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IL LIBRO DEL MESE

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BIDEN, DRAGHI E GLI ALTRI. ETÀ, SAGGEZZA E POTERE, UN RAPPORTO LUNGO QUANTO LA STORIA DELL’UMANITÀ

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JACOPO BASILI

Mario Draghi È interessante constatare come il connubio tra saggezza ed età, continui ad essere inossidabile, anche se viviamo in una delle epoche storiche in cui l’innovazione ed il futuro sono sempre più pervasivi ed occupano costantemente la vita quotidiana di ognuno di noi. Una vera certezza. La riscontriamo prima di tutto nella responsabilità di governo: Biden, Putin e ora il nostro Draghi. Tutti accomunati da un lungo percorso nelle istituzioni il cui potere culmina alla fine nella guida del proprio Paese. Il riconoscimento del ruolo pubblico della saggezza costruita nel tempo attraversa dunque tutte le latitudini (e anche le diverse sfaccettature ideologiche e politiche). Ma saggezza molto spesso è sinonimo anche di stato di crisi. Sembra che solo chi abbia attraversato decadi di esperienza possa essere considerato degno e capace di risolvere i problemi. Biden, secondo alcuni, era l’unico candidato in grado di ristabilire il "check and balance" di poteri negli USA dopo la stagione trumpiana. Putin secondo altri ha ripristinato l’onore della Russia dopo il più tragico evento geopolitico del XX secolo (per opinione dello stesso presidente russo), ovvero il crollo dell’URSS. Draghi, invece, sembra rappresentare come una sorta di arbitro super partes richiamato al potere per rimediare alle

profonde divisioni della politica italiana, ancora più esacerbate nel contesto di crisi pandemica in cui tuttora siamo impantanati. E l’attuale Presidente del Consiglio, da buon saggio, spera - come da sue dichiarazioni pubbliche - che “le future delusioni non siano uguali all’entusiasmo dell’insediamento”. D’altra parte, questa relazione feconda tra età, saggezza e potere, è una solida costante nella storia. La costituzione d’Atene - e la sua riforma in senso democratico - venne redatta da uno dei “sette sapienti” dell’antichità, ovvero Solone. E proprio per superare un periodo di profonda crisi. Il nobile ateniese ormai anziano, alla fine di questo titanico lavoro osteggiato da molte e diverse fazioni, si definiva appagato perché considerava tale diffusa insoddisfazione la prova dell’imparzialità della sua opera. Come non ricordare poi la figura del sapiente per antonomasia, cioè Socrate? Non solo il vero fondatore della filosofia per l’accezione che la tradizione occidentale dà a questa branca del sapere, ma un cittadino (anche lui ateniese) attivo nella politica della polis e che per salvaguardare i valori comunemente accettati di giustizia e legalità - dopo essersi difeso nel processo come raccontato nella famosa apologia che porta il suo nome - accetta comunque la sentenza di condanna per empietà e corruzione dei giovani, suicidandosi così dopo aver ingurgitato la cicuta, invece di cogliere l’opportunità di scappare e di commutare la pena in esilio come suggerito e supplicato dai suoi discepoli. Nel mondo latino viene facile rievocare, in particolare, due figure entrambe rivestite di un’aurea di sapienza filosofica: Seneca, che svolse il ruolo di precettore dell’imperatore Nerone e che lo guidò sotto i suoi primi anni di buon governo, cadde successivamente vittima della repressione di Nerone stesso proprio quando l’imperatore abbandonò e rifiutò la saggezza dei consigli del pensatore latino, deviando così verso la pazzia. Marco Aurelio, l’imperatore filosofo con cui si concluse il periodo aureo dell’Impero con la cosiddetta pax romana, è conosciuto anche per la redazione di un testo scritto in greco: "Ta eis eauton" tradotto: “A te stesso”, dove l’anziano imperatore consiglia il lettore con tutta una serie di precetti, regole ed esercizi stoici, per evitare che dentro ognuno di noi prenda il sopravvento la collera, l’ignoranza e la paura. Ma prendiamo ora in considerazione il mondo orientale: è presente la stessa correlazione tra età, saggezza e potere? Non può che venirci subito in mente la straordinaria figura di Confucio. Per non scomodare poi, quasi fosse una blasfemia, il percorso spirituale di un certo principe indiano dal nome Siddharta Gautama, che solo in tarda età - una volta raggiunta la completa illuminazione - verrà conosciuto come Buddha. Tornando al grande pensatore cinese, attraverso l’intero arco della sua rocambolesca vita riuscì ad elaborare un complesso sistema di dottrina etica e di insegnamenti morali, conosciuto in seguito proprio con il termine confucianesimo, che mirava alla costruzione delle fondamenta indispensabili per conseguire una comunità umana organizzata, prospera ed armoniosa. Un pensiero forgiato in una turbolenta epoca d’instabilità politica e di guerre civili, che solo quando fu anziano e dopo un periodo di esilio, verrà accettato come pietra angolare su cui basare, ieri come oggi, le regole di fondo che governano ancora la Cina. La curiosità è che i personaggi storici considerati

