cultura e natura
Il coraggio di vivere Essere “persona umana” nel mondo contemporaneo richiede un impegno e una determinazione superiore a qualsiasi altra epoca della storia. Cosa possiamo fare per non perdere la speranza in noi stessi e negli altri? Ecco un piccolo vademecum. di Maria Torlini IL CORAGGIO
Le idee ispirate dal coraggio sono come le pedine negli scacchi, possono essere mangiate ma anche dare avvio ad un gioco vincente. Johann Wolfgang von Goethe
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La parola data, concetto che un tempo si identificava con il valore intrinseco di chi se ne assumeva la responsabilità, è ormai un assunto in via di estinzione: si cambia continuamente ciò che si era precedentemente affermato in virtù di opportunità e di benefici, per la maggior parte individuali. Con questo bel panorama c’è davvero bisogno di tanto coraggio per vivere! VIVeRe, sI, mA peR COsA?
Da un certo punto in avanti non c’è più modo di tornare indietro, é quello il punto al quale si deve arrivare.
on il termine coraggio si intende: forza d’animo nell’affrontare il pericolo, nell’intraprendere imprese difficili, nel sopportare con serenità dolori e sacrifici. Franz Kafka Nei tempi andati la manifestazione di questa qualità era ben visibile nelle conseguenze, spesso fatali, che questo comportava. Sgombriamo un attimo la mente da tutte le incomSi moriva, infatti, per sopravvivere alle condizioni av- benze pratico-organizzative che ci strappano da noi verse ambientali ed alimentari, per una difesa territoriale, per una conquista di potere, per affermare e diffondere grandi ideali. Ancora oggi, in tutto il mondo, ci sono esempi di tal fatta ma, purtroppo, spesso gli obiettivi mutano e a volte paiono essere molto lontani da quelli citati in precedenza. Oggi, per dare eco alle proprie idee, si ammazzano persone innocenti o ci si fa saltare in aria per la propria salvezza nei cieli. Ci si avventura in labirinti finanziari incredibili, costruendo castelli di investimenti fittizi per il profitto di pochi a danno, devastante, di molti. La parola verità è stata resa priva di valore: tutti si riempiono la bocca affermando la propria verità e combattendo sistematicamente quella dell’altro.
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cultura e natura stessi e fermiamoci un momento a riflettere su alcuni punti prendendo lo spazio che ci serve. La vita di ciascuno di noi è un investimento importante, che parte con una dote ricchissima iniziale che occorre però saper bene amministrare. Quando siamo piccoli ci affidiamo all’amore e al senso di protezione che ci ispira la mamma, con la sua costante presenza e conferma rassicurante alle nostre conquiste e ai nostri progressi quotidiani. Questo ci ha reso felici da bambini e per ogni scoperta fatta in tenerissima età la nostra esplosione di gioia diventava palese e contagiosa anche per gli adulti che ci erano intorno… Durante l’adolescenza la naturale frizione con il mondo e i modelli degli adulti di riferimento, in un turbinio di emozioni contrastanti, dovrebbe aiutarci a confermare e rafforzare il nostro senso di identità. Una volta divenuti adulti e quindi autonomi, dovremmo essere in grado di mettere in piedi un progetto di vita che preveda la capacità di sviluppare una convivenza importante, dove sperimentarci come portatori di amore, che possa sfociare in un rapporto di coppia prima e una realtà familiare più ampia poi… Purtroppo oggi assistiamo all’interruzione continua di queste fasi evolutive, naturali e fisiologiche, a causa delle molteplici interferenze informazionali che raggiungono il nostro cervello sin dalla più tenera età. Il risultato è che invece di potenziare lo sviluppo del pensiero in senso umano: alto ed evoluto, dette informazioni lo distorcono, concentrandolo su mète effimere, facilmente saturabili e che poco contengono di ciò che un tempo veniva definito insegnamento di vita.
