Coldiretti cremona informa 45, def

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MADE IN ITALY: ARRIVA l’ETICHETTA PER LA CARNE MA LA PROTESTA CONTINUA Dopo la protesta degli allevatori in Italia per la carne di maiale, di pecora, di capra e di pollo sia fresca, refrigerata o congelata diventa obbligatorio indicare dal primo aprile 2015 il luogo dell’allevamento e della macellazione. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che la “Battaglia di Natale: scegli l’Italia” continua per accorciare i tempi e introdurre l’obbligo di indicare il luogo di nascita degli animali “nato in”, dopo che il Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali dell'Unione Europea si è espresso sull'etichettatura della carne suina, ovicaprina e di pollame in merito all'indicazione obbligatoria "allevato in" e "macellato in" con riferimento allo Stato membro e al Paese terzo dove avvengono queste procedure. E' certamente un primo passo importante - sottolinea la Coldiretti - che però deve essere necessariamente completato con l'indicazione obbligatoria dell'origine per quanto riguarda tutti i prodotti trasformati che la Coldiretti ritiene fondamentale per garantire la trasparenza indispensabile per mettere il consumatore in condizione di fare scelte consapevoli e i nostri allevatori di differenziare e valorizzare il proprio prodotto. La mobilitazione continua con l’arrivo a Roma dei giovani agricoltori e allevatori della Coldiretti per difendere il vero Made in Italy il prossimo mercoledì 11 dicembre a partire dalle ore 9,30 in via XXIV Maggio 43.


“Battaglia di Natale”: scegli l’Italia

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Cremona - Anno VIII

SU 170 TIR E CONTAINER FERMATI AL BRENNERO, 27% CON FINTO MADE IN ITALY Il 27 per cento dei 170 tir, camion e container fermati e controllati al presidio di agricoltori ed allevatori al valico del Brennero trasportava prodotti alimentari stranieri destinati ad essere venduti come Made in Italy. E’ quanto emerso dalla mobilitazione della Coldiretti “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” che si è estesa dal Brennero a Reggio Emilia, a Roma in Piazza Montecitorio per difendere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane. “Abbiamo verificato personalmente quanto sia grave il problema della mancanza di trasparenza sull’origine degli alimenti che ogni giorno portiamo in tavola e che fanno concorrenza sleale alle nostre produzioni”, ha affermato il Presidente Moncalvo nell’apprezzare il sostegno delle Istituzioni alla battaglia della Coldiretti per avere al più presto l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di prodotti agroalimentari. E’ sconvolgente trovare spaghetti cinesi in un camion ceco diretto a Firenze, tipico esempio di triangolazione Cina-Paese dell’Est europeo-Italia, ma è impressionante - sottolinea la Coldiretti - constatare la quantità di latte proveniente da Germania e Polonia e destinato a aziende private e a cooperative italiane per diventare latte a lunga conservazione e formaggi “italiani”. Venerdì 6 dicembre 2013 - Anno VIII, Numero 45 ♦ Battaglia di Natale/1. Arriva l’etichetta per la carne, ma la protesta continua ♦ Battaglia di Natale/2. Su 170 tir fermati, 27% con finto Made in Italy ♦ Battaglia di Natale/3. Coldiretti Lombardia: così l’import stritola il Made in Italy ♦ Battaglia di Natale/4. Coldiretti Cremona in prima linea alla mobilitazione ♦ Battaglia di Natale/5. Maiali davanti al Parlamento. Gli allevatori: “adottateli” ♦ Battaglia di Natale/6. Gli italiani vogliono il Made in Italy, ma l’etichetta inganna


“Battaglia di Natale”: scegli l’Italia

Mozzarelle provenienti dalla Germania e destinate alla Sicilia, latte proveniente dalla Polonia e destinato alla Lombardia, cagliate industriali per fare il formaggio provenienti dal Belgio e destinate a Verona, prosciutti provenienti dalla Germania e destinati a Modena. Sono solo alcuni degli "inganni" smascherati al valico del Brennero dalle migliaia di agricoltori della Coldiretti. Tra i tanti prodotti trasportati dai Tir che entravano nel nostro Paese - sottolinea la Coldiretti - i carabinieri dei Nas hanno prelevato dei campioni di prosciutti non timbrati sui quali fare delle analisi. L'inventario del "falso Made in Italy" stilato al presidio dalla Coldiretti per difendere l'economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che dopo aver oltrepassato le nostre frontiere vengono spacciate per italiane, conta anche piante olandesi dirette a Latina, fiori prodotti in Equador, transitati in Olanda e diretti in Veneto e in Toscana, patate tedesche destinate a un mercato ortofrutticolo della Sicilia. Ma non mancano – conclude la Coldiretti - il pane precotto congelato con destinazione Bolzano e Mantova dove andrà a “spiazzare” i pani artigianali italiani che sono spesso simbolo di identità territoriale e gli albumi d’uovo provenienti dall’Olanda con destinazione Veneto.

IL PRESIDENTE MONCALVO: GRAVE SE IL MINISTRO NON STESSE CON GLI AGRICOLTORI Sarebbe grave se un Ministro dell’Agricoltura non stesse al fianco degli agricoltori che lottano per difendere il lavoro, le aziende e la buona e sana alimentazione in Italia. E’ quanto ha affermato il Presidente della Coldiretti, Roberto Moncalvo, nell’esprimere apprezzamento per la partecipazione e il sostegno del Ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, assieme ad altri ventimila agricoltori che tra il Brennero e Reggio Emilia hanno manifestato per la tutela del vero Made in Italy e per la trasparenza dell’informazione in etichetta per i consumatori che hanno il diritto di sapere cosa mangiano.


