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Dislessia: conoscere per capire… In Italia si stima che la dislessia sia presente nel 4-6% della popolazione scolastica, nel mondo alcuni dati fanno riferimento al 20%. di Maria Torlini e Enza Palombo

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olto spesso la dislessia non è riconosciuta o la diagnosi avviene solo tardivamente. I bambini dislessici, perciò, vengono a lungo considerati dai loro genitori e dagli insegnanti come svogliati, pigri, se non, addirittura, poco intelligenti. Garantire il successo scolastico anche a questi bambini rappresenta una sfida importante ed un traguardo reso ormai possibile grazie alle conoscenze a nostra disposizione e al lavoro congiunto di operatori della salute, genitori e insegnanti. Fuori dalla scuola, questi bambini si comportano esattamente come gli altri: sono vivaci, socievoli, allegri. Il fatto che la dislessia non abbia una propria identità sociale fuori dalla scuola, invece che essere considerato la conferma della “specificità” del problema, viene utilizzato come rafforzativo della spiegazione semplicistica dell’evitamento dell’impegno (il bambino quando è ora di leggere e di scrivere diviene recalcitrante, oppositivo). Non ci sono marcatori biologici, né comportamentali o sociali che identifichino la dislessia in ambito extrascolastico. C’è bisogno di formazione, di cambiare atteggiamento culturale sul problema delle difficoltà di apprendimento della letto-scrittura, per scrostare lo scetticismo degli insegnanti. Per esempio, bisogna distinguere con chiarezza la dislessia e gli altri D.S.A. (Disturbi Specifici di Apprendimento) dalle difficoltà di apprendimento scolastico. I primi sono disturbi che ostacolano l’acquisizione di abilità strumentali che la stragrande maggioranza degli alunni conquista senza sforzo, mentre le difficoltà scolastiche riguardano le difficoltà e le fatiche di imparare, difficoltà e fatiche che tutti abbiamo sperimentato e che fanno parte dei processi di apprendimento.

discalculia quali Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA).Il diritto allo studio degli alunni con DSA è garantito mediante molteplici iniziative promosse dal MIUR e attraverso la realizzazione di percorsi individualizzati nell’ambito scolastico (Piano scolastico individualizzato e personalizzato). Secondo il DSM IV (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) “i disturbi dell’apprendimento vengono diagnosticati quando i risultati ottenuti dal soggetto ai test standardizzati, somministrati individualmente, su lettura, calcolo o espressione scritta risultano significativamente al di sotto di quanto previsto in base all’età, all’istruzione e al livello di intelligenza”. Spesso queste difficoltà si presentano associate. Cause. Diversi studi evidenziano come vi siano architetture disfunzionali di zone specifiche della corteccia cerebrale nei soggetti con Disturbi di Apprendimento. Dati epidemiologici dimostrano che vi sia una percentuale di familiarità significativamente alta. Altri studi e ricerche di genetica e di epidemiologia confermano che tali Disturbi possono avere una base costituzionale.

Identikit del dislessico. I bambini e i ragazzi con tali caratteristiche sono per definizione persone intelligenti che, spesso, mostrano risorse intellettive inaspettate in settori non propriamente valorizzati dalla scuola. I bambini dislessici possono mostrare alcune difficoltà motorie fini, come allacciarsi le scarpe o i bottoni; possono evidenziare problemi di attenzione e/o di concentrazione e di conseguenza mostrare un alto tasso di vivacità. Generalmente hanno problemi di memoria a breve termine. La Disturbi Specifici di Apprendimento e legislazione lettura può apparire molto lenta o molto scorretta. La italiana. La Legge 8 ottobre 2010, nº 170 riconosce comprensione del testo letto è spesso ridotta a causa la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la delle difficoltà di decodifica fonologica che

