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A Dumenza i monaci-artigiani che guariscono i libri. E trattano la cultura con i guanti bianchi

Dopo la preghiera, il conto economico: formazione e qualità contro la crisi

P.M.F. di Fallica Antonio, Oltolina Andrea Maria e Loi Roberto C/o Comunità Monastica Ss. Trinità Località Pragaletto, 3 - Dumenza Tel. 0332/51.74.16 | Cell: 349/54.58.761 - 349/35.98.939 email: restaurolibri@monasterodumenza.it | www.monasterodumenza.it

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A Dumenza i monaci-artigiani che guariscono i libri. E trattano la cultura con i guanti bianchi

Fratello Andrea Maria da quindici anni “prega e lavora”, secondo la regola dell’Ordine dei monaci benedettini, alla Comunità Ss. Trinità di Dumenza. Un monastero sulle alture di Luino che, di confratelli, ne conta sedici. Ma ancora chiari, in questo monaco, sono i ricordi di quando al Monastero di Praglia, in provincia di Padova, arrivò Jean-Jacques Annaud, regista de “Il nome della rosa”. Raccontando la storia di questo Monastero, infatti, non si può fare a meno di citare il capolavoro ricavato dal libro di Umberto Eco: ne “Il nome della rosa”, la biblioteca è il centro vitale della conoscenza. Come lo sono i libri a Dumenza.

Ora, Labora et Lege: i monaci-artigiani che restaurano la Storia

Lavora, Andrea Maria, nel laboratorio di restauro di libri antichi e antichissimi, con fogli di pergamena o carta, con altri due colleghi. Ma, lo sottolinea più volte, la regola completa è «ora, labora et lege». Dove quel “lege”, leggi, sta per «approfondimento e aggiornamento continuo». Sono parole, queste, che stanno tanto nei discorsi di un uomo di chiesa quanto in quelli di un imprenditore. Perché Andrea Maria Oltolina, con i Fratelli Roberto Loi (icografo) e Antonio Fallica (superiore del Monastero), è il socio fondatore della P.M.F., azienda che vede la luce nel 1989: «Siamo monaci-artigiani che si riscattano attraverso la qualità del loro lavoro».

Nell’Italia-biblioteca si tagliano i fondi alla cultura

Nessuna sovvenzione statale, giovani formati nei laboratori (a Dumenza c’è anche quello dedicato al dipinto delle icone sacre) secondo la regola dell’apprendistato, capacità di affrontare le contrarietà umane e dei mercati. Perché anche a Dumenza la sfera spirituale non è avulsa da quella materiale. Lo ricorda proprio Fratello Andrea Maria quando parla di «Conto Economico, di contributi regolarmente versati, di stipendi che i monaci non si danno (è una regola) e di commesse che, purtroppo, hanno subito un calo non dovuto all’emergenza sanitaria ma ai tagli inferti dallo Stato alla cultura. Così, nonostante l’Italia sia una gigantesca biblioteca, le biblioteche hanno sempre meno fondi per mettere mano al loro patrimonio di sapere».

Dalle Cinquecentine alle enciclopedie dell’Ottocento

Un patrimonio curato dai Fratelli di Dumenza con quelle competenze che vengono dallo studio e dall’esperienza sul campo. Così ha fatto Andrea Maria, prima con i corsi all’Istituto per la patologia del libro a Roma e poi entrando nel laboratorio di restauro del libro con la supervisione di un confratello. Il laboratorio si è trasformato presto in punto di riferimento per la salvaguardia dei libri per interventi sulle copertine, sui caratteri della scrittura, sui materiali. Per le biblioteche Vatica-

na, Braidense, Ambrosiana, Palatina. Per gli archivi pubblici, il Seminario di Venegono Inferiore («si sta intervenendo ora su alcune “cinquecentine”, volumi realizzati tra il 1501 e il 1600», commenta il monaco) e le università. Anche per clienti privati che hanno la fortuna di poter restaurare, per esempio, un'enciclopedia dell’Ottocento.

Un gregge di pecore per fare un libro

Commenti e contenuti dei volumi sono di impareggiabile importanza: «Molti, tra committenti o semplici fedeli e curiosi, pensano all’immensa cultura che potremmo mai avere noi che lavoriamo tra i libri. Se dovessimo leggere tutto ciò che restauriamo non combineremmo nulla» confessa il Fratello con la voce di chi sa che questo lavoro «ben si adatta al ritmo della nostra vita». Perché un libro si “guarisce” contando le ore, dalle trenta alle trecento. Perché secoli fa, per copiare un’intera Bibbia, ci si metteva un anno di lavoro. E perché per una pagina di pergamena ci voleva un’intera pecora: per un libro era necessario lo sforzo di un intero gregge.

Il volume del V secolo da sfogliare in guanti bianchi

Tempi remoti che vanno conosciuti in tutte le loro variabili, perché quando hai fra le mani un testo del V secolo, con pagine in pergamena consumata e perforata, sai che l’errore è umano ma non va fatto. Allora, come si vede nei film più avvincenti, si palpa la Storia con i guanti bianchi tanto è delicata la fibra di quei libri. Che qui a Dumenza arrivano con una certa regolarità dalla Lombardia, dal Piemonte, dal Veneto e dall’Emilia Romagna. È qui, poco sopra Luino, che si curano con bagni d’acqua, i restauri sono i meno invasivi possibili per poter conservare la maggior parte dell’originale, si cerca la connessione stabile tra pergamena antica e carta. E poi i passaggi sotto le presse, la fase della rifascicolazione e la cucitura a mano. Recitando l’antica regola dell’”ora, labora et lege”.

2020

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