Stili di vita Centro
Periodico del Consorzio Brescia Centro • Numero 3 • Dicembre 2011
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Caro sindaco, le scrivo • Pgt: “Indignati!” • Piazze e vie del centro storico • Palazzo Vescovado • I negozi del centro • Palazzo della Loggia • Cattedrali di pietra e sassi • Zanardelli: Torna a Surriento • Cronos, in scena da 40 anni • I ferri taglienti di Marenda • Nonna Barbara rinnova la tradizione • Testimonial inconsapevoli • Massoletti: “Questo Pgt non s’ha da fare” • Rolfi, vice sindaco responsabile e intransigente • Labolani, assessore e assertore del fare • Cinque domande a Maullu, assessore della Regione Lombardia
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EDITORIALE
E verrà Natale... E verrà Natale... Auguri di cuore a tutti i nostri lettori, a chi continua a sostenerci, ai nostri clienti, ai bresciani tutti e ai nostri amministratori. Sì anche a loro, nonostante quella colata di cemento e quelle decine di migliaia di metri cubi, trasformati in centri commerciali, previsti nel Pgt. Un Pgt che non s’ha da fare, come sottolinea il presidente dell’Ascom, nell’intervista rilasciata al nostro periodico, perchè il centro storico ne morirebbe e a nulla sarebbe valso il nostro impegno, come sostiene Alessio Merigo nella sua lettera aperta al sindaco della città. Certo, noi commercianti siamo una lobbies e difendiamo interessi di parte, ma la vita ci ha insegnato a fare i conti con le compatibilità dell’ambiente che ci circonda, con il territorio nel quale operiamo e per questo cerchiamo di migliorarci e non fare danni: auguri quindi a chi vorrà un giorno riconoscere il nostro operare, che va al di là del particulare. Auguri infine, a chi collabora attivamente con Brescia Centro - Stili di vita, mettendo pazientemente e saggiamente a disposizione il proprio sapere e la propria conoscenza.
TERZO FOCUS SU ALCUNE VIE DELLA CITTÀ. LA TERZA PARTE DI UN VADEMECUM DELLE STRADE, DELLE PIAZZE, DEI MONUMENTI, DELLE CHIESE E DEI NEGOZI DEL CENTRO STORICO. UNA GUIDA PER VIVERE IL CENTRO STORICO, VERO CENTRO COMMERCIALE NATURALE, DOVE SI RESPIRANO STORIE E CULTURE IMPORTANTI
Con questo numero completiamo il percorso tra i beni culturali e il patrimonio architettonico della nostra città, le sue vie e piazze, i suoi palazzi e le sua storia, antica e moderna. Nonostante la congiuntura economica, lo facciamo con l’ottimismo di sempre perchè siamo fermamenti convinti che è possibile perseguire la strada di un commercio sostenibile, che guarda al suo territorio, che pone attenzione alla provenienza delle merci e alla trasparenza dei mercati. Gli esercizi commerciali presentati in Brescia Centro - Stili di vita, i luoghi dell’ospitalità bresciana, la Brescia degli orefici (trattata nei primi due numeri della rivista) stanno a dimostrare quanto da tempo andiamo sostenendo: “Il commercio non morirà mai perchè è parte integrante della vita di una comunità libera”. Auguri per l’anno che verrà ai nostri consorziati e a una città che ha scollinato prima la società agricola, poi quella industriale e quella della finanza, per ritrovarsi ora a fare i conti con la propria identità, nella necessità di riconquistare un ruolo di competitività con le altre aree urbane. Le tante Brescia, quella delle piccole e medie imprese manifatturiere, quella universitaria, quella del Santa Giulia - Patrimonio dell’Umanità - e quella multietnica, necessitano di rinnovate capacità commerciali. La gente tutta ha bisogno di un centro storico eccellente per offerta, servizi, infrastrutture e decoro. Questo è ciò che serve e che servirà anche nell’anno che sta per arrivare e noi saremo qui, ottimisti come sempre. Enrico Campanile 1
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Centro Stili di vita
Brescia Centro Stili di vita n. 3 Anno I • Dicembre 2011
La rivista è online www.consorziobresciacentro.it
Periodico edito da Consorzio Centro Città Via Pagani, 14 25127 Brescia Tel 393 2671137 stilidivita@consorziobresciacentro.it Registrazione presso Tribunale di Brescia n. 37/2010 del 18/10/2010
Sommario
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Caro sindaco. le scrivo...
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Indignati!
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Piazze e vie del centro città: Piazzetta Vescovado, via Mazzini, via San Martino della Battaglia, piazza della Loggia, piazza Paolo VI, via X Giornate, corso Zanardelli, corso Palestro, piazza Mercato
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Palazzo Vescovado
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Negozi di via Mazzini
19
Negozi di via S. Martino della Battaglia
22
Palazzo della Loggia
24
Cattedrali di pietra e sassi...
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Palazzo Broletto
29
Negozi di via X Giornate
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Zanardelli torna a Surriento
37
Negozi di corso Zanardelli
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Negozi di via Felice Cavallotti
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La chiesa di San Francesco
Direttore Responsabile: Enrico Campanile Art Director e coordinamento redazionale: Giuseppe Romano gierrep@tin.it
In redazione: Maurizio Abrami Enrico Campanile Gabriella Caratti Francesca Guzzardi Toni Massoletti Maurizio Rodella Giuseppe Romano Fotografia: Alberto Romano
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Negozi di corso Palestro
albertoromano@me.com
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Negozi di contrada Cavalletto
Marketing e pubblicità Marco Mandelli
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Negozi di via Gramsci
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Piazza del Mercato
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Cronos, in scena da 40 anni
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I ferri taglienti di Marenda
66
Nonna Barbara, rinnova l’antica tradizione
per le immagini: Felice Calabrò New Eden Group
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Inconsapevoli testimonial
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Carlo Massoletti: “Questo Pgt non s’ha da fare”
Stampa Grafiche Luvriti Via Stazione Vecchia, 92 25050 Provaglio d’Iseo (Brescia)
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Fabio Rolfi, vicesindaco responsabile e intransigente
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Mario Labolani, assessore e assertore del fare
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Cinque domande a Stefano Maullu Negozi associati al Consorzio Brescia Centro
Hanno collaborato: Roberto Denti Alessio Merigo Giangabriele Paolantoni
Si ringraziano: Consiglio Consorzio Brescia Centro, Fabbio Baitelli, ken damy, Gianandrea Massoletti, Nelly Sancassani, Marco Vigasio
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LETTERA APERTA AL SINDACO DI BRESCIA
Caro sindaco, le scrivo... “Il Consiglio ha detto che il nuovo Pgt porterà una trasformazione e tutti quanti stiamo già aspettando... Non sarà tre volte Natale ne luce tutto l'anno, ma i muti potranno parlare mentre i sordi già lo fanno...”