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incontrano. Spesso non riescono a memorizzare le sequenze dei giorni della settimana e dei mesi dell’anno; non ricordano la loro data di nascita, il Natale, le stagioni; a volte confondono la destra con la sinistra e non hanno un buon senso del tempo (non sanno leggere l’orologio) o possono avere difficoltĂ nell’organizzarlo. Le difficoltĂ di letto-scrittura possono ostacolare il normale cammino di scolarizzazione del giovane allievo, producendo problemi di natura psicologica: bassa autostima, scarsa motivazione, incomprensione dei familiari e degli amici, talvolta rifiuti e chiusure radicali a proposte di apprendimento e problemi di socializzazione con coetanei ed adulti (frustrazione, rabbia, depressione, ansia). A causa della non comprensione della loro condizione nell’ambiente in cui vivono, i dislessici rischiano pesanti incrinature sull’immagine di sĂŠ: durante i primi anni di scuola ogni bambino deve risolvere i conflitti tra un’immagine di sĂŠ positiva e i sentimenti di inferioritĂ , provocati dagli ostacoli che si incontrano durante l’apprendimento. I bambini dislessici, accumulando insuccessi e frustrazioni, si fanno l’idea di essere inferiori agli altri bambini e che i loro sforzi facciano poca differenza, strutturando dentro di sĂŠ un’idea di inadeguatezza ed incompetenza. Questo stato di cose può alla lunga produrre anche depressione a causa di intensi sentimenti di dolore e sofferenza. I bambini dislessici, per contro, sono persone piacevolissime e manifestano una grande ricchezza emozionale ed una accentuata sensibilitĂ nel saper “leggereâ€? le espressioni delle persone e tutto il comportamento non verbale, sono solari e, fuori dal

problema, aperti e disponibili, curiosi e molto attratti da tutto ciò che il mondo reale, soprattutto l’ambiente naturale, offre loro. I problemi della “letto-scritturaâ€? I bambini con D.S.A. non leggono in modo fluente, sono lenti a scrivere, copiano male dalla lavagna, non seguono la punteggiatura, saltano parole e righe, non utilizzano armoniosamente lo spazio del foglio; molti scrivono con caratteri troppo grandi e/o troppo piccoli. I bambini dislessici o disortografici possono sostituire lettere con grafia simile: p/b/d/g/q-a/o-e/a o con suoni simili: t/d-r/l-d/b-v/f ; omettere le doppie e la punteggiatura; imparare l’ordine alfabetico con difficoltĂ ; non riuscire ad usare il vocabolario; mostrare un lessico povero. Possono avere difficoltĂ a memorizzare termini difficili e specifici delle discipline; mostrare difficoltĂ nel ricordare gli elementi geografici, le epoche storiche, le date degli eventi, lo spazio geografico ed i nomi delle carte; avere difficoltĂ nell’espressione verbale del pensiero; nel riconoscere le caratteristiche morfologiche della lingua italiana. Tutti i bambini con D.S.A. hanno difficoltĂ nell’apprendere le lingue straniere, in particolare, la struttura grammaticale e la scrittura. Particolari problemi vengono evidenziati nell’apprendimento della lingua inglese a causa delle differenze tra la scrittura e la pronuncia delle lettere. Occorre dunque sfruttare modalitĂ che utilizzino maggiormente il role-playing e le tecniche di rinforzo orale. Non dimentichiamoci infatti che il fattore centrale è l’apprendimento/espressione/comprensione della lingua per poter comunicare. Un dislessico può

Il nostro cervello ha svariati accessi alla decodifica del testo scritto. Qui si possono notare due esempi chiarificatori. 1) L’accesso alla decodifica fonologica permette l’identificazione delle singole componenti di una parola per poi accedere secondariamente al significato (nel caso 1 si tratta di non-parole). 2) Se abbiamo già in memoria il significato dei termini che incontriamo, le mirabolanti capacità dei meccanismi cerebrali preposti alla ricerca di significato ci danno in pochi millisecondi la lettura riordinata del testo (provare per credere!).

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cultura e natura imparare a parlare una lingua straniera con la stessa facilità di un non dislessico, mentre la scrittura della lingua straniera presenta difficoltà maggiori. Se un dislessico deve imparare una seconda lingua, meglio una con base latina. Ai sensi della circolare del 5 ottobre 2004, Prot. 40099/A/4, ove necessario, è possibile la dispensa dallo studio della lingua .

Come si valuta la capacitĂ di lettura La diagnosi. La diagnosi psico-educativa include l’anamnesi, il controllo della vista e dell’udito, la valutazione delle capacitĂ cognitive, dello sviluppo del linguaggio e il livello scolastico di lettura e scrittura. La diagnosi di D.S.A. è posta da un medico o da uno psicologo. Per poter diagnosticare un D.S.A. bisogna attendere generalmente il termine della seconda classe elementare. Nel caso in cui si ha un sospetto di difficoltĂ , è opportuno, comunque, valutare il bambino precocemente, per individuare gli indici di rischio ed iniziare anche in etĂ prescolare un intervento mirato.

Essere genitori di un bambino dislessico. Nella gestione quotidiana di un bambino con dislessia i genitori possono sviluppare sentimenti di inadeguatezza (legati alla percezione di non poter gestire le difficoltà del bambino), di colpa (pensano di essere responsabili delle sue difficoltà ) e di angoscia (legati alla paura che lo sviluppo del bambino possa essere irrimediabilmente compromesso). Occorre sostenere la famiglia nell’affrontare il problema. Rivolgersi ad un esperto consente di avere una diagnosi e programmare un percorso adeguato in collaborazione con le attività del team sia scolastico che terapeutico. Infatti, per quanto

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la scuola possa attrezzarsi per comprendere il disturbo prima, e attuare un cambiamento culturale della classe insegnante poi (per produrre una didattica piĂš rispondente alle caratteristiche neurofisiologiche di questi bambini/ragazzi), è innegabile che i maggiori aiuti al bambino dislessico arrivino dalla famiglia. Spesso la mamma è il fulcro portante di tutta l’attivitĂ di sostegno per il carico scolastico nella sua continuitĂ , ma anche di sostegno psicologico nel motivare e infondere fiducia nel figlio. Avere in classe un bambino dislessico. Al centro delle ultime normative scolastiche c’è il concetto dell’individualizzazione del percorso formativo, che deve portare verso l’uguaglianza degli esiti, non solo delle opportunitĂ . A sostegno di ciò, il MIUR (Ministero dell’Istruzione UniversitĂ e Ricerca) ha divulgato una circolare Prot. n° 4099/A/4 del 05.10.2004 e successivamente le linee guida sui DSA del 12 luglio 2011 in cui si invitano gli insegnanti all’uso di strumenti compensativi e dispensativi che colmino la discrepanza esistente tra un ragazzo normodotato e un ragazzo con D.S.A. I bambini con D.S.A. non rallentano il programma; non chiedono generalmente all’insegnante ulteriori spiegazioni bloccando l’intera classe. A volte può essere utile dare un compito su di un argomento per loro interessante, anche se al di fuori della materia, poichĂŠ comunque ci saranno lezioni di recupero nelle varie materie. Il recupero potrebbe essere organizzato in vari modi: Il tutoraggio: utilizzare i compagni di classe piĂš preparati e pazienti; ne trarrebbero vantaggio entrambi, poichĂŠ anche il bambino bravo acquisirebbe una maggiore sicurezza e consapevolezza nella materia. Organizzare le verifiche scritte e orali per i bambini con D.S.A. Prove scritte: Matematica: dare piĂš tempo nelle verifiche scritte o diminuire il numero di esercizi; far usare la calcolatrice; fornire formulari con assortimenti di figure geometriche, formule e procedure o algoritmi. Inglese: per le verifiche scritte somministrare esercizi di completamento o a risposte multiple. Italiano: per il compito di italiano far utilizzare, ove è possibile, il computer con il correttore automatico, nelle prove di grammatica fare consultare schede specifiche. Per tutte le altre materie, qualora si facciano delle verifiche scritte, dare piĂš tempo oppure un minor numero di domande e permettere l’uso del computer. Prove orali: Programmare le interrogazioni specificando gli argomenti che saranno chiesti e ridurre il numero delle pagine. Avvisare 10 minuti

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cultura e natura prima di interrogare, per dare il tempo di prepararsi psicologicamente e di ripassare. Durante l’interrogazione fare utilizzare sussidi cartacei quali: Tabelle (date, eventi, nomi, categorie grammaticali, ecc.). Linea del tempo, cartine geografiche fisiche, politiche, grafici e strumenti di calcolo come calcolatrice, linea dei numeri relativi, formulari di figure geometriche e algoritmi. La ricerca applicata alla terapia. La dislessia è una condizione che cambia espressione clinica a seconda delle fasi di sviluppo. Riferendosi al modello della lateralizzazione emisferica cerebrale, si è visto che in soggetti normali che apprendono la lettura vi è una prima fase in cui predominano strategie visuo-percettive (specialità dell’emisfero cerebrale destro) a cui subentra poi una fase in cui prevalgono strategie di tipo linguistico (specialità dell’emisfero cerebrale sinistro), il passaggio da un tipo di processo all’altro corrisponde ad un cambiamento della distribuzione dell’attività a livello emisferico. (Balance Model di Bakker, 1979) Questo permette di identificare due tipi di soggetti dislessici: i soggetti di “Tipo P” guidati da strategie visuopercettive caratterizzati da lettura molto lenta, lettera per lettera e sillaba per sillaba ma accurata con pochi errori, e i soggetti di “Tipo L” guidati da strategie linguistiche caratterizzati da lettura rapida ma inaccurata. Tutti i modelli teorici di riferimento considerano come possibili punti fragili i processi di codifica fonologica e le abilità di tipo visuo-percettivo confermando l’eterogeneità del disturbo. Le parole e il linguaggio, sia scritti che parlati, non sembrano giocare alcuna parte nei miei processi di pensiero. Le entità psicologiche che servono a costruire le fondamenta del mio pensiero sono certamente segni o immagini, più o meno chiare, che io posso riprodurre o combinare a volontà”. Albert Einstein

Approccio neuro psicofisiologico per favorire gli apprendimenti. Molti dislessici usano le componenti superiori visive ed emozionali come canali preferenziali di elaborazione delle informazioni, capacità peculiari delle strutture dell’emisfero destro del cervello. Come apprende l’Emisfero Destro del cervello (E.D.) a) L’E.D. pensa per immagini e concetti. E’ necessario capire che le lettere e i numeri sono molto astratti e per l’E.D. non rappresentano nulla; b) l’E.D. deve essere in grado di trasdurre immagini concrete in parole e numeri che sono i codici con cui lavora l’Emisfero Sinistro del cervello (E.S.). In altre parole l’E.D. è agganciato alla realtà e tutto

ciò che è rintracciabile in essa viene appreso facilmente, quindi il modo più efficace per l’apprendimento è affiancare al concetto astratto una esemplificazione pratica/reale (possibilmente facendo precedere l’esemplificazione pratica all’illustrazione del concetto). 1. Per stampare risposte o esercizi, occorre tenere conto di COME USARE LO SPAZIO nella pagina per soddisfare il compito e per stampare le lettere correttamente (sfondi colorati, grandezza dei caratteri, spazi tra le righe, correttore ortografico, ecc. Il computer assolve egregiamente a questo tipo di impostazioni, permettendo grande flessibilità e adattabilità relative alle esigenze dello studente); 2. associazione intera parola-concetto/immagine senza separare le parti della parola-concetto; 3. per comprendere e ricordare una lezione è meglio non spezzettarla ma impartirla in una unica soluzione o in sotto unità. In caso contrario il cervello non capirà che cosa è stato insegnato e lo scarterà o lo rifiuterà, in tal modo sarà totalmente dimenticato il giorno successivo; 4. per leggere in modo fluente e comprendere, il cervello deve avere un vocabolario di lettura decodificato globalmente per la maggior parte delle parole contenute nel passaggio; 5. I dislessici possono avere difficoltà a mettere in sequenza items, pensieri, idee, date, accadimenti di eventi in un ordine di importanza. La composizione di frasi e di paragrafi segue più un flusso emozionale piuttosto che una logica sequenziale e possono presentare carenze di un senso del tempo e di un ordine adeguati in tale direzione. à Per favorire un adeguato stile espressivo occorre insegnare allo studente un sistema di formulazione delle sequenze di parole e idee che possano fungere da chiave per una organizzazione di frasi e paragrafi. Facilitazioni scolastiche per i dislessici. Permettere agli studenti di lavorare con tranquillità senza essere stressati à permettere loro di fare meno compiti o dare più tempo per svolgerli e completarli tutti. Interrogarli oralmente se la loro grafia è lenta e difficoltosa à il canale preferenziale è uditivo e visivo. Permettere di usare un computer per svolgere il lavoro scritto se allo studente risulta più confortevole, anche se tale utilizzo non esclude elaborati a mano qualora lo studente lo desideri. Finalizzare le domande e i compiti intorno a una conclusione data o un fatto. à gli studenti dislessici pensano con strategie globali e concrete, cioè lavorano partendo dalle conclusioni finali o fatti

