Essere Impresa Dicembre 2013

Page 1

06 • DICEMBRE 2013 Anno 03 - Direttore Responsabile Roberto Faggiotto - Mensile di informazione tecnica, economica, sindacale - Forlì, viale Oriani, 1 - Aut. Tribunale di Forlì n. 548 del 24/11/78 Tariffa R.O.C.: “Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Commerciale Business Forlì n. 66/2009”

Inaugurato il Temporary Shop Dal 12 dicembre lo store di Confartigianato Forlì offre alle imprese associate l’opportunità di un punto vendita a ridosso del centro, nei locali di Stazione Vittoria, in viale Matteotti. Una chance di aumentare la propria visibilità, sia per le aziende del territorio, che possono ampliare il proprio bacino di clienti, sia le imprese forlivesi, che usufruiscono di un’ulteriore vetrina. Un nuovo negozio che illumina le vie del centro cittadino, un segnale di ottimismo per le realtà artigiane che, malgrado la crisi continuano a realizzare nuovi prodotti, frutto della loro abilità e creatività.

in evidenza L’EDITORIALE: il segretario Roberto Faggiotto interviene sulla vicenda centro storico, tornata alla ribalta sulla stampa locale, in queste ultime settimane. A pagina 2 VITA ASSOCIATIVA: Confartigianato ha realizzato il primo forum sul credito. Un confronto con i principali istituti bancari del territorio per dar vita a un linguaggio comune. Da pagina 4 a pagina 5 IL NOTIZIARIO TECNICO: nell’inserto centrale gli appro-

fondimenti in materia di consulenza fiscale con le novità sull’imposta di registro; del lavoro, sul Decreto Carrozza; i chiarimenti sugli assegni bancari postdatati e gli eventuali rischi per le imprese. Da pagina 13 a pagina 19 I MOVIMENTI: Anap plaude ai controlli a tappeto promossi dai NAS sulle strutture protette; Donne Impresa commenta i dati sull’occupazione femminile; il Gruppo Giovani Imprenditori ha incontrato gli studenti dell’ITIS Marconi per promuovere il contest ABC. Da pagina 20 a pagina 25


associazione editoriale Centro storico

Un’emergenza da risolvere • di Roberto Faggiotto

A

seguito dei contributi apparsi sulla stampa in merito alla situazione sempre più grave del centro storico e ai provvedimenti che potrebbero dare ossigeno a un’area della città che ha subito pesantemente gli effetti della crisi, desideriamo esprimere la posizione di Confartigianato Forlì Federimprese. Pur certi che i problemi che affliggono il centro città siano altri e con radici ben più profonde di un’eventuale apertura alle automobili delle aree attualmente interdette alla circolazione, siamo altresì convinti che la proposta avanzata delle associazioni del commercio non sia da considerarsi estemporanea, ma di carattere emergenziale, per porre un freno alla lenta agonia delle vie del centro. La questione, ovviamente, non si lega soltanto alla crisi del commercio, tuttavia le chiusure di importanti attività commerciali, in grado di vivacizzare il cuore cittadino, oggi fanno sì che, quella che un tempo era l’area più dinamica di Forlì, rischi di morire, riducendosi unicamente a sede di istituti bancari e poco altro. Siamo consapevoli che occorrano politiche strutturali e di largo respiro, in grado di riportare famiglie e attività di servizio ad animare le vie del centro, come ribadiamo ormai da anni e siamo altresì consci che molte siano le azioni ancora da intraprendere. Le attività di Forlì del Cuore sono un primo segnale che va in questa direzione, ma non ancora sufficienti a rendere attrattive Piazza Saffi e le aree circostanti. Non vogliamo innescare o fomentare una polemica, poiché le contrapposizioni in questo momento sarebbero quanto mai improduttive, proponiamo invece un confronto di idee che possa sfociare in una proposta percorribile che, rapidamente, possa dare una prima risposta all’emergenza centro storico, in attesa di politiche strutturali realmente efficaci, ma che, sicuramente, richiederebbero tempi troppo lunghi, che Forlì non può più attendere. Senza dimenticare che, di fronte a una situazione così pressante è sì urgente un intervento rapido, ma che non impegni ingenti risorse economiche, al momento indisponibili, sia da parte dell’amministrazione comunale, sia da parte di tutti gli altri soggetti in causa.

ORGANO UFFICIALE DI STAMPA DI CONFARTIGIANATO FORLÌ FEDERIMPRESE Anno III • n. 06 DICEMBRE 2013 redazione@confartigianato.fo.it www.confartigianato.fo.it

2 • dicembre 2013 • • • essere impresa

Viale Oriani, 1

Direttore Responsabile Roberto Faggiotto

tel 0543 452811 • fax 0543 452852

Redazione Roberta Zoli

Reg. Naz. Stampa 06185 del 17/2/98 - ROC 5252

Fotocomposizione e Stampa Litocartotecnica Citienne srl Forlì Tel. 0543 480580 • www.citienne.com

Autorizzazione Tribunale di Forlì n. 548 del 24/11/1978 Tariffa R.O.C: “Poste Italiane Spa Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, Commerciale Business Forlì n. 66/2009

Il prezzo di abbonamento al periodico è pari a 6 € ed è compreso nella quota associativa. La quota associativa non è divisibile. La dichiarazione viene effettuata ai fini postali.


il commento associazione

È ora di fare

S

e anche il Ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, dichiara che il momento non è propizio per inviare a tutti i lavoratori italiani lo stato dei loro versamenti all’INPS, le preoccupazioni su quel che ci aspetta non possono che aumentare. Avere un’idea dell’importo della pensione futura è fondamentale: potremmo decidere di aderire a un fondo pensione, di accantonare maggiori risparmi, di lavorare più a lungo, insomma, di pianificare per evitare di trovarci, ormai vecchi, con un misero assegno mensile che non ci permette di condurre una vita decente. Il Ministro afferma che questa scelta è motivata dal fatto che gli Italiani non capirebbero quanto inviato loro. Forse Giovannini crede che sia più semplice visitare il sito dell’INPS per fare una simulazione? L’eccesso di burocrazia ci costa 2 punti di PIL, siamo i primi in Europa per il debito delle PA e per tempi di pagamento delle stesse alle imprese (170 giorni): l’esito dell’indagine Doing Business 2013 che pone l’Italia all’ultimo posto fra i Paesi avanzati per quanto riguarda l’efficienza dei rapporti fra Pubblica Amministrazione e Imprese non ci coglie di sorpresa. Dal 2008 c’è stato un crollo verticale nel numero di imprese dell’artigianato, commercio e agricoltura: - 345.000. Quando un lavoratore autonomo cessa l’attività, non dispone di alcuna misura di sostegno al reddito: non c’è indennità di disoccupazione, mobilità o cassa integrazione. I problemi di oggi sono gli stessi di vent’anni fa, ma incancreniti e i tentativi di alleggerire i costi della politica vengono sistematicamente vanificati. Basti pensare al limite di 11.100 euro, posto dal governo Monti, allo stipendio dei consiglieri regionali. È stato sufficiente abbassare la componente tassata, elevando quella non tassata (i rimborsi a forfait) per ottenere addirittura una remunerazione più consistente, al netto delle tasse. In questi momenti è sin troppo facile lasciarsi andare al furore e alla protesta scomposta verso le istituzioni dello Stato, tanta è la sofferenza di chi è già allo stremo. Non esiste una soluzione semplice per problemi complessi, così come la rabbia e la ricerca di capri espiatori non aiutano a costruire una via d’uscita. Letta parla di “un nuovo inizio” per non fare precipitare il Paese di nuovo nel baratro, ma quel “fare” che è stato il suo leit-motiv per sei mesi non può più essere rimandato. Smantellare i privilegi che bloccano la libera iniziativa e il merito individuale, alleggerire il peso dell’inefficienza politica, finanziata dalle tasse pagate dagli Italiani, questo è quel che chiedono gli imprenditori. Occorre agire in fretta, si vive scomodi, preoccupati, con un orizzonte grigio scuro piuttosto sgradevole, il rischio che la crisi economica si trasformi in crisi morale è concreto. essere impresa • • • dicembre 2013 • 3


economia & lavoro Banche e imprese

Rinsaldare il dialogo per favorire la ripresa

I

l 19 dicembre è stato realizzato il primo forum sul rapporto banche e imprese promosso da Confartigianato; un confronto con Banca di Forlì, Cariromagna, Credito di Romagna e Unicredit per affrontare alcuni degli snodi chiave di una relazione che, soprattutto in questi ultimi mesi, ha evidenziato numerose criticità. Per avviare un’approfondita riflessione sul tema, nello scorso mese di maggio Confartigianato di Forlì ha avviato un’indagine fra i propri associati, con l’invio di una serie di domande sul tema “Voi e la banca”. La raccolta dei questionari, debitamente compilati è stata ultimata nel mese di ottobre e i dati emersi sono stati presentati ai principali istituti di credito operanti nel forlivese, nel corso del forum, proprio per avviare un percorso che consenta di migliorare la relazione. Obiettivo dell’Associazione è, infatti, la creazione di un legame ancora più saldo col sistema bancario, per favorire il dialogo con le imprese, che hanno necessità di rivolgersi al mondo del credito. Confartigianato mira a diffondere la cultura d’impresa e, al contempo, far sì che le aziende non siano valutate unicamente in base a rigidi indicatori statistici, che non tengono in considerazione le idee e i progetti imprenditoriali da finanziare. Come emerso chiaramente negli ultimi mesi la relazione banche-imprese non è soddisfacente e, di fatto, vede uscire perdenti tutti i soggetti coinvolti; gli imprenditori, che non ottengono credito e le banche, che vedono aumentare le sofferenze. Spiega il segretario di Confartigianato Forlì, Roberto Faggiotto “l’indagine condotta è il primo progetto, rivolto principalmente al sistema bancario, predisposto da Collabora, il servizio di consulenza creditizia, fiscale e finanziaria dell’As4 • dicembre 2013 • • • essere impresa

sociazione. Presentare dati reali, vivi, frutto di un’indagine su un campione rappresentativo di associati può fornire un quadro dal quale partire per avviare una riflessione comune, per migliorare la relazione tra banche e imprese.” L’idea di promuovere un forum con i rappresentanti di Cariromagna, Unicredit, Banca di Forlì e Credito di Romagna nasce proprio dalla volontà di Collabora di fungere da trait d’union tra soggetti che ancora faticano a trovare un linguaggio comune. Chiarisce Mauro Collina, responsabile credito di Confartigianato, “le aziende devono conoscere più approfonditamente le dinamiche che sono alla base della decisione di concedere o meno finanziamenti, allo stesso tempo gli istituti di credito devono uscire dalla visione parziale offerta unicamente dal rating, un dato freddo che non tiene conto delle garanzie immateriali. Confartigianato mira a essere un punto di contatto tra i due soggetti per riuscire a superare le criticità legate a una cattiva comunicazione tra le parti.” Un ruolo di mediazione frutto del rapporto fiduciario esistente tra i protagonisti della relazione, con l’Associazione sempre più spesso coinvolta nell’azione di tutoraggio delle aziende nel dialogo con i referenti delle banche. Il presidente Giorgio Grazioso ricorda “il razionamento del credito, causato dal livello insostenibile delle sofferenze e dalla presenza di una disciplina normativa sempre più stringente, risulta ancor più grave visto dal nostro osservatorio. Il credito intermediato da Confin srl, l’agenzia in attività finanziaria di Confartigianato Forlì è diminuito di una percentuale vicina al 20%, rispetto alla fine del mese di novembre dello scorso anno.” Nello specifico, le richieste vengono inoltrate principalmente per garantire i fidi a breve (c/c, sbf e anticipo fatture) 42,51%, liquidità/consolidamento passività 22,48%. Del restante 35,01% per investimenti, solo il 23,21% è destinato all’acquisto di beni strumentali per l’esercizio dell’attività caratteristica d’impresa, l’11,8% va infatti a finanziare impianti di produzione energia elettrica da fonti rinnovabili ed è quindi legato a un business di sicuro interesse, ma strettamente legato a temporanei incentivi statali. Fra i dati emersi dall’indagine, alcuni meritano approfondite riflessioni. Per esempio, ben il 21% Continua a pagina 5 • • •


economia & lavoro

I dati emersi

L’

indagine “Voi e la banca” è stata realizzata attraverso l’invio di un questionario a tutte le imprese socie, restituito correttamente compilato dal 14% delle stesse. Dieci semplici quesiti, volti a indagare come le aziende locali si relazionino con gli istituti di credito. Dall’elaborazione dei dati è emerso che il 26% delle imprese partecipanti all’indagine ha in corso un unico rapporto di conto corrente bancario, il 53% ne ha fino a 3, mentre il 21% opera con cinque o più banche. Il 23% del campione ritiene che la qualità della relazione non sia in linea con uno standard accettabile, il 41% sufficiente, il 36% buono-ottimo. Sono stati poi evidenziati eventuali cambiamenti nel rapporto: il 40% non ha rilevato variazioni, mentre il 60% ha risposto di aver notato differenze rispetto all’anno precedente. I cambiamenti attengono all’aumento dei costi (36% dei casi), richiesta di maggiori garanzie (23%), riduzione delle linee di credito esistenti (18%), rifiuto nel concedere nuove linee di credito (11%), mancato rinnovo di linee esistenti (10%). Gli imprenditori vorrebbe-

