solo le bidonvilles un pianeta a parte?

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Sono le bidonvilles un pianeta a parte? Bruno Astarian Febbraio 2010 hicsalta-communisation.com

Presentazione al testo: Sono le bidonvilles un pianeta a parte? alcuni compagni/e di Connessioni primavera 2012 Abbiamo voluto pubblicare e tradurre il testo di Bruno Astarian, Sono le bidonvilles un pianeta a parte?, uscito sul sito hicsalta-communisation.com nel 2010, perché rappresenta un interessante tentativo, di andare al di là della semplice fotografia del presente, e prova a dare contenuto alla dinamica della lotta di classe che si sviluppa all’interno degli agglomerati urbani (slum) delle metropoli. Supera la generica definizione e la dicotomia tra dominanti-dominati, e non considera questi soggetti come massa amorfa avulsa dai meccanismi di accumulazione capitalista, ma come parte del proletariato. Mette al centro la definizione di classe partendo dall’attuale modo di produzione capitalista, quest’ultimo elemento fondante dello sviluppo delle baraccopoli cosi come le conosciamo. Le baraccopoli sono qui lette non come retaggio del passato ma come dimensione propria del capitalismo, cosi come lo è il gran numero dei suoi abitanti: l’esercito industriale di riserva, inteso non come massa uniforme di disoccupati, ma come un insieme che raccoglie dissoccupati, working poor, lavoratori migranti/stagionali, ecc... E’ fondamentale capire che l’esercito industriale di riserva è endemico al capitalismo (e non indica semplicemente i disoccupati in quanto tali), e non un suo squilibrio. Già nel testo, La situazione della classe operaia in Inghilterra, di F. Engles del 1845, nel capitolo, Le grandi città, si possono scorgere i tratti delle moderne metropoli. Il miglioramento (relativo) delle stesse periferie urbane, ad esempio in Gran Bretagna, corrispondevano ad uno spostamento spaziale di tale dimensione (le vere e proprie baracche) nelle nuove megalopoli costruite e implementate dall’imperialismo britannico nel mondo. Dove interagiscono i medesimi fattori, i flussi migratori di massa prodotti dal passaggio dalla campagna verso la città, lo sviluppo industriale, la necessità endemica dell’esercito industriale di riserva, ma non più visto dentro un confine nazionale ma come dimensione mondiale generale. E’ evidente che le attuali metropoli europee presentano tratti diversi da quelli descritti da Engels, ma è indubbio che vi sia stata a livello planetario una loro diffusione con ambienti urbani che farebbero impallidire le già fosche descrizioni di Engels. Inoltre gli attuali processi di crisi, fanno si che questa dimensione torni ad essere propria anche delle “moderne democrazie industriali o post-industriali”, vedi ad esempio lo sviluppo repentino delle città delle tende (e non stiamo parlando dei movimenti politici dichiarati) che sta attraversando gli USA dopo l’esplosione della bolla immobiliare del 2007-2008.


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