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n.9 OTTOBRE 2020
catechisti Essere catechisti - Anno II_n.6/2020 - Allegato al nr. 71 di Domenica NET - Reg.Trib. di Roma n.182/2015 del 20 ottobre 2015
Rivista di formazione per catechisti di bambini 6-11 anni
RIPARTIAMO! Un nuovo anno insieme > PEDAGOGIA LA CALMA
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> APOSTOLATO PERCHÈ SONO CATECHISTA?
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Essere catechisti
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EDITORIALE
SOMMARIO Essere Catechisti Nr. 9 - Ottobre 2020
NUOVI INIZI p. 4
P. Andrea Giustiniani, L.C. Direttore responsabile
Dossier
Nuovi linguaggi di comunicazione
p. 10
La pedagogia delle emozioni La calma
p. 12
Esercizi per l’anima Ricordati di ricordare
p. 14
Donna & Catechesi
Una voce femminile nella catechesi
p. 16
Formare apostoli Perché sono catechista?
p. 18
Metodo NET Testimoni, non maestri
p. 20
Idee & Materiali
p. 22
Il programma delle virtù > La prudenza: l’arte di decidere > Le missioni > Dinamica formativa
p. 26
Laboratorio
Costruiamo Spark: la coscienza!
p. 28
Catechisti digitali Virtuale è reale
p. 30
Lo scaffale
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ari lettori, siamo tornati dopo la pausa estiva e dopo mesi molto sofferti e difficili a causa di questa inedita pandemia che ha sconvolto per tanto tempo la nostra quotidianità. Ora però è il tempo della ripartenza e della speranza! C’è tanto da fare: un nuovo anno che sta per iniziare, nuovi bambini, nuove sfide e anche la celebrazione dei sacramenti per i bambini che avrebbero dovuto riceverli la scorsa primavera. Come Essere catechisti ci presentiamo in un formato rinnovato con più pagine e nuove rubriche; dopo un anno di rodaggio e con un’accoglienza veramente strepitosa, di cui non smetteremo mai di ringraziarvi, vogliamo rinnovare il nostro impegno ad accompagnarvi anche in questo anno catechistico. Tornano le nostre firme che ci hanno tenuto compagni lo scorso anno come Daniela Magrì che quest’anno farà un excursus alla scoperta delle emozioni e il mio confratello padre Stefano Panizzolo con gli “Esercizi per l’anima”. New entry sr Stefania Baneschi, delle suore francescane missionarie di Gesù Bambino con una rubrica dal titolo “Donna & Catechesi” e Jacopo Masiero con i “Catechisti digitali”. Abbiamo rafforzato la parte dedicata alla formazione apostolica con la nuova rubrica curata da padre Riccardo Garzari che si affianca a quella sul “Metodo NET” di Monica Siorpaes. Tra gli altri diamo il benvenuto anche a Emanuele Marras che ci insegnerà piccoli laboratori da fare con materiale di riciclo e a Diego Zanforlin per la parte dedicata alla formazione spirituale del “Programma delle virtù”. Non voglio svelarvi altro ma solo augurarvi buona lettura! Direttore responsabile P. Andrea Giustiniani, LC Coordinatore editoriale Emanuele Pica Redazione Daniela Magrì, Sr Stefania Baneschi, P.Stefano Panizzolo, L.C., Monica Siorpaes Gandin, P.Riccardo Garzari, L.C., Emanuele Marras, Diego Zanforlin, Eleonora Leoni, Valentina Raffa e Jacopo Masiero. Impaginazione e grafica Jacopo Masiero Editore Territorio d’Italia della Congregazione dei Legionari di Cristo
Allegato al nr. 71 di Domenica NET Reg.Trib. di Roma n.182/2015 del 20 ottobre 2015. Associazione Mission Network © Tutti i diritti riservati. Club NET Corso Vittorio Emanuele II, 126 35123 Padova Tel. 371 1469344 info@amicidinet.it www.amicidinet.it www.esserecatechisti.it Abbonamento annuale: 12 € (+ spese di spedizione) 8 numeri in 4 invii
I prezzi riportati sono da intendersi come contributi volti all’associazione Mission Essere catechisti Network.
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DOSSIER
NUOVI LINGUAGGI DI COMUNICAZIONE Virtù e avventure per bambini raccontate a fumetti Marco Sonseri Sceneggiatore “La Banda di NET”
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l titolo potrebbe trarvi in inganno. Da quando si parla di fumetto? Esattamente dal 1895, data che ne sancisce la nascita grazie alle pubblicazioni di Yellow Kid, un monello irriverente le cui avventure furono allegate come supplemento alle pagine del New York World, storico quotidiano statunitense chiuso nel 1931. Stando a questa data, dunque, di nuovo c’è ben poco. Il fumetto ha più di cento anni, con una storia altalenante fatta di critiche e molti successi clamorosi, fino a includere premi Pulitzer consegnati a volumi favolosi e indimenticabili, sfruttato tuttavia con troppa parsimonia nonostante un linguaggio potentissimo idoneo ad affrontare qualsiasi argomento.
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Virtù, Vangelo, amicizia, relazione, condivisione, il tutto condito con un pizzico di sana avventura e ben amalgamato grazie a una grammatica fumettistica semplice e immediata. È questa la strada che ha preso Domenica NET, coloratissimo, ben impaginato, pronto a raccontare ai bambini la bellezza del cristianesimo. E a farlo ci sono loro, i ragazzi della Banda di NET, protagonisti di fumetti d’eccezione, di età mista tra i 10 e i 13 anni, pronti a mettersi in gioco pur di fare la cosa giusta, seguiti da padre T., sacerdote dinamico e sorridente, innamorato di Cristo e della sua Parola. Alex, Diego, Lucy, Tommy, Anna suonano per passione basso, tastiera, batteria, chitarra – da
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qui il nome Banda di Net – ma non rinunciano ad avventure formidabili, tra castelli, boschi, passaggi segreti, creature bizzarre o personaggi difficili, con caratteri da smussare, sempre pronti però, loro, a tendere una mano, a non giudicare ma a tirare fuori il lato bello delle cose. Coadiuvati occasionalmente da Spark, personificazione della Coscienza dalla lingua saggia e dalla forma buffa, amato dai lettori della rivista, da Grace, robot la cui comparsa indica l’azione della Grazia di Dio e ostacolati dalle trame di Viz, serpente tentatore un po’ strampalato che non demorde mai e che prova ad assolvere alla sua missione nonostante le sonore sconfitte che subisce, la Banda è a tutti gli effetti pronta ad abbracciare qualsiasi giovane lettore che voglia prima di tutto divertirsi e leggere di amicizia. Perché tutto ciò che si fa con Alex e compagni si fa sempre all’insegna di questo sentimento, certamente un grande punto di forza di questa serie in cui si scrive di affetti e sentimenti, al plurale dunque, che popolano l’animo umano. Le avventure possono essere inventate seguendo un piano editoriale chiaro e preciso ma ciò che viene messo dentro la storia, ciò che viene raccontato, attinge dalla vita vera, da quei movimenti interiori e personali che caratterizzano, dipingono e danno forma alle nostre relazioni. In questo modo la Banda di NET diventa strumento educativo al Bene. Le virtù, per esempio. La prudenza, l’umiltà, la pazienza, la gratitudine e chi più ne ha più ne metta diventano coprotagoniste di storie divertenti, dove il Bene supera sempre il Male, dove la lezione impartita diventa momento di catechesi piacevole. Poche battute, poche situazioni ma al bambino lettore risulta subito tutto chiaro e comprensibile. Il valore di una virtù si veicola, dunque, con il linguaggio nuovo del fumetto.