• • • Segue da pagina 4

Rinsaldare il dialogo per favorire la ripresa del campione oggetto d’analisi opera con cinque banche o più. Il pluriaffidamento offre anche alle piccole e micro imprese l’opportunità di accedere al credito presso più banche; un elemento positivo anche ai fini

ro chiedere alle banche una riduzione dei costi e delle commissioni (30%), una riduzione dei tassi sugli interessi passivi (19%), la concessione di nuovo credito (14%), l’estensione delle linee di credito (13%), più chiarezza nel rapporto contrattuale (13%), nonché una maggiore assistenza e consulenza (10%). Altro nodo indagato è il grado di informazione che gli imprenditori hanno in merito alle dinamiche bancarie. È stato, infatti, chiesto quali siano, secondo la propria esperienza, gli elementi dell’impresa sui quali le banche porrebbero maggiore attenzione: solidità patrimoniale per il 34%, reddito prodotto nel 28%, garanzie prestate per il 27%, informazioni su operatività e

progetti aziendali per l’11%. Dall’indagine è emerso come il 47% del campione ignori il proprio rating. Gli imprenditori poi vorrebbero approfondire la conoscenza di specifici aspetti bancari quali tassi e condizioni (34%), modalità utilizzate dalle banche nella valutazione dell’azienda (27%), corretto utilizzo delle linee di credito (20%) e modalità di accesso al credito (19%). Le imprese, che costituiscono il campione in esame, sono rappresentative dei principali settori merceologici, in particolare l’edilizia costituisce il 18% degli aderenti al progetto e, assieme ad altri settori del comparto casa, raggiunge il 30%, mentre il 10% è composto da metalmeccanica e trasporti.

della concorrenzialità del mercato del credito. Non va tuttavia sottovalutato che questa libertà ha un rovescio della medaglia: qualora gli istituti bancari contemporaneamente chiedano il rientro del credito erogato, l’azienda rischia di trovarsi a mal partito, nell’incapacità di restituire quanto finanziato.

delle imprese delle dinamiche alla base delle decisioni delle banche: un campione significativo ammette di ignorare il proprio rating, obiettivo di Confartigianato è di diffondere la conoscenza degli elementi basilari del rapporto con il sistema bancario, anche attraverso percorsi formativi ad hoc, il primo dei quali organizzato per il prossimo mese di gennaio.

Altro punto evidenziato attiene alla comprensione da parte

essere impresa • • • dicembre 2013 • 5


economia & lavoro a cura di Mauro Collina

Lezioni d’inglese per la BCE

P

roprio nel momento in cui il sistema produttivo avrebbe necessità del maggiore sostegno, i prestiti alle aziende registrano un calo che in ottobre ha raggiunto il record negativo del 4,9%. La risposta al bisogno di credito delle piccole e medie imprese è la vera chiave di volta per la ripresa ed è proprio su questo tema che si stanno valutando numerose iniziative. Da un lato si cercano strumenti alternativi di finanziamento per diminuire la dipendenza delle aziende dalle banche, ma crowdfunding, minibond, private equity, sembrano destinati a realtà imprenditoriali che per caratteristiche organizzative e dimensionali appaiono lontane dal tessuto economico locale. Dall’altro si guarda con attenzione al probabile nuovo piano di rifinanziamento (LTRO: long term refinancing operation) della Banca Centrale Europea. Probabile, perché forse non è la manovra che serve, visti i risultati precedenti di dicembre 2011 e febbraio 2012. Ben pochi di quei 1.040 miliardi, prestati dalla BCE alle banche europee al tasso irrisorio dell’1%, sono finiti a portar linfa all’economia reale, la maggior parte è stata utilizzata dalle banche per acquistare titoli di Stato. Un’ulteriore iniezione di liquidità rischia di fare la stessa fine, visto che gli istituti di credito non avrebbero alcun incentivo a prestare soldi a im-

prese e famiglie. Nel Regno Unito nel giugno 2012 hanno messo in atto una manovra denominata FLS (fundling for lending scheme) che ha lo scopo di accrescere la disponibilità di credito riducendo allo stesso tempo i tassi d’interesse. Il meccanismo funziona in questo modo: la Banca d’Inghilterra presta soldi a condizioni agevolate alle banche britanniche e alle società attive nel settore dell’edilizia abitativa e immobiliare. Più soldi verranno da queste prestati a imprese e famiglie, maggiori saranno i finanziamenti che potranno ottenere dalla Banca d’Inghilterra (linked to their lending performance). Dopo una partenza stentata, a distanza di un anno e mezzo la manovra sta producendo buoni risultati, e il Pil della Gran Bretagna, trainato proprio dalla ripartenza di quel mercato immobiliare che da noi arranca, si appresta a chiudere in crescita del 1,5%, in controtendenza rispetto a quello degli altri Paesi UE. Speriamo che gli sforzi in atto per creare una vigilanza unica e per concordare una modalità di liquidazione delle banche insolventi non distolgano la BCE dallo studio approfondito del modello inglese di FLS, ci auguriamo infatti che nei prossimi mesi ne possa nascere una versione opportunamente modificata per rispondere alle particolarità dell’Eurozona.

UFFICIO CREDITO CONFARTIGIANATO Presso i nostri uffici troverete gli strumenti necessari per la gestione finanziaria della vostra impresa. In particolare ci occupiamo di: ➽ Analisi dei flussi finanziari aziendali ➽ Richiesta finanziamenti a tassi estremamente convenienti, attraverso l’utilizzo di garanzie previste dal FONDO EUROPEO PER GLI INVESTIMENTI e dal FONDO REGIONALE DI CO-GARANZIA. ➽ In convenzione con Unifidi è possibile ottenere finanziamenti a medio/lungo termine per investimenti, liquidità e consolidamento dei debiti, così come anche garanzie su linee di credito a breve (fido di c/c, SBF, e anticipo fatture) e su leasing, ➽ Condizioni bancarie vantaggiose, con la possibilità di controllare sia i tassi “dare” (scoperto di c/c, portafoglio sbf, anticipo fatture) sia i costi fissi (spese di chiusura, RI-BA, sconto e incasso SBF, giorni di valuta per assegni ed effetti, ecc.), ➽ Richiesta di agevolazioni all’impresa. ➽ In accordo con Fraer Leasing SpA siamo in grado di proporre soluzioni diversificate per l’acquisizione di beni strumentali (autovetture, veicoli commerciali, camion/rimorchi, macchine utensili, macchine operatrici, macchine da cantiere, immobili). Per informazioni contattare l’ufficio credito di zona Tel. 0543/452811 - Fax 0543/452843 - e-mail: credito@confartigianato.fo.it

6 • dicembre 2013 • • • essere impresa

Emilia Romagna


associazione

essere impresa • • • dicembre 2013 • 7


associazione Dal 12 dicembre il temporary shop di Confartigianato è aperto al pubblico

Una vetrina gratuita nel cuore di Forlì per le imprese associate

È

stato inaugurato mercoledì 11 dicembre il Temporary Shop di Confartigianato Forlì, ideato dalla direzione regionale dell’Associazione, con il contributo della Regione Emilia Romagna e collocato nei locali di Stazione Vittoria in viale Matteotti, adiacente agli uffici dell’associazione. Dal 12 dicembre lo store è dunque aperto ai clienti dal lunedì al sabato dalle ore 9 alle ore 12,30 e dalle ore 16 alle ore 19,30, chiuso il giovedì pomeriggio, con apertura domenicale dalle 16 alle ore 19,30. Come spiegato dal presidente Giorgio Grazioso durante la cerimonia d’apertura “il Temporary Shop di Confartigianato è la vetrina degli associati, nei locali dell’Associazione, nei quali si offre alle aziende un ulteriore punto vendita per un periodo non inferiore alle tre settimane.” L’idea del temporary store non è nuova, ma di sicuro innovativa per il nostro territorio, tanto che quello di Confartigianato Forlì è il primo locale interamente dedicato all’artigianato e ai prodotti fatti a mano. Il Temporary Shop di Confartigianato Forlì è un

8 • dicembre 2013 • • • essere impresa

vero e proprio negozio, nel quale espongono nove aziende contemporaneamente, per vendere, presentare e o persino lanciare nuovi prodotti. Il presidente ha evidenziato la tipicità del Temporary Shop “il visitatore viene accolto da un locale nel quale la scelta degli espositori è frutto di una selezione, un percorso armonico, nel quale il cliente ha quasi la sensazione di essere di fronte a unico produttore.” Senza dimenticare che le piccole realtà imprenditoriali che vivacizzano il territorio, attraverso lo store, avranno l’opportunità di conoscere altre aziende per creare sinergie e creare reti

che favoriscano le vendite, sviluppando future aggregazioni e di reti d’impresa. Un progetto pensato per supportare gli associati che vorranno esporre, vendere, proporre idee innovative, artistiche e per far apprezzare la propria unicità. Il Temporary Shop rimarrà aperto per i prossimi due anni, prevedendo l’alternarsi di aziende appartenenti a settori merceologici diversi, per dare l’opportunità ai cittadini di conoscere i vari comparti dell’artigianato in un’ottica di valorizzazione di tutte le produzioni: da quelle tradizionali alle più originali. Continua a pagina 9 • • •


associazione

Temporary shop: quali le modalità operative

L’

ultima tendenza in fatto di vendita retail sono i temporary shop: i negozi a tempo per lanciare un nuovo prodotto, offrire visibilità alle proprie collezioni o promuoversi nel settore dei servizi e sono un’opportunità unica nel settore del commercio. Le aziende, che vogliono usufruire degli spazi di Stazione Vittoria, possono presentare la propria candidatura contattando la referente del progetto Fabiola Foschi al numero 0543 452844.

La calendarizzazione delle presenze all’interno degli spazi espositivi è strutturata per offrire la massima visibilità a ogni impresa, anche in base ai diversi periodi e alle festività dell’anno. Dal 12 dicembre e fino al 6 gennaio la struttura sarà animata dalle aziende:

❖ Le Cornici snc di Fiumana e C. - Forlì ❖ La Stanza di Ofelia - Forlì ❖ L.A.F. Lab. Art. - Forlì ❖ Domitilla di Tassani Donatella - Forlì ❖ Siboni Federica - Forlì ❖ Perini Graziella - Modigliana ❖ Abbraccio Verde - Modigliana ❖ Forno Colombina - Modigliana ❖ Mobili Emmebi snc - Predappio • • • Segue da pagina 8

Una vetrina gratuita nel cuore di Forlì per le imprese associate Il segretario Roberto Faggiotto ha ricordato che l’apertura del Temporary Shop è una nuova luce che si apre sul centro cittadino. Adiacente a numerosi parcheggi a lunga sosta, la vetrina di Stazione Vittoria è un accompagnamento verso le vie del centro. Ogni nuova realtà inaugurata a Forlì è

un’occasione per rilanciare il centro storico, purtroppo sempre più in difficoltà, nonostante l’impegno di tutti gli esercenti attivi nell’area. Il progetto di Confartigianato è un segnale, frutto della volontà degli imprenditori di non arrendersi alla crisi e alla lenta emorragia che sta svuotando il cuore della città a vantaggio dei centri commerciali, punti d’attrazione importanti per la nostra città, ma, di certo, privi del fascino delle vie storiche forlivesi. essere impresa • • • dicembre 2013 • 9


associazione Contestualmente all’inaugurazione del Temporary Shop

Accese le luci della rotonda: Confartigianato Forlì illumina le feste

L

a rotonda di Confartigianato Forlì, in piazzale Indipendenza è stata addobbata per le feste, decorata con una serie di abeti e illuminata da luci, che armonizzano la caratteristica stele decorativa installata dall’Associazione. La prima accensione è stata realizzata contestualmente all’inaugurazione del Temporary Shop, lo scorso 11 dicembre per valorizzare l’area a ridosso del centro, creando un’area suggestiva, in tono col clima natalizio. Il segretario Roberto Faggiotto, in oc-

casione dell’accensione dell’impianto ha ricordato la volontà di Confartigianato di fare un dono alla città “nonostante le difficoltà economiche del periodo, dalle quali oggi nessuno è immune, c’è da parte dell’associazione la voglia di dare un segnale positivo, di speranza e di fiducia nel futuro. Senza dimenticare che, assieme alla vetrina del nuovo store, l’illuminazione della rotonda contribuisce a creare un circuito del bello di avvicinamento al centro città.”

