Nuovo Artigiano - il Magazine di CNA Vicenza e CNA Verona 05/2013

Nuovo artigiano Intervengono: Roberto Altobel Gabriele Barison Claudio Carpentieri Franco Cestonaro Daniele Corò Filippo Dalla Villa Luca De Pietro Renzo Fornasiero Valter Marani Ferdinando Marchi Angiolina Mignolli Paolo Monaco Marco Romitti Nereo Sella Open Design Italia Giovanni Scappini Sergio Silvestrini The Fab Filippo Zanetti Marino Zorzato

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Impresa Artigiana & P.M.I. - ANNO X N°43 del 9 dicembre 2013 - Poste italiane s.p.a. - Sped.abb.post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46), art. 1 comma, DCB Po CONTIENE IP

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editoriali

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ripresa: appello alle istituzioni I dati parlano ancora di decrescita ma per le Pmi qualcosa si muove. Bisogna rimboccarsi le maniche per trasformare un refolo in un vento robusto - In questo però serve l’intervento immediato della politica e della pubblica amministrazione, che devono mettersi a servizio delle imprese e dei cittadini di Sergio Silvestrini

È

inutile nascondere la testa sotto la sabbia: l’Italia è in decrescita. I numeri della recessione, purtroppo, ci arrivano ogni giorno. E le visioni più ottimistiche rimandano un leggerissimo incremento del Pil all’anno prossimo, ma nell’ordine dei decimali di punto. Una goccia nel mare dell’arretramento patito negli ultimi cinque anni. Con la Banca d’Italia a sottolineare che la ripresa, comunque, non riguarda la redditività delle imprese, ancora in diminuzione, né il credito, soprattutto quello destinato alle Pmi, sempre in flessione.

I dati del sistema Italia non possono, è evidente, rallegrare nessuno. Detto questo, dobbiamo stare attenti, come Paese e come singoli cittadini, a non rimanere prigionieri di un atteggiamento depressivo molto pericoloso. È la sindrome del declinismo, una sorta di “cuccia calda” nella quale si crogiolano molti europei. E’ una sindrome, come ha scritto di recente un famoso saggista economico transalpino, per la quale i francesi sembrano avere una pericolosa predilezione, in preda come sono al torcicollo storico-ideologico per cui in passato tutto andava meglio di oggi. E, di conseguenza, la situazione futura non potrà che essere peggiore di quella attuale. Eppure, se è vero che la Francia si trova in difficoltà economiche – ma quale Paese europeo, Germania esclusa, non è in condizioni del genere? – è altrettanto vero che comunque sta meglio di quasi tutti i suoi vicini, persino dell’Olanda, in passato additata a esempio di buon governo finanziario ed economico.

Lo stesso discorso, con le dovute differenze, vale per l’Italia. E, soprattutto, vale per il sistema produttivo italiano, fatto di artigiani, di micro, piccole e medie imprese

che, in questi anni, non hanno mai smesso con energia e determinazione di reagire alla congiuntura avversa, come dimostra il loro impatto sull’economia nazionale.

Il fatturato delle nostre Pmi supera oggi quello delle grandi imprese francesi e rappresenta i tre quarti delle grandi imprese tedesche. Insomma, non c’è da piangersi addosso. C’è, sicuramente, da rimboccarsi le maniche, per trasformare l’accenno di ripresa, un refolo, in un vento robusto.

Le Pmi lo hanno fatto, continueranno a farlo. Ma hanno bisogno di un ambiente che stimoli e aiuti le imprese. E non le ostacoli.

L’invito, allora, è rivolto alla politica e alla pubblica amministrazione. La politica, attraverso una spending review efficiente ed efficace, deve al più presto scovare nelle pieghe dei bilanci pubblici gli sprechi, ad esempio nelle forniture, che possono, invece, trasformarsi in carburante per interventi da destinare agli investimenti e ai consumi, facendo ripartire l’asfittico mercato interno.

La pubblica amministrazione deve abbandonare l’autoreferenzialità e mettersi al servizio delle imprese e dei cittadini. Esiste una legge che impone ai soggetti pubblici di non chiedere atti di cui già dispone l’intero arcipelago della

PA. La si applichi sul serio, come abbiamo più volte chiesto, e al più presto, dal primo gennaio prossimo. Costituirebbe già un bel passo in avanti.

sergio SilvestrinI segretario generale cna

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Immagine, grafica e impaginazione Amos Montagna Editrice MIllennium CAPO REDATTORE Luisa Nicoli REDAZIONE Ufficio Stampa CNA Vicenza Ufficio Stampa CNA Verona Hassel Comunicazione COORDINAMENTO EDITORIALE Ferdinando Marchi Paolo Monaco Marco Troncon HANNO COLLABORATO IN QUESTO NUMERO: Anna Martellato Sergio Silvestrini Irene Tecchio COPERTINA Foto Sergio Mantello www.sergiomantello.it FOTOGRAFIA Fotografi CNA Vicenza Archivio CNA e Hassel Impresa Artigiana & P.M.I. Periodico della CNA Aut. Tribunale di Prato n°6 del 25/6/04 Dir. Resp.: B. Lisei Red. e Amm.: Media srl, Via Lombarda 72, Comeana Tel. 055 8716801 Stampa: Rindi - copia 0,10

dicembre 2013 Nuovo artigiano

nuovo artigiano A cura di CNA Vicenza e CNA Verona

CONTIENE I.P.

Informativa ai sensi del decreto legislativo n. 196 del 30/06/2003.

Spettabile Impresa, il D. Lgs. n 196 del 30/06/2003, “CODICE IN MATERIA DI PROTEZIONE DEII DATI PERSONALI” , all’art. 13 impone l’obbligo di informare l’interessato sugli elementi fondamentali del trattamento. Per quanto attiene alla scrivente vi si adempie compiutamente informandoLa che : 1) i dati sono stati raccolti per inviarle del materiale che pubblicizza la nostra associazione e per promuovere l’attività; 2) in relazione alle summenzionate finalità, il trattamento dei dati personali avviene mediante strumenti cartacei ed informatici in modo da garantirLe la sicurezza e la riservatezza dei dati, nonchè la piena ossevanza della Legge; 3) la presente informativa è resa per i dati raccolti dapubblici registri, elenchi; 4) contro la sopra indicate finalità di utilizzo dei dati può esercitare i diritti di cui all’art. 7 della Legge; 5) i diritti che Le competono sono quelli previsti dall’art. 7 della Legge ed in particolare: di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati presso noi e come essi vengono utilizzati; di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento; 6) titolare del trattamento è CNA Vicenza srl, corrente in Vicenza, via Zampieri, n. 19, Vicenza, Agosto 2010.

sommario 07

editorialI

ripresa: appello alle istituzioni di Sergio Silvestrini

editoriali

bilanci e aspettative: qualcosa si muove di Ferdinando Marchi e Paolo Monaco

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Speciale

CREDITO

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Alle banche si chiede fiducia nelle imprese

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Speciale

ESTERO Panoramica sui consorzi export del Veneto

speciale

agenda digitale Parla il Vicepresidente della Regione Veneto Marino Zorzato

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editoriali

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bilanci e aspettative: qualcosa si muove Si chiude un anno caratterizzato dalla crisi per tante aziende, tra una burocrazia imperante e un livello di tassazione crescente che però non è utile a far ripartire il Sistema Italia - Siamo al paradosso in cui il privato sostiene il pubblico e non viceversa - È ora di dire basta! E di pensare a internazionalizzazione, creatività, innovazione, reti di impresa: insomma il saper fare e il saper essere dimostrato dal Nord Est di Ferdinando Marchi e Paolo Monaco

D

icembre è periodo di bilanci e di buoni propositi, e anche noi abbiamo voluto rispettare questa tradizione. Il numero di “Nuovo Artigiano” che avete tra le mani vuole essere proprio questo: un ponte tra passato e futuro, tra timori e speranze, tra delusioni e aspettative.

L’anno che ci stiamo lasciando alle spalle ha confermato tante situazioni di crisi per le nostre aziende; alcune non sono purtroppo riuscite a riprendersi, altre stanno iniziando a vedere timidi segnali di una ripresa, poche continuano a prosperare, in un mondo ormai cambiato.

Tanti e noti i motivi della crisi e altrettante le preoccupazioni per il futuro. Tra le cau-

se principali della difficoltà a ripartire sta senz’altro l’elevato tasso di burocrazia e fiscalità, al quale purtroppo non si sta mettendo mano con politiche che diano respiro alle nostre aziende. Anzi, si sta sempre più evidenziando come le PMI e le imprese artigiane, ovvero l’asse portante della nostra economia, siano diventate il “bancomat” al quale lo Stato va a prelevare ogni qual volta vi siano necessità di liquidità.