Questo stato di cose ha fatto sì che mentre nel passato il coraggio veniva coltivato per una azione perlopiù mirata verso minacce esterne, oggi, a ben guardare, la minaccia in senso lato si è spostata all’interno dell’individuo. Potremmo dire che questa qualità andrebbe potenziata anche e soprattutto verso l’interno poiché è divenuta esperienza comune vivere di paure a tutti i livelli. La conseguenza è che il senso di demotivazione e sfiducia sono in costante aumento… C’è paura per il diverso, c’è paura del domani, c’è paura di non essere all’altezza, c’è paura di non essere amati, c’è paura di perdere il controllo, c’è paura della paura, ecc. Paure che si instillano a tutte le età e che se non vengono filtrate e trasformate possono impedire all’individuo di vivere la sua vita, di esprimere al meglio la propria identità, scoprendo e verificando attraverso le esperienze che vive, le proprie certezze e le proprie sicurezze. PAURA
Il pauroso non sa cosa significa esser solo: dietro la sua poltrona c’è sempre un nemico. Friedrich Nietzsche La paura è una sensazione che si prova in presenza di un pensiero o di un pericolo vero o immaginato.
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cultura e natura Tutti siamo dotati di questo meccanismo di difesa biologico: senza la paura non avremmo la possibilità di fare valutazioni sull’entità di un pericolo che ci si pone di fronte per la prima volta e per il quale non siamo preparati perché non abbiamo esperienza in merito. Ciò significa che la paura in sé e per sé non è un fattore negativo ma nasce come prima risposta estrema per la nostra protezione. Il cervello, di fronte a questo tipo di stimoli, attiva tutta una serie di circuiti per permetterci di: percepire meglio l’ambiente acuendo le nostre capacità sensoriali; ricercare in memoria se ci sono conoscenze che ci possono essere utili; tenere pronto l’intero organismo ad una risposta immediata e della massima efficacia, ecc. Il problema sorge quando questo sistema di difesa naturale viene condizionato e portato all’eccesso a causa di traumi subiti (di qualsiasi natura, fisici e/o psicologici). In termini pratici significa che si rischia di sviluppare la paura della paura, scatenando allarmi mentali quasi parossistici. Nei tentativi più sofisticati di evitare il problema le nostre strategie cognitive cominciano ad elaborare un’infinità di ipotesi e situazioni astratte che, essendo logicamente corrette, rischiano di allontanare l’individuo dalla realtà e lo portano a produrre una elevata quantità di software (programmi) cerebrali che giustificano ogni comportamento di evitamento della paura. Questi atteggiamenti producono nel lungo termine effetti permanenti tanto che possono divenire parte integrante della nostra espressione personale. Il cervello, in questi casi, mette in atto un processo di razionalizzazione di tali comportamenti volto comunque a giustificare le paure. In tal modo si ha la tendenza a sentirsi sollevati, quasi liberati da un peso nel tentativo, riuscito, di superare la paura evitando il pericolo. Questo è quello che avviene all’interno di noi stessi e che si manifesta all’esterno come mancanza di coraggio. In realtà potremmo dire che in questo caso i nostri sistemi mentali mettono in atto una soluzione salvifica a breve termine la quale, però, non risolve il problema in quanto è certo che non essendo stato affrontato, questi si ripresenterà. Infatti l’effimero senso di sollievo che ne deriva agisce come un feedback positivo al comportamento attuato rinforzandolo ancora di più (“Il coraggio di vivere, quello, ancora non c’è…” recitava una famosa canzone di Lucio Battisti). Va da sé che si diventa vittime di un circolo vizioso
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perché, inconsapevolmente, rafforziamo il meccanismo di evitamento. CHE FARE?
Che gli uccelli dell’ansia e della preoccupazione volino sulla vostra testa, non potete impedirlo; ma potete evitare che vi costruiscano un nido. Proverbio cinese Oggi si insegna di tutto, ma per affrontare la vita non basta e non serve sapere tutto di tutto bensì occorre capire come si pensa e cosa si fa. Sembra un concetto banale ma non lo è in quanto il nostro cervello possiede una miriade di sofisticatissimi meccanismi di elaborazione delle informazioni che spesso costruiscono modelli logici che giustificano e rendono ragione di tutto ma solo sulla carta perché l’essere umano si ritrova frequentemente solo con se stesso e incapace di rinnovarsi nel proprio agire. Se facciamo un po’ di attenzione, ci ascoltiamo e ascoltiamo gli altri intorno a noi, scopriamo che le modalità con cui le persone entrano in contatto tra loro, a prescindere dal tema e dal livello trattato, sottostanno spesso alla stessa strategia: una critica senza appello (giudizi) e una sovrapposizione costante per emergere con le proprie ragioni a discapito di qualcun altro. Questa modalità non porta molto lontano. Nel nostro cervello ci sono sistemi di elaborazione del pensiero che sono estremamente più ampi e che consentirebbero di integrare ciò che c’è di buono in ogni posizione purché giri intorno ad un asse comune. Non di rado accade che le persone più sensibili e che magari hanno una visione più giusta di un certo aspetto, per paura di sbagliare o di non essere sufficientemente adeguati, non si esprimono, con grave perdita di un contributo importante per migliorare magari qualcosa. Il coraggio di vivere non è affatto assenza di paura: è la capacità di agire nonostante si provi paura. Essere coraggiosi comporta il riconoscimento della paura, neutralizzandone l’effetto paralizzante. Questa presa di posizione può farci acquisire sempre maggiore coraggio, attuando un circolo virtuoso: ogni esperienza che facciamo e che ci consente di sperimentare il nostro personale livello di coraggio ci aiuta a potenziarlo.