SCHEDA DI ADESIONE TEMPORARY SHOP Cognome e Nome / Intestazione Ditta .......................................................................………………………………………………… Indirizzo / Sede Impresa ................................................................................................………………………………………………… Comune di residenza ......................................................................................................………………………………………………… E-MAIL ……………………………………………………………………………………………………………………………………………………… TEL. ..................................................................................

FAX ........................................…………………………………………....

Persona di riferimento ....................................................................................................………………………………………………… Associata Confartigianato dal .......................................................................................………………………………………………… Descrizione prodotti / servizi da esporre ...................................................................………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………………………………………………………………

Nello spirito di corretta applicazione delle norme vigenti, ai sensi della Legge 196/2003 La informiamo che i dati personali in nostro possesso saranno trattati attraverso strumenti idonei a garantire la riservatezza nel rispetto delle norme di sicurezza previste dalla predetta legge.

DATA

................................................................................................

TIMBRO E FIRMA...................…………………………………………....

10 • dicembre 2013 • • • essere impresa


associazione Nuova indagine di Confartigianato

Come sarebbe l’Italia senza artigiani?

S

e domattina, d’improvviso, l’Italia fosse senza i suoi 1.416.847 imprenditori artigiani? È la domanda che provocatoriamente pone l’ufficio studi di Confartigianato. L’impatto sulla popolazione sarebbe, tutto sommato, abbastanza contenuto: il 2,4% in meno. Ma gli effetti sarebbero quelli di uno tsunami sull’economia e sulle condizioni di benessere di cittadini e famiglie. Il valore aggiunto in Italia diminuirebbe dell’11,9% - peggio dell’effetto delle due recessioni 2008-2009 e 2012-2013; il ‘buco di Pil’ sarebbe equivalente a quanto prodotto dalle economie di Veneto e Trentino Alto Adige messe insieme. Il numero dei disoccupati aumenterebbe del 47,3%, e il tasso di disoccupazione passerebbe dal 12,0% al 18,8%. Il made in Italy perderebbe un apporto del 9,1%, equivalente alle esportazioni di Toscana e Umbria messe insieme. Rimarrebbero 23.681.000 proprietari di immobili senza artigiani dell’edilizia e dell’installazione di impianti che costruiscono e intervengano per la manutenzione. In Italia rimarrebbero inanimati 1.054 impianti ad energia eolica e 478.331 impianti fotovoltaici senza una adeguata installazione e manutenzione di artigiani della filiera delle rinnovabili. Nei magazzini delle imprese di produzione e alle porte di negozi e uffici rimarrebbero 1,2 miliardi di tonnellate di merci che non verrebbero più gestite dalle imprese artigiane di autotrasporto. Vi sarebbero 19.391.000 famiglie

che possiedono almeno un’automobile e, nel complesso, un parco di 43,5 milioni di veicoli circolanti senza autoriparatori artigiani a cui rivolgersi per manutenzione e assistenza. Nel nostro Paese rimarrebbero 23.573.000 di famiglie che possiedono una lavatrice senza riparatori di elettrodomestici in caso di malfunzionamento degli apparecchi. E lo stesso per qualsiasi oggetto elettronico che fa parte del nostro quotidiano. Senza dimenticare che non rimarrebbe nessun acconciatore ed estetista. Un disastro della qualità per i 27.547.000 italiani che mangiano dolci almeno qualche volta alla settimana e che vedrebbero sparire pasticcerie, cioccolaterie e gelaterie artigiane. Per i 15.364.000 italiani che non pranzano in casa nessun panificio o rosticceria con prodotti artigianali a disposizione. Per i 59 milioni di italiani che rimangono, dopo la sparizione degli artigiani, sarà ancora possibile, vestirsi, arredare la casa e fare un regalo ma sparirà la qualità e la perizia degli artigiani.

Operazione approvata dalla Provincia di Forlì – Cesena con Determina Dirigenziale n. 57692/564 del 15/03/2013. L’operazione è stata approvata dalla Provincia, e cofinanziata dal Fondo Sociale Europeo -Asse I adattabilità DM 80%

INNOVAZIONE, RETI DI IMPRESA E SVILUPPO DELL’IMPRENDITORIALITÀ PERIODO DI SVOLGIMENTO 2013 / 2014 Riservato a titolari e dipendenti di imprese del settore privato, iscritte alla CCIAA e precisamente imprenditori, responsabili d’impresa, dirigenti, e figure chiave per l’impresa che operano nell’area gestione amministrativo contabile con ruoli di responsabilità e coordinamento. Si darà priorità nella misura del 60% a titolari e manager di piccole e medie imprese e 25% a donne e stranieri. Non è prevista nessuna quota cash a carico dell’azienda. Il contributo aziendale previsto sarà valorizzato in base al mancato reddito. Al termine di ciascun corso verrà rilasciato un attestato di frequenza. • LA GESTIONE FINANZIARIA D’IMPRESA

DURATA: 16 ore d’aula e 6 ore in autoapprendimento

• L’ACCESSO AL CREDITO

DURATA: 24 ore d’aula e 10 ore in autoapprendimento

Per informazioni e/o prenotazioni rivolgersi a UFFICIO FORMAZIONE CONTINUA: FORMart – Viale Italia 47, 47122 Forlì (FC) - Tel. 0543 / 20.200 - Fax 0543 / 21.840 - info.forli@formart.it - www.formart.it

essere impresa • • • dicembre 2013 • 11


12 • dicembre 2013 • • • essere impresa


notiziario tecnico

Consulenza fiscale • a cura di Roberto Mambelli Dal 1 gennaio 2014 aumento dell’imposta di registro Nel decreto “Istruzione”, pubblicato il 12 settembre 2013 in Gazzetta Ufficiale, tra le norme in materia di “Istruzione, università e ricerca”, si dispone anche l’aumento dell’ammontare delle imposte fisse di registro, ipotecaria e catastale: a partire dal 1° gennaio 2014, esse saranno dovute nella misura di 200 euro e non più di 168 euro. Il nuovo ammontare delle imposte fisse (di registro, ipotecaria e catastale) ha effetto per:  gli atti giudiziari pubblicati o emanati dal 1° gennaio 2014;  gli atti pubblici formati dal 1° gennaio 2014;  le donazioni fatte dal 1° gennaio 2014;  le scritture private autenticate dal 1° gennaio 2014;  le scritture private non autenticate presentate per la registrazione dal 1° gennaio 2014;  le denunce (di contratti verbali) presentate per la registrazione dal 1° gennaio 2014;  le formalità di trascrizione e di rinnovazione eseguite a decorrere dal 1° gennaio 2014;  le domande di annotazione presentate a decorrere dal 1° gennaio 2014. Inoltre dal 1° gennaio 2014 gli atti posti in essere per effettuare gli adempimenti presso il catasto e i registri immobiliari sono esenti dall’imposta di bollo, dai tributi speciali catastali e dalle tasse ipotecarie Si ricorda, inoltre, che dalla medesima data, en-

trerà in vigore la riforma della tassazione immobiliare disposta dall’art. 10 del DLgs. 23/2011 (decreto sul “Federalismo Municipale”). Tale norma ha previsto che, a partire dal 1° gennaio 2014 per i trasferimenti immobiliari da privati si applicheranno due sole aliquote:  2%, se il trasferimento ha per oggetto case di abitazione (ad eccezione di quelle accatastate in A1, A8 o A9) in presenza delle condizioni per l’agevolazione prima casa (con un minimo di 1.000 euro);  9%, in tutti gli altri casi. Il DL “istruzione” introduce un’ulteriore novità, stabilendo che, in relazione agli atti che applicheranno il registro al 2% o al 9%, saranno comunque dovute le imposte ipotecaria e catastale nella misura fissa di 50 euro ciascuna.

Beni in godimento ai soci e finanziamenti alle imprese nel 2012 Con il comunicato stampa dell’Agenzia delle Entrate del 06 dicembre 2013 viene di fatto concessa la proroga del termine ultimo entro cui trasmettere la comunicazione all’Anagrafe tributaria dei beni concessi in godimento a soci o a familiari dell’imprenditore e dei finanziamenti e capitalizzazioni effettuati da soci o familiari nei confronti dell’impresa; l’adempimento previsto con scadenza fissata per giovedì 12 dicembre sarà ritenuto validamente effettuato se eseguito entro il 31 gennaio 2014. L’obbligo riguarda tutti gli imprenditori, sia individuali sia collettivi, e consiste Continua a pagina 14 • • •

essere impresa • • • dicembre 2013 • 13


notiziario tecnico • • • Segue da pagina 13

nel comunicare i dati anagrafici dei soci o dei familiari dell’imprenditore che hanno ricevuto in godimento i beni dell’impresa, nel caso in cui vi sia una differenza tra il corrispettivo annuo per il godimento del bene e il valore di mercato del diritto di godimento. Non devono essere oggetto di segnalazione: i beni inclusi nella categoria “altro” di valore non superiore a 3mila euro al netto dell’Iva; i beni concessi in godimento agli amministratori; i beni concessi in godimento al socio dipendente o lavoratore autonomo, che costituiscono fringe benefit; i beni concessi in godimento all’imprenditore individuale; i beni di società e di enti privati di tipo associativo che svolgono attività commerciale, concessi in godimento a enti non commerciali soci, che li utilizzano per fini esclusivamente istituzionali; gli alloggi delle cooperative edilizie di abitazione a proprietà indivisa concessi ai propri soci; i beni ad uso pubblico per i quali è prevista l’integrale deducibilità dei costi, nonostante l’utilizzo privatistico riconosciuto per legge. In alternativa, la comunicazione può essere effettuata dai soci o familiari dell’imprenditore che ricevono i beni. Lo stesso modello va utilizzato anche per segnalare i finanziamenti d’impresa o le capitalizzazioni da parte di soci o familiari, di valore almeno pari a 3.600 euro.

Equitalia in 120 rate È stato firmato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale (n. 262 dell’8 novembre) il tanto atteso decreto del MEF (del 6 novembre 2013) che attua il provvedimento contenuto nel Decreto Fare (art. 52) per la rateazione dei debiti Equitalia. D’ora in poi sarà possibile fruire di una dilazione delle somme iscritte a ruolo con rateizzazione spalmata anche in 10 anni e quindi fino a 120 rate. Il pagamento dei debiti presso Equitalia in 120 rate (il decreto modifica l’art. 19, D.P.R. n. 602/1973, l’art. 52, comma 1, lettera a), D.L. n. 69/2013) è condizionato alla grave e comprovata difficoltà economica del debitore tale da impedire di estinguere il debito secondo un il piano di ammortamento ordinario. Per determinare quando si ha diritto alla rateazione straordinaria il decreto stabilisce due criteri:  Per cittadini e imprenditori in regime semplificato l’importo della rata Equitalia che non si è in grado di pagare deve superare il 20% del reddito mensile del proprio nucleo familiare, da documentare attraverso l’ISEE;  Per altre imprese: il rapporto tra cifra della rata e valore della produzione deve essere superiore al 10% e l’indice di liquidità compreso tra 0,50 e 1. Le circostanze esterne che determinato il requisito del beneficio dovranno essere attestate attraverso un’istanza motivata rivolta all’agente della riscossione (art. 3 del decreto).

Piani di rateazione Nel decreto sono presenti delle tabelle utili a stabilire di quanto è possibile allungare la rateizzazione.

14 • dicembre 2013 • • • essere impresa

La nuova normativa ha previsto 4 diversi piani di rateazione Equitalia:  ordinaria in 72 rate;  in proroga ordinario da 72 rate;  straordinario con 120 rate;  in proroga con rate da estinguere in 10 anni. La decadenza della rateazione con dilazione straordinaria decade automaticamente in caso di mancato pagamento di 8 rate, anche non consecutive.

Omaggi natalizi Agli effetti dell’IVA, per le cessioni gratuite di beni a scopo promozionale occorre distinguere: 1) i beni la cui produzione o il cui commercio rientra nell’attività propria dell’impresa; 2) i beni la cui produzione o il cui commercio non rientra nell’attività propria dell’impresa; 3 i campioni gratuiti di modico valore appositamente contrassegnati. Tuttavia, è opportuno rammentare che l’IVA afferente gli acquisti di beni e servizi che costituiscono spese di rappresentanza non è ammessa in detrazione, a meno che non si tratti di beni di costo unitario non superiore a euro 25,82. Infatti, la qualificazione di una determinata spesa tra quelle di rappresentanza produce effetti anche sul trattamento fiscale delle cessioni gratuite di beni, posto che tali operazioni si considerano “non soggette” ad IVA quando hanno per oggetto beni acquistati senza poter detrarre la relativa imposta.

