interessati da uragani e da incredibili gelate invernali. Inoltre c’è sempre il rischio di un enorme terremoto in California. Quindi, un evento naturale potrebbe essere sempre una possibile causa dell’inizio del crollo degli USA, soprattutto in questo già grave periodo storico ed economico. Questi sono gli eventi che a nostro avviso potrebbero far iniziare il crollo della superpotenza Americana. Una guerra civile potrebbe scoppiare o subito dopo il verificarsi di uno di questi o a causa di qualche contestata scelta politica (vedi shutdown o legge contro il possesso di armi) o a nostro avviso con la probabile vit-

toria repubblicana nel 2016. Come ben sappiamo i repubblicani sono amanti della forza e rappresentano più la parte bianca ed economicamente più benestante del paese. Una loro affermazione accrescerebbe ancora di più la tensione sociale che potrebbe sfociare in una guerra civile. Ma perché parliamo tanto di guerra civile? Perché negli USA ci sono le condizioni ideali e le vediamo di seguito.

1- Velleità secessioniste:

come descritte nel nostro articolo verso gli Stati Divisi d’America.

2- Spaccatura politica del Paese:

Il Paese non è omogeneo politicamente ma spaccato in stati tradizionalmente repubblicani e stati tradizionalmente democratici come vediamo in questa mappa.

3- Spaccatura etnica del Paese:

Gli Usa non sono più un paese etnicamente omogeneo come all’epoca di Tocqueville ma sono un paese multietnico, ma non omogeneamente multietnico. Questa mappa ci mostra le etnie dominanti in ogni zona del paese.

4- Spaccatura religiosa del Paese:

Gli USA sono un paese multireligioso per eccellenza, anche questo fattore può essere importante in una futura guerra civile, di seguito una mappa religiosa degli Stati Uniti.

5- Il popolo più armato della terra: Gli Stati Uniti hanno la popolazione più armata del pianeta con ben 90 armi ogni 100 abitanti. Questo a nostro avviso assieme al settarismo e alla forte presenza di gang armate, rappresentano una dei principali motivi che potrebbero far sfociare la tensione in lotta armata.


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AGRICOLTURA ED ECOLOGIA Negli USA vengono imposti più transgenici ed erbicidi come l’Agente Orange. Presto anche in Europa grazie al TTIP

di Maurizio Lago ……………………

Decisoni dettate dagli interessi delle grandi corporations chimiche che utilizzano sistemi di incentivazione per i dirigenti della USDA

I

gnorando quasi 400.000 richieste contrarie sottoscritte da cittadini, professionisti della salute ed agricoltori, nel Settembre 2014 il Ministero dell’Agricoltura (USDA) ha approvato una nuova generazione di mais e di soia creati dalla corporation biotecnologica Dow Agro Sciencies. Le nuove sementi di marca Enlist sono tolleranti ad un nuovo erbicida anche questo progetato dalla Dow, chiamato Enlist Duo che combina pr la prima volta due erbicidi letali: l’acido diclorofenoxiacetico 2,4D componente del tossico agente Orange, utilizzato durante la guerra del Vietnam, e il glisolfato, elemento chiave dell’erbicida Roundup della Monsanto. Da quando alcune di queste cattive erbe hanno sviluppato resistenza al 2,4-D o al glisolfato, l’Enlist Duo della Dow riesce a combianare entrambi assieme in un solo erbicida, più efficace ma con effetti collaterali. L’USDA ha approvato le nuove sementi resistenti a ìll’Enlist Duo, nonostante che abbia riconosciuto che questa approvazione potrebbe far aumentare l’utilizzo del 2,4-D fino al 600 per cento e possibilmente pregiudicare le coltivazioni vicine come i pomodori e l’uva non progettate per resistere a questi agenti chimici”, secondo le informative di Anastasia Pantsios, della EcoWatch. Si sono incentivati i coltivatori nel dedicare sempre più ettari di coltivazione

Manifestanti tedeschi che protestano contro il TTIP a Berlino

individuali (monocoltivazioni) ed all’utilizzo di grandi dosi di erbicida a base di glisofato per far fronte alle cattive erbe, sono sorte le denominate “super-sterpaglie” che sono resistenti all’erbicida. Tuttavia gli agricoltori ed i difensori della sicurezza alimentare temono che l’aumento delle applicazioni dell’erbicida più potente avrà l’effetto di far apparire ancora più cattive erbe resistenti. Il 2,4-D non soltanto mette in pericolo l’integrità e la

salubrità delle coltivazioni ma si associa anche con i rischi di sicurezza sanitaria pubblica, incluse varie forme di cancro, malattie di Parkinson, frastorni ormonali e malformazioni alla nascita. I portavoce di numerose organizzazioni, tra le quali il Centro per la Sicurezza Alimentare e l’Associazione dei Consumatori Organici, hanno condannato la decisione della USDA , ha informato Pantsios. “L’USDA ha ignorato l’opposizione

pubblica e le sue responsabilità di proteggere la salute pubblica e l’agricoltura “, ha riferito Wenonah Hauter, direttrice esecutiva di Food Water Watch. Hauter ed ha qualificato l’approvazione di queste coltivazioni tipo il il 2,4-D, come “una delle decisioni più negligenti adottate dall’USDA nei quasi venti anni da quando esistono le culture transgeniche nel mercato”.

TTIP: dallo Stato di Diritto allo Stato di Mercato Si apre una fase decisiva per quello che si profila come il più grande trattato di libero scambio del pianeta, cui tutti, volenti o nolenti, dovranno conformarsi di Marco Bersani ……………………

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abato scorso 250mila persone provenienti da tutta Europa hanno dato vita a Berlino a una grande manifestazione aprendo così la settimana di mobilitazione europea ed internazionale contro il TTIP, il Partenariato Transatlantico sul Commercio e gli Investimenti, che Usa e Ue stanno negoziando dal luglio 2013. Nei prossimi giorni centinaia di iniziative si svolgeranno in tutte le città d’Europa, mentre sono oltre 3,2 milioni le firme di cittadini consegnate alla Commissione Europea. La pressione delle multinazionali e dei governi spinge perché si arrivi ad una bozza di accordo prima che negli Stati Uniti inizi la campagna elettorale delle presidenziali (previste nel novembre 2016), e la recente approvazione dell’omologo negoziato sul versante Pacifico (TPP) ha galva-

Lunedi 14 Marzo 2016

nizzato le truppe di quanti vogliono trasformare lo stato di diritto in stato di mercato e realizzare l’utopia delle multinazionali: unico faro della vita economica, politica e sociale devono essere i profitti, cui vanno sacrificati tutti i diritti del lavoro e sociali, i servizi pubblici, i beni comuni e la democrazia. Il TTIP è solo l’ultimo di una serie di processi messi in moto dagli anni ‘90 del secolo scorso, quando la caduta del muro di Berlino e la nascita dell’Organizzazione Mondiale del Commercio diedero un forte impulso alla globalizzazione neoliberale e resero stringente l’esigenza da parte delle grandi multinazionali e dei governi dei Paesi più ricchi del pianeta di costruire un accordo globale per la liberalizzazione assoluta degli investimenti in tutti i settori economici, consentendo alle multinazionali di dispiegare la loro azione a piacimento sull’intero pian-

eta, senza lasciare a governi e popolazioni alcuno strumento per condizionarne lo strapotere. Nacquero così in successione: il negoziato per l’Accordo Multilaterale sugli Investimenti (MAI) e l’Accordo Generale sul Commercio dei Servizi all’interno del WTO (World Trade Organization), come pure, a livello europeo, la direttiva Bolkestein; tutti tentativi falliti, grazie alla forte mobilitazione dei movimenti sociali globali, capaci di mettere in stallo l’intero sistema di grandi eventi per produrre grandi accordi. Da allora il quadro si è modificato e, nel tentativo di far rientrare dalla finestra quello che era stato buttato fuori dalla porta, governi e multinazionali hanno iniziato a produrre una miriade di accordi bilaterali o su piccola scala regionale. Il negoziato, che, nelle intenzioni di Usa e Ue, avrebbe dovuto concludersi nella più assoluta segretezza nel

dicembre 2014, è in realtà ancora lontano dalla meta: il prossimo round, fissato nei giorni 19-23 ottobre a Miami, parte da un empasse su quasi tutti i tavoli di lavoro (dall’Isds, ovvero lo strumento di risoluzione delle controversie tra imprese e Stati, che darebbe alle prime un potere assoluto, ai capitoli sull’agricoltura; dai servizi pubblici alle normative sugli appalti), mentre di qua e di là dall’Atlantico cresce ogni giorno di più la mobilitazione sociale per il ritiro senza se e senza ma del trattato. E tuttavia il tentativo di regalare l’intero pianeta alle multinazionali è serio e verrà perseguito fino in fondo, perché è su di esso che si gioca la battaglia tra la prosecuzione di un modello in piena crisi sistemica e una drastica inversione di rotta.

Come hanno informato Mary Ellen Kustin e Soren Rundquist, del “Environmental Working Group”, la ricerca dimostra che quasi 500 scuole primarie si trovano a meno di 60 Mt. dai campi di soia e di mais, “Questo ritrovamento è allarmante”, hanno scritto, “perchè i bambini sono sono particolarmente vulnerabili all’erbicida tossico 2,4-D Enlist Duo della Dow AgroSciences”. Kustin e Rundquist hanmno segnalato che l’erbicida non ha effetti ad una distanza maggiore di 61 Mt. se applicato corettamente, la valutazione dei rischi fatta dalla EPA (Agenzia di protezione del Medio Ambiente) ha scoperto che altre applicazioni del 2,4-D si sono spostate a più di 300 Mt. Gli autori hanno concluso che la EPA deve portare molta più attenzione alla valutazione dei rischi e dei pericoli di esposizione aggiuntiva che subiscono i bambini che vivono e studiano nei paraggi dei campi di soia e di mais. La copertura delle informazioni su questi fatti viene sistematicamente limitata dai media. Ad esempio la copertura della CNBC relativa alla decisione della USDA ha fatto riferimento alla controversia sulle denominate “super sterpaglie” e sul costo di milioni di dollari per gli agricoltori, ma non ha fatto riferimento agli effetti del glisolfato sulla salute umana. Così anche gli altri media più importanti che hanno relegato la notizia nelle pagine interne di carattere scientifico. Da notare che l’USDA dovrebbe valutare se le coltivazioni transgeniche minacciano altre culture, mentre l’EPA è incaricata di sorvegliare la sicurezza degli erbicidi. Il Los Angeles Times ha indicato che “nessuna agenzia si occupa della questione politica più rilevante, cioè se la nazione si stia imbarcando verso un percorso potenzilmente pericoloso verso la creazione di erbacce sempre più resistenti ed irrorando le coltivazioni con dosi sempre maggiori e frequenti di erbicidi sempre più forti”. Davanti a tale questione i redattori del Los Angeles Times hanno scritto che queto dovrebbe risolversi prima che il paese intensifichi la guerra fuori dei campi”. La questione riguarderà presto anche l’agricoltura europea dove, nella maggior parte dei paesi europei, l’utilizzo massicio di questi erbicicidi e la coltivazione delle culture transgeniche e degli OGM è vietata. Tutto questo verrà meno se la Commissione Europea approverà (come si appresta a fare) il trattato TTIP (Commercio Trans Atlantico) che consentirà alle grandi corporations USA di entrare in Europa e di portare a giudizio presso Organismi Privati qualsiasi stato che non volesse accettare la deregolamentazione di queste normative sull’utilizzo delle sostanze chimiche nell’agricoltura distribuite dalle grandi muiltinazionali (corporations). Questo spiega i grandi interessi che sono in gioco per l’approvazione di questo trattato e la fretta del governo USA a far sottoscrivere tale trattato vincendo le resistenze di alcuni paesi. La pressione delle multinazionali e dei governi spinge perché si arrivi ad una bozza di accordo prima che negli Stati Uniti inizi la campagna elettorale delle presidenziali (previste nel novembre 2016), e la recente approvazione dell’omologo negoziato sul versante Pacifico (TPP) ha galvanizzato le truppe di quanti vogliono trasformare lo stato di diritto in stato di mercato e realizzare l’utopia delle multinazionali: unico faro della vita economica, politica e sociale devono essere i profitti, cui vanno sacrificati tutti i diritti del lavoro e sociali, i servizi pubblici, i beni comuni e la democrazia. Si apre una fase decisiva per quello che si profila come il più grande trattato di libero scambio del pianeta, nonché il nuovo quadro legislativo globale, cui tutti, volenti o nolenti, dovranno conformarsi.


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AGRICOLTURA ED ECOLOGIA

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LA UE CANCELLA LA MESSA AL BANDO DEI PESTICIDI!

di William Engdahl ………………………

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on il pretesto delle discussioni top secret sul Partenariato Transatlantico per il Commercio e l’Investimento, e le enormi pressioni esercitate da giganti dell’industria chimica come Bayer AG e BASF, la Commissione UE ha silenziosamente accantonato i piani per rendere più stringenti le norme di sicurezza sui pesticidi. Il che non è una questione burocratica di poco conto. Sono a rischio la salute e la sicurezza di centinaia di milioni di persone nell’UE, per non parlare di animali, uccelli e insetti e dell’ecosistema nel suo insieme. Nel 1999, 16 anni fa, la Commissione UE cominciò a considerare i possibili danni alla salute causati da una classe di pesticidi chimici noti come EDC, o “interferenti endocrini”. La tragedia è che Bruxelles non ha ancora fatto nulla per salvaguardare la salute dei suoi cittadini in base al principio di precauzione, per il quale: se qualcosa potrebbe nuocere, ci sono prove che nuoccia e non si può essere più precisi, meglio metterlo al bando finché si sia acquisita assoluta certezza; che si tratti di prodotti OGM, diserbante Roundup al glifosato, ECD o DDT. Gli scienziati mettono in relazione l’esposizione agli ECD, anche a basse dosi, con un aumento di anomalie fetali, mutazioni genitali, minore numero di spermatozoi, malformazioni genitali, mancata discesa dei testicoli, infertilità, cancro e perfino riduzione del quoziente intellettivo. Uno studio recente condotto dalla Washington University School of Medicine ha trovato un collegamento tra 15 ECD contenuti in plastiche, prodotti per la cura personale, cosmetici e molti utensili domestici, e menopausa precoce. Si stima che nell’UE il costo sanitario annuo dei danni derivanti dall’esposizione agli EDC sia tra i 157 e i 270 miliardi di euro. Si possono trovare interferenti endocrini nei contenitori alimentari, nelle plastiche, in mobili, giocattoli, moquette e cosmetici. Il professor Philippe Grandjean della Harvard University, facente parte dei 18 massimi endocrinologi mondiali che hanno condotto uno studio sugli effetti degli interferenti, ha commentato: “La cosa scioccante è che gran parte di quel costo è legata alla perdita di funzionalità cerebrale nella prossima generazione.” (The Guardian.com). In base a tali studi scientifici, l’UE aveva preparato una lista di 31 interferenti endocrini da mettere completamente al bando nel 2014. Sempre più studi avevano dimostrato che gli ECD producono effetti tossici in dosi estremamente basse, e perciò l’unica soluzione è bandirli completamente. Angeliki Lyssimachou, tossicologa ambientale con Pesticides Action Network-Europe (PAN) ha affermato: “Se i criteri proposti dalla commissione fossero stati applicati correttamente, ormai sarebbero stati messi al bando 31 pesticidi, assolvendo così il compito di proteggere uomini e ambiente dall’esposizione cronica a bassi livelli di interferenti endocrini nei pesticidi.” Invece, ora l’UE favorisce l’opzione, appoggiata dall’industria, di misurare gli EDC, ovvero di stabilire dei limiti al di sotto dei quali l’esposizione verrebbe considerata sicura, sebbene non siano stati condotti studi complessivi sugli effetti a lungo termine sugli esseri umani. Apparentemente gli interessi del commercio internazionale di sostanze tossiche sono stati considerati più importanti dagli opachi e non eletti burocrati senza volto della Commissione UE a Bruxelles, che possiede un enorme potere anonimo sulla nostra vita quotidiana, lontano da controlli ed equilibri democratici. Il burocrate chiave senza volto che ha impedito la messa al bando degli interferenti ha ora un nome: si chiama Catherine Day. Siede a fianco del presidente UE Jean Claude Junker e probabilmente esercita maggiore potere come attuale Segretario Generale della Commissione Europea, carica che detiene da 10 anni e due presidenze. Secondo documenti UE ottenuti dal britannico Guardian, appena resi pubblici, l’irlandese Day cancellò la prevista messa al bando degli EDC il 2 luglio 2013, appena poche ore dopo la visita a Bruxelles di rappresentanti degli ufficiali statunitensi per il TTIP in missione in Europa. Quello stesso giorno, la Segretaria Generale Day inviò una lettera al Direttore Generale per l’Ambiente, il tedesco Karl Falkenberg, dicendogli di abbandonare le bozze dei criteri

che avrebbero bandito gli EDC in base al principio di precauzione, in attesa venissero condotti studi sanitari a lungo termine. Colossi chimici europei come la Bayer AG e la BASF si unirono alla Camera di Commercio Americana nell’esercitare forti pressioni contro la messa al bando. Nelle settimane precedenti il 2 luglio 2013, il comitato per il TTIP della Camera di Commercio Americana a Washington inviò una lettera alla Commissione UE, affermando: “Siamo preoccupati nel vedere che questa decisione [di mettere al bando gli EDC], oggetto di molti dibattiti scientifici, potrebbe venire presa su base politica, senza prima valutare i suoi effetti sul mercato europeo.” Anche la BASF lamentò che la messa al bando delle sostanze contenute nei pesticidi “restringerà il libero scambio di prodotti agricoli a livello globale.” I documenti interni dell’UE ottenuti dal Guardian rivelano che una delegazione di alto livello della Camera di Commercio Americana incontrò gli ufficiali commerciali dell’UE il 2 luglio 2013, insistendo affinché l’UE facesse cadere i criteri previsti per identificare gli EDC, a favore di un nuovo “studio sull’impatto” che avrebbe lasciato gli EDC così com’erano. I documenti riportano che a un certo punto dell’incontro gli ufficiali dell’UE pregavano di considerare che “nonostante desiderassero il successo del TTIP, non avrebbero voluto esser visti abbassare gli standard dell’UE”. Se anche fossero stati messi al bando tutti i 31 EDC che erano stati proposti, l’impatto sulle vendite di prodotti chimici nell’UE sarebbe forse arrivato a 9 miliardi di euro annui. Confrontatelo con i costi derivanti dall’esposizione a EDC, valutati fino a 270 miliardi annui. Quando i giornalisti hanno richiesto alla Commissione UE di rendere pubblici gli appunti e le discussioni, una portavoce della Commissione ha replicato: “La Commissione non ha nessun obbligo di pubblicare i documenti interni. Come sapete, essa agisce in piena indipendenza e nell’interesse generale europeo.” Mi scusi, signora portavoce, potrebbe ripetere, lentamente? “Come sapete, la Commissione Europea agisce in piena indipendenza e nell’interesse generale europeo”? Catherine Day, difendendo il suo annullamento della messa al bando proposta, ha mentito e dichiarato che: “Ovviamente non c’è niente di vero nelle accuse secondo cui la nostra posizione è stata influenzata dall’industria o da nessun altro. La nostra preoccupazione è solo per la qualità e la coerenza del lavoro della commissione, ma non tutti vogliono aspettare per questo.” Sì, il suo lavoro alla Commissione è coerentemente distruttivo per la popolazione dell’UE, ma ecco perché Bruxelles preferisce restare il più senza volto possibile. Continuiamo a lasciare che gli ineletti e immorali burocrati senza volto dell’UE esercitino il potere sulla nostra salute, su quella dei nostri figli e sulle nostre vite, permettendo i tossici OGM o gli EDC.