Ma il livello di tassazione crescente non è purtroppo utile a far ripartire il Sistema Italia, che necessiterebbe di investimenti mirati su servizi e infrastrutture. I soldi delle nostre imprese finiscono invece per contribuire a pagare gli interessi sul debito pubblico spaventoso che i nostri politici hanno accumulato negli anni: ci troviamo così nella paradossale situazione per cui è il privato che finanzia e sostiene il pubblico, anziché essere il settore pubblico al servizio e a supporto dei privati!

Si tratta di una situazione perversa e palesemente insostenibile, che sta minando alle basi le possibilità di ripresa del nostro Paese: diciamo a gran voce e senza mezzi termini “Basta!”.

Ma, a fronte di un panorama a tinte così fosche, qualcosa si muove. Tanto più nel tanto bistrattato Nord Est, dove fortunatamente non mancano le idee e la volontà di realizzarle, grazie ad una vocazione imprenditoriale innata della nostra gente e alla capacità di rimboccarsi le maniche di fronte ad ogni problema, senza illudersi di soluzioni miracolose dall’alto.

E anche di questi segnali, di queste opportunità e di queste storie che vo-

gliamo parlare in questo numero speciale della nostra rivista.

CNA vuole essere un luogo di incontro degli imprenditori ove scambiare idee, esperienze, esempi di successo, opportunità di collaborazione!

Internazionalizzazione e reti di impresa, innovazione e creatività, saper fare e saper essere: questi i terreni sui quali misurarci e proporre le nostre soluzioni alla crisi, attraverso un continuo rinnovamento e una innata flessibilità che consente di adattare le strategie ad un contesto che si complica sempre più, ma che parimenti offre sempre nuove e inattese occasioni di business e di crescita. Esempi già ne esistono: aziende che si stanno reinventando, allargando, aprendo ai nuovi mondi, per quanto sconosciuti ed estesi.

E poi ci sono loro: gli startupper. I giovani artigiani-digitali che stanno reinventando un’arte antica, utilizzando strumenti moderni e portando la freschezza e l’incoscienza delle loro idee e della loro abilità. Che sia nelle mani di questi giovani creativi il futuro dell’artigianato italiano? Forse conviene sperarlo ed incitare queste giovani e brillanti menti a lavorare per contaminare il vecchio mondo, che non deve sparire ma certamente ha bisogno di una ventata di aria fresca.

E CNA c’è e ci sarà, nel 2014 e negli anni a venire, per aiutarvi a spalancare di nuovo le vostre finestre!

Paolo Monaco direttore CNA Vicenza Ferdinando Marchi direttore CNA Verona

08 speciale

makers siamo noi

Credito

Il sistema va cambiato, serve l’intervento dello STATO Ai CONFIDI aumentano le richieste di garanzia da parte delle banche per condividere i rischi Foto Diego Liber - www.fotoliber.it

speciale

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al sistema bancario si chiede fiducia in persone e imprese

per sbloccare la situazione serve l’intervento dello stato

“N

er 10 anni ha guidato Confidi CNA Vicenza e quindi da questa posizione “privilegiata” ha avuto modo di seguire il rapporto impresa-istituto di credito in tutte le sue sfaccettature. E soprattutto di vedere come è cambiato con l’arrivo della crisi e del difficile momento economico. Nereo Sella, componente Cda di sviluppo artigiano Vicenza, fa il NEREO SELLA quadro della situazione ad Sviluppo artigiano oggi. Che è la fotografia di un sistema in difficoltà. In cui le banche e soprattutto le istituzioni, secondo Sella, dovrebbero essere più vicine alle imprese per rilanciare l’economia e il mercato.

“L’accesso al credito oggi per le aziende è un grosso problema. Perché le banche hanno stretto i cordoni della borsa per l’ennesima volta. Le nostre cooperative tentano di supplire a questa situazione ma alla fine è comunque l’istituto di credito che decide sulla solvenza o meno del cliente, noi possiamo essere solo i garanti dell’operazione. E questo è un tema particolarmente delicato su cui ci chiedono di intervenire sempre di più. Una volta l’istituto di credito andava a supplire direttamente la situazione di un nostro socio, facendo condizioni migliori.

Oggi invece è proprio l’istituto di credito che li indirizza a noi, per avere una controgaranzia sul credito. Così rischia il 50% in meno. Nell’ultimo consiglio abbiamo registrato 13 nuovi soci. Numeri che prima si facevano in qualche mese”.

on guardate i freddi numeri e il ranking. Ma fidatevi delle persone e delle imprese”. È questo l’appello che Gabriele Barison, direttore di Confidi Sviluppo Artigiano, società cooperativa di garanzia collettiva fidi, lancia agli istituti di credito. In un momento di crisi per l’economia, al sistema bancario si chiede di non rendere ancora più complicato l’accesso al credito e soprattutto di non contribuire a creare altri ostacoli al tentativo di ripresa delle aziende. “Il cambiamento del rapporto istituto di creditoimpresa è evidente - spiega Gabriele Barison - oggi le banche stanno chiedendo sempre più la nostra garanzia mentre prima non era così.

Ora l’istituto di credito vuole condividere il rischio, soprattutto con i fondi vigilati dalla Banca d’Italia. E con l’attuale situazione di mercato se hanno un’ulteriore garanzia erogano il credito più volentieri”.

In tema di credito qual è il problema più grande oggi per le aziende?

“Il problema principale sono gli insoluti. Che non sono legati alla volontà dell’azienda o a una gestione sbagliata dell’imprenditore: nel 90% dei casi è il mercato che non sta aiutando l’economia della piccola e media impresa. Se chi lavora non viene pagato è perché il sistema è in difficoltà. Agli istituti di credito si chiede di continuare a fare il proprio lavoro, dando fiducia alle aziende che conoscono. Non guardare i freddi numeri ma fidatevi delle imprese e delle persone. Noi dove possiamo aiutiamo con le garanzie. La media e piccola impresa ha voglia di lavorare, ma ha bisogno di aiuto. Soprattutto se si parla di imprenditoria giovanile”.

“Oggi sono poche le aziende ad investire perchè devono pensare a rimanere sul mercato Al sistema Confidi ricorrono anche imprese sane, in difficoltà perchè i clienti non pagano E le banche non aiutano” Ma ci sono imprese che investono in questo momento?

“Oggi sono poche le aziende che vogliono fare investimenti. Perché la difficoltà che devono affrontare in primis è rimanere sul mercato. A ricorrere al sistema Confidi infatti sono anche imprese sane, che però si trovano in difficoltà con il credito perché i clienti non pagano. E spesso le banche contribuiscono a complicare la situazione chiedendo il rientro al credito. Ci vuole tempo per superare questa fase. Bisogna fare una scrematura dei propri clienti, bisogna andare sul mercato a cercarne altri. E in questa fase serve la fiducia della banca. Fino a qualche tempo fa questo problema non esisteva. Oggi invece il pericolo è di non avere più credito bancario. Perché se sei in difficoltà, la banca ti mette ancora di più in difficoltà”.

P

Oggi è tutto cambiato: gli istituti di credito chiedono a noi una controgaranzia per rischiare meno - Ma serve una nuova normativa nazionale

Qual è la richiesta di CNA agli istituti di credito?

“Alle banche la richiesta è di cambiare il sistema. Dovrebbero avere più fiducia e fare un passo indietro anche loro. Ma tutto questo dovrebbe partire dalla normativa nazionale, servono strumenti in questa direzione. Ne ho parlato di recente anche con il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato. Se non ho lavoro, non vado ad investire. E non solo non sono in grado di sostenere gli interessi di un prestito, ma nemmeno di sostenere la quota capitale del finanziamento.

Per questo deve intervenire lo stato, per mettere in moto l’economia.

Le banche oggi hanno paura non tanto dell’azienda quanto del suo portafoglio clienti, e anche un’impresa sana con un portafoglio clienti insoluti viene declassata e perde credibilità nel sistema. L’intervento dello stato è fondamentale. E finora ha messo in moto troppo pochi strumenti per smuovere l’economia”.

costi per le imprese Le tasse sono quelle che fanno più male: si pagano anche se non c’è reddito - E il ruolo di CNA è quello di far sentire l’urlo di dolore degli artigiani

speciale

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burocrazia, infrastrutture non adeguate e carenza di reti per le aziende ci sono costi diretti e indiretti... e sono tanti Oggi si parla molto di costi per le imprese come se avessero un’unica identità. In realtà occorre fare un distinguo: ci sono i costi monetari diretti, come le tasse (sempre in aumento), la rigidità del costo del lavoro, l’elevato costo dell’energia, e ci sono poi tutti quei costi indiretti che incidono pesantemente sulla vita economica delle imprese.

