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Nel nome di Vittoria

L'Istituto Razzetti offre un'articolata accoglienza

Vittoria Razzetti (1834-1912) da domestica presso una famiglia del cremonese trovò la propria vocazione nella carità. Il suo fu un percorso biografico accidentato: precarie condizioni di salute le impedirono di farsi suora, come desiderava, ma il decisivo incontro con la fondatrice delle Ancelle santa Maria Crocifissa di Rosa la spinse ad aprire un ricovero per ragazze a rischio e bambini abbandonati.

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L’opera di Vittoria, iniziata negli anni dell’unità d’Italia, continuò con l’aiuto di numerosi benefattori bresciani e con il supporto delle suore Ancelle che ne proseguirono il cammino, con la loro presenza, sino al 1984.

Dagli esordi il carisma della fondatrice ha conosciuto molteplici traduzioni. Nel 1919 si ebbe la formale costituzione in ente morale dell’Istituto. La parola orfanotrofio non lo rappresenta più, ma la medesima attenzione alla persona, che ispirò la Razzetti, è mantenuta in servizi e denominazioni aggiornate e nuove, che si conglomerano sotto il nome di Istituto Vittoria Razzetti Onlus al numero 30 di via Milano.

«Vittoria – si scriveva in occasione del centenario dell’istituto – pur senza avere gli strumenti per teorizzare quanto osservato nella quotidianità, credeva nel rapporto individuale e nel progetto sul singolo caso, idea che ci accompagna anche oggi». Per effetto di una variazione nello statuto concordata con la Diocesi, dal 2015 la Congrega – che ha seguito da vicino le vicende dell’istituto fin dalla sua nascita – esprime ora tutti e cinque i componenti del consiglio di

Il parco giochi del Razzetti

amministrazione. Nella nomina dei probiviri intervengono il Vescovo di Brescia e le Ancelle della Carità.

Il grande complesso che sorge a fianco della chiesa dei Cappuccini, oltre ad un centro di formazione professionale gestito da una cooperativa che ha preso gli spazi in locazione, ospita quattro servizi dedicati ai minori, alle famiglie e alle donne in difficoltà. Queste ultime sono accolte nei 19 appartamenti di Casa di Vittoria, dove dispongono di ampi spazi privati e aperti per un percorso – solitamente di 1-2 anni – verso l’autonomia. Si tratta per lo più di madri sole e in condizione di non poter sostenere un canone d’affitto, ma ci sono anche tre appartamenti adibiti a “case rifugio” per le vittime inviate dai centri antiviolenza. Il 2020 ha visto un forte incremento della domanda di accesso e tutti gli appartamenti sono attualmente occupati.

Un altro servizio del Razzetti soggetto a un’impennata di richieste nell’anno appena passato è QB (Quanto Basta), una comunità diurna per ragazze dai 12 ai 18 anni che vivono in famiglia situazioni di fatica o abbandono psicologico, materiale e/o morale.

Vi si accede su richiesta di enti e soggetti invianti ed è attiva dal lunedì al venerdì dalle 13 alle 18, per tutto l’anno. Si tratta di un appartamento con entrata indipendente, dotato di cucina, salotto, zona studio con pc e collegamento internet. La frequentano oggi 18 ragazze, affiancate da tre educatrici professioniste e tre psicologhe.

«Ognuna di loro – spiegano al Razzetti – ha un percorso individuale e

personalizzato, che può comprendere il supporto scolastico, la partecipazione a laboratori creativi, ma anche risposte specifiche alle difficoltà sociali e familiari. Lo scopo è portare ciascuna di loro a conoscersi meglio e a individuare dentro di sé le caratteristiche che vanno riconosciute e valorizzate per raggiungere un buon equilibrio psicologico». A risentire pesantemente dei passati mesi di pandemia è stato invece il Centro di aggregazione giovanile (CAG), che accoglie in media 80-90 bambini e ragazzi dei quartieri limitrofi a via Milano. Sono per la totalità giovani e giovanissimi di origine straniera, con situazioni familiari ed economiche spesso difficili. Il Cag, che abitualmente offre ogni pomeriggio spazio ricreativo e di doposcuola, ha dovuto chiudere da marzo a giugno.

«Abbiamo cercato di rimanere in contatto con i ragazzi – racconta la responsabile - ma è stato quasi impossibile, visto che molti di loro non avevano dispositivi digitali. In alcuni casi abbiamo fatto avere i tablet ma per alcuni non è bastato. Si è tanto parlato degli adolescenti chiusi nelle loro camerette: molti dei nostri non avevano nemmeno quelle, non disponevano né di un proprio spazio privato né di strumenti per connettersi con il mondo esterno. È stato un disastro, anche a livello scolastico. Oggi dobbiamo fronteggiare enormi lacune e svariate bocciature. A cui si aggiunge la demotivazione: nei ragazzi prevalgono noia e apatia, sono molto meno inclini a farsi coinvolgere in progetti educativi e i prossimi mesi comporteranno un intenso lavoro per riagganciarli».

L'inaugurazione del rinnovato cortile del Razzetti, il 19 giugno 2019

La Ministra per la famiglia a Brescia

Venerdì 25 settembre 2020 la Ministra per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti, dopo una visita in forma privata alla sede della Congrega, è stata ospite all’istituto Razzetti. Per l’occasione si è tenuto un dibattito sul tema delle differenze di genere e sono stati presentati a Bonetti i lavori di riqualificazione realizzati grazie al progetto “Oltre la strada” nella sede dell’istituto, d'intesa con il Comune di Brescia. In particolare si tratta del cortile interno, di un salone polifunzionale, di alcuni laboratori e dell'area giochi esterna con un parco oggetto di bonifica. La Ministra, dialogando con il Sindaco della città e con i rappresentanti dell'Istituto, ha ribadito con forza il ruolo della donna nella società e le misure da adottare per cambiare il mondo del lavoro e gli altri contesti in cui la discriminazione è ancora pesantissima. Soffermandosi sull'impegno del Razzetti, ha elogiato un'accoglienza che da oltre cento anni sa guardare oltre l'elemosina per sanare le ferite della condizione femminile più disagiata promuovendo autonomia.

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