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La boutique delle “divise” è a Busto Arsizio: vestiamo tutti, anche le opere della Scala

Ho due figli in azienda: sono soddisfatto perché so che la Flenghi Divise avrà un futuro

Flenghi Divise di Flenghi Gianfranco & C. Snc Via Viareggio, 2 - Busto Arsizio Tel: 0331/63.30.54 email: info@flenghi.it | www.flenghi.it

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La boutique delle “divise” è a Busto Arsizio: vestiamo tutti, anche le opere della Scala

«Il pronto-moda ha cambiato tutto. I piccoli negozi di abbigliamento, quelli sartoriali, alla fine degli anni Sessanta avevano già fatto il loro tempo. Non serviva più il “su misura”. Oggi, addirittura, ci si veste più con una Polo che con giacca e cravatta. Eppure questa azienda c’è da più di settant’anni. Merito di papà Vittorio e mamma Matilde che, intuito il cambiamento, in quegli anni Sessanta si erano messi a cucire e confezionare abiti per i Vigili Urbani di Busto Arsizio. Questo è ciò che facciamo ancora alla Flenghi Divise: nel negozio di famiglia (più un garage) ci sono entrato a ventitré anni, quando ancora studiavo all’Università Bocconi di Milano e avrei voluto fare il commercialista».

Dall’ago alle forbici: quanto è bello avere i figli in azienda

Gianfranco è un uomo sereno: del suo lavoro ama tutto «tranne la burocrazia». È realizzato e felice: «Ho due figli, entrambi in azienda. Non ho mai forzato la mano, anzi ho sempre detto loro che qui avrebbero avuto la possibilità di realizzare i loro obiettivi. La loro scelta è stata del tutto cosciente ed io sono soddisfatto perché so che la Flenghi Divise avrà un futuro». Federico, 28 anni, ha alle spalle un’esperienza importante nel settore infermieristico (in Chirurgia e Pronto Soccorso), mentre Davide – che di anni ne ha trentadue – ha accumulato esperienze nelle vendite prima alla Johnson Wax e poi alla Pirelli. Il primo si è creato dal nulla una nicchia di competenze in ambito grafico e cura la parte tessuti, ricami e personalizzazioni per offrire un servizio aggiuntivo ai clienti, mentre il secondo segue la supply chain e la logistica.

Divise per il Teatro alla Scala e toghe per l’Università

Dunque, divise: di ogni sorta. Nello show-room che accoglie il cliente ne spicca una in particolare: «Immaginavo: questa colpisce chiunque – sottolinea l’imprenditore. L’abbiamo realizzata per l’opera “I Masnadieri”, ma abbiamo curato anche quelle per le rappresentazioni di “Attila” (entrambe di Giuseppe Verdi), in cartellone nel 2019 al Teatro alla Scala di Milano. Il Teatro ci ha contattato un anno fa, e da allora la collaborazione procede: d’altronde la Scala chiede solo abiti cuciti. È il nostro pane quotidiano». Ovunque, divise: per aziende pubbliche e private, enti statali, corpi speciali, forze dell’ordine, bande musicali. Principalmente sul territorio lombardo. Squilla il telefono: «Scusate, era il segretario di un rettore universitario: serve una toga per un nuovo professore. Nessun problema: siamo elastici, facciamo di tutto. Anche le divise di gala per l’esercito italiano, quelle per gli alunni della Scuola Militare “Teuliè” di Milano, per la Prefettura di Varese». Perché una «divisa non è una semplice divisa: deve avere certe caratteristiche ed è l’espressione di un valore; la “carta di identità” dell’azienda o del servizio che rappresenta», incalza l’imprenditore.

Manualità e tecnologia: dalle operaie cucitrici allo sviluppa-taglia

Ad oggi, la Flenghi Divise è l’unica azienda in provincia che non solo «fa sartoria ma anche giacche a vento e indumenti protettivi. A questo – prosegue Gianfranco – abbiniamo la vendita di oggetti come manette, fischietti, palette. Però ci vuole una certa “scuola” alle spalle fatta di esperienza e competenze. Ci vuole manualità: qui siamo in dieci e le “operaie cucitrici” (si definiscono così per comodità) sono cinque. Senza di loro non si fa nulla. Poi è arrivata anche la tecnologia: con il programma sviluppa-taglia si definisce il modello che, poi, viene inviato al taglio automatico. Un investimento importante ma doveroso». Il cambiamento, in questa azienda, si vede a due metri di distanza: da un lato la macchina gigantesca che ripone le pezze di tessuto l’una sopra l’altra (che poi verranno tagliate seguendo i contorni di sagome termoadesive dopo un lavoro certosino di misure) e dall’altro il lavoro alle macchine da cucire. Ago, filo e forbici: in fondo, la storia del tessile bustocco.

La certificazione che fa stare bene

Un lavoro che è cambiato, e tanto. È cambiato il modo di vestire perché mutano le esigenze e anche i tessuti, negli ultimi trent’anni, si sono alleggeriti. Lo racconta il titolare: «Qui produciamo due tipi di divise: d’ordinanza e operativa. La prima, principalmente in fresco di lana (giacca e cravatta obbligatorie); la seconda, invece, in poliestere e cotone. Materiale leggero, ma resistente, e lavabile in lavatrice». È cambiata, anche, la sensibilità nei confronti dell’ambiente «e ci sono requisiti umano-ecologici che vanno rispettati – rimarca Gianfranco Flenghi. Per esempio, tutti i nostri capi di abbigliamento, per intenderci tutti i nostri fornitori, a breve dovranno essere certificati Oeko-Tex. In pratica si tratta di una “etichetta” che garantisce che le nostre divise non presentano alcun rischio per la salute perché sono stati utilizzati prodotti non inquinanti e anallergici».

2019

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