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“Future in action”, oltre 2.500 studenti hanno partecipato al progetto di orientamento di Confindustria Emilia per i giovani

formazione “Future in action”

oltre 2.500 studenti hanno partecipato al progetto di orientamento di Confindustria Emilia per i giovani

Oltre 2.500 gli studenti registrati agli incontri online di “Future in action”, il progetto di orientamento rivolto agli studenti e alle studentesse delle scuole superiori ideato e promosso da Confindustria Emilia. Gli incontri, iniziati il 26 gennaio e conclusi il 24 marzo scorso, hanno dunque avuto un ottimo riscontro da parte dei ragazzi, principali destinatari di questa iniziativa. Il progetto ha voluto realizzare momenti di incontro e approfondimento per far conoscere una selezione di percorsi formativi le cui opportunità professionali hanno alti tassi di occupabilità, secondo le analisi del World Economic Forum, e far comprendere grazie a testimonianze reali, in modo concreto e interattivo, le opportunità di studio e poi quelle lavorative ispirate dal nostro territorio ad alta vocazione manifatturiera. Si tratta di un progetto di orientamento giovani pensato con una visione di lungo periodo per aiutare gli studenti e le studentesse ad essere più consapevoli rispetto alle opportunità che si prospettano loro nel futuro. I partecipanti sono stati messi in contatto diretto con università statali e non statali, italiane ed estere, ITS, nonché con testimonial dal mondo delle imprese, e sono state coinvolte anche famiglie, istituti scolastici e docenti, per favorire un approccio partecipativo nella comunità.

Il progetto si è sviluppato attraverso un ciclo di dieci incontri online strutturati per cinque cluster tematici: Data, AI & Cloud Computing; Engineering; Marketing & Content; Economics & Management; Sciences in Chemistry & Biotechnology. Nel dettaglio, gli appuntamenti hanno previsto tre incontri di presentazione dedicati ciascuno a una delle università del territorio su cui opera Confindustria Emilia (Bologna, Modena e Ferrara) che hanno presentato i loro corsi d’eccellenza rispetto ai cinque cluster tematici; cinque incontri, ciascuno focalizzato su un singolo cluster tematico, durante i quali sono stati presentati un ateneo statale e uno non statale che secondo la classifica Censis rappresentano le migliori università nelle discipline pertinenti (Università di Udine, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, LIUC-Università Cattaneo, Università degli Studi di Milano Bicocca, Università Bocconi, Università Cà Foscari Venezia, Università di Trento, Università Campus Bio-Medico di Roma); un incontro dedicato agli ITS dell’EmiliaRomagna e un incontro con una selezione di università estere. “Come Associazione sentiamo di avere la responsabilità sociale di pensare ai giovani e alle loro famiglie per rispondere alle sfide che affrontano quando si affacciano sul mercato del lavoro e quindi promuovere corsi di laurea e percorsi formativi con alti tassi di occupabilità, in risposta al gap formativo di expertise che ci viene segnalato da molte delle oltre 3.400 imprese che rappresentiamo nelle province di Bologna, Modena e Ferrara”, ha rimarcato il presidente di Confindustria Emilia, Valter Caiumi.

“Desideriamo raggiungere gli studenti e le studentesse di oggi che rappresentano risorse e talenti preziosi per lo sviluppo e la competitività del nostro territorio e del Paese intero, aumentando la loro consapevolezza rispetto alle tante e diverse opportunità offerte in un’area ad alta vocazione manifatturiera come la nostra e contribuendo a metterli in contatto con quelle università che formano le professionalità più richieste”, ha concluso Caiumi. Su www.confindustriaemilia.it/futureinaction è possibile vedere le registrazioni degli incontri e trovare tutti i materiali presentati nel corso degli appuntamenti. Per ogni ulteriore informazione è possibile scrivere a formazione@confindustriaemilia.it.

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cultura Premio Estense, cresce

l’attesa per la 58esima edizione

di GV

A gennaio, con la pubblicazione del nuovo bando, ha preso ufficialmente il via la 58esima edizione del Premio Estense

