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Leonardo da Vinci il genio che imparò a volare

Tema fondamentale, quello del volo, per Leonardo da Vinci: primo amore e costante pensiero; disegna, scrive, sogna, progetta ali per volare per tutta la sua vita. Parola-chiave del suo lavoro, dunque, ma anche metafora del suo infinito tendere alla conoscenza: lui, novello Icaro, si spinse più in alto di ogni altro nel desiderio di sapere e di imparare. Quale frase migliore, dunque, per dare inizio ad un percorso inter-disciplinare alla scoperta di una delle menti più geniali e poliedriche della storia dell’umanità? Il nostro percorso alla scoperta di Leonardo è iniziato nel Rinascimento, nella bottega del Verrocchio, tra pennelli, vernici e aspiranti pittori. I ragazzi, guidati dall’insegnante di educazione artistica, hanno osservato le prime opere di Leonardo, ragazzino talmente talentuoso da surclassare in pochi anni il suo mentore. “Tristo è quell’allievo che non supera il suo maestro”, scrive Leonardo tra i suoi aforismi. Il nostro viaggio è continuato con il periodo milanese e i suoi meravigliosi frutti: la Dama con l’ermellino, l’Ultima cena, la Vergine delle rocce. I ragazzi di tutte le classi non sono stati chiamati solo ad osservare e ad analizzare i quadri in prospettiva storico-artistica e culturale, descrivendoli in italiano e in inglese, ma anche a riprodurli utilizzando varie tecniche: la matita, gli acquarelli, i pastelli… La successiva tappa del nostro percorso ci ha visti alla scoperta di Leonardo scienziato. Ai ragazzi è stato spiegato che Leonardo iniziò ad avvicinarsi alle scienze perché estremamente curioso, amante della natura e osservatore: nei suoi manoscritti, tesori inestimabili, sono contenute nozioni di anatomia, fisica, biologia, branche del sapere allora poco conosciute. I ragazzi sono stati poi accompagnati alla scoperta delle sue grandi invenzioni: il Grande Nibbio, il carro armato, le macchine d’assedio, la bicicletta, gli strumenti musicali da lui ideati. Un percorso affascinante che si conLeonardo da Vinci il genio che imparò a volare di Martina Podestà Chiavari “ ” Chi ha provato il volo camminerà guardando il cielo, perché là è stato e là vuole tornare.

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cluderà a febbraio a Milano, al Museo della Scienza e della tecnica, dove le tre classi avranno occasione di vedere le ricostruzioni delle macchine leonardesche per comprenderne in toto il funzionamento e ammirarne la bellezza. Gli allievi sono stati invitati ad ammirare Leonardo per le sue eccezionali capacità, ma anche a scoprire i suoi limiti e le sue insicurezze: alla corte di Ludovico il Moro, Leonardo, stimato scultore, pittore e ingegnere, decise di tornare a studiare a tempo pieno per migliorarsi come uomo e intellettuale. Non conoscendo il latino, lingua ufficiale delle scienze al tempo, comprò una grammatica per bambini e iniziò ad esercitarsi copiando parole difficili, facendo analisi logica e grammaticale. In seguito, pur non esitando a definirsi “omo sanza lettere”, decise di cimentarsi nella scrittura di trattati, favole, facezie, rebus… In classe sono stati proposti ai ragazzi diversi testi con il fine di confrontare l’italiano letterario del Cinquecento con il volgare fiorentino ricco di espressioni colloquiali e inflessioni dialettali usato da Leonardo. Il suo lessico non riusciva a contenere e definire tutto ciò che conosceva e voleva descrivere. La soluzione? Rubare le parole ad altre lingue, ai classici, alle botteghe. Ecco quindi un fiorire di vocaboli dialettali, aulici, tecnicismi, latinismi, grecismi, neologismi, parole d’origine araba… Dopo la lettura, l’analisi linguistica e la riflessione in classe, ai ragazzi è stato chiesto uno sforzo di immaginazione: sono stati infatti sollecitati ad immaginare di trovarsi catapultati a Firenze nella seconda metà del Quattrocento, e di poter scrivere una lettera a Leonardo per proporsi come assistenti. Un altro sforzo creativo è stato richiesto nelle ore di Cittadinanza e Costituzione. I ragazzi sono stati avvicinati al concetto di “città ideale” di Leonardo, e hanno rielaborato “Egregio signor Leonardo, Le scrivo questa lettera poiché mi garberebbe molto farle da assistente. La ammiro assai per le sue innumerevoli doti, quali la sua costanza, il suo interesse per la natura, la sua sconfinata modestia e la sua maestria in tutti i campi del sapere. In particolar modo la stimo per la sua abilità nella pittura, perché i suoi quadri mi trasmettono una sensazione di perfezione assoluta e illuminano la mia esistenza.” Michela, II media “Ammiro molto i suoi progetti che permettono di far volare l’essere umano, li trovo incantevoli! Sono amante anche delle sue avvincenti favole, ricche di una morale profonda. Ho una curiosità da dirle su di me: sono mancina anch’io, e comprendo la sua bizzarra scrittura speculare, ottimo rimedio per i ficcanaso!” Maria Francesca, II media “Vorrei chiederti di diventare la tua assistente: ti potrei aiutare con l’arte, a preparare i colori, potrei darti delle idee per dei soggetti da dipingere ma soprattutto potrei aiutarti a migliorare la tua scrittura, perché ho saputo che non conosci bene la grammatica…” Angelica, II media

ciò che hanno imparato creando un progetto personale. Alla fine di questo percorso durato quattro mesi, che ha arricchito alunni e insegnanti, la classe è tappezzata da disegni bellissimi, e ogni ragazzo ha un raccoglitore con tutti i lavori, i compiti, i testi e i progetti realizzati. Durante le ore di lezione i ragazzi hanno assorbito molti concetti e nozioni; ma ciò che più ci siamo impegnati, in quanto educatori, a veicolare, è stato un messaggio fondamentale: oltre all’intelligenza e l’intuitività, sono state la tenacia, l’umiltà e la voglia di migliorarsi, le caratteristiche che hanno fatto di Leonardo da Vinci un personaggio che ha cambiato la storia. La sua costante voglia di imparare e di re-inventarsi, o, per usare le sue parole, di “volare”, sono un modello per noi tutti, come Leonar

do stesso ci ricorda nella bellissima favola “La pietra focaia e l’acciarino”. La pietra, essendo battuta dall’acciarolo del foco, forte si maravigliò, e con rigida voce disse a quello: «Che presunzio ti move a darmi fatica? Non mi dare affanno, che tu m’hai colto in iscambio. Io non dispiacei mai a nessuno.» Al quale l’acciarolo rispose: «Se sarai paziente, vedrai che maraviglioso frutto uscirà di te.» Alle quale parole la pietra, datosi pace, con pazienza stette forte al martire, e vide di sé nascere il maraviglioso foco, il quale, colla sua virtù operava in infinite cose. Detta per quelli i quali spaventano ne’ prencipi delli studi, e poi che a loro medesimi si dispongano potere comandare, e dare con pazienza opera continua a essi studi, di quelli si vede resultare cose di maravigliose dimostrazioni.

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