Spese di rappresentanza Secondo la C.M. n. 188/E del 16 luglio 1998, Risposta n. 2, IVA: a) gli acquisti di beni destinati ad esse ceduti gratuitamente, la cui produzione o il cui commercio rientra nell’attività propria dell’impresa, non costituiscono spese di rappresentanza e le relative cessioni gratuite devono essere assoggettate ad imposta; b) gli acquisti di beni destinati a essere ceduti gratuitamente, la cui produzione o il cui commercio non rientra nell’attività propria dell’impresa, costituiscono sempre spese di rappresentanza con conseguente indetraibilità dell’IVA a monte (ad esclusione dei beni di costo unitario non superiore a euro 25,82).

Beni rientranti nell’attività propria dell’impresa La cessione gratuita di beni la cui produzione o il cui commercio rientra nell’attività propria dell’impresa è considerata operazioni rilevante ai fini IVA e, quindi, è assimilata ad una vendita (art. 2, comma 2, n. 4), del Dpr n. 633/1972). L’imposta si applica sul valore normale del bene, costituito “dal prezzo di acquisto o, in mancanza, dal prezzo di costo dei beni o di beni Continua a pagina 15 • • •


notiziario tecnico • • • Segue da pagina 14

simili, determinati nel momento in cui si effettuano tali operazioni” (art. 13, comma 2, lett. c), Dpr n. 633/1972). L’IVA assolta sull’acquisto o l’importazione del bene è detraibile. Quando il bene viene consegnato al destinatario (cliente) il soggetto passivo non è obbligato ad esercitare la rivalsa del tributo (art. 18, terzo comma, Dpr n.633/1972). In tal caso, però, l’IVA da versare all’Erario costituisce un costo che non è deducibile ai fini delle imposte sui redditi. Per le operazioni in esame il contribuente deve osservare le ordinarie regole contabili (emissione di scontrino od i fattura); invece della fattura l’operazione può essere documentata con autofattura ovvero annotando l’operazione nel c.d. “registro degli omaggi”.

Consulenza del lavoro • a cura di Susi Silvani Rateazione dei debiti per contributi e premi: nuova disciplina Ove il datore di lavoro si trovi, per ragioni estranee alla propria responsabilità, in una com­provata e grave situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica, può richiedere una rateazione dei propri debiti per contributi e premi fino a 120 rate mensili.

Beni non rientranti nell’attività propria dell’impresa Le cessioni gratuite di beni la cui produzione o il cui commercio non rientra nell’attività propria dell’impresa non si considerano soggette da IVA, se di costo unitario non superiore a euro 25,82. Sull’acquisto di detti beni l’imposta è, comunque, ammessa in detrazione (art. 19-bis1, lett. h), Dpr n. 633/1972). Le cessioni gratuite di beni la cui produzione o il cui commercio non rientra nell’attività propria dell’impresa, di costo unitario superiore a euro 25,82, si considerano, in via di principio, soggette ad IVA. Tuttavia, se all’atto dell’acquisto l’IVA non viene detratta, in quanto “spese di rappresentanza”, la successiva cessione gratuita è esclusa da IVA.

Campioni gratuiti di modico valore Non sono considerate cessioni di beni “le cessioni di campioni gratuiti di modico valore appositamente contrassegnati” (art. 2, comma 3, lett. d), Dpr n. 633/1972). Sull’acquisto di detti beni l’imposta è, comunque, ammessa in detrazione. I “campioni gratuiti” sono prodotti oggetto dell’attività propria dell’impresa che vengono ceduti gratuitamente per promuovere il bene, al fine di migliorarne la conoscenza e la diffusione presso gli utilizzatori, attuali e potenziali.

Ris. n. 83/E del 3 aprile 2003  I campioni gratuiti devono essere contrassegnati in maniera indelebile (e non, ad esempio, da una semplice etichetta autoadesiva). Il contrassegno può essere apposto mediante lacerazione, perforazione, marcatura indelebile e visibile o qualsiasi altro procedimento idoneo.  Per la definizione di “modico valore” deve farsi riferimento agli usi commerciali, restando in ogni caso esclusi dall’agevolazione i beni di valore significativo.  I campioni non devono essere necessariamente beni di dimensioni o di valore inferiori ai beni commercializzati dall’impresa, ma possono essere anche degli esemplari di detti beni.

Richiesta di rateazione All’atto della richiesta di un piano di rateazione, il debitore può alternativamente:  chiedere un piano di rateazione ordinario, fino ad un massimo di 72 rate, in caso di tempora­nea situazione di obiettiva difficoltà;  chiedere un piano di rateazione straordinario, fino ad un massimo di 120 rate, in caso di comprovata e grave situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica, per ragioni estranee alla propria responsabilità. All’atto della richiesta di proroga (sia di un piano di rateazione ordinario che di un piano di rateazione straordinario) il debitore può alternativamente:  chiedere un piano di rateazione in proroga ordinario, fino ad un massimo di 72 rate, in caso di comprovato peggioramento della temporanea situazione di obiettiva difficoltà;  chiedere un piano di rateazione in proroga straordinario, fino ad un massimo di 120 rate, in caso di comprovata e grave situazione di difficoltà legata alla congiuntura economica, per ragioni estranee alla propria responsabilità. 1) Il mancato accoglimento della richiesta di un piano di rateazione straordinario non preclude la pos­sibilità di richiedere ed ottenere un piano di rateazione ordinario, anche in proroga. 2) I piani di rateazione ordinari e i piani di rateazione in proroga ordinari già accordati, possono, su richiesta del debitore e in presenza delle condizioni necessarie per accedervi, essere aumentati fino a 120 rate.

Condizioni Per la richiesta dei piani straordinari il debitore è tenuto ad attestare con istanza motivata, da produrre Continua a pagina 16 • • • essere impresa • • • dicembre 2013 • 15


notiziario tecnico • • • Segue da pagina 15

all’agente della riscossione, che la propria comprovata e grave situazione di difficoltà è indipendente dalla propria volontà e legata alla congiuntura eco­nomica. L’agente della riscossione concede i piani straordinari al verificarsi delle seguenti condizioni:  accertata impossibilità per il debitore di eseguire il pagamento del credito secondo un piano ordinario;  solvibilità dello stesso debitore, valutata in relazione al piano di rateazione concedibile.

Crediti nei confronti della Pubbliche Amministrazioni e rilascio del DURC Gli Istituti previdenziali e le Casse edili sono tenute al rilascio del DURC, anche in presenza di debiti contributivi, a condizione che il soggetto richiedente abbia ottenuto la certificazione di uno o più crediti nei confronti della Pubbliche Amministrazioni (PA). I crediti in questione devono essere: - vantati nei confronti delle amministrazioni statali, degli enti pubblici nazionali, delle Regioni, degli enti locali e degli enti del Servizio Sanitario Nazionale;  certi, liquidi ed esigibili;  di importo almeno pari agli oneri contributivi accertati e non ancora versati da parte del soggetto titolare. Se il DURC è richiesto d’ufficio da parte di una Pubbliche Amministrazioni, il soggetto interessato deve dichiarare di vantare crediti nei confronti della Pubbliche Amministrazioni, di aver ottenuto la certificazione tramite Piattaforma informatica, e che conseguentemente il DURC dovrà essere acquisito “ex art. 13 bis, comma 5, D.L. n. 52/2012”. Gli Istituti previdenziali e le Casse edili, ai fini del rilascio del DURC, possono verificare, per mezzo della predetta Piattaforma, l’esistenza di tali certificazioni di credito. Analogo procedimento trova applicazione nell’ipotesi di richiesta di DURC effettuata diretta­mente dall’interessato. Il DURC rilasciato dagli Istituti e/o dalle Casse edili contiene esplicitamente i seguenti ele­menti:  dicitura di emissione “ex art. 13 bis, comma 5, D.L. n. 52/2012”;  importo dei debiti contributivi/assicurativi, con indicazione dell’Istituto e/o della Cassa nei cui confronti sussistono i debiti stessi nonché il loro ammontare complessivo;  gli estremi della/delle certificazioni comunicate al momento della richiesta del DURC, con indicazione di ciascun importo nonché dell’ammontare complessivo;  eventuale data del pagamento dei crediti vantati nei confronti delle Pubbliche Amministrazioni.

16 • dicembre 2013 • • • essere impresa

La certificazione può essere esibita direttamente agli Istituti e/o Casse edili, fino alla scadenza del termine assegnato al titolare del credito certificato per sanare una irregolarità contributiva. Il soggetto titolare dei crediti certificati deve comunicare gli estremi delle certificazioni di credito (amministrazione che le ha rilasciate, data di rilascio della certificazione, numero di protocollo, importo a credito disponibile, eventuale data del pagamento) ed il codice attraverso il quale potrà essere verificata la certificazione nella Piattaforma informatica. Il credito indicato nella certificazione esibita per il rilascio del DURC può validamente essere ceduto, ovvero costituire oggetto di anticipazione, solo previa estinzione del debito contributivo indi­cato sul DURC, comprovata dall’esibizione di un DURC aggiornato che attesti la reale situazione nei confronti degli Istituti previdenziali e delle Casse edili.

Conversione in legge del “Decreto Carrozza”: apprendistato, stage e alternanza scuola-lavoro La conversione in legge del c.d. “Decreto Carrozza” in materia di istruzione, università e ricerca contiene alcune norme in tema di alternanza scuolalavoro, stage e contratto di apprendistato.

Studenti universitari: apprendistato Dal 12 novembre 2013 le Università (con esclusione di quelle telematiche) possono stipulare convenzioni con singole imprese o con gruppi di imprese per realizzare progetti formativi congiunti i quali prevedano che lo studente, nell’ambito del proprio curriculum di studi, svolga un adeguato periodo di formazione presso le aziende sulla base di un contratto di apprendistato. Le convenzioni stabiliscono i corsi di studio interessati, le procedure di individuazione degli studenti in apprendistato e dei tutori, le modalità di verifica delle conoscenze acquisite durante il periodo di apprendistato e il numero dei crediti formativi riconoscibili a ciascuno studente (entro il massimo di sessanta).

Studenti della scuola secondaria di secondo grado: stage e formazione Entro il 12 gennaio 2014, sarà adottato un apposito regolamento ministeriale per implementare il sistema di alternanza scuola-lavoro, le attività di stage, di tirocinio e di didattica degli studenti dell’ultimo biennio della scuola secondaria di secondo grado. Tale regolamento definirà i diritti e doveri degli studenti in regime di alternanza scuola-lavoro, o impegnati in attività di stage, di tirocinio e di didattica in laboratorio, e le modalità di applicazione delle dispoContinua a pagina 17 • • •


notiziario tecnico • • • Segue da pagina 16

sizioni relative alla loro salute e sicurezza (nei luoghi di lavoro e nei laboratori). I percorsi di orientamento scolastico e i piani di intervento per la realizzazione di tirocini formativi in orario extracurricolare presso le imprese, altre strutture produttive di beni e servizi o enti pubblici, da adottare entro il 31 gennaio 2014, conterranno misure per:  far conoscere il valore educativo e formativo del lavoro, anche attraverso giornate di formazione in azienda, rivolte agli studenti della scuola secondaria superiore, con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali;  sostenere la diffusione dell’apprendistato di alta formazione nei percorsi degli istituti tecnici superiori (ITS), anche attraverso misure di incentivazione finanziaria. Per il triennio 2014-2016, con apposito decreto ministeriale, verrà avviato un programma sperimentale rivolto agli studenti degli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda, attraverso la stipulazione di contratti di apprendistato. Il decreto definirà la tipologia delle imprese che possono partecipare al programma, i loro requisiti, il contenuto delle convenzioni che devono essere concluse tra le istituzioni scolastiche e le imprese, i diritti degli studenti coinvolti, il numero minimo delle ore di didattica curriculare e i criteri per il riconoscimento dei crediti formativi.

ASPI e contributo aziendale di recesso in caso di licenziamento disciplinare Il lavoratore disoccupato ha diritto a percepire l’ASPI anche nelle ipotesi di licenziamento disciplinare per giustificato motivo soggettivo o per giusta causa: le cause di esclusione da tale indennità sono infatti tassative (risoluzioni consensuali e dimissioni, con eccezione delle dimissioni per giusta causa e durante il periodo di maternità) e il licenziamento disciplinare non può essere qualificato, a priori, come causa di disoccupazione “volontaria”. Conseguentemente, anche nelle ipotesi di licenziamento disciplinare il datore di lavoro è tenuto a versare il contributo di recesso, in quanto lo stesso è dovuto “per le causali che, indipendentemente dal requisito contributivo, darebbero diritto all’ASPI”.

