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IL LIBRO DEL MESE

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EFFETTO COVID: NEL 2020 NASCITE AL MINIMO E RECORD DI DECESSI

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L’Istat: “Come se fosse sparita una città grande quanto Firenze”

VITTORIO DI GUILMI

Tra i tanti effetti negativi della pandemia, come prevedibile c’è stato il peggioramento della dinamica demografica nel nostro Paese. Nel 2020, infatti, l’Istat ha registrato un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra e, come se non bastasse, un nuovo minimo storico di nascite dall’Unità d’Italia. Complessivamente, nel 2020 in Italia sono morte 746.146 persone: quasi 112mila in più rispetto al 2019 (+17,6%), oltre 100mila in più (+15,6%) rispetto alla media 2015-2019, quando i decessi registrati erano stati in media pari a 645.619. Rispetto al totale 2020, i morti accertati per Covid-19 sono stati circa 76mila, ovvero il 10,2% dei decessi totali ed è assai probabile che il dato sia sottostimato.

Un eccesso di mortalità che ovviamente ha inciso soprattutto sulla popolazione anziana, senza dubbio la fascia anagrafica più esposta al rischio del contagio. Per quanto riguarda gli under 49, invece, il tasso di mortalità ha registrato addirittura un decremento, con ogni probabilità dovuto ai vari lockdown che hanno ridotto gli incidenti stradali e gli infortuni sul lavoro.

Effetti sulla spesa pensionistica

A sorridere, in questo quadro così desolante, è soltanto l’Inps. L’aumento di decessi tra la fascia di popolazione in età avanzata ha infatti prodotto, inevitabilmente, la cancellazione di numerose pensioni ed effetti diretti sulla cosiddetta spesa pensionistica. Il Corriere della Sera recentemente ha addirittura calcolato il "risparmio" sul bilancio dell’Istituto di previdenza sociale, sulla base dei dati ufficiali resi noti dall’Istat e dall’Istituto Superiore di Sanità. Una stima che ammonterebbe a 1,11 miliardi di euro per il 2020 e, in proiezione, a 11,9 miliardi di euro per il decennio 2020-2029.

Il calo delle nascite

Altro record negativo del 2020 è quello relativo al numero delle nascite. Ebbene, sempre secondo lo studio condotto dall’Istituto Nazionale di Statistica, il record negativo di nascite dall’Unità d’Italia registrato nel 2019 è stato di nuovo superato nel 2020. I nuovi nati sono stati appena 404.104, quasi 16mila in meno rispetto al 2019 (-3,8%). La cartina geografica delle nascite mostra un calo generalizzato in tutta Italia, più accentuato al Nord-Ovest (-4,6%) e al Sud (-4,0%). La provincia autonoma di Bolzano si colloca al primo posto con 9,6 nati ogni 1000 abitanti, la Sardegna è invece il fanalino di coda con un rapporto fermo a 5,1. In tutti i mesi del 2020, ha evidenziato ancora il report dell’Istat, si sono registrati valori percentuali inferiori a quelli dello stesso periodo del 2019, ad eccezione di febbraio con il 4,5% in più. Il calo delle nascite si è accentuato nei mesi di novembre e soprattutto di dicembre (-10,3%), il primo mese in cui si possono osservare eventuali effetti della prima ondata pandemica.

Siamo sempre di meno

Il nuovo record di poche nascite e l’elevato numero di decessi hanno aggravato ulteriormente la dinamica naturale negativa che caratterizza da anni il nostro Paese. Alla fine dell’anno scorso la popolazione residente in Italia risulta inferiore di quasi 384mila unità rispetto all’inizio dell’anno. “Come se fosse sparita una città grande quanto Firenze”, è l’immagine a cui ricorre l’Istat per fotografare l’impatto che ha avuto l’epidemia da Coronavirus in Italia, amplificando la tendenza al declino di popolazione in atto già dal 2015. Il deficit di sostituzione naturale tra nati e morti nel 2020 ha infatti raggiunto -342mila unità, valore inferiore, dall’Unità d’Italia, solo a quello record del 1918 (-648mila), quando l’influenza spagnola con un saldo negativo di oltre 600mila unità tra nascite e decessi nel 1918, contribuì a determinare quasi la metà degli 1,3 milioni dei decessi registrati in quell’anno. Nel complesso, al 31 dicembre 2020 i residenti in Italia sono 59.257.566 persone, in calo dello 0,6% rispetto all’anno precedente.

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