Alessandra Sala
illustrazioni di Elena Martini
Alessandra Sala
illustrazioni di Elena Martini
A Fabrizio e Renato che mi hanno insegnato che la musica, come scriveva Platone, è la miglior medicina dell’anima.
Un lavoro Bla… bla… bla… Rumba era seduta da un'ora su quella seggiolina e l’impiegato, nel frattempo, aveva risposto al telefono almeno una ventina di volte. E le telefonate non erano certo di lavoro, visto che raccontava a tutti quello che aveva combinato nel weekend. Un proverbio del suo Paese sembrava fatto apposta per quell’uomo: Ajuaye mengi, hasemi mengi, che vuol dire: chi sa di più chiacchiera di meno. Finalmente appoggiò il telefono sulla scrivania, aprì un sacchetto di patatine e, sgranocchiandole, porse alla ragazza un modulo da firmare. – Ecco, scriva tutti i suoi dati e firmi. Vuole una patatina? – No… grazie! – Guardi che sono buonissime… alle cipolle di Tropea. 3
E, così dicendo regalò alla ragazza una bella alitata. Rumba, scuotendo la testa nauseata, rispose: – E… il mio compito in cosa consiste? – Assisterà l’autista del pulmino scolastico. – Sì… ma in sostanza cosa devo fare? – Tutte le mattine il pulmino raggiungerà le case degli alunni. Lei dovrà controllare che salgano senza spingersi, aiutarli ad allacciare la cintura di sicurezza e assicurarsi che non litighino né che mangino spargendo briciole sui sedili. – E, così dicendo, l’impiegato si riempì la bocca di patatine e, con un’altra bella alitata puzzolente, continuò – Il pulmino raggiungerà la scuola, in circa trenta minuti. Una volta arrivato lei dovrà scendere, aiutare i bambini più piccoli a fare i gradini e verificare che entrino tutti a scuola. Il pomeriggio vanno riaccompagnati a casa con la stessa procedura. – Tutto qui? – Beh… sì… Preferisce delle patatine al formaggio? – E, così dicendo, aprì un altro sacchetto a cui attinse a piene mani. – No grazie. E per questo mi darete un rego4
lare stipendio? Prima di rispondere l’impiegato si diede una leccata alle mani sporche di sale, aprì una bottiglietta di coca cola, ne bevve un sorso e, gorgogliando come una rana, riprese a parlare: – Scusi… ma le patatine fanno venire una sete… Ci sarà un periodo di prova poi, se lo supererà, verrà assunta a tempo indeterminato. E… anche se dalla sua faccia stupita intuisco che la cosa le sembra strana, questa è un’attività seria e regolamentata. Rumba non era tanto convinta, ma in fondo era da alcuni mesi in Italia e questo era il primo lavoro stipendiato che trovava. Con un sorriso appose la sua bella firma sul modulo con uno svolazzo di penna nera, nera come le sue mani, e restituì il foglio all’impiegato cercando di non sfiorare le sue dita unte e incollate di briciole. – E l’autista dove lo incontrerò? – Tutte le mattine vi troverete al capolinea in Piazza Duomo alle 7.30. Lei sa dov’è, vero? – Certo… come le ho spiegato prima… sono 5
alloggiata nel pensionato delle suore proprio dietro la Basilica. – Ah già… appunto. – Continuò l’uomo tracannando la coca cola – è stata suor Giusy, la direttrice della libreria, a segnalarla… – Come si chiama l’autista? – Renato. Ma tutti lo chiamano A’Tazzulella per la sua passione per il caffè. Tazzulella significa tazzina in napoletano. È un uomo simpatico. Ha un solo difetto, come tutti i napoletani, è scaramantico, quindi sul pullman troverà cornetti, manine che salutano, una palla di vetro con la neve che scende sul Vesuvio… oggetti un po’ kitsch. Non ci faccia caso, è la sua Napoli! – Come devo chiamarlo Renato o A’Tazzulella? – Come le pare… e ehm… scusi se le sembro indiscreto… ma lei pensa di lavorare vestita così? – L’uomo alzò la mano e, rovesciando il sacchetto di patatine sulla scrivania, indicò il turbante arancione che nascondeva i capelli della ragazza e il lungo vestito azzurro cielo, con ricami d’argento al collo e ai polsi, che la copriva fino ai piedi. 6