Infortuni ai lavoratori in missione o trasferta: chiarimenti INAIL L’INAIL fornisce chiarimenti relativi alla disciplina degli infortuni occorsi al lavoratore che venga inviato a svolgere la propria attività lavorativa in un luogo differente rispetto a quello in cui essa è abitualmente prestata (ipotesi di missione e/o trasferta). Il tragitto dal luogo in cui si trova l’abitazione del lavoratore a

quello in cui, durante la missione, egli deve espletare la prestazione lavorativa, non è frutto di una libera scelta del lavoratore, ma è imposto dal datore di lavoro: ne consegue che l’infortunio occorso in tale tragitto è sicura­mente avvenuto in occasione di lavoro. Le modalità di svolgimento della missione sono infatti imposte dal datore di lavoro, con la con­seguenza che tutto ciò che accade nel corso della stessa deve essere considerato come verifi­catosi in occasione di lavoro - e pertanto indennizzabile come infortunio sul lavoro - in quanto accessorio all’attività lavorativa e alla stessa funzionalmente connesso. Si pensi, ad esempio, agli infortuni occorsi durante gli spostamenti del lavoratore per recarsi dall’albergo al luogo in cui deve essere svolta la prestazione lavorativa e viceversa, oppure all’infortunio avve­nuto nella stanza d’albergo in cui il lavoratore dimora temporaneamente a causa dalla mis­sione e/o trasferta (e quindi necessariamente connesso con l’attività lavorativa). È invece esclusa l’indennizzabilità di un infortunio occorso ad un lavoratore in missione e/o trasferta quando l’evento: a si verifica nel corso dello svolgimento di un’attività che non ha alcun legame funzionale con la prestazione lavorativa o con le esigenze lavorative dettate dal datore di lavoro; b) è riconducibile a scelte personali del lavoratore, irragionevoli e prive di alcun collega­mento con la prestazione lavorativa, tali da esporlo a un rischio determinato esclusivamente da tali scelte (rischio elettivo).

Infortuni sul lavoro rimborso di farmaci Al fine di garantire il diritto degli infortunati e tecnopatici a tutte le cure necessarie, l’INAIL può provvedere a rimborsare loro il costo dei farmaci. Il diritto in questione decorre dal 13 novembre 2012. Pertanto, le richieste di rimborso dei farmaci vengono prese in considerazione (a prescindere dalla data del verificarsi dell’evento) se:  gli assicurati richiedenti si trovavano nello stato di inabilità temporanea assoluta alla data del 13 novembre 2012;  le date della prescrizione medica del farmaco e dello scontrino fiscale (comprovante l’acquisto del farmaco stesso) ricadono in tale periodo.

Lavoro intermittente: interprete e traduttore in scuole di lingua Ai fini della stipulazione di un contratto di lavoro intermittente, la figura dell’interprete e traduttore, impiegato presso scuole o istituti di lingua, non è equiparabile a quella degli “interpreti alle dipendenze di alberghi o di agenzie di viaggio e turismo”, inserita nell’elenco dei lavori discontinui. Continua a pagina 18 • • • essere impresa • • • dicembre 2013 • 17


notiziario tecnico • • • Segue da pagina 17

Pertanto è possibile instaurare un rapporto di lavoro di natura intermittente con tale tipologia di lavoratori solo se:  essi sono in possesso dei necessari requisiti anagrafici, oppure  tale possibilità è prevista dalla disciplina collettiva di settore.

Permesso di soggiorno per attività stagionali: conversione in permesso di soggiorno per lavoro subordinato Nel caso di conversione del permesso di soggiorno per lavoro stagionale in permesso di sog­giorno per lavoro subordinato non è necessario accertare che il lavoratore stagionale sia rientrato nel Paese di origine (come invece deve avve­nire per ottenere il rilascio di un nuovo permesso per lavoro stagionale). La conversione è consentita direttamente, purché sia verificata da parte delle DTL e degli Spor­telli Unici:  la presenza dei requisiti per l’assunzione con lavoro subordinato nell’ambito delle quote di ingresso programmate;  l’effettiva assunzione in occasione del primo ingresso per lavoro stagionale (tramite il ris­contro dell’esistenza di un’idonea comunicazione obbligatoria).

Alimentazione Frutti di bosco, mantenere alta l’attenzione contro l’epatite A

stante nei mesi di giugno, luglio e agosto il numero dei casi notificati di epatite A si sia ridotto, continuano a essere registrati nuovi focolai per i quali il maggior fattore di rischio associato resta il consumo dei frutti di bosco congelati/surgelati consumati tal quali o come ingredienti di prodotti composti. Il Ministero della Salute ha quindi diffuso una propria comunicazione nella quale richiama “l’importanza di prevedere per le ditte che distribuiscono, confezionano e impiegano frutti di bosco congelati/ surgelati, l’implementazione di misure basate sul sistema HACCP, idonee a prevenire e ridurre tale rischio” e raccomanda “l’adozione di protocolli di disinfestazione degli ambienti e delle attrezzature di lavoro attivi contro il virus dell’epatite A”. Lo stesso Ministero indica inoltre nella circolare che “l’impiego di frutti di bosco congelati/surgelati previo il solo decongelamento è da ritenersi non sicuro. Particolare attenzione deve essere quindi posta, ad esempio, alle guarnizioni per dolci, yogurt, gelati e ai frullati di frutta. Si raccomanda, pertanto di utilizzare questi prodotti SOLO dopo averli portati ad ebollizione per almeno 2 minuti o di aggiungerli esclusivamente a preparazioni che saranno sottoposte ad un trattamento termico almeno equivalente”. In virtù di quanto sopra riportato preme infine segnalare che il Dipartimento di Sanità Pubblica della locale ASL, nello svolgimento della propria attività di controllo, si atterrà a quanto comunicato dal Ministero della Salute, chiedendo quindi agli operatori di fornire evidenza dell’adozione delle misure sopra richiamate. Lo stesso Dipartimento ha segnalato che la mancata attuazione delle stesse, sarà considerata come “non conformità”. Per informazioni è possibile contattare Paolo Gabelli, responsabile di categoria allo 0543 452811.

Negli ultimi mesi si è assistito nel nostro paese, a un incremento del numero dei casi di epatite virale di tipo A, correlata al consumo di frutti di bosco di provenienza estera. Provvedimenti di ritiro e di richiamo dal mercato hanno infatti interessato imprese alimentari aventi sede nel territorio nazionale che avevano commercializzato con il proprio marchio detti prodotti. Nono-

nche piccoli Ci facciamo a nde n servizio gra u i rt ri ff o er p

Piccole quantità

Qualità

Tempi rapidi

Costi contenuti

Progettazione ed elaborazione grafica • Stampa litografica e digitale di depliant, cataloghi, manualistica e materiale tecnico, commerciale e pubblicitario in genere • Cartotecnica specializzata nella produzione di buste, astucci, scatole, espositori da banco e da terra, talloncini (anche con cordoncino) e fustellati in genere.

LITOCARTOTECNICA CITIENNE • 47121 Forlì (FC) • Via Martin Luther King, 5 Tel. 0543 480580 • Fax 0543 480548 • www.citienne.com • info@citienne.com

18 • dicembre 2013 • • • essere impresa

Con il primo ordine

Gratis

l ’impostazione grafica


collabora notiziario tecnico La crisi economica (e le cattive abitudini) possono generare un effetto pericolosissimo per le imprese che dilazionano i pagamenti ai propri fornitori

Assegni bancari postdatati Tempi di crisi Le banche restringono l’accesso al credito per tutelare i propri bilanci, ignorando il ruolo istituzionale che dovrebbero ricoprire, quello di promotrici del capitale d’impresa. Lo Stato si conferma incapace di attenuare il carico fiscale che grava sui contribuenti e, anzi, ci mette del suo, annientando quel poco di certezza del diritto residua nel nostro Paese (v. recente vicenda del saldo Imu). Le imprese si aggirano sul mercato senza prospettiva, con fare incerto ed insicuro, seguendo prassi operative spesso inadatte al contesto, figlie di un passato lontano, che ne costituisce la base culturale di partenza. Nell’esperienza recente una delle scellerate “prassi” in questione, è quella di regolare i pagamenti ai propri creditori dilazionando il fatturato o posticipandolo, previa emissione di assegni bancari posdatati. Spesso l’assegno bancario viene emesso senza data e questa verrà apposta successivamente dal beneficiario. Nel 1990, tuttavia, il legislatore italiano ha abrogato la previsione di legge che sanzionava penalmente alcune fattispecie legate alla emissione di assegno bancario. La L. 15 dicembre 1990, n. 386, infatti, ha limitato le fattispecie penalmente rilevanti alle sole ipotesi di assegni emessi senza autorizzazione o senza provvista che, a loro volta, furono poi successivamente depenalizzate dal D. Lgs. 30 dicembre 1999, n. 507. Dunque oggi emettere un posdatato non è più reato e questo trae spesso in inganno gli imprenditori che sono soliti emettere più assegni in sequenza magari per saldare lo stesso debito. Proprio la l. 386/90, infatti, prevede (art. 2) che “chiunque emette un assegno bancario o postale che, presentato in tempo utile, non viene pagato in tutto o in parte per difetto di provvista è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da lire un milione a lire sei milioni”. A questa sanzione se ne aggiunge però una “accessoria” (art. 5) in quanto tale violazione comporta anche il divieto di emettere assegni bancari e postali “quando l’importo dell’assegno, ovvero di più assegni emessi in tempi ravvicinati e sulla base di una programmazione unitaria, è superiore a lire cinque milioni”. Pensiamo dunque al caso - frequentissimo in realtà - nel quale un imprenditore rilasci più assegni per un valore superiore a 2.582,28 Euro per pagare una sola fattura di un fornitore aziendale. La prima considerazione da fare è che gli assegni, benché posdatati sono sempre pagabili a vista quindi il fatto di indicare una data successiva non tutela minimamente il soggetto che rilascia il titolo, rispetto ad un tentativo di incasso anticipato dell’intera somma. La seconda considerazione è che nel momento in cui si verifica il mancato pagamento di assegni per valore superiore a quello su indicato, scatta la segnalazione alla Centrale interbancaria e con essa si rischia

la sanzione del divieto di emettere assegni con la conseguenza che gli assegni già emessi e posdatati ovvero successivamente datati al momento dell’emissione, sarebbero illegittimamente emessi ovvero emessi senza autorizzazione. A questo punto la legge prevede che chiunque trasgredisce al divieto “è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni” e, inoltre, la condanna comporta “la pubblicazione della sentenza e il divieto di emettere assegni bancari e postali per un periodo non inferiore a due anni, né superiore a cinque anni.” Sanando il difetto di provvista, pagando l’assegno con le sanzioni del caso (penale 10% ed interessi di legge) è possibile sanare la situazione (salvo reiterazioni successive) e tuttavia nel caso di crisi di liquidità questo si rivela spesso impossibile. Invitiamo i lettori ad una lettura del testo aggiornato della l. 386/90 (pochi articoli ma semplici da leggere). In definitiva, molti imprenditori ancora oggi conoscono il rischio, nefasto, di essere segnalati come cattivi pagatori nei bollettini dei protesti, ma ignorano l’esistenza della Centrale di Allarme Interbancaria che ha il compito specifico di raccogliere le segnalazioni delle banche relative ad operazioni di incasso di assegni senza provvista o senza autorizzazione. L’operato della C.A.I. è parallelo e si aggiunge al protesto dell’assegno. Completiamo questa breve disamina segnalando una pronuncia importante su questo tema da parte della Suprema Corte di Cassazione, che, con sentenza n. 9788/2011 ha confermato che “sussiste l’elemento psicologico della colpa, con conseguente impossibilità di invocare l’errore scusabile, nella condotta del procuratore di una società di capitali che abbia emesso assegni in assenza della autorizzazione della banca trattaria, a nulla rilevando che in alcuni titoli manchi la data o la stessa sia postergata, giacché in tal caso il traente assume su di sé il rischio della revoca di detta autorizzazione, al momento in cui gli assegni vengono presentati per la riscossione.” Dunque la crisi non può essere una buona scusa, purtroppo, per aggirare i limiti di legge utilizzando impropriamente strumenti come gli assegni bancari. La sanzione (e soprattutto il rischio che si corre) è decisamente superiore ai possibili vantaggi. Senza contare che il rilascio di titoli in sequenza a favore dei creditori limita e non poco la possibilità di trattare o rinegoziare gli accordi in presenza di possibili vizi o inadempimenti degli stessi. Una buona mediazione, previo consulto con professionisti competente, può agevolare soluzioni più rapide e migliori, anche in caso di crisi di liquidità. Avv. Alessandro Rocchi essere impresa • • • dicembre 2013 • 19


