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«O cambi i macchinari o il mercato ti mangia»: la Tipo-Litografia Ricovelli Ernesta è già nel futuro

Non imprenditore ma lavoratore autonomo: mi piace mettere l’accento sulla parola lavoro

Tipo-Litografia Ricovelli Ernesta Srl Via Lario, 47 - Gallarate Tel: 0331/79.73.12 email: ricovelli@ricovelli.it | www.ricovelli.it

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«O cambi i macchinari o il mercato ti mangia»: la Tipo-Litografia Ricovelli Ernesta è già nel futuro

In quegli anni Settanta, a piangere sono in due: Antonio Salmini, titolare della Tipolito Lazzati di Gallarate, e Ulisse Piantanida, che dall’azienda se ne vuole andare perché con i caratteri tipografici ci sa fare ed è un maestro nell’arte della legatoria: «Era il tempo di scommettere su me stesso: la tipografia l’ho sempre avuta nel sangue», dice. Allora, si piange per affetto, perché ci si vuole bene ma, soprattutto, per stima e rispetto.

Pazzo per la moglie; coraggioso per la suocera

Ulisse Piantanida, nel 1974 fonda la Tipo-Litografia Ricovelli Ernesta (il nome di sua moglie) ma ancora oggi, prossimo a compiere ottant’anni, afferma che «mi sarebbe molto difficile definirmi un imprenditore. Mi trovo meglio nella parte del lavoratore autonomo, perché mi piace mettere l’accento sulla parola lavoro. La moglie mi diede del pazzo; la suocera Carolina, invece, decise di stare dalla mia parte. Così il giorno lavoravo alla Lazzati e dal tardo pomeriggio, fino a notte con mia moglie Ernesta, in garage».

La precisione è tutto, ma bisogna investire

L’auto parcheggiata fuori, in via Nino Bixio, mentre nel box la prima macchina da stampa (due milioni di lire di investimento: tutte cambiali) e poi la seconda, che costa più di 100 milioni. Le preoccupazioni di Ernesta Ricovelli sono comprensibili: «Sono sempre stato un caparbio: la mia insistenza, il mio voler guardare al di là, la mia voglia di capire e accogliere il nuovo però mi ha sempre dato una marcia in più – sottolinea con garbo il titolare. È grazie a questo se sono passato, velocemente, dalle macchine a caratteri mobili figlie di Johannes Gutenberg alla stampa offset e alla serigrafia. Certo, piangevo: quella macchina Nebiolo mi faceva disperare. Ma poi, riesco ad inserirmi in una fetta di mercato nella quale la precisione è tutto. Entro tra i fornitori della Luigi Filiberti, ora gruppo Argoclima Spa, e lì ci sono ancora oggi per la stampa di schede tecniche, tastiere a membrana e istruzioni per la produzione di climatizzatori, caldaie, stufe. I miei punti di forza? Servizio curato nel minimo dettaglio, puntualità e fare ciò che gli altri non sanno fare. Poi faccio fede ai valori di Antonio Salmini, dal quale ho imparato la serietà professionale e la correttezza, che devono sempre stare alla base del rapporto tra fornitore e cliente».

Quando la pubblica amministrazione paga a 60 giorni

Bisogna osare. Così ha fatto Ulisse Piantanida quando ha esteso il suo business alla stampa delle confezioni dei farmaci – con l’annesso foglietto illustrativo (il bugiardino) – ai prodotti della cosmesi, a quattro o cinque colori, e ai libretti di istruzione per il montaggio degli accessori per caravan. Osare quando si lavora con la Pubblica amministrazione. Nel suo caso con le strutture ospedaliere: «Per 25 anni ho stampato per gli

Istituti ospedalieri di Cremona; da anni collaboro con le ASST Valle Olona e ASST Ovest milanese». Un tema caldo, questo, che a tratti tiene banco sui media quando si ricorda la direttiva europea sui tempi di pagamenti della Pa alle imprese: l’obbligo è stato fissato in 30 e 60 giorni. Il titolare della Ricovelli è un esempio di collaborazione virtuosa: «Pagamenti precisi in 60 giorni. Con le strutture ospedaliere lavoro benissimo, forse anche perché risolvo problemi anche delicati: buste particolari per gli esiti delle risonanze magnetiche, cartelle cliniche, registri. Qualità, precisione, assoluta disponibilità: il mio must è questo. E loro lo riconoscono. È cosa rara quando si lavora con la pa, eppure quando ho realizzato l’agenda per la Provincia di Lodi – per due anni – il presidente mi ha addirittura scritto una lettera di congratulazioni».

Siamo una famiglia, ma il coraggio senza la fortuna…

Ma tutto questo non basta. Non è sufficiente per un imprenditore come Piantanida che, con lo sguardo sereno (diciamolo, soddisfatto per ciò che è riuscito a fare), trasmette tutta la bellezza di un lavoro che si inventa ogni giorno. E che dal 1974 ad oggi, è cresciuto a suon di colpi «messi bene, anche con un poco di fortuna (non bisogna pensare che questa non serva) ma soprattutto con coraggio. In azienda, tra soci e collaboratori, siamo in diciotto. Una famiglia dove si taglia il panettone a Natale e si portano brioche o pasticcini in occasione dei compleanni. Però, sul lavoro non si scherza: ci sta la battuta, perché un’azienda non è una prigione, ma con equilibrio».

Il figlio Paolo e i nuovi che arriveranno. Per non farsi mangiare dal mercato

Un mantra condiviso, ovviamente, anche da Paolo, figlio di Ulisse: «Dopo le scuole medie e l’Enaip, Paolo mi dice che vuole venire a lavorare con me. Ne sono felice. Ma le sue abitudini non sono allineate con le mie: “Così non va bene!”, gli dico. E allora lo mando da un collega fotolitista, per un anno, a farsi le ossa. Nel tempo si è appassionato e così è cresciuto in casa: l’Enaip gli ha dato la formazione teorica; la pratica l’ha sviluppata con me. Ora segue la parte creativa e a volte è un rinforzo nel seguire la produzione. La moglie Monica, invece, segue tutta la parte amministrativa».

D’altronde, sono i giovani a dare una spinta in più: «Seguirli e formarli è un investimento importante, però le dico questo: poco tempo fa l’Enaip mi ha mandato un ragazzo che si diplomerà quest’anno. Mi ha colpito la sua bravura e la sua disponibilità, così gli ho detto che se vuole venire alla Ricovelli, un posto ce l’avrà di sicuro». Un’azienda familiare, questa, come è nella grande tradizione italiana. Attenta a cambiare e a crescere portando in sé i processi della cartotecnica così come la stampa digitale: «Un imprenditore deve sempre stare al passo con i tempi, cambiare in meglio e puntare alla perfezione: o sostituisci i macchinari, quando sono superati, o il mercato ti mangia».

2020

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