Si è aperta a gennaio la corsa per succedere nell’albo d’oro del Premio Estense a Francesca Nava, vincitrice dell’ultima edizione con il suo “Il focolaio. Da Bergamo al contagio nazionale”. La candidatura alla 58esima Aquila d’Oro 2022 è rivolta ai volumi espressione di lavoro giornalistico riconoscibile, regolarmente in commercio ed editi a partire dal 1° gennaio 2021 al 22 aprile 2022, apparsi sulla stampa quotidiana o periodica o trasmessi da servizio radiofonico o televisivo o attraverso i nuovi media. Le candidature di autori e libri dovranno arrivare entro il 29 aprile 2022. La selezione della quartina finalista avverrà il 28 maggio. Venerdì 23 settembre ci sarà il consueto incontro dei finalisti con la città di Ferrara e sabato 24 la cerimonia di premiazione finale con la proclamazione del vincitore. Da rilevare, quest’anno, l’inserimento all’interno della giuria tecnica di tre nuovi membri. Si tratta del direttore dell’Ansa, Luigi Contu, del direttore de La Nazione, Agnese Pini, e del vicedirettore del Corriere della Sera, Venanzio Postiglione. Parallelamente al premio principale si è messa in moto anche la macchina organizzativa dell’Estense Scuola (edizione numero 27). La giuria sarà composta da Andrea Pizzardi, vicepresidente territoriale di Ferrara del Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Emilia, che assume la carica di presidente di giuria, da tre imprenditori, tre insegnanti dalle province di Bologna, Ferrara e Modena e da Francesca Nava, giornalista vincitrice del Premio Estense 2021. Venerdì 6 maggio ci sarà la valutazione dei lavori presentati e la definizione dei sei istituti finalisti. Questi ultimi, durante la giornata di premiazione che si svolgerà il 27 maggio, dovranno rappresentare sul palcoscenico il loro lavoro in concorso in una performance teatrale a scelta tra musica, danza e teatro della durata di cinque minuti massimo. La stessa sarà valutata dalla giuria con un voto, da 5 a 10, che verrà sommato al punteggio già ottenuto precedentemente e che proclamerà i tre lavori vincitori. Il primo classificato sarà premiato con 1.600 euro, il secondo con 1.200 euro e il terzo con 600 euro. Infine, due studenti, in rappresentanza del gruppo di lavoro 1° classificato e l’insegnante coordinatore, entreranno a far parte della giuria popolare del prossimo Premio Estense (edizione 2023). L’istituto vincitore diventerà la sede dell’incontro con il giornalista vincitore del Premio Estense 2022. Il premio Estense nasce nel 1965 per iniziativa dell’allora presidente degli industriali ferraresi Giorgio Piacentini, che intendeva istituire un evento che rivelasse l’interesse degli imprenditori ferraresi per l’arte e la cultura. I volumi presentati al concorso vengono selezionati da una giuria tecnica formata da giornalisti e scrittori di chiara fama, che ha il compito di sceglierne quattro da sottoporre al giudizio finale di una giuria di lettori, composta da quaranta cittadini espressione delle più varie categorie professionali, del mondo del lavoro e della formazione. Le due giurie si riuniscono congiuntamente per la nomina del vincitore. La manifestazione si conclude a settembre con la cerimonia di premiazione che si svolge, solitamente, al Teatro Comunale di Ferrara Claudio Abbado, alla presenza di autorità e personalità del mondo imprenditoriale e politico nazionale e dei cittadini ferraresi invitati.

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Non basta lavorare. Oggi si deve raccontare il lavoro

di Giampaolo Colletti @gpcolletti

Le rinnovate sfide delle aziende nella “nuova era conversazionale”

Per le imprese, grandi o piccole che siano, in questo tempo fragile segnato ancora dall’emergenza della pandemia e con i venti di guerra che soffiano dall’Est, il silenzio non è più un’opzione. Di più. Parlare diventa fondamentale, o meglio ascoltare risulta essere quella precondizione per mettersi in relazione con nuovi pubblici, oggi più disorientati ma anche più connessi rispetto al passato. Ecco allora che la comunicazione di impresa si apre a tante aziende espressione del tessuto produttivo italiano. Anche a quelle B2B e quindi meno avvezze ad intessere relazioni con i pubblici finali. Eppure qualcosa è cambiato rispetto alle considerazioni del passato, quando bisognava lavorare e basta. Oggi si deve raccontare il lavoro: quasi 8 realtà B2B su 10 rivedranno in questo 2022 il marketing mix della propria strategia, scommettendo su social media, digitale, attività di lobbying e ufficio stampa. Un’altra conseguenza della pandemia, col mondo che si è ristretto e il digitale che si è espanso. È quanto è emerso da una recente ricerca raccontata sulle pagine marketing del Sole24Ore. Ma ciò che colpisce è l’attenzione ai social: tra questi si impongono maggiormente Linkedin (96%), YouTube e Facebook (70%). C’è poi la newsletter, preferita da 7 manager su 10. Brochure, fiere e ricerche di mercato si confermano sì strumenti centrali, ma l’advertising online sta incrementando la sua attrazione, con l’82% delle realtà intervistate impegnate a comunicare grazie ad agenzie o freelance. Insomma, bisogna intercettare l’attenzione di un target professionale con nuovi formati, linguaggi, piattaforme. Lo ha scritto anche Adage, la bibbia americana del marketing, in un pezzo dal titolo assai eloquente: “È tempo di introdurre un pensiero creativo per il marketing B2B”. Ma c’è dell’altro. Per l’Harvard Business Review quella che stiamo affrontando è una fase storica segnata dalla “nuova era conversazionale”: non basta più il capitale economico e