Caro sindaco, è tempo di prendere decisioni importanti! Per capirci, quelle decisioni che, per la loro portata, determineranno rilevanti ricadute sul futuro della nostra città. Sabato scorso , camminando per le vie del centro cittadino (quel centro che i bresciani amano tanto e che non si rassegnano all’idea che rischi il degrado) mi sono trovato a riflettere sulle conseguenze che si verrebbero a determinare se, per un non creduto incantesimo, tutti i negozi fossero chiusi, con le vetrine sporche di ditate, le saracinesche abbassate e imbrattate e la carta della pubblicità giacesse accumulata in modo disordinato all’interno degli ingressi, come talvolta capita di incontrare. Poi ho provato a proiettare questa immagine inquietante nel tardo pomeriggio invernale, quando la luce del sole scompare e gli unici corpi illuminanti sono le insegne dei negozi e dei bar. Ora pensiamo a una città spenta, triste e melanconica che, nonostante la bellezza dei suoi monumenti, non riesca a trasmettere luci, voci e colori. Un quadro angosciante e del tutto surreale, lo riconosco. Tuttavia, alcuni segnali già ci sono e non solo lungo le vie che, nel tempo, hanno perso appeal commerciale. Purtroppo anche lungo i nostri corsi. Fortunatamente si tratta di segnali e altrettanto fortunatamente, i commercianti si stanno facendo in quattro per non far mancare il calore che solo loro riescono a dare. Si stanno facendo in quattro nonostante perduri questa crisi di vaste proporzioni che vede nella contrazione dei consumi uno degli effetti più rilevanti. Dunque, caro sindaco, quando qualcuno, come noi, pone determinate questioni e cerca di attirare l’attenzione degli amministratori sugli effetti di certe scelte, non ha in animo di strumentalizzare la situazione (termine orribile spesso usato quando si è a corto di argomenti), quanto di portare un contributo alla comprensione di ciò che temiamo possa accadere. Come nel caso del PGT che la Sua amministrazione ha in programma di approvare entro il primo trimestre del prossimo anno, dopo averlo adottato con due precisi passaggi in giunta e consiglio comunale. Il pun5
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to sul quale dobbiamo ragionare non è dunque sulla convergenza di interpretazioni relativamente alle esatte dimensioni del processo di cementificazione che questo piano prevede. No davvero! Il caso di coscienza che intendiamo sottoporre alla sua attenzione, riguarda l’opportunità o meno di prevedere nuovi centri commerciali lungo importanti arterie della periferia cittadina sapendo che ciò costituirà una barriera invalicabile alla frequentazione del centro, con la conseguenza di restringere i margini di sopravvivenza delle nostre imprese. Centinaia di migliaia di metri quadrati destinati al commercio (molti dei quali alla grande distribuzione) non potranno non avere effetti sul tessuto delle imprese della distribuzione cittadina. Solo un cervello debole non lo comprenderebbe. Come pure non sfugge il fatto che Brescia, dal punto di vista commerciale, sia una città ottimamente servita, con un rapporto fra superfici e abitanti di gran lunga superiore alla media regionale e ai primi posti su scala nazionale. Pur ammettendo la più assoluta legittimità di tutte le tesi apparse in questi giorni nel dibattito attorno al PGT, possiamo dunque concludere che l’edificazione di nuovi spazi commerciali non risponde a criteri di miglioramento del servizio, quanto a pure e semplici logiche speculative. Con questo termine non intendo demonizzare la parola speculazione. Desidero solo richiamare la Sua at-
tenzione sulla obiettività della nostra lettura. Per questo ho ritenuto di sottoporre alla Sua attenzione le mie riflessioni nella consapevolezza di rivolgermi a una persona che ha dato prova, anche nel passato recente, di notevole sensibilità verso i problemi della città e del futuro del commercio quale tessuto connettivo della qualità urbana. Per questo ritengo che una sua parola possa rappresentare il punto di svolta di una situazione che, dal nostro punto di vista appare inquietante. Parola che inevitabilmente deve essere accompagnata da atti precisi di modifica sostanziale di questo PGT, orientandolo verso scelte più equilibrate che nascano dalla constatazione che Brescia è già una grande città nei fatti e nel cuore dei suoi abitanti. Non si faccia suggestionare da previsioni dai nomi altisonanti. Non ascolti i richiami delle sirene che le stanno proponendo di recuperare attraverso ici e oneri di urbanizzazione risorse per le casse comunali. Guardi in primo luogo agli effetti che queste scelte determineranno e tragga, nella solitudine del suo ufficio in Palazzo Loggia, le giuste conclusioni. Quando lo vorrà noi saremo qui! Pronti a sederci attorno a un tavolo e a ragionare con lei sulle possibili soluzioni da adottare. Nell’attesa, non mi resta altro da fare che augurarle buon lavoro. Alessio Merigo (direttore Confesercenti)
! NO AL CEMENTO SULLA CITTÀ SOTTO L’ALBERO DI NATALE
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INDIGNATI! NO A NUOVI CENTRI COMMERCIALI
Le ragioni del nostro dissenso. Il Piano di Governo del Territorio (PGT) addottato dal Consiglio Comunale del 29 Settembre prevede oltre 1.500.000 mq di superficie edificabili, dei quali circa 300.000 destinati al commercio, compresivi di 100.000 mq per nuovi centri commerciali e grandi strutture di vendita. Quello che si ipotizza in questo Piano è una vera e propria barriera commerciale alla periferia della città che già sfiora i 5.000 esercizi commerciali, una dotazione di offerta che la colloca ai primi posti in Lombardia. Per superficie di vendita, Brescia è vicina al doppio della media regionale ed è ben oltre la media tra i capoluoghi di
provincia lombardi. Brescia infatti ha 2.962 mq ogni 1.000 abitanti, mentre la media dei capoluoghi di provincia è di 1.941 mq e la media regionale di 1.611 mq. Anche nel numero di attività, Brescia è al primo posto con 25,15 esercizi ogni 1.000 abitanti; contro la media dei capoluoghi di provincia lombardi che è di 19,84 e la media della regione Lombardia, pari a 12,41 esercizi. Il commercio cittadino è dunque in grado di svolgere la funzione di polo attrattore per l’intera provincia e non solo ed è strutturalmente attrezzato per rispondere alle esigenze di un capoluogo di 300.000 abitanti (attualmente Brescia non raggiunge i 200.000 e nel PGT è previsto uno sviluppo a 220.000 abitanti).
Per contrastare queste scelte, per dire no al cemento sulla città, per salvaguardare l’ambiente, il centro storico e il futuro di Brescia, sottoscrivi l’osservazione al PGT distribuita nei negozi associati al Consorzio Brescia Centro.