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Ciò significa che è di fondamentale importanza riconoscere, con coraggio, i pensieri che di volta in volta formuliamo e farne una oculata disamina per individuare e trattenere ciò che ci sembra di buona qualità da quelli che potremmo definire spazzatura. I pensieri, ma anche le emozioni, di buona qualità, sono quelli che ci aiutano a riflettere sui nostri comportamenti secondo un parametro di giusto possibile. Solitamente questo parametro non è semplicemente esprimibile secondo una logica verbale, perché si manifesta e si esprime con una sensazione positiva di noi stessi. Ovvero quando ciò che facciamo o ciò che pensiamo o ciò che sentiamo anche emozionalmente (sia in senso positivo che di sofferenza) ci fa stare bene, perché ci fornisce un feedback positivo del nostro essere, del nostro vivere. Identificare i timori, dare un nome a ciò che ci frena, non negare le paure, riconoscerle senza alcun giudizio, provare semplicemente ad acquisirne consapevolezza è il primo atto di coraggio che dobbiamo
compiere verso noi stessi. Non esiste una ineluttabilità della paura. Da qui si può partire per elaborare un piano che ci consenta di superarla. Il coraggio, infatti, è innanzitutto un atteggiamento mentale, che poggia le sue fondamenta sulla pulsione genetica di avanzamento del proprio essere, che ci spinge cioè ad andare oltre per conquistare una mèta per cui valga la pena rischiare. Potremmo dire che il coraggio può essere espresso e coltivato e in quanto tale, richiede determinazione e costanza per divenire parte integrante della nostra configurazione personale. In questo modo la paura si trasforma da nemico a preziosa opportunità, in grado di focalizzare il contesto di intervento. L’intervento dovrà esser sempre graduale e su livelli praticabili, pena: risultati insoddisfacenti che generano delusione e ulteriore senso di sconfitta e demotivazione (impariamo a non strafare! Non si può fare tutto e subito...). Ogni piccolo successo contribuirà ad infonderci fiducia per affrontare ancora con maggiore entusiasmo il passo successivo. Il risultato finale si esprimerà con una effettiva crescita e affrancamento dal problema. La sensazione di crescita, che ci conferma che stiamo andando avanti, che non stagniamo sulle difficoltà, è una forza motrice portentosa che ci consente di condurre un’esistenza estremamente più intensa e colma di significato qualunque cosa facciamo. Da questo momento potremo effettivamente vivere la nostra vita in pienezza, come individui responsabili ed autodeterminati. Da questo momento possiamo assistere alla nostra rinascita psicologica poiché saremo capaci di scoprire e sviluppare le nostre potenzialità per imparare ad amare veramente la vita e raggiungere i nostri obiettivi. Da questo momento saremo protagonisti, guidando i nostri pensieri e le nostre azioni che, in quanto prodotto di una crescita ed una evoluzione, non potranno che essere migliori e non potranno che prendere parte alla vita intorno a noi cercando di migliorarla secondo valori riconoscibili utili da tutti. —————————————————————
Il coraggio non è l’assenza di paura, ma la consapevolezza che nella tua vita c’è qualcosa di più importante della paura. Ambrose Redman Maria Torlini Psicologa, Psicoterapeuta, C.T.U. del Tribunale di Roma, docente per le attività di formazione e aggiornamento in campo psicologico, neuropsicologico e psicoterapeutico. + mtorlini@gmail.com
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