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Dichiarazione di Matteo Renzi e del Presidente della Confindustria, relativamente al TTIP (Trattato Trans Atlantico): “Ogni giorno che passa è un giorno perso per l’intesa, il nostro è un appoggio totale e incondizionato”. La dichiarazione del premier Matteo Renzi non lascia spazio a dubbi o ripensamenti, il Ttip si farà e l’Italia è pronta a firmarlo in bianco. Dello stesso avviso il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che due giorni fa, intervenendo ad un convegno sul trattato transatlantico, ha dichiarato: “il negoziato va

rilanciato mettendo in luce i vantaggi, che sono tanti. Bisogna perseguire con tenacia la strada del dialogo intercontinentale perché c’è sempre più bisogno di accesso al mercato”. Dichiarazione del ministro degli Esteri Italiano Gentiloni: “Il TTIP è uno dei punti da tenere in cima all’agenda

della presidenza italiana dell’unione, almeno per impedire la paralisi del negoziato”.

COMMENTO DI CLAUDIO RAMPINI: ............................................ Se avete letto i giornali – italiani e internazionali – negli ultimi mesi, è possibile che vi siate imbattuti più di una volta nella sigla TTIP. Con questa sigla si intende il trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti: TTIP è un acronimo del nome in inglese, “Transatlantic Trade and Investment Partnership”. È un accordo commerciale di libero scambio in corso di negoziazione tra l’Unione europea e gli Stati Uniti d’America: inizialmente veniva chiamato TAFTA, da area transatlantica di libero scambio, riprendendo l’acronimo di altri simili trattati già esistenti (come il NAFTA). Il trattato è ancora in fase di discussione, non solo tra le parti: nella politica e tra i gruppi che ne stanno seguendo i negoziati, per alcuni «prevede che le legislazioni di Stati Uniti ed Europa si pieghino alle regole del libero scambio stabilite da e per le grandi aziende europee e statunitensi», per altri faciliterebbe i rapporti commerciali tra Europa e Stati Uniti portando opportunità economiche, sviluppo, un aumento delle esportazioni e anche dell’occupazione. Il trattato coinvolge i 50 stati degli Stati Uniti d’America e le 28 nazioni dell’Unione Europea, per un totale di circa 820 milioni di cittadini. La somma del PIL di Stati Uniti e Unione Europea corrisponde a circa il 45 per cento del PIL mondiale (i dati sono del Fondo Monetario Internazionale aggiornati al 2013). Si tratta dunque, non fosse altro che per il suo impatto globale potenziale, di un trattato di importanza storica. Nel giugno del 2013 il presidente degli Stati Uniti Barack Obama e l’allora presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, dopo più di dieci anni di preparazione, hanno avviato ufficialmente i negoziati sul TTIP; dovrebbero essere completati nel 2015. Il trattato dovrà poi essere votato dal Parlamento europeo, per quanto riguarda l’UE. A condurre i colloqui per conto dell’Unione Europea è la direzione generale commercio della Commissione europea – cioè uno dei “ministeri” in cui è suddivisa la Commissione – diretta finora dal belga Karel De Gucht e sostituito da Cecilia Mallström nella nuova commissione Juncker. Ci sono due negoziatori ufficiali tra le parti: per l’UE è Ignacio Garcia Bercero mentre Dan Mullaney è la sua controparte statunitense. I negoziati si sono svolti per ora in sette diversi incontri, l’ultimo a Washington dal 29 settembre al 3 ottobre. Va subito detto che si tratta di negoziati segreti – lo sono ancora, in parte – accessibili solo ai gruppi di tecnici che se ne occupano, al governo degli Stati Uniti e alla Commissione europea. La questione della segretezza è stata e continua a essere uno dei maggiori punti di opposizione al trattato, denunciato da molte e diverse organizzazioni sia negli Stati Uniti che nei paesi dell’Unione Europea.


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Lunedi 14 Marzo 2016

AGRICOLTURA ED ECOLOGIA

TTIP: SE APPROVATO, VIA LIBERA AD 82 PESTICIDI VIETATI IN EUROPA

di Andrea Stopponi ………………………

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li interessi delle parti e delle grandi multinazionali sono quelli che vincono sempre in favore di interessi commerciali strategici e a scapito di ambiente e salute. Qualcuno si chiederà cosa può il singolo cittadino, è sicuro che il disinteresse comune non fa altro che favorire chi pone in cima alla lista potere e soldi invece che il benessere comune. Così se verrà approvato il Ttip, come emerge da un rapporto del CIEL (Center for International and Enviromental Law), e cioè l’accordo di libero scmbio fra USA e Ue le barriere che vietano l’uso di pesticidi nocivi in agricoltura cadranno definitivamente. E noi dovremmo rimanere qui a subire il nostro avvelenamento e quello dell’ambiente che ci circonda?

Sono i grandi gruppi commerciali ed in particolare quello agroalimentare che stanno facendo non poche pressioni per ottenere quello che conviene loro: puntano, in accordo con la Commissione europea e il governo statunitense, a far saltare le barriere non tariffarie al commercio. Sono in pratica quelle normative a tutela dell’ambiente, della salute umana e di altri beni e servizi pubblici. Stiamo rischiando, in base a quanto evidenziato nel rapporto che questo abbia un impatto pesante sui regolamenti che limitano l’uso di pesticidi sia negli Stati Uniti che nell’Unione europea. Le proposte avanzate dalla CropLife America e dall’European Crop Protection Association (ECPA), puntano ad ammorbidire gli standard più severi in materia di anticrittogamici in vigore nell’Ue e nei singoli Stati americani. Erica Smith, principale autrice dell’analisi afferma:

«Se adottate, queste raccomandazioni contrasteranno la regolamentazione dei pesticidi che è essenziale per la tutela dei lavoratori, dei consumatori e delle comunità». L’obiettivo dell’industria è chiaro: allentare i regolamenti e le norme che tutelano salute e ambiente. E per mascherare i campanilistici interessi come è avvezza la polita commerciale si tirano fuori i soliti paroloni complessi ma in sostanza privi di significato se non quello di “fottere” il prossimo, ad esempio si parla di “convergenza regolamentare” e “cooperazione normativa”, che secondo Smith equivalgono, nel gergo del settore, alla richiesta di «adozione del minimo comune denominatore». CropLife America e ECPA, che sono le associazioni di categoria che rappresentano i principali produttori (o meglio gli interessi dei produttori) di sostanze chimiche per l’agricoltura

(tra cui BASF, BayerCrop Science, Dow AgroSciences, DuPont Crop Protection, Monsanto e Syngenta Crop Protection) chiedono a gran voce che la politica elimini o riduca gli ostacoli al commercio, promuovendo una cooperazione normativa in linea con gli obiettivi del Ttip. Le associazioni puntano all’adozione del sistema statunitense di valutazione del rischio chimico che, secondo l’analisi di Ciel, permette l’utilizzo di almeno 82 pesticidi attualmente vietati nell’Ue. Tra questi ce ne sono alcuni riconosciuti come cancerogeni e interferenti endocrini, e si capisce perchè anche a Lima non si sia concluso nulla in merito alle emissioni di CO2. Inoltre, la proposta dell’industria raccomanda che i livelli massimi di residui degli antiparassitari consentiti sui prodotti alimentari siano quelli ammessi negli Stati Uniti. In alcuni casi,

questi livelli sono centinaia di volte superiori a quelli attualmente consentiti in Europa. Ma l’indagine del Ciel rivela anche che, in base alla proposta delle multinazionali chimiche si interferirebbe con le moratorie attuali da parte dell’Ue e di alcuni governi locali degli Stati Uniti sull’uso dei pesticidi neonicotinoidi, che si pensa siano responsabili del crollo della popolazione di api in tutto il mondo. E’ questo il clima in cui si svolgerà il prossimo tavolo negoziale sul Ttip che è in programma per i primi di Febbraio a Bruxelles. Se noi cittadini non cominciamo a farci sentire seriamente, permetteremo che queste multinazionali facciano dell’Europa un cimitero. L’Europa sin dagli anni ’90 ha vietato l’impiego di sostanze anabolizzanti e di ormoni, ingaggiando un dura lotta con USA e Canada. La difficoltà è che

sospendendo il trattamento un paio di settimane prima della macellazione è impossibile per un laboratorio distinguere la carne trattata. In realtà esistono metodi analitici innovativi che evidenziano alterazioni metaboliche ma non essendo riconosciuti a livello ufficiale si possono usare solo come screening.

Se noi cittadini non cominciamo a farci sentire seriamente, permetteremo che queste multinazionali facciano dell’Europa un cimitero.

In arrivo carne americana proveniente da animali imbottiti di estrogeni, anabolizzanti e sostanze classificate cancerogene;

SE PASSA IL TTIP TUTTO CIÒ SARÀ PRESTO REALTÀ

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opo i polli con gli antibiotici l’adesione dell’Europa al Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti (TTIP) proposto dagli Stati Uniti aprirà le porte alle bistecche di manzo ottenute da animali imbottiti di ormoni, anabolizzanti, beta agonisti. Si tratta di sostanze chimiche e medicinali il cui uso in Europa è vietato, salvo quando il veterinario deve curare un animale malato. La questione non è banale visto che in alcu-

ni casi si tratta di sostanze classificate dallo IARC come cancerogene. Nonostante ciò gli americani utilizzano anabolizzanti e ormoni con regolarità. Come conciliare la filosofia europea contro il trattamento generalizzato degli animali (a tutela della salute pubblica), con quella americana che autorizza le somministrazioni per aumentare la produzione di carne? Per capire meglio bisogna spiegare il meccanismo. Negli allevamenti statunitensi per dare sostanze

anabolizzanti agli animali non usano mangimi (trattandosi spesso di sostanze simili a quelle naturalmente presenti nell’organismo, sarebbero in buona parte destinate ad essere metabolizzate dall’apparato digerente) e nemmeno siringhe per inoculare le dosi in quanto troppo dispendioso. Nella maggior parte dei casi viene inserita sottopelle una capsula delle dimensioni di un microchip in grado di rilasciare per 15-20 giorni un cocktail di ormoni. Il dosaggio è diverso in base al sesso. L’obiettivo è avere un prodotto il più possibile standardizzato con un rapporto ottimale tra fibre muscolari e grasso. In questo modo si riducono le differenze tra

maschi e femmine e si ottiene carne succulenta. Tra gli ormoni utilizzati negli USA troviamo il beta estradiolo (sostanza classificata come cancerogena dalla IARC, ma anche naturalmente presente nel corpo umano, nei bovini e in alcuni vegetali oltre che essere un ingrediente importante della pillola anticoncezionale) (*), il progesterone, il testosterone, i beta agonisti ecc… Secondo gli americani un uso a basso dosaggio per periodi prolungati, non aumenta il livello di esposizione dei consumatori in quanto i singoli residui non superano quelli che possono essere presenti fisiologicamente in alcuni periodi della vita degli animali. Sono vietati i cortisonici

che incrementano la ritenzione idrica e incentivano l’appetito e i tireostatici che agiscono sulla funzione della tiroide aumentando la quantità di acqua nei muscoli. L’Europa sin dagli anni ’90 ha vietato l’impiego di sostanze anabolizzanti e di ormoni, ingaggiando un dura lotta con USA e Canada. La difficoltà è che sospendendo il trattamento un paio di settimane prima della macellazione è impossibile per un laboratorio distinguere la carne trattata. In realtà esistono metodi analitici innovativi che evidenziano alterazioni metaboliche ma non essendo riconosciuti a livello ufficiale si possono usare solo come screening. L’altro elemento da considerare

è l’assenza di statistiche in grado di dimostrare che le persone abituate a consumare carne con ormoni e anabolizzanti presentano un indice di rischio maggiore. Per questo motivo nell’ambito degli accordi di libero scambio (GATT e WTO) l’Europa non è riuscita a dimostrare la pericolosità della carne bovina trattata che, secondo la commissione CODEX, può essere considerata sana al pari dell’europea.


Lunedi 14 Marzo 2016

di Jonathan Benson ………………………

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altro elemento da considerare è l’assenza di statistiche in grado di dimostrare che le persone abituate a consumare carne con ormoni e anabolizzanti presentano un indice di rischio maggiore. Per questo motivo nell’ambito degli accordi di libero scambio (GATT e WTO) l’Europa non è riuscita a dimostrare la pericolosità della carne bovina trattata che, secondo la commissione CODEX, può essere considerata sana al pari dell’europea. Forti di queste premesse gli esperti di Bruxelles favorevoli alla firma del trattato TTIP ribadiscono che nell’eventualità di un accordo la carne bovina che arriverebbe nei nostri supermercati si potrebbe classificare a tutti gli effetti come sicura non esistendo metodi analitici per risalire all’impiego di anabolizzanti e ormoni. Questo ragionamento si base su un principio di equivalenza che però viene contestato dagli esperti. Secondo gli studiosi occorre pretendere dagli USA l’applicazione del principio di identità. Ovvero stesse modalità di allevamento e non semplice equivalenza dei criteri di salubrità. I bovini im-

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AGRICOLTURA ED ECOLOGIA portati devono rispettare le norme su: benessere animale, igiene del processo di macellazione, divieto di uso di tutte le sostanze anabolizzanti e adozione del principio di precauzione. Tutto ciò però non sarà mai scritto nell’accordo. Se viene firmato il trattato TTIP con gli USA saremo invasi da carne americana proveniente da animali imbottiti di medicinali. In questo modo la sicurezza alimentare, il controllo della filiera che a fatica gli europei hanno ottenuto e realizzato negli ultimi 30 anni con leggi e controlli, saranno spazzati via. I consumatori potranno riconoscere le bistecche importate dagli USA perché l’etichetta dovrà indicarne l’origine, ma nulla si potrà sapere per la carne utilizzata nei salami, nei ripieni per ravioli, negli omogenizzati per bambini o nei piatti pronti perché l’etichetta non deve indicare l’origine della materia prima. C’è poi un fattore economico da considerare. Le capsule sottopelle e i farmaci vengono somministrati per accelerare la crescita e ottenere una bistecca con il giusto equilibrio tra muscolo, grasso e tessuto connettivo. Tutto ciò riduce i costi negli allevamenti e permette di esportare a prezzi compet-

C’è il biotech dietro la distruzione degli uliveti italiani? L’Italia è conosciuta internazionalmente soprattutto per 3 cose: la cucina, la politica terribile, e i suoi panorami e spiagge. Negli ultimi mesi si è sviluppata una serie di eventi che ha riguardato questi 3 aspetti. Attivisti, agricoltori e un’indagine del governo hanno fatto un po’ di luce su quello che potrebbe essere un attacco nascosto dell’industria biotecnologica ad uno dei pilastri della cultura italiana e della sua tradizione culinaria: gli ulivi. L’area del Salento, in Puglia, ospita alcuni dei più antichi uliveti del pianeta. Gli alberi secolari non vengono considerati proprietà esclusiva di chi li possiede, ma un patrimonio collettivo del popolo italiano. La loro presenza ha dato da vivere a migliaia di persone per millenni. Negli ultimi mesi, però, un fenomeno chiamato CoDiRo, o Complesso del Disseccamento Rapido degli Ulivi, ne ha fatti seccare molti. Tra le cause di questa malattia potrebbe esserci il batterio Xilella fastidiosa, che attacca, tra le altre cose, il silema degli agrumi e delle viti, li secca e secca le loro escrescenze, impedendo spesso la comparsa dei frutti. Prima del 2014 non si erano mai registrati casi di queste infestazioni batteriche negli ulivi. All’inizio della crisi, il diffondersi della malattia veniva spiegato dalle autorità regionali come il risultato di molteplici fattori e patogeni, da cui il termine “complesso” nel nome. Ne erano considerati responsabili almeno 4 infezioni fungine, insieme a un insetto che si nutre di silema e alla xylella fastidiosa. Ciò era stato confermato da un’equipe investigativa indipendente dell’Unione Europea. Anche un documento pubblicato dal governo locale nel 2014 aveva ammesso che il disseccamento degli ulivi rappresentava “una questione fito-sanitaria piuttosto complessa, a causa dei diversi fattori in gioco”. Il comandante della Guardia Forestale incaricato di contenere l’epidemia, Giuseppe Silletti, all’inizio aveva dichiarato che il semplice rivolgimento del terreno attorno agli ulivi aveva eliminato il 90% della popolazione di insetti vettori del batterio. Nonostante questo, le lobby governative e biotecnologiche, insieme ai media amici del big business, hanno presto cominciato ad attribuire il danno esclusivamente al batterio xylella fastidiosa, ignorando gli altri fattori come l’inaridimento del suolo a causa di erbicidi e pesticidi e la possibile selezione di certe specie di insetti. La complessità del caso è stata quindi drasticamente semplificata per presentare una minaccia che potrebbe perfino non esistere. Per affrontare questo problema apparentemente grave il governo italiano ha optato per una soluzione radicale: la completa distruzione di tutti gli alberi ritenuti infettati e di quelli ad essi vicini. Per mesi, agricoltori ed attivisti si sono opposti a quella che sarebbe la condanna a morte degli ulivi centenari e porterebbe alla miseria gli agricoltori. La battaglia per gli ulivi ha raggiunto il picco a fine maggio, quando il governo locale ha deciso di procedere con lo sradicamento degli alberi e gli ambientalisti si sono appostati su alcuni di loro per impedirlo. Per difendere la sua pratica, il governo della regione Puglia ha affermato di aver ricevuto l’ordine di sradicamento dall’UE: affermazione però completamente negata dagli ufficiali UE interessati.

