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La ceramica d’arte che resiste alla Cina. E ringrazia la Svizzera

Il valore di ciò che facciamo sta in quella tradizione che si perde nella notte dei tempi

Ceramica Artistica Cunardese Snc di Di Nino Enrico e Mauro Via Varesina 13/C - Cunardo Tel. 0332/71.52.01 | Cell: 339/60.01.738 email: enricodinino@libero.it

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La ceramica d’arte che resiste alla Cina. E ringrazia la Svizzera

A Chiavenna, Sondrio o a Bormio così come ad Ascona, Morcote o a Lugano la diversa morfologia dei territori fa del vino qualcosa di caratteristico. Ma se questa diversità si fa apprezzare dal gusto, lo sguardo non è da meno. E si posa su brocche, piccole o grandi ma ugualmente panciute, che in Valtellina e in Svizzera ci arrivano solo dopo un accurato procedimento di impasto, modellazione, cottura e coloritura tipiche della tradizione di Cunardo. Dove a perpetuare l’antico rito del colore “blu” si trova, ancora oggi, la Ceramica Artistica Cunardese di Enrico e Mauro Di Nino. Abruzzesi, per la cronaca. Abruzzesi protagonisti negli anni Sessanta, proprio in queste valli, di un settore che della manualità del Sud Italia ne fece tesoro.

Come le brioche: dal forno al mercato di Luino

Poi, lentamente, tutto sfiorì: «Qui in zona non conosco più nessuno – ci dice Enrico. Dove oggi sorge la casa di cura “Le Terrazze”, una volta c’era la Coronetti che dava lavoro a più di duecento persone. In pratica, tutto il paese si riversava lì anche perché l’azienda era una vera potenza. E le sue bottiglie di liquori dalle fattezze originali in ceramica (si ricorda ancora quella a forma di carabiniere) conquistarono anche l’America. Nostro padre, Giuseppe, aveva capito l’appeal commerciale della ceramica di Cunardo e così decise di mettersi in proprio nel 1976. Ricordo che al mercato di Luino si vendeva quasi più di quanto riuscissimo a produrre: a volte i pezzi uscivano dal forno ancora caldi e, senza imballarli, facevamo una corsa per non deludere i clienti».

Prodotti “tipici” contro la Cina low cost

Poi il tracollo: le fabbriche, anche quelle più grosse, chiudono e i piccoli laboratori non ci sono più. Chi resiste ancora, si è ridimensionato: «Negli anni Ottanta, qui alla Ceramica Artistica Cunardese ci lavoravamo in otto; oggi siamo in due: io e mio fratello Mauro. La vera crisi? Dal Duemila, quando la Cina ha messo in ginocchio il settore con una gadgettistica che usa immagini trattate con Photoshop e resine simil-ceramica. Il prezzo vince: quello che noi vendevamo al dettaglio a 3,50 euro, loro lo piazzavano sul mercato a 80 centesimi», prosegue l’imprenditore-artista. Ironia della sorte: dal 1977 in questa azienda si producono manufatti «tipici» valtellinesi e svizzeri, ma si lavora anche per l’Impero Celeste. Per l’Italia gli ordini si sono chiusi nonostante un florido passato di produzione per le province di Parma (Fontanellato) e Reggio Emilia (Canossa).

Brocchette, tazzini ma anche opere d’arte

Però, si va avanti grazie alle brocchette e ai tazzini che dal 1977 l’impresa di Cunardo produce per le località alpine e per quelle di lago, oltreconfine. A raccontarlo è ancora Enrico: «Solo per la Svizzera, e non solo per il Canton Ticino, produciamo diecimila pezzi l’anno; per la Valtellina siamo sui cinquemila. Al giorno ne contiamo, grezzi, tra i duecento e i trecento. Poi abbiamo mantenuto lo show room dove, invece, lasciamo correre la creatività applicandola a piastrelle per

abitazione, quadri, mosaici, sculture. D’altronde sono entrato in azienda un anno dopo la sua apertura con la passione per la pittura: mio padre produceva e io finivo i pezzi. E lo faccio ancora oggi».

La ceramica si fa sempre così

Così come si fa ancora oggi la ceramica: gli stampi in gesso che si cambiano ogni tre o quattro anni, l’argilla secca proveniente dalle cave a pochi passi da Vicenza, il lavoro del tempo che permette l’assorbimento dell’umidità quando la materia prima si trasforma quasi in latte, la pulizia dello stampo dall’eccedenza d’argilla, l’apertura della forma nel pomeriggio. E poi la cottura al forno: la fase più delicata perché particolarmente lunga (può durare anche una notte intera a temperature che possono arrivare anche al di sopra dei mille gradi) e perché la temperatura deve seguire curve di crescita e decrescita graduali e prestabilite per fissare il colore. Dopo una prima cottura ne segue una seconda: tra queste due fasi, si procede alla coloratura e alla smaltatura con smalto trasparente per l’impermeabilizzazione e l’isolamento termico.

La nicchia resiste, la tradizione scompare

Tutto questo per un mercato di nicchia molto più ampio di quanto si possa pensare. Perché al di là dei grottini svizzeri, i prodotti della Ceramica Artistica si trovano in ogni paese dove ci siano feste popolari e sagre: «La brocca, d’altronde, è anche un ricordo piacevole e così non è raro potersela portare a casa». Dal 2013, poi, il trend delle richieste ha registrato una piccola crescita che continua tutt’ora: «Le quantità sono aumentate anche perché i grossisti cercano sempre nuovi produttori sul territorio – incalza Enrico. Per esempio da quando una ditta importante di Intra, che lavorava per la Valtellina, ha chiuso i battenti per un mancato passaggio generazionale la nostra impresa si è trovata a dover assorbire un numero maggiore di ordinativi. Però un imprenditore non si deve limitare alla produzione: è per questo che non dimentichiamo il rapporto con le scuole. Fino a due anni fa abbiamo ospitato in stage alcuni alunni del Liceo Artistico Frattini di Varese e da tempo riforniamo la Scuola Europea di alcune materie prime per i loro laboratori». Il segreto? «Abbiamo affinato la qualità del nostro lavoro ma senza cambiare troppo: il valore di quello che facciamo risiede nella tradizione che si perde nella notte dei tempi».

2018

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