Cosa chiediamo:
Ridurre drasticamente la superficie lorda di pavimento (SLP) edificabile Non consentire l’insediamento di nuovi poli commerciali, soprattutto se realizzati con medie strutture oltre i 600 mq di SLP e/o grandi strutture di vendita Escludere la possibilità di edificare nuove strutture ricettive * Fino al 20 Dicembre ogni cittadino può presentare osservazioni al PGT che dovranno essere esaminate dalla Commissione urbanistica e poi sottoposte ad approvazione del Consiglio comunale che può accoglierle o respingerle. 7
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BRESCIA, LE VIE DEL CENTRO STORICO
Piazze e vie del centro PIAZZETTA VESCOVADO Piazzetta Vescovado è contraddistinta dal suo collegamento con piazza Paolo VI (la separa il volto di via Trieste, un tempo chiamato popolarmente volto del Vescovato, che segna uno dei passaggi storici della Cittadella Nuova) e dal nucleo architettonico palazzo Vescovile e biblioteca Queriniana, che con il Duomo Nuovo, rappresentano gli interventi settecenteschi della città. Testimonianza di questa epoca è l’elegante cancellata, di G. Battista Marchetti, conclusa nel 1737 su ordine del vescovo Angelo Maria Querini. A sud, un altro palazzo cinquecentesco, quello della Congrega della carità apostolica, fa da confine alla piazzetta. Al centro una fontana del ‘700, circondata da quattro tigli completa la scenografia di quello che è diventato uno dei punti happy hour più frequentati del centro storico. 8
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VIA GIUSEPPE MAZZINI “INTITOLIAMO VIA DEL DOSSO A GIUSEPPE MAZZINI!” “Intitoliamo via del Dosso a Mazzini” fu la proposta dell’Associazione della gioventù democratica alla giunta comunale del 1886. La cosa suscitò non poche polemiche tra i cattolici bresciani, che protestarono per l’intrusione di quel nome in una zona di antico valore religioso, tanto da indurre l’abate Lodrini, erudito concittadino a sostenere che del resto via del Dosso non aveva alcuna importanza storica o religiosa. Il dosso, che dette per lunghi secoli il nome alla via, era un ammasso di detriti risalenti al 1600, frutto della demolizione delle mura della cinta romana che lì si ergeva ed era tanto alto da coprire il palazzo della Congrega sino al primo piano. Il dosso fu spianato nel 1822 e pochi anni dopo la via fu dedicata al patriota fondatore della
Un vademecum all’uso di Brescia Stili di vita, propone un vademecum all’uso di Brescia, attraverso i negozi associati al Consorzio Brescia Centro, che non può prescindere dalla storia delle vie del centro storico, dei suoi palazzi, delle sue chiese e delle sue piazze. In questo numero: piazzetta Vescovato, via Giuseppe mazzini, via San martino della Battaglia, piazza Paolo VI, piazza della Loggia, via X Giornate, corso Giuseppe Zanardelli, corso Palestro, piazza del mercato Giuseppe Romano Schede Roberto Denti
Giovine Italia e anche Piazza Vescovato diventò per un breve periodo, piazza Mazzini. A tale proposito, Paolo Guerrini nel 1932, definì l’intitolazione della via e della piazzetta a Mazzini come un’interferenza clamorosa nel cuore del potere della chiesa bresciana... Anticlericalismo o no, il nome di Giuseppe Mazzini, ha superato la prova del tempo e la via ha acquistato notevole importanza a partire dagli anni Cinquanta, con l’apertura della galleria sotto il Cidneo. La figura di Giuseppe Mazzini è nota e non ha bisogno di divagazioni, ciò che è singolare è la lapide, posta all’angolo del Broletto che rafforza l’idea di Mazzini, antagonista del dogma cristiano e della fede cattolica. Accanto stanno il Duomo, la Biblioteca Queriniana e il palazzo Vescovado, vale a dire i monumenti del cattolicesimo bresciano a far da sentinelle a lui, a Gabriele Rosa e Carlo Cattaneo, massoni e repubblicani… Lontano da queste dispute, non suoni stonato il sostenere che la moderna via Mazzini è oggi una delle strade più eleganti dello shopping bresciano, per la diversificazione della sua offerta commerciale e per la capacità d’innovazione dei commercianti “indipendenti” di questa parte del centro cittadino.
VIA SAN MARTINO DELLA BATTAGLIA Via San Martino della Battaglia, nel tratto che va dall’incrocio con corso Zanardelli a via Moretto presenta edifici moderni del primo Novecento. A sud di via Moretto, invece, si affaccia palazzo Martinengo delle Palle che è del Seicento. Il palazzo del conte Paolo Martinengo (sede della Corte d’Appello), fu eretto su una spianata che era usata per il gioco della palla (pallamano?) già allora assai diffuso nella città di Brescia e a questo, un ramo dei Martinengo, deve il singolare appellativo delle Palle. In quelle che furono le scuderie del palazzo, dall’esterno assai rustico e dalla tipica severità seicentesca, ora si trova il ristorante La Sosta. Sul lato opposto della via si erge l’imponente complesso delle suore Canossiane. Prima dell’Ottocento, qui sorgevano le varie strutture dell’ospedale San Luca, in un’area che andava all’incirca da corso Cavour fino all’attuale via Cavallotti, costituendo un immenso blocco pressoché invalicabile a sud di corso Zanardelli. Il grande complesso edilizio traeva le sue origini da quelle che nel Medioevo furono le case degli Umiliati (casa di San Luca di Quinzano, San Marco de medio, Casa della Maddalena di Gambara), poste sulle rive del Garza e del Molin del Brolo che attraversavano la città. 9
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PALAZZO VESCOVADO Di una abitazione per il vescovo si parla nel lontano 991 come di una “domus Sanctae Brixiensis ecclesiae”, un palazzo che, probabilmente, comprendeva anche una cappella dedicata a S. Martino. Di certo non nell’attuale posizione: dove adesso si apre via Mazzini stavano case ed ortaglie e il palazzo dei vescovi era posto dietro le due antiche cattedrali (San Pietro de Dom e la Rotonda) e più vicino al Broletto. Infatti, stando al Fè d’Ostiani, nel 1219 il podestà Matteo di Correggio, malvisto dal popolo, venne scacciato dalle sue stanze in Broletto da una fitta sassaiola proveniente proprio dal Vescovado... In questa sede nel 1407 alloggiò per qualche tempo anche Pandolfo Malatesta, signore di Brescia, prima di trasferirsi in Broletto e poi, quando i Visconti, decisi a fortificare la città, costruirono una nuova cerchia di mura collegate al Castello, gli edifici posti tra le attuali via X Giornate, corso Zanardelli e via Mazzini, vennero abbattuti. Bisognava fare spazio a un fossato e alle mura della cittadella (mura dentro altre mura che già proteggevano Brescia) e anche il palazzo vescovile venne in parte abbattuto. Nel 1427, ridotto nelle dimensioni, era diventato talmente scomodo da abitare che il vescovo fu costretto a trasferirsi per qualche tempo dai Benedettini nel monastero di San Faustino Maggiore, finchè, nel 1436, il vescovo Francesco Marerio ottenne dal governo veneto di poter ricostruire un nuovo palazzo dietro le due cattedrali, a patto che non si innalzasse oltre le costruzioni vicine e non invadesse strade e piazze verso la cittadella. La guerra ed il lungo assedio del 1438 impedirono però la prosecuzione dei lavori e furono soltanto i vescovi Pietro da Monte e Domenico de Dominici, verso la metà del XV secolo, a portare a termine l’ala orientale di quello che è, alla veneta, l’attuale Vescovado. Nel 1570 il vescovo Domenico Bollani incaricò l’architetto Piantavigna di ampliare l’edificio aggiungendovi l’ala meridionale e occidentale, in cui venne aperto il monumentale scalone. La grande sala al piano superiore fu completata dal vescovo Marino Zorzi (1596-1631) che chiese ad Antonio Gandino di dipingervi tutt’intorno i ritratti dei suoi predecessori. L’ala che guarda invece sul cortile a sud fu ultimata nel 1737 dall’architetto G. Battista Marchetti che, su incarico del cardinale Angelo Maria Querini (vescovo di Brescia dal 1727 al 1755), costruì il portale e la bella cancellata ornamentale nonchè il portico d’accesso alla biblioteca.