Stiamo parlando della burocrazia che è diventata oramai una “tassa occulta” che impatta sulle piccole e medie aziende. Il nostro apparato burocratico è diventato una macchina farraginosa che appesantisce il nostro tessuto economico con scartoffie, adempimenti e tempi sempre più lunghi. I tempi di normazione italiani sono esagerati ed il numero degli adempimenti continua ad essere eccessivo! Abbiamo una macchina legislativa che, anziché agevolare le nostre imprese, sta minando la loro possibilità di rimanere sul mercato e di essere competitive.

Ma costi per le imprese sono anche tutte quelle infrastrutture non coerenti con i bisogni e con lo sviluppo del territorio, quella carenza di reti di relazioni e di comunicazione che permetterebbero una migliore cooperazione tra le piccole e medie imprese.

Per ridurre questi costi abbiamo bisogno, oltre che di uno snellimento burocratico e un miglioramento delle risorse necessarie alle aziende, soprattutto di una inversione di tendenza sul piano culturale. Serve l’apporto di tutti nel cambiare le modalità di rapporto tra istituzioni e cittadini, tra istituzioni e imprese, ma anche tra imprese stesse.

tasse tasse tasse: la pressione fiscale affonda le pmi

T

asse fino al 74% del reddito. Così la pressione fiscale affonda le piccole imprese. E’ questo il risultato di un’indagine del Centro Studi CNA “Città che vai, fisco che trovi”, che ha esaminato quest’anno la situazione in tutti i capoluoghi di regione del nostro paese, verificando una pressione fiscale, riferita a Irpef, con addizionale regionale e comunale, Irap, Tares e Imu, che raggiunge il record a Napoli, oltre il 74%, seguita da Bologna, con il 73.29%. E che ha fatto emergere un dato allarmante: nessuna delle grandi città scende sotto il 61.18%. Nella regione Veneto il riferimento è Venezia, dove la pressione fiscale ha visto una continua crescita negli ultimi anni: al 60.35% nel 2011, arrivata al 66.78% nel 2012, con un +6.44%, e in ulteriore incremento nel 2013, 68.96%, con un +2.18.

“Ci sono due aspetti da valutare. Il primo è che in un periodo di crisi le tasse sono quelle che fanno più male perché si pagano comunque a prescindere dalla formazione del reddito, anche in situazione di perdita – dice

il responsabile dell’Ufficio Politiche Fiscali CNA Claudio Carpentieri – e

quindi tutto diventa ancora più pesante per l’impresa. E mi riferisco a Imu, Tares, Irap.

Ora il Governo ha introdotto la Trise, ma in realtà cambia poco, anzi, secondo i dati di CNA l’imposta che sostituirà la parte relativa all’Imu porterà un ulteriore incremento

della pressione fiscale. Il secondo aspetto è relativo alla burocrazia, che è praticamente un’altra tassa. Non si vuole capire che con la legge di stabilità aumenteranno gli adempimenti burocratici a carico delle imprese. Ormai c’è una netta lontananza del mondo della politica dagli aspetti reali della situazione oggi: non si rendono conto spesso di cosa significa gestire un tributo concretamente secondo le loro indicazioni”.

In questo le associazioni di categoria, e la CNA in particolare, cosa possono fare?

“Il ruolo della CNA diventa quello di essere una sorta di goccia cinese, che deve ribadire in ogni dove e in ogni momento quali sono le esigenze delle Pmi. E deve far sentire l’ur-

lo di dolore degli artigiani, in modo che nessuno poi possa dubitare che le problematiche esistano. A Roma abbiamo festeggiato il “Tax Free Day” per dimostrare quanti giorni deve lavorare un imprenditore per pagare le tasse. In una bella torta, all’azienda resta solo una piccola fetta: tutto il resto va allo Stato. È stata una delle azioni che abbiamo a disposizione per far sentire il malessere del mondo delle imprese. Le premesse della legge di stabilità ancora una volta non sono buone. Mi auguro che in corso d’opera possa essere integrata e modificata. Purtroppo l’impressione è che manchi ancora una reale comprensione dei problemi e che non ci sia la volontà di risolverli. Se non si incentiva il lavoro, non si crea reddito”.

VENEZIA - PRESSIONE FISCALE 2011

60.35% 2012

66.78%

2013

68.96%

2013

36.70%

2013

32.36%

PRESSIONE FISCALE ERARIALE 2011

36.67% 2012

37.31%

PRESSIONE FISCALE LOCALE 2011

23.68% 2012

29.47%

burocrazia Ăˆ uno dei problemi principali per le imprese Parola d’ordine: SEMPLIFICAZIONE E attenzione alla rivoluzione digitale Foto Diego Liber - www.fotoliber.it

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attenzione: c’È una burocrazia reale e una nascosta dell’impresa?

“L’imprenditore oggi ha più che mai bisogno di concentrarsi sull’affare impresa, tutte le energie sono concentrate sullo stare sul mercato, sul trovare soluzioni a fronte della competizione, sul rinnovare prodotti e mo-

C

osa significa semplificazione per le imprese? Semplicemente digitalizzare le relazioni? Non proprio. Perché bisogna ripensare in primis al rapporto tra pubblica amministrazione e impresa. A fare chiarezza sul tema è Valter Marani, direttore generale di CNA Epasa. “C’è una burocrazia reale e una burocrazia nascosta – spiega – in questo momento in nome della digitalizzazione delle relazioni si sta cercando di semplificare ma non si sta affrontando il vero problema, e cioè il sistema di norme che regolano la burocrazia. Anzi. Parte delle azioni di digitalizzazione fanno sì che le imprese abbiano bisogno di un referente aggiunto, con capacità tecnologica in grado di gestire il flusso di comunicazione. La nuova frontiera della semplificazione quindi non deve essere solo ‘eliminiamo il cartaceo’ ma invece lavoriamo sul rapporto complessivo tra pubblica amministrazione e imprese o cittadini. Dare ad un pensionato o ad un’impresa il Pin per accedere al proprio cassetto previdenziale senza semplificare l’aspetto normativo significa sommare complessità burocratica e complessità strutturale. Perché una buona parte della popolazione italiana non ha conoscenze significative dal punto di vista informatico. E così, anziché risolvere il problema, si aumenta il disagio sovrapponendo due livelli di complessità. Un esempio pratico? La partita degli avvisi bonari: prima l’impresa riceveva un pezzo di carta e non sapeva come risolvere il problema; adesso se non è attrezzata dal punto di vista digitale, non sa nemmeno di averlo ricevuto quel pezzo di carta”.

L’appello alle istituzioni?

“La richiesta verso le istituzioni è pragmatismo reale e non azioni tra demagogico e pubblicitario. Quando si fanno rivoluzioni rispetto alle relazioni digitali, bisogna capire che forzare la mano oltre un certo livello crea un disagio ulteriore ad uno strato di soggetti, come le imprese, che di problemi ne hanno già abbastanza”.

Cosa chiede quindi il mondo

delli organizzativi. E quindi non possiamo aggiungere complessità strutturale oggettiva con il digitale. Che va benissimo ma non si deve sovrapporre alla burocrazia normativa, altrimenti si producono solo inasprimenti della complessità”.

semplificazione anche in comune

C

reare un front-off unico per le imprese. È questo l’obiettivo che si è dato il Comune di Vicenza per semplificare quella burocrazia che per le Pmi finisce per rappresentare, alla fine, una sorta di costo. L’assessore Filippo Zanetti, con delega specifica alla semplificazione, ci sta lavorando da un po’. Anche se – dice – sono dovuto partire praticamente da zero e quindi i primi frutti del lavoro si potranno raccogliere a metà del prossimo anno.

“L’amministrazione comunale può fare la parte che gli compete sui servizi comunali – spiega l’assessore Filippo Zanetti – ma in termini di semplificazione c’è un grandissimo lavoro da fare, e mi riferisco all’aspetto delle concessione, vedi esercizi pubblici o imprese edilizie. L’obiettivo è arrivare ad un front-off unico cioè dare un unico interlocutore a cui rivolgersi nello stessi momento con tutta la documentazione richiesta. Noi intanto ci stiamo già riorganizzando per assicurare alle imprese una risposta più accurata e in tempi più celeri”.

Quali le difficolta’?

