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sommario
Covid-19, il virus della paura, i numeri e la resilienza degli imprenditori
Mai avremmo pensato di vivere una pandemia globale, una guerra silenziosa contro un nemico invisibile, un evento così straordinario ed eccezionale che ha lasciato tutti spiazzati e senza armi con cui combatterlo. Dal personale sanitario (medici, infermieri, esperti virologi…), alle istituzioni, agli imprenditori. Dalle PMI alle grandi aziende multinazionali. L’Italia e il mondo stanno vivendo un momento surreale. Con l’esplosione del contagio si è creato nella nostra società un senso di perdita dell’orientamento, una sensazione di impotenza e di fragilità universali. Il nostro paese si trova in prima linea, insieme alla Cina, nel fronteggiare lo spavento sanitario ed economico, non meno che sociale e politico. Ad un’improvvisa perdita di controllo dell’igiene e della salute pubblica nel mondo, è seguito infatti uno choc planetario che, se reiterato nel tempo, sarà capace di modificare radicalmente il sistema stesso dell’economia capitalista. È l’alba di una nuova era. Per quanto concerne l’Italia cambierà il sistema sanitario, le regole della sicurezza pubblica, le attuazioni delle leggi. E molto altro ancora: l’alfabetizzazione scientifica della comunicazione e la gestione mediatica della scienza; la sanità e la pubblica sicurezza, cui si accosteranno inevitabilmente rilevanti modifiche al concetto di privacy; il concetto stesso di scuola, dove educazione e lavoro saranno informatizzati grazie all’implementazione delle piattaforme di “e-learning”, che di certo richiederanno nuovi standard tecnologici. L’esperienza collettiva del virus modificherà la società tutta e farà fare un salto di qualità alla scienza tecnologica: vedremo
crescenti investimenti nelle telecomunicazioni, nelle connesioni, nella stabilità dei segnali. Vediamo dunque quelli che sono ad oggi i numeri: più di 9 milioni di contagi in tutto il mondo, quasi 500 mila decessi. In Italia confermati 239 mila contagi per quasi 35 mila decessi. Numeri da capogiro che hanno portato a scelte drastiche per la salvaguardia della salute umana, primo e importante obiettivo. Si inizia però a fare la conta dei “morti” anche a livello economico nazionale: ciò ha fatto molto discutere perché probabilmente rientrare a lavorare con le dovute precauzioni prima dei tempi dettati, avrebbe potuto rallentare una decrescita inesorabile del PIL, oggi -9,5%. Si registra infatti una recessione profonda e disomogenea che ci fa scrutare una futura ripresa lunga e incerta. Se si dice “mal comune, mezzo gaudio”, allora siamo in buona compagnia: tutti e 27 i paesi dell’unione europea registrano un segno negativo con una media di -7,4% con una previsione per la primavera 2021 di un +6,1% . Nel dettaglio l’Italia è penultima (seguita soltanto dalla Grecia) con un PIL in calo del -9,5% nel 2020 e in risalita del +6,5% nel 2021. La Spagna affianca l’Italia, con un calo del PIL del -9,4% nel 2020, mentre per la Germania la contrazione è meno profonda (-5,9%), così come per la Francia (-8,2%). Vediamo ora nel dettaglio i numeri in Italia. A livello nazionale abbiamo in modo generalizzato un forte calo di consumi, investimenti ed export e aumento della disoccupazione: come già accennato le misure legate al lockdown hanno frenato improvvisamente i consumi privati italiani, previsti in calo del -10,9% nel 2020 e in ripresa nel 2021 (+7,3%). Il crollo della domanda e l’elevata incertezza si accompagneranno a un forte calo degli investimenti, pari al -14,2% nel 2020 e un rimbalzo del +13,0% nel 2021. Il contributo dell’export, dopo una forte flessione nell’anno in corso (-13,0%), tornerà positivo nel 2021 (+10,5%) in linea con l’andamento del commercio mondiale. Sul fronte del mercato del lavoro, la disoccupazione toccherà l’11,8% nel 2020 e riscenderà al 10,7% nel 2021. Nel quadro EU, le misure fiscali messe in atto dagli Stati membri determineranno un peggioramento dei conti pubblici: secondo le previsioni il disavanzo pubblico aggregato dell'UE 27 passerà da appena lo 0,6% del PIL del 2019 all'8,3% nel 2020, prima di scendere al 3,6% nel 2021 e il rapporto debito pubblico/PIL nell'UE aumenterà dal 79,4% del 2019 al 95,1% quest'anno, per poi scendere al 92,0% l'anno prossimo. Il deficit in Italia, che negli ultimi anni è stato ridotto all’1,6% in rapporto al PIL, toccherà nel 2020 quota 11,1%, per poi ridursi al 5,6% nel 2021, ben al di sopra della soglia del 3%. Il rapporto debito/PIL aumenterà dal 134,8% del 2019 al 158,9% di fine anno, per passare al 153,6% alla fine del 2021.
OCCUPATI E DISOCCUPATI (i dati della rilevazione Istat per l’Emilia Romagna, primo trimestre)
La crescita dell’occupazione si ferma con una lieve inflessione dello 0,1% in meno. L’andamento risulta differenziato nei principali settori economici: rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno, l’occupazione in agricoltura vede un aumento del 22,7 per cento e ha toccato quota 83 mila. Invece, nell’industria ha fatto un deciso passo indietro a quota 524.486 (-4,6 per cento), interrompendo una serie positiva in corso da otto trimestri. L’occupazione delle costruzioni è risalita a quota 116.698 (+3,4 per cento). Nell’insieme dei servizi l’occupazione fa registrare una serie di risultati positivi e negativi, con una tendenza complessiva moderatamente positiva e nel trimestre è aumentata dello 0,3 per cento e ha raggiunto 1.289.912 unità. Nei settori del commercio e dell’alberghiero e ristorazione è proseguita una tendenza negativa da cinque trimestri che nei primi tre mesi del 2020 è stata del -6,4 per cento con una riduzione degli occupati a 360.927 addetti, che è stata più che controbilanciata da un aumento del 3,2 per cento dell’occupazione negli altri settori dei servizi, ove operano 928.985 persone. Nel trimestre, prosegue la discesa del tasso di disoccupazione che si è ridotto dal 6,1 per cento del primo trimestre 2019 al 5,5 per cento dello stesso trimestre del 2020. Al momento un quadro complessivo neanche troppo negativo, coadiuvato da nuove frontiere di lavoro agile con un possibile risparmio da parte delle aziende. Ma se i dati non sono incoraggianti, l’Italia che per prima ha attraversato enormi difficoltà, per prima ha avviato la nuova era del business dell’informazione, conosciamo perciò meglio di chiunque altro i cambiamenti che dovranno avvenire: in un mondo in cui macchine e software occupano sempre più spazio nelle nostre vite, ciò che ci rende umani diventa ancora più importante. La robotica diventerà sì più influente nei processi produttivi industriali, i potenti algoritmi abilitati all’intelligenza artificiale ridisegneranno sì le industrie (dalla sanità all’agricoltura fino all’estrazione mineraria e ai trasporti): tuttavia l’intelligenza artificiale non è creativa. In un mondo in cui l’intelligenza artificiale sarà sempre più rilevante, verrà sempre più ricercata la creatività e l’originalità. Le tecnologie che alimenteranno i prossimi dieci, venti anni stanno emergendo ora e attecchiranno in modo irreversibile. Questo temporaneo blackout con un’apparente sospensione del tempo e della vita ordinaria, se ha prodotto danni ingenti potrà altresì produrre benefici, portando a riscoprire creatività, valori, affetti e passioni che sono il grande tesoro nascosto del nostro Paese. Solo con questa convinzione ritroveremo tutto ciò che più ci è mancato, abbandonando la scomoda sensazione diffusa di incertezza sul domani. Nelle pagine seguenti vedremo come alcuni degli associati Confindustria Giovani Emilia Centro ha reagito con resilienza a questa chiusura forzata di marzo, aprile e maggio.
Filiera Salute
Maria Eleonora Missere Poliambulatorio Giardini Margherita, PGM
Dopo un primo momento di nero totale, la pandemia di Covid-19 ci ha portato in prima linea, al fianco delle aziende che seguiamo come medici competenti e al fianco dei cittadini della città di Bologna e provincia.