– Perché? Ci vuole una divisa per fare questo lavoro? – No… – bofonchiò l’uomo mentre raccoglieva le patatine cadute sui fogli e se le ficcava in bocca – però forse è un po’ scomodo per salire sul pullman. – Nel mio Paese lo usiamo per fare qualunque cosa – replicò Rumba osservando l’uomo che, con il naso affilato e la boccuccia sempre in movimento le ricordava un grosso topo – e mi creda è molto più comodo delle gonne corte e delle scarpe con i tacchi! Così dicendo, Rumba si alzò di scatto, e con un cenno di saluto si allontanò fiera e impettita come una regina. Era felice, da quel giorno era una dipendente comunale! Con il contratto in mano raggiunse il pensionato delle suore e, dopo aver sollevato delicatamente il vestito, salì di corsa le scale ed entrò nella libreria. Il negozio, diviso su tre piani, era un piccolo gioiello in cui trovare di tutto e di più. Il piano terra era il regno dei libri, il piano superiore 7
di film e dischi e, il piano inferiore un mondo colorato dove organizzare feste o presentazioni. Suor Giusy era al piano superiore seduta al computer. Capelli corti scuri, occhi luminosi, indossava una camicia bianca e una gonna scozzese a pieghe che la faceva assomigliare a una studentessa, una delle tante che ospitavano nel pensionato. – Allora Rumba, ti hanno assunta? – domandò con il suo irresistibile sorriso. – Sì …e tutto per merito suo! – Ma che merito, ho solo dato il tuo nome. Tutto qui. Certo che con gli studi che hai fatto meritavi qualcosa di più, ma cosa vuoi farci in questo periodo di crisi non c’è lavoro e uno accetta quello che trova. – Oh… ma io sono felice di lavorare con i bambini. Eppoi uno dei miei strumenti è così piccolo che posso portarlo anche sul pullman! E così dicendo tolse dalla tasca una piccola armonica. L’appoggiò alla bocca e, intonando una musica africana, si mise a roteare nella stanza in un caleidoscopio di colori. 8
Suor Giusy la guardò con tenerezza. – Ti manca la tua terra, eh? – Mi mancano i profumi, i colori, ma quando penso che qui ho l’acqua che scende dal rubinetto tutti i giorni e l’elettricità per leggere o ascoltare un disco… la malinconia svanisce di colpo.
Primo giorno di lavoro Alle 7.00 Rumba era già al capolinea del pullman. Era più forte di lei. Agli appuntamenti arrivava sempre prima, per paura di arrivare in ritardo. Quella notte per l’ansia non era riuscita a chiudere occhio e ora era lì, seduta sui gradini della chiesa, ad aspettare Renato A’Tazzulella. Chissà che tipo era?! Alle 7.30 in punto, mai un minuto prima perché a Napoli non si usa, Renato arrivò a bordo del suo pulmino rosa confetto. Era un tipo buffo dall’età indefinibile. Capelli castani ritti in testa come se avesse appena preso la scossa, occhi color del miele e un sorriso buono come un babà appena sfornato. Indossava dei jeans scoloriti, una camicia a righine e una giacca rossa con lunghe frange. Nato a Napoli, prima di trasferirsi al nord, aveva fatto tutti i lavori di questo mondo. Dee-jay, animatore 10