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neppure quello sociale. A contare è quel capitale relazionale esterno che si lega a doppio filo al capitale reputazionale: così la fiducia diventa un’arma di costruzione di relazioni per un’azienda che esce allo scoperto rispetto ai propri confini e dialoga con i clienti, con la comunità, con gli stakeholders, con le organizzazioni politiche e con la rappresentanza, persino con i competitor. La pandemia, il convitato di pietra di tutte le riflessioni degli ultimi due anni, diventa l’occasione per ripensare le sfide sociali e ambientali in un’evoluzione necessaria della comunicazione di impresa. “Tutto ciò che abbiamo vissuto negli ultimi due anni ha avuto conseguenze sul piano simbolico dei consumi ed è necessario svincolarsi da un’estetica dell’effimero e orientarsi verso un’estetica della durata. In una società senza direzioni non si possono più dare nuovi nomi a vecchi comportamenti. Ecco allora il cambio di paradigma per vivere esperienze vere, riti trasformativi, percorsi esistenziali”, ha scritto Stefano Gnasso, docente di sociologia dei consumi all’Università Cattolica di Milano e autore del libro “Pandexit”, edito da Gruppo24Ore. Nelle nuove scelte intraprese dalle organizzazioni si legge in filigrana la necessità di entrare in ascolto con la comunità, ma anche di promuovere azioni e non solo narrazioni per contrastare il climate change. Nicholas Christakis, docente dell’Università di Yale, ha scritto sull'Independent che stiamo affrontando i nuovi Roaring Twenties, ossia nei ruggenti Anni Venti: dopo lo stop forzato della pandemia ricerchiamo ampie interazioni sociali, come accaduto dopo la pandemia della Spagnola un secolo fa. Tutto questo implica nuove alleanze, prodotti e servizi innovativi e un marketing esperienziale coinvolgente. La narrazione dentro e fuori le aziende, con le dinamiche di coinvolgimento e la relativa battaglia per l’attenzione, diventa un elemento cruciale. Ma allora cosa scrivere e in che modo rendere efficace una storia che deve essere autentica, credibile, immersiva, coerente, unica e allo stesso tempo plurale? Ecco allora tre azioni per comunicare al meglio la propria impresa. 1. Mettersi in ascolto dei propri stakeholder e dei propri clienti, attuali e prospect. E farlo raggiungendoli su quelle piattaforme maggiormente adottate, come social e canali di videosharing. Provare ad esserci, perché quella presenza costante e discreta mette a proprio agio e permette di migliorare anche le vendite.

2. Scommettere sul digitale, che non è più un elemento accessorio, ma è parte integrante della trasformazione di un’azienda, di una città, di una comunità. Il digitale che fa la differenza nei sistemi, nei processi, nelle persone, nella quotidianità.

Ma anche nelle dinamiche di relazione, con call center che sfruttano l’intelligenza artificiale, abbattendo tempi di attesa e fornendo rapide soluzioni. Con una sfida ancora più difficile: rendere semplici le complesse.

4. Sperimentare nuove piattaforme, arrivando prima di altri.

Dopo una vita in affitto sulle piattaforme degli oligopoli digitali si intravedere un possibile nuovo protagonismo dei brand nel riposizionarsi su campi da gioco proprietari. Secondo tutti gli analisti è il momento migliore per le aziende di riappropriarsi delle proprie narrazioni perché l’elemento che emerge dal metaverso è l’ownership: i brand diventeranno proprietari di casa, con la blockchain che certificherà questi possessi come un moderno catasto.

Ecco allora che la chiave è aprirsi a queste nuove opportunità, provando a leggere i segnali di un futuro che si sta palesando con nuove dinamiche di narrazione e relazione. Anche perché, come scriveva già qualche anno fa il futurologo Danese Rolf Jensen, “vivremo in una cultura del consumo che racconterà delle storie attraverso i prodotti che acquistiamo”.

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