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Una giornata... donata

In missione

Una giornata...

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- Potremmo andare a… per concludere il nostro cinquantesimo…?! - Mah… si vedrà ! - Potremmo andare a… - Va bene…! Il giorno è fissato ma, per imprevisti, slitta di un mese. Finalmente… il 26 aprile si va… a La Verna! gioia di tutte e per tutte ! Compiuti i preparativi il pullmino parte puntuale, deciso, con il carico pensoso verso il Casentino, con i suoi dolci pendii portatori di mistero. Precise nell’arrivo, ci avviamo, con passo pellegrino, verso il Monastero. La tacita, rigogliosa natura, ci avvolge e solo il canto spensierato e libero degli uccelli cadenza il nostro passo. Ci accompagna un cielo clemente che gioca tra sole e nuvole. Molti pellegrini, come noi, si avviano verso il Santuario per la S. Messa delle 11,00. La liturgia eucaristica, concelebrata da vari frati, ci trasmette la gioia di Cristo nella sua Parola intrisa di umano e di mistero, di invito all’“oltre” da raggiungere e al “qui” da scandagliare. Il Celebrante, sulle parole del Vangelo, ci suggerisce la trama del nostro cammino verso il ritorno al Padre e conclude con l’espressione di Jovannotti che canta la ricerca della strada verso il Padre. Nella pausa pomeridiana, prima dell’ora nona e processione, consumiamo il pranzo ai tavoli e panche predisposti tra gli

alberi. La superiora ha avuto la buona idea di portare, a sorpresa, una piacevole bottiglia di Lambrusco, che rallegra i panini. Si torna verso il monastero… una nuvola piange ma non disturba. Nelle due ore di libertà ci muoviamo a rivisitare celle e passi di Francesco, ed anche il museo, ricco di capolavori, di pezzi pregiati provenienti dal passato lavorativo, economico, comunitario, religioso del monastero. L’ora nona ci raccoglie in Basilica gremita di preghiera e silenzio. La processione ci porta alla cappella delle stigmate!

donata!

di suor Irene Tealdi Viciomaggio

Cariche di intima contentezza torniamo al pullmino. Lungo il cammino una voce dice: “Andiamo all’eremo di Cerbaiolo!” Il coro acconsente, ma… dove è? La discesa tra morbide curve verdeggianti ci porta a Pieve Santo Stefano. Poco dopo un cartello indica: “Cerbaiolo” 7 km. Inizialmente la strada è discreta, si sale… si sale… poi la salita risulta faticosa, non per noi, bensì per il pullmino… Le risonanze si incrociano…: “Non ci si fa…” “Fermati… andiamo a piedi?!”. “Il pullmino non può fare questa strada”. “No… basta…” “Suore, zitte!… e il pullman riprende con coraggio… ancora qualche curva alta e stretta, ancora… Finalmente si arriva ad un bivio. Eccolo lassù l’eremo!”. Le più intraprendenti iniziamo l’ultimo tratto, l’ultima salita. Non ce la facciamo a cantare un salmo delle ascensioni… All’eremo ci accoglie frate Francesco che ha raccolto l’eredità eremitica di sorella Chiara Barboni vissuta lì per tanti anni facendo l’eremita pastora. L’eremo trasmette una sensazione di mistero conservato per secoli. Frate Francesco ci intrattiene sulla storia e attività del luogo, sul lavoro di recupero materiale, umano e spirituale compiuto da sorella Chiara. Lasciamo l’eremo intriso del silenzio della valle e torniamo soddisfatte, contente, al pullmino. Il ritorno è all’insegna degli incroci stradali che si rincorrono, dei cartelli che non riusciamo a leggere, del tratto di superstrada che ci porta a svoltare la valle… Ci troviamo, a sorpresa, a S.G. … “Ma siamo in Umbria”! “Come mai?! “Non abbiamo il navigatore…?! “Suora… c’è in carne ed ossa…” Per coprire la situazione si chiede qualcosa che taciti la fame. Il pullmino corre, corre, finalmente siamo sulla superstrada che porta ad Arezzo. Con un GRAZIE reciproco, accompagnato da un incerto tramonto, arriviamo a casa. La cena, incrocio di fame e di racconti, chiude il 26 aprile 2013.

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