Le avventure della Banda di NET vengono pubblicate ogni mese sulla rivista mensile per bambini “Domenica NET”
Nuovo perché tutte le volte che viene usato con attenzione e intenzione precisa, meraviglia per la sua efficacia; e nuovo perché, in fin dei conti, pur non essendo giovanissimo, lo è comunque rispetto a tanti altri linguaggi altrettanto codificati e con una propria grammatica. La Banda di NET è fresca, moderna. Affronta tutte le tematiche, compresa l’inclusione. Diego, membro del gruppo, è di origine nordafricane, ha i suoi interessi, è appassionato di informatica e naturalmente di musica. Ma come lui ogni personaggio ha delle caratteristiche specifiche che lo rendono tridimensionale, veritiero a chi legge. Alex è un po’ il fratello maggiore, per esempio, colui che si prende cura del resto della Banda. Ma senza esagerare. Anna e Tommy sono i più piccoli, quelli più vicini al pubblico a cui è rivolta la testata. Lucy è molto acuta, simpatica, fresca nel suo agire. Ma tutti si confrontano Essere catechisti
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anche con i loro difetti o le loro debolezze o ancora i loro errori. Per fortuna che a guidarli c’è padre T., non sempre presente nelle loro avventure, proprio perché è uno spazio dedicato quasi esclusivamente alla Banda di NET, ma ugualmente figura fondamentale che riesce sempre a imprimere quell’insegnamento da svolta vera che nel Vangelo e nell’esperienza trova la sua matrice fondante. Padre T. ha una faccia simpatica, onesta, di quelle che ci piacerebbe incontrare – e che magari incontriamo – nella nostra quotidianità. È un personaggio che fa della vivacità di spirito la sua carta d’identità. È un passo indietro rispetto alla Banda di NET, non occupa il posto d’onore se vogliamo dirla tutta (anche se riacquista il suo spazio all’interno dell’intera rivista), ma è essenziale con la sua presenza e la sua partecipazione alle loro avventure o alle loro cause. Avventure che durano sempre 5 pagine. Ricche, ricchissime di disegni e di colori, di espressioni buffe o intense e di parole
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semplici e immediate. L’obiettivo della Banda è grande, è parlare ai lettori più piccoli, intrattenerli con il fumetto, con le buone storie. E poi, elemento di non poca rilevanza, le avventure che vivono i nostri protagonisti sono un richiamo ai grandi romanzi di genere. Alla realtà si sovrappone talvolta la fantascienza, altre volte il fantasy, altre volte ancora l’investigazione, il mistero, perché il mondo, il nostro mondo, è vario, è ricchissimo di spunti che con la Banda di NET diventano occasione di racconto. Sempre all’insegna, però, della condivisione, del muoversi uniti. E questo diventa messaggio focale per il bambino in formazione. È nell’unità che si trova lo spunto per abbellire il proprio universo, nell’andarsi incontro, nel muoversi come i moschettieri, “tutti per uno e uno per tutti”. La Banda di NET ce lo ricorda, lo fa assaporare ai suoi lettori e così, in fin dei conti, il fumetto diviene strumento di evangelizzazione e di aiuto alla missione di chi forma i bambini alla fede cristiana.
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ALEX
Front man del gruppo, suona il basso; sempre pronto ad aiutare gli altri, è un po’ il fratello maggiore di tutta la Banda, molto attento e scrupoloso. È però testardo e ogni tanto questa testardaggine crea dei problemi. Ama la letteratura per ragazzi ed è molto corteggiato dalle ragazze.
TOMMY
DIEGO
È stato adottato e non ha mai conosciuto i suoi genitori; di origini africane, è un vero nerd e appassionato di tecnologia e informatica; è convinto che quasi tutto possa risolversi con qualcosa di hit-tech, pratica judo e suona la tastiera.
Il più piccolo del gruppo, suona la batteria, ed è molto bravo. Un po’ pigro e a volte ingenuo, è molto simpatico e generoso. Appassionato di miti e leggende, ha molta curiosità per i misteri …che vorrebbe sempre risolvere!
PADRE T.
LUCY
Lucia, ma per tutti “Lucy”, è amante delle lingue straniere e parla molto bene l’inglese e lo spagnolo. È la vocalist del gruppo. Attenta alle necessità degli altri, è solare e vivace. La sua passione sono i trucchi, la moda, il cinema e le serie tv.
Padre Thomas è il sacerdote della parrocchia della Banda di NET e direttore dell’oratorio frequentato dai ragazzi. Giovane ma anche saggio, prima di diventare prete era arruolato nell’esercito. Il suo passato è un po’ avvolto nel mistero, ma un giorno forse, ce lo racconterà.
Spark
Giallo come una scintilla e veloce come una saetta, anche se tutti pensano sia una banana parlante, Spark è invece la coscienza. Sempre pronto ad aiutare i ragazzi della Banda a prendere la decisione giusta, nella vita è un ispettore che indaga sulla fede e sulle virtù.
ANNA
Suona il violino e ama molto la musica. È molto amica di Tommy. Le piace viaggiare e immaginare con Tommy luoghi da visitare e avventure da fare, visto che Tommy conosce miti e leggende. Lei mette i posti e Tommy le leggende.
MAPPY
Un po’ sornione, pensa sempre a mangiare e odia tutti i gatti. Mappy è stato trovato da Alex al bordo di una strada quando era ancora un cucciolo e in breve tempo è diventato la mascotte dalla Banda di NET. Dategli un osso e lo avrete come vostro migliore amico!
Viz
Perfido e cattivo, Viz è il diavolo che vuole sempre far andare fuori strada i ragazzi della Banda di NET. Con la sua banda dei vizi (egoismo, pessimismo, materialismo, menzogna e molti altri) cerca sempre i rovinare la vita a tutti. Quando c’è lui regnano discordia e tristezza.
Grace
Un robot dalle mille risorse, Grace è la “Grazia” che viene da Dio e che è donata a tutti. Ha il potere di far sviluppare e di rafforzare tutte le virtù. Quando c’è lei regnano armonia e pace.
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Ma c’è ancora qualcos’altro da dire, qualche parola da spendere su questa serie. Ed è forse la ciliegina sulla torta, un frutto che ha finalmente un sapore tutto italiano. È la nuova gestione, passata a una redazione nostrana dopo il monopolio messicano, con editor e autori fortemente motivati, desiderosi di coinvolgere sempre più persone nella grande avventura educativa e narrativa di Domenica NET, con la sua Banda ma anche con giochi, approfondimenti, curiosità e tanto amore per la Parola di Dio, che è dopotutto il motore da cui prende corpo la rivista. La Banda di NET ne riassume lo spirito, il sapore. L’invito è dunque a non perdere la rivista e la Banda di NET al suo interno. L’augurio è di gustare appieno il linguaggio straordinario del fumetto, potentissimo, forte, capace di arrivare dove anche talvolta l’adulto trova difficoltà. Parole e disegno sono un’accoppiata vincente. E la Banda di NET ne è una prova.
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LA PRIMA COMUNIONE La catechesi a fumetti! Per accompagnare i bambini a scoprire il tesoro dell’Eucaristia attraverso catechesi e fumetti. Con un linguaggio adatto ai bambini di oggi!
