9+ etĂ consigliata
Ad Andrea, rumoroso silenzio
1 Compagna di classe
Quando Marta è arrivata la prima volta in classe, io lo sapevo già da qualche giorno. Sua madre l’aveva detto alla mia, sono amiche da un sacco di tempo. Per questo, Marta la conoscevo già. Certo, averla come compagna adesso… sarebbe stato diverso. A quel tempo non avevo ben capito perché a scuola avessero deciso di farle ripetere la quinta elementare. Ora, che siamo arrivati insieme in terza media, è tutto più chiaro e so che adesso la sua famiglia dovrà affrontare lo stesso problema. Come al solito, i suoi genitori sono incerti se continuare a mandarla a scuola oppure no. Come se Marta potesse fare a meno della scuola, della compagnia dei suoi coetanei. Beh non proprio… visto che è sempre la più grande di tutti. Più grande sulla carta perché, in realtà, è la più piccola. Insomma Marta è arrivata nella mia classe in quinta elementare, solo che io avevo dieci anni, lei dodici e dopo aver ripetuto due volte la quarta. Così il preside e la sua famiglia hanno pensato insieme di prolungare il più possibile la sua scuola, visto che a un certo punto non ci potrà andare più. Dalla quinta in poi, però, Marta non ha saltato più gli
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anni: sarebbe stato troppo per lei sopportare di cambiar compagni ogni volta. Ecco perchè adesso in terza media siamo ancora insieme. Con Marta il tempo si è fermato. Certo ha quindici anni, ma è come se ne avesse cinque, a volte forse anche solo tre. Anche il suo corpo cresce come il mio, ma va al rallentatore. È la più grande, ma è la più bassa, la più magra, la più piccola. Con Marta è come sentirsi responsabili di un cucciolo, di una sorella più piccola che non saprà mai difendersi, che avrà sempre bisogno di qualcuno. Insomma ora che ci penso, se dovessi scegliere un'età per lei non saprei proprio quale dire… diciamo che è come una bambina che capisce tutto, ma non riesce ancora a farsi capire, che inizia a dire le parole, ma le sue frasi spezzate, i suoi borbottii non riescono a tradurre i suoi pensieri. E poi i suoi occhi… alcune volte attenti, altre volte persi chissà dove. In quinta parlava una lingua tutta sua, il martese, che io, con il tempo, ho imparato a capire: alcune parole sono chiare, altre davvero incomprensibili. Se poi Marta decide di dirle sussurrandole all'orecchio, è davvero troppo anche per me. All’inizio, quando non ti conosce, ha uno sguardo timido poi, quando prende confidenza, è capace di grandi risate. Certo, a scuola, ha anche i suoi giorni no: arriva in
classe con la testa bassa e i suoi occhi non brillano sotto i riccioli neri e non c’è niente che riesce a distrarla dalla sua prigione di malinconia. Allora, dopo un po’ se ne torna a casa: per lei quella non è giornata. Altri giorni invece non la finisce più di ridere e di stuzzicare, magari parla sottovoce e disturba la prof costretta a riprenderla per farla stare zitta. Si muove tra i banchi con la scusa di parlare all’orecchio dei compagni e, con i denti chiusi nell’apparecchio, esplode all’improvviso in fragorose risate. Marta diventa incontenibile quando si parla di puzze. Basta fare una pernacchia con la bocca, che lei subito dice: – Io nooo! Che sta per: non sono stata io, facendo no con il dito indice della mano e accusando a turno gli altri. Ogni tanto dice pure le parolacce, ma le dice nella sua lingua e quindi in pochi le capiamo e nessuno la sgrida! Ricordo uno dei primi giorni con lei. Era rimasta a mangiare a scuola. A mensa si era seduta vicino a me e aveva chiesto il bis di piselli. Due bambini di quarta al tavolo a fianco al nostro avevano cominciato a guardarla e a ridere. Prima li ho guardati storto, poi mi sono alzato e ho gridato: – Cosa avete da ridere? Sti’ due scemi, se non la smettete vi faccio vedere io !! Marta mi ha tirato giù con il braccio e mi ha detto all’orecchio che quei due avevano fatto una puzza… Abbiamo iniziato a ridere come matti e loro non ci hanno