“Le difficoltà non sono poche. E c’è un grande lavoro di riorganizzazione necessario da affrontare. Intanto assicurare uniformità di interpretazione da parte di istruttori diversi, e mi riferisco in particolare all’ufficio edilizia. E poi, secondo obiettivo, semplificare l’aspetto burocratico riducendo la quantità di cartaceo. Non serve chiedere ogni volta alle imprese per le pratiche tutte quelle informazioni che il Comune ha già in suo possesso e a cui può accedere. E poi va sfruttata al meglio la tecnologia, per velocizzare i tempi e abbattere i costi nei confronti delle imprese”.

Come sta procedendo quindi il

Comune?

“Abbiamo appena iniziato. La macchina comunale è una struttura con 1.031 dipendenti, praticamente un’industria, che si muove erogando servizi sociali, scolastici, abitativi e tutto il resto. Serve una riorganizzazione interna per riuscire a rispondere in tempi più rapidi e in modo più chiaro. Ma non è semplice. C’è un’inerzia storica che la pubblica amministrazione si porta dietro, una grande resistenza al cambiamento e un cumulo di burocrazia che rende la macchina lenta”. e i Tempi per vedere i primi risultati?

“Non era mai stato fatto un progetto organizzato con un obiettivo così chiaro, quindi sono dovuto partire da zero. Il lavoro preparatorio è già stato fatto in questi mesi, ora si andrà alla fase decisionale in giunta delle linee organizzative e quindi ai colloqui con le parti sindacali, perché tutto questo cambiamento coinvolgerà molti lavoratori e quindi c’è la necessità di condividere l’obiettivo. Conto di vedere i primi frutti a metà del 2014. Nelle piccole cose però, per dare una risposta alle imprese, siamo già partiti, e mi riferisco, per esempio, ai titoli abitativi per il permesso di costruire e alla possibilità di fare da casa il versamento richiesto. Si dovrà comunque arrivare al domicilio digitale, cioè ogni impresa avrà un suo indirizzo certificato per le comunicazioni impresacomune tramite posta elettronica. Anche per le pratiche edilizie: stiamo mettendo in piedi un sistema on line che eviterà di girare con i faldoni. Ma su questo ci sarà bisogno anche di pensare alla formazione dei dipendenti. Insomma processo complicato, ma c’è tutta la determinazione possibile per portarlo a casa”.

infrastrutture

Chi vive sulle strade ha una lunga lista di richieste da fare E anche le ordinanze dei sindaci sui divieti di circolazione complicano una situazione giĂ difficile Foto Diego Liber - www.fotoliber.it

speciale

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SETTORE AUTOTRASPORTI: QUANTI IMPREVISTI SULLE STRADE strada, una coda di mezz’ora o un’ora, perché arrivino i problemi. O un’ordinanza del sindaco che impone il divieto di circolazione su strade provinciali. Oggi vai, domani non sai se riesci a tornarci, diciamo noi. Sul territorio non c’è un’armonia, dipende da sindaco a sindaco. Questi ‘imprevisti’ però vanno a ripercuotersi sull’intera giornata lavorativa”.

Lo scenario è complesso, e se si tocca l’argomento ‘costi’, si apre una valle di lacrime.

A cominciare dal prezzo del gasolio che “in pochissimi anni è più che raddoppiato”.

E, a incidere sui costi, Romitti torna a battere sui divieti, i blocchi. “Nella situazione economica attuale ogni momento deve essere sfruttato. Ci sono sempre più blocchi, che partono addirittura dal venerdì alle 16”.

Ma almeno ci guadagnerà l’ambiente? “Siamo sicuri che stando fermi c’è meno smog?

Non credo. Il blocco viene fatto per un altro motivo: è il fine settimana, la gente va al mare o in montagna, e noi siamo quelli che intralciano il traffico. E qui si ritorna al problema delle infrastrutture, che semplicemente mancano”.

Cosa potrebbe portare a un cambiamento, nel concreto?

“Si dovrebbe in primis cambiare la mentalità del trasportatore “all’italiana”, che coltiva ancora il superato concetto di guidare il camion e basta. Il camion rende il trasportatore italiano anche imprenditore, oggi. E poi, sì, ci vorrebbe un’altra Italia”.

MARCO ROMITTI, PRESIDENTE AUTOTRASPORTI CNA VERONA

“V

icenza,Verona, Reggio Calabria: da Nord a Sud non cambia nulla, i problemi sono sempre quelli”. Marco Romitti parla a ruota libera del settore autotrasporti, in cui lavora da quasi vent’anni con un’impresa che conta una ‘scuderia’ di 15 mezzi. Settore che rappresenta in Cna Verona. E non risparmia i problemi, quei nodi che sono già venuti al pettine da tempo. Quanto sono cambiate le cose negli ultimi vent’anni? “Era un altro mondo: lavoravi con la soddisfazione di portare a casa qualcosa, eri visto come persona che dava un servizio utile alla società, non come oggi, dove siamo visti quasi come dei delinquenti”.

La vita per un autotrasportatore non è facile.

Chi gestisce l’autotrasporto deve avere a che fare anche con la burocrazia. “Bolle, schede di trasporto... Guidare è l’ultima cosa!” esclama Romitti.

E la burocrazia, con un lavoro che burocratico non è, male si combina. “Spesso le infrastrutture non sono sufficienti a garantire il servizio, e lavorare nel pieno rispetto delle regole è quasi impossibile” (vedi alla voce ore di riposo obbligatorie). Sono sufficienti le infrastrutture in Italia? “Perché, ci sono infrastrutture in Italia? – commenta ironico - ma se spesso non si trova nemmeno un parcheggio a disposizione dove l’autista può riposare?”

Nove ore di guida giornaliere, che per due volte alla settimana l’autotrasportatore può aumentare fino a 10. Ma con soste programmate al minuto tra una guida e l’altra: in tutto, un autotrasportatore lavora sulle 13 ore

al giorno. I controlli? “Sono rigidi, computerizzati. Tutto è talmente aleatorio che fai fatica a rispettare al secondo soste e guida, come la legge impone. E succede che anche per dieci minuti in più, arriva la sanzione.

Ciò dimostra che non è un deterrente che ha come scopo la sicurezza, ma solo uno strumento vessatorio, per fare cassa”. Non è il massimo per un mondo che è cambiato, in cui i magazzini non stivano più la merce, ma la attendono e la scaricano giusto in tempo: non a caso questo metodo si chiama ‘just in time’.

Un sistema a cui basta niente, per mandare tutto all’aria. “Basta un incidente in auto-

Dati (fonte albo autotrasporti): 142.675

Imprese autotrasporto in Italia iscritte all’albo: Un terzo del totale concentrate in Lombardia, Emilia Romagna e Veneto.

Su tutte, vincono le imprese mono veicolari: sono i sul totale, e da due a cinque mezzi sono ben . Oltre i mezzi sono .

Significa che la maggior parte sono micro imprese: ciò rispecchia il tessuto economico italiano.

Andamenti di fatturato merci primo semestre 2013 autotrasportatori (fatturato nazionale):

39.411

Autotrasportatori: Corrieri nazionali Corrieri espresso

CURIOSITA’:

50

36.438 1.635

+0,2 1.2% 3,2%

Il Festival del Film di Roma ha attribuito il Marc’Aurelio d’Oro come miglior film a “Tir” di Alberto Fasulo. È la quotidianità di un ex professore, diventato camionista e seguito per 30mila chilometri, con la telecamera puntata unicamente all’interno della cabina del suo tir.

creativitĂ

La crisi significa anche CAMBIAMENTO e nuove strade da percorrere - Le esperienze di THE FAB e OPEN DESIGN ITALIA FACTORY Foto Diego Liber - www.fotoliber.it

speciale

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THE FAB: UN LABORATORIO DI IDEE PER LA TIPOGRAFIA

e

ntri in The Fab e capisci subito che questo posto non è come gli altri.

Quattro tavoli di legno, muro vivo, cemento. E poi quelle macchine d’epoca, che hanno stampato chissà che cosa, chissà quanto. The Fab si mostra come quello che vuole essere: un laboratorio di idee, condiviso, aperto. Con molta sostanza, non solo forma. Nato da quattro società (Sharazad, Amplificatore Culturale, Slowmedia e Uncò) condivide “due punti in comune: lo spazio e le idee - inizia a spiegare Matteo Zamboni, uno dei soci fondatori di Amplificatore Culturale, e quindi di The Fab - parallelamente è emersa anche un’idea forte, di carattere identitario che unisce tutti e quattro fondatori a The Fab: dare valore e dignità al territorio. Si parla sempre di incubatori, start up... ma ha senso portare la Silicon Valley in Italia quando in Italia c’è un patrimonio che non è digitale? Non sarebbe invece utile mettere la filosofia del digitale a servizio del manifatturiero?”

Un concetto che si fonda sul condividere, anziché nascondere. Un approccio trasversale al mondo del lavoro dove l’artigiano non è più geloso delle sue idee.

