3 minute read

VEDRETE, LE FIERE RINASCERANNO

L’analisi del sociologo Francesco Morace su uno dei trend più colpiti dalla pandemia: «Ci saranno attività in streaming e altre in presenza, il che VEDRETE, allargherà il bacino delle persone interessate e dei visitatori»

LE FIERE RINASCERANNO

Advertisement

Torneremo negli stand ma con più voglia di digitale

Saranno di minore durata (almeno apparentemente), ma non di importanza inferiore. Si scopriranno alcuni loro aspetti, mentre sbiadiranno altri lati, con il rafforzamento del digitale. Sono le fiere, quelle di cui abbiamo sentito profondamente la mancanza in questo periodo, ma che ci inducono a porre anche alcuni interrogativi, dopo – anzi ancora durante – la pandemia.

Il sociologo Francesco Morace, fondatore di Future Concept Lab, è la persona giusta per esplorare alcune risposte. Con un avviso: «Ci sarà anche un fenomeno di controspinta, un desiderio liberatorio, come abbiamo già visto in Israele, perché dopo che le persone hanno vissuto un anno chiuse, anche mentalmente, ci sarà un rimbalzo e ciò varrà anche per le fiere». Nel 2022 si arriverà a una gestione normalizzata di questi eventi, attraverso i vaccini, secondo Morace. Ma non è solo questione di un legittimo desiderio di normalità. Che le cose cambieranno in ambito fieristico, è chiaro e già lo sta dimostrando l’organizzazione delle prime rassegne. Le stesse aziende sentiranno non solo la necessità, bensì l’effettiva opportunità di investire in questa direzione, ad esempio? Vediamo allora cosa accadrà. Primo aspetto: «Cambierà il rapporto virtuoso con il digitale – afferma – nel senso che si è capito, soprattutto in Italia dove avevamo grandi diffidenze che alcune attività, alcuni passaggi non solo possono essere trasferiti, ma addirittura guadagnarne». Un esempio era la moda: «Le sfilate erano esclusive, chiuse alle persone normali. Quello che è avvenuto con la pandemia è che il numero di partecipanti, di presenze, di like sulle piattaforme è diventato un elemento che andava a sancire il successo». Risultato, bisogna ragionare in termini complementari: «Le fiere andranno a organizzarsi con attività in streaming e altre in presenza, il che allargherà il bacino delle persone interessate e dei visitatori. Bisognerà essere molto bravi ad articolare dei programmi che siano onlife». Questo prescinde, avverte, dalla pandemia, che ci ha costretto a usare gli strumenti digitali. Ora abbiamo imparato a ottimizzarli. Altro fattore: «Dal punto di vista dell’organizzazione delle fiere, si punterà molto sulle esperienze relazionali. Le attività saranno molto meno promozione-acquisto-vendita, mentre si rafforzerà quel valore di legame per noi italiani – prosegue Morace – Ti fidi qualcuno quando lo guardi negli occhi, mangi qualcosa con lui, bevi qualcosa… Questi aspetti interpersonali si sono dimostrati insostituibili ed è il motivo per cui ci sarà un grande ritorno della fisicità e dell’incontro ad personam, quando si potrà».

Il che però non esclude che le fiere diventeranno più brevi: «Magari da cinque giorni, una rassegna passerà a tre. Si risparmierà sui costi dell’albergo, sul viaggio, sulla lo-

cation. Si riarticolerà tutto sulla base dei valori interpersonali che sono emozionali e dell’idea di fare insieme qualcosa, magari di imparare qualcosa». Sono strade in parte già intraprese in passato da alcune fiere con workshop e attività formative: «In generale sono fenomeni già in atto, rafforzati da quest’anno di Covid. Non c’è nessuna tendenza che già non ci fosse prima. Questo vale anche per la sostenibilità, per l’importanza del mondo femminile, per la generazione Z, che ha reagito meglio dei millennials». Tornano alle aziende, l’approccio cambierà ma non solo per il pur già citato motivo economico. La stessa minore durata delle fiere si inserirà in solco più ampio: «Già, non sarà solo una scelta legata solo al budget, ma si capirà che tutto l’anno è una fiera. Nel corso dei dodici mesi bisognerà immaginare richiami, appendici, e ciò avverrà online. Si abbonderà l’idea che tutto si giochi in cinque giorni e poi se ne riparla l’anno prossimo. In questo senso l’evento diventa un progetto, un percorso». Con conseguenze importanti: «Si eviterà l’affollamento, si riuscirà a destagionalizzare questi momenti creandone degli altri, altrimenti gli eventi rischiano di rimanere fini a sé stessi». Per concludere, Murace offre un esempio: «Anche le fiere dovranno prevedere un “richiamo”, per ispirarci ai vaccini, e rimanere in contatto con le proprie comunità. E anche questo è un gran lavoro. Al netto del lutto che abbiamo vissuto, abbiamo scoperto che è anche più semplice, sostenibile e logico avere momenti trasferiti sul digitale. Una vita più vivibile, una maggiore qualità. Bisognerà far maturare questi aspetti, ma quando lo faremo vivremo in un’altra dimensione emotiva, tutti quanti. Avverrà un riequilibrio tra quantità e qualità».

Ma. Lu.

www.impreseterritorio.org La strategia cambierà: «Si punterà molto sulle esperienze relazionali. Le attività saranno molto meno promozioneacquisto-vendita e si rafforzerà quel valore di legame che per noi è strategico»

This article is from: