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Il cervello riconosce la slealtà. Il nostro bagaglio genetico, oltre alle caratteristiche fisiche, ci dota di un innato senso della giustizia fin dalla più tenera età. Recenti studi di economia comportamentale hanno messo in luce che gli psicofarmaci possono interferire con questi delicati meccanismi neuronali. di Maria Torlini Processi decisionali, emozioni e comportamento Le neuroscienze aprono continuamente nuovi orizzonti di ricerca e all’interno di quello che viene denominato “economia comportamentale e psicologia” ci sono stati risultati interessanti. In questo campo si è dimostrato che le decisioni finanziarie sono basate su più dimensioni piuttosto che su una semplice massimizzazione del ritorno economico. Un fattore importante, con un impatto di rilievo sul processo decisionale, è l'influenza dei processi emotivi. I processi emotivi includono sia reazioni emotive che stati emozionali. Le reazioni emotive sono immediate ed automatiche al fine di soddisfare le richieste di rapido adattamento del contesto in cui si verificano. Per converso, la rappresentazione di stati emotivi e il controllo normativo delle emozioni riflettono un aggiustamento più lento, finalizzato a considerazioni di lungo termine che includono gli obiettivi finali. In altre parole, con le nostre funzioni superiori (che risiedono in corteccia) possiamo modulare le risposte emozionali ad eventi e/o pensieri fino ad inibire
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le reazioni istintive. Studi di brain imaging hanno suggerito che reazioni di tipo punitivo in risposta a comportamenti sleali richiedono complesse attività di elaborazione a livello della corteccia cerebrale. Tuttavia, il disagio di aver subito un torto comporta anche un’istintiva risposta emotiva, risposta che viene attivata da circuiti e strutture sottocorticali, come l'amigdala. Soldi e cervello Un comportamento umano universale dunque, è quello di reagire istantaneamente quando un’altra persona si comporta slealmente. Appare chiaro che un valore come la lealtà non ha origini culturali bensì è insito nella nostra genetica e la società umana si differenzia solo nella capacità di esprimere e concretizzare, a vari livelli, questo valore. Le regioni prefrontali hanno una maturazione tardiva ma anche bambini in età prescolare rifiutano le offerte inique, nonostante non abbiano realizzato, a livello esplicitamente mentale, il concetto di ingiustizia. L'evoluzione sembra dunque aver favorito l'atto di punire coloro che violano le norme di equità nei
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confronti del singolo e del gruppo (mi viene da pensare che una parte dei nostri rappresentanti politici siano in realtà alieni, o una mutazione genetica… visto che ultimamente non si contano episodi truffaldini e di corruttela che manifestano una assoluta mancanza di lealtà verso i cittadini…n.d.r.). In un recente studio (Karolinska Institut e & School of Economics di Stoccolma, pubblicato su PLoS Biology Volume 9 | Issue 5 | e1001054), i ricercatori hanno messo alla prova il senso di giustizia dei partecipanti in un gioco di onestà monetaria e l’attività cerebrale dei giocatori è stata misurata simultaneamente con la risonanza magnetica funzionale (fMRI). Il gioco (Ultimatum Game), strutturato all’interno dello studio, riguardava la ripartizione di una somma di denaro tra due persone. “Se la somma da dividere è di cento corone e il suggerimento è di dividerle a metà, tutti accettano poiché questo è visto come un comportamento leale”, afferma Katarina Gospic, prima autrice dell’articolo. “Ma se il suggerimento è di lasciare all’altro giocatore 20 corone e di prenderne per sé 80, questo è chiaramente percepito come un comportamento sleale. In circa la metà dei casi vi è un rifiuto da parte del giocatore, che riceverebbe la parte minore, nonostante questa decisione comporti la perdita delle 20 corone”.
Soldi, cervello e ansiolitici Ma si sa, la ricerca non si accontenta mai e per investigare ulteriormente i risultati, durante lo svolgimento del gioco, ad alcuni partecipanti è stato dato un tranquillante contro l’ansia (oxazepam, una benzodiazepina), mentre il gruppo di controllo riceveva un placebo (finto farmaco). I recettori GABA (il GABA ovvero acido gamma-ammino-butirrico, è un neurotrasmettitore molto importante per la regolazione delle attività di trasmissione e ricezione sinaptica cerebrale), hanno una funzione inibitoria e risultano essere abbondanti nell'amigdala. Le benzodiazepine possono potenziare l'attività inibitoria del GABA, ridurre i segni comportamentali di aggressività e diminuire l'attività dell'amigdala in compiti emozionali. Per questo si è ipotizzato che l’uso di tale farmaco potesse inibire l'attività dell'amigdala e, quindi, modificare il comportamento nel corso del gioco monetario. I ricercatori hanno scoperto che coloro che avevano ricevuto il tranquillante mostravano un’attività inferiore dell’amigdala e una tendenza maggiore ad accettare una distribuzione sleale dei soldi, benché, quando veniva loro chiesto, considerassero ancora sleale il suggerimento.
Come accennato, attività di ricerca precedenti avevano evidenziato che le componenti che controllano la capacità di analizzare e prendere decisioni finanziarie coinvolgono la corteccia prefrontale e l’insula. Questo ulteriore studio rivela che l’area del cervello che controlla decisioni finanziarie rapide fa capo all’amigdala, una componente sottocorticale che si attiva di fronte a sensazioni come paura e rabbia al fine di attivare opportune reazioni di difesa.
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Gospic K, Mohlin E, Fransson P, Petrovic P, et al. (2011) Limbic Justice—Amygdala Involvement in Immediate Rejection in the Ultimatum Game. PLoS Biol 9(5): e1001054. doi:10.1371/journal.pbio.1001054
A - Il trattamento con oxazepam abbassa le risposte neurali legate alle proposte inique. Nel gruppo di controllo (finto farmaco), la tendenza a reagire aggressivamente e a punire il giocatore che aveva suggerito una distribuzione sleale, era direttamente correlata all’attività dell’amigdala. Si è osservata anche una differenza di genere, con gli uomini che rispondevano più aggressivamente delle donne a consigli sleali, mostrando una corrispondente maggiore attività dell’amigdala. Invece, nel gruppo che aveva ricevuto il tranquillante, non è stata rilevata alcuna differenza di genere.
ANSIOLITICI Appartengono a questo gruppo i farmaci (tranquillanti ed ipnotici) efficaci nel trattamento dei disturbi d’ansia. Questi farmaci, di solito, hanno effetto nel breve termine ma assai meno nel lungo termine; talvolta, come conseguenza del loro uso, si può avere un peggioramento della sintomatologia (il cosiddetto effetto rebound) e lo svilupparsi di una certa dipendenza. Anche in considerazione di questi effetti, gli ansiolitici dovrebbero essere prescritti soltanto nei casi di ansia o insonnia grave e comunque per periodi brevi. I farmaci impiegati a tale scopo rientrano nella categoria delle benzodiazepine.
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Gospic K, Mohlin E, Fransson P, Petrovic P, et al. (2011) Limbic Justice—Amygdala Involvement in Immediate Rejection in the Ultimatum Game. PLoS Biol 9(5): e1001054. doi:10.1371/journal.pbio.1001054
B - Risultati fMRI relativi al rifiuto di una proposta ingiusta e differenza sessuale. Nel gruppo trattato con placebo il rigetto di una proposta sleale è stata associata con una maggiore attività nella amigdala destra. La differenza tra i sessi di fronte a proposte inique è anch’essa risultata significativa. Sorprendentemente, i maschi hanno mostrato una maggiore attività dell'amigdala destra rispetto alle femmine nella condizione placebo, mentre non vi era alcuna differenza tra i sessi nella condizione oxazepam. La variazione del tasso di rifiuto indotta dal farmaco non ha comportato effetti significativi nella corteccia prefrontale dorso-laterale (CPFDL) o l'insula, due aree precedentemente individuate essere coinvolte nel rifiuto di offerte inique nel gioco monetario. È importante sottolineare che la risposta cerebrale generale, nel compito decisionale, è rimasta inalterata dal farmaco. Questi dati sono compatibili con il modello a due livelli del processo decisionale. Nello studio sono stati farmacologicamente manipolati entrambi i livelli, corticale e sub corticale. Gli effetti osservati possono essere attribuiti ad una diretta azione farmacologica o agli effetti di interazione del circuito che si crea tra le varie aree nel corso del processo decisionale. In un'altra manipolazione di questo circuito Knoch et al. hanno dimostrato che la stimolazione magnetica transcranica della CPFDL porta ad un tasso di maggiore accettazione di proposte inique nel gioco, senza
modificare la percezione di iniquità.. In altri termini il processo decisionale nel gioco monetario coinvolge numerose regioni cerebrali di origine filogenetica diversa, e questo sottolinea la complessità delle risposte. Questi dati suggeriscono che la risposta di rifiuto automatica, condotta dall’amigdala, ha una rappresentazione filogeneticamente più antica. Sistemi di condivisione più sviluppati come il commercio e l'obbedienza formale a regole astratte richiedono che ogni individuo sia in grado di mantenere la consapevolezza delle conseguenze future correlate alle decisioni presenti. Così, nel gioco monetario, entrambi i livelli, corticali e sottocortical,i possono influenzare il comportamento finale in entrambe le direzioni. La differenza principale è che a livello corticale si ha una rappresentazione più ricca che consente di elaborare in maniera più raffinata la situazione per gli esiti futuri di una decisione.