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I SACRAMENTI Essere catechisti
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La pedagogia delle emozioni
LA CALMA Daniela Magrì Psicologa – Psicoterapeuta
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no dei migliori auguri che si possano fare a qualcuno è che possa sentirsi tranquillo. Lo stato di calma implica equilibrio interiore, serenità. Dallo stato di tranquillità emergono le emozioni, che sono tanto più chiare quanto più è calmo lo stato di partenza. La chiarezza con cui si riesce a distinguere una propria emozione è la prima caratteristica dell’intelligenza emotiva, quel costrutto utilizzato per descrivere l’insieme delle capacità di valutazione ed espressione, regolazione delle emozioni ed utilizzo delle emozioni. Una persona che si trovi in uno stato di calma e tranquillità è più lucida nell’analisi di ciò che le sta accadendo den-
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tro e fuori e sta assaporando uno stato piacevole. Iniziamo da qui questo viaggio tra le emozioni perché diventa un viaggio più interessante se riusciamo a farlo anche dentro il nostro corpo piuttosto che solo nella nostra corteccia, che potrebbe restare l’unica parte con cui elaboriamo le informazioni di questa rubrica. Lo stato di tranquillità non è particolarmente favorito dal contesto culturale in cui vive la maggior parte di noi: tendiamo a dare maggiore valore al dinamismo, all’operosità. I bambini sono spinti a svolgere diverse attività e assistono alle indaffaratissime vite degli adulti che fanno loro da modello. Lo stato di calma rischia di prendere un signifi-
cato negativo, di noia quando non proprio di senso di colpa, come ci siamo, talvolta dolorosamente, accorti durante il lockdown. Ma la noia e il senso di colpa sono già stati psicologici che differiscono da quelli di calma e tranquillità. Quando siamo in uno stato di calma abbiamo il viso disteso, le spalle basse, la schiena eretta senza rigidità percepibili, braccia morbide e gambe forti e ben piantate per terra. Il battito cardiaco e la respirazione sono regolari. Solo questo stato ha queste caratteristiche fisiche. Dentro ci sentiamo in pace, tranquilli, è uno stato forse piacevole senza emozioni particolarmente forti. In questo stato è più facile svolgere attività ed anche
PEDAGOGIA
l’incontro con l’altro è favorito. Abbiamo più “slot” liberi per concentrarci su ciò che stiamo facendo, siamo più attenti, per cui notiamo più facilmente come sta andando l’interazione e abbiamo la lucidità necessaria per utilizzare gli strumenti in nostro possesso per correggere il tiro qualora fosse necessario. Le persone in questo stato tendono a percepirsi più forti e capaci. La piacevolezza di questo stato è una conoscenza che i bambini molto piccoli hanno sin dalla nascita: pensiamo al neonato che ha mangiato, dormito a sufficienza ed è stato cambiato. Con il passare del tempo anche per bambini molto piccoli è però possibile perdere questa sensazione: fare in modo che venga mantenuta o ricostruirla, ove fosse andata persa, è il primo passo per poter dare delle nozioni sulle emozioni che possano risultare utilizzabili dai bambini nella vita di tutti i giorni. Per farlo occorre riuscire a riconoscere lo stato di calma in noi adulti, sapere come provocarlo e mantenerlo in noi, nei limiti del possibile, e come recuperarlo quando viene perso. L’alfabetizzazione emotiva è possibile solo se il docente possiede le lettere di questo alfabeto. E docente in questo ambito lo è qualsiasi adulto, compreso il catechista che si è posto l’obiettivo di fornire una formazione integrale al bambino. Esistono programmi, studiati appositamente per bambini
Esistono programmi studiati appositamente per bambini tra i 6 e i 12 anni che insegnano a riconoscere e a gestire le proprie emozioni.
tra i 6 ed i 12 anni, che insegnano a rispondere in maniera appropriata allo stress recuperando e mantenendo uno stato di calma sulla base della consapevolezza che tutto cambia, che in generale accadono più cose belle che brutte nella vita e che abbiamo dentro di noi le risorse per far fronte a quelle brutte. Una delle acquisizioni che i piccoli partecipanti si portano a casa è proprio la capacità di fare attenzione a come cambiano le sensazioni corporee al mutare delle emozioni provate. Si chiede ai bambini di stare attenti a quello che accade fuori e dentro di loro. Per esempio, gli si chiede di giocare a fare i supereroi con i pugni sui fianchi e stare 5 minuti ad occhi chiusi attentissimi a sentire tutti i suoni intorno, o a riconoscere che clima atmosferi-
co hanno dentro (se c’è il sole vuol dire che va tutto bene, se piove significa che sono triste, se c’è burrasca che sono arrabbiato), o ad osservare ciò che hanno intorno e dirlo usando locuzioni come “Noto che… Mi rendo conto che… Vedo… Provo… Sento….”, distinguendole dai casi in cui è più opportuno dire “Immagino che… Penso che..”. Si insegna a notare come cambia il respiro al variare dello stato mentale e come il respiro stesso, o la concentrazione su particolari parti del corpo come i piedi, possano aiutare a mantenere uno stato mentale più tranquillo. Fare questi semplici esercizi potrebbe essere l’inizio di un interessante viaggio dentro anche per molti adulti.
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Esercizi per l’anima
RICORDATI DI RICORDARE In cosa ho deciso di cambiare? È la domanda impellente, che dobbiamo farci ora prima che tutto scivoli via, prima che sia troppo tardi.
P. Stefano Panizzolo, LC Sacerdote | @steanopanizzolo_lc
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tiamo lentamente uscendo da un periodo di pandemia mondiale e mi sono chiesto più volte cosa resterà di tutto questo. Inizia “la prova del tempo” che verificherà se nel nostro cuore si è sedimentato qualcosa di profondo e rilevante, se il lockdown dal mondo ci abbia riavvicinato a noi stessi restituendoci una nuova dimensione del vivere. Quali sono le domande che ci hanno interpellato e quali le risoluzioni prese? O, più semplicemente, abbiamo imparato qualcosa da questa situazione? Perché il rischio è quello di essere rimasti concentrati nella quotidianità degli eventi, rispondendo alle nostre paure, alle nostre contraddizioni e problemi del momento; galleggiando in
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superficie, commentando i canti dal balcone, le bandiere sventolate, il compleanno della vecchietta, la mancanza di lievito nel supermercato, senza poi esserci tuffati in una lettura più esistenziale di questo capitolo della nostra storia. «Niente sarà più come prima» hanno scritto i giornali; «In poco tempo tutto tornerà uguale» hanno commentato altri. Cambierà tutto o non cambierà niente? Troppe volte l’umanità è caduta negli stessi sbagli e la storia sembra essere una maestra incapace di insegnare ad alunni troppo distratti. Forse non siamo poi così diversi dal popolo di Israele quando Dio affermava di esso: «Ecco, è un popolo dalla dura cervice» (Es 32,9). Io credo che qualcosa debba necessariamente cambiare… o almeno lo spero. Il Covid-19 ha aperto una riflessione più ampia, oltre l’emergenza sanitaria: sul valore che diamo ai soldi, ora che ne abbiamo meno da spendere e spandere; sui veri bisogni e desideri che rimanevano lì, anestetizzati o imbavagliati; sulla qualità delle nostre relazioni interpersonali; sul valore del tempo, tante volte sprecato o saturato di attività. Quanto di tutto questo è entrato nel cuore delle persone? Quanto di queste riflessioni ha prodotto un cambio reale nella loro vita? Mi rendo conto che qualsiasi cambio sociale si muove secondo tre possibili tipologie di individui. Un primo gruppo di persone è quello che definirei “radicate”; queste già stavano affondando le loro radici nella «terra buona»
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della vita e non hanno avuto bisogno del Coronavirus per cambiare e arrivare a un livello più profondo di coscienza; sono tutte quelle persone che si trovavano in un cammino di ricerca e crescita; sono coloro che già da prima cercavano di consumare meno, di condurre una vita più austera, puntando all’essenziale; che si ritagliavano spazi di silenzio e solitudine per riconnettersi con sé stessi e con Dio, privilegiando l’effettivo sull’apparenza. Per tutti loro il Covid-19 è stata una conferma che ciò che stavano coltivando (non certo senza fatica) era “cosa buona”. C’è una seconda tipologia di individui che chiamerei “impermeabili” e che sono ben rappresentati dall’immagine della strada della parabola del Seminatore (Mt 13,1-23). Il seme cade, ma non può attecchire e subito viene divorato dagli uccelli: in questo gruppo troviamo tutti coloro che né con il Coronavirus, né con una guerra mondiale, né con un lutto importante da affrontare si lasceranno mai interpellare e cambiare. Per loro, chiusa la parentesi del confinamento, tutto continua a scorrere come se niente fosse successo. Non si tratta di incapacità nel capire ma semplicemente di paura di cambiare, di mettersi in gioco, di lasciare le rachitiche sicurezze di prima e aprirsi a un orizzonte più ampio; perché effettivamente spaventa pensare che non si sta costruendo un progetto di vita con la persona giusta; che si è schiavi di maschere sociali che non permettono di essere sé stessi; che si hanno problemi con l’essere, l’avere e il fare; e che proprio il ri-