movimenti Anap Riforma ISEE

Attenzione puntata sulla famiglia

“P

ur apprezzando lo sforzo compiuto dal Governo per migliorare l’ISEE e pur condividendo le finalità di questo strumento, riteniamo siano due le grandi occasioni mancate dal Decreto: la difesa ‘di base’ della famiglia e il riconoscimento dell’anziano quale figura socialmente da difendere perché intrinsecamente debole e, al contempo, di inestimabile valore quando inserita nel contesto familiare”. In sintesi questo è il giudizio di Anap sul decreto di riforma dell’ISEE. La legge, che entrerà in vigore dal prossimo gennaio, è finalizzata a rendere più corretta la misurazione della condizione economica delle famiglie e a migliorare l’equità nell’accesso delle prestazioni da parte dei cittadini, garantiti dal fatto che questa valutazione avverrà secondo criteri definiti univocamente su tutto il territorio nazionale. Tra le principali novità della riforma: la considerazione di tutte le forme di reddito, comprese quelle fiscalmente esenti, delle caratteristiche dei nuclei con carichi gravosi, come le famiglie con 3 o più figli e quelle con persone con disabilità; un miglioramento della capacità selettiva dando un peso più adeguato alla componente patrimoniale; una differenziazione dell’indicatore in riferimento al tipo di prestazione richiesta; la riduzione dell’area dell’autocertificazione, consentendo di rafforzare i controlli per ridurre le situazioni di accesso indebito alle prestazioni agevolate. “Siamo d’accordo nella strutturazione che il Governo ha dato della nuova ISEE - spiegano i vertici Anap - perché introduce la possibilità di calcolare l’ISEE anche in corso d’anno nel caso di variazioni del reddito corrente superiori al 25 %; la sottrazione, dalla nozione di reddito, degli assegni di mantenimento, del costo dell’abitazione e delle spese effettuate da persone con disabilità o non autosufficienti; infine, poiché vengono aumentate le franchigie per ogni figlio successivo al secondo. Di contro - continuano - non

20 • dicembre 2013 • • • essere impresa

possiamo accettare la scelta di riproporre quelle discriminazioni categoriali fra lavoratori dipendenti e autonomi che, invece, erano rimaste fuori dalla norma del 1998. Nel nuovo testo si prevede così una franchigia per redditi da lavoro dipendente, ma nessuna per il lavoratore autonomo.”.

Residenze per anziani e disabili

Controlli a tappeto I risultati delle indagini del Ministero del Lavoro, tramite i Nas, sulle strutture per anziani e disabili sono preoccupanti. Occorre estendere le verifiche a tutte le realtà ma, per fare questo, sarebbe opportuno promuovere una legge che stabilisca l’obbligo di ispezioni periodiche e consenta che questi controlli possano essere effettuati, in aggiunta a quelli pubblici, anche da associazioni sindacali e sociali, accreditate a tale scopo, tramite personale medico di fiducia. Negli ultimi mesi sono state oltre mille le strutture controllate dai militari dei Nuclei i quali, nell’ambito delle ispezioni su tutto il territorio nazionale, hanno verificato le autorizzazioni e il rispetto delle prescrizioni, la sussistenza dei requisiti igienico sanitari e strutturali, le condizioni di degenza degli ospiti, la corretta conservazione di cibi e farmaci, nonché la regolarità delle figure professionali, quali medici e infermieri, operanti, riscontrando violazioni amministrative e penali. Per Anap, gli Enti locali competenti dovrebbero essere sensibilizzati affinché accertino la regolarità amministrativa di tutte le strutture che ospitano anziani, tenuto conto di quanto previsto dalle norme di legge in vigore e approvino dei piani per garantire la capienza di posti nelle strutture e la capacità di utilizzo da parte di chi ne ha bisogno.


Anap movimenti Allarme Ocse

A rischio povertà anziani e precari

S

econdo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), in Italia, l’adeguatezza dei redditi pensionistici potrà essere un problema per le generazioni future, e i lavoratori con carriere intermittenti, lavori precari e mal retribuiti sono più vulnerabili al rischio di povertà durante la vecchiaia. Chi entra oggi nel mercato del lavoro, precisa l’Ocse, dovrà aspettarsi una pensione più bassa rispetto agli standard attuali, con un autentico rischio povertà per i precari. E ciò è la conseguenza delle riforme delle pensioni approvate negli ultimi vent’anni. Lavorare più a lungo potrebbe aiutare a compensare parte delle riduzioni, ma, in generale, ogni anno di contributi produce benefici inferiori rispetto al

periodo precedente tali riforme. Le considerazioni dell’Ocse non sono di certo una novità. È noto che le riforme, soprattutto quella Fornero del dicembre 2011, hanno posto le premesse per la riduzione del costo previdenziale in Italia ma hanno, dall’altro canto, creato seri problemi per il futuro. Anap ha più volte sottolineato l’esigenza di favorire, anche normativamente, la previdenza integrativa e, ancor prima, di favorire il lavoro nel nostro Paese. Il discorso è molto ampio e complesso ma è bene, di fronte a segnali che ci pervengono di continuo, anche da Organizzazioni internazionali, affrontare i problemi con lungimiranza, adottando politiche di lungo respiro.

Volontariato indispensabile per supplire i tagli del pubblico

Per gli italiani il welfare non è un costo ma un investimento Migliora la percezione del Welfare nell’opinione pubblica: per il 70% degli italiani il welfare è un investimento e non è un costo. Solo per il 25% degli intervistati l’Italia non può più permettersi un sistema welfare come questo. Ma per la maggioranza si tratta di uno strumento di crescita. Dove trovare i soldi per investire nel sociale? Per il 46% degli italiani lo Stato deve recuperare le risorse dall’evasione fiscale, per il 14% dalle fondazioni bancarie. Tre, invece, sono le principali paure degli italiani: disoccupazione, pressione fiscale e precarietà lavoro. Oltre il 60% delle famiglie chiede servizi di orientamento al lavoro, mentre il 56% indica come bisogno prioritario i servizi di cura domiciliare per le persone anziane. Sempre secondo l’indagine, dal 2010 a oggi sono raddop-

piati gli italiani che si sentono poveri (passando dal 6 al 12%). Uno su quattro arriva a fine mese “con molte difficoltà”, il 68% ha paura di perdere il lavoro e solo il 3% pensa di appartenere al ceto medio, un dato che nel 2002 sfiorava il 70%. Le organizzazioni di volontariato e le cooperative sociali (68%) sono in testa alla classifica di fiducia degli italiani, distanziando di gran lunga le banche (15%), il governo (18%) e le imprese sia pubbliche siaprivate. Per il 61% degli intervistati le cooperative sociali suppliscono alle mancanze dello Stato rispetto ai temi dell’assistenza, inoltre, dall’indagine emerge l’importanza delle cooperative sociali, che di certo aumenterà in futuro a fronte di una diminuzione dei servizi pubblici gestiti dallo Stato e dalle amministrazioni locali.

essere impresa • • • dicembre 2013 • 21


movimenti giovani imprenditori L’Assemblea 2013

Avvincente confronto con gli studenti dell’ITIS Marconi

S

abato 30 novembre nell’aula Magna dell’Istituto Tecnico Industriale Statale Marconi si è tenuta l’Assemblea annuale dei Giovani Imprenditori di Confartigianato Forlì. Obiettivo della mattina di lavoro è stato avvicinare i ragazzi di quarte e quinte al mondo del lavoro, che non è solo quello dipendente, ma può essere anche l’opportunità di creare autonomamente la propria impresa. Chiarisce Paolo Gabelli coordinatore del movimento “la partecipazione delle ultime classi dell’Istituto Tecnico Industriale è solo una delle numerose attività messe in campo da Confartigianato per avvicinare le giovani generazioni al mondo dell’artigianato e del lavoro. Un impegno che l’Associazione porta avanti da diversi anni, consapevole che solo creando un legame con il mondo della scuola è possibile far conoscere ai ragazzi le opportunità del fare impresa, come alternativa a un lavoro dipendente, sempre più difficile da reperire. Mentre continua ad aumentare la percentuale di disoccupati tra i giovani under 24, stiamo assistendo a una lenta emorragia dei lavori ad alta intensità manuale presenti nell’artigianato. Un recente studio di Cgia di Mestre indica il rischio di una perdita di 385mila posti di lavoro, sia per l’assenza di ricambio generazionale, sia perché i mestieri tradizionali non sono più considerati redditizi o non hanno più mercato.” L’altissima incidenza delle tasse e una burocrazia sempre più complessa frequentemente soffocano la voglia di fare impresa. Eppure la crisi e la chiusura di grandi gruppi industriali hanno creato le condizioni affinché ci fosse un ritorno all’artigianato tradizionale, ai mestieri antichi, quelli che sono la bandiera del nostro “made in Italy” e gli allarmanti numeri

22 • dicembre 2013 • • • essere impresa

presentati nel corso dell’assemblea dal presidente della Camera di Commercio di Forlì-Cesena, Alberto Zambianchi lo confermano. Conclude Gabelli “anche dal nostro osservatorio, possiamo confermare la riscoperta dei lavori dimenticati, quelli che la produzione in serie aveva offuscato, sarebbe necessario che queste professioni ottenessero maggiore sostegno anche da parte dello Stato. Un giovane che sceglie di aprire una bottega artigiana, dovendo avviare la propria attività, rischia di non poter far fronte alle molteplici incombenze, scadenze e balzelli che la nostra legislazione impone. La crisi ha ridisegnato il sistema economico e chi governa deve esserne consapevole, adottando provvedimenti eccezionali per far fronte a una situazione straordinaria. L’artigianato, soprattutto i mestieri tradizionali, meriterebbero di essere sostenuti, non chiediamo l’abolizione delle regole, ma una maggiore sensibilità nei confronti di chi decide di portare avanti la nostra cultura dell’artigianato e del lavoro fatto ad arte.”


giovani imprenditori movimenti Nuova iniziativa dei Giovani Imprenditori

Confartigianato ABC Annual Business Contest

I

Giovani Imprenditori, da sempre sensibili al tema della diffusione della conoscenza del fare impresa tra i ragazzi delle scuole superiori, lanciano un nuovo progetto. L’idea, sicuramente avvincente, è tesa ad alimentare la cultura imprenditoriale sempre più innovativa e basata su “nuove e giovani idee” ed è rivolta all’I.T.I.S Marconi di Forlì. Chiarisce Fabrizio Giovannini, presidente del movimento (nella foto) “la scelta dell’istituto non è casuale ed è frutto della grande reattività, dinamicità e apertura espresse in passato dalla scuola, nei confronti di un altro progetto proposto dal Gruppo Giovani Imprenditori “Be:come”, giunto alla sua 7° edizione sempre partecipato dall’ITIS.” La proposta progettuale, che in accordo con l’istituto vedrà la partecipazione dei ragazzi delle classi quarte, è nata sulla falsariga delle “sfide tra classi”, tipiche dei college americani e molto vicine allo stile di vita degli studenti di oggi grazie alla diffusione attraverso film e social network, da esercitarsi tramite l’organizzazione di un “contest” sull’imprenditoria. I partecipanti - un gruppo di studenti chiamati a rappresentare ciascuno la propria classe - si sfideranno nella realizzazione di un progetto imprenditoriale di loro scelta un vero progetto, una sorta di business plan, da svilupparsi nel corso dell’anno scolastico. Il Consiglio Direttivo del Gruppo Giovani Imprenditori di Confartigianato organizzerà un percorso formativo che,

periodicamente, si concretizzerà con momenti di confronto dedicati allo sviluppo di tematiche d’impresa per trasmettere gli strumenti necessari per immaginare una vera azienda. Sempre i rappresentanti del movimento tratteranno e svilupperanno aspetti organizzativi e motivazionali più aderenti alla figura dell’imprenditore per giungere alla trattazione delle necessarie competenze tecniche utili e necessarie a dare forma all’idea imprenditoriale e quindi all’impresa. Lo stesso Consiglio Direttivo, eventualmente affiancato da un pool di persone (docenti, figure istituzionali, rappresentanti di enti, che abbiano preso parte allo sviluppo o allo svolgimento del progetto), avrà il compito di esaminare gli elaborati e decretare la classe vincitrice. Scopo di questo percorso sarà quello di stimolare menti giovani all’ipotesi di diventare concretamente imprenditori di domani, peraltro dimostrando collateralmente i benefici di essere affiancati da un struttura come quella associativa che rimarrà sempre a disposizione dei ragazzi durante lo sviluppo del progetto. Tutto questo facendo