MEDICINA DEL LAVORO
Da subito, già a metà marzo, Poliambulatorio Giardini Margherita, sotto la direzione sanitaria del Dott. Maurilio Missere, ha messo a disposizione dei dipendenti della Ferrari delle sedi di Maranello e Modena l’assistenza e i test sierologici per verificare la presenza degli anticorpi Covid-19. A partire da giovedì 9 aprile 2020, presso la storica sede di Maranello, i dipendenti hanno infatti avuto la possibilità di sottoporsi su base volontaria al test sierologico per verificare la presenza degli anticorpi Covid-19. Un passo fondamentale per la loro salute alla riapertura della Società avvenuta secondo le tempistiche indicate dalle Autorità nazionali. Il test è stato proposto su base volontaria ai circa 4.000 dipendenti Ferrari. I test sierologici sono stati poi estesi ai famigliari dei dipendenti e ai fornitori che frequentano i luoghi di lavoro aziendali, sempre su base volontaria. Tuttora è attivo lo screening presso un’area dedicata costruita ad hoc presso la sede di Fiorano. L’analisi sierologica è uno strumento fondamentale nella lotta al Covid-19 in quanto è in grado di indicare, a seconda del tipo anticorpi specifici contro il virus Sars-CoV-2, se è in atto un’infezione acuta (IgM) oppure se l’organismo è venuto a contatto con il virus nel passato (IgG). Nel caso in cui l’esito del test richiedesse un approfondimento, verrà effettuata un’analisi molecolare con tampone. Vengono effettuati 4500 test con una tempistica prevista di 2/3 settimane. A regime vengono testate 500 persone al giorno. I test verranno analizzati presso l’hub veneto del centro analisi partner dalla fase di routine a quella molecolare. Un team dedicato di medici, infermieri, personale di accettazione, direttore tecnico, responsabile medicina del lavoro, corrieri e personale IT, grazie al coordinamento di Poliambulatorio Giardini Margherita e del direttore sanitario Dott. Maurilio Missere, porterà avanti il progetto per garantire il massimo livello di efficienza si pensa almeno fino alla fine dell’anno. La squadra del Cavallino ha inoltre a disposizione il supporto del personale di laboratorio e di quello amministrativo in backoffice, per un totale di oltre 40 persone coinvolte nel progetto. Ferrari condividerà l’esito del progetto “Back on Track” con la Regione Emilia Romagna, con l’obiettivo di mettere a disposizione della comunità le pratiche più avanzate per la difesa della salute dei lavoratori. Per i temi scientifici la Società è in stretto contatto e collabora con la A.USL di Modena e si è avvalsa della consulenza, fra gli altri esperti, del Dott. Nicola Bedin, Maria Eleonora Missere Presidente di Lifenet Healthcare, del Prof. Roberto Burioni dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e del pool sanitario di Medici Competenti di Ferrari coordinati dal Dott. Maurilio Missere. In questo progetto hanno partecipato insieme al nostro team Roberta Casetti di Evolution Events fornendo le hostess dedicate all’ingresso dei pazienti che si dovevano sottoporre al test, per prendere la temperatura ed effettuare una prima assistenza in loco e telefonica e Luca Avagliano di Margotta Medical che ci ha sempre rifornito di mascherine chirurgiche anche nel momento in cui erano merce rara e ha sviluppato con il suo gruppo il portale di prenotazione per i test dei dipendenti, familiari e fornitori di Ferrari: un ringraziamento particolare per la loro preziosa collaborazione. Ci siamo inoltre occupati dello screening sierologico e molecolare dell’orchestra del direttore Riccardo Muti che si è esibita al Ravenna Festival il 21 giugno. Abbiamo inoltre seguito la squadra SPAL Ferrara calcio, fornendo a loro la parte di screening sierologico e molecolare secondo le direttive della FIGC. I progetti che abbiamo seguito e stiamo seguendo sono numerosi e le richieste hanno superato le nostre aspettative. Con l’esperienza del progetto “Back on Track” di Ferrari abbiamo fatto un nostro protocollo di rientro a lavoro in sicurezza denominato “Back to Work” che ci ha consentito di seguire molte realtà della regione a 360 gradi o per il solo screening dei sierologici.
PAZIENTI PRIVATI
In pieno lockdown siamo rimasti sempre attivi telefonicamente per le urgenze mediche, i prelievi e tutte le indagini mediche sospese dal servizio sanitario e negli ospedali con carattere di urgenza. Dal 4 maggio abbiamo riaperto l’attività anche per le visite di controllo e programmabili e l’8 maggio siamo stati autorizzati dalla Regione Emilia Romagna ad effettuare i test sierologici e molecolari di screening anti Covid-19. Da quel momento a oggi siamo stati inondati di richieste da parte dei cittadini che per svariate motivazioni, dalla semplice curiosità alla necessità di dover visitare un parente “fragile” o di doversi spostare tra regioni per motivi di lavoro, avevano necessità di fare il test.
Luca Avagliano Margotta Medical - Gruppo Margotta
La SALUTE, definita dall’OMS come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale”, il bene più prezioso per ogni uomo e allo stesso tempo il silente motore trainante della vita, è stato messo a dura prova dall’attacco aggressivo e devastante del Coronavirus – COVID 19 -. La pandemia che esso ha provocato ha intaccato e indebolito tutti i settori dall’economia, alle relazioni sociali. In tale scenario alquanto apocalittico numerose aziende, pur appartenendo a settori completamente estranei al mondo socio sanitario, con l’obiettivo di fronteggiare tale emergenza e preservare per quanto possibile la salute dei cittadini, si sono messe in gioco riorganizzando la propria attività, dando visibilità allo spirito imprenditoriale, alla voglia di fare e di non arrendersi dinanzi alle difficoltà, che sappiamo bene è caratteristica di ogni italiano. Basti pensare a tutte le aziende che si sono adoperate per produrre mascherine chirurgiche, a quelle che si sono adoperate per progettare strumenti di sanificazione più pratici e ancora quelle che tutt’ora brevettano ad esempio prodotti per permettere alle attività commerciali di lavorare in sicurezza… potremmo stilare un elenco interminabile! Noi di Margotta Medical realtà che nasce dall’esperienza e dalla professionalità di Margotta Group, da più di 40 anni punto di riferimento nella realizzazione di modelli Luca Avagliano organizzativi integrati, comprensivi della fornitura di servizi e strumenti informatici di supporto, specializzata nella progettazione di sistemi gestionali per il settore dell’assistenza socio-sanitaria, ci siamo subito posti il dilemma di come poter aiutare le strutture socio sanitarie a fronteggiare tale emergenza. Per questi motivi ci siamo rimboccati le maniche e devo dire con non poche difficoltà, dubbi, timori, ma allo stesso tempo grinta e tenacia, a mio avviso siamo riusciti a fare un buon lavoro realizzando diversi output che sono risultati essere di grande aiuto.
In questo periodo la nostra mission ancor più si è focalizzata nell’essere di supporto: • agli ospiti delle strutture quali soggetti fragili e fortemente a rischio clinico e psicologico ed ai loro parenti attraverso la realizzazione di una applicazione denominata App.Parenti. L’App.Parenti è un’applicazione che si integra con il software gestionale ABC.Web, estendendo la gestione dell’ospite nelle Strutture socio-sanitarie anche al rapporto diretto con i parenti. App.Parenti consente di “aprire un canale informativo” rivolto ai Parenti degli ospiti, in modo personalizzato, tramite le scelte che la Struttura socio-sanitaria può fare attraverso le parametrizzazioni disponibili. Le modalità operative di dialogo sono due: la messaggistica indirizzata al parente: la struttura può inviare al parente un messaggio personale o un messaggio di tipo generale. Il messaggio inviato viene notificato e letto sullo smartphone del parente e la struttura riceve in risposta l’informazione se il messaggio è stato “scaricato” o meno; il quadro clinico-assistenziale dell’ospite messo a disposizione del parente: la struttura, tramite un menù, decide quali informazioni mettere a disposizione di ogni singolo parente, con la possibilità di stabilire ogni quanto tempo rinnovare il quadro. Le informazioni disponibili tra cui scegliere sono: pdf dell’ultimo PAI, piano terapeutico somministrato, medicazioni in atto, decubiti in atto, pasti e alvo, misurazioni effettuate (parametri vitali). Il parente sullo smartphone può leggere le informazioni tramite un menù di selezione e pagine a scorrimento. all’equipe socio sanitaria, combattente sul campo dell’emergenza: ci siamo impegnati a far si che il personale avesse a disposizione tutti i dispositivi di protezione individuale per riuscire a lavorare nelle condizioni di massima sicurezza (mascherine chirurgiche, ffp2, guanti, camici monouso, tute, calzari, visiere, occhiali di protezione, gel sanificante…) tutti articoli introvabili durante il picco del Covid.