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cultura e natura completi in tutte le loro parti. Non marcare e sottolineare la punteggiatura o gli errori grammaticali. Gli errori nei compiti possono essere corretti. Questi sono concetti molto astratti per i dislessici. L’E.D. non può visualizzarli in immagini concrete, poiché essi rappresentano solo una ulteriore codificazione simbolica e non sono rintracciabili in una realtà concreta. Il linguaggio è una proprietà universale dell’essere umano, ma ogni lingua ha le sue regole grammaticali, ortografiche, sintattiche, fonetiche, ecc. e sono spesso molto diverse le une dalle altre. Una bimba cinese emigrata in America con la famiglia si rivelò essere dislessica soltanto quando utilizzava la lingua inglese e non la sua lingua madre, che essendo composta di ideogrammi, facilita proprio la comprensione del concetto espresso e non sganciato dalla realtà poiché ogni ideogramma ha un significato globale e inscindibile. Valutare le idee e non la forma non corretta. Produrre idee su un foglio è molto più importante che tormentare l’alunno per le sue inefficienze grammaticali. Rifiutare questi accomodamenti rallentano e demotivano gli studenti facendoli soffrire inutilmente e togliendo loro la libertà di pensare e di esprimere il loro potenziale. Se non acquisiscono un canale espressivo che li renda capaci di realizzare intellettualmente i loro apprendimenti, presto diventano depressi e rinunciatari. La loro abilità di usare correttamente la grammatica, la punteggiatura, ecc., può o meno essere

incrementata con l’età à dipende dalla comprensione e dai metodi di insegnamento che lo studente riceve durante l’apprendimento di queste competenze. (Molto spesso questi bambini presentano delle lacune ereditate purtroppo da una didattica totalmente inadeguata alle loro esigenze, che producono tutta una serie di elementi con cui fanno non poca fatica a confrontarsi). Non costringere questi studenti ad utilizzare il dizionario per correggere gli errori ortografici. È un lavoro sfinente e una frustrante perdita di tempo. Cercare prefissi, suffissi ecc., delle parole è per loro un inutile stress. La soluzione è stampare le parole ed eventualmente fargliele ricercare con thesaurus sul computer. E’ molto utile invece che all’interno di ogni unità didattica sia presente un glossarietto esauriente (parola/immagine associabile) dei termini contenuti nella lezione. Rispondere alle domande degli studenti il più spesso possibile, ma dare risposte molto chiare, sintetiche e specifiche. à Essere precisi, non ripetere la risposta finché il ragazzo non vi chiede di farlo. Spiegazioni lunghe, approcci differenti, definizioni di parole o pensieri astratti sono molto stancanti e difficili per questi studenti che vanno cercando un’immagine concreta per codificare e definire i contenuti della lezione. Cercare di completare la lezione in una volta. Una lezione incompleta viene completamente persa. Se questo non è possibile procurare un riassunto, anticipandone il contenuto in una sintesi. Non criticare gli studenti perché non prestano

La prima figura illustra il percorso cerebrale di un normolettore con i relativi movimenti oculari. La seconda figura illustra il percorso cerebrale nella dislessia.

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attenzione. I dislessici lavorano duro per capire ciò che si sta dicendo. Se si parla troppo e non si usano immagini concrete, es. diagrammi, si distrarrà la capacità di concentrazione e di dare un senso a ciò che si sta dicendo. Il ragazzo ricorderà praticamente solo l’ultima parte del discorso che successivamente andrà perso. Rispondere alle loro domande, ma non criticarli per la non comprensione della lezione. à il problema potrebbe essere nel metodo di insegnamento usato. Trovare un altro approccio. Ci sono molti altri metodi. Lasciatevi dire qual è il metodo migliore per loro di lavorare, forse è discutere l’informazione oralmente o dimostrarla, piuttosto che leggerla o ripetere una spiegazione pedissequamente. Invece di lunghi compiti scritti, si possono trasformare questi compiti in progetti che coinvolgano tutti i sensi. à Questo potrebbe essere fatto su un grande foglio di carta colorata a cui loro possano aggiungere oggetti reali, foto, disegni, immagini, brevi sintesi esplicative o rapporti orali o utilizzare mezzi audiovisivi informatici, ecc. Gli studenti dislessici apprendono meglio facendo progetti che coinvolgono il vedere,