PIAZZETTA VESCOVADO
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Centro Stili di vita
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Centro Stili di vita
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Compel via San Martino della Battaglia 5 Tel 030 45125 - 030 47000 www.compelbrescia.it Compel, 50 anni di eleganza. Dal 1961, la pellicceria Compel è sinonimo di qualità dei suoi visoni, visoni rasati, zibellini, martore e cincillà ai quali si accompagnano i tessuti tecnici, leggeri e sempre rigorosamente arricchiti dal pelo, i montoni e la pelle, con uno stile inconfondibile e la garanzia assoluta di un atelier che ha dettato la moda e l’eleganza della città. 19
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BRESCIA, PIAZZE E VIE DEL CENTRO STORICO
Piazza della Loggia, la nobile... Piazza della Loggia è certamente la piazza più celebre ed armonica di Brescia, pur non essendo la più antica. Quando nel 1433 il Podestà Marco Foscari dette il via alla sua creazione, l’unica area sufficientemente vasta era l’antica piazza del Mercato (l’attuale piazza Tebaldo Brusato), lontana dall’espansione occidentale della città e piazza del Duomo ancora non esisteva nella sua dimensione attuale. L’estensione di piazza della Loggia, fu determinata a oriente dalle mura e dal fossato della Cittadella Nuova e a occidente dal corso del fiume Garza. Contemporaneo alla piazza, il palazzo della Loggia, una delle opere più importanti del Rinascimento e simbolo della potenza della città all’epoca della Serenissima. Alla progettazione della Loggia, costruita a cavallo del Garza, parteciparono grandi architetti di quel tempo, come Jacopo Sansovino e Andrea Palladio, mentre è sconosciuto l’autore, o gli autori, del palazzo ospitante il Monte Vecchio di Pietà (1480) con il suo rincorrersi di pieni e vuoti e disposizioni di forme, certamente frutto di studi di abili progettisti e costruttori. Il Monte Nuovo, opera del bresciano Pier Maria Bagnatore, fu invece aggiunto alla fine del Cinquecento, come si può evincere dal cartiglio scolpito sul portale, che riporta la data della conclusione dei lavori. Se i Monti di Pietà e le antiche Carceri sono un fervido esempio di
sperimentazione del linguaggio rinascimentale, il primo lapidario archeologico, costituito dalla parete di lapidi romane e allestito a esaltazione del classicismo, rimanda alle radici romane di Brescia e rimane uno degli esempi illuminanti di come si possa tramandare e divulgare modernamente la storia di una città. La Torre dell’orologio, sotto la quale si accede a via Beccaria, fu eretta da Bartolomeo da Caravaggio e poi sistemata a metà del XVI secolo da Ludovico Beretta. Il quadrante astronomico dell’orologio, in grado di segnare le ore, le lune e i segni zodiacali, fu realizzato per la parte meccanica da Paolo Gennari di Rezzato e per la parte pittorica e figurativa da Jacopo Lamberti.
I MACC DÈ LE ÙRE E LA GIUSTIZIA NEGATA Sopra la torre, Tone e Batista, i Macc dè le ùre, se ne stanno lì da tempo immemore, con le loro facce di bronzo a segnare il tempo, anche quello di una strage compiuta sotto i loro occhi da altre facce di bronzo impunite. A trentacinque anni di distanza l’unica verità che ci è dato di conoscere (lo ricorda, oltre la memoria, la stele di Carlo Scarpa) sono i corpi straziati di otto cittadini bresciani, che avevano come comune denominatore l’essere antifascisti. 21
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VIA SAN mARTINO DELLA BATTAGLIA Ristorante
La Sosta via San Martino della Battaglia 20 Tel 030 295603 Fax 030 292589 L’esclusivo ristorante La Sosta di Aldo Mazzolari risiede in quelle che furono le scuderie del settecentesco Palazzo Martinengo delle Palle. Cucina tradizionale bresciana dello chef Ezio Colombo. La lista del menù propone: malfatti con crema di bagòss, capretto, spiedo, cotechino, manzo all’olio, crema di zucca all’amaretto, sardine di Montisola, bertagnì con polenta e salmone affumicato della casa, preparato secondo antichi procedimenti. Gioielli
Monies Piazza della Loggia 23 Tel 030 45317 - silvi@monili-italy.it I gioielli Monies sono disegnati e realizzati a mano da Gerda e Nikolai Monies, nel loro studio laboratorio di Copenhagen utilizzando pietre rare, pietre semipreziose, antichi e preistorici oggetti quali ambra, mammoth, ebano, legni esotici e madreperla. 22
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PALAZZO DELLA LOGGIA La posa della prima pietra della Loggia è del 1492, anno della scoperta dell’America, sotto la direzione di Filippo de’ Grassi. L’edificio, progettato in prima battuta dal bresciano Tommaso Formentone, viene ultimato solo nel 1574, ottant’anni più tardi, e non si conosce il nome dell’architetto che lo porta a compimento. Ad osservare però archi e portico al pianterreno, sono evidenti gli influssi del grande Leon Battista Alberti che, proprio in quegli anni, crea capolavori nella vicina Mantova. Di sicuro alla parte superiore dell’edificio, ornato da finestre architravate (opera di Lodovico Beretta) nonchè fregi e specchiature marmoree , collaborano il Sansovino e il Palladio insieme ai migliori artisti dell’epoca. Numerosi scultori bresciani e comacini vengono assunti per le decorazioni e la Loggia diventa così una “bottega” unica in Lombardia. La facciata in candido Botticino si compone di due sezioni architettoniche distinte e, nella parte inferiore ultimata nel 1501, sono presenti una serie di colonne e pilastri che sostengono, intervallate da pennacchi con i busti degli imperatori romani (opera del Tamagnino), le grandi arcate del quadrato loggiato destinato un tempo al corpo di guardia. Vi si può accedere da nove archi disposti su tre lati dell’edificio, mentre al secondo livello, decorato in puro stile rinascimentale, sono presenti dei grandi finestroni allineati in perfetta corrispondenza con ogni arco del loggiato, scanditi su tutte e quattro le facciate del palazzo. A copertura della Loggia sta un imponente tetto in piombo, a forma di carena di nave: aggiunto nel 1914 è una “replica” del tetto originale e va a sostituire un soffitto provvisorio creato nel 1769 da Luigi Vanvitelli. L’architetto venne chiamato a sistemare il tetto, mai degnamente riparato dopo il terribile incendio del 1575 che aveva mandato in fumo anche tre preziose opere di Tiziano. Il portale d‘ingresso, progettato da Stefano Lamberti nel 1552, affiancato da colonne e da fontanelle in pietra di Botticino scolpite da Nicolò da Grado, introduce alla bella scala rinascimentale. Opera del 1876 di Antonio Tagliaferri, venne ornata agli inizi del 900 da pittori di valore: Arturo Castelli dipinse la “Brescia armata“ nel soffitto sopra lo scalone, Cesare Bertolotti “Mercurio e Venere“ sulla lunetta sulla parete sinistra dello scalone, Gaetano Cresseri la “Roma vincitrice“ nel soffitto dell’atrio. Dalla scala si accede al vasto salone ottagonale progettato sempre da Luigi Vanvitelli. In suo onore chiamato “Salone Vanvitelliano”, mostra un elegante soffitto ligneo sorretto da otto poderose colonne in mattoni.