“Battaglia di Natale”: scegli l’Italia

Coldiretti Lombardia: Così l’import straniero stritola il Made in Italy: In Lombardia cancellati trecentomila suini Trecentomila suini in meno. E’ questo il dazio pagato negli ultimi due anni dalla Lombardia alla crisi degli allevamenti stretti fra prezzi che non coprono i costi di produzione e importazioni di carni e cosce dall’estero che stanno inondando il mercato, tanto che 2 prosciutti su 3 in Italia arrivano dall’estero. Una situazione che ha scatenato la rabbia degli allevatori della Coldiretti Lombardia che in duemila, al #ianco di altre migliaia di agricoltori in arrivo da tutta l’Italia, si sono diretti a Reggio Emilia e al Brennero per protestare e controllare i camion in arrivo dall’Austria e dagli altri Paesi europei, nell’ambito della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” promossa dalla Coldiretti.

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A livello provinciale, spiega la Coldiretti Lombardia, negli ultimi due anni Brescia ha perso oltre 60 mila suini, Mantova più di 120 mila, Cremona oltre 90 mila, Lodi 83 mila, Bergamo 6 mila, Milano 8 mila, in negativo con alcune centinaia di capi a testa Lecco, Como e Sondrio (che però hanno un patrimonio totale di circa seimila unità ), Monza Brianza è in stallo senza variazioni di rilievo, unici territori in controtendenza sono Varese che cresce di 60 di capi e Pavia che resiste con 35 mila suini in più .

Nell’ultimo anno sono scomparsi in Italia 615 mila maiali, ma il sistema nazionale sta perdendo la propria capacità di rifornimento anche sul fronte dei suinetti: fra il 2012 e il 2013 hanno chiuso 3 allevamenti al mese. Dall’inizio della crisi la #iliera ha perso oltre 8 mila posti di lavoro. Mentre a fronte di costi che hanno raggiunto 1,56 euro al chilo gli allevatori hanno preso quest’anno in media circa 1,45 euro al chilo. A deprimere le quotazioni è la concorrenza a basso costo dall’estero: i principali Paesi che stanno cingendo d’assedio il mercato italiano con le loro forniture dall’estero sono la Germania, l’Olanda, la Francia, la Spagna e la Danimarca.


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Duemila ‘patrioti’ lombardi al valico del Brennero e a Reggio Emilia Duemila difensori lombardi del Made in Italy si sono messi in marcia verso il valico del Brennero e verso Reggio Emilia, #in dalle prime ore di mercoledı̀ 4 dicembre, per la battaglia di Natale a tutela del vero Made in Italy, che ha coinvolto da tutto il Paese oltre ventimila agricoltori della Coldiretti. Dalla mattina di mercoledı̀ 4 dicembre gli allevatori, schierati al con#ine con l’Austria, hanno controllato i camion pieni di cosce di maiale straniere che puntano a valicare le Alpi per #inire sulle tavole di Natale come #into cibo italiano sotto forma di prosciutti e salami. Mentre a Reggio Emilia s#ilavano in corteo per le vie della città , nel cuore di quella Food Valley lungo il Po che è una della culle storiche del vero prosciutto italiano. “Dall’estero arrivano anche migliaia di cisterne di latte e cagliate, conserve di pomodoro e succhi concentrati, tutta merce che fa concorrenza sleale ai veri prodotti italiani delle nostre aziende e che inganna i consumatori con confezioni che richiamano l’Italia e i nostri territori” spiega Ettore Prandini, Presidente della Coldiretti Lombardia che ha guidato la protesta dei lombardi a Reggio Emilia e al Brennero. “Non lasceremo che qualche lobby straniera del nord Europa, con la complicità di qualche realtà italiana, schiacci le nostre aziende, distrugga posti di lavoro e prenda in giro i consumatori – conclude Prandini – libero mercato vuol dire anche trasparenza e chiarezza delle informazioni su quello che portiamo in tavola. Basta con i giochetti su bandiere ed etichette”.


“Battaglia di Natale”: scegli l’Italia

Giù le mani dalla qualità italiana e dal nostro futuro”

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Coldiretti Cremona in prima linea nella “battaglia di Natale” a Reggio Emilia e al Brennero Reggio Emilia, mercoledì 4 dicembre 2013 - “Giù le mani dalla qualità italiana! Giù le mani dal nostro futuro!”. “Prezzi: aumentano per i consumatori, crollano per gli agricoltori”. “Maiali italiani addio! Le industrie di trasformazione hanno triplicato le importazioni”. “650.000 maiali in meno “grazie” alle importazioni alla diossina dalla Germania”. “Il falso prosciutto Made in Italy ha già fatto perdere il 10% dei posti di lavoro”. Sono solo alcuni degli slogan sottolineati dai duecento imprenditori agricoli cremonesi che hanno preso parte mercoledì 4 dicembre alla “battaglia di Natale: scegli l’Italia” promossa dalla Coldiretti. Dalla Lombardia duemila imprenditori agricoli, guidati dal Presidente di Coldiretti Lombardia Ettore Prandini e al fianco di altre migliaia di agricoltori in arrivo da tutta l’Italia, si sono diretti a Reggio Emilia (per portare la denuncia nel centro della Food Valley italiana, con un imponente corteo che ha sfilato lungo le vie, per chiudersi in Piazza S. Prospero, con migliaia di allevatori che hanno manifestato per salvare il vero prosciutto italiano assunto a simbolo della difesa del Made in Italy nei confronti delle imitazioni provenienti dall’estero) e al valico del Brennero (dove fin dalle prime ore della mattina, sfidando il freddo intenso, gli allevatori hanno invaso la frontiera tra Italia e Austria, smascherando i carichi di importazioni di bassa qualità che entrano nel nostro Paese per essere spacciate come italiane). “Salviamo il vero prosciutto italiano” era lo slogan che, a Reggio Emilia, apriva il corteo.