“Ci siamo detti: perché queste idee che ci ac-

comunano non le dimostriamo?” Dal dire al fare: The Fab ha rilevato una vecchia tipografia in Borgo Roma, dimostrando che quello che fa non è marketing, ma è economia, che genera profitto. Stabilendo tra le altre cose un ponte tra nuove e vecchie generazioni. “Lino, il tipografo che stava andando in pensione e da cui abbiamo rilevato la tipografia, ci ha insegnato a usare le macchine. E noi le abbiamo impiegate per fare cose diverse”. Il biglietto da visita per avvocato, il poster da collezione dove è recupera-

to un vecchio modo di saper fare. E con un nuovo nome per la tipografia, in onore di Lino: Lino’s Type (riprende il nome della linotype, la macchina stampatrice che fino a metà del secolo scorso stampava anche i giornali). “Siamo in internet con www.linostype.com, abbiamo un laboratorio aperto, organizziamo eventi, conferenze. Non è tempo sprecato. E nemmeno un’operazione di recupero folcloristico dell’artigianato, ma l’artigianato che si adegua al contemporaneo senza perdere identità. Anzi, rafforzandola”.

Open Design Italia Factory, una nuova rete d’impresa

I

l panorama nazionale è costellato da una miriade di piccole imprese, molte a carattere artigianale, con un knowhow e una flessibilità produttiva invidiabile.

Dall’altro lato c’è il designer che, reinventando la propria professione, si fa impresa e diventa il regista di filiere produttive. Di questo fenomeno, Open Design Italia, vetrina internazionale sull’autoproduzione e il design di piccola serie, è testimone. Dal 2010 ha promosso, in modo sempre più sistematico, il networking tra istituzioni, designer e PMI e posto l’accento sull’identità dei prodotti in mostra, ovvero le persone che vi prendono parte. Non solo i designer, quindi, ma anche la rete di subfornitori che solitamente rimane in ombra.

Quest’interesse è il fondamento di Open Design Italia Factory, la neonata piattaforma di servizi che svolge un ruolo di mediazione e curatela volto a far crescere i designer autoproduttori e a metterli in connessione con le imprese del made in

Italy. L’interesse per le geografie produttive è stato anche il presupposto dell’incontro con CNA Vicenza, con cui ha curato il progetto pilota Cases of Life, una collezione di complementi di arredo co-progettata da sei tra i vincitori di Open Design Italia e nove artigiani iscritti alla CNA Vicenza. Non è la prima volta che si assiste a progetti che nascono in collaborazione tra designer e artigiani. Soprattutto da quando si è riscoperto l’artigianalità come valore aggiunto negli oggetti. Tuttavia, ciò che finora è mancato è stato il coordinamento tra i due soggetti e la curatela di un progetto più ampio che arrivi fino alla vendita. E questo è

il valore aggiunto apportato dalla piattaforma. Cases of Life è una serie di contenitori modulari e intercambiabili per l’ambito cucina, bagno e ufficio, pensata per una vita nomade: tra appartamenti e città che cambiano, tra ambienti lavorativi sempre più flessibili e in condivisione. È una collezione “aperta” che può essere incrementata e modificata nel tempo, pensata per l’e-commerce e venduta anche per singoli pezzi.

Nasce dalla confluenza di tre professionalità diverse e complementari: i curatori, i designer e gli artigiani, che hanno interagito e compartecipano al rischio di impresa alla pari. Per una nuova formula di business.

internazionalizzazione Le PMI oggi esprimono una forte proiezione internazionale Pronte ad affrontare le sfide della globalizzazione Ma in questo percorso hanno bisogno di essere sostenute Foto Sergio Mantello – www.sergiomantello.it

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IL FUTURO È NELL’ESTERO PMI E INTERNAZIONALIZZAZIONE Il ruolo delle PMI sui mercati esteri è stato spesso sottostimato sia in termini di contributo all’export nazionale sia per quanto riguarda l’effettivo radicamento a livello internazionale.

In realtà le piccole imprese italiane esprimono oggi una forte proiezione internazionale e non si sottraggono alle sfide competitive imposte dalla globalizzazione. Le PMI e le imprese artigiane che esportano possono trainare il sistema produttivo nazionale, ma occorre sostenerle nel percorso verso l’internazionalizzazione. È proprio da questa situazione che trae forza propulsiva un’entità organizzativa particolare, quella dei consorzi all’esportazione, il cui ruolo risulta fondamentale nel sostenere la crescita, anche qualitativa, delle piccole imprese.

Ecco una panoramica sui principali consorzi export presenti nel territorio veneto:

CORART VICENZA

CONSORZIO EXPORT VERONA

ARTIGIAN EXPORT ROVIGO

O

n consorzio nato quasi 30 anni fa per volontà di un gruppo di imprese artigiane. Oggi conta quasi 60 aziende dei settori alimentare, arredamento, illuminazione e marmo. Il nuovo presidente Giovanni Scappini ci spiega come il consorzio sia un elemento indispensabile per la piccola impresa che vuole uscire dai confini italiani. “Le nostre pmi devono associarsi ad altre aziende e fare sinergia per riuscire ad arrivare sui mercati esteri con una proposta completa. Unendo le forze si possono tenere in considerazione progetti complessi dove ogni azienda riesce a dare il suo contributo. È indispensabile, poi, la presenza alle fiere nazionali e internazionali: il salone del Mobile di Milano, la fiera Crocus di Mosca e quella di Kiev in Ucraina, appuntamenti ormai consolidati e punti di riferimento importanti”.

Ci sono anche dei nuovi strumenti. “Stiamo adoperando molto le nuove tecnologie conclude il presidente Scappini - ci permettono di raggiungere clienti molto lontani, avere dialoghi immediati e preparare offerte in tempo reale.”

U

l Centro servizi promozionali dell’Artigianato Polesano è attivo da 20 anni e conta complessivamente una quarantina di imprese. La forza di questo consorzio, spiega il responsabile Franco Cestonaro, risiede nella specializzazione.

“Abbiamo convogliato le nostre forze verso quei settori nei quali potevamo rispondere in modo puntuale e ottenere i migliori risultati, come il distretto della giostra, l’agroalimentare e quello delle calzature”.

In questi settori Artigian Export svolge attività che favoriscono la partecipazione delle imprese a fiere internazionali, organizza missioni economiche nei paesi target e gestisce incontri in Italia organizzando incoming e workshop con buyers stranieri.

“La globalizzazione - spiega Cestonaro - ha spinto sempre più aziende verso l’internazionalizzazione, ma non tutte si sono preparate adeguatamente a queste nuove esigenze! Molte imprese hanno sopperito a tale mancanza aderendo ai consorzi in quanto permettono di abbattere i costi agendo sia in forma individuale che collettiva, configurandosi come rete di imprese”.

ffrire un servizio alla commercializzazione e ulteriori opportunità di affari alle imprese socie. Questa è la mission che, dal 1989 quando alcune imprese associate alla CNA di Vicenza hanno costituito il primo nucleo di lavoro e dato vita al consorzio, ha animato l’attività di Corart nel mercato sia nazionale che estero, senza confini, a partire dagli Stati Uniti fino al Giappone.

Nato come consorzio del distretto orafo, si è ampliato anche ad altri settori, con importanti azioni di comunicazione e formazione, oltre che di organizzazione eventi, fiere e missioni nei mercati di interesse.

“Vediamo nel web uno strumento importante per comunicare e per sostenere la vendita dei prodotti dei nostri soci - spiega il responsabile dell’iniziativa Marco Troncon ed è per questo che stiamo lavorando ad un progetto che porterà alla creazione di una piattaforma condivisa di info-commerce. La piattaforma racconterà le realtà artigianali, spiegandone il valore aggiunto e la qualità in modo da portare le piccole imprese artigiane a competere anche nel mercato online”.

I

FOREXPORT PADOVA

I

l consorzio, nato nel 1984 e promosso dalla CNA di Padova, raggruppa oltre 150 imprese dei settori meccanica, abbigliamento, arredamento e illuminazione. Organizza la partecipazione a fiere e mostre in tutto il mondo, consentendo anche alle imprese di minori dimensioni di farsi conoscere a costi contenuti. Il responsabile Renzo Fornasiero spiega l’importanza di iniziative come queste. “Per avere dei risultati nei mercati esteri è necessaria un’intensa attività promozionale. Le piccole imprese da sole non ce la fanno. Aggregarsi, anche attraverso lo strumento delle reti, può essere la soluzione per creare economie di scala e gestire azioni collettive”.