l’ascoltare, il discutere e l’uso delle loro mani. Facoltà visiva à Leggere l’informazione à Guardare un diagramma àGuardare una immagine Leggere i comportamenti dei docenti à i dislessici sono abilissimi nel cogliere le sfumature dei comportamenti non verbali e le espressioni del volto. Di conseguenza il tipo di segnale che il docente invia (a volte inconsapevolmente) incide moltissimo nel favorire o inibire la relazione o nel sottolineare l’importanza dei passaggi degli argomenti che sta insegnando. Per essere efficace la struttura in cui calare gli apprendimenti dovrebbe rispondere al: dove – quando – come – chi - perché Tutti noi siamo dotati di diverse strategie di memoria. La memoria emozionale e visuo-spaziale nei dislessici è assolutamente prevalente rispetto a quella verbale. Tecniche di memorizzazione: essendo l’immaginazione vivissima nei dislessici, è possibile aiutarli a visualizzare nella mente immagini ben definite, coloratissime, in movimento. Convertire l’informazione/contenuto da ricordare in immagine visiva significativa per lo studente (è un ottimo

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cultura e natura stimolo per tutta la classe ad esercitare la creatività per un rinforzo mnemonico della lezione). Tecnica associativa. 1. capire ciò che si vuole ricordare 2. Gli apprendimenti devono essere emozionalmente coinvolgenti per concatenare gli eventi 3. visualizzare ed enfatizzare le parole in questione 4. ripetere l’intera storia con tutte le sfumature

possono essere sia compensative (uso di correttore ortografico sul computer oppure della calcolatrice) o dispensative (evitare la lettura ad alta voce, a meno che non lo richieda lo studente, ridurre il carico di lavoro domestico e mnemonico, non far prendere appunti o copiarli dalla lavagna (magari fornirli dattiloscritti in maiuscolo come mappe concettuali o diagrammi di flusso). - incoraggiare la meta cognizione - dare il giusto feedback del successo Approccio emozionalmente positivo (à attiva ottenuto fortemente la componente emozionale che a sua volta - provocare e stimolare atteggiamenti positivi e è un potente strumento per incidere mnemonicamente incoraggiare gli sforzi. Un apprendimento attivo incrementa il successo e di l’informazione) conseguenza anche la motivazione. Verifica intesa come revisione RINNOVARE SEMPRE LA SPINTA Feedback e riassunto orale dei contenuti fatti MOTIVAZIONALE rendendo gli obiettivi più Mappe concettuali accattivanti e facilmente raggiungibili (Il Diagrammi di flusso cervello apprende senza sforzo tutto ciò che Nozione del tempo lo interessa = apprendimento fisiologico). Come più volte sottolineato i soggetti Il dislessico, come chiunque altro, deve dislessici hanno una capacità di cogliere la propria autoefficacia ossia elaborazione prevalentemente globale percepire la sua capacità di organizzare ed un pensiero di tipo non-verbale. È come se fossero pensatori “visivi” e e compiere un’azione, colmando le aspettative che, come persona, nutre nei confronti di se stesso. “multidimensionali”, poiché utilizzano tutti i sensi. Funzioni mentali più comuni. 1. identificare gli elementi rilevanti e riflettere sul loro BIBLIOGRAFIA: significato Torlini M., 1995; La plasticità encefalica nei disturbi dell’apprendimento: 2. evidenziarli con un criterio stabilito la riabilitazione neurocognitiva, in: “La rieducazione dei disturbi dell’apprendimento. Si, no, quando?”, Franco Angeli Ed., Milano, pp. 3. marcare la loro area di estensione 382-390 (); 382-390 (co-autore) Azioni Torlini M., 1998; Principi di intervento in neuropsicomotricità nei disturbi Scrivere alla lavagna in STAMPATELLO dell’apprendimento. (co-autore) In: Disturbi dell’apprendimento: dalla MAIUSCOLO LE PAROLE CHIAVE (e/o le mappe valutazione al trattamento. Domeneghini Ed. concettuali dell’argomento) Aiello G., 2003, “Neuropsicofisiologia clinica e riabilitazione delle funzioni cognitive” Centro Scientifico Editore, Torino; 4. registrare LA SINTESI della lezione 5. usare verifiche orali solo con domande Cornoldi C., 1999, “Le difficoltà di apprendimento a scuola”, Ed il Mulino, Bologna; CIRCOSCRITTE E UNIVOCHE (senza la doppia Stella G., 2003, “La dislessia: aspetti cognitivi e psicologici: diagnosi negazione) precoce e riabilitazione”, Ed. Franco Angeli; 6. fare verifiche programmate, non più di una volta al Vicari S, Marotta L, Meneghini D, Molinari M, Petrosini L., 2003, Implicit learning deficit in children with developmental dyslexia. giorno spiegando ampiamente le consegne 7. adottare verifiche strutturate e graduate con Neuropsychologia; 41: p.108-114. www.istruzione.it per normativa e linee guida domande divise per argomenti 8. fare sempre un fac-simile di verifica da portare anche a casa 9. attuare l’apprendimento cooperativo che facilita lo sviluppo cognitivo 10. L’intervento della classe è cruciale. L’insegnante può spiegare che ciascuno nella classe ha un suo stile di apprendimento e che la “diversità” e/o il pensiero divergente vanno premiati, perché creativi e motivo di arricchimento e di crescita per tutti. Le strategie da usare nel corso dell’azione educativa