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“Il prezzo dei suini ha subito un calo pazzesco: a memoria non ricordo un crollo così drastico, che rappresenta davvero una mazzata per noi suinicoltori – ha sottolineato Serena Antonioli, allevatrice di Vescovato (Cremona) –. La responsabilità è certamente da attribuire alla concorrenza sleale da parte di prodotti anonimi, importati dall’estero, che poi vanno a confondersi con il vero Made in Italy. Il continuo ingresso di carne di bassa qualità, a prezzi bassi, che poi viene confusa con il nostro prodotto sta uccidendo le nostre imprese. Da allevatrice semplicemente domando perché non si possa avere l’indicazione dell’origine in etichetta anche per la carne del suino, come già avviene per quella bovina. La nostra richiesta sta tutta qui: si indichi in etichetta la reale provenienza del prodotto. Saranno poi i cittadini a decidere cosa acquistare”. “E’ a rischio la sopravvivenza stessa della suinicoltura italiana. Ci sono macelli italiani che stanno importando dall’estero grandissime quantità di maiali vivi, per poi macellarli in Italia. Questo, a mio parere, rappresenta la più grande minaccia per i nostri allevamenti: parliamo di suini che arrivano da paesi dove non sono previste le severe regole in materia si sicurezza che abbiamo noi, chi ci garantisce che essi non portino malattie, che poi in qualche modo si trasmetteranno ai nostri animali?”. E’ la denuncia di Giannenrico Spoldi, suinicoltore di Trigolo (Cremona), anch’egli nella folta delegazione di Coldiretti Cremona presente a Reggio Emilia, guidata dal Direttore di Coldiretti Cremona Simone Solfanelli. “A causa di queste importazioni selvagge dall’estero i prezzi dei nostri suini crollano – aggiunge Giannenrico Spoldi –. I carichi nei nostri allevamenti slittano, i pagamenti slittano, e si perde quella liquidità che invece, in questo momento, sarebbe vitale, considerati anche i costi delle materie prime”. “Rispetto a tutto questo la beffa è che poi questa carne macellata da animali importanti finisce col confondersi con il prodotto italiano. Sappiamo bene come funziona: entrano animali vivi chissà da dove, oppure carni da animali allevati all’estero, e poi escono prodotti tutti “Made in Italy”. Ci rimettono gli allevatori italiani e i consumatori. E questo imbroglio è possibile perché per la suinicoltura non c’è un’etichetta chiara, sulla quale ci sia scritto il paese di provenienza dei suini” .


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Contro gli “inganni” che uccidono le imprese Coldiretti Cremona al Brennero Valico del Brennero, giovedì 6 dicembre 2013 - Oltre cento imprenditori agricoli di Coldiretti Cremona si sono diretti ieri al valico del Brennero, per prendere parte alla “battaglia di Natale: scegli l’Italia” promossa dalla Coldiretti per smascherare le importazioni di prodotti anonimi, destinate a confondersi con il vero Made in Italy. La mobilitazione della prima Organizzazione degli imprenditori agricoli del Paese ha evidenziato quanto sia grave il problema della mancanza di trasparenza sull’origine in etichetta degli alimenti: basti dire che ben il 27% dei 170 tir, camion e container fermati e controllati al presidio di agricoltori e allevatori al valico del Brennero trasportava prodotti alimentari stranieri destinati ad essere venduti come Made in Italy. Nei Tir c’erano mozzarelle provenienti dalla Germania e destinate alla Sicilia, latte dalla Polonia destinato alla Lombardia, cagliate industriali per fare il formaggio provenienti dal Belgio e dirette a Verona, prosciutti provenienti dalla Germania e destinati a Modena. L'inventario del "falso Made in Italy", stilato al presidio dalla Coldiretti per difendere l'economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che dopo aver oltrepassato le nostre frontiere vengono spacciate per italiane, ha incluso anche piante olandesi in viaggio per Latina, fiori prodotti in Equador, transitati in Olanda e diretti in Veneto e in Toscana, patate tedesche destinate alla Sicilia, albumi d’uovo provenienti dall’Olanda con destinazione Veneto. I carabinieri dei Nas hanno prelevato campioni di prosciutti non timbrati sui quali fare delle analisi. Dopo la partecipazione di mercoledì a Reggio Emilia, con duecento agricoltori cremonesi (fra cui anche numerosi sindaci del territorio, insieme all’assessore provinciale all’agricoltura Gianluca Pinotti), più di cento agricoltori di Coldiretti Cremona hanno dunque proseguito la “battaglia” ieri al Brennero, con il Direttore Simone Solfanelli e, fra gli altri, il Presidente del Consorzio Casalasco del Pomodoro Paolo Voltini e il Vicepresidente della Plac Gianpietro Bozzoni. Dal Brennero la “battaglia di Natale” si è estesa a Roma in Piazza Montecitorio: migliaia di allevatori provenienti da tutte le regioni hanno portato i propri maiali davanti al Parlamento per chiedere alle Istituzioni di “adottarli” per salvare le stalle italiane, dopo che solo nell’ultimo anno sono scomparsi dal territorio nazionale 615mila maiali “sfrattati” dalle importazioni dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità.