leva sulla naturale propensione ed alla sana competizione fra i ragazzi. Spiega Giovannini “oltre all’esperienza in sé, come in tutte le competizioni che si rispettino, è previsto anche un premio, anzi, più premi. In primis, per la pura competizione e scegliendo formule innovative, sicuramente avvincenti per le giovani generazioni, è prevista l’aggiudicazione di un premio simbolico rappresentato da un trofeo che a ogni edizione, come nella formula della Coppa America di vela, sarà fisicamente spostato nella classe vincitrice; classe che, l’anno successivo, si presenterà come “defender” rispetto a tutte le altre partecipanti. È un premio simbolicamente molto importante, che riporta inciso il vincitore di ogni edizione e la cui collocazione rende visibile e chiaro a tutti con immediatezza chi sia il detentore del titolo.” Continua il presidente “ci sarà poi un premio materiale per i singoli componenti della squadra vincitrice. Senza sottovalutare il fatto che, per incentivare la nuova e giovane imprenditoria e agevolare la creazione d’impresa, riteniamo utile accordare in forma gratuita lo svolgimento di servizi associativi per un periodo di tempo ai ragazzi che, effettivamente, dopo il percorso scolastico vogliano mettere in pratica il progetto imprenditoriale da loro stessi ideato.” Obiettivo dell’Associazione è di creare una sinergia con l’Istituto scolastico, valutando anche eventuali stage post diploma presso aziende associate, per toccare con mano cosa significhi fare impresa. essere impresa • • • dicembre 2013 • 23


movimenti donne impresa

24 • dicembre 2013 • • • essere impresa


donne impresa movimenti Fare impresa al femminile

Necessario incrementare l’occupazione

M

algrado le molteplici difficoltà resiste forte la voglia di fare impresa nel nostro Paese. Il contesto nel quale operano le aziende italiane appare sempre più complesso, tanto che l’Italia si colloca al 73° posto nel rank mondiale del doing business. Numerosi sono i condizionamenti che gravano sulla nostra economia, dall’eccessivo peso della burocrazia alle innumerevoli tasse, senza sottovalutare i forti e successivi cali di domanda associati a una minore protezione del sistema degli ammortizzatori sociali, che si sono tradotti per i lavoratori autonomi in una sofferenza. Tra il secondo trimestre 2008 e quello del 2013 il lavoro indipendente è diminuito dell’8,4% a fronte di una flessione dell’occupazione dipendente del 3,5%. Eppure per alcuni segmenti del lavoro autonomo femminile si registra un andamento tutt’altro che negativo. In particolare, imprese femminili

D0189_18,2x8,6_Confartigiantao Forlì.indd 1

e studi professionali che gestiscono collaboratori e guidati da donne crescono dell’8% mentre le lavoratrici autonome senza dipendenti, nello stesso periodo, si riducono del 10,3%. In parallelo cresce anche l’occupazione femminile dipendente di 87,3 mila unità, pari a +1,2%. Nelle organizzazioni di impresa più strutturate l’occupazione rosa, sia dipendente sia indipendente, cresce. Da questa dinamica si discosta l’occupazione maschile, che presenta flessioni in tutti i profili professionali: la componente di lavoratori indipendenti con collaboratori cala del 7,8% e anche i lavoratori dipendenti si riducono del 7%. Fabiola Foschi, coordinatrice di Donne Impresa, spiega “sono dati che fanno riflettere e che indicano chiaramente che, se la partecipazione al mercato del lavoro delle donne fosse superiore l’intera economia ne beneficerebbe. Quasi una donna su due è inattiva, soprattutto al Sud, dove il tas-

so di disoccupazione femminile raggiunge il 64,4% della popolazione attiva.” Per evidenziare le potenzialità di crescita legate a una maggiore occupazione, di cui la maggiore attività delle donne adulte e non coinvolte in processi formativi è condizione essenziale, Donne Impresa ha immaginato cosa accadrebbe se il tasso di inattività femminile in Italia fosse pari a quello della regione più virtuosa. Il risultato evidenzia che l’offerta di lavoro rosa salirebbe di 717.900 unità, con un incremento del 12,2%. La crescita sarebbe più contenuta nel Nord Est (+3,7%), seguito dal Nord Ovest (+4,2%) e dal Centro (+5,1) mentre straordinario è il potenziale di crescita per il Mezzogiorno: se tutte le regioni di Sud e Isole si allineassero al più basso tasso di inattività dell’Abruzzo (31,9%) si otterrebbe una maggiore offerta di oltre mezzo milione (530.600) di donne con un incremento dell’offerta di lavoro del 35%.

essere impresa • • • dicembre12/11/13 2013 •16:46 25


categorie e mercato RC Auto

No all’obbligo del risarcimento in forma specifica La libera concorrenza nel settore RC auto è indispensabile, senza non sarebbe possibile realizzare il tanto auspicato calo delle tariffe. Le Associazioni dell’artigianato, che rappresentano 14.000 carrozzerie delle 17.000 operanti sul mercato nazionale sono coese nel ribadire il no all’obbligatorietà della “forma specifica” nel risarcimento dei danni dei veicoli incidentati, vale a dire far riparare il veicolo incidentato esclusivamente dalle officine di carrozzeria convenzionate con le assicurazioni e pagate direttamente da queste ultime. Questa ipotesi - sottolineano le Associazioni dei Carrozzieri - è agli antipodi rispetto alla liberalizzazione del mercato perché, nei fatti, si indirizzerebbero tutti gli utenti della riparazione verso le carrozzerie convenzionate, alle quali le Assicurazioni impongono condizioni contrattuali capestro. Le carrozzerie convenzionate spesso sono costrette a lavorare sotto costo, mettendo così a rischio anche la qualità della riparazione. Senza dimenticare che il provvedimento impedirebbe ai cittadini di esercitare la libera scelta di essere risarciti in denaro e di farsi riparare l’auto dall’officina di fiducia. Liberalizzare implica ampliare l’offerta, mentre il provvedimento all’esame del Governo metterebbe fuori gioco molte migliaia di carrozzerie che hanno individuato nella propria indipendenza imprenditoriale la scelta strategica di mercato. La norma proposta si muove in un grave e palese

conflitto di interesse in cui ricadono le Assicurazioni che, per legge, sono obbligate a risarcire il danno e non a occuparsi direttamente della riparazione. Con il provvedimento, si consentirebbe a chi deve risarcire il danno, quindi a chi paga la riparazione, di decidere dove, come e quanto pagare. La contraddizione è evidente, in quale economia liberista chi compra un servizio decide il prezzo e le modalità di vendita? Le Associazioni dei Carrozzieri di Confartigianato, Cna e Casartigiani, che hanno proclamato la mobilitazione della categoria e annunciano una manifestazione a Roma a fine gennaio, sollecitano l’eliminazione definitiva dell’obbligo di risarcimento in forma specifica. Le carrozzerie indipendenti non possono essere escluse dal mercato per decreto, in nome di una presunta riduzione delle tariffe Rc auto e di una finta liberalizzazione.

Una battaglia per le imprese Le Associazioni dei Carrozzieri chiedono da tempo l’eliminazione dell’obbligo del risarcimento in forma specifica dalla risoluzione Gutgeld, sottolineando come, nei fatti, impedisca agli automobilisti di esercitare la libera scelta di essere risarciti in denaro e di farsi riparare l’auto dall’officina di fiducia. L’obbligo del risarcimento in forma specifica è incostituzionale perché aggira la sentenza della Corte Costituzionale 19 giugno 2009, n. 180, col quale viene confermato che il sistema del risarcimento diretto è facoltativo e che tale sistema non può e non deve essere considerato e/o utilizzato come se fosse “obbligatorio”, quanto piuttosto quale alternativa rispetto al sistema tradizionale (risarcimento corrisposto dalla compagnia del responsabile). A dar ragione alle Associazioni di categoria dei carrozzieri è anche il decreto legge ‘CrescItalia’ varato il 24 gennaio 2012, dal quale, grazie alle battaglie delle Associazioni, è stata eliminata proprio una norma che avrebbe limitato la libertà dei cittadini e altera la concorrenza nel mercato delle riparazioni di auto. Un tentativo simile di favorire con un premio economico la riparazione in forma specifica è stato già fatto in occasione dell’approvazione della vigente legge 27/2012. In quella occasione la proposta fu di decurtare il risarcimento del danno del 30% se non si utilizzavano le carrozzerie convenzionate. Tale previsione fu poi cancellata dal testo della legge approvata, anche a seguito di una forte mobilitazione della categoria.

26 • dicembre 2013 • • • essere impresa


categorie e mercato Speranze legate agli incentivi per le ristrutturazioni

Edilizia: nel 2013 imprese artigiane diminuite del 4,3% Un 2013 ancora a tinte fosche per le costruzioni: tra settembre 2012 e settembre 2013, l’occupazione nel settore è diminuita del 7,1%, con una perdita di 123.000 occupati. Un calo che, sommandosi a quelli registrati dal terzo trimestre 2008, porta a una diminuzione complessiva di 400.000 occupati nelle costruzioni, pari al -20%. Saldo negativo anche per le imprese artigiane dell’edilizia che, da settembre 2012 a settembre 2013, sono calate del 4,3%. A rischiarare l’orizzonte del settore arrivano però le detrazioni fiscali per le ristrutturazioni. A rilevare l’impatto della crisi sull’edilizia e a indicare le possibili strade per attenuare le difficoltà di imprese e lavoratori è un rapporto di Confartigianato che delinea con chiarezza l’andamento del comparto. Dalla rilevazione emerge un quadro con molte ombre, costellato da segni negativi: nel 2012 il valore aggiunto del settore è diminuito del 5,8% rispetto al 2011. Ma il calo aumenta vistosamente se si estende la rilevazione al periodo precrisi: dal 2007 al 2012, infatti, la perdita di valore aggiunto delle costruzioni tocca il 22,2%, la riduzione maggiore tra i settori economici che hanno perso in media il 6,6% del valore aggiunto. In calo anche i finanziamenti alle imprese di costruzione: tra giugno 2012 e settembre 2013 la flessione è stata del 2,8%. Credito più scarso, quindi, ma anche costoso, poiché i tassi di interesse pagati dagli imprenditori del settore si attestano al 7,48%, vale a dire 1 punto in più rispetto alla media di quelli applicati al totale delle imprese. Contemporaneamente continua la flessione dello stock di mutui alle famiglie per l’acquisto di abitazioni: da agosto a ottobre è diminuito dell’1%, mentre nell’area euro è in crescita dello 0,9%. E anche per le famiglie il tasso d’interesse applicato sui mutui per comprare casa è maggiore di 54 punti base rispetto alla media dell’Eurozona: 3,31% a fronte del 2,77%. Tutto ciò influisce sulle compravendite immobiliari che a settembre 2013 registrano un calo del 6,6% rispetto all’anno precedente, il settimo calo consecutivo dal primo trimestre 2009. La diminuzione delle compravendite si traduce in un consistente stock di case invendute, pari, nel 2012, al 64,4%. Tra tanti segnali negativi, per le costruzioni qualche luce può accendersi grazie agli

incentivi per le ristrutturazioni e la riqualificazione energetica degli edifici. Il rapporto rivela infatti che, a ottobre 2013, sono 2.316.000 i proprietari di immobili orientati ad effettuare nei prossimi 12 mesi un intervento di manutenzione nella propria abitazione, e grazie alle misure introdotte dal Governo, il loro numero è aumentato del 37,4% (+ 631.000) rispetto a ottobre dello scorso anno. Gli incentivi sono una boccata d’ossigeno per il comparto maggiormente colpito dalla crisi, proprio a fronte di questa situazione, è più che mai necessario renderli stabili e permanenti per raggiungere più obiettivi: rilancio delle imprese delle costruzioni, riqualificazione del patrimonio immobiliare, risparmio energetico e difesa dell’ambiente, emersione di attività irregolari.