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UN PRODOTTO STANDARDIZZATO TRA FIBRE MUSCOLARI E GRASSO itivi generando una concorrenza sleale nei confronti dei nostri allevatori. Il mito da sfatare è che queste bistecche “gonfiate” quando arrivano in padella si ritirano. Non è vero. L’effetto restringimento si registra soprattutto su carni troppo magre e su quelle trattate con corticosteroidi o tireostatici, non su quelle “ottimizzate” con ormoni. Nell’aprile 1999, il CSMVSP ha concluso, pur con gradi diversi di attendibilità, che l’uso dei sei ormoni (l’estradiolo 17-beta, il progesterone, il testosterone, lo zeranol, l’acetato di trenbolone e l’acetato di melengestrolo) per stimolare la crescita dei bovini costituisce un rischio per il consumatore. In Europa secondo il principio di precauzione un trattamento o un additivo non possono essere autorizzati se non esistono evidenze scientifiche sull’effettiva sicurezza scaturite da complesse analisi del rischio. Se ci sono dei dubbi il medicinale o la sostanza chimica non si può utilizzare. In USA l’approccio è inverso: tutto è ammesso finché qualcuno dimostra che esiste un rischio per la salute. Il Comitato Nazionale per

la Sicurezza Alimentare (CNSA) ha inviato oggi al ministro della salute Beatrice Lorenzin il parere relativo alla pubblicazione della rivista “The Lancet – Onclogy” dell’abstract di una monografia IARC che mette in relazione il consumo di carne rossa e di carni trasformate all’aumentato del rischio di sviluppo di tumori. Il documento elaborato dal

Comitato nazionale per la sicurezza alimentare è il frutto di diversi incontri tenuti negli ultimi tre mesi. Il gruppo di esperti ha spiegato che un parere definitivo si potrà dare solo quando, nel secondo semestre di quest’anno, sarà disponibile la versione finale e completa della monografia. In attesa della pubblicazione il CNSA ha preso atto che la classificazione dello

IARC sulla la carne rossa definita come “probabilmente cancerogena” e di quella trasformata definita come “sicuramente cancerogena” è stata fatta sulla base di evidenze scientifiche.

MONSANTO FA SQUADRA CON L’ESERCITO USA PER COLPIRE GLI ATTIVISTI ANTI-OGM

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n efficace articolo investigativo pubblicato di recente da un importante giornale tedesco ha rivelato dettagli scioccanti sulle tattiche usate dal gigante della chimica Monsanto per assumere il controllo dell’agricoltura globale. Secondo questa analisi scrupolosa, la Monsanto bersaglia ricercatori indipendenti, scienziati, attivisti e altri che si oppongono agli organismi geneticamente modificati (OGM) utilizzando le vaste risorse e la manodopera sia del governo federale statunitense sia del complesso militare industriale americano. Il resoconto, apparso il 13 luglio nell’edizione cartacea del Suddeutsche Zeitung, spiega con rigorosi dettagli come sia gli individui che i gruppi contrari agli OGM e alle altre tecnologie agricole basate sulla chimica sono stati minacciati, attaccati, calunniati e terrorizzati. In numerose occasioni documentate, precise informazioni sui pericoli degli OGM sono

Anche il notevole sito di indagine sugli OGM, GMWatch.org, è stato bersagliato senza sosta con attacchi informatici almeno dal 2007; una tendenza preoccupante che il responsabile del sito è convinto provenga dall’industria biotecnologica. Come abbiamo riportato nel 2012, alcuni degli attacchi più intensi contro il sito avvennero poche settimane e giorni prima del voto sulla storica Proposta 37 in California, che avrebbe reso obbligatoria l’etichettatura degli OGM al dettaglio. Le persecuzioni di Monsanto sono rese possibili dall’occupazione del governo federale.

state efficacemente bloccate da forze misteriose che molti affermano essere l’industria chimica. Un grandissimo numero di critici della Monsanto riporta attacchi regolari compiuti da hacker professionisti spiega un frammento dell’articolo. “La Monsanto ha legami con i Servizi Segreti USA, con l’Esercito, con spietate compagnie di sicurezza private e, ovviamente, con il Governo Statunitense.” Un esempio indicativo di questo fu quando il gruppo ambientalista europeo Amici dellaTerra, insieme all’Associazione Tedesca per la Protezione di Natura e Ambiente (BUND), venne colpito prima della pubblicazione di uno studio schi-

hanno perfino ammesso negli anni passati che la cosiddetta “guerra informatica” è necessaria per proteggere gli interessi economici sia all’interno che all’estero. “Immaginate internet come un’arma sul tavolo,” avrebbe detto l’ex responsabile alle pubbliche relazioni della Monsanto, Jay Byrne, nel 2001. “O la usi tu o la usa il tuo avversario, ma qualcuno verrà ucciso.” Sono parole potenti, che suonano sempre più vere mentre continuano ad emergere resoconti sulle tattiche intimidatorie della Monsanto contro i governi stranieri che rifiutano le sue offerte. Documenti confidenziali resi pubblici di recente da Wikileaks, per esempio, rivelano un piano degli ufficiali governativi per “vendicarsi” contro le nazioni che hanno rifiutato di accettare gli OGM, anche quando i popoli di quelle nazioni non volevano niente a che fare con tale tecnologia.

acciante sugli effetti nocivi alla salute del glifosato, il principale principio attivo del Roundup, l’erbicida della Monsanto. Pochi giorni prima della pubblicazione, un virus misterioso infettò il computer del maggiore organizzatore dello studio, rischiando di far rinviare molte pubblicazioni importanti.

Oggigiorno la Monsanto ha molti amici stretti nei ranghi del governo federale statunitense. Dozzine di posizioni governative chiave sono di fatto tenute da ex dirigenti della Monsanto; una mossa strategica che ha dato alla multinazionale accesso esclusivo al genere di risorse necessario per condurre attacchi informatici su vasta scala contro i suoi oppositori. Gli stessi dirigenti della Monsanto


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Lunedi 14 Marzo 2016

AMBIENTE: VAL DI SUSA

VENTICINQUE ANNI DI LOTTE NO TAV IN VAL DI SUSA di Valentina Lega ……………………

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lle 11.15 del 27 gennaio 2016, sotto un cielo denim chiaro, dopo aver attraversato il borgo di Chiomonte e raggiunto la riva sinistra della Dora, ci presentammo al checkpoint di via dell’Avanà, poco oltre la centrale idroelettrica. La centrale. Sorella piccola delle montagne, sposa del fiume dal 1910, era stata nutrice delle industrie della val di Susa e di Torino. Si stagliava, virata in seppia e fiera del suo lavoro, in cartoline d’epoca vendute su ebay, e gli scolari venivano ancora a vederla, ad ammirarla, perché era stata una grande opera di quelle sensate,lei, e funzionava ancora, serviva ancora, lei. Altre opere lì nei paraggi, invece… tsk. Al posto di guardia, una triste casupola esalò fumo biancastro e tre poliziotti blu di Prussia, che subito fermarono l’auto. Usarono la terza persona plurale come pronome di cortesia e il verbo “favorire” nell’accezione tipica delle guardie: “Favoriscano i documenti. Dove stanno andando?”. Fu allora che cominciò il battibecco. Volevamo andare prima alla Maddalena, la cascina sull’orlo del cantiere-fortilizio, poi ai terreni posseduti dai No Tav in località Colombera, per unirci a uno dei famosi “pranzi del mercoledì”. Con noi c’erano due dei 1.400 proprietari, Guido e Nicoletta. Si chiamava la Colombera perché, sulla collina, si ergeva una torre abbandonata e ammantata di rampicanti che era servita, appunto, da colombaia. Un tempo ce n’erano tante, sparse in tutto il nord Italia, da Ventimiglia a Venezia. Si allevavano colombi per vari motivi: per mandarli in giro con messaggi; per addestrare gli stormi e farli volare in apposite competizioni; per farne richiami da caccia; per mangiarli… e per tutte queste cose insieme. E poi, i colombi erano belli. Erano magici. Ricordavo colombe bianche uscire in un frullo d’ali dalle maniche di Silvan. Mariano, il mio amico mago, mi aveva raccontato di un illusionista alcolizzato che aveva perso i sensi poco prima dello show e, crollando al suolo, aveva schiacciato tutte le colombe che portava nascoste nel blazer, prigioniere. Alla mia domanda su chi avesse allevato colombi in quella torre, Abraracourcix aveva sciorinato informazioni: “Fino al 1713 Chiomonte e la val Clarea erano terra di confine tra il regno di Francia (e prima ancora il Delfinato) e le terre dei conti di Savoia… È probabile che ci fosse una guarnigione, e che questa allevasse piccioni per poter comunicare con le guarnigioni di Oulx e Briançon. In seguito la torre è rimasta, e probabilmente i colombi erano allevati per cibarsene”. La Colombera mi faceva pensare al mago etilista dell’aneddoto: solinga, pie-

na di fantasmi di uccelli da diporto, stava proprio sul ciglio di un dirupo e sembrava vacillare, sbilanciata da un cappuccio di rampicanti. Quanto al dirupo, s’affacciava su un orrido. Scendevi una scalinata e arrivavi alla sorpresa: uno specchio d’acqua sotterraneo che pochi conoscevano. Figurava già, con il nome di Lago piccolo, nellaCarta topografica in misura della Valle di Susa e di quelle di Cezane e Bardonneche divisa in nove parti, realizzata dai cartografi sabaudi tra il 1764 e il 1768. Era acqua risorgiva della Dora, sbucava lì passando per chissà quali anfratti, limpida, perfettamente trasparente e dunque verde smeraldo, come il fondo nel quale l’occhio andava a distendersi. Nel 2008, quand’era ministro dei trasporti tale Antonio Di Pietro, nei pressi della Colombera doveva sbucare ben altro: il (ratataplan!) “tunnel di base” della Torino-Lione. Si parlava anche di un viadotto attraverso le Gorge della Dora. Il movimento aveva avuto l’idea di comprare il terreno, dividendolo poi in 1.397 minilotti da meno di un un metro quadro, ciascuno proprietà di un attivista. L’intento era complicare le procedure di esproprio; in subordine, si voleva stabilire un nuovo avamposto. La prima festa dell’acquisto collettivo, chiamata Compra un posto in prima fila, si era svolta il 30 marzo 2008, una delle tante giornate memorabili nella storia e nella tradizione orale dei No Tav. Nel giugno dello stesso anno si era fatto il bis a Venaus: 1.500 acquirenti No Tav per il terreno dov’era sorto il presidio più famoso, quello sgomberato dalla polizia il 5 dicembre 2005 e riconquistato tre giorni dopo da una moltitudine mai vista prima, un’alluvione di corpi che aveva travolto e messo in fuga le forze dell’ordine. Era stata la vittoria più importante, quella che aveva costretto l’avversario a cambiare piani, a ritrarsi dalla bassa valle e salire, inerpicarsi, cercare una gola in alta valle dove andarsi a rintanare. Il terzo acquisto di massa era avvenuto più alla chetichella. Nel gennaio 2010, i No Tav avevano appreso che il cantiere del “cunicolo geognostico”, quello sbaraccato a Venaus quattro anni prima, avrebbe aperto in val Clarea, tra Giaglione e Chiomonte, accanto ai piloni dell’autostrada, nei pressi della cascina che i valligiani chiamavano – per via di un’immagine di donna affrescata su un muro – La Maddalena. Sessantaquattro No Tav erano andati dal notaio e avevano comprato un terreno proprio dove la bestia voleva riaprire le fauci. Un terreno fino a quel momento oscuro e ingrato, ma strategico per contrastare gli invasori nonché, di lì a poco, destinato alla celebrità: la “particella numero 31, foglio XV, seminativo di 889 metri quadri”. Un ultimo raduno per l’acquisto di terreni minacciati si era svolto in un gelido e fradicio giorno d’ottobre del

Alcuni manifestanti che protestano contro l'Alta Velocità in Val di Susa

2012, su un prato di San Giuliano di Susa. Più di mille persone a fare la fila sotto pioggia e nevischio, per presentarsi una alla volta davanti al notaio – lo stesso notaio delle volte precedenti, Roberto Martino, uno che in quelle circostanze doveva divertirsi un mondo – e comprare un metro quadro di terra a testa. Prezzo: 15 euro.

Un animale bellissimo L’acquisto più strategico si era rivelato il terzo, perché lo scontro si era rapidamente spostato in val Clarea. Il movimento aveva stabilito un presidio permanente, che nella tarda primavera del 2011 si era evoluto nella

Libera Repubblica della Maddalena. Pronunciare quel nome ancora emozionava, i valsusini lo scandivano, lo facevano sembrare una poesia. Un esperimento di lotta e autogestione avanzatissimo, un minuscolo Rojava – che infatti in curdo vuol dire ovest – nel west della provincia di Torino. Due mesi che riempivano il movimento di nostalgia: dalla proclamazione del 23 maggio allo sgombero poliziesco del 27 giugno. Il 3 luglio, il movimento aveva provato a ripetere il felice exploit di Venaus, di riprodurre quell’onda umana, travolgere gli usurpatori di terra e riprendersi la repubblica. Ma la val Clarea non era il fondovalle, e stavolta le forze dell’ordine erano pronte. Dopo una lunga giornata di avanzate, inseguimenti, nubi di lacrimogeno, manganellate e schermaglie nei boschi, la cornamusa dei No Tav aveva dovuto suonare la ritirata. Del vecchio presidio era rimasta una baita dove i No Tav facevano i turni, circondati dal cantiere che cominciava a ribollire, escrescere, sbuffare spore che divoravano il bosco. Il 27 febbraio 2012, il can-

tiere aveva attaccato anche la baita. Durante l’assalto era avvenuto uno degli “incidenti” più noti della lotta No Tav: il contadino Luca Abbà, proprietario di uno dei metri quadri che il cantiere andava usurpando, era salito per protesta su un traliccio dell’alta tensione. Inseguito da un poliziotto, si era spostato sempre più su, finché non aveva preso la scossa ed era precipitato a terra, entrando in coma. Luca si era salvato. I Cattolici per la vita della valle pensavano fosse anche merito loro: il Signore aveva ascoltato le loro preci. Beghine che pregavano per la salvezza di un anarchico! Il movimento No Tav era un animale bellissimo.