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LA DENUNCIA DI COLDIRETTI: IN ITALIA CHIUSE 140MILA AZIENDE Con la crisi sono state chiuse in Italia 140mila (136351) stalle ed aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualità importati dall’estero che vengono spacciati come Made in Italy. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati Unioncamere relativi ai primi nove mesi del 2013 rispetto all’inizio della crisi nel 2007. L’allarme sulla situazione delle campagne italiane è stato lanciato con la mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” per difendere l’economia e il lavoro delle campagne dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane, che ha portato diecimila allevatori e coltivatori al valico del Brennero. L’obiettivo è smascherare il “falso Made in Italy alimentare”, aiutare i consumatori a fare scelte di acquisto consapevoli in vista del Natale e sollecitare le Istituzioni a rendere operativo l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza dei prodotti agricoli ed alimentari. Solo nell’ultimo anno - sottolinea la Coldiretti - sono scomparse 32500 stalle ed aziende agricole e persi 36mila occupati nelle campagne, con impatti devastanti sulla sicurezza alimentare ed ambientale dei cittadini. La chiusura di un’azienda agricola significa infatti maggiori rischi sulla qualità degli alimenti che si portano a tavola e minor presidio del territorio, lasciato all’incuria e alla cementificazione. Sono questi i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali è sottoposta giornalmente l’agricoltura: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall'altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i prodotti agricoli senza alcun beneficio per i consumatori per colpa di una filiera inefficiente. “Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all’economia all’ambiente e alla salute” ha sottolineato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel denunciare che “l’invasione di materie prime estere spinge prima alla svendita agli stranieri dei nostri marchi più prestigiosi e poi alla delocalizzazione delle attività produttive”.


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CRISI: MAIALI IN PARLAMENTO, GLI ALLEVATORI: “ADOTTATELI!” Vengono dall’estero due prosciutti su tre ma sono “spacciati” come Made in Italy

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Per la prima volta migliaia di allevatori provenienti da tutte le regioni hanno portato i propri maiali davanti al Parlamento per chiedere alle Istituzioni di “adottarli” per salvare le stalle italiane, dopo che solo nell’ultimo anno sono scomparsi dal territorio nazionale 615mila maiali “sfrattati” dalle importazioni dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità. E’ accaduto ieri, per iniziativa della Coldiretti, nell’ambito della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia”, mentre continuava il presidio alla frontiera del Brennero di allevatori e agricoltori per combattere le imitazioni che fanno concorrenza sleale ai nostri produttori in vista delle festività di Natale dalle quali dipende la sopravvivenza di migliaia di stalle e aziende agricole e dei posti di lavoro. A sostenere gli allevatori guidati dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo c’erano centinaia di Sindaci con i loro gonfaloni, parlamentari, rappresentanti delle associazioni dei consumatori e della società civile e moltissimi cittadini. Al centro della piazza davanti Montecitorio un grande libro per raccogliere le domande di “adozione” dei maiali di cittadini e rappresentanti delle istituzioni che vogliono salvare il vero prosciutto italiano, assunto a simbolo della protesta. Ma insieme ai maiali gli agricoltori hanno portato anche il “bottino” dei presidi alle frontiere dalle quali arrivano in Italia miliardi di litri di latte, cagliate e polveri, ma anche milioni di cosce di maiale, conserve di pomodoro, concentrati di frutta e altri prodotti come formaggi, prosciutti, sughi, succhi di frutta che diventano magicamente italiani perché manca l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata. Sul palco allestito vicino ad un piccola stalla dove razzolavano comodamente i maiali di fronte a Montecitorio c’erano infatti bidoni di concentrato di pomodoro cinese, sacchi di polvere di latte del Nord Europa, cagliate industriali straniere per produrre mozzarella “senza latte” in Italia e cosce di maiale dalla Germania arrivate sul territorio nazionale per diventare prosciutti. Nei cartelli e sugli striscioni si leggeva “615mila maiali in meno in Italia grazie alle importazioni gli antibiotici dalla Germania”, “1 mozzarella su 4 è senza latte”, “Il falso prosciutto italiano ha fatto perdere il 10% dei posti di lavoro”, “Basta inganni scegli l’Italia”, “Subito l’etichetta per succhi di frutta, salumi, formaggi e mozzarelle”, “Il falso Made in Italy uccide l’Italia”, “Fuori i nomi di chi fa i formaggi con caseine e cagliate”. Dalla stalla al salumiere - spiega la Coldiretti - trovano occupazione 105mila persone tra allevamento, trasformazione, trasporto e distribuzione, ora in pericolo.


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Insieme alle stalle e agli allevatori, a rischio di estinzione c’è una buona parte del patrimonio enogastronomico nazionale con i prelibati prodotti della norcineria nazionale dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma, la cui produzione è calata del 10 per cento dall’inizio della crisi nel 2008. La chiusura forzata degli allevamenti è stata provocata dall’impossibilità di coprire i costi di produzione per i bassi prezzi provocati dalle importazioni dall’estero di carne di scarsa qualità per ottenere prosciutti da “spacciare” come Made in Italy per la mancanza dell'obbligo di indicare in modo chiaro in etichetta la provenienza. “In Italia due prosciutti su tre oggi provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania e Spagna senza che questo venga evidenziato chiaramente in etichetta”, ha denunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che si tratta di “un inganno per i consumatori e un danno per gli allevatori italiani impegnati a rispettare rigidi disciplinari di produzione per realizzare carne di altissima qualità che non ha nulla a che fare con quella importata dove per l’alimentazione dei maiali si usano spesso sottoprodotti”. Sul mercato - sostiene la Coldiretti - è facile acquistare prosciutti contrassegnati dal tricolore, con nomi accattivanti come prosciutto nostrano o di montagna, che in realtà non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Una situazione favorita dall’inerzia dell’Unione Europea che, nonostante gli allarmi sanitari, non intende ancora estendere con un regolamento l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della carne di maiale impiegata nei salumi, al pari di quanto è stato fatto con quella bovina dopo l’emergenza mucca pazza. Gli allevatori della Coldiretti mettono sotto accusa anche gli insostenibili squilibri nella distribuzione del valore dalla stalla alla tavola: per ogni 100 euro spesi dai cittadini in salumi ben 48 euro restano in tasca alla distribuzione commerciale, 22,5 al trasformatore industriale, 11 al macellatore e solo 18,5 euro all'allevatore. In altre parole - spiega la Coldiretti - mentre in media all'allevatore i maiali allevati sono pagati circa 1,4 euro al chilo, il consumatore spende oltre 23 euro al chilo per il prosciutto Dop. Una forbice troppo larga che danneggia cittadini e allevatori italiani costretti a chiudere le stalle. In Italia nel 2013 sono allevati - conclude la Coldiretti - meno di 8,7 milioni di maiali (erano 9,3 milioni nel 2012) destinati per il 70 per cento alla produzione dei 36 salumi che hanno ottenuto dall'Unione Europea il riconoscimento di denominazione di origine (Dop/Igp). Il settore della produzione di salumi e carne di maiale in Italia, dalla stalla alla distribuzione, vale 20 miliardi.