alla direzione e agli amministrativi delle varie strutture
che si sono trovati a dover gestire non poche problematiche sanitarie, burocratiche e legate all’operatività sul campo: abbiamo sviluppato il portale per le prenotazioni degli esami sierologici presso i poliambulatori. L’analisi sierologica è uno strumento fondamentale nella lotta al Covid-19 e con la realizzazione di questo portale, si agevola il flusso di prenotazioni che arrivano numerose ogni giorno ai Poliambulatori per effettuare test a tutti i cittadini che ne fanno richiesta. Il “Portale Prenotazioni” assiste il Poliambulatorio nella gestione di tutti gli appuntamenti giornalieri tramite apposite griglie per predisporli e per bloccare istantaneamente gli slot appuntamenti e schede ad hoc per poter inserire tutti i dati anagrafici degli utenti che effettueranno il test e a cui verrà inviato automaticamente dal Portale l’avviso di conferma dell’appuntamento e l’avviso di promemoria dell’appuntamento. Il Portale prevede inoltre la possibilità di estrapolare tutti gli appuntamenti giornalieri con tutti
i dati anagrafici degli utenti che hanno effettuato il test. Dal momento che tutti i dati degli utenti devono essere trattati nel pieno rispetto della privacy, il Portale contempla anche la possibilità di collegare alla scheda appuntamento l’informativa privacy con dicitura minori e l’informativa sulla ripetitività dell’esame.
C’è da precisare che grazie ai nostri strumenti per l’informatizzazione dei processi di cura e assistenza, le strutture possono pianificare le proprie attività al meglio, coordinando con precisione ed incisività la comunicazione tra le varie figure professionali che operano all’interno di esse e consentendo il rapido reperimento delle informazioni sociosanitarie fondamentali alla gestione quotidiana degli ospiti, monitorare costantemente i dati e questo è già un grande aiuto durante la gestione quotidiana delle attività, figuriamoci in una situazione di emergenza! Di non minore importanza è il corso di formazione organizzato a titolo gratuito da noi di Margotta Medical per aiutare ad identificare le informazioni sul Coronavirus SARS CoV2, imparare a riconoscerlo per potersi proteggere. Corso di formazione utile al personale delle strutture socio sanitarie, ma in realtà a tutti i cittadini indistintamente.
Alcuni punti del programma del corso: la sicurezza sul lavoro come strumento di apprendimento e gestione dell’emergenza Covid-19: gestione delle informazioni sul virus (i siti istituzionali e come consultarli); riorganizzazione della attività lavorativa ai tempi del Covid-19: dai concetti ai percorsi sporco-pulito e sorveglianza, individuazione e gestione dei sospetti e dei casi; DPI: teoria e tecnica di utilizzo/vestizione e vestizione; evidenze sulle modalità di trasmissione di SARS-CoV-2: informazioni per il personale sanitario per le attività di prevenzione, identificazione e controllo nei setting lavorativi specifici (Diversabilità-anziani); indicazioni ad interim per un utilizzo razionale delle protezioni per infezione da SARS-CoV-2 nelle attività sanitarie e sociosanitarie (assistenza a soggetti affetti da Covid-19) – nell’attuale scenario emergenziale SARS-CoV-2 Gruppo di Lavoro ISS Prevenzione e Controllo delle Infezioni (Rapporto ISS COVID-19, n. 2/2020 Rev. aggiornato al 28 marzo 2020). In definitiva posso sostenere che ci siamo impegnati tanto per fronteggiare l’emergenza Covid, e continueremo a farlo sempre motivati e con la convinzione che l’unione fa la forza. Sono convinto che se ognuno di noi azienda privata o pubblica lavorasse con flessibilità, trasparenza ed impegno riuscirebbe a ribaltare situazioni che a primo impatto sono inaffrontabili e disastrose, con risultati eccellenti su tutta la collettività. Questo mio modo di parlare non è dettato da superficialità, ma da un sano e pesato ottimismo che aiuta a dare sempre il meglio di noi stessi… Filiera Metalli e materiali compositi
Chiara Cotti Emilbronzo 2000
Quest’anno la primavera si è affacciata con una sorpresa che nessuno si sarebbe aspettato. Non ci ha lasciato nemmeno il tempo di renderci conto di cosa stesse succedendo, questo Covid-19 che oggi ci è, almeno nel nome, così tristemente familiare. La piccola e media impresa italiana, spina dorsale della nostra economia, non si è lasciata intimorire. La “botta” è stata bella pesante, inutile nasconderlo, ma vedere lo spirito con cui le imprese hanno tenuto duro è stato un atteggiamento galvanizzante un po’ per tutti. Abbiamo chiuso a partire dalla fine di aprile, noi di Emilbronzo. Il quartiere Torrazzi era un deserto al quale mancavano pochi dettagli per evocare i peggiori scenari della storia del secolo scorso. Eppure anche in questa situazione, nell’incertezza di cosa sarebbe successo il giorno dopo o la settimana seguente, tutti i piccoli e medi imprenditori, chi più chi meno, hanno reagito con coraggio e spirito di adattamento. Così anche noi, armati di gel e mascherine, ci siamo barcamenati tra decine di ristampe delle autocertificazioni, pec da inviare alla Prefettura e ditte da contattare per sanificare gli ambienti. Tutto questo accadeva, mentre i nostri lavoratori erano a casa, per tutelarli, e mentre il telefono squillava comunque nelle mattine in cui, a gruppi di due, ci davamo il cambio solo negli uffici della ditta chiusa. Le telefonate arrivavano dai nostri clienti storici e sembravano un sondaggio pianificato per capire meglio cosa stesse succedendo un po’ a tutti. Passata la prima settimana, le chiamate erano di clienti nuovi, mai sentiti. Dite che ora potevano lavorare con deroga per la filiera delle produzioni indispensabili, avevano bisogno di materia prima, e cercando su internet alternative ai loro fornitori chiusi, chiamavano anche noi. E’ andata avanti così per settimane. Tra i compiti dei bimbi a casa da scuola, le mascherine da reperire al prezzo del migliore dei prosciutti di Parma, e la carta. Tanta carta per dimostrare ciò che un malcapitato carabiniere avrebbe dovuto verificare in caso di controllo, ma che avrebbe dovuto inevitabilmente derubricare alla sua voglia di dare fiducia o meno al soggetto controllato. Chiara Cotti
Oggi siamo ripartiti. Quando ci togliamo la mascherina ci sentiamo nudi ormai. Sembra che manchi qualcosa che fa parte del nostro abbigliamento quotidiano. Ne abbiamo di decorate in stoffa, a fiori o con il tricolore, di queste benedette mascherine. Ancora non sappiamo quando finirà. Ancora non siamo certi di come finirà. Eppure andiamo avanti. Il Governo, scusate, non c’entra. Dovremmo dire “Per fortuna che abbiamo avuto un buon Governo!”. In una situazione come questa però credo che una parte politica valesse l’altra. Forse è il Governo che dovrebbe dire “Che fortuna… abbiamo le imprese italiane!”