“Una bomba, una bomba” gridò il sindacalista Franco Castrezzati che con il parlamentare comunista Adelio Terraroli stava sul palco... Poi fu solo fumo e la voce di Giorgio Leali che chiamava la gente sotto il palco. Sangue e schegge sul selciato, lavato inopportunamente poche ore dopo. Lacrime e terrore di gente inerme e rabbia, tanta rabbia. Carlo Cinelli, che di mestiere faceva il fotografo e l’amico compianto Enrico Zampini, che di mestiere lavorava agli Spedali Civili, così come Ferrari, con le loro fotografie testimoniarono all’Italia intera la strage, alla quale seguì la compostezza di una città, presidiata per giorni dai suoi cittadini, guidati dal movimento sindacale e dai partiti democratici. Da quell’uggiosa mattina di Maggio del ‘74, Tone e Batista scandiscono il tempo di una giustizia che ancora non c’è per: Alberto Trebeschi, Clementina Calzari, Giulietta Banzi, Livia Bottardi, Luigi Pinto, Bartolomeo Talenti, Euplo Natali e Vittorio Zambarda. E da allora, Piazza della Loggia per i bresciani, assunse il valore simbolico della Resistenza e dell’antifascismo. Poco distante da quel pilastro sbrecciato sta la Bella Italia (opera di Giovanni Battista Lombardi, donata a
Brescia da re Vittorio Emanuele II): un altro monumento ai resistenti, quelli delle Dieci Giornate. La Bella Italia, eretta nel 1864, prese il posto della colonna sormontata dal leone di San Marco, abbattuta dai Giacobini nel 1797. Maccheronica Ciceronessa di Angelo Canossi così ce la descrive, con una gamba sola e dove “Genio” sta per Ufficio tecnico: Ecco la statua che ce l’ha donata il re nel sessantuno alla città. Davanti ha la sottana un poco alsata per far vedere quello che non ha: ci guardi bene sotto, e La vedrà che ha una gamba sola, un po’ gonfiata, forse per la fatica che la fa; la quale è una magnifica trovata: Sui quattro lati della base c’è scritto in cifre romane: “Uno, due, tre, quattro”. La qual, Ci pare?, è un’altra grande idea del nostro Genio per spiegare che i monumenti sono da guardare prima davanti e poi da le altre bande. 23
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Cattedrali di pietra e sassi... IL DUOMO VECCHIO Il Duomo Vecchio per i bresciani è la Rotonda, per l’insolita forma a pianta circolare. Innalzato alla fine dell’XI secolo sulla basilica paleocristiana di S. Maria Maggiore (di cui rimangono interessanti mosaici), il Duomo Vecchio è realizzato in pietra a vista (medolo dei Ronchi) e, illuminato da grandi finestre, sorregge un imponente tamburo. L’interno è a vari livelli, collegati da scale: una fuga di archi, di volte a botte e a crociera, fra giochi di luce. Il profondo presbiterio e le cappelle laterali vengono aggiunte solo alla fine del XV secolo, sopra l’antica cripta di San Filastrio (VII secolo), vescovo di Brescia nel IV secolo. Nel Duomo si conservano il sarcofago, in marmo rosso di Verona, del vescovo Berardo Maggi (1308), il dipinto dell’Assunta del Moretto, dipinti del Romanino e del Moretto nella cappella laterale destra, la Traslazione del corpo di Santi bresciani di Francesco Maffei, opera del 1656 (i santi sono i vescovi Dominatore, Paolo, Anastasio e Domenico, qui trasportati nel 1581 dalla chiesa di Santo
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Stefano in Arce, in castello). In un cassone di ferro dorato posto nella cappella laterale sinistra sono custoditi i reliquiari delle Sante Croci, delle Spine, la Croce del Campo (che, posta su un’asta, stava sul Carroccio della città, all’epoca dei Comuni) e la Stauroteca (una cassetta lignea, laminata d’argento e lavorata a sbalzo che fino al 1532 era la custodia della reliquia della S. Croce). Il tesoro viene esposto ai fedeli nei venerdì di marzo e il 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Croce. IL DUOMO NUOVO Il Duomo Nuovo sorge accanto alla Rotonda e sulla preesistente chiesa di S. Pietro de Dom. Ha una costruzione lunga e tormentata: inizia nel 1604, ma solo nel 1825 l’architetto Rodolfo Vantini, su progetto di Luigi Cagnola, completa la grande cupola che, alta 80 metri, è la terza in Italia dopo S. Pietro a Roma e S. Maria del Fiore a Firenze. La facciata, in pietra di Botticino a doppio ordine con timpano, è adorna di statue, tra cui il busto del cardinale Angelo Maria Que-
rini, vescovo di Brescia nella prima metà del XVIII secolo e alla cui generosità si deve molto alla costruzione del Duomo stesso. L’interno è a croce greca, una croce a bracci uguali, di gusto classicheggiante, con grandi colonne e pilastri in ordine composito a sorreggere l’altissima cupola. Sul monumentale altare maggiore, costruito dal Vantini, in marmo con decorazioni in bronzo dorato, troneggia la pala dell’Assunta di Giacinto Zoboli (1733), cui la chiesa è dedicata. Nella navata pregevoli dipinti di Moretto, Romanino, Palma il Giovane, Rosa, Maffei, Basiletti. Notevole opera di scultura rinascimentale è l’Arca del vescovo Apollonio, ornata dalle statue dei Santi Patroni della città, Faustino e Giovita, probabilmente di Maffeo Olivieri (1510). Stupendo il monumento a papa Paolo VI, che lo scultore Lello Scorzelli ha voluto cogliere nel Natale del 1974, aggrappato al pastorale, e nell’atto di aprire la Porta Santa. L’altare per le celebrazioni è pure un capolavoro moderno, opera del celebre scultore Luciano Minguzzi (1984).
