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LA FINESTRA SUL CAVEAU

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IL LIBRO DEL MESE

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LA FINESTRA SUL CAVEAU

PERCHÉ I MERCATI FINANZIARI FANNO FESTA AI TEMPI DELLA PANDEMIA?

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CLAUDIO DI DONATO

Scorrendo i listini azionari e le quotazioni delle materie prime negli ultimi 12 mesi sembra che i mercati finanziari abbiano ignorato la profonda crisi provocata dalla pandemia. Eppure nell’anno alle spalle la contrazione dell’economia globale non ha precedenti, tant’è vero che autorevoli economisti l’estate scorsa prevedevano che le Borse avrebbero impiegato tre anni per tornare ai livelli pre-Covid. Invece i principali indici mondiali, e non solo, in meno di tre mesi hanno recuperato le perdite e a inizio aprile hanno segnato i nuovi massimi storici. Il record spetta alla Borsa di Hanoi con un balzo del 130% ma da Wall Street (+73%) fino alla piazza di Milano (+43%) le performance sono di assoluto rilievo. E che dire del rialzo del 240% del legname, del +150% della carne di

maiale alla Borsa di Chicago e del +100% della soia? Com’è possibile che i mercati finanziari facciano festa in tempi di pandemia? Fare confronti con le crisi più recenti è improprio. Nel 2008 l’epicentro era stato proprio il sistema finanziario, nel 2011 il debito pubblico di alcuni Paesi dell’area euro. La profonda recessione causata dal Covid è completamente diversa. Intanto dagli Stati Uniti all’Europa, dalla Cina al Sud America i governi hanno messo mano al portafogli per sostenere imprese e famiglie facendo esplodere il debito pubblico senza che ciò abbia provocato la reazione negativa degli investitori. L’economia globale è stata come ibernata in attesa che le campagne vaccinali facciano passare la tempesta ma l’intervento degli Stati e delle banche centrali ha prodotto alcuni effetti. La contrazione forzata dei consumi ha innescato una crescita record dei risparmi. Solo in Italia un aumento di 100 miliardi di euro. Negli Stati Uniti in meno di un anno la quota di risparmio è raddoppiata sfiorando i 2.200 miliardi. Gran parte di questa abbondante liquidità è parcheggiata su conti correnti e su strumenti a basso rischio come i titoli di Stato e le obbligazioni. Ma una piccola parte si è indirizzata verso forme di investimento con un maggiore profilo di rischio. Un anno fa erano molti a prevedere un futuro assai incerto per Bitcoin ma la più famosa delle criptovalute in 12 mesi è schizzata da 8.500 a 57mila dollari. Ma l’eccesso di liquidità e la ricerca di investimenti con tassi di ritorno interessanti non spiegano tutto. Anche alcuni effetti della pandemia hanno contribuito all’impennata dei mercati. Molte persone chiuse in casa per le misure di contenimento hanno deciso di investire in Borsa ciò che non potevano forzatamente spendere per vacanze e ristoranti. Nei mesi scorsi sono state scaricate alcune decine di milioni di app per il trading online per avvicinare i piccoli risparmiatori al mondo della finanza: le condizioni prevedono un deposito minimo (anche 100 euro) e zero commissioni sulle operazioni per rendere attraenti tali piattaforme di investimento. Il trend dei mercati tuttavia riflette anche alcuni rapidi e profondi cambiamenti legati alla pandemia. I settori dell’information technology con colossi come Microsoft e Google, il settore sanitario e il consumer discretionary (beni di consumo non essenziali) hanno registrato notevoli performance in quanto molti investitori sono convinti che la pandemia abbia accelerato le trasformazioni delle nostre abitudini che la tecnologia iniziava a imporre come lo shopping online e lo smart working. La sfida ora sarà adattare il sistema produttivo e il mercato del lavoro a una nuova e diversa realtà.

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