Annalisa Po Officine Barbieri
Il 2020, così come il 2008, sarà ricordato da tutti come un anno estremamente difficile per l’economia mondiale. Nel 2008 una grave crisi finanziaria colpì l’economia americana che scatenò una recessione a livello globale, mentre il Covid ha scatenato una crisi economica da molti già definita “senza precedenti”. Questo perché, oltre alla chiusura delle fabbriche e di tutto il mondo economico italiano e non, si hanno avuti effetti sulla domanda e l’offerta derivati dell’isolamento. Quello vissuto dagli imprenditori è stato sicuramente uno dei periodi più difficili mai affrontato perché, oltre alla paura per lo stop dell’economia, si è aggiunta la paura per la salute dei propri dipendenti. È stato obbligatorio riorganizzarsi, con l’aiuto degli esperti sulla sicurezza, pensando a tutti i modi possibili per evitare o, per lo meno, diminuire la possibilità di contagio. Misurazione della temperatura all’ingresso, la stesura di un protocollo interno sulla sicurezza, Annalisa Po la distribuzione settimanale di mascherine e il continuo controllo su tutti quelli che varcano il cancello aziendale, sono solo alcune delle tantissime misure che hanno portato ad un riassetto totale delle imprese. Quello che veramente ha colpito tutti è stato però il cambio totale delle abitudini, sia al lavoro sia nella vita privata. Officine Barbieri e Ossind sono due aziende metalmeccaniche che, partendo dal taglio lamiere, producono carpenterie mediopesanti per conto terzi. Le nostre aziende non si sono riconvertite dal punto di vista produttivo perché la tipologia di attività non lo ha permesso e perché, grazie ad alcuni clienti attivi nel mondo della carta e del riciclaggio, sono riuscite a riaprire dopo sole due settimane di chiusura, a seguito di una riorganizzazione a 360°. Ciò nonostante le difficoltà non sono state poche: consegne posticipate, ordini bloccati e la mancanza di nuove commesse che affiancano la produzione seriale, hanno dato un taglio netto al fatturato di quelli che dovevano essere mesi importanti per le aziende. Quello che è stato fondamentale e che sta permettendo al gruppo Barbieri di continuare è stata sicuramente la collaborazione degli oltre 150 dipendenti i quali, capendo il momento di difficoltà, hanno saputo adattarsi nonostante la costante paura per il virus. Giorni di ansie, di paure e di sacrifici hanno portato a maggiore organizzazione e collaborazione nonché a realtà sicuramente più forti e più unite di prima. La storia insegna che nessuno si salva da una crisi se non sa evolversi e guardare avanti, e noi siamo pronti per affrontare questa ennesima sfida!
Filiera Digital
Marco Biagioni Euei
Pensare avanti guardandosi negli occhi: l’esperienza del lockdown di Euei.
Euei, per la sua natura di realtà dedicata all’ingegneria del software, e per i progetti di sviluppo in corso, non ha subito fermi. Grazie alla tecnologia per il remote working non abbiamo avuto problemi a lavorare da casa. Abbiamo approfittato per collaborare maggiormente con i nostri clienti a livello di raccolta requisiti, studio dei processi impattati dalle applicazioni e progettazione tecnica. Il lockdown infatti ha permesso a molti di riflettere su quanto tempo viene speso per questa parte fondamentale dei progetti informatici, rilevando che, con le produzioni attive è nella maggior parte dei casi troppo poco. Insieme ad AD Consulting, la nostra capogruppo, abbiamo proseguito anche la spinta di innovazione che ci caratterizza, sviluppando soluzioni dedicate a contrastare e contenere la diffusione del Covid-19 in ambienti pubblici e aziendali. Prima della fase di riapertura erano già pronte. Abbiamo integrato una soluzione per lo screening termico con termocamere, FeverCheck così si chiama, che permette a l l ’ o p e r a t o r e , lavorando a distanza, di essere Andrea Carani e Marco Biagioni
avvisato da allarmi visivi in caso di rilevamento anomalo. Abbiamo inoltre sviluppato i sensori – SmartPositioning e DistanceCheck - per il controllo della distanza di sicurezza. Volendo poi dare una spinta anche al necessario ritorno alla socialità, abbiamo partecipato all’ideazione di OFFICI.art, l’inedita iniziativa culturale di AD Consulting, un contenitore che vedrà artisti emergenti alternarsi ogni 2 o 3 mesi che è stata lanciata il 23 giugno scorso. Riunioni virtuali agili, guardandosi negli occhi. Ho sentito di tante esperienze di aziende che hanno passato molto tempo in conference o video call; il nostro mestiere per sua natura si sposava già con il telelavoro e l'organizzazione agile di videocall one to one o meeting molto efficaci che non eccedessero nella durata. Riteniamo comunque che laddove non sia possibile la presenza fisica, il contatto visivo sia rassicurante e aiuti la comunicazione. Non abbiamo dimenticato di mantenere vivi i rapporti con tutti i colleghi, con un appuntamento quotidiano, uno spazio virtuale di chat e video, per una pausa caffè pomeridiana per incontrarci, salutarci e fare conversazione.
Stefano Ciammarughi Logikamente
L’emergenza Covid19 ha colpito duramente il nostro Paese e invaso improvvisamente le nostre vite, stravolgendo le nostre abitudini. Una realtà senza precedenti che ha messo le aziende alla prova in termini di impegno, stress, ricerca di nuove soluzioni e nuove strade non abituali da percorrere. A ridosso del lockdown, lo scorso 21 Febbraio, Logikamente, unitamente alla propria attività di sviluppo software industriale, ha organizzato e condotto l’evento “Viaggio nelle Smart Factories”, presso il Museo Magi di Pieve di Cento (FE), con tema centrale “L’ industria 4.0.”. Ricordo che, giunti al termine dell’evento, si era un po’ tutti con il fiato sospeso. Continuavano ad arrivare notizie di nuovi focolai che nascevano ed aggiornamenti sulla diffusione. Con l’organizzazione di questo evento avevamo l’obiettivo di andare a sensibilizzare ulteriormente alcuni nostri clienti su progetti con termine tra Marzo e Aprile 2020 ed inoltre, di raggiungerne di nuovi, anche se l’attenzione andava svanendo e cresceva lo spavento. Nonostante questi mesi che definirei, adottando un linguaggio tecnico tipico del mio settore, di “fermo macchina”, Logikamente ha Stefano Ciammarughi comunque continuato a lavorare con quelle aziende i cui codici Ateco erano autorizzati. Fra le urgenze immediate c’è stato lo Smart Working, che all’interno di Logikamente è stato messo in pratica con estrema semplicità. Ancor prima che il governo decretasse quali aziende avrebbero potuto continuare o meno le proprie attività, Logikamente ha scelto, volontariamente, di adottare per tutto il suo team questa, per molti nuova, modalità di lavoro. A differenza di alcuni nostri diretti competitor, non abbiamo cavalcato l’onda del Covid19, riorganizzando la nostra produzione verso applicativi destinati alla salvaguardia della salute dei cittadini quali app sul distanziamento o sulla rilevazione della temperatura. Questi mesi di lockdown hanno, invece, spinto Logikamente a concentrarsi sulle richieste emerse dalle aziende clienti, producendo qualcosa di nuovo e migliorando precedenti software e applicazioni. A Settembre appunto, proporremo diverse novità, frutto di questi mesi di impegno. Un insegnamento su tutti per la nostra azienda è sicuramente un apprezzamento dei termini sostenibilità e resilienza. Il primo elemento è più “tecnico”, cioè si riferisce alla capacità di un’organizzazione di affrontare periodi, seppure brevi, di estremo calo degli introiti: ho assistito a casi in cui le aziende anticipassero di tasca loro i primi mesi di cassa integrazione, ciò deriva da un passato attento di controllo dei conti nonché da un’oculata gestione d’impresa. Il secondo, invece, riguarda la flessibilità, la velocità di reinventarsi e la bravura di individuare nuovi segmenti di mercato e far crescere in essi prodotti innovativi.