PIAZZA DEL DUOMO, L’AUSTERA
GALLERIA DUOMO
Abbigliamento
Il palazzo del Broletto, il Duomo Nuovo e il Duomo Vecchio, posti in successione segnano i confini longitudinali di piazza Paolo VI (ancora chiamata dai bresciani piazza del Duomo). Questa successione dialettica tra monumenti laici e religiosi si confronta con il lato occidentale delle abitazioni che hanno sostituito verso la fine del Settecento i primitivi edifici (la fonderia del cannoni e le case dei Camerlenghi). Due fontane (“...Guardi io ci darei non so che, per farla in piccolo tal quale per calamaio. E Lei che dice, Lei?”) sottolineano la geometria della piazza: una neoclassica verso l’entrata al Broletto, l’altra barocca, in asse con l’ingresso del Duomo Vecchio. Sgomberata dai SUV e dai turbodiesel, Piazza Paolo VI ha riconquistato la solennità e la compostezza dei suoi monumenti, con la disarmonica mole del Duomo Nuovo privata dalla profondità, che sovrasta l’insieme, schiacciando ancora di più l’appiattito Duomo Vecchio che grandi colpe non ha, se non quella di stare sotto il livello attuale del selciato. Più di altre costruzioni la nuova cattedrale barocca, edificata a partire dal 1604, consolida l’immagine di “pietra” della città e rimanda a quel marmo di Botticino classico del quale da secoli i bresciani menano vanto, tanto che al Vanvitelli, che nel corso di alcuni suoi lavori bresciani si era lamentato per la crepatura di certi mensoloni, venne risposto che questi non erano di pietra di Botticino, come quelli del Duomo. I giacimenti del marmo Botticino Classico, con la loro storia millenaria sono a un tiro di schioppo per chi “andando verso Est, in direzione Verona decidesse di deviare e risalire la valle del torrente Rino, penetrando sino al restringimento dei versanti collinari per raggiungere la Valverde”.
VIA X GIORNATE
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Via X Giornate, una delle più note vie del centro per i suoi portici settecenteschi, è altrettanto nota per i suoi negozi, che creano un palinsesto di offerte commerciali ben radicate nella storia della città. I negozi e i portici di questa via sono gli eredi di botteghe anguste in legno, addossate alle mura trecentesche della Cittadella e sovrapposte al canale Garzetta che vi scorreva sottostante. “Moleste le separazioni, non potendo i cittadini proseguire il loro cammino in occasione di pioggia senza lordarsi o bagnarsi per cui si affollava in guisa reciprocamente incomoda e anche pericolosa...”. Siamo nel 1807 quando attraverso questa nota la deputazione all’Ornato richiede le coperture del portico 25
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Articoli da regalo
PALAZZO DEL BROLETTO Dominato dalla svettante torre del Pegol, uno dei più bei palazzi comunali della Lombardia (un quadrilatero di 100 metri x 75), il Broletto (da piccolo brolo, campo frutteto recintato) è diviso in due parti: in pietra, del XIII secolo, e in cotto, del XIV-XV secolo, ornato da eleganti trifore e quadrifore. La fronte verso la piazza, un tempo dedicata al mercato, ingloba a nord la superstite facciata di una chiesa romanica, dedicata a Sant’Agostino. Nel cortile, delimitato da portici, si possono ammirare tre lati di epoca romanica su cui si aprono trifore e quadrifore ornate di capitelli antelamici e affreschi. Uno rappresenta lo stemma di Brescia, una leonessa rampante, affiancata dal biscione visconteo e dallo stemma del podestà Ramengo Casati. La costruzione dell’ala settentrionale, attuale sede della Prefettura, con il portico in bugnato a sette arcate e la sovrastante loggia architravata, immette in un secondo cortile. E’ della prima metà del Seicento e, di fatto, cancella un gioiello, la cappella fatta affrescare nel Quattrocento da Pandolfo Malatesta a Gentile da Fabriano. Il ritrovamento è recente: i resti della cappella sono praticamente imprigionati, stanno sopra le architravi della soffitta dell’archivio della Provincia. Un’opera pregevole è inoltre la scala marmorea a chiocciola della Prefettura, disegnata nel 1803 dall’architetto viennese Leopoldo Pollack, raffinato progettista di ville e teatri tra Bergamo, Milano e la ricca Brianza. E’ stata ricostruita dopo i terribili bombardamenti del 1944. La parte meridionale del palazzo, che ingloba la torre dei Poncarali, fatta mozzare dal tiranno Ezzelino da Romano fino al tetto del Broletto, iniziata nel 1223, dopo quattro anni è già conclusa per ospitare le adunanze del Gran Consiglio. La dominazione veneta modificò il lato orientale e nel 1610 il podestà Giovanni Da Lezze distrusse una scala coperta per dar vita alla scalone che porta oggi agli uffici dell’anagrafe, affrescato da Tommaso Sandrini e Francesco Giugno. Sostituì in pratica l’ala settentrionale, oggi sede della Prefettura, con un portico a bugnato, sette arcate e una sovrastante loggia architravata in uno stile che contrasta totalmente con l’architettura del palazzo. La rivoluzione francese nel 1797 portò inoltre alla distruzione della Loggia delle Grida, posta su piazza del Duomo, e nei tumulti di piazza andarono perdute tele preziose (anche del Romanino e del Ceruti), addirittura antichi arredi vennero dati alle fiamme in mezzo al cortile. Tra questi una grande tela con Brigida Avogadro, immortalata alla guida delle donne bresciane in difesa della città durante l’assedio del 1438.
Cronos Galleria Duomo, 1 Tel e Fax 030 3755224 Oggetti psicoricambi Articoli da regalo, modernariato e vintage Nel 40° anniversario di Cronos (1971-2011) per chi ama il teatro e i suoi protagonisti, un cd omaggio con poesie lette da Ado Engheben: una simpatica iniziativa promossa da Pasqua Frassine.