Assediare gli assediatori Da allora i nemici si erano asserragliati in quella gola ed erano cambiati i rapporti tra movimento, popolazione della valle e grande opera. Non più la sfida in campo aperto, come ai tempi della battaglia del Seghino – 31 ottobre 2005 – e della riconquista di Venaus. Non più la militarizzazione appariscente del territorio e del consesso civile, con posti di blocco ovunque e forme di controllo odiose. No, da quel momento si trattava di inventare forme di creativa e capillare pressione sul cantiere. L’articolo 19 della cosiddetta legge di stabilità 2012 – legge numero 183 del 12 novembre 2011 – aveva dichiarato il cantiere e l’area circostante “aree di interesse strategico nazionale”, equiparandole a zone militari, e come zone militari erano presidiate e difese. Non si trattava più solo di poliziotti: lungo i recinti e nei boschi si aggiravano militari di vari corpi, dagli alpini della Brigata Taurinense ai cacciatori di Sardegna, unità speciale dei carabinieri. Nel mio primo racconto No Tav per Internazionale – Folletti, streghe, santi e druidi in val Clarea, del

marzo 2013 – avevo passato in rassegna svariate invenzioni e tattiche di guerriglia del movimento: campeggi, preghiere di gruppo, riti pagani, apparizioni di spiritelli, “battiture” e tagli delle reti… Ma c’era una grossa lacuna: erano rimasti fuori i “gesti profetici” del siciliano Turi Vaccaro, veterano di tutte le lotte pacifiste e antimilitariste da Comiso 1981 in avanti, anzi, da prima ancora. Il 4 agosto 2011 Turi, penetrato nella “zona rossa” che cingeva il cantiere, era salito su un grande cedro. Era rimasto lassù, tra i rami, per due giorni e due notti, in sciopero della fame, bevendo solo la sua urina, comunicando con i No Tav tramite note scritte che appallottolava e gettava oltre la recinzione. In una delle ultime si leggeva: “Vorrei restare quassù, ma mi rimangono

poche energie per continuare il digiuno e per resistere, soprattutto se ci sarà ancora una notte con pioggia e vento” . Si sarebbe “arreso” solo a don Luigi Ciotti, aveva detto poco dopo. Quest’ultimo – grandissimo performer – non si era fatto attendere: giunto in val Clarea, era salito su un’autoscala dei vigili del fuoco. Il prete e il santo si erano abbracciati a venti metri d’altezza, e Turi era sceso tra gli applausi del popolo No Tav. Poco tempo dopo, senza una ragione difendibile, il cedro era stato abbattuto. La vendetta dei potenti sbeffeggiati deturpa il mondo. Il 4 marzo 2012, una settimana dopo la caduta di Luca Abbà, Turi si era arrampicato sullo stesso traliccio. Ci era rimasto appollaiato tutta la notte. Le guardie, ancora

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Lunedi 14 Marzo 2016

scottate per le polemiche sul 27 febbraio, non avevano osato salire. Nessun tentativo di trascinarlo giù. Il pranzo del mercoledì dei No Tav alla Colombera, 27 gennaio 2016. (Michele Lapini) Il 5 settembre 2015 Turi aveva eluso la sorveglianza ed era apparso all’improvviso nel cantiere, a due passi dai poliziotti allibiti, a torso nudo e in calzoncini, la barba grigia, i capelli lunghi e caldi di sole, nelle mani una bandiera No Tav, inatteso e più che mai incongruo, come un ologramma, però tangibile. Prima che le guardie potessero battere le ciglia due volte, si era messo nella posizione yoga del Sîrsâsana, quella che noi profani chiamiamo “la verticale”. Una delle più recenti forme di pressione sul cantiere erano appunto i “pranzi del mercoledì”, e noi avevamo fame, e rieccoci dov’erano rimasti i nostri corpi mentre il pensiero spaziava: al checkpoint di via dell’Avanà. Avevamo tutto il diritto di passare, ma i blu di Prussia ci tennero fermi a lungo mentre facevano controlli, telefonate, sentivano questo o quel funzionario del tale ufficio… Infine, ci dissero che chi non possedeva terreni non poteva entrare.

“Siete proprietari terrieri?”, ci chiesero, usando precisamente quell’espressione. “No, io faccio il fotografo”, rispose Michele. “E Lei?”, domandarono a me. “Io faccio il Giornalista”. “E Lei?”, rivolgendosi a Mariano. “Scrittore”. Prima che le guardie chiedessero a tutti che lavoro facessero, Guido, Nicoletta e Simone cominciarono a protestare: “L’or-

dinanza del prefetto vieta l’accesso a quest’area solo dopo le 19, non avete nessun motivo per impedirci di passare”.

Quelli si riattaccarono al telefono, e poco dopo riferirono: “La dirigente comu-

nica che, per la loro incolumità, devono lasciare sgombro questo passaggio e uscire da quest’area”. “Ah, sì? Bene, fatela venire qui, la dirigente. Noi intanto chiamiamo i nostri avvocati”.

Forse li aveva insospettiti il numero, perché eravamo in sette: io, Michele, Simone, Filippo, Mariano, Guido e Nicoletta. Chissà cosa stavamo complottando! Nel prosieguo del battibecco, arrivarono a dire che l’ordinanza da noi citata non era più valida, ché ogni giorno il prefetto ne emetteva una nuova. Una simile prassi ci parve dispendiosa e poco plausibile, così chiedemmo di vedere l’ordinanza di quel giorno. Dissero che non ce l’avevano. Telefonammo all’avvocato Valentina Colletta, del Legal team No Tav. Disse che avrebbe chiamato direttamente la prefettura. Mentre aspettavamo, qualcuno mi chiese: “Che arti-

colo hai in mente di scrivere?”. Sentenzaiola

Mentre il 2015 affievoliva, e dopo una gragnuola di noti-

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AMBIENTE: VAL DI SUSA

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zie che avevano ammaccato la reputazione in loco di alcuni vip torinesi ma non erano arrivate nel resto d’Italia, proposi a Internazionale un nuovo racconto sulla lotta in val di Susa. Da tempo lavoravo a un libro-monstre sul movimento e sentivo l’urgenza di fare un compendio. Un punto della situazione. A un quarto di secolo dai primi vagiti di protesta, a che punto si trovava il movimento No Tav? Turi Vaccaro viene trascinato via dalla polizia, 5 settembre 2015. (Michele Lapini) Nel novembre 2015 il Tribunale permanente dei popoli (Tpp), dopo un impegnativo lavoro istruttorio e un lungo dibattimento, aveva dichiarato:

In val di Susa si sono violati i diritti fondamentali degli abitanti e delle comunità locali...[i diritti] di partecipare, direttamente e attraverso i suoi rappresentanti istituzionali, nei processi decisionali relativi alla convenienza ed eventualmente al disegno e alla costruzione del Tav; di avere accesso a vie giudiziarie efficaci per esigere i diritti sopra menzionati. Dall’altra parte si sono violati diritti fondamentali civili e politici come la libertà di opinione, espressione, manifestazione e circolazione, come conseguenze delle strategie di criminalizzazione della protesta… la diffusione di informazioni contenenti falsità e manipolazione dei dati relativi alla necessità, alla utilità, all’impatto dei lavori; la simulazione di un processo partecipativo con l’istituzione dell’Osservatorio per il collegamento ferroviario Torino Lione, che arriva a escludere i dissidenti e ad annunciare un accordo inesistente… Pratiche amministrative, legislative, giudiziarie, di polizia che includono anche la persecuzione penale sproporzionata e la imposizione di multe eccessive e reiterate, l’uso sproporzionato della forza.

Processo a Matteo e Gabriele. Solidarietà dalla Valle che Resiste! Venerdì 12 febbraio 2016 si terrà, presso il tribunale di Torino, l’udienza preliminare di un processo che vede imputati due compagni accusati di aver commesso reati di sequestro di persona, rapina, porto d’arma da guerra, e lesioni durante i fatti “avvenuti in Chiomonte località La Maddalena, il 3 luglio 2011”. Qui non ci occupiamo della legittimità e dell’opportunità della ferrovia Torino-Lione. Ci occupiamo dei gravi disordini provocati il 27 giugno e il 3 luglio 2011 da soggetti che hanno aderito al movimento No Tav, con il ricorso a una violenza estrema e ingiustificata”. Con queste parole è cominciata la requisitoria della procura di Torino nell’aula bunker delle Vallette al maxi proc e s s o contro 53 attivisti e simpatizza n t i No

Tav per gli scontri con le forze dell’ordine in Valle di Susa alla Maddalena di Chiomonte Questo procedimento, seguito da Caselli e Ferrando, portò ad un interrogatorio avvenuto verso la fine del 2012. Sembrava essersi concluso per l’irrisoria consistenza delle prove, tuttavia a metà dell’anno successivo Ferrando diveniva procuratore generale di Ivrea e le carte passavano in mano a tale Rinaudo che, ovviamente, non decideva di archiviare. I fatti in questione riguardano l’episodio specifico del carabiniere che cadde all’interno del bosco dell’area archeologica della Maddalena, durante la grande giornata di resistenza del 3 luglio 2011. Tutto ciò che avvenne durante la Libera Repubblica della Maddalena e nel successivo tentativo di difendere quel lembo di terra destinato ad essere devastato per profitto, è patrimonio di un intero movimento di Resistenza. Il 3 luglio migliaia di persone hanno visto con i propri occhi chi ha agito per “procurarsi un ingiusto profitto mediante violenza”, chi ha rapinato la terra d’altri. Mi-

gliaia di persone hanno visto chi tentò di farci desistere “portando in luogo pubblico numerose pistole beretta 92sbm”, chi causò numerose lesioni sparando gas CS ad altezza d’uomo. Quel 3 luglio i “sequestratori” li abbiamo visti in molti, le immagini di Sabbo, di Marta, di Roby e di Gianluca mentre venivano trascinati di peso dagli aguzzini che sfogavano le proprie frustrazioni sui loro corpi rompendo teste e braccia, sono ancora ben nitide nella nostra mente. Riconosciamo in questa richiesta di rinvio a giudizio l’ennesimo tentativo di Rinaudo e della procura di Torino di terrorizzare una intera popolazione in lotta sbandierando nuovamente ipotesi di condanne a doppie cifre. Esprimiamo la nostra piena solidarietà ai Resistenti Gabriele e Matteo. Se ancora non fosse ben chiaro: “La Valle di Susa paura non ne ha!” Come volevasi dimostrare le accuse della procura di Torino sono crollate, e i ragazzi son finalmente liberi, siamo vicini a Chiara, per cui non è ancora finita. Con la speranza e la voglia, finalmente, di rivederci per le starde e i sentieri! Libertà per i no tav!

Coordinamento NO TAV Alta Valle Susa

LA DICHIARAZIONE DI ERRI DE LUCA AL PROCESSO

Sarei presente in quest’aula anche se non fossi io lo scrittore incriminato per istigazione. Aldilà del mio trascurabile caso personale, considero l’imputazione contestata un esperimento, il tentativo di mettere a tacere le parole contrarie. Perciò considero quest’aula un avamposto affacciato sul presente immediato del nostro paese. Svolgo l’attività di scrittore e mi ritengo parte lesa di ogni volontà di censura. Sono incriminato per un articolo del codice penale che risale al 1930 e a quel periodo della storia d’Italia. Considero quell’articolo superato dalla successiva stesura della Costituzione della Repubblica. Sono in quest’aula per sapere se quel testo è in vigore e prevalente o se il capo di accusa avrà potere di sospendere e invalidare l’articolo 21 della Costituzione. Ho impedito ai miei difensori di presentare istanza di incostituzionalità del capo di accusa. Se accolta, avrebbe fermato questo processo, trasferito gli atti nelle stanze di una Corte Costituzionale sovraccarica di lavoro, che si sarebbe pronunciata nell’arco di anni. Se accolta, l’istanza avrebbe scavalcato quest’aula e questo tempo prezioso. Ciò che è costituzionale credo che si decida e si difenda in posti pubblici come questo, come anche in un commissariato, in un’aula scolastica, in una prigione, in un ospedale, su un posto di lavoro, alle frontiere attraversate dai richiedenti asilo. Ciò che è costituzionale si misura al pianoterra della società. Inapplicabile al mio caso le attenuanti generiche,se quello che ho detto è reato, l’ho ripetuto e continuerò a ripeterlo. Sono incriminato per avere usato il verbo sabotare. Lo considero nobile e democratico. Nobile perché pronunciato e praticato da valorose figure come Gandhi e Mandela, con enormi risultati politici. Democratico perché appartiene fin dall’origine al movimento operaio e alle sue lotte. Per esempio uno sciopero sabota la produzione. Difendo l’uso legittimo del verbo sabotare nel suo significato più efficace e ampio. Sono disposto a subire condanna penale per il suo impiego, ma non a farmi censurare o ridurre la lingua italiana. ”A questo servivano le cesoie” : a cosa? A sabotare un’opera colossale quanto nociva con delle cesoie? Non risultano altri insidiosi articoli di ferramenta agli atti della mia conversazione telefonica. Allora si incrimina il sostegno verbale a un’azione simbolica? Non voglio sconfinare nel campo di competenza dei miei difensori. Concludo confermando la mia convinzione che la linea di sedicente alta velocità in Val di Susa va ostacolata, impedita, intralciata, dunque sabotata per la legittima difesa della salute, del suolo, dell’aria, dell’acqua di una comunità minacciata. La mia parola contraria sussiste e aspetto di sapere se costituisce reato.

Erri De Luca


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AMBIENTE: TERRA DEI FUOCHI

IL PIÙ GRANDE "AVVELENAMENTO" DI MASSA IN UN PAESE OCCIDENTALE LA PIÙ GRANDE "CATASTROFE AMBIENTALE" A "PARTECIPAZIONE PUBBLICA" Molti non immaginano l'entità del problema, i danni che stiamo subendo e le gravi conseguenze per la salute. Abbiamo denunciato ogni Istituzione competente, informiamo tutti di Angelo Ferrillo ……………………

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a quando ho dato vita ad un mio blog il fenomeno era già noto a pochi addetti ai lavori, ma per anni era stato

ampiamente sottovalutato da tutti. Con questa

pagina ho provato che non era confinato nei soli Comuni di Giugliano-Villaricca-Qualiano, bensì rappresentava un vero e proprio "sistema criminale" su vasta scala ben più esteso e grave di quanto erroneamente descritto in precedenza.

La pratica criminale di smaltire o riciclare i rifiuti speciali bruciandoli, oramai va anti da molti, troppi anni. Lo abbiamo documentato tutti i giorni con foto e video, denunciando questo scempio a ogni istituzione politica e giudiziaria. Sono trascorsi diversi anni. Tuttavia, senza che nulla sia realmente cambiato! Inizia così, un’altra stagione di roghi, fumi tossici e di chissà quanti altri veleni. Si continua come se nulla fosse. Sempre negli stessi luoghi. Spesso sentiamo parlare di cancro, ma a cosa serve curare i tumori o donare soldi alla ricerca, se nessuno si occupa concretamente della nostra prevenzione primaria?

Dopo anni e anni di promesse sul risanamento del territorio, nulla è cambiato. A seguito di 10 anni

di battaglie sul territorio regionale, non riscontrando

interlocutori politici all’altezza delle nostre proposte, oggi, sentiamo la necessità di candidarci a rappresentarle in prima persona. In gran parte siamo persone della società civile, professionisti imprenditori e semplici cittadini estranei alle logiche di partiti storici e recenti. Ragioneremo su idee e programmi senza alcuna preclusione ideologica, il nostro obiettivo è affermare le istanze di quanti ci concedono la propria fiducia. Il Movimento nasce dal basso e abbraccerà comitati civici, associazioni e siamo aperti anche ai buoni amministratori che abbiano dato prove di buon governo e vogliano sposare un percorso condiviso. Insomma una forza politica giovane e innovativa, in corsa non soltanto per la Regione ma soprattutto nei Comuni che andranno alle amministrative per scegliere i Sindaci. In tutta la Campania alle prossime regionali ne sono circa una settantina. Abbiamo sponde di parlamentari indipendenti e stiamo lavorando per l’interesse dei cittadini affinché i loro voti, tanto nei comuni quanto per la Regione non siano sprecati per fare sterile opposizione o demagogia bensì impiegati proficuamente nelle rispettive azioni di governo necessarie al #RISCATTO del nostro territorio.

Amiamo la nostra regione e la difenderemo riappropriandoci del giusto futuro che meritiamo. Bisogna tornare a votare ancora più numerosi e determinati di sempre,

altrimenti è inutile lamentarsi. Ricordo gli anni in cui era scoppiata ufficialmente la questione rifiuti a Napoli e in Campania. Era il 2008, da semplice cittadino mi recavo alle numerose riunioni presso le discariche e i vari presidi sul territorio. Acerra, Pianura, Giugliano,

Chiaiano, Terzigno, ovunque andavo dicevo sempre: "ragazzi è importante battersi contro una discarica o un inceneritore, ma ci rendiamo conto che stiamo ignorando qualcosa di molto peggio?" Corrono alla mente numerosi episodi. Ma voglio riportare di seguito in dialetto le risposte piccate di quanti

ho poi soprannominato gli "illuminati" della monnezza: "ma tu si scem? e cr'è nu poc 'e fumm? chell sarann al massimo e zingar che stann 'a squaglià nu poco 'e ramm, 'o fann sol pe' magnà..." Di lì a poco nasceva

www.laterradeifuochi.it

ma grazie a un semplice blog adesso ciascuno può farsi un'idea e capire. Se questo è servito ne sono contento e l'unica cosa che mi auguro è poter scrivere al più presto la parola "fine". Grazie a tutti voi.