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guardato più. È stato subito facile con lei in classe. Alle elementari ci conoscevamo tutti e avevamo già visto Marta nelle attività fatte con la quarta: le gite di gruppo e le recite. Dopo i primi giorni di diffidenza nella nuova classe, ha scelto subito i suoi paladini: io perché mi conosceva già e Giovanni che, con i suoi scherzi e le sue trovate la fa ridere sempre. Ma la sua compagnia preferita sono sicuramente le femmine. Poi alle scuole medie molti miei compagni sono andati in altre classi, ma Marta e io siamo rimasti insieme. Solo io e lei della vecchia quinta A. Da allora siamo inseparabili, sono diventato il suo angelo custode. Sua madre si chiama Mirella ed è amica di mia madre. E così, quando succede qualcosa a scuola e non riesce a saperne molto da Marta, chiama me. – Domani andate in Comune con lo scuolabus? Chi viene delle sue amiche? Andrea…mi raccomando… occhio a Marta! Mi chiede persino cosa penso della sua insegnante di sostegno, che in tre anni è cambiata tre volte: ogni anno una nuova, ogni anno un grande sforzo per far capire com’è fatta Marta. Siamo passati da una veramente in gamba ad una assolutamente incapace, per gradi, sempre peggio. E allora diventa normale sentire il telefono che squilla e ascoltare Mirella che mi chiede: – Cos’è successo in classe a ricreazione? Oggi Marta ha
mangiato? Come mai oggi è così arrabbiata? Questa cosa mi fa sentire importante. Perchè vuol dire che Mirella si fida di me. Alcune volte, però, mi secca: non sono suo fratello gemello io! È vero… siamo nati lo stesso giorno… ma con due anni di differenza e da genitori diversi!
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2 A scuola media
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A scuola media per me non è stato facile. I professori non mi piacciono proprio. Tutti così rigidi e poco disponibili, si preoccupano solo del programma da svolgere, nessuno che mi chiede mai: – Come stai Andrea? Beh… tanto che lo chiederebbero a fare? Io risponderei: – Non lo so!! Con le maestre delle elementari era tutta un'altra storia. La più rigida somigliava ad una zia un po' severa, ma se c'era da consolare per una caduta ti facevano le coccole, magari urlavano come matte per farci stare zitti, ma se eravamo stati bravi ci scappava anche un abbraccio. Cosa c'è di buono alla scuola media? Mi piace l’ora di educazione fisica, quella sì e mi piace quando usiamo la lim: lavagna interattiva multimediale, il suo nome tecnico. Con quella sono il più bravo. Persino il prof di educazione tecnica mi chiede aiuto. Ne so più di lui in fatto di cavi, interruttori e programmi. Mi piacciono i computer, come funzionano, le loro caratteristiche. Forse da grande farò questo per mestiere. Ancora non lo so. Diciamo che le mie idee sono alquanto confuse in questo momento…
A Marta invece della scuola piace tutto. O meglio, anche lei ha qualcuno che le sta più simpatico e altri meno, ma si vede che ha meno problemi di me. Oggi, uscendo da scuola è caduta, si è sbucciata un ginocchio e ha strappato il pantalone nuovo. Tutti i compagni sono andati a soccorrerla e lei si è spaventata. Non per il dolore della caduta, ma per quell’attenzione improvvisa verso di lei. Dopo pranzo l’ho chiamata: – Pronto Marta, come stai? – Fatto niente – mi ha risposto, – domani vado a ccola. Figurati…! ho pensato, non ci rinuncerebbe mai, alla ccola intendo. Per Marta è tutto: è l’unica occasione per stare lontana dai suoi genitori. Non la lasciano mai da sola, neanche a casa. Hanno paura che le possa succedere qualcosa, che non sappia reagire o difendersi di fronte ad una novità di qualsiasi tipo. Ma non penso che sia per questo che le piaccia venire a scuola. È perché lì sta in compagnia, mica deve studiare lei. Porta lo zaino pieno di penne, quaderni e colori, fa i suoi compiti con la prof di sostegno, ma non deve imparare la storia come me!! Se ne sta lì al suo banco e prova a scrivere il suo nome, oppure fa i disegni. Se la prof spiega non è obbligata a stare attenta, però ha tutti i libri come noi: grammatica, geografia, italiano. Li apre, segna gli esercizi, ma poi non fa i compiti a casa, perchè non li sa fare. Allora a scuola che ci viene a fare? Solo per stare in compagnia?