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MADE IN ITALY: IN 1 PIATTO SU 3 CI SONO SOLO INGREDIENTI STRANIERI Contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, all’insaputa dei consumatori e a danno delle aziende agricole. E’ quanto emerge dal dossier presentato dalla Coldiretti nell’ambito della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” per difendere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere per essere spacciate come italiane. “Il flusso ininterrotto di prodotti agricoli che ogni giorno dall’estero attraversano le frontiere serve a riempiere barattoli, scatole e bottiglie da vendere sul mercato come Made in Italy”, denuncia il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere”. La presenza di ingredienti stranieri nei prodotti alimentari realizzati in Italia è dovuta alla ricerca sul mercato mondiale di materie prime di minor qualità pur di risparmiare, dal concentrato di pomodoro cinese all’olio di oliva tunisino, dal riso vietnamita al miele cinese, offerte spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che rischiano di avere un impatto sulla salute. L’Italia conquista il primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3 per cento) che sono risultati peraltro inferiori di cinque volte a quelli della media europea (1,5 per cento di irregolarità) e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9 per cento di irregolarità), secondo una analisi Coldiretti sulla base dei dati Efsa. Peraltro l’80 per cento degli allarmi alimentari è stato provocato da prodotti a basso costo provenienti da Paesi fuori dall’Unione Europea e a salire sul podio sono stati nell’ordine la Cina, l’India e la Turchia ma a seguire anche Usa. Spagna ,Thailandia, Polonia e Brasile. Si tratta di Paesi che alimentano un forte flusso di importazioni verso l’Italia.

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In Italia arriva dall’estero un quantitativo di agrumi freschi pari al 14 per cento della produzione nazionale a cui si aggiungono oltre 300mila quintali di succhi concentrati che finiscono nelle bevande all’insaputa dei consumatori perché in etichetta - sottolinea la Coldiretti - viene indicato solo il luogo di confezionamento. La maggioranza del succo di arancia consumato in Europa, poi, proviene dal Brasile sotto forma di concentrato al quale viene aggiunta acqua una volta arrivato nello stabilimento di produzione, a differenza di quanto avviene per la spremuta. Nel pomodoro da industria l’Italia importa semilavorati industriali prevalentemente da Cina e Stati Uniti pari a circa il 20 per cento della propria produzione. Ad arrivare in Italia è soprattutto concentrato in fusti da oltre 200 chili che vengono svuotati per confezionare il pomodoro in barattoli e vasetti da distribuire al consumo nel nostro Paese e all’estero senza alcuna indicazione sulla reale provenienza in etichetta. Il risultato sono i bassi prezzi pagati agli agricoltori e il crollo del raccolto che nel 2013 è risultato essere il piu’ scarso degli ultimi dieci anni, secondo le analisi della Coldiretti. In Italia, inoltre, sono stati consumati 2,05 milioni di tonnellate di latte a lunga conservazione ma di questi solo mezzo milione è di provenienza italiana mentre il resto è stato semplicemente confezionato in Itala o addirittura e arrivato già confezionato, con un impatto negativo sul lavoro e sull’economia del paese. Ma ad essere importati – riferisce la Coldiretti - sono anche semilavorati come le cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre all’insaputa del consumatore formaggi di fatto senza latte. Il falso Made in Italy colpisce anche i formaggi piu’ tipici con la crescita esponenziale delle importazioni di similgrana dall’estero (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia) per un quantitativo stimato in 83 milioni di chili che fanno concorrenza sleale a Grana Padano e Parmigiano Reggiano o Trentingrana ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione.


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Dal latte alla carne, dall’olio al pomodoro, è invasione dall’estero