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Aperture domenicali e festive dei negozi del centro storico Giovedì Domenica Domenica Domenica
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Dicembre Dicembre Dicembre Gennaio
all’incrocio con via Padre Giulio Bevilaqua e in corrispondenza di via Trieste. La prima fu realizzata nel 1822, dal Vantini e la seconda un anno dopo, dall’ingegnere Luigi Corbani. Di ben altra epoca il lato ovest di via X Giornate, realizzato negli anni Trenta dagli ingegneri Tito Brusa (sale della Borsa) e da Egidio Dabbeni (Hotel Vittoria) dopo gli sventramenti, che per ragioni d’immagine e retorica innovativa, eliminarono un tessuto urbano antico di almeno 1500 anni. Dal Cinquecento in poi il tratto nord della via era denominato delle Spaderie per le botteghe di armaioli e il tratto sud del Granarolo per i magazzini e i negozi di granaglie che sorgevano nella zona. Il nome attuale è invece del 1909 per la vicinanza con i luoghi delle Dieci Giornate di Brescia, anche se nel 1936 si ripristinò il vecchio toponimo di via delle Spaderie e quello di X Giornate fu trasferito a piazzale Arnaldo, annullando così l’imbarazzante intitolazione al frate eretico, in una sorta di gioco delle ideologie e di rivincita nei confronti del fronte laico, liberale e socialista, premiato alla fine dell’Ottocento dalla posa della statua in bronzo opera del Tabacchi. Nel dopoguerra tutto tornò in ordine, e i pubblici portici, uno dei più distinti ornamenti di questa città - come venivano definiti nell’Ottocento - ripresero a ricordare l’eroico episodio di popolo, con buona pace di tutti.
Tremàa nüsü, in una lapide sotto la Loggia, così Canossi ricorda le epiche X Giornate: “Tremàa nüsü: gna braghe, gna sotàne, gna drèc, gna svergol, gna zùen, gna vèc;/ parìa vignìc i denc anche a le rane;/ e pio sciopàa le bombe sura i tèc,/ e pio sunàa dé léna le campane,/e che tiràa le còrde i era i scec”
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La vineria via X Giornate 4 Tel 348 3714234 - 030 280543 La Vineria è ubicata in pieno centro a Brescia, sull'angolo con Piazza della Loggia. E’ un luogo di incontro conviviale con proposte legate al nuovo concetto di enotavola. Un piacevole spazio a piano terra per aperitivi e veloci spuntini. Al piano inferiore l'accogliente sala ristorante ed una elegante saletta per le comitive festaiole. Un’ampia cantina permette di scegliere comodamente tra la nostra offerta di vini. Atmosfera,qualità e tipicità delle proposte, buon rapporto qualità-prezzo, prodotti e piatti della cucina tipica regionale. Un giusto grado di innovazione e un’accurata scelta delle materie prime. 31
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IL MONUMENTO AL NOSTRO PÌ Il grande monumento dedicato a Giuseppe Zanardelli, collocato tra via Vittorio Emanuele e via XX Settembre, segna l’apice della statuaria pubblica dei primi del Novecento. Inizialmente eretto in piazzale della Stazione (piazza della Repubblica) là dove ora si trova l’ex palazzo della Camera del Lavoro, fu traslocato nel 1929, negli attuali giardini. Angelo Canossi, nella sua passeggiata di Veronica Gambara, ci racconta di uno Zanardelli traslocato “Ma qui ora che ha fatto Sammartino/mi par che il nostro Pì ha un’espressione/che par che pensi a quando il carossone/del Governo cambiava vetturino...”, dopo avergli dedicato questi primi versi: E questo è Zanardelli, il nostro Pì, ai suoi tempi Ministro assai stimato, benchè che pare un semplice avvocato. Se lo guarda di questa parte qui, ci pare che discorre concitato, e guardi, invece ardàndolo di lì ci pare che sia lui che sta a sentì, che, guardi bene, è un grande risultato. E sopra c’è una biga a tiraquattro e il veturino nudo fa impressione che par che scappi sopra di un aratro. E per darci l’idea del governare la briglia è d’oro, e l’è poi la ragione che in tanti c’è la smania di guidare.
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LA FONTANA NEOCLASSICA DI DONEGANI... La fontana di Corso Zanardelli è un’opera composita, erede di una lunga e controversa storia. Intorno al 1833, su progetto di Luigi Donegani, venne infatti costruita in Via San Faustino una bella fontana neoclassica a pianta circolare. Nel 1930 la fontana fu trasferita nei Giardini di Campo Fiera, poi da questi venne di nuovo rimossa, smontata e riposta nei depositi comunali. La sua pregevole parte centrale, d’epoca romana, è stata successivamente recuperata nell’ambito del riordino di Corso Zanardelli e ora, innalzata su di una base cilindrica al centro di un perimetro in pietra e ciò fa discutere i puristi che la giudicano anomala per il mix di componenti appartenenti a epoche diverse.
E QUELLA DI VANTINI La fontana di piazzetta San Luca, negli anni Venti, era posta presso l’incrocio con via IV Novembre, in una sporgenza muraria ora inesistente. La fontana, opera del Vantini, fu dedicata all’eroismo dei fratelli Porcellaga e alla loro eroica resistenza al sacco della città compiuto in quell’epoca da Gaston de Foix. “Qui presso cadevano i prodi Lorenzo e Lodovico Porcellaga combattendo per la patria il 19 Febbraio 1512”.
CORSO ZANARDELLI Corso Zanardelli, con i suoi portici che sono il proseguimento di quelli di via X Giornate, è ritenuta dai bresciani la via centrale per eccellenza, ma così non era nella Brescia antica. L’importanza del Corso, come via di attraversamento est-ovest della città, nasce infatti dalla sottrazione della viscontea Cittadella Nuova a fulcro della vita urbana. In quel tempo l’asse di attraversamento della città era: corso Garibaldi, corso Mameli, via dei Musei. Le difficoltà a percorrere le strade della Cittadella, nonostante l’apertura della porta di Santo Stefano (l’attuale via Querini) e il varco tra via Trieste e piazza Duomo, fecero sì che si determinasse un nuovo percorso stradale che partiva da porta San Giovanni, per snodarsi attraverso via Pace, corso Palestro, corso Zanardelli, corso Magenta e giungere infine all’uscita dalla città da porta Torrelunga (piazzale Arnaldo). Nella prima metà del XV secolo, grazie al vescovo Pietro Dal Monte, in questa strada sorse lo Hospitale magnum, l’ospedale di santo Spirito e San Luca, definito al tempo “hospitale unum et pulchrum et ordinatum” che si affacciava su corso Zanardelli dove era il cinema Crociera. Quell’ospedale a crociera dette il nome al luogo che ora conosciamo come Crociera di San Luca.