Stefano Fratepietro Tesla Consulting
Gli attacchi informatici a Geox e la lezione che gli imprenditori ancora non riescono ad imparare
Secondo quanto riportato da Wired Italia e da molte altre testate giornalistiche venete, Geox, la nota azienda italiana di calzature, è stata vittima di un attacco informatico che ha letteralmente paralizzando i sistemi del suo quartier generale, provocando ingenti disagi, sia alle attività produttive che agli stessi clienti. I cybercriminali sono riusciti ad attaccare i sistemi dell’azienda di Montebelluna grazie a un ransomware, cioè un virus informatico che riesce a criptare i dati delle macchine infettate rendendone impossibile il recupero senza l’utilizzo di una chiave d’accesso che gli stessi cyber criminali fanno pagare a caro prezzo. Secondo quanto riportato da Stefano Fratepietro
il Mattino di Padova, l’azienda avrebbe scelto di lasciare momentaneamente a casa i suoi dipendenti per consentire ai tecnici informatici di ripristinare i sistemi cercando di ripulirli dal ransomware. Nonostante l’attacco Geox sta continuando a evadere gli ordini arrivati online e a mantenere attivi i rapporti con i rivenditori, i clienti e i fornitori, ma non senza difficoltà; ad esempio recentemente mi sono recato personalmente in uno dei lori negozi per l’acquisto di un paio di scarpe da uomo ed era impossibile l’utilizzo della tessera punti Geox proprio perché il servizio non era al momento disponibile causa cyber attacco. Non è la prima volta che Geox finisce sotto i riflettori dei cyber criminali. È il secondo attacco che l’azienda subisce dall’inizio del 2020, anche se di natura e complessità completamente diversa; a maggio Geox ha collaborato con la Polizia postale per smantellare un finto sito Internet che si spacciava per l’outlet ufficiale dell’azienda vendendo dei prodotti che in realtà non sarebbero mai giunti a destinazione. Quanto accaduto DEVE far riflettere tutti gli imprenditori su tematiche che ad oggi sono ancora sottovalutate sia dal management che dagli stessi collaboratori aziendali. Basti vedere cosa è successo di recente a CEFLA o qualche anno fa alla Bonfiglioli. La non consapevolezza legata alle problematiche di cyber security porta l’imprenditore all’eseguire pessime scelte operative con piani di investimento sbagliati e senza alcun ROI (ritorno dell’investimento); non è solo una questione di acquisto di soluzioni software o hardware che dicono di difendere il proprio sistema informativo aziendale, perché la sola installazione ed uso non porta assolutamente alcun vantaggio in Michele Tedeschi termini strategici ed operativi e di sicuro non va a mitigare alcun tipo di rischio visto che spesso questi acquisti vengono fatti senza avere la benché minima idea di quali siano i rischi da mitigare. Meno di un anno fa, a seguito della ricezione di un malware da parte di un collega imprenditore di Confindustira, ho prontamente segnalato la problematica al Dirigente di una nota impresa del modenese e la risposta che ho avuto è stata: ”si lo so scusami, devo aver per sbaglio cliccato dove non dovevo e un virus ha inviato quella e-mail, cancellala pure”. Il tutto nella più totale inconsapevolezza delle azioni che l’attaccante ha o avrebbe eseguito senza far sapere nulla. Per iniziare a risolvere questi tipi di problematiche dobbiamo assolutamente partire dalla consapevolezza dei rischi da parte dell’imprenditor e dei sui dirigenti, perché affrontare con superficialità problematiche di questo tipo si corre il rischio di subire attacchi informatici come quelli di Geox e delle tante altre aziende colpite in questi anni da attacchi informatici o di ritrovarsi qualche milione di euro in meno sul conto aziendale senza capire cosa sia realmente successo, come accaduto a Wirecard, azienda tedesca quotata in borsa che recentemente ha dichiarato di non saper giustificare la scomparsa di due miliardi di dollari dai propri conti correnti.
Michele Tedeschi Fancy Pixel
Fancy Pixel è un’azienda digitale specializzata in ricerca e sviluppo e grazie a questo dna ci siamo prontamente riorganizzati affrontando l’emergenza COVID-19, e il relativo lock-down, senza chiusure aziendali e senza cali di produttività. Da sempre utilizziamo strumenti collaborativi digitali sia internamente sia con i nostri clienti e collaboratori esterni. Questo ci ha permesso fin dai primi giorni di passare integralmente in modalità smart working continuando a offrire i nostri servizi e aiutando i nostri clienti ad affrontare digitalmente le problematiche lavorative e di comunicazione. Negli uffici sono state predisposte le necessarie procedure per mantenere in sicurezza il personale (sanificazione dei locali, verifica dei distanziamenti delle persone e delle temperature corporee, uso di DPI e posizionamento scrivanie a distanza di sicurezza, ecc...) presentandoci negli uffici limitatamente ai soli casi di necessità quali spedizioni e procedure di sicurezza. Il primo periodo ha portato i nostri clienti a temporanee chiusure e/o riorganizzazioni aziendali generando un rallentamento dei lavori in essere e un derivante calo di fatturato. In seguito vi è stata una fase di ripresa delle attività con un importante overhead comunicativo che ci ha messo alla prova, permettendoci però di condividere le nostre esperienze, le metodologie e gli strumenti collaborativi digitali. Nelle situazioni di difficoltà nascono nuovi bisogni, dai bisogni crescono idee che si tramutano in soluzioni. Soluzioni che contraddistinguono il successivo periodo con una risvegliata consapevolezza nell’innovazione dei processi aziendali e di prodotto. L’uso di strumenti digitali e lo smart working ha portato i nostri clienti a dare ancora più importanza alla digitalizzazione coinvolgendo la nostra realtà in nuovi progetti sia su territorio nazionale che internazionale. Stiamo continuando a lavorare in smart working e continueremo a farlo in futuro intervallando giornate in ufficio in lavoro smart.
Filiera Servizi Professionali
Giulia Cataldi Studio Torta
L’innovazione non si ferma La proprieta’ industriale ai tempi del covid
L’emergenza epidemiologica ha avuto effetto anche nel settore
della Proprietà Industriale, infatti sono stati molteplici i provvedimenti presi in Italia ed all’estero per fronteggiare principalmente la gestione delle scadenze a breve termine. Sebbene le misure introdotte abbiano permesso di gestire l’emergenza nell’immediato, è Giulia Cataldi possibile che in futuro ci siano dei rallentamenti rispetto alla normale gestione delle procedure a causa del backlog creato dallo slittamento o la sospensione delle scadenze tra marzo e giugno di quest’anno. Indipendentemente da ciò, nonostante parte delle attività siano state sospese conseguentemente alla parziale o totale chiusura delle aziende, l’epidemia ha indotto un forte estro creativo nelle persone e sono numerosi i nuovi depositi aventi come oggetto soluzioni per la digitalizzazione, la protezione individuale, la sanificazione e il contenimento del contagio. In altre parole, in reazione allo shock della chiusura totale e della propagazione dell’epidemia, si è potuta constatare una forte inventiva da parte degli innovatori per cercare di trovare soluzioni immediatamente attuabili. Non solo alcune soluzioni hanno potuto trovare una applicazione immediata, ma è anche possibile che molte di esse possano continuare ad essere utilizzate anche post COVID, inalterate o convertite, al fine di migliorare la qualità della vita e del lavoro di tutti i giorni. L’obiettivo di superare in tempi estremamente rapidi l’emergenza Coronavirus ha spinto realtà differenti ad aprirsi ed interagire tra loro, ad esempio sono nate proficue collaborazioni tra aziende, start-up innovative ed università. Questo modello di business è stato introdotto velocemente soprattutto nelle realtà più piccole e flessibili, come le PMI Innovative, che grazie a ciò hanno potuto adottare in tempi brevi nuovi strumenti, ad esempio soluzioni digitali per continuare a lavorare in modo più sicuro in sede o da remoto. Questi potranno continuare ad essere utilizzati per favorire la flessibilità e l’efficienza dell’azienda una volta superata l’emergenza Coronavirus. Posto che l’emergenza Coronavirus non ha fermato la creatività e l’innovazione, anzi l’ha incentivata ed alimentata, paiono sempre più importanti i provvedimenti a sostegno dell’innovazione e dello sviluppo tecnologico in considerazione del concreto rischio di impoverimento e perdita per mancanza di fondi di questi asset intangibili ed altamente competitivi. Al momento tra i provvedimenti in atto, che si vanno ad affiancare agli incentivi alle imprese della legge di Bilancio 2020, si segnala che dal 15 giugno per le start-up innovative è attivo il “Voucher 3i” di INVITALIA, che permette di ottenere gratuitamente dei Voucher per il pagamento di corrispondenti attività di consulenza in merito alla Proprietà Industriale (ricerche di anteriorità, redazione di domande di brevetto ed estensione all’estero di domande di brevetto) da parte di professionisti iscritti ad un elenco fornitori consultabile sul sito di INVITALIA. I fondi stanziati sono 19,5 milioni di euro per il triennio 2019- 2021. Inoltre, dato che quest’anno i fondi per i bandi Marchi +3 (3,5 milioni di euro) e Design + 4 (13 milioni di euro) sono andati esauriti dopo pochi minuti dall’apertura, è prevista una riapertura di tali bandi nei prossimi mesi. In particolare, il 15 giugno scorso è stato emanato un decreto di programmazione dei bandi incentivi 2020 per BREVETTI, DESIGN e MARCHI che ha assegnato un fondo di 43 milioni di euro per tali attività