In Italia, inoltre, sono stati consumati 2,05 milioni di tonnellate di latte a lunga conservazione ma di questi solo mezzo milione è di provenienza italiana mentre il resto è stato semplicemente confezionato in Itala o addirittura e arrivato già confezionato, con un impatto negativo sul lavoro e sull’economia del paese. Ma ad essere importati – riferisce la Coldiretti - sono anche semilavorati come le cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre all’insaputa del consumatore formaggi di fatto senza latte. Il falso Made in Italy colpisce anche i formaggi piu’ tipici con la crescita esponenziale delle importazioni di similgrana dall’estero (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia) per un quantitativo stimato in 83 milioni di chili che fanno concorrenza sleale a Grana Padano e Parmigiano Reggiano o Trentingrana ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione. L’Italia è anche il piu’ grande importatore mondiale di olio di oliva nonostante una produzione nazionale di alta qualità che raggiunge quota 480mila tonnellate, secondo la Coldiretti. Le importazioni di olio dell’Italia superano la produzione nazionale e sono rappresentate per il 30 per cento da prodotti ottenuti da procedimenti di estrazione non naturali (olio di sansa, olio lampante e olio raffinato) destinati alla lavorazione industriale in Italia. In pratica la qualità del nostro olio - sostiene la Coldiretti viene “contaminata” dalle importazioni e in media la metà dell’olio di oliva consumato in Italia proviene da olive straniere, ma l’etichetta di provenienza che per questo prodotto è obbligatoria risulta di fatto non leggibile perché scritta in caratteri minuscoli posizionati nel retro della bottiglia mentre si fa largo uso di immagini e nomi che richiamano all’italianità. Solo nell’ultimo anno sono scomparsi in Italia 615mila maiali “sfrattati” dalle importazioni di carne dall’estero per realizzare falsi salumi italiani di bassa qualità, con il concreto rischio di estinzione per i prelibati prodotti della norcineria nazionale, dal culatello di Zibello alla coppa piacentina, dal prosciutto di San Daniele a quello di Parma. La chiusura forzata degli allevamenti è stata causata dall’impossibilità di coprire i costi di produzione per i bassi prezzi provocati dalle importazioni dall’estero di carne di bassa qualità per ottenere prosciutti da “spacciare” come Made in Italy per la mancanza dell'obbligo di indicare in modo chiaro in etichetta la provenienza. In Italia nel 2012 sono state importate 57 milioni di cosce di maiali dall’estero destinate ad essere stagionate o cotte per essere servite come prosciutto italiano, a fronte di una produzione nazionale di 24,5 milioni. Gli allevatori della Coldiretti mettono sotto accusa anche gli insostenibili squilibri nella distribuzione del valore dalla stalla alla tavola: per ogni 100 euro spesi dai cittadini in salumi ben 48 euro restano in tasca alla distribuzione commerciale, 22,5 al trasformatore industriale, 11 al macellatore e solo 18,5 euro all'allevatore. Attualmente in Italia l'obbligo di indicare la provenienza è in vigore per carne bovina (dopo l’emergenza mucca pazza), pollo (dopo l’emergenza aviaria), ortofrutta fresca, uova, miele, latte fresco, passata di pomodoro, extravergine di oliva, ma ancora molto resta da fare e l’etichetta è anonima per circa la metà della spesa dalla pasta ai succhi di frutta, dal latte a lunga conservazione ai formaggi, dalla carne di maiale ai salumi fino al concentrato di pomodoro e ai sughi pronti.

“In un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato – conclude il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - il valore aggiunto della trasparenza e dare completa attuazione alle leggi nazionale e comunitaria che prevedono l’obbligo di indicare in etichetta l’origine degli alimenti. Ma è necessario che sia anche resa trasparente l’indicazione dei flussi commerciali con l’indicazione delle aziende che importano materie prime dall’estero, venga bloccato ogni finanziamento pubblico alle aziende che non valorizzano il vero Made in Italy dal campo alla tavola e diventi operativa la legge che vieta pratiche di commercio sleale, tali da permettere di pagare agli allevatori e agli agricoltori meno di quanto essi spendono per produrre”.


“Battaglia di Natale”: scegli l’Italia

IL 63% DEGLI ITALIANI SCEGLIE MADE IN ITALY A NATALE, MA L’ETICHETTA INGANNA Piu’ di sei italiani su dieci (63 per cento) vogliono acquistate prodotti Made in Italy per Natale per aiutare l’economia nazionale o garantire maggiori opportunità di lavoro in una difficile momento di difficoltà, che sta portando alla chiusura di molte imprese e alla perdita di occupazione, ma questo non è possibile perché le etichette ingannano. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti, sulla base dei dati Deloitte, presentata in occasione della mobilitazione “La battaglia di Natale: scegli l’Italia” con decine di migliaia di allevatori e agricoltori davanti al Parlamento, alla frontiera del Brennero e nella Food Valley italiana a Reggio Emilia, dove si è svolta una manifestazione per salvare il vero prosciutto italiano, assunto a simbolo della difesa del Made in Italy nei confronti delle imitazioni provenienti dall’estero.