Ciò che oggi è sotto gli occhi di tutti, lo era anche prima,

TERRA DEI FUOCHI:

VELENI NELLE FALDE ACQUIFERE SIGILLI AL POZZO E ALLE COLTIVAZIONI DI FRUTTA E VERDURA

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aivano, intervento della Forestale. I prodotti contaminati da tet ra c l o ro et i l e n e erano pronti per la raccolta e la vendita Veleni nelle falde acquifere: la Forestale ha sequestrato a Caivano, su ordine della magistratura (sezione reati ambientali, procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso) un pozzo per l’irrigazione e i fondi coltivati circostanti, estesi per 52.342 metri quadri. Dalle analisi effettuate, è emerso che la vena d’acqua sotterranea, era contaminata da quantità eccessive di tetracoloroetilene, sostanza potenzialmente carcerogena. Il sequestro preventivo si è reso necessario per tutelare la salute pubblica: sui fondi agricoli, infatti, è presente una coltivazione di prodotti ortofrutticoli pronti per essere raccolti e venduti. Il pozzo risultava alimentato dalla stessa falda che serviva i 20 pozzi e relativi terreni (per un totale di 58 ettari) sequestrati l’anno scorso Proprio in Campania, dove da generazioni prosperano le colture di frutta e verdura, la mafia e la politica conducono un affare particolar-

mente sporco. Sotto ai campi coltivati si accumulano tonnellate di rifiuti tossici che penetrando nella catena alimentare avvelenano l’Europa intera. Mauro Pagnano si arrotola la sciarpa a coprire bocca e naso. “Attenzione, è pieno di amianto, ne bastano pochissime fibre nei polmoni”, mormora indicando dei pezzi grigiastri di lamiera ondulata per tetti proprio accanto alla piantagione di pomodori. Lungo il sentiero nei pressi di Orta di Atella al nord di Napoli, nel bel mezzo delle coltivazioni di verdura, si erge un deposito illegale di rifiuti alto più di dieci metri: congelatori, secchi e lattine di vernice, montagne di contenitori di plastica con solventi e colle, pezzi di pneumatici, batterie, cartone catramato carbonizzato, materiali isolanti. Con le sue scarpe da ginnastica nere Mauro Pagnano prende a calci sacchi di plastica stracolmi da cui fuoriescono resti di pelle di tutti i colori e scarpe spaiate. Altri sacchi contengono chili e chili di stracci. “Sono tutti scarti industriali”, rivela il suo accompagnatore Enzo Tosti, “delle industrie tessili

e di scarpe, delle aziende edili e di risanamento dell’amianto. Vengono scaricati di notte, e di tanto in tanto gli danno fuoco”. Ma i rifiuti tossici non si trovano solo lungo questo sentiero. Fino all’orizzonte, laddove svetta il Vesuvio, la campagna offre alla vista un accostamento sconvolgente di verdura e immondizia. Campi verdi sui quali maturano insalata, rucola, zucchine, melanzane, broccoli, mele – e nel bel mezzo cumuli di rifiuti dalle variegate tinte irriconoscibili. Quanto meno stamattina non si alzano quelle fiamme per le quali è ormai nota la famigerata zona al nord di Napoli, l'ormai nota “Terra dei Fuochi”. Solo nell’ultimo anno e mezzo la prefettura di Caserta ha registrato più di 6500 roghi di immondizia che avvolgono il tutto in nuvole puzzolenti nere come la pece. Un altro appellativo di questa zona è “il triangolo della morte” perché il numero di persone che si ammalano di cancro qui è molto più elevato che nel resto d’Italia, e ad ammalarsi sono soprattutto giovani e bambini.


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AMBIENTE: TERRA DEI FUOCHI LA VERDURA ITALIANA VIENE DALLA MONTAGNA DEI RIFIUTI TOSSICI

di Regina Kerner ……………………

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roprio in Campania, dove da generazioni prosperano le colture di frutta e verdura, la mafia e la politica conducono un affare particolarmente sporco. Sotto ai campi coltivati si accumulano tonnellate di rifiuti tossici che penetrando nella catena alimentare avvelenano l’Europa intera. Mauro Pagnano si arrotola la sciarpa a coprire bocca e naso. “Attenzione, è pieno di amianto, ne bastano pochissime fibre nei polmoni”, mormora indicando dei pezzi grigiastri di lamiera ondulata per tetti proprio accanto alla piantagione di pomodori. Lungo il sentiero nei pressi di Orta di Atella al nord di Napoli, nel bel mezzo delle coltivazioni di verdura, si erge un deposito illegale di rifiuti alto più di dieci metri: congelatori, secchi e lattine di vernice, montagne di contenitori di plastica con solventi e colle, pezzi di pneumatici, batterie, cartone catramato carbonizzato, materiali isolanti. Con le sue scarpe da ginnastica nere Mauro Pagnano prende a calci sacchi di plastica stracolmi da cui fuoriescono resti di pelle di tutti i colori e scarpe spaiate. Altri sacchi contengono chili e chili di stracci. “Sono tutti scarti industriali”, rivela il suo accompagnatore Enzo Tosti, “delle industrie tessili e di scarpe, delle aziende

edili e di risanamento dell’amianto. Vengono scaricati di notte, e di tanto in tanto gli danno fuoco”. Un accostamento sconcertante: ma i rifiuti tossici non

tinte irriconoscibili. Quanto meno stamattina non si alzano quelle fiamme per le quali è ormai nota la famigerata zona al nord di Napoli: “Terra dei Fuochi” viene

molto più elevato che nel resto d’Italia, e ad ammalarsi sono soprattutto giovani e bambini. “Tutto qui è contaminato”, dice Enzo Tosti, “l’aria, i terreni e le acque

one “Coordinamento Comitati Fuochi”, un’unione di diverse iniziative popolari per la lotta alla contaminazione. Enzo, Mauro e i loro collaboratori sono diventati special-

casalinghe, infermieri, meccanici, insegnanti in pensione che sacrificano tutto il loro tempo libero. Organizzano eventi informativi e manifestazioni, querelano i sindaci e pubblicano cartine su internet sulle quali altri cittadini possono inserire la posizione di nuovi depositi illegali di rifiuti.

La fama è rovinata

si trovano solo lungo questo sentiero. Fino all’orizzonte, laddove svetta il Vesuvio, la campagna offre alla vista un accostamento sconvolgente di verdura e immondizia. Campi verdi sui quali maturano insalata, rucola, zucchine, melanzane, broccoli, mele – e nel bel mezzo cumuli di rifiuti dalle variegate

chiamata. Solo nell’ultimo anno e mezzo la prefettura di Caserta ha registrato più di 6500 roghi di immondizia che avvolgono il tutto in nuvole puzzolenti nere come la pece. Un altro appellativo di questa zona è “il triangolo della morte” perché il numero di persone che si ammalano di cancro qui è

sotterranee”. In alcuni punti i rifiuti tossici arrivano fino a 30 metri di profondità, spesso seppelliti lì già da decenni. Enzo Tosti, un assistente sociale di 55 anni di Orta di Atella, e Mauro Pagnano, un fotografo di 37 anni che documenta lo stato in cui riversa la sua regione natale, fanno parte dell’associazi-

isti delle pericolose sostanze chimiche che minacciano la loro salute e quella di familiari e amici: diossina, composti di cloro cancerogeni, piombo, metalli pesanti, solventi, gommapiuma che esalano sostanze tossiche durante la combustione. Questo movimento popolare comprende tra gli altri

“In realtà questa è una zona particolarmente fertile”, commenta Mauro Pagnano gettando uno sguardo indignato verso il campo di pomodori. “I romani la chiamavano Campania Felix – la campagna felice. In teoria si potrebbe fare il raccolto fino a quattro volte all’anno. Ma ora… chi vorrebbe mangiarseli certi pomodori?”. I contadini hanno seri problemi per vendere i propri prodotti. L’orto d’Italia, la terza regione agraria più importante del paese, ha la fama di una serra tossica. La colpa è della camorra, ossia dei clan mafiosi locali, che grazie allo smaltimento illegale dei rifiuti guadagnano miliardi. Siccome da oltre vent’anni questo non è più un segreto e ciònonostante non è stato fatto nulla al riguardo Enzo Tosti, Mauro Pagnano e il resto del comitato accusano un nuovo colpevole: lo Stato italiano. “La politica e la camorra abitano sotto lo stesso tetto. Altrimenti perché le amministrazioni sarebbero rimaste per decenni a guardare senza fare nulla?"

TERRA DEI FUOCHI: STOP vendita frutta e verdura dai seguenti Comuni: Vietata da subito la vendita di prodotti agricoli provenienti dalle aree a rischio nella #TerraDeiFuochi. Il #Governo ha presentato i risultati scientifici delle indagini sulla mappatura dei terreni destinati all’agricoltura della Campania. Su un totale di 1.076 chilometri quadrati di terreni ‘mappati’ in 57 comuni prioritari (33 nella provincia di Napoli e 24 in quella di Caserta) solo il 2% – cioè 21,5 km quadrati, di cui 9,2 destinati all’agricoltura – sono “aree ritenute sospette”. Ecco l’elenco dei 57 Comuni mappati: PROVINCIA DI NAPOLI (33 COMUNI) Acerra, Afragola, Caivano, Calvizzano, Casalnuovo di Napol i, Casamarciano, Casandrino, Casoria, Castello di Cisterna, Cercola, Crisp ano, Frattamaggiore, Frattaminore, Giugliano in Campania, Marano di Napo li, Mariglianella, Marigliano, Melito di Napoli, Mugnano di Napoli, Napoli, Nola, Palma Campania, Pomigliano d’Arco, Qualiano, Roccarainola, San Giuseppe Vesuviano, S ant’Antimo, Saviano, Scisciano, Somma Vesuviana, Striano, Terzigno, Villaricca. PROVINCIA DI CASERTA (24 COMUNI) Aversa, Carinaro, Casal di Principe, Casaluce, Casapesenna, Caserta, Castelvolturno, Cesa, Frignano, Villa di Briano, Gricig nano di Aversa, Lusciano, Maddaloni, Marcianise, Mondragone, Orta di Atella, Pa rete, San Cipriano d’Aversa, San Marcellino, Sant’Arpino, Succivo, Teverola, Trentola -Ducenta, Villa Literno. I ministri delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, della Salute, Beatrice Lorenzin, e dell’Ambiente, Gian Luca Galletti assieme al presidente della regione Campania Stefano Caldoro presentano le conclusioni dell’indagine, secondo cui sono 51 i siti per cui è necessario proporre “misure di salvaguardia per garantire la sicurezza della produzione agroalimentare”, per un totale di circa 65 ettari, chiarisce Martina. Viene messo in chiaro che “da subito” – sottolinea Lorenzin – è vietato vendere prodotti ortofrutticoli dei terreni classificati ad un certo rischio ‘elevato’ (3-4-5). La vendita dei prodotti da zone a rischio “è consentita ad almeno una di queste condizioni: che le colture siano state già oggetto di controlli ufficiali con esito favorevole negli ultimi 12 mesi; che siano state effettuate indagini, su richiesta e con spese a carico dell’operatore, dall’Autorità competente, con esito analitico favorevole”. Quali sono allora quei Comuni, dalla lista dei 57, a rischio elevato? Sono Acerra, Caivano, Giugliano, Succivo, Villa Literno, Nola, Castel Volturno. In uno schema del Corriere del Mezzogiorno i Comuni vengono a loro volta suddivisi per classe di rischio e con tanto di coordinate geografiche dei terreni in questione.

Estendere all'intera città metropolitana di Napoli un'unica strategia ambientale ma anche creare un luogo nel quale enti di prossimità potranno incontrare comitati, movimenti e associazioni per elaborare strategie e proposte in materia di rifiuti e tutela del territirio. È questa, in sintesi, la finalità del Centro osservatorio permanente sulle indagini e sulle istanze relative alla Terra dei fuochi, la cui carta d'intenti è stata siglata dal sindaco della Città metropolitana Luigi de Magistris e dal vicesindaco di Napoli Raffaele Del Giudice, ma aperta anche a ulteriori adesioni. Tra le finalità del protocollo individuare la stessa direzione da seguire non solo nella città capoluogo ma anche negli altri 92 Comuni della provincia di Napoli. "Questa è una firma in qualche modo storica - ha sottolineato de Magistris - tra la città di Napoli, che in questi anni ha dimostrato di portare a compimento risultati straordinari in materia ambientale, e la Città metropolitana che vuole estendere lotte come il no all'incenerimento e alle discariche, sull'intero territorio in modo da avere un'unica strategia ambientale su tutta l'area metropolitana". La cosiddetta “terra dei fuochi” è diventata una psicosi collettivo-televisiva, sfruttata dall’imprenditoria tosco-emiliano-padana per strappare alla Campania una consistente fetta di mercato agro-alimentare e turistico. In realtà è tutta l’Italia ad essere inquinata: la pianura padana soprattutto, e la provincia di Brescia in particolare, sono fra le aree più inquinate d’Europa. Lo dicono i dati e i grafici del Rapporto sulla Qualità dell’aria dell’Agenzia Europea. La pianura padana è uno dei territori più compromessi e saturi di sostanze altamente cancerogene, tutte quelle sostanze che la IARC (International Agency for Research on Cancer, l’agenzia che per conto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità studia e classifica agenti e sostanze cancerogene), ha inserito fra i fattori altamente nocivi. I dati gravissimi sulla mortalità in questa zona del Rapporto sulla Qualità dell’aria dell’Agenzia Europea sull’Ambiente non lasciano dubbi. Eppure (ma con una logica commerciale ben precisa) sia da parte della Rai, tv (che dovrebbe essere) pubblica, sia dalle emittenti private nazionali, l’unica inchiesta sulla terra dei fuochi padana fu quella di Presa Diretta del 10 febbraio 2014. Il tutto, però, è stato fatto cadere il più rapidamente possibile nel più assoluto silenzio. Nella trasmissione di Riccardo Iacona, infatti, l’inchiesta svelava che «sono state trovate altre 6 discariche abusive lungo

binari Alta Velocità Milano Torino. Per i trafficanti di rifiuti il mercato del nord è molto più importante di quello del sud. Per rendersi conto quanto importante sia mercato nord rifiuti basta guardare dall’alto Lombardia. Da Milano a Brescia decine di discariche solo nel comune di Montichiari in provincia di Brescia ci sono discariche per 15 milioni di metri cubi per rifiuti speciali. A Montichiari (Brescia) in un km² ci sono circa 8 milioni di metri cubi di rifiuti. Non esiste un caso simile nel mondo» e ancora «In Liguria, a La Spezia per raccontare “il golfo dei veleni”, crocevia del traffico dei rifiuti fra nord e sud del paese. In Lombardia, fra cave, discariche autorizzate e abusive, tra amianto e rifiuti industriali pericolosi, per filmare le nuove frontiere dei traffici illeciti di rifiuti. Le storie di chi deve convivere con un territorio dove l’acqua, il suolo e persino l’aria sono inquinati e la salute è compromessa» (citazione dalla pagina ufficiale della trasmissione). Recentemente Rai e Mediaset stanno ripropinando la questione terra dei fuochi casertana, e soprattutto, a senso unico. Prova estremamente significativa del fatto che si cerchi di dare una “spintarella” all’acquisto verso l’agro alimentare e il turismo tosco-emiliano-padano è un servizio andato in onda addirittura sul TG1: fu trasmesso sul principale TG nazionale un servizio già andato sul TG2 sulle terre inquinate d’Italia, da nord a sud, ebbene il TG1 mandò quello stesso servizio, ma tagliò subdolamente proprio la parte che citava le terre inquinate dell’area toscana-emiliano-padana.

Il tutto sulla pelle e sulla salute di tutti i cittadini italiani del sud e del nord, trattati al pari di cavie e di carne da macello, che non devono far altro che CREDERE, UBBIDIRE, CONSUMARE.

E CREPARE, IN SILENZIO.


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Lunedi 14 Marzo 2016

ALIMENTAZIONE E TUMORI LA CAUSA PRIMARIA DEL CANCRO FU SCOPERTA NEL 1931 DA UNO SCIENZIATO PREMIO NOBEL

di Edoardo Capuano ………………………

U

na notizia che ha dell’incredibile: la causa principale del cancro è stata ufficialmente scoperta decenni fa da uno scienziato premio nobel per la medicina nel 1931. E da allora nulla è stato fatto in base a tale conseguimento, se non continuare a raccogliere in tutto il mondo soldi per la ricerca, attraverso associazioni come ad esempio l’italiana AIRC. Quando la causa primaria del cancro era già conosciuta.

Pochissime persone in tutto il mondo lo sanno, perché questo fatto è nascosto dall’industria farmaceutica e alimentare. Nel 1931 lo scienziato tedesco Otto Heinrich Warburg ha ricevuto il Premio Nobel per la scoperta sulla causa primaria di cancro. Proprio così. Ha trovato la causa primaria del cancro e ha vinto il Premio Nobel. Otto ha scoperto che il cancro è il risultato di un potere anti-fisiologico e di uno stile di vita anti-fisiologico. Perché? Poiché sia con uno stile anti-fisiologico nutrizionale (dieta basata su cibi acidificanti) e l’inattività fisica, il corpo crea un ambiente acido (nel caso di inattività, per una cattiva ossigenazione delle cellule). L’acidosi cellulare causa l’espulsione dell’ossigeno. La mancanza di ossigeno nelle cellule crea un ambiente acido. Egli ha detto: “La mancan-

za di ossigeno e l’acidità sono due facce della stessa medaglia: Se una persona ha uno, ha anche l’altro”. Cioè, se una persona ha eccesso di acidità, quindi automaticamente avrà mancanza di ossigeno nel suo sistema. Se manca l’ossigeno, avrete acidità nel vostro corpo. Egli ha anche detto: “Le

sostanze acide respingono ossigeno, a differenza delle alcaline che attirano ossigeno”. Cioè, un ambiente acido è un ambiente senza ossigeno. Egli ha dichiarato: “Privando una cellula

del 35% del suo ossigeno per 48 ore è possibile convertirla in un cancro”. “Tutte le cellule normali hanno il bisogno assoluto di ossigeno, ma le cellule tumorali possono vivere senza di esso”. (Una regola senza eccezioni). “I tessuti tumorali sono acidi, mentre i tessuti sani sono alcalini.” Nella sua opera “Il metabolismo dei tumori”, Otto ha mostrato che tutte le forme di cancro sono caratterizzate da due condizioni fondamentali: acidosi del sangue (acido) e ipossia (mancanza di ossigeno). Ha scoperto che le cellule tumorali sono anaerobiche (non respirano ossigeno) e non possono sopravvivere

in presenza di alti livelli di ossigeno. Le cellule tumorali possono sopravvivere soltanto con glucosio e in un ambiente privo di ossigeno. Pertanto, il cancro non è altro che un meccanismo di difesa che ha alcune cellule del corpo per sopravvivere in un ambiente acido e privo di ossigeno.