Giulia Montaguti Sidel
SIDEL ai tempi del lockdown
SIDEL è una società di ingegneria che da quasi 30 anni fornisce alle aziende consulenza tecnica in materia di salute e sicurezza sul lavoro, ambiente, progettazione e formazione. Tra febbraio e marzo 2020 le parole più utilizzate sono diventate virus, pandemia, misure di contenimento, distanziamento sociale, isolamento: grandi incertezze, mesi difficili dove tutto questo era diventato la nostra realtà quotidiana. Avremmo potuto sospendere le attività ma, per chi fa il nostro mestiere, l’obiettivo è stato subito chiaro: presenza, efficacia ed efficienza. A tutela delle nostre risorse abbiamo quindi rafforzato le misure di sicurezza anti-contagio e riorganizzato le modalità di lavoro, cercando comunque di mantenere, giorno dopo giorno, un supporto attivo e proattivo. Con grande senso di responsabilità abbiamo lavorato fornendo informazioni utili in tempo reale e indicando le modalità di applicazione dei vari protocolli; abbiamo perfezionato procedure, investito su nuove tecnologie, ottimizzato i tempi d’intervento cercando così di anticipare e soddisfare le esigenze dei clienti. Sidel ha anche voluto cercare di rafforzare il senso di appartenenza al territorio, puntando sulla socialità e solidarietà con una costante presenza sui social, offrendo consulti, studiando e proponendo servizi personalizzati, predisponendo in tempi brevissimi la formazione a distanza. Abbiamo anche voluto garantire massima flessibilità al nostro personale impegnato attivamente nel volontariato a supporto della collettività. Non ci siamo mai fermati: abbiamo continuato ad assistere le aziende fornendo indicazioni affinché potessero proseguire l’attività o, per chi si era fermato, ricominciare, in tempi brevissimi, ad operare in sicurezza, nel Giulia Montaguti rispetto dei Decreti in costante
evoluzione. Abbiamo fatto molta strada trasformando i cambiamenti in opportunità di sviluppo verso un nuovo futuro, ma non abbiamo intenzione di fermarci: vogliamo ragionare ed applicare nuove metodologie di lavoro. Per migliorare le nostre competenze continuiamo a studiare, formiamo i nostri tecnici per dare i giusti input ai clienti, simuliamo gli scenari già vissuti e mettiamo a punto prodotti e servizi con cui prevenire i problemi e proteggere in modo efficace le persone. Ma creare un nuovo prodotto o un nuovo servizio non basta. Occorre essere poi in grado di erogarlo nei tempi attesi. Ed è per questo motivo che una volta messo a punto un servizio cominciamo a ripensarlo, per snellire il processo e renderlo più flessibile, con il focus di servire sia la grande impresa, che il piccolo artigiano. Crediamo che aumentare la conoscenza del proprio business, studiare, fare e innovarsi siano regole di buon senso, ma anche la missione di un’azienda che vuole restare competitiva nel tempo.
Filippo Furini Assiteca BSA
Reputazione: il vero valore aziendale
Una buona reputazione è fondamentale per il successo di un’azienda. Ogni attività, infatti, necessita della fiducia di investitori, organi di controllo, dipendenti e clienti che comprino prodotti, usufruiscano di servizi, parlino positivamente dell’impresa e la raccomandino a terzi. Un qualsiasi tipo di errore, evento o violazione può rapidamente generare una tempesta mediatica con un conseguente danno reputazionale, a volte capace di compromettere la tenuta sul mercato dell’azienda. Non è un caso che recenti indagini posizionino il rischio reputazionale al primo posto tra quelli più sentiti a livello mondiale. La tutela della reputazione è divenuta un impegno importante per le imprese nella gestione del proprio business. Da sempre importante in ambito commerciale, la reputazione d’impresa è oggi diventata un fattore determinante del successo o meno di un’azienda. La pervasività dei media digitali, infatti, permette una diffusione ancor più ampia e rapida delle notizie di quanto avveniva con i mezzi di comunicazione tradizionale. Un singolo evento negativo è capace, in un breve lasso di tempo, di escludere dal mercato un’impresa che non abbia opportunamente curato e protetto la propria reputazione. Molti considerano la reputazione il bene più prezioso a lungo termine per un’impresa. Il cosiddetto patrimonio reputazionale sta certamente diventando il principale strumento di creazione di valore competitivo, in un contesto di forte concorrenza, modernizzazione e digitalizzazione della comunicazione. Si tratta di un bene intangibile che, come il know-how aziendale, si traduce però in valore misurabile in termini di profitti. Eventi che recano danno alla reputazione, arrivano facilmente all’attenzione di mezzi di comunicazione. Questi sono capaci di darne una risonanza tale da determinare un peggioramento nella percezione dell’azienda, quindi un danno reputazionale, con conseguente contrazione del volume degli affari, del valore del marchio e spese aggiuntive per rispondere alla crisi e ad accuse o investigazioni legali. Analisi del Reputation Institute evidenziano come aziende con Filippo Furini una forte reputazione conseguano migliori risultati finanziari e si riprendano più rapidamente dalle crisi. La reputazione si rivela, quindi, non solo un mezzo per accrescere il proprio business, ma anche una forma di tutela nel lungo periodo.
Elena Sabatini Tecnostudi
Alla domanda cosa ha significato per Tecnostudi il Covid-19 le riflessioni sono tante, e solo ora si cominciano a tirare le somme. Inutile negare che per noi, che siamo un’agenzia di Comunicazione che affianca le aziende anche negli eventi, nelle fiere e nella realizzazione dei materiali per la rete vendita, le ipotesi sulle date di riapertura delle aziende e il controllo ossessivo dei calendari delle fiere e degli eventi “rimandati/cancellati/a data da destinarsi” sono state lo sport quotidiano per un bel po’ di tempo. D’altro canto, la buona parte dei nostri clienti ha però continuato a vendere online, ottenendo risultati stupefacenti e permettendoci così di continuare a lavorare a pieno ritmo su quel fronte. Anzi, molte attività digital che erano state accantonate per mancanza di tempo sono state invece implementate. Fortunatamente, i nostri clienti si sono mantenuti ben saldi, sono stati resilienti e lucidi, non si sono abbandonati al panico e alla tipica reazione del “tirare i remi in barca”: hanno compreso che in un periodo come questo comunicare Elena Sabattini è ancora più importante del solito! Questo ha permesso anche a noi di reagire con proattività e velocità: ci siamo cimentati in nuovi progetti, abbiamo stretto nuove alleanze grazie a obiettivi comuni, abbiamo ideato nuovi servizi e abbiamo supportato i nostri clienti nel loro cambio di pelle, dove c’è stato. Le cose negative di questo periodo sono tante, ma volendo trovare il risvolto della medaglia possiamo dire di aver visto tanta voglia di non lasciarsi sopraffare, di fare rete e di trovare
insieme nuove soluzioni. Quindi sì, anche noi possiamo dire di esserci reinventati in questi lunghi mesi di smart working: abbiamo steso piani per i prossimi anni che ci permetteranno di risollevarci dai cali del 2020, ci siamo formati, abbiamo creato nuovi pacchetti per aiutare le aziende a riposizione il loro marketing, abbiamo allacciato collaborazioni con partner, clienti e fornitori, ci siamo dedicati alla nostra nuova immagine e all’innovazione. Forse tutto questo fermento non avrebbe potuto nascere se non in difficoltà così estreme, e come sempre noi imprenditori italiani dimostriamo che nulla può veramente abbatterci.
Filiera Facilities
Giovanni Billeci Asterix
Il Coronavirus ha innescato un cambiamento radicale nelle esigenze dei nostri Clienti: il servizio di pulizia, troppe volte, richiesto per eliminare una forma evidente di sporco, si è trasformato da bisogno estetico in esigenza reale di igiene e sicurezza per i propri lavoratori. Da sempre sensibilizziamo i clienti su questo fronte, e per questo motivo il momento non ci ha colti impreparati. Il 23 febbraio, alle prime avvisaglie di pandemia, dopo diverse riunioni aziendali per decidere una serie di azioni proattive da intraprendere in quel momento delicato, abbiamo: • informato a mezzo e-mail tutti i clienti della sostituzione dell’utilizzo dei detergenti impiegati fino a quel momento con un disinfettante per le superfici e uno a base di cloro per i pavimenti, entrambi registrati come presidi medico chirurgici. • formato e sensibilizzato tutti i dipendenti sulle nuove procedure di igiene e sull’essenzialità del nostro servizio. • proposto ai nostri clienti una Sanificazione con nebulizzazione di Perossido di idrogeno.