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Dislessici famosi Muhammad Ali (alias Cassius Clay) (pugile) Hans Christian Andersen (scrittore) Tim Armstrong (cantante)Harry Belafonte (cantante) Napoleone Bonaparte (generale) Richard Branson (imprenditore, ) George Burns (attore) Stephen J. Cannel (scrittore) Carlo XVI Gustavo di Svezia (attuale re di Svezia) Carlo Magno (imperatore del Sacro Romano Impero) Winston Churchill (primo ministro del Regno Unito) Tom Cruise (attore) Leonardo da Vinci (scienziato) Walt Disney (fondatore della The Walt Disney Company) Albert Einstein (scienziato) Henry Ford (imprenditore) Galileo Galilei (scienziato) Noel Gallagher (cantante) Danny Glover (attore) Alexander Graham Bell (fisico)A Anthony Hopkins (attore) Bruce Jenner (decatleta)

Lo sapevate che... Si parla per la prima volta di “cattivi lettori” negli anni ‘40 negli Stati Uniti. Nel 1949 saranno i primi a fondare un’Associazione Nazionale Dislessia. In Europa la Danimarca è il primo paese che ha avuto il primo intervento legislativo nel 1943 ed è danese Edith Norie, la prima fondatrice di un metodo per la rieducazione dei dislessici, basato sulla formazione di classi speciali interne all’ordinamento scolastico. In Gran Bretagna la prima associazione risale al 1973. In Italia l’A.I.D. è nata nel 1997. Stando ad una ricerca condotta dalla European Dyslexia Association nel 1993 a livello europeo, una legislazione specifica sui D.S.A. è presente in Belgio, in Danimarca, in Gran Bretagna, in Grecia, nei Paesi Bassi e in Spagna. In Francia

troviamo una “nota di servizio” del 1990 che riporta “raccomandazioni e misure in favore degli alunni che hanno difficoltà specifiche nel linguaggio orale e scritto” ma che non ha valore di legge. In Germania nella maggior parte dei Lander si applica una “nota” della Conferenza dei Ministri dell’Educazione che riguarda le difficoltà di lettura e scrittura, ma solo alcuni Lander hanno una legislazione specifica. Negli Stati Uniti, lo screening prescolare avviene per legge e deve essere somministrato a tutti i bambini nell’ultimo anno della scuola dell’infanzia per assicurare che i bambini a rischio siano individuati precocemente e che possa essere iniziato il più presto possibile un programma di recupero nelle aree carenti.

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