Forexport si è specializzato soprattutto nelle missioni commerciali in paesi extra-europei come Brasile, Russia, Cina e Paesi Arabi. Fornasiero evidenzia però un dato negativo. “Nonostante l’export sia una delle colonne portanti dell’economia veneta, da ormai quattro anni la Regione ha eliminato i finanziamenti ai nostri consorzi di internazionalizzazione”.

reti di impresa

Mettersi insieme e fare sinergie per competere E’ questa la strada: viaggiare sullo stesso binario METTIAMO LE ALI e ATMOSPHERA si raccontano Foto Luca Andolfatto - www.lucaandolfatto.com

speciale

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mettiamo le ali: insieme è bello il motto del progetto

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nsieme è bello. Questo motto potrebbe essere ad hoc per “Mettiamo le ali”, progetto di Ecipa e CNA Veneto, che sta letteralmente prendendo il volo. Scopo: raggruppare imprese venete con comuni obiettivi, complementari tra di loro, dare loro gli strumenti necessari a competere all’estero, e, infine, passare ‘dalle parole ai fatti’, mettendole in contatto con buyer esteri, visto che il mercato in Italia non è particolarmente florido. “Abbiamo percepito questa necessità di internazionalizzazione da parte delle aziende – spiega Daniele Corò, che segue il coordinamento e la gestione del progetto per Ecipa Veneto - essenziale è stata la collaborazione tra Ecipa e Cna Veneto, in tutte le sedi provinciali”. Il limite delle imprese venete, ha riscontrato Corò “è proprio l’internazionalizzazione”; ma pensare di puntare sulla singola piccola impresa che investe su competenze e investimenti “era poco realistico – dice Corò quindi le abbiamo accorpate”.

Nessuna macro aggregazione, ma piccoli ‘team’ da tre aziende l’uno, che viaggiano sullo stesso binario, senza sovrapporsi. I team per ora sono tutti del settore meccanico, essendo il progetto finanziato dall’Ente Bilaterale focalizzato sulla meccanica. “Abbiamo tre imprese nel settore della meccanica a Vicenza, una a Treviso, un’altra si sta costituendo nel Vicentino. Ma presto esploreremo altri settori”.

Altro ruolo importante lo giocano i contratti di rete. “Ma senza esserne troppo vincolati.

Le collaborazioni nascono in modo del tutto

informale. Se poi c’è necessità, questo può essere lo strumento adeguato”.

Nel concreto, la piccola rete di imprese prima studia i mercati attraverso un’analisi mirata, analizzando quali sono i mercati più appetibili, gli sbocchi più interessanti. Si produce materiale anche in lingua inglese, si studia un marchio condiviso che identifica la ‘squadra’. Poi, solo all’ultimo passo, si partecipa per esempio a una fiera e si organizzano incontri con buyer esteri.

Pronti a spiccare il volo?

artigiani, bisogna diventare colleghi e non concorrenti

“V

ogliamo metterci la faccia: noi artigiani abbiamo un tesoro da esporre, non da nascondere”. Sei artigiani, di cui quattro fedelissimi. E una sarta che cuce e ricama le tende. È un mondo vero e tutto da scoprire quello che racconta Roberto Altobel di Atmosphera – artigiani d’interni, un vera e propria squadra “che ci mette la faccia” (basta guardare il sito www.atmospheradesign.com), nata due anni fa e che ha saputo fare “rete d’impresa”.

“La rete, intesa come gruppo, come messaggio rivolto al pubblico, la si può vedere da più punti di vista. Se sei piccolo non ti puoi permettere grossi investimenti. Questo lo si può superare facendo rete, coinvolgendo professionalità artigiane, che diventano colleghi e non più concorrenti”.

Ma per capire l’evoluzione acrobatica che ha fatto Altobel, assieme al suo socio Nicola Passarin e al loro fidato consulente Stefano Bezzetto, bisogna fare un passo indietro.

“Tutto è iniziato nel ’95, quando facevo il commerciale per un negozio di mobili. È stato allora che ho capito l’enorme potenzialità dell’artigianato, l’abilità dell’artigiano nel produrre un prodotto che fosse personalizzato. Nel grande passo per mettermi in proprio questo aspetto è stato fondamentale, è un messaggio appetibile anche per il cliente”. Poi, due anni fa, l’incontro con Nicola e la nascita di Atmosphera. “Lui aveva la sua ditta di produzione in una struttura di proprietà della famiglia, oggi sede di Atmosphera. Io avevo il vantaggio di avere una certa sensibilità verso il mercato, ma avevo il problema di non riuscire a consegnare puntualmente gli ordini. Nicola il contrario: costruttore abilissimo, puntuale e preciso, ma senza ufficio commerciale. Così abbiamo unito le forze: siamo complementari”.

E la rete poi fa il resto. Presto Atmosphera sbarcherà nell’e-commerce. “Abbiamo avuto due anni di investimenti, ma ora vediamo la luce: nei primi sei mesi di quest’anno abbiamo fatturato il doppio dell’anno scorso.

Questo è l’obiettivo, continuare su questa strada”.

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abusivismo Coinvolge tutti i settori e penalizza il MADE IN ITALY Il principio della libera circolazione di merci e persone ha scatenato una turbativa sociale senza precedenti

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qualitÀ, manodopera, concordati: quanti problemi Presidente mignolli, l’abusivismo secondo lei è peggiorato o migliorato negli ultimi anni?

“A causa del perdurare di una crisi senza fine, dove la legge di mercato ha un unico dogma, ossia ‘il minor costo possibile costi quello che costi’, ci troviamo ad affrontare il peggioramento di un problema”.

L’abusivismo spazia in molti settori diversissimi tra loro. Ma quali sono quelli più colpiti?

“Tutti, indistintamente. In Italia abbiamo leggi ottime per tutti i settori dove la sicurezza e la legalità sono un punto cardine a cui non si transige. Ma qui si crea il paradosso. Perché si investe in formazione, in ricerca, in personale assunto con tutte le regole: è il Made in Italy che tutto il mondo ci invidia, specialmente nella categoria artigiana che noi rappresentiamo. Poi però, siccome queste eccellenze e questi disciplinari costano troppo, allora per il mercato siamo ‘cari’ e ‘anti economici’. Ecco che allora subentra il lavoro abusivo con personale pagato in nero e i contributi non versati fanno bilancio attivo, dove le fatture non emesse sono il primo guadagno con 22% dell’Iva ‘risparmiata’. La cattiva qualità di merci o prodotti che costano meno (mettendo in alcuni casi a repentaglio la salute del cittadino) completa il menù”.

C’è il problema della manodopera dei paesi neo comunitari…

“Il principio della libera circolazione delle merci e delle persone ha scatenato una turbativa sociale senza precedenti. Il principio cardine per essere in regola nell’utilizzo di questi lavoratori è l’assunzione massimo di 24 mesi tramite un’agenzia interinale in quei paesi dell’Est (ad esempio la Romania); l’importante è pagare il netto riconosciuto sin-

ANGIOLINA MIGNOLLI, PRESIDENTE CNA VERONA dacalmente in Italia, mentre i contributi assicurativi e previdenziali riconosciuti sono quelli del paese di provenienza. Tutto questo è perfettamente regolare. Io lo ritengo abusivo, immorale e indecente. E lo Stato italiano deve intervenire politicamente a Bruxelles per bloccare questo martirio di lavoratori.

Anche la Cina ci si mette, visto che non ne avevamo abbastanza di abusivismo di ogni genere: è un proliferare di laboratori e sottobotteghe, dove si lavora giorno e notte - in barba ad ogni regola di sicurezza e sindacale - con un costo della manodopera inferiore a quella retribuita dai nostri artigiani. Non si riesce ad ottenere un controllo in tempo reale di queste realtà: una viene chiusa e 10

il costo di un autista, italiano e romeno L’abusivismo in un esempio. Un autista di mezzi pesanti assunto in Italia con una base netta di 2mila euro al mese costa all’azienda tra Inps e Inail (lordo) circa 3.500 - 3.800 euro al mese compresa 13°, 14° e ferie oltre a Tfr. Un autista interinale romeno costa all’azienda il tempo effettivamente lavorato e comunque 2.000 euro (netto) + 750 (contributi) + 250 per l’agenzia interinale) = 2.750 euro tutto compreso.

Riassumendo: 50/52mila euro all’anno per il lavoratore italiano o residente in Italia, contro i 30/33mila euro massimo di 12 mesi di lavoro tutto compreso per il lavoratore non italiano o comunque non residente in Italia.

riaprono”.