Nell’impossibilità di recuperare mascherine protettive, durante la prima settimana di marzo le abbiamo autoprodotte seguendo le norme riguardanti la loro realizzazione, e dotato tutti i 480 dipendenti di gel per la disinfezione delle mani. Con il Decreto Cura Italia il 21 marzo è stato richiesto alle aziende di effettuare una pulizia giornaliera e una sanificazione periodica dei loro locali. In meno di qualche giorno dopo, i nostri ritmi di lavoro hanno assunto i caratteri e la tempestività propri dei momenti di emergenza: nel primo caso siamo riusciti - con lo sforzo di tutto il team - a riadattare i turni di lavoro dei dipendenti, personalizzandoli per cliente e non di rado rassicurando il personale che sentiva tutto il peso e la preoccupazione di spostarsi ogni giorno e più volte al giorno per effettuare il servizio. Nel secondo, appreso che la sanificazione non prevedeva la tecnica ad ozono, abbiamo recuperato, non senza difficoltà, in numero sempre maggiore gli strumenti utili alla sanificazione: atomizzatori e perossido di idrogeno, un disinfettante virucida. Tra metà marzo a fine maggio le richieste giornaliere di intervento oscillavano tra le dieci e le diciotto, principalmente in Emilia ma abbiamo seguito tutte le filiali fuori regione dei nostri clienti, in 21 città e capoluoghi tra Milano e Taranto. Non si è fermata nemmeno la volontà di essere utili alla collettività. Abbiamo donato infatti 3000 mascherine chirurgiche alla Fondazione Policlinico Sant’Orsola e un kit di 10 mascherine chirurgiche per i nostri dipendenti e i loro familiari. Un ulteriore momento cruciale è stato il nostro contributo nel preparare le aziende alla riapertura che ha caratterizzato la Fase 2. Con alcune case di riposo, fabbriche, hotel, negozi, uffici ci si è confrontati quasi giornalmente per studiare programmi di sanificazioni, fornitura di erogatori gel mani, guanti e tutto il necessario per aprire in sicurezza. Oggi di certo non si è abbassata la guardia sulla gestione dell’emergenza in corso, ed il nostro focus è tutto sull’accompagnamento dei clienti verso un cambio di mentalità Giovanni Billeci riguardo al pulito: stiamo proponendo infatti un sistema efficace e sicuro che garantisce non solo la pulizia ma una disinfezione giornaliera delle superfici abbattendo la carica di batteri e virus e rendendo qualsiasi locale un luogo di lavoro sicuro.
Enrico Fini Lavoropiù
Lavoropiù SpA è un’Agenzia per il Lavoro che fa della capillarità sui territori uno dei propri punti di forza più importanti. Per garantire il benessere e la sicurezza di tutti i nostri dipendenti, presenti oggi in oltre 65 sedi – tra filiali, uffici e divisioni – su 6 regioni italiane e 3 paesi esteri, abbiamo ritenuto preferibile dare un’organizzazione differente alle singole zone. Durante le prime settimane del lockdown, tra fine marzo e parte del mese di aprile, abbiamo gestito l’emergenza invitando le nostre risorse e i nostri collaboratori a usufruire di ferie e permessi, con l’obiettivo di ridurre significativamente
le ore di presenza in azienda, a garanzia e tutela della salute di tutti. Ad aprile, è stato attivato il Fondo di Integrazione Salariale ed è stato adottato lo smart working. Il ricorso al lavoro agile ha consentito ai dipendenti di alternarsi in ufficio, evitando la compresenza di più risorse, sempre nell’ottica di favorire il distanziamento sociale tra le persone. Il nostro lavoro non si è mai fermato, ma solo adattato al nuovo contesto. Il rapporto con le aziende clienti e con i candidati in cerca di occupazione si è riorganizzato Enrico Fini in tempi brevi, grazie all’adozione degli strumenti digitali migliori per le nostre esigenze. Eventi in streaming, formazione online, riunioni virtuali e video-colloqui ci hanno consentito di dare continuità ai nostri servizi e alle nostre attività di supporto nel settore delle risorse umane. Gli Uffici Corporate di Lavoropiù si sono subito messi in azione per aggiornare le prassi della contrattualistica, dalla firma dei contratti di lavoro alla trasmissione dei documenti, e fare in modo che tutto avvenisse in totale sicurezza, ma garantendo una puntuale gestione delle pratiche. La novità di questi mesi, però, su cui abbiamo investito la maggior parte delle nostre energie e risorse è stata l’applicazione della cassa integrazione per i lavoratori somministrati, con le relative attività di recupero dei documenti e gli incontri sindacali. Queste attività hanno di fatto triplicato la nostra mole di lavoro. Grazie alla flessibilità concessa da Lavoropiù, numerose aziende clienti hanno gestito efficacemente la cassa integrazione per i circa 3.000 lavoratori in somministrazione coinvolti, usufruendo dei fondi Forma.Temp. Lavoropiù, in questi mesi, ha continuato ad assumere personale all’interno di quei settori rimasti attivi, e che spesso hanno avuto picchi di lavoro considerevoli: in primis, sanità, GDO, agricoltura e logistica. Questo è stato possibile soprattutto grazie a quelle lavoratrici e a quei lavoratori che si sono resi disponibili in uno dei momenti più drammatici della storia del nostro Paese e che ci hanno permesso di implementare continuamente la nostra banca dati, e quindi di rispondere in maniera tempestiva alle richieste dei mercati. Ci auguriamo di poterci lasciare alle spalle al più presto questo periodo di incertezza e di poter continuare a mettere a disposizione delle aziende, presenti nei nostri territori di riferimento, i nostri servizi, la nostra esperienza e la competenza dei nostri professionisti. Filiera Agroalimentare
Enrica Gentile Areté
Nelle settimane in cui l’Italia è stata costretta a rinchiudersi in casa ed una larga maggioranza delle aziende chiamata ad interrompere le attività, il settore agroalimentare ha continuato, inevitabilmente, ad andare. Dietro i numeri dell’unico settore, insieme a quello sanitario, che in quelle settimane ha visto crescere il suo fatturato rispetto alla media del periodo, si nascondono d’altro canto fenomeni ed andamenti tra loro contrastanti, in massima parte completamente nuovi e per la quasi totalità del tutto non prevedibili fino soltanto a pochi giorni prima del lockdown. Partiamo dai mercati delle materie prime. Il crollo del petrolio, sceso ai minimi già da gennaio per via delle “avvisaglie” cinesi e poi precipitato a partire dalla fine di febbraio a seguito del lockdown in molti Paesi occidentali, il conseguente calo della produzione di etanolo da biomassa, le difficoltà logistiche, gli improvvisi crolli dei consumi di alcuni prodotti a valle e le impennate di altri, hanno generato tensioni sui mercati in entrambe le direzioni, rendendo estremamente difficili gli approvvigionamenti di materie prime da parte dell’industria food. Ma i fenomeni decisamente più evidenti hanno interessato i mercati a valle. I timori che potesse verificarsi una carenza più o meno prolungata di beni di prima necessità - nonostante le rassicurazioni elargite in tal senso ai consumatori prima e durante tutto il periodo di lockdown - hanno scatenato comunque un qualche corsa alle scorte, che si è tradotta non tanto in un’impennata dei consumi tal quali, ma soprattutto in una repentina virata della domanda verso prodotti “scorta”, per l’appunto. Crollate le vendite di freschi e freschissimi (è stato il caso dei prodotti della pesca, di parte dell’ortofrutta più deperibile, del latte fresco e di molti altri), abbiamo assistito a crescite a doppia cifra per i prodotti più conservabili (è stato il caso della pasta secca, del latte UHT, delle carni in scatola e dei surgelati), per le materie prime destinate alle preparazioni “in house” (indimenticabili le impennate fatte registrare dai lieviti, dalle farine, dallo zucchero e da molti prodotti che da anni scontano, in Italia, un mercato pressoché stagnante), per i prodotti della prima colazione, destinati a sopperire al completo lockdown di bar e pasticcerie. Grandi ed impreviste accelerate hanno interessato anche le nuove formule distributive, con un improvviso balzo in avanti del delivery innovativo (consegne a domicilio in primis, anche automatizzate) balzato improvvisamente in alto non solo
in termini di vendite complessive ma anche e soprattutto di estensione a nuovi gruppi di consumatori che mai fino a quel momento si erano avventurati sui nuovi canali di acquisto. Alcuni di questi fenomeni sembrano destinati a riassorbirsi al ripristinarsi di condizioni di “normalità” postemergenza, cosa che in parte sta già accadendo nelle settimane in cui scriviamo. Altri v e r o s i m i l m e n t e Enrica Gentile resteranno e ridisegneranno, almeno in parte, connotati e strategie di un settore altamente strategico, dalla distribuzione fino alle aziende agricole. L’impatto a medio termine dell’emergenza sul PIL e sulla capacità di spesa, sulle relazioni commerciali tra Paesi, ma anche sulla fiducia e sulle preferenze dei consumatori, sulla necessità di contenere il livello di dipendenza dall’estero (in import ed in export), tutto questo lascia intuire che strategie ed approcci che erano considerati efficaci e vincenti qualche mese fa richiedano, almeno in parte, di essere rivisti e forse ripensati.