flettere sul “chi sono io” provoca turbamento, per cui meglio azzittire il problema. E c’è un’ultima categoria di persone, quella che ho più a cuore e per la quale voglio spendere la mia vita di sacerdote. Sono i “coltivabili”, quei dai terreni sassosi o con spine della parabola, e rappresentano tutti coloro che in questo momento si trovano nel mezzo: quelli che possono decidere di lasciarsi dissodare per radicarsi nella vita in modo consapevole; o, all’opposto, optare per l’impermeabilità asfaltando qualsiasi spinta al cambiamento. Mi rivolgo a te a te, a te che puoi cambiare: «Hai la sensazione che rapidamente stai tornando allo status quo di prima oppure c’è qualcosa che in te si è smosso?»; ritrovi nel cuore interrogativi come: «Sono felice oppure no?»; «Amo veramente questa persona o la sto usando?»; «Quello che sto facendo mi realizza e soddisfa?». Se sì, significa che è iniziato un processo. Ma è anche vero che siamo tutti un po’ smemorati e per continuare l’opera buona dobbiamo sempre “ricordarci di ricordare”; altrimenti ritorneremo a cadere negli stessi errori, a farci male nello stesso modo, a criticare nello stesso modo, a essere aggressivi e impazienti nello stesso modo. In cosa ho deciso di cambiare? È la domanda impellente, che dobbiamo farci ora prima che tutto scivoli via, prima che sia troppo tardi. Pigrizia e paura possono bloccare, ma se questa non è stata l’opportunità, cos’altro dovrà ancora capitare? Prenditi un po’ di tempo, regalati un momento di silenzio e parlane con Dio. Essere catechisti 13 Essere catechisti 13
Donna & Catechesi
UNA VOCE FEMMINILE NELLA CATECHESI RIAPPROPRIARSI DELLA BELLEZZA
sr Stefania Baneschi Francescane Missionarie di Gesù Bambino
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onna e catechesi”: fu questo il tema del mio intervento al Meeting Nazionale Formazione Catechisti del 19 ottobre dello scorso anno, 2019, a Padova. Solamente una voce, quella della mia esperienza di donna e di annuncio della Parola. Sono una suora francescana, abito ad Assisi in una casa di accoglienza e formazione per giovani e nella mia missione c’è l’evangeliz-
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zazione. Vivo insieme a una fraternità di sorelle che testimonia la bellezza dell’amore di Dio. Siamo donne che annunciano il Vangelo, ognuna con il suo “colore”, la sua unicità ed è una scoperta continua della nostra femminilità messa a servizio di Dio nella cura degli altri. Ognuna di noi potrebbe raccontare la sua storia, ciò che è maturato e le difficoltà, i doni e le fatiche. Per questo
parlare di ‘femminilità’ non può partire da una generalizzazione ma ha un riferimento personale imprescindibile. Il mio contributo in questa rubrica sarà quello di attingere dalla mia esperienza per condividere quello che di me e della mia femminilità sto scoprendo giorno per giorno. Non ho la pretesa di fornire una teoria o un manuale d’uso ma il desiderio di pormi accanto a chi legge per fare un
SPIRITUALITÀ
tratto di strada insieme. Il percorso si articolerà in 8 tappe. In ognuna di esse guarderemo con più attenzione un tratto specifico della femminilità. Nella Evangeli Gaudium (103) Papa Francesco parla di un “indispensabile apporto della donna nella società”, di sensibilità, di intuizione, di certe “capacità peculiari” delle donne. Non riusciremo a farne una lista, un elenco completo, ma prenderemo il Vangelo e guarderemo come alcune donne nell’incontro con Cristo si lasciano illuminare dalla sua salvezza che fa risplendere la loro identità in pienezza. Come la salvezza incontra queste donne? Quale tratto della loro femminilità viene riacceso? Non li elencheremo in ordine di importanza ma compiremo un “viaggio”, come se fosse la strada che la buona notizia del Vangelo fa nella vita di queste donne per diventare buona notizia per i fratelli. È il cammino della Parola che attraverso lo Spirito rivela chi siamo: discepole del maestro. Esiste una peculiarità nell’annuncio del Vangelo da parte di una donna? Ognuno di noi, uomo o donna che sia, può portare solo il racconto di come quella Salvezza ci ha raggiunto e liberato, di come il suo vero sé è stato riportato alla vita. Papa Francesco nella Christus vivit (130) sintetizza tre verità dell’annuncio ai giovani: Dio ti ama, è il tuo salvatore, Egli vive. Se esiste un “compito” nella catechesi allora è questo: narrare la sal-
vezza. Essere salvati significa anche conoscere la preziosità del mio essere e del mio esserci nel mondo. Negli incontri tra Gesù e le donne su cui ci soffermeremo noteremo quei tratti di umanità che non sono esclusivi del femminile ma che sono ad esso “peculiari”, ovvero, caratteristici nella donna, e che dipingono il suo volto autentico. Questa rivelazione innesca delle dinamiche di trasmissione del Vangelo agli altri che la rendono evangelizzatrice in un modo irripetibile. Verrebbe naturale chiederci se sia corretto parlare di un servizio dell’evangelizzazione al maschile e al femminile in modo distinto. Bisogna sfuggire all’inganno di considerare maschio e femmina come ‘modi’ separati e bastanti a se stessi. Il primo annuncio che la sessualità ci fa è che non siamo ‘tutto’ ma siamo incompleti e addiruttura necessari l’uno all’altro. Maschile e femminile costituiscono la differenziazione sessuale che non si chiude in sè stessa ma che si apre a una profonda re-
ciprocità e complementarietà. Mettere questa base antropologica può sembrare scontato ma è importante per il cammino che faremo. Vorremmo infatti affermare che l’apporto della donna nell’evangelizzazione ha un valore di risorsa, il contributo della donna costituisce una promessa di fecondità per i nostri percorsi catechetici. La loro presenza è un dono fatto alla Chiesa che trova nell’alleanza e non nella contrapposizione con il maschile la sua vocazione e missione. Perchè il nostro annuncio sia profondamente umano e profumi di Vangelo è necessario non appiattire nè confondere la ricchezza inscritta nel maschile e nel femminile valorizzando la reciprocità dello stare “corrispondenti” (Gn 2,18) l’uno per l’altra. Ogni donna che compie un servizio di evangelizzazione è chiamata a riappropriarsi di tutti quei doni di femminilità di cui il Creatore l’ha riempita, perchè sono indispensabili alla Chiesa, all’umanità, al crescere del Regno di Dio.
Negli incontri tra Gesù e le donne su cui ci soffermeremo noteremo quei tratti di umanità che non sono esclusivi del femminile ma che sono ad essa “peculiari”, ovvero, caratteristici nella donna, e che dipingono il suo volto autentico.
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Formare Apostoli
PERCHÉ SONO CATECHISTA? P. Riccardo Garzari, L.C. Responsabile “Formare apostoli Italia”
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uardati indietro e chiediti: perché ho deciso di diventare catechista? Ogni tanto è importante riguardare le proprie motivazioni, i “perché” abbiamo intrapreso una certa strada piuttosto che un’altra, il “perché” abbiamo fatto una scelta importante nella nostra vita… tra questi c’è il perché sei qui a leggere questo articolo. Sì, perché se stai leggendo questo articolo, in questa rivista, vuol dire che sei o vorresti essere catechista. E se leggi, vuol dire che vuoi saperne di più, speri di “scovare” dei segreti per svolgere al meglio questo ruolo all’interno della Chiesa. Se scoprirai segreti non lo so, ma, di sicuro, insieme cominceremo a prendere più coscienza di questo mondo. Se ci hai pensato almeno qualche attimo, sicuramente avrai ricordato il momento del tuo sì iniziale. La chiamata iniziale: “Mi è stato chiesto dal parroco” Di solito Dio non si manifesta personalmente, ma si manifesta attraverso le vicende della vita quotidiana. Quindi, se sei stata invitata dal parroco, o da qualche sua collaboratrice, sia suora o altre catechiste, ad essere catechista, sei passata per la via normale in cui Dio si rende presente in mezzo a noi: tramite la Sua Chiesa. È vero che c’è chi si sente chiamato direttamente a voler prestare questo servizio, ma il più delle volte la richiesta ci viene fatta da persone concrete.
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Che deve fare il parroco per poter portare avanti le attività parrocchiali, quando le chiese, come ben vediamo, nel corso degli anni si svuotano? Semplice: da sempre, cerca, tra le persone che frequentano ancora, qualche aiuto. Con quale criterio? Spesso, il solo criterio della disponibilità di tempo e della buona volontà. E così, tu, o qualcuna delle altre catechiste della tua parrocchia, vi siete trovate lanciate e immerse in un mondo che non conoscevate se non dall’esterno. La prima sensazione che molte persone hanno sentito è stato quasi un obbligo di dover ricambiare il bene ricevuto da lui e dalla comunità, senza capire fino in fondo cos’è il catechismo.