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Io invece ho capito che non è come alle elementari: niente aiutino dalle maestre. O studio per bene o mi becco un impreparato e questa cosa, anche solo per orgoglio, non mi va. Quindi studio, anche se a volte è davvero noioso. C'è un solo vantaggio nell'essere in prima media: ho cominciato a uscire da solo, non sempre però. Sta finendo il tempo dei miei genitori che mi accompagnano in ogni posto e aspettano persino che entri dentro: che sia la scuola o casa di un amico per un invito di compleanno. Siamo in un piccolo paese, ci si conosce tutti e allora vado a lezione d’inglese a piedi, quando il tempo è bello faccio lunghi giri con la bici o vado a trovare qualche amico di scuola. L’importante è: – dire sempre quando esci, – dire sempre dove vai, – non stare via molto senza avvisare prima. Queste le raccomandazioni di mio padre, capace di mettere sottosopra l’intero paese se dovessi distrarmi o non avvisare. Altro vantaggio: dalla prima media sono ufficialmente autorizzato a portare il cellulare quando sono fuori casa, ma ovviamente non a scuola. Insomma ogni età ha i suoi vantaggi e le sue fregature, ma a tredici anni sono più i primi o le seconde? Certi giorni, per esempio, ho la testa piena di pensieri disordinati che si rincorrono come le foglie del cortile della scuola, quando c'è vento. Allora prendo la bicicletta
e arrivo a mare. Faccio un bel pezzo con la mia mountain bike lungo la strada sterrata che costeggia la spiaggia, ma certe volte nemmeno guardare il mare mette in fila i miei pensieri. Allora prendo velocità, spingo sui pedali e l’aria mi soffia in faccia come il vento. Chiudo gli occhi, apro le braccia e, per un attimo… mi sento come un gabbiano. Quelli che si spingono fin sopra casa mia, starnazzando come oche, nei loro giochi d’aria e mi immagino in cielo, con le ali aperte senza pensare a niente. Libero e in volo. Poi riapro gli occhi e rimetto le mani sul manubrio: troppo rischioso!!! E torno con la testa e i piedi per terra. Ed ecco di nuovo la mia classe, tutte quelle tipe antipatiche, il prof di francese (che lingua inutile!!) e poi i miei vecchi compagni tutti in un’ altra classe. Non ho voglia di fare niente. Torno a casa e mi aspettano gli esercizi di grammatica. E allora penso: beata Marta! Io credo che nella sua testa ci sia silenzio, nessun pensiero che si accavalla, solo qualche fulmine ogni tanto e poi solo silenzio. Per questo odia i rumori forti. Ogni volta che ci sono botti, fuochi d’artificio, musica ad alto volume o semplicemente due palloncini gonfi di elio in una sala, il timore che scoppino la fa scappar via. Istintivamente copre le orecchie con le mani e fa una faccia come quella di una che si è appena svegliata da un brutto sogno. Ecco… io vorrei essere come Marta: con il silenzio in testa. Oppure mi sbaglio e forse nella sua testa c’è troppo rumore. Ecco perché sta in silenzio. Parla poco. Silenzio
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dentro uno sguardo perso. Poi esplode, incontenibile e allora parla e ride in scoppi improvvisi, che partono dalla pancia, arrivano in gola e ti colpiscono al cuore, perché dopo tanto silenzio non si può non sentirli. A dirla tutta, non è solo la mia testa confusa a lasciarmi perplesso; alle medie, mi è successa una cosa improvvisa. Dal secondo al terzo anno, niente di tutto il mio guardaroba mi entra più. Incredibile… Sto crescendo. Alto, alto e magro, tanto che mi viene naturale piegarmi in avanti: un bell’effetto gobba che fa urlare continuamente a mia madre e a mio padre: – Stai dritto con le spalle! – Stai composto con la schiena, che vieni su tutto storto! E avanti così, in un’infinita e continua serie di raccomandazioni. Era meglio quando ero piccolo: tutti a coccolarmi. Ora sono il più grande e mi tocca pure dare l’esempio. Mio fratello si chiama Davìd, è più piccolo di tre anni, sta ancora alle elementari e questa storia del più grande mi perseguita da quando è nato. Marta non ha questo problema, lei rimarrà sempre la più piccola. Come potrebbe non esserlo, con le sue gambe sottili da giraffa, le mani sempre fredde, tanti riccioli in testa e i denti tutti disordinati, chiusi in un apparecchio che vorrebbe metterli in ordine. Ce ne vorrebbe uno anche per i pensieri di apparecchio. Forse un giorno lo inventeranno. Ma quello servirebbe a me!