Filiera Turismo e cultura
Ivan Franco Bottoni Suono e Immagine
La mia azienda lavora nel settore degli Eventi, più propriamente ci occupiamo di allestimento tecnico e tecnologico (audio, video, luci e strutture) per eventi, concerti, convention, cerimonie e celebrazioni, operiamo anche negli allestimenti fieristici e museali.Purtroppo questo è probabilmente stato il primo settore a chiudere e sarà l’ultimo a riaprire. Un settore quello della cultura che lavora con le persone e che genera emozione anche dalla condivisione del bello con i propri amici e anche con le persone che ci circondano. Un concerto senza un pubblico urlante che partecipa attivamente alla generazione dell’enfasi e del pathos è un concerto che perde il 90% della sua forza. Siamo in condizioni straordinarie e questo periodo sta facendo emergere tutto un settore di cui, soprattutto la politica, ha per anni ignorato l’esistenza. Si sta quindi vendendo un interesse reale e uno sforzo condiviso perché questo lavoro, che da molti è ritenuto un hobby, emerga e venga ampiamente riconosciuto. Si sta Ivan Franco Bottoni anche notando che con la cultura non solo si mangia ma si genera un indotto incredibile che muove un fatturato e un numero di addetti degno di nota. La mia azienda ha la fortuna di avere anche un settore che lavora nella progettazione e vendita di sale conferenza e teatri, questi cantieri per fortuna stanno proseguendo, purtroppo invece il settore degli eventi rimarrà bloccato probabilmente fino a settembre, questo anche per la difficoltà di organizzare con regole che cambiano ad ogni DPCM.
Filiera Mobilità e logisitica
Sara Lolli Esse.T Group Srl
Covid-19. Una sigla, un codice, un’etichetta.
Poi, dal nulla... Pandemia. Il nostro paese si ferma, il mondo si ferma, la nostra vita si ferma, la NOSTRA VITA si stravolge. Come sprovveduti corriamo ai ripari; peggiorando forse l’intera società e le norme civili. La mia esperienza riguardo al Lockdown (nell’ambito dei trasporti) è servita a credere e sperare, ma soprattutto a tirar fuori il meglio nella peggiore delle situazioni. Metà azienda ferma, qualche dipendente in ferie e tanta forza di volontà ci hanno Sara Lolli permesso di non mollare. I trasporti del settore alimentare non si sono mai fermati e di
conseguenza tutto quello inerente ad esso. Sembrava quasi inverosimile quello che stava succedendo, le strade vuote ,i controlli ad ogni angolo....Le misure di sicurezza. Questa però è tuttora la realtà. Apparentemente stabilizzata, ma che, inevitabilmente, ha dato inizio alla fine. E proprio adesso: “Noi” che abbiamo “Resistito“ solamente con le nostre forze, perdite e spese, (evitando cassa integrazione per gli autisti ed incastrando disponibilità e ferie, cercando di compensare il blocco delle altre attività che già era un danno per noi. Dando piena disponibilità e priorità al settore alimentare. Cerchiamo di sopravvivere, perché adesso si dovrebbe arrivare al cosiddetto dare-avere. Però questa è una prospettiva di sicurezza sempre più lontana. Abbiamo dato, rischiato per far sì che l’economia (almeno in questo settore) non crollasse. Ora è il momento di ricevere o crolleremo tutti!
Filiera Macchine
Laura Zanasi Imal
IMAL srl è una azienda manifatturiera metalmeccanica situata a Modena, nata nel 1970, che si occupa della vendita di macchinari e impianti per la produzione di pannelli in legno (MDF, PB, OSB), pannelli isolanti, dadi pallet, pallet pressati e pellet. In questi anni, siamo riusciti ad innovarci e ad ampliare il nostro core business, sviluppando nuove tecnologie inerenti all’economia circolare, anche grazie allo sviluppo di alcuni importanti progetti europei. Il 2020 per IMAL è un anno importante: abbiamo festeggiato i primi 50 anni di attività, proprio durante il periodo di lockdown, il 4 aprile. Ciò che ha investito il nostro paese, è stato sconvolgente, mai ci saremmo immaginati di vivere un momento così terribile sia personalmente che lavorativamente parlando. Da quando è stata indetta la provincia di Modena e successivamente l’intera penisola italiana “zona rossa”, internamente abbiamo indetto una mini “task force”, definita “Comitato Covid-19”, grazie alla quale siamo stati in grado di stabilire linee guida e modalità lavorative in accordo con i numerosi decreti del Governo. Immediatamente, la mensa aziendale è stata cancellata, per tutti i lavoratori la cui presenza in ufficio non fosse obbligatoria, è stato concesso subito lo smartworking e la presenza fisica, data anche dalla necessità di utilizzare flowsheet e layout cartacei, e in seguito, lo smartworking al 100% utilizzando apposite VPN di collegamento. Per i lavoratori, impiegati in officina meccanica ed elettrica, una alternanza e spostamento dei turni, ampliando quindi gli orari di lavoro in modo da garantire la distanza di Laura Zanasi sicurezza e il minor contatto possibile negli spogliatoi, lasciando mezz’ora di tempo da un cambio turno ad un altro. L’intera azienda è dotata dei DPI, come richiesto nei decreti, attraverso l’uso di mascherine chirurgiche per i collaboratori negli uffici, per i quali la distanza di 2m è sempre costante, e di mascherine ffp2 e ffp3 per gli operai in officina, gel con base alcolica dal 70% disponibile per tutti e distribuito nei vari uffici, sale riunioni e ingressi aziendali, nonché il controllo della temperatura corporea prima dell’ingresso in azienda. L’ingresso dei fornitori esterni è stato in primis negato per la sicurezza aziendale e successivamente concesso e al centralino è presente un amplio plexiglass per la protezione della nostra receptionist. Durante il periodo di lockdown, il nostro ATECO è stato considerato non indispensabile e per questa ragione abbiamo chiuso per un piccolo periodo; abbiamo inviato la richiesta tramite pec al prefetto per la riapertura parziale aziendale per commesse urgenti, dettate da pagamenti tramite LC e mezzi di trasporto già prefissati e la settimana successiva abbiamo rifatto la richiesta per garantire le consegne ad alcuni dei nostri clienti, il cui ATECO era ritenuto indispensabile e questo ci permesso di riaprire in parte altri due uffici (con un solo dipendente fisico, per garantirgli la sicurezza personale). In seguito, secondo il decreto dell’Emilia Romagna del 27 Aprile, abbiamo potuto aprire con una presenza maggiore ma sempre contingentata essendo una impresa fortemente dedita all’export (abbiamo circa il 95% del fatturato volto all’export) e infine, il 4 maggio, abbiamo avuto il via libera dal Governo per aprire ufficialmente, facendo rientrare in ufficio i vari collaboratori dove possibile e mantenendo lo smartworking per aiutare i genitori nella gestione dei propri bambini.