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L’analisi del sociologo Francesco Morace su uno dei trend più colpiti dalla pandemia: «Ci saranno attività in streaming e altre in presenza, il che allargherà il bacino delle persone interessate e dei visitatori»
VEDRETE, LE FIERE RINASCERANNO
Torneremo negli stand ma con più voglia di digitale Saranno di minore durata (almeno apparentemente), ma non di importanza inferiore. Si scopriranno alcuni loro aspetti, mentre sbiadiranno altri lati, con il rafforzamento del digitale. Sono le fiere, quelle di cui abbiamo sentito profondamente la mancanza in questo periodo, ma che ci inducono a porre anche alcuni interrogativi, dopo – anzi ancora durante – la pandemia. Il sociologo Francesco Morace, fondatore di Future Concept Lab, è la persona giusta per esplorare alcune risposte. Con un avviso: «Ci sarà anche un fenomeno di controspinta, un desiderio liberatorio, come abbiamo già visto in Israele, perché dopo che le persone hanno vissuto un anno chiuse, anche mentalmente, ci sarà un rimbalzo e ciò varrà anche per le fiere». Nel 2022 si arriverà a una gestione normalizzata di questi eventi, attraverso i vaccini, secondo Morace. Ma non è solo questione di un legittimo
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desiderio di normalità. Che le cose cambieranno in ambito fieristico, è chiaro e già lo sta dimostrando l’organizzazione delle prime rassegne. Le stesse aziende sentiranno non solo la necessità, bensì l’effettiva opportunità di investire in questa direzione, ad esempio? Vediamo allora cosa accadrà. Primo aspetto: «Cambierà il rapporto virtuoso con il digitale – afferma – nel senso che si è capito, soprattutto in Italia dove avevamo grandi diffidenze che alcune attività, alcuni passaggi non solo possono essere trasferiti, ma addirittura guadagnarne». Un esempio era la moda: «Le sfilate erano esclusive, chiuse alle persone normali. Quello che è avvenuto con la pandemia è che il numero di partecipanti, di presenze, di like sulle piattaforme è diventato un elemento che andava a sancire il successo». Risultato, bisogna ragionare in termini complementari: «Le fiere andranno a organizzarsi con attività in streaming e altre in presenza, il che allargherà il bacino delle
persone interessate e dei visitatori. Bisognerà essere molto bravi ad articolare dei programmi che siano onlife». Questo prescinde, avverte, dalla pandemia, che ci ha costretto a usare gli strumenti digitali. Ora abbiamo imparato a ottimizzarli. Altro fattore: «Dal punto di vista dell’organizzazione delle fiere, si punterà molto sulle esperienze relazionali. Le attività saranno molto meno promozione-acquisto-vendita, mentre si rafforzerà quel valore di legame per noi italiani – prosegue Morace – Ti fidi qualcuno quando lo guardi negli occhi, mangi qualcosa con lui, bevi qualcosa… Questi aspetti interpersonali si sono dimostrati insostituibili ed è il motivo per cui ci sarà un grande ritorno della fisicità e dell’incontro ad personam, quando si potrà». Il che però non esclude che le fiere diventeranno più brevi: «Magari da cinque giorni, una rassegna passerà a tre. Si risparmierà sui costi dell’albergo, sul viaggio, sulla lo-