Ieri mia madre è andata dalla mamma di Marta: sono amiche, vanno a camminare insieme. Per tenersi in forma, dicono, la verità secondo me è che chiacchierano continuamente. Eravamo in salotto e, mentre noi giocavamo alla Wii, ho sentito Mirella che diceva: – Spero che un giorno inventino un caschetto che sappia tradurre i pensieri: lo metterei in testa a Marta e finalmente potrei ascoltare tutte le sue parole. Tutte quelle che ha in testa e che non riesce a dirmi. Magari parlerebbe con una voce elettronica e non con la sua, ma almeno sentirei cosa pensa. Lei e mia madre hanno riso insieme su questa cosa e io ho subito immaginato Marta con un elmetto sulla testa, ma muto, senza voce, zitto come un pesce. I pensieri di Marta sono tantissimi ma silenziosi, senza parole, come le stelle. Poi ho pensato che io e lei non siamo poi cosÏ diversi in questo momento. Per Marta un caschetto per far parlare i pensieri, per me un apparecchio per metterli in ordine: tutti e due abbiamo problemi a farci capire!!
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Indice 1. Compagna di classe .............................................................................3 2. A scuola media ....................................................................................8 3. Fare niente ..........................................................................................14 4. Nudo no!.............................................................................................17 5. Un anno in più ...................................................................................21 6. Compito a casa ..................................................................................24 7. Alle giostre .........................................................................................28 8. Più alto ................................................................................................32 9. Fidanzati! ............................................................................................36 10. Grande o piccolo?..............................................................................39 11. Timidezza ...........................................................................................42 12. Esami...................................................................................................45 13. Arrabbiato ..........................................................................................48 14. Il viaggio d'istruzione .......................................................................52 15. In gita! .................................................................................................54 16. Firenze ................................................................................................56 17. Da Marta ............................................................................................59 18. Una gran brutta rottura ....................................................................63 19. Nico .....................................................................................................67 20. Esami...................................................................................................69 21. In vacanza...........................................................................................71 22. Sono forte! ..........................................................................................76 23. Sera d’estate ........................................................................................80 24. Più leggero ..........................................................................................83 25. A tutta birra! ......................................................................................86 26. I cuccioli .............................................................................................89
27. Si ricomincia ......................................................................................92 28. Amore? ...............................................................................................96 29. Colpito e affondato!...........................................................................99 30. Sparita! ............................................................................................. 101 31. Lisa ................................................................................................... 103 32. In volo .............................................................................................. 105
OCCHIO A MARTA!
Scritto da Daniela Valente L'illustrazione di copertina è di Paolo D'Altan ©2014 Coccole books s.r.l. Finito di stampare nel mese di dicembre 2014 presso GLF Stampa - Castrovillari (CS) - tel.0981.483001 Questo libro è stampato su carta certificata proveniente da fonti rinnovabili
ISBN: 978-88-98346-35-6 www.coccoleebooks.com
Occhio a Marta! Andrea, tredici anni e la testa piena di pensieri, ma nessuna idea chiara. Tanta voglia di far niente e il desiderio di far tutto. Poi c’è Marta, la ragazza speciale che, invece, sembra non averne di pensieri. La sua testa è silenziosa come lei, magra come una giraffa. Due amici: lui adolescente, lei diversamente abile. Ma stare dietro a Marta è davvero una fatica. O forse è crescere ad essere faticoso, perché a questa età ci si sente comunque diversi: a volte speciali, a volte inutili.
Illustrazione di copertina di Paolo D’Altan
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