La newsle er di Coldire

Cremona - Anno VIII

“Dalle scelte di acquisto in queste festività di Natale dipende la sopravvivenza di moltissime imprese, ma per oltre la metà della spesa l’etichetta mente e indica solamente il luogo di confezionamento o ultima lavorazione dei prodotti alimentari in vendita. Accade cosi che i consumatori sono ingannati e non possono fare scelte di acquisto consapevoli”, ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Pensando di sostenere la vita e il lavoro nelle campagne italiane in un difficile momento di crisi si finisce così senza saperlo - sostiene la Coldiretti - con il mettere nel carrello succhi di frutta con le arance dal Brasile, mozzarelle e formaggi con il latte della Lituania, pasta fatta con grano del Canada o dell’Ucraina, sughi pronti con concentrato di pomodoro cinese o salami e prosciutti fatti in realtà con carne proveniente dalla Germania o dal Belgio che vengono “spacciati”.come italiani e fanno concorrenza sleale alle nostre produzioni. Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali riguardano - riferisce la Coldiretti - due prosciutti su tre venduti come italiani, ma provenienti da maiali allevati all'estero, ma anche tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro che sono stranieri senza indicazione in etichetta, oltre un terzo della pasta ottenuta da grano che non è stato coltivato in Italia all'insaputa dei consumatori, e la metà delle mozzarelle che sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere. Il consiglio della Coldiretti per Natale è quello di acquistare prodotti a denominazione di origine (Dop) o direttamente nelle aziende, nelle botteghe o nei mercati degli agricoltori di Campagna Amica, ma anche nella grande distribuzione i prodotti dove viene indicato esplicitamente 100 per 100 italiano anche con il marchio valoriale FAI (Firmato agricoltori italiani). Il risultato drammatico è che solo nell’ultimo anno - sottolinea la Coldiretti – hanno chiuso in Italia 32.500 stalle ed aziende agricole e sono stati persi 36mila occupati nelle campagne, con impatti devastanti sulla sicurezza alimentare ed ambientale. Una situazione che danneggia i consumatori e gli agricoltori ed allevatori italiani che sono impegnati nella produzione di alimenti di qualità da primato a livello comunitario sulla base di precisi disciplinari. A sostegno della mobilitazione della Coldiretti si sono espresse moltissime istituzioni a tutti i livelli con ordini del giorno presentati nei Comuni, nelle Province e nelle Regioni, ma anche numerose interrogazioni parlamentari da parte di rappresentanti di tutti gli schieramenti per chiedere l’attuazione della norma per obbligare ad indicare in etichetta la reale provenienza degli alimenti ma anche per “assicurare l’accessibilità delle informazioni e dei dati sulle importazioni e sui relativi controlli” per fare chiarezza sulle ditte che lavorano prodotti stranieri da “spacciare” come nazionali. Si chiede anche un sostegno all’attività di controllo sulle importazioni svolta dalla Forestale e uno stop deciso ai finanziamenti pubblici ad imprese per attività contrastanti con la tutela e la valorizzazione dei prodotti e delle imprese nazionali, anche con una verifica sulla operatività dell’Istituto di Sviluppo Agroalimentare (ISA Spa), la finanziaria che ha come socio unico il Ministero delle Politiche Agricole.


“Battaglia di Natale”: scegli l’Italia

I CIBI CON L'ETICHETTA CON L'ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI Cibi con l'indicazione di provenienza

E quelli senza

Carne di pollo e derivati Carne bovina Frutta e verdura fresche Uova

Pasta Carne di maiale e salumi Carne di coniglio Frutta e verdura trasformata

Miele Passata di pomodoro Latte fresco

Derivati del pomodoro diversi da passata Formaggi Derivati dei cereali (pane, pasta)

Pesce Extravergine di oliva

Carne di pecora e agnello Latte a lunga conservazione Concentrato di pomodoro e sughi pronti

Fonte: Elaborazioni Coldiretti

LE IMPORTAZIONI DEL FALSO MADE IN ITALY DALL’ESTERO 57,2 milioni di cosce di maiale per prosciutti 1,5 miliardi di litri di latte 500 milioni di chili di olio di oliva 5,7 miliardi di chili di grano per fare pane e pasta 30 milioni di chili di concentrato di agrumi per fare succhi di frutta e bevande Fonte: Elaborazioni Coldiretti


W L’AGRICOLTURA - COLDIRETTI CREMONA INFORMA

Pagina 16

“COMUNICARE IN PUBBLICO” Prosegue, con grande partecipazione ed entusiasmo, il corso rivolto ai giovani imprenditori e alle imprenditrici agricole. Ecco il calendario dei prossimi incontri presso l’Agriturismo “Ca’ De’ Alemanni”

SABATO 7 DICEMBRE - do .sa Ghisi Stefania (9.00 – 13.00) ASCOLTARE L’ascolto a vo - Empa a e sintonizzazione La ricezione partecipa va Team coaching – esercitazioni

LUNEDI’ 9 DICEMBRE - do .sa Nova Annalisa (9.00 – 13.00 e 14.00 – 18.00) IMPARARE A FAR PARTE DI UN GRUPPO

Giovani Impresa

La mo vazione: cos’è, a cosa serve e come farla Lavorare in team La negoziazione emo va Convincere per vincere nella vita e ne lavoro Imparare ad essere carisma ci Amare il proprio lavoro: la passione in quello che si fa è tu o


Pagina 17

ANNO VIII -

NUMERO

45

Giovani Impresa


W L’AGRICOLTURA - COLDIRETTI CREMONA INFORMA

Unità di misura

CREMONA

MILANO

MANTOVA

BOLOGNA

4 dicembre

3 dicembre

5 dicembre

5 dicembre

FRUMENTO Tenero buono mercan le

Tonn.

194-201

216-217

202-206

204-209

GRANOTURCO Ibrido naz. 14% u.

Tonn.

179-180

191-192

178-181

182-186

SEMI DI SOIA Nazionale

Tonn.

n.q.

444-449

437-440

ORZO NAZ. P. spec. 55-60 P. spec. 66-68

Tonn.

185-191 193-197

n.q. 214-216

(Fino a 65) 213-217 (Fino a 70) 218-223

CEREALI MINORI

Tonn.

CRUSCA alla rinfusa

Tonn.

FIENO Maggengo Agostano

Tonn.

PAGLIA press. (rotoballe)

Tonn.

Unità di misura

PRODOTTO

MERCATI AGGIORNATI 06.12.2013

Pagina 18

PRODOTTO

Tri cale n.q. Sorgo 200-202 169-171

154-155

(62/64) 211-215 Sorgo: 191-195

158-161

133-168 Fieno di erba medica 209-224

Medica fienata 2° t. in campo 180-190

105-120

101-108

Paglia di frumento (rotoballe) 75-80

CREMONA 4 dicembre

MILANO 2 dicembre

MANTOVA 5 dicembre

165-185 loie o 165-185

(58/60) 203-205

151-152

MODENA 2 dicembre

SUINI la onzoli locali

15 kg

3,720

3,710

3,710

3,740

SUINI la onzoli locali

25 kg

2,680

2,660

2,600

2,640

SUINI la onzoli locali

30 kg

2,400

2,350

2,260

2,300

SUINI la onzoli locali

40 kg

1,980

1,930

1,870

1,910

SUINI da macello

156 kg

(da 145 a 160 kg) 1,480

n.q.

n.q.