In sintesi: Le cellule sane vivono in un ambiente ossigenato e alcalino che consente il normale funzionamento. Le cellule tumorali vivono in un ambiente acido e carente di ossigeno.

Importante: Una volta terminato il processo digestivo, gli alimenti, a secondo della qualità di proteine, carboidrati, grassi, vitamine e minerali, forniscono e generano una condizione di acidità o alcalinità nel corpo. In altre parole … tutto dipende unicamente da ciò che si mangia. Il risultato acidificante o alcalinizzante viene misurato con una scala chiamata PH, i cui valori vanno da 0 a 14, al valore 7 corrisponde un pH neutro. E' importante sapere come gli alimenti acidi e alcalini influiscono sulla salute, poiché le cellule..per funzionare correttamente dovrebbe essere di un ph leggermente alcalino (poco di sopra al 7). In una persona sana, il pH del sangue è compreso tra 7.4 e 7.45. Se il pH del sangue di una persona inferiore 7, va in coma.

Gli alimenti che acidificano il corpo: • Lo zucchero raffinato e

tutti i suoi sottoprodotti

(È il peggiore di tutti: non ha proteine, senza grassi, senza vitamine o minerali, solo carboidrati raffinati che schiacciano il pancreas). Il suo pH è di 2,1 (molto acido) • Carne (Tutti i tipi) • Prodotti di origine an-

imale (latte e formaggio, ricotta, yogurt, ecc)

• Il sale raffinato • Farina raffinata e tutti i

suoi derivati (Pasta, torte,

biscotti, ecc) • Pane (La maggior parte contengono grassi saturi, margarina, sale, zucchero e conservanti) • Margarina • Caffeina (Caffè, tè nero,

cioccolato)

• Alcool • Tabacco (Sigarette) • Antibiotici e medicina

corpo deve ottenere delle basi minerali alimentari per neutralizzare l’acidità del sangue nel metabolismo, ma tutti gli alimenti già citati (per lo più raffinati) acidificano il sangue e ammorbano il corpo. Dobbiamo tener conto che CON il moderno stile di vita, questi cibi vengono consumati almeno 3 volte al giorno”, 365 giorni l’anno e tutti questi alimenti sono anti-fisiologici.

Gli alimenti alcalinizzanti: • Tutte le verdure crude.

(Alcune sono acide al gusto, ma all’interno del corpo avviene una reazione è alcalinizzante.”. Altre sono un po acide, tuttavia, forniscono le basi necessarie per il corretto equilibrio). Le verdure

crude producono ossigeno, quelle cotte no. • I Frutti, stessa cosa. Ad

esempio, il limone ha un pH di circa 2,2, tuttavia, all’interno del corpo ha un effetto altamente alcalino. (Probabilmente il più potente di tutti - non fatevi ingannare dal sapore acidulo)

I frutti producono abbastanza ossigeno.

Alcuni semi, come le mandorle sono fortemente alcalini. • I cereali integrali: l’unico cereale alcalinizzante è il miglio. Tutti gli altri sono leggermente acidi, tuttavia, siccome la dieta ideale ha bisogno di una percentuale di acidità, è bene consumarne qualcuno. Tutti i cereali devono essere consumati cotti. • Il miele è altamente al-

calinizzante. • La clorofilla la pianta è fortemente alcalina.

(Da qualsiasi pianta) (in particolare aloe vera, noto anche come aloe)

• L’acqua è importante

per la produzione di ossigeno. “La disidratazione cronica è la tensione principale del corpo e la radice della maggior parte tutte le malattie degenerative.” Lo afferma il Dott. Feydoon Batmanghelidj.

L’esercizio ossigena tutto il corpo. “Uno stile di vita sedentario usura il corpo.” L’ideale è avere una alimentazione di circa il 60% alcalina piuttosto che acida, e, naturalmente, •

evitare i prodotti maggiormente acidi, come le bibite, lo zucchero raffinato e gli edulcoranti. Non abusare del sale o evitarlo il più possibile.

in generale • Qualsiasi cibo cotto (la

Per coloro che sono malati, l’ideale è che l’alimentazione sia di circa 80% alcalina, eliminando

• Tutti gli alimenti tras-

Se si ha il cancro il consiglio è quello di alcalinizzare il più possibile.”

cottura elimina l’ossigeno aumentando l’acidita’ dei cibi”)

formati in scatola (contenenti conservanti, coloranti, aromi, stabilizzanti, ecc.)

Il sangue si ‘autoregola’ costantemente per non cadere in acidosi metabolica garantire il buon funzionamento e ottimizzare il metabolismo cellulare. Il

tutti i prodotti più nocivi.

Inutile dire altro, non è vero? Dr. George W. Crile, di Cleveland, uno dei chirurghi più rispettati al mondo, dichiara apertamente: "Tutte

le morti chiamate naturali non sono altro che il punto terminale di un saturazione di acidità nel corpo."

Come precedentemente accennato, è del tutto impossibile per il cancro di comparire in una persona che libera il corpo dagli acidi con una dieta alcalina, che aumenta il consumo di acqua pura e che eviti i cibi che producono acido. In generale, il cancro non si contrae e nemmeno si eredita. Ciò che si eredita sono le abitudini alimentari, ambientali e lo stile di vita. Questo può produrre il cancro. Mencken ha scritto: "La lot-

ta della vita è contro la ritenzione di acido"."Invecchiamento, mancanza di energia, stress, mal di testa, malattie cardiache, allergie, eczema, orticaria, asma, calcoli renali, arteriosclerosi, tra gli altri, non sono altro che l’accumulo di acidi".

Dr. Theodore A. Baroody ha detto nel suo libro “Alcalinizzare o morire” (alcaline o Die): "In realtà, non importa i

nomi delle innumerevoli malattie Ciò che conta è che essi provengono tutti dalla stessa causa principale: Molte scorie acide nel corpo" Dr. Robert O. Young ha detto: "L’eccesso di acidificazi-

one nell’organismo è la causa di tutte le malattie degenerative. Se succede una perturbazione dell’equilibrio e un corpo inizia a produrre e immagazzinare più acidità e rifiuti tossici di quelli che è in grado di eliminare allora le malattie si manifestano."

E la chemioterapia ? Gli effetti collaterali della chemioterapia sono spesso la maggior causa di preoccupazione per chi si ammala di cancro. Tuttavia questi sono molto variabili da trattamento a trattamento

e da individuo a individuo. Rispetto ad alcuni anni fa, inoltre, il loro impatto sul benessere del paziente e la sua qualità della vita è stato molto ridotto grazie a una maggiore attenzione da parte dei medici a questi aspetti: si è dimostrato che spesso è possibile ottenere lo stesso risultato con dosi di farmaci inferiori a quelle usate in passato; talvolta si può raggiungere lo scopo aggiungendo al "cocktail" di medicinali, come talvolta vengono chiamate le associazioni, altre sostanze più tollerate, riducendo la dose di quelle più tossiche; sono stati messi a punto vari rimedi, farmacologici e non, per tenere sotto controllo gli effetti collaterali indesiderati. Prima di iniziare il trattamento si può chiedere al proprio medico quali sostanze verranno somministrate e quali effetti collaterali ci si può attendere, ricordando comunque che: la maggior parte di questi effetti indesiderati è di breve durata; spesso cominciano ad attenuarsi e svanire con la fine del trattamento; esistono farmaci e metodi per alleviare alcune delle loro conseguenze. È indubbio tuttavia che queste cure possono provocare diversi tipi di effetti collaterali. La stanchezza provocata dalla malattia e dalle cure e la preoccupazione per la propria salute possono togliere interesse per la vita sessuale in questo periodo. È importante tuttavia mantenere aperto il dialogo con il partner anche su questo tema delicato, ed eventualmente cercare la collaborazione di personale esperto La chemioterapia acidifica il corpo a tal punto che ricorre alle riserve alcaline del

corpo immediatamente per neutralizzare l’acidità tale, sacrificando basi minerali (calcio, magnesio e potassio) depositati nelle ossa, denti, articolazioni, unghie e capelli. Per questo motivo osserviamo tali alterazioni nelle persone che ricevono questo trattamento e tra le altre cose la caduta dei capelli. Per il corpo non vuol dire nulla stare senza capelli, ma un pH acido significherebbe la morte. Niente di tutto questo è descritto o raccontato perché, per tutte le indicazioni, l’industria del cancro (leggi: industria farmaceutica) e la chemioterapia sono alcune delle attività più remunerative che esistano..Si parla di un giro multi-milionario e i proprietari di queste industrie non vogliono che questo sia pubblicato. Tutto indica che l’industria farmaceutica e l’industria alimentare sono un’unica entità e che ci sia una cospirazione in cui si aiuta l’altro al profitto. Più le persone sono malate, più sale il profitto dell’industria farmaceutica. E per avere molte persone malate serve molto cibo spazzatura, tanto quanto ne produce l’industria alimentare. Quanti di noi hanno sentito la notizia di qualcuno che ha il cancro e qualcuno dire: “… Poteva capitare a chiunque …” No, non poteva! “Che il cibo sia la tua me-

dicina, la medicina sia il tuo cibo”.


Lunedi 14 Marzo 2016

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ALIMENTAZIONE E TUMORI

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CANCRO, ACIDOSI E DIETA ALCALINA di Jacopo Marziani ………………………

L

a causa del cancro era già nota da tempo, eppure le case farmaceutiche ci marciano sopra. Acciderbolina! Che oltraggio alla povera gente! Dobbiamo assolutamente condividere e informare affinché questa sconvolgente verità non venga insabbiata dai soliti potenti!

Ma le cose staranno proprio esattamente così? Proviamo ad analizzare un po’ il contenuto del testo e a far riferimento alle nostre conoscenze attuali di biochimica, fisiologia e oncologia per venirne un po’ a capo. Nelle prossime righe cercherò di essere il più semplice e divulgativo possibile, per non risultare troppo ostico ai “non addetti ai lavori”, così rimandando a dei link esterni per chi volesse approfondire le questioni più specifiche che vi risparmio (a tal proposito, sempre per comodità ho inserito riferimenti alla più immediata Wikipedia dove possibile, per le descrizioni di certi processi). Perdonatemi se dovessi risultare troppo ostico e poco chiaro nel linguaggio, sarò disponibile a rispiegare in maniera più semplice e comprensibile i passaggi oscuri. Incominciamo già dall’affermazione iniziale che è un po’ imprecisa. Basta fare una rapida consultazione per scoprire già che Warburg ad essere rigorosi non ricevette il Nobel per “aver scoperto la causa primaria del cancro”, bensì per aver scoperto come agissero gli enzimi della respirazione cellulare all’interno delle cellule tumorali. In esse, il meccanismo di produzione energia in assenza di ossig-

eno chiamato glicolisi, con cui la molecola dello zucchero glucosio viene scissa in due molecole del meno noto piruvato (che normalmente entreranno poi nel cosiddetto ciclo dell’acido citrico e nella fosforilazione ossidativa aerobica per produrre energia), risulta alterato ed enormemente accelerato nonché seguito da una significativa fermentazione di acido lattico all’interno del citoplasma, piuttosto che dalla normale ossidazione del piruvato; ciò è stato definito come il cosiddetto effetto Warburg. Queste cose sono contenute in qualsiasi testo accademico, pertanto è abbastanza rammaricante notare l’ennesima accusa verso le solite grandi lobbies che terrebbero tutti all’oscuro di tutto. Al giorno d’oggi sappiamo che tutto ciò non è una causa bensì una conseguenza del tumore, dovuta alla proliferazione incontrollata delle cellule tumorali che portano quindi, in soldoni, ad una carenza di ossigeno, con conseguente accelerazione forzata della glicolisi e ricorso alla fermentazione lattica, che porta come in una reazione a catena ad un abbassamento del pH intracellulare che diviene così acido. È questo a comportare l’acidificazione, in ultima istanza, delle cellule tumorali, non l’acidosi del sangue, pertanto non si può nemmeno definirla come lo stimolo ad un “meccanismo di difesa”, essendo a posteriori. Sarebbe come dire che l’industrializzazione selvaggia è un meccanismo di difesa verso lo scarico dei liquami nei fiumi. Ad ogni modo, non fu per la scoperta della “causa” del cancro che Warburg ricevette il Nobel, ma per quella sugli enzimi respiratori e lo dice lo stesso istituto Nobel.

Il popolo dei social network, che ha scoperto dell’esistenza di Warburg solo dopo le prime condivisioni, dovrebbe fare più attenzione nel recepire informazioni. Piuttosto, lo scienziato ipotizzò a parte che il principale meccanismo nella formazione di un tumore consistesse proprio in questa modifica del metabolismo, eventualmente dovuta ad un danneggiamento dei mitocondri. Che avesse scoperto la causa primaria del cancro è una formulazione arbitraria di chi ha steso questa catena di S. Antonio, col chiaro intento di diffondere un punto di vista un tantinello polemico verso la medicina ufficiale. Che non si è affatto fermata a raccogliere soldi dalla gente, bensì, assieme alla biologia molecolare, alla genomica, alla patologia e alla citologia ha fatto passi da gigante

nel comprendere cosa c’è dietro il cancro, i perché e cosa si può fare per combatterlo. I dettagli della cancerogenesi descrivono l’insorgenza di un tumore a partire da un’alterazione dei meccanismi di controllo della divisione cellulare, del differenziamento cellulare, della morte cellulare e della trascrizione del DNA. Le cause scatenanti un tumore sono talmente articolate che semplicemente non ha senso parlare di una singola “causa primaria”, perché ne esistono in realtà molteplici spesso agenti in sinergia. Se siete medici o biologi, uno dei fattori di trascrizione più noti è la famigerata proteina P53, che nelle discussioni di laurea triennale viene scelta quasi ad ogni seduta, tanto è nota nonostante i complottismi sugli studi biomedici. Una mutazione nei geni che

OTTO HEINRICH WARBURG

regolano la produzione di questa proteina scatena tutta una serie di conseguenze poco piacevoli. Esistono anche tantissime classi diverse di composti mutageni o cancerogeni, come anche gli oncovirus. Il sito dell’AIRC ha una sezione con tutte le informazioni esposte in maniera semplice e chiara su cosa è il cancro. Passiamo anche alle frasi riportate direttamente come proprie di Warburg. Facendo una rapida e superficiale ricerca su Google, le uniche fonti che trovo a riguardo sono lo stesso testo, quindi ben poco attendibile. Non avendo alcuna voglia di stare a setacciare centinaia di articoli in inglese (probabilmente essi stessi complottistici) per trovare qualcosa, a meno che qualche anima pia riporti l’eventuale fonte originale, non ci rimane che analizzare direttamente il contenuto di alcune di esse, perché è come al solito stato distorto da chi ha diffuso le informazioni:

Carriera

Otto Heinrich Warburg (Friburgo in Brisgovia, 8 ottobre 1883 Berlino, 1º agosto 1970) è stato un medico e fisiologo tedesco, figlio di Emil Warburg.

Fu direttore (dal 1931 al 1953) del Kaiser Wilhelm Institute (ora Max Planck Institute) per la fisiologia cellulare a Berlino. Studiò a fondo il metabolismo dei tumori, in particolar modo le caratteristiche della loro respirazione cellulare. Per le sue scoperte sulla natura e sul meccanismo di azione del cosiddetto enzima giallo (di Warburg), vinse nel 1931 il Premio Nobel per la medicina. Pubblicò gran parte dei risultati dei suoi lavori nei testi Il metabolismo dei tumori e Nuovi metodi di fisiologia cellulare. Scrisse anche La prima causa e la prevenzione del cancro che presentò nel corso di una celebre lezione tenuta ad un congresso di vincitori del Premio Nobel, il 30 giugno 1966 a Lindau, sul Lago di Costanza, in Germania. Egli notò che i tessuti cancerosi avevano un pH basso (causato dall'acido lattico prodotto durante la fermentazione) ed ipotizzò fosse la causa della carcinogenesi stessa. Tuttavia la sua teoria perse man mano fondamento allorché Alfred George Knudson, in seguito ai suoi studi sul retinoblastoma infantile, sviluppò la cosiddetta "teoria di Knudson" (già teorizzata nel 1953 da Carl Nordling) che ipotizzava che la causa del cancro fosse da imputare all'accumulo di mutazioni del DNA cellulare. Ad oggi questa è l'ipotesi tenuta più in considerazione dalla comunità scientifica, cha ha trovato conferma su come l'insieme di mutazioni di oncogeni e geni oncosoppressori porti allo sviluppo di un tumore. Warburg individuò come differenza fondamentale tra le cellule sane e quelle cancerose la velocità di flusso della glicolisi: tale evento, confermato anche da analisi recenti, è tuttora indicato come effetto Warburg. Le cellule tumorali, infatti, possono presentare livelli di attività glicolitica fino a 200 volte superiori a quelli dei tessuti sani, anche in presenza di grandi condizioni di ossigeno. Questo evento fu spiegato da Warburg negli anni trenta attraverso l'osservazione di un elevato consumo locale di ossigeno, che ne genera concretamente una carenza nelle cellule tumorali, con conseguente innalzamento dei livelli di glicolisi.

