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Scopri il bello che c’è in te la bellezza risplende nel cuore di chi la vede
In missione
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Èormai notte fonda quando cessa la pioggia, lentamente il cortile si svuota e cala il sipario sulla grandiosa festa delle terze medie: classe 1999. L’incontenibile euforia, la contagiosa esuberanza ed un pizzico di malinconia si sciolgono nel silenzio che avvolge l’Istituto, teatro per tutta la serata di burle, balli e ricordi. Mentre ciascuno fa ritorno a casa, ci si può ancora fingere l’eco delle frasi e l’ombra dei gesti rubati e imitati ai prof., senza sconti, ora che la scuola è finita! Tutto ha il sapore del nostalgico, lungo a finire e a esaurirsi come nel tentativo di trattenerne un pizzico. Sul calendario: venerdì 7 giugno 2013. Una serata fantastica, nonostante il cielo inclemente e le catinelle d’acqua che hanno fatto da sottofondo. Che ne dicono i protagonisti? Per i numerosissimi che hanno raccolto l’invito, quasi al gran completo!, stretti intorno all’elemento conviviale delle grandi occasioni, la festa è stata soprattutto la celebrazione del ricordo e dei riti di gratitudine e di congedo. “Come siamo e come eravamo…” …è stato, tra ironia e pudore, il filo conduttore… Foto, filmati, sketch e… tante, tante risate. L’atmosfera era così bella da commuovere, da trascinare nel presente, annodandole tra loro, le tante emozioni di un’intensa avventura educativa… Una serata semplice, informale, lontano dai protocolli. Introducendo i riti di ringraziamento, la Preside ha ricordato, nonostante il clima goliardico e scanzonato del momento, le COSE BELLE fatte dai ragazzi del ’99 fino agli ultimissimi giorni con impegno, tenacia ed entusiasmo. Soprattutto il tema della bellezza, come valore e ideale, pare non averli mai lasciati, segnandoli fin dall’inizio del loro cammino nella scuola media. Se la memoria non ci inganna vennero accolti con un piccolo dono, che forse qualcuno ancora conserva. Era una scatoletta bianco latte, confezionata con classe e buon gusto. Sul coperchio vi era appoggiata una fragolina caramellata e una piccola stecca di cannella, sul fondo della scatolina, vi era adagiato con delicatezza un frammento di specchio. All’esterno una scritta: Scopri il bello che c’è in te. La bellezza risplende nel cuore di chi la vede Poi ne hanno fatta di strada: guardandosi e scoprendosi dentro, ammirando e contemplando tutto intorno a loro lo splendore dell’universo, il fascino dell’infinito, la profondità dei sentimenti, lo spessore dell’esperienza. Quel frammento di specchio è stata una metafora. La metafora della ricerca, della scoperta, dell’introspezione e della conoscenza. E mentre fervevano i preparativi per onorare il traguardo della scuola media, rovistando tra le carte, gli appunti ed i pensieri buoni per l’anima, ci siamo imbattuti in una piccola storiella che pare voler rinnovare quella prima metafora come l’eco di
Scopri il bello che c’è in te di Martina Sangalli Vighizzolo di Cantù
un invito che viene da lontano e come l’augurio di uno sguardo lanciato nel futuro … Un professore concluse la sua lezione con le parole di rito: “Ci sono domande?”. Uno studente gli chiese: “Professore, qual è il significato della vita?”. Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise. Il professore guardò a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. “Le risponderò” gli disse. Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tirò fuori uno specchietto rotondo, non più grande di una moneta. Poi disse: “Ero bambino durante la guerra. Un giorno, sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Ne conservai il frammento più grande. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai… Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma la metafora di quello che avrei potuto fare nella vita. Anch’io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza. Con quello che ho, però, posso mandare la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la tenerezza nei bui recessi del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto. In questo per me sta il significato della vita”. Questa piccola storia, presa a prestito da Bruno Ferrero, dalla raccolta “Solo il vento lo sa”, ci offre lo spunto di un’ultima chiosa.
L’auspicio per ciascuno di questi ragazzi è che possano continuare la loro avventura personale per le più diverse strade senza dimenticare di essere tanti piccoli frammenti di uno specchio di cui non conoscono i confini, ciascuno capace di riflettere la bellezza che c’è in ognuno loro e tutti insieme le meraviglie intorno a loro, con genuina passione e contagioso entusiasmo. Buonissima strada. I testimoni dell’avventura educativa di “Quelli del ’99”!