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cultura e natura La nostra società sta diventando psichicamente più instabile… Le interazioni a sfondo sociale poggiano sullo sviluppo delle funzioni umane espresse dai lobi frontali. Si è dimostrato che un farmaco ansiolitico altera l'equilibrio tra reazioni emotive rapide e decisioni basate su sentimenti ponderati. Si affaccia quindi un problema di ordine etico: gli psicofarmaci abbassano le nostre difese psichiche e questo dato assume una importanza rilevante nonché preoccupante in quanto i consumi di psicofarmaci sono in constante aumento, primi fra tutti proprio gli ansiolitici ovvero i tranquillanti. I costi socioeconomici da parte di coloro che utilizzano i tranquillanti, per lunghi periodi, sono considerevoli ma difficili da quantificare. Questi problemi potrebbero essere ridotti, se le prescrizioni mediche per l’utilizzo di benzodiazepine fossero contenute in periodi più brevi. Spesso accade il contrario e si continua a prescrivere benzodiazepine per lunghi periodi. I fattori di dipendenza dal farmaco sono arcinoti, meno si fa invece per aiutare i pazienti a ridurre i dosaggi, fino a sospenderli, in modo adeguato e funzionale, magari con un supporto psicologico. Non tutti sanno, infatti, che l’uso dello psicofarmaco è un intervento, per così dire, di ordine periferico, cioè interviene sul sintomo. Va da sé che se non si produce anche una riorganizzazione sulle cause cognitivo-emozionali che hanno richiesto l’uso del farmaco, una volta sospeso, le problematiche si possono ripresentare, magari anche sotto altre forme. La ricerca ha dimostrato che il trattamento psicoterapeutico ha un’incidenza molto maggiore nel mantenimento del
ripristino dell’equilibrio del paziente, a fronte di ricadute molto più probabili da parte di chi utilizza esclusivamente l’apporto psicofarmacologico. L’abuso di questi farmaci può provocare seri problemi di salute, e non solo. Molti farmaci noti sono perfino collegabili ad omicidi. A questo proposito ricordo un particolare che a suo tempo mi colpì molto. Ero a Barcellona per un congresso e una mia collega fu scippata. Ci recammo al locale posto di polizia e mentre eravamo in attesa per la deposizione della denuncia mi guardai attorno. In una specie di sala d’aspetto, le pareti erano tappezzate da manifesti, recanti foto segnaletiche. Manifesti grandi 50x70 recavano la foto di un giovane ricercato e la didascalia recitava un messaggio del tipo: tizio è ricercato per questo e questo, attenzione è pericolossimo perché fa anche uso di Roipnol….(il Roipnol, flunitrazepam, appartiene alla classe delle benzodiazepine, ha effetto ipnotico, ansiolitico, sedativo e favorisce il rilassamento muscolo-scheletrico). Sotto l'effetto del flunitrazepam (soprattutto insieme ad alcolici e altre droghe), si ha una riduzione delle risposte emotive e della vigilanza, fino a perdere totalmente coscienza di sé e si può avere successivamente un'amnesia di ciò che si è fatto (amnesia anterograda) anche a dosaggi terapeutici. Il rischio di amnesia aumenta a dosaggi più alti. In America il flunitrazepam è sempre stato considerato una droga di abuso, ed è balzato agli onori della cronaca anche come droga dello stupro…
ALCUNI COSTI SOCIOECONOMICI DERIVATI DALL’UTILIZZO DI BENZODIAZEPINE PER LUNGHI PERIODI. ● Maggior rischio di incidenti - stradali, domestici e lavorativi. ● Maggior rischio di mortalità causate da overdose se associate con altre droghe. ●Maggior rischio di tentativi di suicidio in persone depresse. ● Maggior rischio di comportamento aggressivo e aggressioni fisiche. ● Maggior rischio di furti in negozi o altri atti antisociali. ● Accrescimento dei conflitti coniugali/familiari ed aumento dei casi di separazione causati dagli effetti dannosi dei farmaci sulla sfera emotiva e cognitiva. ● Maggior rischio di perdita del posto di lavoro, disoccupazione, perdita del posto di lavoro per le numerose assenze per malattia. ● Maggiori costi ospedalieri dovuti a esami, visite e ricoveri. ● Effetti collaterali in gravidanza e sul neonato. ● Dipendenza e potenziale abuso (su prescrizione terapeutica o a fini di ricreazione). ● Costi dovuti alle prescrizioni dei farmaci. ● Costi derivati da conflitti legali.
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cultura e natura IN ITALIA L'USO DI PSICOFARMACI È RADDOPPIATO NEGLI ULTIMI 10 ANNI Dati del Censis hanno messo in rilievo che la crescente sregolazione delle pulsioni nella popolazione italiana ha causato un considerevole aumento dell'uso di psicofarmaci. Dal 2001 al 2009 le dosi giornaliere sono raddoppiate, passando da 16,2 a 34,7 per 1000 abitanti. Un incremento pari al 114,2%. Il 30% degli italiani che assume antidepressivi non porta a termine la terapia. In pratica, si sprecano farmaci perché non si sta attenti alle indicazioni del medico. Tra gli altri fenomeni riscontrati: la crescita dei cocainomani in carico al Sert, e l'aumento dei giovani che si ubriacano regolarmente. In Italia si registra un aumento del consumo di ansiolitici e antidepressivi, anche quando non realmente necessari: siamo psichicamente più fragili. L’Institute for Safe Medication Practices (Istituto per le pratiche sicure del farmaco) ha recentemente pubblicato uno studio dove sono evidenziati i farmaci che se non attentamente monitorati nell'uso e nel dosaggio dagli specialisti, possono indurre a compiere atti di violenza. Nella top-ten dei medicinali più pericolosi, vi sono gli antidepressivi .
Schematizzazione del cervello con complesso di struttre sottocorticali
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