“La mancanza di ossigeno e l’acidità sono due facce della stessa medaglia: Se una persona ha uno, ha anche l’altro”. “Le sostanze acide respingono ossigeno, a differenza delle alcaline che attirano ossigeno”. Quasi sicuramente si tratta di frasi estrapolate da un contesto e che quindi andrebbero interpretate, andando ad assumere una sfumatura di significato diversa negli intenti di Warburg. La prima, per esempio, farebbe riferimento al discorso sopra citato della reazione a catena, lo stesso testo dice che la mancanza di ossigeno causa un ambiente acido. La seconda se presa letteralmente non avrebbe senso. Ma messe così nel testo non fanno che diffondere idee sbagliate nei lettori, che poi le interpretano a loro modo (o magari con una tendenza suggerita dallo stesso testo e dagli ambienti che lo pubblicano) andando a sviluppare

considerazioni fuorvianti, come quelle che vedremo dopo. Prima di passare a queste però riassumiamo bene cosa sono gli acidi, per avere le idee più chiare dell’oggetto del discorso. Effettivamente nel ‘700, appena scoperto, si riteneva che l’ossigeno fosse la sostanza costituente gli acidi (il nome oxys + genos significa questo per l’appunto), ma di acqua ne è passata sotto i ponti e si è scoperto che le cose sono un attimino diverse. Chiunque abbia una buona base di chimica noterà benissimo che queste frasi, prese nude e crude cosi (e magari citate a pappagallo da qualche profano che però non sa bene di cosa sta parlando) non corrispondono affatto alle definizioni di acido o di base (alcalino). Nella definizione più usata scolasticamente, quella formulata da Brønsted e da Lowry, un acido è una sostanza capace di donare un protone, cioè usando un linguaggio più tecnico uno “ione H+” (dell’idrogeno, composto normalmente da un protone ed un elettrone ma a cui in questo caso manca un elettrone) ad un’altra molecola, mentre viceversa una base è una sostanza capace di accettarlo. Nella definizione più tecnica di Lewis, un acido è una sostanza capace di accettare una coppia di elettroni, una base una capace di donarli. In tutto ciò non c’entra una beneamata mazza che un acido “respinga l’ossigeno”. Al massimo se proprio si sarebbe potuto parlare di idrogeno, con un po’ di approssimazione. Se ne deduce anche che non è una condizione assoluta ma può variare, una stessa sostanza si può comportare da acido in determinate condizioni e da base in altre.

Fondamentale è la misura del pH per avere una valutazione dell’acidità di un composto, in questo caso dell’interno di una cellula. Naturalmente quanto appena detto non significa che l’ossigeno non si possa ritrovare in qualche punto del discorso.


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Lunedi 14 Marzo 2016

MEDICINA E SALUTA

L’INCREDIBILE AIDS

Quello che i media non dicono sulla "PESTE DEL NUOVO MILLENNIO"

di Gian Paolo Vallati ………………………

1. INTRODUZIONE

Q

uesta è la storia vera ed incredibile di una epidemia inventata. Questa è la storia di un colossale affare in cui multinazionali, ricercatori, associazioni e istituti sanitari senza scrupoli hanno utilizzato il terrorismo sanitario al servizio del loro enorme business. E la storia di come, purtroppo, molti esseri umani inconsapevoli siano finiti nella macina, uccisi dalle stesse "terapie" che dovevano curarli. "Tutti sono pronti a credere che la CIA menta, che il governo menta, che l'FBI menta, che la Casa Bianca menta. Ma che menta l'Istituto di Sanità no, non è possibile, la Sanità è sacra, tutto ciò che esce dagli Istituti Nazionali di Sanità è parola di Dio. Niente fa differenza, nemmeno la storia di come Gallo scoprì il virus, nemmeno il fatto che sia uno scienziato screditato e condannato per truffa. La strategia dell'establishment è sempre la stessa: ignorare. Meglio non rispondere, vuoi vedere che ci si accorge che c'è qualcosa di strano?" Harvey Bialy, microbiologo.

2. PERCHÉ IL VIRUS Le malattie infettive costituiscono oggi soltanto l'1% di tutte le cause di morte nel mondo occidentale e ormai le grandi epidemie sono per lo più scomparse. Il merito di questa situazione, che spesso viene attribuito alla medicina, è in realtà dovuto al miglioramento delle condizioni igieniche e alimentari. Ci sono numerosi studi a livello statistico ed epidemiologico che dimostrano come molte malattie (tubercolosi, difterite, polmonite, ecc.) cominciarono a declinare ben prima dell'introduzione di cure efficaci. È cosa ben nota, anche ai non addetti ai lavori, che gli esseri umani e gli animali, sani o malati che siano, con-

vivono da sempre con migliaia di microbi, virus e batteri, in gran parte assolutamente innocui. Alcuni sono addirittura utili, come l'escherichia coli, che colonizza l'intestino e aiuta la digestione. Perfino microbi patogeni provocano malattie gravi solo in individui con il sistema immunitario indebolito. Eppure gli scienziati sono sempre ossessivamente alla ricerca di nuovi virus e batteri, nella speranza di attribuire loro la causa di malattie che ritengono altrimenti inspiegabili. Le conseguenze di questa unica direzione di ricerca spesso sono rovinose perchè ritardano la comprensione della vera causa e determinano la morte di molte persone. In passato lo scorbuto, la pellagra e il beriberi (solo per citare esempi eclatanti) sono state per lungo tempo attribuite a batteri, benché già allora alcuni ricercatori avessero dimostrato che erano dovute a carenze alimentari. Robert William, scienziato a cui si deve la scoperta della vitamina B1, così ha commentato questo atteggiamento dei cacciatori di microbi: "...la batteriologia era arrivata ad essere la pietra angolare dell'istruzione medica. A tutti i giovani medici era stata talmente istillata l'idea che le malattie erano causate da un'infezione, che ben presto venne accettato come assiomatico il concetto che non poteva esserci altra causa". Ma nonostante tutto questo, la memoria di passate epidemie continua a suscitare angoscia e terrore. Poiché il virus è sempre un ottimo mezzo per creare panico, ci sono motivi molto poco nobili per cui ad ogni ipotetica nuova patologia si attribuisce sempre più spesso una genesi virale. Attraverso la paura infatti si possono convogliare immense somme di denaro e indottrinare la popolazione verso le terapie e i comportamenti voluti. Così, allo stesso modo, comincia l'incredibile storia dell'Aids.

3. ESISTE DAVVERO IL RETROVIRUS HIV? Non esiste un documento scientifico ufficiale che provi che il cosiddetto HIV, ammesso che esista, provochi l'Aids. A dispetto di ciò che viene costantemente propagandato, il virus della immunodeficienza umana HIV non è stato mai isolato e fotografato. Le recenti scoperte derivate dal Progetto Genoma Umano hanno peraltro messo in grave crisi il concetto stesso di retrovirus. COME NASCE IL PROBLEMA HIV Nell'aprile del 1984 il dottor Robert Gallo annunciò in una conferenza alla stampa internazionale di aver scoperto un nuovo retrovirus che aveva chiamato HTLV-III (oggi conosciuto come HIV), e questo era "la probabile causa dell'AIDS". Lo stesso giorno Gallo presentò il brevetto per un test di anticorpi, ora generalmente riportato come "il test dell'AIDS". L'annuncio prese di sorpresa persino gli scienziati presenti tra il pubblico. Gallo aveva scavalcato una parte essenziale del processo scientifico: non aveva pubblicato i risultati delle sue ricerche in nessuna pubblicazione medica o scientifica, né li aveva sottoposti al normale processo di revisione tra colleghi prima di essere annunciati al pubblico. Quando alla fine la "prova di Gallo" fu pubblicata settimane più tardi, vennero fuori numerosi problemi. Le procedure di laboratorio che Gallo e i suoi collaboratori utilizzavano per provare l'isolamento vennero osservate soltanto nel 36% dei suoi pazienti di Aids, e soltanto 88% era positivo al test "degli anticorpi HIV". Inoltre, per assicurare

che soltanto i pazienti in AIDS e non l'intero gruppo di controllo risultasse positivo al test degli anticorpi, egli aveva diluito il sangue 500 volte. A diluizioni minori troppi soggetti sani del gruppo di controllo risultavano positivi al test. Questi fatti dovrebbero essere sufficienti a gettare seri dubbi sulle affermazioni di Gallo che egli avrebbe scoperto un nuovo retrovirus come "probabile causa dell'AIDS". Grazie a questa "scoperta", Gallo oggi percepisce l'1% dei proventi mondiali derivati dai test HIV. Tutta la carriera di Gallo è costell a t a di episodi che di scientifico hanno m o l to poco. U n eccellente elenco di quanto corrotta, ingannevole (e probabilmente perfino criminale) è stata la sua ricerca, può essere trovato nel libro "Science Fiction", di John Crewdson, un giornalista scientifico del Chicago Tribune. In realtà, tutto quello che aveva scoperto Gallo era una attività enzimatica che lui attribuiva al presunto retrovirus, e le fotografie che mostrò erano di particelle simil-virali senza nessuna prova che fossero virus. A tutt'oggi il vero virus non ancora stato isolato, e le foto che vengono spesso mostrate sulle copertine dei giornali sono sempre e soltanto realizzazioni grafiche di fantasia. Eppure, grazie a quella famosa conferenza stampa, da quel momento tutto il mondo ha cominciato a credere che l'Aids fosse dovuto ad un virus. Così è nato il problema HIV e così dal 1984 ad oggi sono stati pubblicati più di 10.000 studi sull'HIV, ma nessuno di questi ha potuto dimostrare in maniera plausibile o provare in modo concreto che l'HIV causi l'AIDS. A tutt'oggi non esiste un documento scientifico ufficiale che fornisca una prova definitiva. KARY MULLIS Il premio Nobel Kary Mullis, inventore della PCR (Polymerase Chain Reaction), ha cercato invano per anni questo fondamentale documento. Di conseguenza ad ogni occasione, congresso scientifico, conferenza, seminario o incontro ha interpellato svariati virologi ed epidemiologi su dove trovare il riferimento bibliografico che spiegasse come l'HIV provochi l'AIDS. Ma nessuno dei colleghi è mai stato in grado di precisarlo. E neanche Montagnier e Gallo (considerati i massimi esperti mondiali di Aids) sono

stati in grado di fornirglielo. Perché non esiste. LA "PROVA" FORNITA DAL NIAID Per mettere una toppa a questa grave carenza, nel 1994 l'Ufficio di Comunicazione del NIAID/NIH, National Institute of Allergy and Infectious Diseases /National Institute of Health, realizzò un documento intitolato : " La Prova che l'HIV è causa dell'Aids". È il documento più completo che si conosca che tenta di rispondere all'affermazione che l'HIV non è la causa dell'Aids. Ma questo elaborato, che viene spesso citato come prova definitiva, di fatto non è documento scientifico, come hanno dimostrato in una puntuale confutazione alcuni ricercatori internazionali. Oltre ad essere un documento anonimo, è infatti seriamente screditato dal mancato rispetto degli standard scientifici e fallisce nel fornire una prova credibile a sostegno del suo assunto fondamentale. Si tratta quindi soltanto dell'ennesimo strumento di propaganda. UNO SCIENZIATO CONTRO: PETER DUESBERG Peter Duesberg, membro della prestigiosa National Academy of Science, è docente di biologia molecolare e cellulare presso la University of California a Berkeley, oltre ad essere un pioniere nella ricerca dei retrovirus e il primo scienziato ad aver isolato un gene del cancro. È uno dei pionieri più prestigiosi tra i dissidenti della ricerca. Gli ingenti finanziamenti di cui disponeva come ricercatore di fama mondiale gli sono stati drasticamente ridotti quando ha cominciato a mettere in dubbio il dogma Hiv- Aids e la teoria della trasmissione sessuale del morbo. Il primo marzo 1987 sulla prestigiosa rivista Cancer Research comparve un suo articolo in cui affermava che non vi erano prove convincenti del fatto che un retrovirus come l'HIV sia in grado di causare l'AIDS. Da allora Peter Duesberg è uno degli uomini più discussi d'America. Le sue ipotesi e le sue affermazioni sono state di volta in volta definite 'irresponsabili', 'pericolose', 'immorali', 'dannose' e perfino 'criminali'. Per alcuni Duesberg è una 'minaccia pubblica', per altri invece un 'novello Galileo' in lotta contro l'ottusità dominante. Secondo il direttore dell'autorevole periodico medico The Lancet, Duesberg è "probabilmente lo scienziato vivente più diffamato in assoluto", per altri addirittura "il Nelson Mandela dell'AIDS, colui che guida la lotta contro l'Apartheid dell'HIV". Nonostante le sue previsioni trovino sempre più conferme a livello epidemiologico, oggi è stato emarginato da una comunità scientifica che ha tutto l'interesse a perseguire una strada ricchissima di finanziamenti. Le sue tesi non sono ancora state confutate, mentre alle sue domande ed obiezioni si è risposto che:

"...dovrebbe essergli impedito di parlare in televisione. Sì, una linea auspicabile sarebbe quella di impedire i confronti televisivi con Duesberg" (Nature, 1993) INNOCUITA' DEI RETROVIRUS Dal 1970, anno in cui si ipotizzò l'esistenza dei retrovirus, ne sono stati individuati ed isolati circa 200, tutti assolutamente innocui. Tutti meno quello HIV, che oltre ad essere assolutamente terribile è anche l'unico mai realmente isolato. PROGETTO GENOMA E RETROVIRUS Ma sin dal 2001, anno in cui sono arrivati i risultati del Progetto per la mappatura del Genoma Umano è stato chiaro che stava per essere irrimediabilmente buttato a mare il concetto stesso di "retrovirus". Per comprendere a fondo la questione è necessaria una breve digressione di storia della biologia. La visone accettata sin dagli anni '50 era che il DNA trascrive le informazioni al RNA, (e mai il processo inverso) attraverso una relazione gerarchica rappresentata dal flusso unidirezionale DNA >RNA >proteine. Il RNA (acido ribonucleico), era quindi considerato l'umile messaggero del DNA (acido desossiribonucleico), che governava invece la cellula. Questo era il dato fondante del cosiddetto "Dogma Centrale della Genetica Molecolare", su cui si è basata tutta la biologia dagli anni cinquanta in poi. Il concetto di "retrovirus" prese forma quando nel 1970 fu scoperto, in estratti di certe cellule, un enzima (denominato poi "transcriptasi inversa") capace di convertire la molecola di RNA in DNA. I ricercatori, insomma, verificarono che alcuni RNA trascrivevano se stessi "all'inverso" al DNA. Ma (in ossequio al Dogma Centrale) si dissero che qualsiasi cosa causa la trascrizione dal RNA al DNA è da considerarsi eccezionale e deve essere una sorta di contaminazione virale (da cui il termine "retrovirus"). Dunque, negli anni '70, in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo la attività transcriptasica inversa venisse rivelata si riteneva che i retrovirus fossero presenti. Questo si dimostrò un grave errore, poiché era già noto agli inizi degli anni '80 che la medesima attività enzimatica era presente in tutta la materia vivente provando così che la transcriptasi inversa non aveva niente a che fare con i retrovirus per sé. La questione è stata ben sintetizzata nel 1998 dal virologo Stephen Lanka: "... studiando la biologia evolutiva trovai che ognuno dei nostri genomi, e quelli delle maggiori piante e animali, è il prodotto della cosiddetta trascrizione inversa: RNA che si trascrive nel DNA. [...] L'intero gruppo di virus cui l'HIV apparterrebbe, i retrovirus [...] nei fatti non esiste per nulla". Ciò nonostante molti scienziati non tennero conto di


Lunedi 14 Marzo 2016

MEDICINA E SALUTA

questa evidenza e continuarono a lavorare alacremente sull'ipotesi oramai falsificata. Ma gli ultimi sviluppi del Progetto Genoma Umano dimostrano ormai inequivocabilmente che il passaggio da RNA a DNA non è affatto una aberrazione, piuttosto è ciò che potrebbe spiegare la complessità umana. Il DNA sarebbe allora come una sorta di libreria dove il RNA va a prendere le informazioni che gli servono per governare la cellula. Il Dogma Centrale è soltanto una costruzione teorica che non ha retto alla prova dei fatti. Queste recenti scoperte segnano la fine del paradigma HIV/AIDS, e spiegano perché la scienza ha fallito la cura della malattia a dispetto di almeno venti anni di sforzi. Perché se l' HIV è un retrovirus, la teoria virale dell'Aids è priva di fondamento.

