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Rivalutazioni dei beni di impresa

La norma fiscale, che consente possibili vantaggi fiscali ed una patrimonializzazione dell’impresa, deve essere utilizzata con cautela da un punto di vista civilistico.

di ROBERTO CURCU, Area Economia d’Impresa, Confindustria Trento

Il pacchetto di misure fiscali di fine 2020, prevede l’ennesima possibilità di rivalutazione dei beni di impresa, con delle vantaggiose modifiche, rispetto a quanto proposto negli anni passati, già illustrate in un webinar organizzato con Confindustria nello scorso mese di febbraio. La norma fiscale, tuttavia, non deve portare a delle scelte azzardate da un punto di vista civilistico.

Come noto, nei bilanci presentati secondo i principi contabili italiani, il valore dei beni deve essere iscritto al costo di acquisto, e non è possibile operare delle rivalutazioni qualora il valore degli stessi sia superiore rispetto a tale valore, salvo che una legge non preveda espressamente questa facoltà.

In un Paese che fino a trent’anni fa aveva tassi di inflazione molto elevati, era frequente che il valore di cespiti immobilizzati diventasse nel giro di pochi anni largamente inferiore al normale, e quindi le leggi di rivalutazione dei beni sono state negli anni una costante per il redattore di bilancio. Chiaramente, rivalutando un bene, come contraltare contabile c’è un incremento del patrimonio netto, con benefici effetti in termini di indici patrimoniali di bilancio; inoltre, qualora la rivalutazione abbia una rilevanza fiscale (dietro il pagamento di una imposta sostitutiva), i successivi ammortamenti saranno calcolati su un importo dei cespiti maggiorato dalla rivalutazione, con possibili vantaggi fiscali di medio/lungo termine.

L’ultima rivalutazione fiscalmente vantaggiosa, fu quella prevista dalla legge di bilancio per il 2009, licenziata dal Parlamento pochi mesi dopo il fallimento Lehman Brothers; molti utilizzarono la possibilità di rivalutare i propri beni, in particolare quelli immobili, salvo ritrovarsi negli anni successivi valori a bilancio che non rispecchiavano il vero valore, ed un conto economico appesantito dalle maggiori quote di ammortamento.

Ora, è stata concessa la facoltà di rivalutare i beni dell’impresa, con delle opzioni che sono molto vantaggiose. Tuttavia, è d’obbligo ricordare che il valore post rivalutazione incontra due limiti: non può essere superiore a quello di sostituzione e deve tenere conto dell’effettiva possibilità di economica utilizzazione dell’impresa. In sostanza, si ritiene che sia necessario valutare se i bilanci degli esercizi a venire saranno in grado di sostenere il maggiore carico degli ammortamenti.

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