Appalti pubblici

Sospeso Dpr che esclude imprese qualificate da lavori specialistici Confartigianato esprime soddisfazione per l’intervento del Governo che ha recepito le gravi preoccupazioni delle imprese artigiane e delle Pmi in merito al Dpr del 30 ottobre 2013 in virtù del quale, negli appalti pubblici, i lavori specialistici possono essere eseguiti dai general contractor privi delle qualificazioni previste dalla legge. Il 12 dicembre, nel corso di un incontro al Ministero delle Infrastrutture tra i rappresentanti delle categorie e il ministro Maurizio Lupi, il responsabile del Dicastero ha annunciato che il Governo ha presentato un emendamento che sospende l’efficacia del Dpr 30 ottobre 2013 e ristabilisce la norma del Codice appalti che obbliga i general contractor a affidare i lavori specialistici alle imprese qualificate. Confartigianato apprezza l’impegno del Ministro delle Infrastrutture che ha accolto le nostre sollecitazioni e ha compreso i gravi effetti che l’entrata in vigore del Dpr avrebbero provocato a migliaia di artigiani e piccole imprese. Al provvedimento che sospende l’entrata in vigore del Dpr farà seguito l’avvio di un confronto tecnico per arrivare ad una revisione normativa della materia. essere impresa • • • dicembre 2013 • 27


categorie e mercato Classifica di Confartigianato dei settori in e out tra il 2009 e il 2013

Crisi profonda per costruzioni, autotrasporto e produzione metalli L’Ufficio studi di Confartigianato ha stilato la classifica dei settori in ascesa e di quelli in difficoltà, mettendo in evidenza luci e ombre degli ultimi cinque anni di crisi. Nel dettaglio, secondo la rilevazione di Confartigianato, tra il 2009 e il 2013, il record del dinamismo imprenditoriale appartiene alle aziende ‘green’ che si occupano di manutenzione di aree verdi, pulizia di edifici e cura del paesaggio e che hanno segnato il maggior aumento: 7.379 in più, con un tasso di sviluppo del 23,1%. Al secondo posto sul podio dei settori più vitali c’è la riparazione e installazione di impianti industriali: negli ultimi 4 anni il settore ha guadagnato 5.074 aziende, con una crescita del 36,2%. Medaglia di bronzo per l’alimentazione. Nonostante la crisi, alla qualità del cibo artigiano non si rinuncia e, così, le attività alimentari, con 485 imprese in più (1,2%), e i servizi di ristorazione, con 4.079 imprese in più (+8,9%), possono contare su un aumento di 4.564 imprese tra il 2009 e il 2013. Purtroppo è crisi profonda per alcuni settori chiave dell’imprenditoria italiana. All’altro capo della classifica fanno registrare pessime performance l’edilizia e il suo indotto. Tra il 2009 e il 2013, il comparto edile ha perso 17.209 imprese (-12,7%) nel settore della costruzione edifici e altre 16.445 imprese (-3,7%) nel settore dei lavori specializzati di costruzione, con una diminuzione complessiva

28 • dicembre 2013 • • • essere impresa

Tutela dell’ambiente, manutenzione degli impianti industriali, alimentazione guidano la classifica dei settori con il maggior sviluppo imprenditoriale in cui, dal 2009 al 2013, si è registrato un boom di 22.076 aziende artigiane, con un tasso di crescita del 7,1%. A soffrire, invece, sono l’edilizia, l’autotrasporto e le produzioni metalliche, finiti nelle ultime posizioni di un drappello di settori che, negli ultimi 4 anni, hanno perso complessivamente 84.885 imprese artigiane, con una diminuzione del 7,6% di 33.654 imprese colpite dalla diminuzione delle compravendite, dai ritardi di pagamento, dal rialzo dei tassi di interesse. La recessione ha lasciato segni profondi anche sull’autotrasporto, con 11.303 imprese in meno (-10,9%). Un trend negativo sul quale hanno pesato il calo dei consumi, il rincaro dei prezzi del carburante, la concorrenza dei vettori stranieri. Al terzo posto tra i settori che hanno perso il maggior numero di aziende, la fabbricazione di prodotti in metalli: sono ‘scomparse’ Continua a pagina 29 • • •


categorie e mercato Segnali positivi malgrado la congiuntura

L’artigianato alimentare eccellenza italiana A fine III trimestre 2013 erano 90.577 le imprese dell’artigianato alimentare, in crescita dello 0,6% negli ultimi dodici mesi a fronte di un calo del 2,3% del totale delle aziende dell’artigianato. Segnale positivo viene registrato anche dall’occupazione: nel comparto alimentazione e bevande, anche grazie alla produzione artigiana (4 addetti su 10 in imprese artigiane), cresce del 2,5% nell’ultimo anno, mentre gli altri settori complessivamente registrano un calo del 2,4%. Nel lungo periodo (2008-2013) l’occupazione del comparto sale del 7,3%, mentre il totale economia perde il 4,9%. Nell’ambito della produzione artigianale, il comparto più consistente è quello della pasticceria e panifici che rappresenta, con 43.517 imprese il 48% del settore, seguito a grande distanza dal comparto pasta con 4.386 imprese (il 4,8%), chiudono la lavorazione carni con il 2,7% e l’industria lattiero-casearia con il 2,1%. Per quanto attiene la distribuzione delle imprese sul territorio, oltre

La filiera dei prodotti di qualità si compone di 80.231 operatori, di cui 7.015 sono imprese che si occupano di trasformazione, mentre 75.148 sono produttori. Olio di oliva, formaggi, ortofrutta e cereali, carni e prodotti di panetteria. Ma anche olii essenziali e spezie fanno parte del nostro patrimonio. Oltre la metà delle imprese trasformatrici di prodotti di qualità si concentra in Emilia Romagna (19,8%), Toscana (16,9%), Veneto e Lombardia (entrambe con l’8,2%) il 56% si concentra in sei regioni, in primis l’Emilia Romagna con il 12,3% del totale, seguita da Lombardia (11%), Campania (9%), Lazio (8,8%), Piemonte e Sicilia (entrambe con il 7,4%), leggermente diversa la classifica della crescita del comparto, con un incremento più consistente in Lombardia e Sicilia, rispettivamente pari al +2,1% e dal 1,5%, seguite dalla nostra Regione con +1,1%, segno debolmente positivo per Campania e Piemonte (+0,3%), mentre il Lazio è in lieve flessione (-0,2%). Il settore dell’alimentare e delle bevande rappresenta il 6,9% del made in

• • • Segue da pagina 28

Crisi profonda per costruzioni, autotrasporto e produzione metalli 8.602 aziende, con una variazione negativa del 10,8%, messe fuori mercato dalla concorrenza internazionale e dalla volatilità dei prezzi dei metalli. I dati emersi dall’indagine dell’Ufficio studi mostrano i pesanti effetti della crisi su molti settori artigiani, aggravati da misure penalizzanti. È il caso dell’autotrasporto che, già colpito dalla crisi e dalla concorrenza sleale dei vettori stranieri, ora, in base alla legge di stabilità, si vedrebbe aumentare di 400 milioni il costo del gasolio per uso professionale. Gli imprenditori non vogliono piegarsi al pessimismo e si sforzano di innovare, investire in nuovi settori e intercettare le nuove tendenze del mercato. Ma chi guida il Paese ha il dovere di sostenerli, evitando di aggiungere all’impatto della crisi, gli effetti di provvedimenti penalizzanti.

Italy e segna una crescita del 6% tra gennaio e settembre 2013 a fronte di esportazioni complessivamente statiche (-0,3%). I mercati più dinamici sono quelli extra UE: +7,7% , due punti e mezzo oltre alla media dei Paesi europei (5,2%). L’export di torte e dolci di Natale ha fatto registrare 285 milioni nei primi otto mesi del 2013, in crescita del 13,8%; incrementi dell’export a doppia cifra verso la Francia (38,2%), il Regno Unito (30,3%), gli Stati Uniti (21,9%) e i Paesi bassi (15,1%). Le esportazioni sono positive anche grazie alla contenuta dinamica dei prezzi della pasticceria fresca, pari all’1% e inferiore alla media dei prodotti alimentari (+1,3%) e alla crescita dei prezzi delle materie prime: dai dati emerge che il costo della farina è aumentato dell’1,6%, quello delle uova del 3,1%, quello del burro del 4% e quello del cacao e cioccolato in polvere del 4,8%. L’Italia è il primo Paese europeo con 248 prodotti agroalimentari di qualità, DOP (Denominazione di Origine Protetta), IGP (Indicazione Geografica Protetta) e STG (Specialità Tradizionale Garantita); grazie a 7.015 trasformatori, il 22% dei prodotti di qualità censiti è italiano. essere impresa • • • dicembre 2013 • 29


categorie e mercato Comparto Impianti

Installatori elettrici proiettati verso il futuro Si è tenuto il 19 novembre un seminario sul tema “Fondamenti di Home & Building Automation a Standard KNX” organizzato da Confartigianato Forlì, Cesena e Ravenna in collaborazione con Gewiss, azienda leader nel settore. L’iniziativa, che si è sviluppata nell’arco dell’intera giornata con due sessioni tecniche di lavoro ha rappresentato un’importante opportunità per tutto il comparto elettrico che ha potuto apprezzarne i tratti tecnico formativi. “Il corso - spiega il presidente del Comparto Elettrico di Confartigianato Forlì Juri Perini - ha avuto come obiettivo quello di introdurre i

partecipanti ai principi che sono alla base dei sistemi domotici, illustrare quali sono i bisogni, le esigenze e i mercati.” Secondo Perini l’iniziativa è stata un’importante opportunità formativa per le aziende del comparto che, una volta ancora, hanno potuto concentrare la loro attenzione sull’importanza e la necessità tecnica di innovarsi sempre di più, al fine di soddisfare le esigenze del mercato. Nella prima parte della giornata, oltre a descrivere le peculiarità dello Standard KNX, si sono analizzate le differenze fra impianto cosiddetto “bus” e impianto “tradizionale”. Nella seconda parte dell’incontro si sono

invece affrontate le regole per la realizzazione di impianti KNX e sono state illustrati esempi di funzioni di comfort, sicurezza, risparmio energetico e comunicazione. Nella fase conclusiva dei lavori ci si è infine dedicati all’utilizzo del software di progettazione domotica GWBUS e alla configurazione di prodotti funzionanti. In apertura dei lavori è intervenuta Cinzia Frega che, in qualità di presidente regionale per il Comparto Elettrico di Confartigianato Imprese, ha sottolineato l’importanza della tecnologia domotica sia in termini di innovazione ed efficienza sia in termini gestionali ed economici.

Export e crisi

L’apertura ai mercati esteri sostiene il Pil Le previsioni dell’Istat dello scorso novembre indicano per il 2014 un aumento del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari allo 0,7% in termini reali, che seguirebbe alla contrazione dell’1,8% attesa per il 2013. Quest’anno il Pil beneficerebbe del solo contributo positivo della domanda estera netta (+1,1 punti percentuali), a fronte di un contributo pesantemente negativo della domanda interna: la spesa delle famiglie è in contrazione del 2,4%, gli investimenti fissi lordi calano del 5,5%. Per quest’anno le esportazioni sono previste crescere in volume dello 0,3% mentre il ritorno a una crescita più sostenuta la registriamo nel 2014 con il made in Italy previsto in salita del 3,7%. Le previsioni sono basate sul consolidamento dei processi di crescita nelle principali economie, del contenimento dei prezzi all’esportazione attuato dalle imprese e un auspicato indebolimento del cambio dell’euro verso il dollaro. Negli ultimi dodici mesi (settembre 2012-agosto 2013) l’export italiano ammonta a 388.933 milioni di euro, in salita dello 0,4% rispetto all’anno precedente. In Europa l’Italia è il secondo paese manifatturiero dietro alla Germania 30 • dicembre 2013 • • • essere impresa

ed è il quarto paese esportatore dietro a Germania, Olanda e Francia. La rilevanza del fenomeno del made in Italy è reso possibile da un sistema manifatturiero diffuso nel Paese che vede, quindi, i territori italiani in prima linea nella competizione internazionale; in questo lavoro ne esaminiamo il ruolo con i dati sulle esportazioni delle regioni italiane al secondo trimestre del 2013. I dati destagionalizzati evidenziano che nel secondo trimestre del 2013 la crescita congiunturale del complesso delle esportazioni dell’Italia è dello 0,4% rispetto al primo trimestre dell’anno, con dinamiche territoriali marcatamente differenziate: in crescita del 3,6% l’export del Nord Est, in calo contenuto Nord Ovest (-1,0%) e Centro (-0,9%) mentre si registra una forte flessione congiunturale nel Mezzogiorno (-3,2%). Se consideriamo la dinamica tendenziale dell’export totale nei primi sei mesi dell’anno si registra una variazione negativa dello 0,4% che rappresenta la sintesi del calo delle vendite per le regioni delle Isole (-13,8%), Sud (-6,0%), la tenuta del Nord Ovest (-0,2%) e della crescita dell’export del Centro (+2,8%) e del Nord Est (+0,8%).


associazione

essere impresa • • • dicembre 2013 • 31


Non facciamoci rubare la speranza, non permettiamo che sia vanificata con soluzioni e proposte immediate che ci bloccano nel cammino, che frammentano il tempo, trasformandolo in spazio. Il tempo è sempre superiore allo spazio. Lo spazio cristallizza i processi, il tempo proietta invece verso il futuro e spinge a camminare con speranza. Lumen Fidei (La luce della Fede) Jorge Mario Bergoglio ď‚? Papa Francesco


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.