Confucio

come il più alto esempio di saggezza nelle tre culture “classiche” citate (indiana, cinese e grecoromana) - rispettivamente Buddha, Confucio e Socrate - sono vissuti quasi contemporaneamente a cavallo dello stesso periodo, il VI ed il V secolo Avanti Cristo. Proviamo ora ad avvicinarci ai nostri tempi. Quali altre figure ci vengono in mente? Oppure dobbiamo reputare la modernità come refrattaria al rapporto finora descritto tra saggezza ed età? Forse è proprio questa una delle principali caratteristiche che ci distanzia dall’antichità? Non proprio. Per esempio i reali della Gran Bretagna possono essere considerati una suggestiva smentita, in particolare le regine! Partendo da Elisabetta I, passando per la regina Vittoria, fino all’attuale Elisabetta II. Tutte e tre donne che hanno assunto il potere da giovanissime e lo hanno condotto con sapienza fino a tarda età, definendo tra l’altro con il proprio nome le rispettive epoche. Oppure pensiamo al filosofo Immanuel Kant, pensatore che a cavallo tra il 1700 e 1800 ha determinato i canoni dell’età moderna, compresi quelli dei rapporti tra le diverse nazioni attraverso un avveniristico testo intitolato “Per la pace perpetua”, in cui prevede ed auspica una federazione tra gli Stati europei per debellare per sempre il pericolo della guerra! Inoltre, proprio da anziano, concluse il ciclo fondamentale della sua riflessione filosofica, conosciuto sotto il nome di criticismo, con la “Critica del Giudizio” scritta alla veneranda età - per l’epoca - di 66 anni. Avvicinandoci ai nostri tempi, i tre politici considerati come i veri fondatori dell’Europa unita dopo il dramma della seconda guerra mondiale sono il francese Robert Schuman, il tedesco Konrad Adenauer e l’italiano Alcide De Gasperi: tutti e tre ancora una volta accomunati dall’assunzione dei più alti incarichi di governo proprio da ultra-sessantenni. Concludendo, non sempre l’associazione tra saggezza e buon governo è stata così lineare. Infatti, il rischio della degenerazione di una “vecchiaia al potere” è un fenomeno non così raro, che ha attraversato tutte le epoche e tutte le culture. Per fare degli ultimi esempi e molto distanti tra loro, basti pensare all’imperatore romano Tiberio che abbandonò letteralmente la responsabilità di governo per ritirarsi e sollazzarsi nelle depravazioni della sua villa a Capri. Oppure il grande timoniere Mao Tse-tung che per tornare ad un ruolo attivo nel governo della Cina fece sprofondare il Paese nella furia giacobina causata dal potere concesso alla “banda dei quattro” durante la rivoluzione culturale degli anni ’60 del XX secolo. La storia dunque rimane sempre maestra di vita, anche per gli anziani.

Regina Elisabetta Immanuel Kant

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