di villaggi vacanze, barista, bidello, cantante e, oggi, autista di pullman. L’impiegato comunale aveva comunicato a Renato l’assunzione di una assistente, ma lui mai avrebbe immaginato di trovarsi “un bel cioccolatino ricoperto da stoffa colorata". – Na bella Luciana… e tu chi saresti? – esclamò con la sua parlata mezza napoletana e mezza italiana. – Non mi chiamo Luciana… ma Rumba. Lei è Renato A’Tazzulella? Renato scoppiò a ridere di gusto. – Na bella Luciana è un modo di dire napoletano… significa che bella donna! Vedo che le voci corrono… sì io sono una tazzulella e lei un bel chicco di caffe! – E, così dicendo, schioccò un bacio in aria. Rumba si arrampicò sui gradini, sollevando con grazia il lungo vestito, sotto gli occhi divertiti dell’uomo. – Con quel vestito la dovrei portare a ballare… non in un gruppo di bambini inferociti! La ragazza si accomodò sul sedile accanto a 11
Renato e allungò una mano: – Piacere di conoscerla! – Il piacere è tutto mio… era da tempo che avevo chiesto un aiuto per arginare la furia dei bambini, ma in Comune facevano tutti orecchie da mercante. Con un cigolio sospetto il bus si mise in marcia e, dopo pochi metri, si fermò davanti a una casa bassa e grigia. Due gemelle con le trecce e una spruzzata di lentiggini, le spalle curve sotto zaini stracolmi di libri, salirono senza neanche salutare e si accomodarono in fondo. Poi fu la volta di una bambina con lo sguardo torvo che masticava nervosamente la cicca, di una biondina piccola e minuta, una ragazzina castana con un borsone più grosso di lei, un bambino cicciottello e via via il bus si riempì totalmente. Alla fermata davanti alla scuola Rumba scese per aiutare i bambini. Ma nessuno le diede la mano, né la guardò negli occhi. Sembrava che la ragazza fosse invisibile. La gioia di Rumba svanì. Era così felice. Il suo 12
primo giorno di lavoro e invece nessuno l’aveva considerata. – Scusi Renato, ma questi bambini sono sempre così taciturni? – Figlio muto’a mamma ‘o’ ntenne! – Eh? – Scusi… è una frase napoletana… tradotta significa che solo una madre capisce un figlio che non parla. I bambini sono imprevedibili a volte litigano, urlano, si picchiano, si insultano. Ogni giorno è una nuova storia! – Ma non la salutano mai? – Eh cara… come si chiama? – Rumba! – Ah già… come la danza… No, non se la deve prendere. Ci considerano degli optional del bus, niente di più! – E a lei va bene così? – Purtroppo bisogna farsela andare bene. Qui siamo al nord, gentile signorina, e la gente per colpa della nebbia è più fredda. A Napoli, dove sono nato io, le persone sono diverse. Cantano, ridono, sorridono, ti salutano. – E così di13
cendo, scosse il braccio facendo sventolare le frange della giacca come allegre bandierine. – Qui è tutta un’altra storia. – Anche nel mio Paese la gente sorride, parla e i bambini ti guardano negli occhi! Oggi non mi ha guardata nessuno! – Da che Paese arrivi? Possiamo darci del tu, no? Infondo siamo colleghi... – Certo… Io vengo dalla Tanzania, uno dei Paesi più poveri del mondo. Non c’è l’acqua potabile, nè l’elettricità… – Ma avete il sorriso! – Certo… un detto della mia Terra dice Uteshi wa mtoto ni anga la nyumba, che tradotto significa: le risa di un bambino sono le fondamenta di una casa.
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IL BLUES DEL BUS
Scritto da Alessandra Sala Illustrato da Elena Martini ©2015 Coccole books S.r.l. Finito di stampare nel mese di giugno 2015 presso GLF Stampa - Castrovillari (CS) - tel. 0981.483001 Questo libro è stampato su carta certificata proveniente da fonti rinnovabili
ISBN: 978–88–98346–44-8 www.coccolebooks.com
Rumba è una musicista, ma in Italia per lavorare, le tocca fare da assistente all’autista di uno scuolabus. Non si perde d’animo e porta sul bus il colore dei suoi vestiti, gli strumenti e il calore della sua terra, la Tanzania e il pulmino della scuola con lei sarà... solo musica su quattro ruote!
€ 10,90