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L'INCHIESTA LA GUERRA DEI VACCINI?

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IL LIBRO DEL MESE

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produrre sia per la componente biologica che per i macchinari da utilizzare – fossero prodotti altrove, lasciando sul nostro territorio solo pezzi di produzione o stabilimenti buoni per l’infialamento per conto di altri. Insomma l’Ue, e anche i singoli Stati, non sono indipendenti e non hanno potuto prodursi il vaccino per conto proprio. Ha fatto eccezione il Regno Unito che, infatti, ha potuto usare massivamente il ‘proprio’ vaccino.

D. AstraZeneca però non è solo inglese ma anche Svedese…

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R. In questo caso ha giocato un altro elemento di debolezza. La Commissione, come noto, ha gestito tutta la partita dei contratti pensando giustamente che il peso del blocco dei Paesi europei fosse più competitivo. Ma la Presidente Von der Leyen - e chi l’ha affiancata - ha fatto due errori.

D. Quali?

R. Ha agito con una miopia di fondo. Non solo ha negoziato consegne trimestrali, una cattiva idea quando si ha a che fare con la rincorsa a un virus terribile, perché si lasciano margini di consegna troppo laschi alle case farmaceutiche che sono pur sempre in un libero mercato. Ma poi ha dato troppa importanza al prezzo. Esattamente il contrario di Israele che per accaparrarsi grandi quantità di vaccino Pfizer ha pagato di più ma ha potuto immunizzare tutti molto velocemente.

D. Siamo di nuovo caduti in una sorta di austerity del vaccino?

R. In qualche modo sì. In realtà si voleva dimostrare che l’obiettivo dell’immunizzazione di massa fosse raggiungibile anche senza sperperare denaro pubblico. Questo però ha portato a puntare su AstraZeneca, che come noto costa molto nero dei vaccini con mRNA come Pfizer e Moderna, con tutti i problemi che si sono avuti dopo. Fra l’altro la società di AstraZeneca ha fatto il doppio gioco favorendo gli inglesi, migliori pagatori. E comunque si è comportata come se fosse inglese favorendo il Regno unito.

D. C’è chi dice che questo vaccino sia stato boicottato dalle altre case farmaceutiche proprio perché meno caro…

R. AstraZeneca ha fatto marchiani errori di comunicazione e leggerezza già nella fase sperimentale su cui si sono inseriti anche comportamenti ondivaghi delle autorità regolatorie nazionali che hanno scatenato confusione e panico. Ma in definitiva questo è un vaccino valido proprio come gli altri.

D. Tutto quello che sta avvenendo come influisce sugli equilibri internazionali?

R. La pandemia è intervenuta su un equilibrio mondiale sostanzialmente teso, basato sulla rivalità Cina- Usa in campo militare, diplomatico ed economico. Oggi succede che ogni Paese si è fatto il suo vaccino e sta cercando di usarlo e di distribuirlo a chi non ce l’ha per allargare la sua

LA GUERRA DEI VACCINI

sfera di influenza. In realtà molto dipende anche dalla qualità del vaccino. Ad esempio il Sinovac cinese ha, per stessa ammissione della Cina, scarsa efficacia (forse il 50%), e quindi si è rivelato uno strumento debole. Lo Sputnik, che sembrerebbe un vaccino valido, non ha in casa, ossia in Russia, la capacità produttiva per garantire le quantità sufficienti per chiunque lo chieda. E’ vero che i russi possono fare scelte diverse rispetto agli americani, ovvero far aspettare i propri cittadini e venderlo altrove, ma in sostanza non hanno la capacità produttiva su larga scala.

D. Si potrebbero usare gli impianti europei o attivarne altri…

R. Per produrre un vaccino servono i bioreattori, gli impianti di infialamento e molto altro. Tecnologie e macchinari che necessitano tempi lunghi per essere resi operativi. Attualmente gli impianti europei sono impegnati per AstraZeneca perciò i due vaccini entrerebbero in contrasto.

D. Quindi chi ci aiuterà a avere le giuste dosi per sconfiggere la pandemia, ci salveranno di nuovo gli americani come nel 1945?

R. In sostanza direi di sì. Anche perché c’è poco da fare, non possiamo bloccare le esportazioni dei vaccini prodotti in terra europea senza entrare in una pericolosa spirale: ammesso di aver oggi la “ricetta” dei vaccini necessari se poi le case farmaceutiche, che usano i nostri siti, ci tolgono la possibilità di produrre non avremo poi nessuna arma contro le varianti. E torniamo così alla questione principale che vale non solo per i vaccini ma per il nostro futuro.

D. Quale?

R. Dobbiamo renderci indipendenti per le filiere produttive complesse e strategiche, come quella dei conduttori e semiconduttori, per dirne una. E’ questa la mission dell’Europa nel futuro. Oggi la pandemia ha accelerato un processo in corso: un riassetto globale delle filiere, appunto, strategiche. Da quella sanitaria - che ha mostrato tutta la sua importanza - a quella dell’intelligenza artificiale, quella digitale e così via. Asset questi che devono essere riportati nei perimetri dei grandi blocchi in competizione. E quindi il blocco Nato non può dipendere dalla Cina così come dalla Russia e viceversa. Si pensi alle mascherine,

l'inchiesta

un esempio semplice. Sono servite ma non le avevamo perché dipendevamo dalle produzioni low cost cinesi. Nel prossimo decennio questo non dovrebbe succedere più, o comunque molto meno.

D. E l’Italia?

R. Draghi è stato molto chiaro: siamo dalla stessa parte di sempre: in occidente. Una parte del mondo che resterà a lungo più forte e economicamente potente. Ma il nostro futuro dipenderà largamente da noi, dalla nostra capacità di riformare questo Paese in modo efficiente.

D. Una riflessione finale: come mai noi europei non abbiamo saputo proteggere gli anziani?

R. Un po' siamo stati presi alla sprovvista perché pensavamo di essere al sicuro e che scenari come quelli del Covid19 fossero verosimili solo nei film di Hollywood. In realtà molto è anche dipeso dal modello sanitario che ci eravamo costruiti in società sempre più anziane: RSA pensate come alberghi e non come (anche) presidi sanitari per persone fragili o sistemi sanitari come quello lombardo lontani dal territorio e dipendenti dai soli ospedali. Tutto questo va ripensato per evitare in futuro tragedie come quella in corso.

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