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Leggende e storie del Crotto Plinius, il ristorante che custodisce la memoria e batte lo stress

Oggi si è persa la semplicità del vivere: noi raccontiamo una storia che arriva al cuore di tutti

Ristorante Crotto Plinius Via V.Vela, 64 - Induno Olona Tel: 0332/20.30.28 email: info.crottoplinius@gmail.com | www.crottoplinius.com

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Leggende e storie del Crotto Plinius, il ristorante che custodisce la memoria e batte lo stress

Al confine tra Arcisate e Induno Olona, Erica Angel, con il marito Maurizio Simeoni e i cognati Massimo (fratello di Maurizio) e sua moglie Samantha Peroni, proprietari del Crotto Plinius, hanno creato un angolo di Valchiavenna con i profumi della bresaola nostrana, del violino, dei pizzoccheri e delle spezie coltivate nel piccolo orto botanico-educativo pensato per i bimbi delle scuole, e non solo. Ma il Crotto Plinius è anche un punto d’incontro con la Storia, grazie alla quale si riscopre e si rivaluta l’anima di questo luogo. «Le origini del nome “Plinius” sono ancora incerte – commenta Erica – ma ad oggi sono state fatte delle ipotesi da parte di alcuni storici locali: probabilmente era un punto di sosta sulla via di collegamento con la Svizzera e le valli limitrofe e, quasi certamente, l’acrostico del nome “Plinius” è composto dalle iniziali dei figli del proprietario di allora».

Il luogo della memoria dove si è fermata la Storia

Visto così, limitandosi alla sola facciata, questo ristorante con annessa pizzeria – negli anni adibito a balera, bocciodromo e gestito dai Simeoni dal 1991 – potrebbe somigliare a tanti altri. Il condizionale però è d’obbligo, perché fatti pochi passi verso il cuore del locale, lo scenario cambia: ampio, immerso in un bosco secolare, abbracciato da macchie infinite di verde, il Crotto invita lo sguardo verso quel Passo del Vescovo che conduce in Valganna. Spostando l’immaginazione più in là, non è raro pensare ai vecchi sentieri segnati ancora da scarponi e bricolle, le sacche di juta cucite utilizzate per il contrabbando. È per questo che il Crotto Plinius sa di leggenda e la Storia la sa raccontare: da un lato zona franca dove lecito e illecito, posta per i cavalli e punto di ritrovo dei contrabbandieri stavano insieme; dall’altro luogo della memoria che Erica, Maurizio, Massimo e Samantha tengono viva grazie al recupero di una ghiacciaia e di un pozzo dell’anno Mille. Pezzi unici che saranno la grande attrazione dell’inaugurazione del piccolo Museo del Crotto fissata a settembre: «L’invito, naturalmente, andrà anche ai sindaci di Induno Olona e Arcisate. Ma anche alle scolaresche, perché la Storia si può imparare in tanti modi diversi», dice con entusiasmo Erica Angel.

La ghiacciaia che mette i brividi

Dunque, non solo cucina e sapori tradizionali, ma anche tradizione del territorio. A raccontarlo è la giovane imprenditrice: «Da due anni abbiamo dato il via alla ristrutturazione grazie ad un Bando di Regione Lombardia su fondi europei: ci siamo innamorati del posto, crediamo in quello che è, pensiamo che recuperare, conservare e trasmettere le radici di chi è venuto prima di noi sia importante. E se la Storia la si racconta in modo semplice, arriva al cuore di tutti». Per la co titolare, il punto è proprio questo: «Oggi si è persa la semplicità del vivere. La stessa che si ritrova in questa ghiacciaia profonda

quattro metri (ma probabilmente si può scendere di altri due), salvata dall’abbandono (quando abbiamo ritirato il posto era utilizzata come buca per inerti edili), rimessa a nuovo». Una ghiacciaia tutta da visitare: una volta entrati in un piccolo locale, i passi si devono fare leggeri perché un pavimento a vetro, completamente trasparente, mette a nudo questo “frigorifero” dell’antichità arricchito dai Simeoni con vecchi utensili della vita contadina, un po’ varesini e un po’ valchiavennaschi, fieno e finti blocchi di ghiaccio. «Quelli veri – prosegue Erica – si recuperavano dalla Lagozza (trent’anni fa laghetto pescoso alimentato da una piccola sorgente e ora zona feste di Arcisate) qui a due passi dal Crotto, oppure dal lago di Ghirla nella vicina Valganna. Il ghiaccio accumulato nella ghiacciaia durava un anno intero. Oltre ad utilizzarlo in ambito ristorativo o medico, lo si vendeva alle famiglie benestanti che già possedevano l’antenato del frigorifero. La parte di ghiaccio che si scioglieva, filtrando dal fondo ghiaioso, arrivava al pozzo artesiano».

Il pozzo senza fondo

È profondo quattordici metri, ma «scenderemo ancora» promette la proprietaria. Impossibile non infilarci la testa per cercare di spingere lo sguardo sempre più giù per capire dove va a finire questo tunnel verticale strappato all’incuria degli anni. Ora, il fascino del pozzo è pari a quello della ghiacciaia e, insieme, potrebbero dare uno sprint non solo culinario al Crotto Plinius: «Qui il cliente non viene solo per assaporare piatti di un certo tipo – sottolinea Erica – ma anche per trovare un suo spazio. Ecco perché ci piace pensare che questo Crotto sia un’oasi anti-stress: spegni il cellulare, visiti la ghiacciaia, ti siedi all’ombra nel boschetto e riscopri odori e profumi di un tempo. Un punto di ritrovo per grandi e piccini, perché alle nuove generazioni vorrei trasmettere proprio questo messaggio fatto di tradizioni che hanno ancora molto da insegnare. Oggi abbiamo qualunque comodità, ma una volta come si viveva senza luce elettrica e senza frigorifero?».

2019

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