APOSTOLATO
Altre invece, hanno interpretato questo invito come chiamata ad amare e donarsi per i bambini. Chi, ancora, ha subito intuito a possibilità di prestare un servizio alla comunità. Le motivazioni cambiano nel tempo: cresce l’amore per Gesù Anche se per molte catechiste indubbiamente Gesù è già chiaro nell’orizzonte del loro servizio, il desiderio di far conoscere Gesù ai bambini con semplicità e gioia cresce col tempo. Da catechiste si diventa catechizzate. Questo succede perché prima di essere dei formatori di altri, ci rendiamo conto che dobbiamo essere formati noi stessi. È lo stesso che è capitato ai tempi di Gesù: due ragazzi, Giovanni e Andrea stavano seduti ad ascoltare le parole di un grande profeta dell’epoca, chiamato Giovanni Battista. A un certo punto, egli indicò Gesù che passava: “È lui che toglie il peccato del mondo” disse con la sua voce possente. Essi ascoltarono la voce del loro “parroco” dell’epoca, si alzarono, cominciarono a seguire Gesù, senza sapere né chi fosse veramente, né dove fosse diretto. Ed ecco che Gesù si fermò, li guardò dritti negli
occhi e fece loro la grande domanda che fece trasformare la loro vita da cercatori di qualcosa a discepoli: “Che cercate?”. È la stessa grande domanda che Gesù fa ad ogni cristiano, e, in modo specifico, a ogni catechista. Che cercate… quando fate catechismo? E i due giovani, confusi e inesperti risposero con l’unica cosa che veramente avevano nel cuore: “Maestro, dove abiti?”. La loro risposta è una domanda, la domanda di chi vuole conoscere meglio. La domanda di chi ha cominciato a mettersi in cammino, in ricerca, anche se non sa bene di cosa. “Venite e vedete” rispose Gesù. Non si può spiegare l’esperienza di Gesù, va sperimentata in prima persona. E così, anche tu, dall’invito iniziale del parroco, sei passata a seguire la chiamata di Gesù. È il cammino che deve fare ogni cristiano. Da piccoli siamo stati battezzati, ma senza alcuna coscienza della Grazia che abbiamo ricevuto. Per quello ci hanno catechizzato, ma forse non abbiamo avuto la consapevolezza ancora del Dono ricevuto. È solo quando cominciamo a seguire Gesù consapevolmente che scopriamo la Sua grandezza. Prima di essere apostoli, cioè inviati a portare la Sua Parola, dobbiamo diventare discepoli, cioè coloro che la la Sua Parola la ricevono in prima persona.
Essere catechisti 17
Metodo NET
LE PIETRE MILIARI DI NET
TESTIMONI, NON MAESTRI Monica Siorpaes Gandin Formatrice NET
Q
“Predicate
Dopo qualche anno, chi persevera, ha più o meno capito cosa viene richiesto e diventa un bravo catechista-insegnante. Perché, di fatto, per quanto si cerchi di destrutturarlo il catechismo rimane sempre una materia da spiegare. In un certo senso il catechista dà brevi nozioni su Dio, Gesù Cristo, la Chiesa, i sacramenti, la preghiera, etc.
San Francesco d’Assisi
uando si viene chiamati a fare i catechisti in parrocchia subito si pensa se si sarà all’altezza di questo incarico, se si è abbastanza preparati. Poi si spera nella formazione parrocchiale o diocesana, che però difficilmente soddisfa le necessità dei catechisti. Questi ultimi dal lato loro tendono a perdere dopo poco l’entusiasmo e disertano la formazione proposta. Si viene quindi istruiti dagli altri catechisti e si entra nello schema di preparazione degli anni precedenti, seguendo i libri guida o le schede già preparate. Qualcuno approfondisce per conto proprio, a modo suo, come meglio crede.
Ma come prepararsi perché la religione cattolica non diventi una materia scolastica, ma piuttosto un incontro con la persona che ti cambierà la vita? E come poi poterla trasmettere? Prima di tutto leggere la Bibbia per conoscere i fatti, leggere il catechismo della chiesa cattolica per conoscere la dottrina, leggere vite di santi per conoscere la fede vissuta. Partecipare a incontri e approfondimenti su argomenti che aiutino a comprendere meglio alcuni temi che ci sembrano poco comprensibili. Vita sacramentale, con questo intendo partecipazione alla santa messa, sacramento della riconciliazione con regolarità, preghiera personale quotidiana. Poi, come aiuto per trasmettere in modo appropriato ai bambini, oltre a fare riferimento alla propria esperienza informarsi dei metodi più adatti per avvicinare i bambini e coinvolgerli. Un po’ di pedagogia. Non è molto diverso da quello che si farebbe per qualunque altro argomento ci venisse richiesto di insegnare, e consiglio vivamente di non trascurare nessuna di queste cose. Ma questa non è ancora l’essenza di cosa significhi essere catechisti. Secondo sant’Agostino: “Il sapere non passa dal maestro all’allievo, come se quest’ultimo apprendesse ciò che prima 18 Essere catechisti
sempre il Vangelo e, se fosse necessario, anche con le parole.
”
APOSTOLATO
ignorava; la verità è già presente in qualche modo nell’anima del discepolo come in quella del maestro e la parola del docente ha solo il compito di renderla esplicita. … Colui che insegna deve provare gioia, è così che l’insegnamento sarà efficace. Il docente deve ripetersi, usare parole piane, immagini semplici e soprattutto ha l’obbligo di abbassarsi al livello del discente, come Gesù si abbassò al livelli degli uomini. In questo modo il maestro realizza se stesso nell’amore con cui si adegua al discente, amore che costituisce la spinta necessaria ad avviare l’educando alla conquista del sapere.” Provate, allora a ricordare perché pregate. Provate a ricordare perché siete cattolici. La fede cattolica non va trasmessa per semplice studio, ma per testimonianza. Io testimonio che Dio c’è e l’ho incontrato. Io vi racconto che la mia vita non è più la stessa da quel momento. Preparando un incontro di catechismo ho bisogno di mettermi davanti al Signore perché siano sue le parole e non mie. Lo Spirito Santo ci rivela le scritture e solo così noi possiamo pienamente capirle nella verità, altrimenti è una materia di studio e non una parola di vita. La parola del Signore è viva e tocca la vita di ogni uomo. Il catechista può essere lo strumento che porta la Parola. Con il battesimo il cristiano è inserito nella vita di Cristo, e questa non è un’immagine, ma una verità. Il battezzato vive la sua vita in Cristo e nel tempo, se la asseconda, ne diventa sempre più parte fino a poter dire insieme a san Paolo: “non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me.” La preghiera e i sacramenti permettono all’amore di Dio, allo Spirito Santo di rimanere in noi e di dare molto frutto. L’amare i bambini che ci sono affidati al catechismo con questo Amore renderà i loro cuori disponibili ad accogliere e far crescere il dono dell’amicizia con Gesù. Questo fa di un catechista, non un maestro ma un testimone, questo dà il frutto. Essere catechista.
RICORDA CHE: - I bambini non ricorderanno quello che dite ma ricorderanno quello che fate. - Nessuno trasmette quello che non ha. - Dio non sceglie persone capaci, ma rende capaci chi sceglie.
COSA AIUTA:
• fate realmente conto sull’azione dello Spirito Santo: questa non è superstizione, ma fede; • coerenza nella relazione con i bambini, le parole che diciamo siano accompagnate da atteggiamenti autentici; • pazienza e perseveranza.