4. QUANTO SONO AFFIDABILI I TEST SULLA SIEROPOSITIVITÀ? I test dell'Aids (Elisa e Westernblot) non sono attendibili perché, oltre a non essere precisi, esistono più di sessanta fattori diversi che possono dare dei falsi positivi. I test non sono standardizzati, i risultati variano da laboratorio a laboratorio, le linee guida per la loro interpretazione variano da paese a paese. Inoltre si può risultare positivi al Westernblot e negativi all'Elisa, o viceversa. Due sono le analisi fondamentali per stabilire la sieropositività in una persona: l'Elisa e il Western Blot. Nell'Elisa una miscela di proteine dell'Hiv reagisce con anticorpi nel siero prelevato dal paziente, provocando una variazione di colore nel preparato. Il test Elisa produce fino al 90% di errore in una sola direzione (i negativi li fa diventare positivi, i positivi rimangono tali e quali). Nel WB, le proteine dell'Hiv vengono separate su una striscia di nitrocellulosa. Questo consente una reazione individuale delle singole proteine, che vengono visualizzate con una serie di bande di colore più scuro. L'esame WB viene utilizzato di solito a conferma di un test Elisa positivo, ma risulta altamente impreciso anch'esso. NON ESISTONO STANDARD

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CRITERI

Prima del 1987 una sola banda Hiv specifica era considerata come prova di un avvenuto contagio, in seguito si venne a scoprire che il 25% degli individui sani - e

non a rischio - presentano bande Hiv specifiche e quindi fu urgente ridefinire un WB positivo aggiungendo bande extra e selezionandone di particolari. Ma anche in tal modo i problemi sono sempre presenti: su 89.547 campioni di sangue analizzati, prelevati da degenti non a rischio ed in maniera anonima in 26 ospedali americani, una percentuale del 21,7% dei maschi e il 7,8% delle femmine risultò positiva al test WB. Quindi la correlazione tra anticorpi Hiv e Aids, comunemente accettata dagli esperti, sembra un'invenzione dell'uomo. L'artificiosità di tale relazione è evidente nel dato di fatto che istituti e nazioni differenti stabiliscono come test di sieropositività serie di bande WB diverse. Questo comporta che in Australia un test richiede quattro bande per essere positivo, mentre negli USA ne sono sufficienti due o tre, che siano o meno le stesse bande richieste in Australia. In Africa, addirittura, basta una sola banda. A conti fatti, una persona esaminata ipoteticamente lo stesso giorno nei tre differenti luoghi, può risultare sieropositiva in un paese e sieronegativa in altri. Il sistema di valutazione varia addirittura da laboratorio a laboratorio di uno stesso stato e, nella medesima sede di analisi, anche da un giorno all'altro si possono riscontrare risultati differenti! Uno documentario che la Meditel Produzioni ha realizzato a Londra per la BBC nell'ottobre 1996 mostrò che un campione di sangue fornito da un volontario fu valutato tre volte positivo e due volte negativo nello spazio di un mese. I FALSI POSITIVI A rendere la tragicommedia una vera tragedia è la possibilità che ad una o più bande si possa verificare una falsa reattività. La reazione al test, evidentemente instabile, è spesso associata ad un aumento aspecifico delle immunoglobuline, il che si verifica in molte situazioni, come nel corso di malattie autoimmuni, di infezioni croniche, di malaria, di parassitosi, talvolta anche per motivi banali come una vaccinazione antinfluenzale. Sono stati contati circa 60 fattori estranei all'HIV che possono determinare un test positivo. Secondo gli esperti queste reattività vengono innescate da anticorpi non Hiv (che tutti noi possediamo) reagenti alle proteine Hiv. In parole

povere, un anticorpo che reagisce ad una determinata proteina non è necessariamente un anticorpo prodotto dal sistema immunitario come risposta specifica a quella certa proteina. E quindi le popolazioni povere dell'Africa, il continente con il maggior numero di casi di sieropositività, esposte ad una miriade di infezioni e che producono moltitudini di anticorpi, avranno una falsa reattività ai test molto più alta che in altri paesi. IN DEFINITIVA: NESSUN VALORE AI TEST La positività ai test ha un valore sostanzialmente nullo perchè: o essa è correlata in modo comunque incompleto a molte malattie, sia immunodepressive che non, anche estranee all'AIDS; o essa è però correlata anche ad un ottimo stato di salute, come dimostrano i milioni di sieropositivi, sanissimi da molto tempo; o essa, sicuramente, non dimostra la presenza dell'HIV o di qualsiasi altro virus; o essa, contrariamente a quanto si è voluto dare a credere, non equivale affatto ad una sentenza di morte: anche le disparate sindromi patologiche definite AIDS possono regredire quando l'organismo del paziente non è molto compromesso. Mentre l'utilità dei test è nulla, il loro danno può essere immenso perchè: o la comunicazione al paziente del risultato positivo al suo test dell'AIDS provoca quasi sempre un grave trauma psichico e può sconvolgere l'intera vita familiare, lavorativa, affettiva e sociale; qualcuno in passati si è anche suicidato. o non di rado la diagnosi di AIDS basata su questi test spinge i medici e il paziente ad intraprendere una terapia con AZT o altri "anti-retrovirali", che sono pesantemente tossici e producono effetti molto pericolosi.

5. ASSENZA DI CORRELAZIONE TRA SIEROPOSITIVITÀ E MALATTIA La grandissima parte dei sieropositivi può vivere una vita assolutamente normale per decine di anni senza riscontrare alcun sintomo di malattia. Alla fine degli anni '80 venne creato un clima di terrore sostenendo che i sieropositivi fossero dei condannati a morte, destinati a morire nel giro di 18 mesi. Si dava per scontata la corrispondenza tra sieropositività e malattia conclamata, e che lo sviluppo dell'AIDS

per i sieropositivi fosse inevitabile e solo una questione di tempo. In seguito si è riscontrato che soltanto una percentuale molto ridotta di sieropositivi sviluppa la malattia, mentre la gran parte dei cosiddetti "infetti" vive bene e a lungo senza mai riscontrare problemi. Eppure si continuarono a definire "malati asintomatici" le persone sieropositive. Da molti anni ricercatori indipendenti (tra cui il prestigioso Gruppo di Perth, in Australia) sostengono che, poiché non è mai stata scientificamente provata la correlazione tra HIV e AIDS e la reale validità dei test, la cosiddetta sieropositività non significhi assolutamente nulla. HIV: UNO STRANO TIPO DI VIRUS Un grosso problema della teoria dell'AIDS è che i ricercatori non sono stati mai in grado di scoprire nelle persone sieropositive una quantità di virus tale da compromettere la salute. Ed un altro fatto clamoroso è che l'HIV non è citotossico; questo significa che quando il virus si moltiplica non distrugge le cellule presenti, come fanno invece altri virus che distruggono le cellule che infettano. L'eminente virologo Peter Duesberg così commenta questo fatto: "il virus infiltra o infetta un numero molto basso di cellule, appena una su 100mila. Per essere nocivo, per uccidere (...) un microbo deve pur fare qualcosa. Altrimenti è come tentare di conquistare la Cina uccidendo tre soldati al giorno" Secondo Duesberg l'HIV si comporta come uno dei numerosissimi innocui microbi di transito sempre presenti nel corpo umano. Ed è esso stesso innocuo. Il fatto che milioni di persone abbiano contratto l'Hiv alla nascita eppure siano adulti sani è l'argomento più significativo, secondo Duesberg, contro l'ipotesi Hiv-Aids, perché dimostra che l'Hiv non può essere un agente patogeno letale. VENTI ANNI DI INCUBAZIONE? Per giustificare questo comportamento innocuo del HIV si è trovato l'espediente di definirlo un "lentovirus", cioè un virus che agirebbe sui tempi lunghi. Tutte le malattie infettive virali, salvo rare eccezioni, hanno una incubazione breve, di pochi giorni o settimane. Invece l'incubazione del virus dell'AIDS è stata calcolata

inizialmente attorno ai 18 mesi, per aumentare poi di anno in anno, fino a raggiungere nel 1992, i 10/14 anni. Oggi addirittura si sostiene che l'incubazione arrivi a più di 20 anni (cioè si può tranquillamente convivere con l'Hiv per tale periodo senza avere nessun sintomo di malattia). HIV, IL VIRUS CHE NON C'È La letteratura medica ha registrato finora più di 5000 casi di AIDS sieronegativi (cioè presentano i sintomi ma non vi è presenza di HIV). Ma una peculiarità delle malattie infettive virali è che hanno una causa unica (il virus), e ovviamente non possono verificarsi in sua assenza. Così non c'è varicella senza il virus della varicella, non c'è morbillo senza il virus del morbillo e così via. Di conseguenza in teoria non può esistere Aids senza la presenza del cosiddetto retrovirus HIV. Eppure...

6. COSA È DAVVERO L'AIDS L'Aids, più che una malattia specifica, è una definizione che comprende un alto numero di malattie già conosciute. Queste malattie non sono affatto associate sempre ad immunodeficienza, sono definite AIDS solo se associate ad un test positivo. L'AIDS È UNA CATEGORIA, NON UNA MALATTIA Nessuna delle diverse malattie che attualmente definiscono l'AIDS è recente e nessuna si manifesta esclusivamente in persone sieropositive. Di fatto AIDS è il nuovo nome che i CDC (Centers for Disease Control) americani hanno dato ad un insieme di affezioni comuni più o meno gravi, tra cui micosi, herpes, diarrea, alcune polmoniti, salmonella, tubercolosi. Se una persona ha la tubercolosi e risulta positiva al test allora "ha l'AIDS". Se invece ha la tubercolosi ed il test è negativo, allora ha "soltanto la tubercolosi". È addirittura possibile che venga definito malato di Aids, ( sindrome da immunodeficienza acquisita), chi non ha nemmeno presenza di immunodepressione! LA MALATTIA SI ADATTA ALLA DEFINIZIONE La definizione di AIDS ha subito varie modificazioni, nel 1986, nel 1987 e nel 1993 e ad ogni revisione il

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numero delle condizioni patologiche ritenuto correlato all'AIDS viene aumentato: attualmente esse sono ben 29, e tutte già conosciute prima dell'AIDS. Esemplare è il caso dell'ultima revisione: Il 1° gennaio 1993 i CDC decisero di includere nella definizione di AIDS non una malattia, ma una condizione. Chi aveva un numero di linfociti T inferiore a 200 (anche se perfettamente sano) veniva incluso tra i malati di AIDS. Questo ha fatto sì che il numero di casi di AIDS negli Stati Uniti raddoppiasse artificiosamente nel giro di una notte. Questa ricorrente variazione ha portato ad una continua dilatazione del numero dei soggetti definiti "malati di AIDS": se, ad esempio, negli Stati Uniti con la definizione del 1986 potevano essere definiti malati di AIDS mille pazienti, con quella del 1987 sarebbero diventati 1.300 e con quella del 1993 avrebbero raggiunto il numero di 2.275. Di recente è stata inclusa nell'elenco una nuova patologia tipicamente femminile, il cancro della cervice. Come ha svelato P. Duesberg: "...la ragione di questa aggiunta è solo politica: è stata dichiaratamente inserita per aumentare il numero delle femmine malate di AIDS, creando così l'illusione che la sindrome si stia diffondendo tra gli eterosessuali". L'AIDS NON È UGUALE IN TUTTO IL MONDO Anche qui, come per i test di sieropositività, non esiste un criterio universalmente riconosciuto per la definizione della sindrome. La regola per stabilire cosa sia l'AIDS varia da nazione a nazione: la definizione di AIDS negli Stati Uniti è diversa da quella europea che a sua volta è diversa dalla definizione africana. La WHO, ( World Health Organization)13 in Africa utilizza per definire l'AIDS due definizioni nettamente diverse, nessuna delle quali corrisponde ai criteri utilizzati negli USA o nella UE. Generalmente in Africa non si richiede il test HIV, ma è sufficiente che un paziente presenti tre dei principali sintomi clinici (perdita di peso, febbre e tosse) più un sintomo minore (è sufficiente un prurito generalizzato) per poterlo dichiarare affetto da AIDS. E questo, come si vedrà più avanti, spiega la reale consistenza della presunta "catastrofe africana".


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CINEMA E DOCUMENTARI

11 SETTEMBRE 2001: INGANNO GLOBALE "Inganno Globale", giunto alla "terza revisione", è un film realizzato da un regista italiano, Massimo Mazzucco, che vive in USA e gestisce il sito web "Luogocomune" nel quale sono sostenute o ospitate numerose teorie di "complotti". Tali teorie abbracciano molti argomenti, storici e d'attualità, politici e (fanta)scientifici, e sono estremamente varie e fantasiose: si parte dal "complotto" di Pearl Harbor del 1941 (secondo cui gli USA favorirono l'attacco giapponese) per arrivare a quello delle "scie chimiche" (secondo cui le scie lasciate dagli aerei nel cielo sarebbero in realtà emissioni di sostanze chimiche destinate a controllare il clima terrestre o a influenzare la vita umana, quella animale e quella vegetale, in un piano cui concorrono i principali governi del mondo e - secondo alcuni - anche una o più civiltà aliene). Nel film "Inganno Globale" il regista sostiene, più o meno apertamente, che gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001 siano stati organizzati e compiuti dallo stesso governo americano, per ragioni che non vengono meglio precisate.

CANCRO: LE CURE PROIBITE “Cancro, le cure proibite” – documentario a cura di Massimo Mazzucco, autore di diversi docufilm su temi censurati dai media main stream, dai veri motivi del proibizionismo della canapa indiana, fino agli attentati alle torri gemelle. Un autore che merita particolare rispetto non solo per i temi trattati, scomodi e interessanti, documentati con grande accuratezza, ma anche per il fatto che a differenza di quasi tutti gli autori, Mazzucco ne consente la libera divulgazione sul web! Questo documentario è un’opera monumentale, dovrebbero essere trasmesso a reti unificate, dovrebbero guardarlo tutti! Non si tratta di tesi complottistiche, o comunque di “teorie”, bensì di fatti. Il documentario evidenzia in modo inconfutabile come l’industria farmaceutica, ed in particolare quella del cancro, che rappresenta il business principale (una sola chemioterapia costa decine di migliaia di euro) pensi unicamente a fare profitto, a scapito dei pazienti. Le cure non sono fatte per curare, per guarire, tantomeno per prevenire malattie, ma solo per lenire i sintomi, nel migliore dei casi. Nel corso dell’ultimo mezzo secolo diversi medici-ricercatori, seppure con mezzi scarsi e osteggiati in tutti i modi, avevano trovato cure per il cancro, ma anziché essere premiati sono stati demoliti, mediaticamente e non solo.

LA VERA STORIA DELLA MARIJUANA Conosciuta fin dall’antichità come pianta miracolosa, come sorella dell’uomo, come dono divino, la pianta di cannabis ha sempre rappresentato per l’uomo una preziosa fonte per la produzione di tessuti, di carta, di cibo e di materiale combustibile, oltre a fornire una vastissima gamma di rimedi medicinali. Ma da un giorno all’altro questa pianta miracolosa è diventata il frutto proibito, la radice di ogni male, la fonte di peccato, perversione e immoralità che poteva facilmente portare alla follia. Che cosa c’era dietro a questa improvvisa demonizzazione della marijuana? Chi era Harry Anslinger, l’uomo che fece proibire la marijuana in tutto il mondo, e chi lo finanziava nell’oscurità? Come è cambiata la nostra storia, da quando la cannabis è stata proibita? E’ vero che la marijuana porta all’uso di droghe più pesanti, come eroina o cocaina? Che cosa hanno rivelato, le decine e decine di ricerche governative sull’uso della cannabis? Se la marijuana è proibita, perchè certe case farmaceutiche possono produrla nei loro capannoni segreti, lontano dagli occhi di tutti? E che cosa sta perdendo l’umanità, nel mantenere questa proibizione? A chi giova davvero questa ossessiva, incessante e terrificante guerra alla marijuana?

Lunedi 14 Marzo 2016


Lunedi 14 Marzo 2016

CINEMA E DOCUMENTARI

ZEITGEIST: THE MOVIE Zeitgeist: the Movie è un web film non profit del 2007 basato su teorie del complotto, diretto, prodotto e distribuito da Peter Joseph; è uscito in lingua inglese sottotitolato in diverse lingue, tra cui l'italiano e successivamente doppiato anche in italiano. Del film sono stati fatti due sequel: Zeitgeist: Addendum e Zeitgeist: Moving Forward. Il film sembra avere come bersaglio l'integralismo cristiano delle chiese riformate americane delle quali critica pesantemente l'opposizione all'evoluzione e la loro discendenza dalla Chiesa cattolica romana, che in parte sarebbe un'elaborazione dell'antica religione solare romana. È inoltre fortemente critico nei confronti dell'appoggio incondizionato dato dai cristiani statunitensi alla guerra dell'ex-presidente George W. Bush e il collateralismo al Partito Repubblicano con i suoi legami con gruppi bancari che l'opera ipotizza essere oscuri detentori del potere mondiale e addirittura finanziatori di Adolf Hitler. Tra gli altri argomenti, si parla anche del microchip RFID, che potrebbe un giorno essere impiantato sotto pelle alle persone come sostituto del denaro e della carta di credito.

UN EQUILIBRIO DELICATO (A DELICATE BALANCE) Un equilibro delicato (titolo originale "A delicate balance") è un interessantissimo documentario che, come il libro The China Study di recente uscita, si occupa di divulgare informazioni sul rapporto tra alimentazione e malattie. Il documentario si compone di una serie di interviste a medici e nutrizionisti che spiegano i meccanismi che intercorrono tra alimentazione e la comparsa delle malattie, specie quelle moderne dovute al benessere, a causa di un'errata alimentazione basata in particolar modo sul consumo delle proteine animali. Viene anche trattato il tema dell'impatto devastante sull'ambiente degli allevamenti e della pesca, nonché il tema della sofferenza e morte degli animali allevati. Il documentario, realizzato dal film-maker australiano Aaron Scheibner (Phoenix Philms), è stato doppiato in italiano a cura di AgireOra Edizioni, con la supervisione scientifica e il contributo di Società Scientifica di Nutrizione Vegetariana - SSNV. E' distribuito in Italia da AgireOra Edizioni ed è liberamente divulgabile.

DOVE ANDIAMO AD INVADERE ADESSO? (WHERE TO INVADE NEXT?) Il famoso regista statunitense Michael Moore ha annunciato che si appresta a produrre in Settembre il suo nuovo film documentario dal titolo ‘Where to invade next?’ Dove andiamo ad invadere adesso?, il suo primo film dopo sei anni, nel Festival del Cinema di Toronto. L’annuncio lo ha fatto attraverso un video in Periscope pubblicato sul suo conto di Twitter dove non ha voluto fornire maggiori dettagli, per quanto ha però anticipato che il film, girato in tre continenti, affronta la politica estera degli Stati Uniti e ed è “di natura epica”. “La questione degli Stati Uniti che si trovano in una guerra infinita è un qualche cosa che mi ha interessato da un certo tempo e fornisce la satira necessaria per questo film”, ha indicato Moore. Secondo gli organizzatori del Festival, il film di Moore “potrebbe essere la più provocante e divertente opera” di tutte quelle che il regista ha prodotto fino ad oggi. “Si nota che Moore si è riservato di fare dichiarazioni speciali, un qualche cosa con significato”, ha affermato Thom Powers, capo della sezione documentale di Toronto.

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