E i concordati preventivi? la situazione qual e’? “È un grande problema nella riscossione dei crediti per le aziende artigiane. La precedente legge prevedeva un limite al di sotto del quale il concordato presentato dall’azienda, che doveva ristrutturarsi per salvare posti di lavoro e capitale, non veniva accettato. Ciò permetteva comunque ai fornitori di recuperare l’Iva versata e la maggior parte del costo. Ora le cose sono cambiate: prima una modifica del governo Monti, ora una toppa’ del governo Letta ha stravolto il buonsenso di presentare un concordato ‘sano’.

Chi presenta il concordato fa una richiesta ‘in bianco’: l’azienda blocca così qualsiasi forma di ingiunzione di pagamento o di pignoramento e l’amministratore non può più essere chiamato in causa nelle sue responsabilità (L. 231). E gli artigiani? Non sono più ritenuti creditori privilegiati se superano un importo di fatturato annuo. Molti di loro, con alle dipendenze tanti lavoratori dove la percentuale di manodopera supera il 70-80% del fatturato ci rimettono tutto il credito, pagando comunque il personale, e senza recuperare praticamente nulla del lavoro svolto. È inaccettabile!”.

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agenda digitale La REGIONE VENETO programma gli interventi Le categorie chiedono gli strumenti per sfruttare al meglio queste nuove opportunitĂ di sviluppo

Foto Sergio Mantello per Vicenzavisual - info@vicenzavisual.it

speciale

regione veneto: il vicepresidente

marino zorzato

spiega le priorità

MARINO ZORZATO

VICEPRESIDENTE REGIONE VENETO Quali sono le priorità con cui la Regione ha predisposto l’Agenda Digitale 2013-2015? E in quale modo questo strumento può rappresentare un’opportunità di sviluppo per le imprese artigiane?

“Con l’Agenda Digitale la Regione Veneto intende procedere sulla strada della promozione della cultura e dell’economia digitale nel proprio territorio. Sostenere un processo ampio di innovazione e di crescita della competitività del territorio, agendo per rimuovere le attuali criticità e incentivare la crescita delle tecnologie digitali, in coerenza anche con quanto delineato a livello europeo e nazionale. Attraverso l’Agenda Digitale puntiamo ad avere un Veneto più veloce e tecnologicamente più avanzato, aperto a nuove progettualità. Ed è sicuramente un’opportunità anche per le imprese artigiane, che sono parte fondamentale del sistema economico veneto e non possono rimanere fuori da questi processi”.

Tra gli obiettivi la copertura del territorio regionale con la banda larga entro il 2014.

“Stiamo investendo in maniera consistente nello sviluppo di infrastrutture pubbliche in fibra ottica ed è previsto anche il finanziamento di progetti di investimento che riguardano gli operatori di telecomunicazione per l’attivazione del servizio nell’ultimo miglio. Con una delibera dello scorso agosto abbiamo approvato la convenzione operativa per lo sviluppo della banda larga sul territorio facendo riferimento all’ultimo stanziamento di circa 30 milioni di euro finanziati da diverse fonti europee, nazionali e regionali. Il confronto avviato con tutte le realtà del nostro territorio, tra cui i soggetti

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ma servono gli strumenti alle pmi “Fatta l’agenda digitale, bisognerebbe dare alle aziende gli strumenti per usufruirne – dice Filippo Dalla Villa, presidente di Comunicazione CNA Veneto –.

Strumenti che mancano a buona parte del tessuto produttivo. Perché si attiva l’obbligatorietà della Pec ma poi manca la banda larga. La pubblica amministrazione quindi si deve attivare per permettere di fare impresa attraverso gli strumenti del digitale.

Basterebbe così poco a volte. Oggi il web ha accorciato le distanze e quindi per innovare non conta quanto è strutturata l’azienda, che sia di 50 o di 2 persone, ma la voglia di farlo e di cavalcare gli strumenti a disposizione.

Anche i costi oggi si sono ridotti, e penso alle stampanti in 3 D, ormai alla portata anche della piccola impresa. Però la pubblica amministrazione deve partire per dare un

beneficio alle aziende. In questo la CNA ha sicuramente un ruolo importante, di punto d’incontro. Non tutti i soci sono adatti ad affrontare questi processi ma c’è un humus che si sta muovendo di persone stanche di tirare avanti giorni e giorni senza vedere spiragli. L’associazione, a livello provinciale e regionale, dovrà muoversi in quest’ottica.

Cercando anche di centralizzare una sorta di agenda di iniziative e appuntamenti. Perché le buone prassi di Rovigo possono andare bene anche per Vicenza e viceversa. E sono le associazioni che conoscono il mondo artigiano che possono attivarsi, anzi i dirigenti a stretto contatto con le imprese. La CNA come riferimento, la Regione come finanziatore dei progetti dell’agenda digitale. Altrimenti si rischia di perdere un altro treno rispetto all’andamento globale”.

produttivi, ha confermato la consapevolezza che in questi temi c’è la formula della società di domani. I nostri obiettivi sono di offrire ai cittadini e alle imprese più servizi, migliorare la qualità, risparmiando energie e risorse economiche, e contribuire a quel cambiamento che può avvenire solo quando la tecnologia si aggiunge in modo sostenibile alle attività che le nostre imprese hanno dimostrato di saper svolgere egregiamente con i sistemi tradizionali, ma per restare competitive hanno bisogno anche di questo”.

Artigiani digitali Fab Lab: come si concretizzerà questa possibilità?

“Abbiamo previsto il cofinanziamento di progetti per l’avvio e l’animazione di centri destinati all’utilizzo delle nuove tecnologie digitali in grado di realizzare in maniera flessibile e semiautomatica un’ampia gamma di oggetti (come, ad esempio, la stampa 3D) per imprenditori ‘artigiani digitali’ e startup. L’obiettivo è quello di sostenere un’imprenditoria emergente che molto spesso si configura come start-up, dunque come nuova azienda di piccolissime dimensioni che mette la ricerca e l’innovazione digitale al centro”.

Con Digital Angel invece si prevede una sinergia tra impresa e università.

“Il progetto prevede l’inserimento di giovani laureandi in discipline attinenti al mondo del digitale nelle imprese venete, in particolare di piccole dimensioni. In questo modo si aderisce al paradigma/paradosso che oggi l’esperienza si può trasmettere anche a ‘ro-

vescio’, ovvero l’esperienza digitale, i modelli di business, gli stili di vita, i processi che afferiscono all’e-commerce, potranno essere insegnati dai giovani universitari, che hanno già assimilato una cultura digitale e la usano quotidianamente, alle aziende che stentano a comprenderli e a farli propri per sviluppare nuovo business”.

Si parla molto anche di Cloud Computing: quali esigenze sono emerse in tal senso da parte delle Pmi? “Nella prima fase di questa azione per sostenere la domanda abbiamo approvato una delibera per un bando di cofinanziamento di progetti per l’attivazione di servizi informatici in modalità cloud computing, che ha l’indubbio vantaggio di abbattere i costi necessari per dotarsi di software e hardware.

Con il cloud computing infatti è possibile trasferire molte, se non tutte, le attività che oggi si svolgono in locale sui propri computer, a servizi esterni. Sono stati finanziati 22 progetti per lo sviluppo ex-novo o la reingegnerizzazione di servizi informatici in modalità cloud computing con riferimento alla rete e al web come infrastruttura dove far girare applicazioni e servizi. Dopo aver finanziato questi 22 progetti innovativi, si vanno ora a sostenere le PMI clienti di questi progetti, con un’operazione di finanziamento a sportello per un ammontare di 2 milioni di euro, a credere e lanciarsi nella progettualità di questo tipo, per diffonderla e creare l’effetto contaminazione. È uno strumento in più che mettiamo a disposizione”.

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strumenti digitali per le imprese: come utilizzarli Quali sono le potenzialità dell’Agenda Digitale? Lo spiega Luca De Pietro, docente di e-government dell’Università di Padova. “Con l’approvazione nel 2010 dell’Agenda Digitale, l’Unione Europea pone obiettivi ambiziosi su più fronti. Il primo infrastrutturale, ovvero il tema della banda larga, che interessa le associazioni di categoria e il mondo artigiano: su questo la Regione Veneto ha fatto molto ma il fabbisogno è sempre crescente per cui bisogna investire ancora. Il secondo fronte è il tema della cultura digitale, per far capire le potenzialità degli strumenti alle imprese e i vantaggi nell’utilizzarli. Un meccanismo che le istituzioni devono mettere in moto. In questo il ruolo della CNA, e comunque delle associazioni di categoria, è fondamentale nel rinnovare l’offerta dei servizi: al pari o con dignità anche superiore rispetto ai classici corsi di sicurezza, marketing o controllo gestione, bisogna cominciare a parlare anche di e-commerce, progettazione on line, web marketing. Facendolo non per piccole nicchie ma come

tema estensivo per le imprese”.