COSA NON AIUTA:
• viaggiare da soli e non considerarsi una comunità, senza desiderio di crescere insieme; • giudicare e parlare male dei genitori, degli altri catechisti, del parroco, dei bambini. Essere catechisti 19
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Il Vangelo della domenica a fumetti: come utilizzarlo La rivista mensile Domenica NET propone ogni mese i Vangeli delle domeniche a fumetti, corredati da una spiegazione con esempi e un linguaggio a misura di bambino. Le illustrazioni, con uno stile cartoon molto vicino ai bambini, cercano di essere fedeli a ciò che viene descritto nei Vangeli e anche ai dettagli dei tempi in cui sono narrate le vicende, soprattutto riguardo al vestiario e alle ambientazioni. Le pagine dedicate al Vangelo a fumetti si configurano come un vero e proprio “messalino”. Le fasce laterali e il colore di sfondo delle pagine, aiuteranno a orientarsi nel periodo liturgico (verde per il tempo ordinario, viola per Avvento e Quaresima, giallo o rosso per le solennità). Il Vangelo a fumetti può essere utilizzato al catechismo come complemento alla catechesi dell’anno e legame alla liturgia, o può essere portato a Messa dai bambini per seguire meglio la Parola di Dio! La breve spiegazione, dai contenuti catechetici e dottrinali, sviluppa in maniera semplice e chiara il concetto principale del Vangelo, con l’ausilio di esempi concreti presi dalla quotidianità dei bambini di oggi. La spiegazione più essere di tre tipi: • catechetica spiegando un argomento di catechesi a partire dal brano del Vangelo • meditativa partendo dal una frase della da Gesù sviluppandola • esistenziale con l’ausilio di test e di parti che il bambino deve compilare, legati alle esperienze della sua vita quotidiana. 20 Essere catechisti
Missioni e curiosità per una formazione ancora più completa Non c’è fede senza opere. Per questo, per formare nei più piccoli una coscienza di apostoli e missionari, Domenica NET propone una “missione” ossia un proposito pratico che i bambini sono chiamati a realizzare da soli, insieme ai propri amici o con l’aiuto degli adulti, genitori o nonni. Un modo semplice ma concreto per “mettere in pratica” quanto imparato. C’è inoltre spazio per la spiegazione di piccole curiosità, legata alla fede o al significato di termini specifici, o alle tradizioni ebraiche e cristiane. La versione da colorare dei fumetti dei Vangeli è disponibile gratuitamente, previa registrazione, sul sito amicidinet.it
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Il libro “Vite da Santo - 40 storie di santi illustrate” Ideale come lettura formativa e divertente. Grazie a disegni moderni e accattivanti e a semplici spiegazioni, i bambini verranno introdotti alle storie dei santi in maniera avvincente. Nei libro si racconta la storia di: sant’Antonio di Padova, santa Bakhita, santa Bernadette, san Camillo de Lellis, santa Caterina da Siena, santa Chiara d’Assisi, santo Curato d’Ars, san Damiano di Molokai, san Daniele Comboni, san Domenico Savio, santa Edith Stein, santa Elena, Santa Elisabetta d’Ungheria, san Filippo Neri, san Francesco d’Assisi, san Francesco di Paola, san Giovanni Battista De La Salle, san Giovanni Evangelista, san Giovanni Paolo II, san Giovanni XXIII, san Giuseppe, san Giuseppe da Copertino, san Josè Sanchez del Rio, san Juan Diego, san Luigi Re, santa Luisa di Marillac, san Marcellino Champagnat, santa Margherita Maria Alacoque, san Martino di Porres, san Massimiliano Maria Kolbe, san Nicola di Bari, san Patrizio, san Pietro, san Pio da Pietralcina, Santa Rosa da Lima, santa Teresa di Calcutta, santa Teresa di Liseaux, san Tommaso d’Aquino, san Tommaso Moro.
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Scopri di più su amicidinet.it Essere catechisti 21
Il programma delle virtù Ogni mese sul mensile Domenica NET vengono proposte rubriche e materiale per aiutare i bambini a conoscere e a vivere le virtù attraverso le storie della Banda di NET, le catechesi a fumetti dell’Ispettore Spark, le vite dei santi, test e molto altro!
FORMAZIONE SPIRITUALE LA PRUDENZA: L’ARTE DI DECIDERE Sin dal nostro primo catechismo abbiamo imparato che la prudenza è una delle quattro virtù cardinali assieme alla giustizia, alla fortezza e alla temperanza. Questa collocazione ce ne dichiara senza dubbio l’importanza, tuttavia spesso, non riusciamo a definirla bene. In effetti, si parla di prudenza spesso e volentieri in vari ambiti; primo fra tutti, in famiglia. Quante volte abbiamo sentito i nostri genitori dirci “sii prudente!”? Con queste parole, normalmente, ci si voleva dire “stai attento!”. Questa è l’accezione del significato di prudenza che ci salta per prima alla mente, ma in realtà questa è solo una parte di ciò che la prudenza è. Se ne vogliamo trovare qualche traccia nel Vangelo, in realtà potremmo dire che la prudenza è un po’ dappertutto. Alcuni brani significativi possono essere l’amministratore infedele (Lc 16, 1-9), la parabola delle dieci vergini (Mt 25, 1-13) oppure la seguente parabola dei talenti (Mt 25, 14-30). Nel nostro caso, vorrei invece, parlare della prudenza partendo dall’episodio di Marta e Maria (Lc 10, 38-42). Ripassiamolo insieme: 22 Essere catechisti
DIEGO ZANFORLIN Teologo e Formatore NET
Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. 39Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. 40Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». 41Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, 42ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta» (testo CEI 2008). 38
Nel brano troviamo una Marta alle prese con l’attenzione per gli ospiti. Quanti di noi non hanno simpatizzato per Marta almeno una volta? Eppure, Gesù elogia “l’oziosa” Maria: che rabbia! Sono consapevole che sulle prime Gesù ci lascia di stucco, ma poi con un po’ di sforzo ci adeguiamo al Maestro che vuole insegnarci qualcosa. Ma cosa c’entra tutto questo con la prudenza? Nonostante tutti noi, come detto, pensiamo alla prudenza come all’arte di stare in guardia e attenti alle insidie e ai pericoli, il fine proprio della prudenza è invece quello di farci decidere bene. La prudenza non è l’arte della fuga, ma della scelta.
La
Sin dai tempi di Aristotele, la virtù della prudenza veniva divisa in parti integrali e potenziali. Era un modo per comprenderla e applicarla. San Tommaso e la Scolastica ne riprendono i contenuti e la sviluppano alla luce della Rivelazione. Non spetta a noi entrare nei dettagli, ma alcuni aspetti vale la pena recuperarli. La prudenza guarda al passato, al presente edal futuro in vista di un risultato. Rispettivamente la prudenza ci aiuta a far memoria del passato per applicare quelle esperienze in modo da prevedere un esito futuro. Il consiglio dei nostri genitori, “stai attento”, non è sbagliato, ma è solo una parte della prudenza chiamata circospezione. In altre parole, saper valutare la situazione presente prevedendone le conseguenze. Ma allora, cos’è la prudenza? È una virtù pratica che ha il compito scegliere i mezzi giusti per un fine. L’atto proprio della prudenza è il comando, cioè, dopo aver valutato la situazione ci dice cosa scegliere per il nostro bene. È per questo che, tra le virtù, ha un ruolo di coordinamento poiché offre alle altre i giusti obiettivi. Per esempio, vogliamo essere giusti, forti e moderati, ma: Come? Quando? In che misura? Queste risposte spettano alla Prudenza. Tornando a Marta e Maria, vediamo che la capacità di valutazione di Maria è stata superiore a quella di Marta. Non che servire gli ospiti non fosse giusto, ma Marta aveva perso di vista il fine principale, che era quello di stare con Cristo. Maria, invece, l’aveva compreso e per questo ha scelto di ascoltare. Entrambe le cose erano buone e giuste, ma solo una era migliore. Inoltre, la prudenza ha bisogno del consiglio dei saggi per poter crescere e perfezionarsi e: quale miglior consiglio se non quello che viene dall’ascolto del Maestro? In un certo senso, possiamo dire che Marta, con la sua prudenza ha fatto un doppio centro.
Prudenza
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Per noi, rimane l’insegnamento di non conformarci con una paralizzante prudenza umana, ma di apprendere quella divina che è anche capace di assumere dei rischi e ci viene donata dall’ascolto di Cristo. Che tutto questo sia fatto senza affanno, molte volte le nostre scelte saranno allo stile di Marta, ma sostenuti dalle virtù teologali e dai doni dello Spirito Santo, a poco a poco sapremo scegliere anche noi la cosa migliore come Maria.