(da 144 a 156 kg) 1,512

SUINI da macello

176 kg

(da 160 a 180 kg) 1,550

n.q.

n.q.

(da 156 a 176 kg) 1,575

SUINI da macello

Oltre

(oltre 180 kg) 1,510

n.q.

n.q.

(da 176 a 180 kg) 1,556

176 kg


ANNO VIII -

Pagina 19

Unità di misura

PRODOTTO

CREMONA 5dicembre

NUMERO

45

MONTICHIARI 6 dicembre

MANTOVA 5 dicembre

MODENA 2 dicembre

VACCHE FRIS. 1° qualità (p.v.)

Kg

P.v. 0,90-1,06 P.m. 2,05-2,30

0,80-1,00

Da macello 0,93-1,03

VACCHE FRIS. 2° qualità (p.v.)

Kg

P.v. 0,65-0,70 P.m. 1,55-1,75

0,60-0,70

0,71-0,81

VACCHE FRIS. 3° qualità (p.v.)

Kg

P.v. 0,39-0,49 P.m. 1,00-1,20

0,30-0,40

0,47-0,57

MANZE sco one 24 mesi

Kg

P.m. 2,20-2,70

1,10-1,20

1,31-1,48

Vitelloni femm. da macello pez. nere (450-500) P.v. 1,40-1,55 P.m. 2,70-3,00

50-60 Kg

0,80-0,90

(1° q. 56/60 kg) 0,90-0,90

(da 46 a 55 kg) 1,10-1,30

(45-55 kg) 1,25-1,50

VITELLI balio4 Pie blu belga (p.v.)

50-60 Kg

3,00-4,00

3,00-4,00

3,40-4,00

(pregiate 70 kg) 3,79-4,38

PRODOTTO

Unità di misura

CREMONA 4 dicembre

MILANO 2 dicembre

MANTOVA 5 dicembre

MODENA 2 dicembre

BURRO pastorizzato

Kg

3,75

Pastorizzato 3,30 Centrifuga 3,85

3,00

Zangolato di creme per burrificazione 2,70

PROVOLONE VALP. Fino a 3 mesi

Kg

(dolce) 5,45-5,60

5,40-5,55

n.q.

PROVOLONE VALP. Oltre 3 mesi

Kg

(piccante) 5,65-5,90

5,60-5,85

n.q.

PARMIGIANO REG. 12 mesi 8,90-9,35

GRANA scelto stagionato 9 mesi

Kg

7,35-7,55

7,10-7,35

7,40-7,60

PARMIGIANO REG. 24 mesi 10,30-10,70

GRANA scelto stag. 12-15 mesi

Kg

7,90-8,10

8,00-8,65

8,30-8,50

PARMIGIANO REG. 30 mesi 11,65-12,50

VITELLI balio Frisona (p.v.)

CUN SUINI - PREZZI CIRCUITO TUTELATO (o obre 2013 - dicembre 2013) CATEGORIA

QUOTAZIONE 03.10.2013 Dal 7.10.13 al 11.10.13

QUOTAZIONE QUOTAZ. 10.10.2013 17.10 e 24.10.13 Dal 14.10.13 al 18.10.13

Dal 21.10.13 al 25.10.13

QUOTAZ. QUOTAZ. 31.10 e 7.11.13 14.11.13 Dal 18.11 al 22.11

QUOTAZ. 21.11.13

QUOTAZ. 28.11 e 5.12

Dal 25.11 al 29.11

2.12 a 6.12 9.12 a 13.12

144/152 kg

1,487

1,385

1,390

Non rilevato

1,360

1,440

1,490

152/160 kg

1,517

1,415

1,420

Non rilevato

1,390

1,470

1,520

160/176 kg

1,577

1,475

1,480

Non rilevato

1,450

1,530

1,580


www.cremona.coldire4.it il sito di Coldire4 Cremona Ricordiamo che tu gli appuntamen promossi da Coldire Cremona vengono puntualmente comunica anche a raverso il nostro sito, all’indirizzo www.cremona.coldire .it. In par colare, per gli avvisi e gli appuntamen rivol agli imprenditori agricoli, c’è lo spazio “avvisi alle imprese”. Il sito è rivolto agli imprenditori agricoli e a tu i ci adini a en ai temi della difesa e valorizzazione dell’agricoltura e alimentazione made in Italy, alla promozione del territorio, alla tutela dell’ambiente. Sul sito sono presen i comunica stampa diffusi da Coldire Cremona, i nostri video, le pagine dedicate ai servizi garan dai vari uffici, tu e le inizia ve sul territorio, accanto a una serie di link e di indirizzi u li. E’ inoltre possibile sfogliare tu i numeri del Col vatore Cremonese, il periodico di Coldire Cremona, della nostra newsle er se manale W l’agricoltura e di tu e le pubblicazioni e guide edite da Coldire Cremona.

TUTTE le SETTIMANE l’AGRICOLTURA è in TV

Segnaliamo a tu i le ori che W l’Agricoltura, la trasmissione dedicata al vero Made in Italy a cura di Coldire Cremona, va in onda ogni se mana, su Telecolor e Primarete. Appuntamento tu4 i giovedì alle ore 19.50 (subito dopo il tg) e in replica la domenica, ore 13 circa, su Telecolor.

W l’Agricoltura -coldiretti cremona informa Vi dà appuntamento alla prossima settimana


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