OGGI CI SONO MOLTI STRUMENTI PER “SFRUTTARE” L’AGENDA DIGITALE. “Il mondo dell’informatica in questi anni è cambiato moltissimo. Prima un’azienda artigiana doveva acquistare un service, fare formazione e quindi avviare un percorso complesso e lungo con la barriera dell’investimento, a volte elevato. Ora invece, con i nuovi sistemi, accedo ai servizi on line e pago in base al consumo. A questo bisogna far avvicinare le imprese. E lo strumento del ‘Cloud Computing’ può essere gestito e offerto come servizio proprio dalle associazioni. C’è poi l’aspetto delle competenze e della formazione, che deve riguardare non solo gli artigiani o comunque i lavoratori di un’azienda, ma sul quale bisogna pensare anche ad un inserimento dei giovani, che sugli strumenti digitali hanno una marcia in più. Un modo per immetterli nel mondo del lavoro rendendoli comunque utili all’impresa. Meno investimenti in formazione quindi

e più collaborazioni con i giovani, grazie a sinergie con il mondo universitario. Sono loro la vera leva per far fare questo salto al mondo degli artigiani”.

ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA E ISTITUZIONI DOVRANNO SOSTENERE LE IMPRESE IN QUESTO? “Infatti. Ci sono grandi potenzialità. E c’è da fare per anni. Bisogna però che la pubblica amministrazione se ne faccia carico, che spinga e riconosca la legittimità del digitale. E dall’altra parte che ci sia uno scatto di orgoglio del mondo artigiano e imprenditoriale. Che capisca le opportunità offerte e ci investa. La scossa di coscienza deve venire proprio da lì. Ci sono già casi di progettazione condivisa e di e-commerce, ma ne parliamo come eccezioni. Devono invece diventare la regola. La Regione Veneto deve dare delle risposte concrete in questo senso. E come detto la CNA ha un ruolo fondamentale nell’erogazione dei servizi e nel ruolo di acculturazione che le è proprio e che tutti le riconoscono”.

Diamo credito alla tua impresa Sviluppo Artigiano è un Consorzio Fidi. La sua attività principale consiste nella prestazione di garanzie, a favore dei propri associati, al fine di agevolare l'accesso al credito. Sviluppo Artigiano si prefigge altresì l'obiettivo di aggregare le imprese per semplificare il dialogo con il sistema bancario e finanziario e migliorare la conoscenza dei prodotti.

Sviluppo Artigiano opera in Veneto e in Lombardia. È iscritto nell'Elenco Speciale degli Intermediari Finanziari, previsto dall'art 107 del T.UB. e, in quanto tale, è soggetto alla vigilanza della Banca d'Italia. Per questa ragione il sistema bancario e finanziario attribuisce particolare vigore alle garanzie rilasciate da un Confidi quale Sviluppo Artigiano.

Le principali linee di credito di Sviluppo Artigiano sono: - credito a breve (fido di c/c, sbf, anticipo fatture, anticipo contratti, etc.)

- credito a medio/lungo termine (mutui per investimenti e progetti di innovazione, consolido passività, ristrutturazione di posizioni debitorie, liquidità) - finanziamenti agevolati - credito per l'avvio di nuove imprese

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Artigianato & Imprese n e w s , e v e n t i , a p p u n ta m e n t i VALORE ARTIGIANO: Un progetto per andare oltre il saper fare Il progetto, fortemente voluto da CNA Vicenza e Confartigianato, si propone di aiutare una trentina di artigiani a valorizzare le proprie competenze in una chiave rinnovata.

Nel mese di novembre sono stati presentati i programmi dei tre laboratori che il progetto prevede: LABORATORIO DESIGN - Gli artigiani avranno la possibilità di collaborare con designer internazionali nello sviluppo di nuovi prodotti che saranno presentati al Fuori Salone del Mobile di Milano 2014.

LABORATORIO E-COMMERCE - Gli artigiani potranno trovare nuovi mercati attraverso la vendita dei propri prodotti online.

LABORATORIO STAMPA 3D - Gli artigiani affronteranno la loro conoscenza dei nuovi strumenti di produzione digitale.

Per informazioni visita il sito: www.valoreartigiano.org

BANDO CLOUD COMPUTING Open Design Italia Factory è la piattaforma che mette insieme due mondi complementari, il design e il saper fare italiano, in una forma di progettazione compartecipata.

La Factory ha dato vita ad una collezione di complementi di arredo, Cases of Life, che è stata presentata a Venezia dal 22 al 24 novembre in occasione del Salone Europeo della Cultura. La collezione nasce dalla coprogettazione tra sei designer vincitori delle precedenti edizioni di Open Design Italia e dieci tra gli artigiani iscritti alla CNA Vicenza.

Per informazioni visita il sito: www.odifactory.com

ARTIGIAN EXPORT ROVIGO La Regione Veneto ha pubblicato un bando per la concessione di contributi alle PMI che hanno acquistato “Servizi informatici forniti nella modalità cloud computing”: 1. Servizi applicativi Saas (Software as a Service) 2. Servizi Informatici infrastrutturali Iaas (Infrastructure as a Service) 3. Servizi digitali PaaS (Platform as a Service) Termine di presentazione della domanda: 28/02/2014.

Per informazioni visita il sito: www.regione.veneto.it

COMPENSAZIONI CON CREDITI VERSO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Hai crediti con la Pubblica Amministrazione?

Puoi usarli per pagare le cartelle di Equitalia.

Il cittadino ha la possibilità di pagare i debiti tributari, previdenziali e assistenziali oggetto di cartelle utilizzando eventuali crediti commerciali maturati per lavori eseguiti nei confronti delle pubbliche amministrazioni.

Con una specifica certificazione di questi crediti il contribuente può recarsi presso gli sportelli Equitalia e ricevere tutta l’assistenza e le informazioni necessarie.

Per avere informazioni visita il sito: www.gruppoequitalia.it

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Artigianato & Imprese n e w s , e v e n t i , a p p u n ta m e n t i FERMO AUTOTRASPORTO: SIGLATO UN PROTOCOLLO DI INTESA Nella giornata del 28 novembre, le Associazioni di rappresentanza dell’autotrasporto, il Ministro Lupi ed il Sottosegretario di Stato, On. Rocco Girlanda, si sono incontrate al fine di valutare le risposte del Governo in merito alle problematiche evidenziate nelle rivendicazioni che hanno portato alla proclamazione di fermo.

Confermati il pieno ripristino delle agevolazioni sulle accise per il gasolio da autotrazione; assunti precisi impegni per contenere l’uso distorto del cabotaggio e del distacco transnazionale, per il rispetto dei tempi di pagamento, per il mantenimento di misure che possano ridurre il costo del lavoro (INAIL).

PROSSIMI CORSI IN PARTENZA IN CNA EDILIZIA: PONTEGGI In CNA Verona e CNA Vicenza a gennaio/febbraio, come previsto dal punto 6 del Decreto Legislativo 81/08, proseguono i corsi di aggiornamento “Addetti al Montaggio, smontaggio e trasformazione Ponteggi”. Si ricorda che la mancata frequenza non consente lo svolgimento di tale attività!

Per informazioni: formazione@cnavr.it | formazione@cnavicenza.it

ESTETISTE Corso a rimborso Ebav in CNA Verona a gennaio/febbraio nel settore Estetica “NORMATIVE DEL SETTORE” Per informazioni: formazione@cnavr.it

AUTOTRASPORTO Corsi a rimborso Ebav in CNA Verona a gennaio nel settore autotrasporto “CRONOTACHIGRAFO PER AUTISTI” (8 ore) e corsi “LA FIGURA AZIENDALE DELL’ADDETTO AL CONTROLLO RISPETTO DEI TEMPI DI GUIDA E RIPOSO DEI CONDUCENTI PROFESSIONALI - REG. 561/06” (12 ore).

I corsi rivolti al personale addetto al controllo hanno come obiettivo quello di fornire le conoscenze di base in merito al regolamento 561/06, ed in particolare hanno lo scopo di fornire gli elementi necessari in merito alla lettura e alla corretta modalità di archiviazione dei dati crono tachigrafici nell’ottica di eventuali controlli aziendali da parte dell’Ispettorato del Lavoro.

Per informazioni: fita@cnavr.it – previsti rimborsi EBAV

FORMAZIONE PREPOSTI SICUREZZA Corso Gratuito di 8 ore in collaborazione con COBIS, Commissione Bilaterale provinciale per la Sicurezza, rivolto a tutti coloro che ricadono nel ruolo di preposto. Il corso si terrà a gennaio in CNA Verona solo per le aziende in regola con i versamenti all’Ente Bilaterale Artigianato Veneto.

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