IL PROGRAMMA DELLE VIRTÙ 2020-2021 Da questo numero inizia un nuovissimo ciclo articolato su quattro anni. A partire dalle quattro virtù cardinali, NET proporrà, sulle pagine di Domenica NET per i bambini e su quelle di Essere catechisti per i loro formatori, un percorso di conoscenza e pratica di queste virtù e quelle a loro legate.
Le virtù di quest’anno pastorale: Ottobre-Novembre PRUDENZA Dicembre-Gennaio GRATITUDINE Febbraio-Marzo UMILTÀ Aprile-Maggio PAZIENZA
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Il programma delle virtù
FORMAZIONE APOSTOLICA LE MISSIONI Ricorda che…
La missione è qualcosa che aiuterà il bambino a collegare fede/religione alla vita reale. Va proposta con entusiasmo e serietà; devono prendere un impegno, perché da questo dipende anche la trasformazione della società. Il mondo sarà un posto migliore se tutti si ameranno gli uni gli altri come Cristo ha fatto con noi. Gli alti ideali aiutano anche bambini così piccoli. Si aiutano così i bambini a formare una coscienza retta, a fare piccoli sacrifici, a chiedere aiuto a Gesù per ogni cosa, a mettere in pratica la vita cristiana. Aiuterà anche i catechisti e i genitori che ancora non hanno visto la differenza tra una materia scolastica, un corso e il catechismo. La nostra fede è sempre collegata con la nostra vita quotidiana. I bambini devono sapere che non dovranno aspettare di essere adulti per poter fare qualcosa, ma già da subito possono essere santi e seguendo Cristo possono cambiare il mondo.
Missione personale 5/7 anni Far preparare ai bambini dei bollini adesivi di colore rosso e altri di colore verde. Alla fine della giornata, quando il bambino ricorda quello che ha fatto, attaccherà il bollino rosso a quegli oggetti che hanno portato guai o fatto perdere tempo, attaccherà invece un bollino verde a quello che è stato utile. In breve tempo imparerà a fare scelte che lo aiuteranno a diventare migliore.
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MONICA SIORPAES GANDIN Formatrice NET
Missione personale 8/11 anni Preparare alcuni bigliettini autoadesivi o postit e attaccarli su alcuni oggetti, che per il bambino sono importanti. Per esempio: cellulare, computer, bicicletta, libri di scuola o libri di lettura, giochi di società e giocattoli, oggetti per l’attività sportiva, corona del rosario, etc. Sui biglietti dovrà esserci scritto: “Questo dove mi porta?”. Il bambino imparerà in breve tempo a scegliere con “prudenza” le sue attività e a riflettere sull’importanza da dare a ciascuna di esse. Missione d’equipe 5/7 anni Organizzare nel giorno di Ognissanti una pesca del santo patrono. Far preparare ai bambini delle ceste contenenti figurine di santi. Al termine della Messa di domenica 1 novembre giorno di Ognissanti, i bambini all’uscita dalla Messa, inviteranno le persone a pescare il proprio santo patrono. La missione avrà il compito di aiutare le persone a ricordarsi che la santità non è impossibile, ma è per tutti: basta vivere le virtù! Missione d’equipe 8/11 anni Di comune accordo con il parroco, dopo una delle Messe della domenica, coinvolgere i bambini nella sanificazione della Chiesa. Si tratta di un impegno concreto che responsabilizza i bambini e aiuta a vedere le conseguenze di un gesto buono: mi interesso degli altri, essendo prudente.
La
DINAMICA FORMATIVA Far costruire ai bambini una casetta con il materiale che vogliono. L’importante è che sia tridimensionale, non disegnata. Possono usare il cartone, il das, la plastilina, oggetti di riciclo presenti in casa, qualsiasi cosa. Non svelare altro ma dare solo questo “compito” per l’incontro successivo. Durante l’incontro successivo i bambini dovranno portare la casetta che hanno costruito. A questo punto, raccontare loro la fiaba de I tre porcellini di cui proponiamo qui di seguito il testo:
C’erano una volta tre porcellini, che vivevano nella casa della loro mamma. Un giorno questa li prese da parte e disse loro: “Siete troppo grandi per restare in questa casa. Andate, e costruitevi la vostra. Ma attenti a non fare mai entrare il lupo!” E così, i porcellini andarono per il mondo e si costruirono tre casette. Il porcellino più piccolo usò la paglia, così impiegò poco tempo e fatica. Il porcellino medio recuperò della legna e dopo una giornata di duro lavoro aveva costruito una bella casetta con assi e travi. Infine, il porcellino più grande, costruì la sua casa con pietra e mattoni, lavorando come un matto per finirla prima dell’arrivo del lupo. Un giorno, il lupo arrivò alla casetta di paglia. “Porcellino, fammi entrare!” disse il lupo. Ma il porcellino piccolo non aprì la porta. Così il lupo, seccato, con un soffio fece volar via la paglia e divorò il porcellino in un sol boccone.
Prudenza
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Ma il porcellino medio non aprì la porta. Così il lupo, seccato, con i suoi artigli si aprì un varco nel legno e divorò il porcellino in un sol boccone. Il giorno successivo andò alla casetta di pietra e mattoni. “Porcellino, fammi entrare!” disse il lupo. Ma il porcellino grande non aprì la porta. Così, il lupo, seccato, soffiò e usò i suoi artigli ma niente da fare, la casa era troppo robusta. Infine, provò a calarsi dal camino, ma finì dritto sul fuoco e morì arrostito.
I tre porcellini è una delle fiabe più classiche, da sempre raccontate ai bambini. Si tratta di una storia che ha molti risvolti pedagogici legati alla prudenza. Insegna infatti a fare le cose con prudenza cioè per bene e senza fretta cosìche quando arriva il lupo (cioè il male) in una casa costruita di mattoni, non può avere la meglio. I tre porcellini è una favola della tradizione europea. Compare per la prima volta nella raccolta Nursery Rhymes and Nursery Tales (1843), pubblicata da J. O. Halliwell-Phillips. Più recentemente, nel 1890 compare in English Fairy Tales, un testo di Joseph Jacobs. La fiaba de “I tre porcellini” uscì a metà dell’Ottocento (l’ultimo paragrafo della pagina racconta la storia di questa storia), in un mondo di contadini che lentamente abbandonavano la loro terra per andare a lavorare nelle fabbriche. Nell’originale si percepisce questa fiducia nel progresso, nella tecnologia (sassi e mattoni) che può difenderci dalle forze malvagie della natura.
Il giorno dopo andò alla casetta di legno. “Porcellino, fammi entrare!” disse il lupo. Essere catechisti 25
LABORATORIO
COSTRUIAMO SPARK: LA COSCIENZA! Emanuele Marras Ludotecario
Obiettivo del laboratorio Imparare a costruire la marionetta del personaggio NET di Spark che rappresenta la coscienza. È giallo come una saetta e una scintilla che si accende per indicarci la via del bene. La marionetta potrebbe servire per animare delle catechesi basate sui fumetti proposti su Domenica NET e sui sussidi della collana “I Sacramenti”.
Materiali necessari • 2 bottiglie di plastica vuote • 1 colla stick • 1 colla vinilica • Forbici • Pennarelli • Scotch • Cartoncini bianco, nero, giallo e rosso Tempo di realizzazione 20 minuti
1.
Tagliare le due bottiglie in modo da avere solo la parte del collo.
2. Con il
cartoncino giallo realizzare la veste della forma di Spark.
3. Con il cartoncino rosso
realizzare la bocca di Spark con la circonferenza dei due pezzi di bottiglia.
4.
Legare le due parti con dello scotch in modo da far “parlare la bottiglia”.
5.
26 Essere catechisti
Disegnare occhi, braccia e gambe .
T-SHIRT “VOGLIO UNA VITA DA SANTO” Per fare della santità uno stile di vita!
LIBRO “VITE DA SANTO” 40 storie di Santi illustrate!
GIOCO “LE CARTE DEI SANTI” Per giocare a “memory” o per pescare il proprio santo patrono!
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Catechisti Digitali
VIRTUALE È REALE ALLA SCOPERTA DEL MONDO DIGITALE
Jacopo Masiero Digital media educator
T
ra marzo e maggio, nel periodo in cui l’Italia era bloccata a causa del lockdown, anche coloro che inizialmente erano diffidenti hanno dovuto sperimentare il complesso mondo della rete. Scuola, lavoro, vita sociale e perfino le celebrazioni liturgiche hanno trovato spazio esclusivamente negli ambienti digitali. Nel comunicare attraverso la rete, tutti abbiamo sperimentato diverse difficoltà sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista comunicativo. La connessione poco stabile, le videochiamate che surriscaldavano i pc, l’imbarazzo nel vedersi in monitor, la difficoltà di esprimersi e di farsi capire senza la comunicazione non verbale, fatta di gesti e espressioni facciali. Potremmo continuare la lista con molte altre criticità. Forse per la prima volta abbiamo vissuto in 28 Essere catechisti
un ambiente, quello digitale, che fino a prima eravamo abituati a vivere solo nei momenti di svago e divertimento. Molto probabilmente anche i più esperti si sono ritrovati impreparati. Nonostante le varie difficoltà e problematicità, l’esperienza del lockdown ci ha fatto comprendere che il mondo della rete, il cosiddetto virtuale, non è così lontano dal mondo reale. Con questo non intendo sostenere che la comunicazione in presenza abbia le stesse caratteristiche di una comunicazione mediata da uno strumento, ma se non altro è da considerarsi una comunicazione “reale”. Pensate a coloro che negli ultimi mesi hanno lavorato in smart working, ai ragazzi che hanno proseguito le lezioni su Google Meet, oppure agli studenti universitari che si sono laureati su Zoom; in tutti questi casi si può affermare che i lavo-
MEDIA EDUCATION
entrambi i significati sono inerenti al mondo del digitale (non virtuale) che viviamo oggi. È proprio grazie al tocco delle dita è proprio grazie al tocco delle dita che possiamo entrare nel mondo digitale. Al contempo tutto il materiale digitale rispetto all’analogico funziona grazie a una successione di cifre “0, 1”, comunemente conosciute con il nome di codice binario. Abituiamoci perché si parla e si parlerà sempre di più di digitale! È arrivato il momento di valorizzare il mondo della rete, di apprezzare gli strumenti e le potenzialità che esso ci offre. Per far questo è sicuramente importante acquisire delle competenze, non solo di tipo tecnico, ma soprattutto di tipo culturale. La cultura della comunicazione in questi anni è cambiata in modo molto rapido e, come abbiamo capito, non possiamo restare inermi. Siamo tutti chiamati ad abitare, in modo consapevole e maturo, l’ambiente digitale. Come ogni ambiente ha le sue regole, le sue caratteristiche e anche degli aspetti potenzialmente problematici ma siamo chiamati, non solo ad abitare questo ambiente, ma anche a dare un esempio riguardo ad un uso consapevole. Questa nuova rubrica, Catechisti digitali, ha proprio l’obiettivo di accompagnarvi in un viaggio per scoprire alcuni segreti relativi al mondo della rete ma soprattutto per attivare un pensiero critico in merito alle opportunità offerte dal digitale.
La comunicazione mediata da uno strumento digitale è una comunicazione reale La rete non è solo un ambiente pericoloso ma è anche una risorsa importante Sono consapevole di ogni contenuto che pubblico e/o condivido online L’ambiente digitale ha delle regole e delle caratteristiche Virtuale è reale: dico o scrivo in rete solo cose che ho il coraggio di dire di persona Dietro allo schermo dello smartphone non ci sono semplicemente degli utenti ma c’è il nostro prossimo.
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Checklist
ratori hanno continuato le proprie mansioni, i ragazzi hanno concluso l’anno e che i laureandi hanno conseguito il tanto atteso traguardo. Se vogliamo acquisire delle competenze per diventare cittadini mediali in grado di utilizzare con una certa abilità gli strumenti offerti dalla rete, dobbiamo anzitutto comprendere quanto afferma il primo punto del Manifesto della comunicazione non ostile, ovvero che “virtuale è reale”. Per molto tempo, all’incirca fino a dieci anni fa, il mondo reale e il mondo virtuale erano due mondi completamente diversi che non avevano nulla in comune. Ancora in televisione tante volte si sente la comparazione tra reale e virtuale ma è arrivato il momento di abbandonare questa visione ormai desueta. Infatti, da quando si sono affermati i social network qualcosa è cambiato, abbiamo iniziato ad accedere alla rete non più solo per cercare informazioni ma, anche noi, abbiamo iniziato a inserire in rete dei contenuti e delle informazioni. Questi contenuti spesso riguardavano noi stessi, i nostri interessi e i nostri amici. Se ci pensate, lo facciamo tutt’ora quando condividiamo qualcosa su un social network. Per esempio, non a caso, ogni volta che apriamo Facebook, nello spazio del post ci viene chiesto “A che cosa stai pensando?”. Lo stesso discorso vale per WhatsApp, anche WhatsApp è a tutti gli effetti un social network. Certo, si contraddistingue per un servizio di messaggistica istantanea, ma possiede alcune caratteristiche molto simili alle altre piattaforme. È il caso delle immagini che vengono pubblicate come “stato” e che sono visibili agli altri utenti solo per ventiquattro ore. Quello che pubblichiamo in rete perciò dovrebbe rappresentare ciò che siamo nella vita di tutti i giorni: un catechista è un catechista anche online! Virtuale è quindi reale poiché davanti allo schermo del computer, del tablet o dello smartphone ci siamo noi… siamo noi che digitiamo le parole e decidiamo cosa condividere con gli altri utenti, utenti che… sono persone reali! A questo proposito è interessate soffermarsi sul significato del termine “digitale”. Infatti in latino, digitus, significa “dito” mentre nella sua transizione alla lingua inglesa diventa digit, ovvero cifra. È interessante costatare che
CONSIGLI & PROPOSTE
LO SCAFFALE APOSTOLATO SOCIAL
W la fede: il sacerdote influencer che evangelizza la rete Don Alberto Ravagnani è un sacerdote di soli 26 anni della Diocesi di Milano che durante il periodo di quarantena dovuto al lockdown della scorsa primavera ha iniziato a pubblicare una serie di video sui suoi canali social. Con un linguaggio veramente giovane e contemporaneo, è uno dei pochi che riesce a parlare ai ragazzi di Gesù e di tutti gli argomenti più “ostici” riguardanti la fede. Segui don Alberto Don Alberto Ravagnani alberto_rava
ON DEMAND
“La mia Jungla”: con Giovanni Scifoni per riflettere e divertirsi sulla famiglia di oggi Dopo averci fatto conoscere i santi da una prospettiva diversa, Giovanni Scifoni torna con una nuova serie, questa volta sulla piattaforma gratuita RaiPlay. “La mia Jungla” ha per protagonista Giovanni e la sua famiglia. Dieci episodi sulla convivenza forzata, lo smart working e altri piccoli temi delle famiglie di oggi. Protagonista insieme alla moglie e ai tre figli. Disponibile su RaiPlay
LIBRI
L’arte di guarire: l’emorroissa e il sentiero della vita sana Nuovo libro di don Fabio Rosini, il sacerdote romano ideatore dei percorsi “I Dieci Comandamenti” e “I Sette Segni”. L’autore propone un cammino di guarigione della vita interiore e affettiva. La guida è una donna malata di duemila anni fa, l’emorroissa, che si incontra nel capitolo quinto del Vangelo di Marco, e della quale si analizza il processo di guarigione paradigmatico e simbolico. Un viaggio suddiviso in tre tappe - diagnosi, guarigione e vita sana duratura - in cui si procede sulla base di domande utili, da farsi al cospetto di Chi ci vuole bene, per lasciare che Lui doni pian piano le risposte. Edizioni San Paolo, 2020
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Nessuno trasmette quello che non ha! Essere catechisti è un unicum nel panorama editoriale italiano. È una rivista cucita addosso alle esigenze dei catechisti di oggi, per nutrirli di una formazione veramente integrale che abbraccia la dimensione spirituale, quella umana e quella apostolica.
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