IL TEATRO GRANDE Uno dei gioielli di cui Brescia si vanta e che caratterizza i portici di corso Zanardelli è il Teatro Grande, dall’ingresso abbastanza modesto, ma dal sicuro fascino dei suoi interni. Robecchi ci ricorda nel suo “Le strade di Brescia” che fu l’Accademia degli Erranti che riuniva la nobiltà cittadina, nel 1634, a realizzare qui la propria sala per riunioni. “Il fabbricato comprendeva il torrio33
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Congrega della Carità Apostolica
Quest’anno per Natale, invece dei soliti regali, scegli di aderire all’iniziativa natalizia della Congrega della Carità Apostolica: regala la fortuna con i biglietti della lotteria e manda gli auguri a tutti i tuoi cari con le nostre lettere solidali e le cartoline virtuali. Sostenendo la nostra campagna di Natale “Dona la fortuna e riaccendi la speranza!” potrai vincere splendidi viaggi e contribuire all’attività della Congrega nel sostegno alle donne sole con bambini della provincia di Brescia. Per saperne di più clicca www.congrega.it
Congrega della Carità Apostolica - via Mazzini 5 25121 Brescia - Tel. 030 291561 - fondazione@congrega.it
ne della Cittadella Nuova che, con ingresso da Piazzetta Paganora, a quota di alcuni metri superiore a corso Zanardelli, aveva anche accesso sul corso. Una scalinata esterna superava parte del dislivello, conducendo a un portico a sua volta aperto verso un ampio spazio nel quale si svolgevano esercizi marziali ed equestri. Nel portico si sarebbe realizzato il primo teatro (1664) dei tanti che si succedettero sino all’attuale costruito nel 1810 da Luigi Canonica e poi rimaneggiato negli arredi nel 1862.” La spettacolare sala a cinque ordini di palchi, opera dell'architetto milanese, viene poi decorata da Giuseppe Teosa in perfetto stile neoclassico. La dedica finale è tutta per Napoleone Bonaparte e il teatro si chiama infatti, pomposamente, Teatro Il Grande. Purtroppo l’imperatore non sarà presente il giorno dell’inaugurazione ad occupare il dorato palco reale, inneggiante in suo onore alla vittoriosa campagna in terra d’Egitto, e così i nobili bresciani, sdegnati, toglieranno ben presto quella “Il”: Teatro Grande e basta, senza più alcun accenno a Napoleone.
©i Jeff Dunas, courtesy Museo ken damy
MADAMA BUTTERFLY, DAI FISCHI AI FASTI Sul sito della Fondazione Teatro Grande (www.teatrogrande.it) si possono leggere alcune curiosità che riguardano la storia del teatro cittadino come quella riferita a Giacomo Puccini e alla nuova versione della sua Madama Butterfly che venne accolta entusiasticamente il 28 maggio 1904, appena tre mesi dopo il tonfo clamoroso alla Scala. Lo spettacolo, al quale presenziò anche il Re Vittorio Emanuele III, da quel giorno iniziò la sua seconda, fortunata esistenza. Recitarono le cronache bresciane dell’epoca: “Puccini ha avuto ieri sera causa vinta, trionfalmente vinta. Sette bis, venticinque chiamate… Il Teatro era straordinariamente gremito… I palchi erano affollatissimi… Uno scintillio incantevole di bellezze, di diamanti, di trine… Poche volte ci si è trovati di fronte ad un successo così immediato… Giustificato dall’intrinseco valore dell’opera nella sua parte principale,ma anche dalla sua esecuzione che non poteva essere migliore”.
APERTO IL CAFFÈ DEL TEATRO L’apertura al pubblico del Caffè del Teatro (gestito dalla famiglia Nevola, è aperto nei giorni di venerdì, sabato e domenica, dalle ore 10 alle ore 20, compatibilmente con l’attività di spettacolo) e l’impegno di trasformarlo in un “vero e proprio caffè culturale dove sarà possibile assistere ad eventi, incontri, conferenze e concerti”, merita una nota di merito. Oltre agli ambienti che ospitano le Sale del Caffè (la Sala della Reggenza dell’Accademia, la Saletta del Teosa e la Sala dei Divani), il pubblico nei giorni di apertura del Caffè può accedere liberamente alla Sala delle Statue e al Ridotto del Teatro Grande. 35
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Zanardelli: Torna a Surriento! La nota canzone “Torna a Surriento” non è dedicata a una donna, bensì a Giuseppe Zanardelli. Nel Settembre del 1902 Zanardelli, in quel tempo presidente del Consiglio, si recò in visita ufficiale a Sorrento, in pieno stato d’abbandono. Per spronarlo a intervenire i fratelli Giambattista ed Ernesto De Curtis gli dedicarono questa canzone, esortandolo così a tornare a ricostruzione avvenuta. Scritta in poche ore, la canzone sarà poi modificata nel 1904.
Torna a Surriento Vide ‘o mare quant’è bello! Spira tantu sentimento. Comme tu a chi tiene mente Ca scetato ‘o faje sunnà. Guarda, gua’ chistu ciardino; Siente, sie’ sti sciure arance. Nu prufumo accussì fino Dinto ‘o core se ne va... E tu dice “I’ parto, addio!” T’alluntane da stu core... Da la terra da l’ammore... Tiene ‘o core ‘e nun turnà Ma nun me lassà Nun darme stu turmiento! Torna a Surriento, Famme campà! Vide ‘o mare de Surriento, Che tesoro tene ‘nfunno: Chi ha girato tutto ‘o munno Nun l’ha visto comm’a ccà. Guarda attuorno sti sserene, Ca te guardano ‘ncantate E te vonno tantu bene... Te vulessero vasà. E tu dice “I’ parto, addio!” T’alluntane da stu core... Da la terra da l’ammore... Tiene ‘o core ‘e nun turnà Ma nun me lassà Nun darme stu turmiento! Torna a Surriento, Famme campà!
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Molti sono i successi di Giambattista De Curtis, nato a Napoli alla fine dell’Ottocento, quali Carmela (versi e musica), magistralmente interpretata anche da Mina, nell’album “Napoli, secondo estratto” e nella colonna sonora del film Passione, di John Turturro: “Stu vico niro nun fernesce maje/ e pure ‘o sole passa e se ne fuje./ Ma tu stai llà, addurosa preta ‘e stella,/ Carmela Carmè !/ Tu chiagne sulo si nisciuno vede/ e strille sulo si nisciuno sente, / ma nun’ è acqua ‘o sanghe dint’ ‘e vvene,/ Carmela Carmè !/ Si ll’ ammore è ‘o cuntrario d’ ‘a morte,/ e tu ‘o ssaje / Si dimane è surtanto speranza,/ e tu ‘o ssaje./ Nun me può fà aspettà fin’ a dimane,/ astrigneme ‘int’ ‘e braccia pe’ stasera,/ Carmela Carmè!”
Il fratello Ernesto, più giovane di quindici anni, scrisse molte canzoni romanze che a partire dagli anni Venti finirono nel repertorio di Beniamino Gigli, con il quale tenne concerti in giro per il mondo. Tu ca nun chiagne è una di queste, cantata tra gli altri da Massimo Ranieri: “Comm’è bella ‘a muntagna stanotte.../ bella accussí, nun ll’aggio vista maje!/ N’ánema pare, rassignata e stanca,/ sott’’a cuperta ‘e chesta luna janca.../ Tu ca nun chiagne e chiágnere mme faje,/ tu, stanotte, addó staje?/ Voglio a te! Voglio a te!/ Chist’uocchie te vonno, n’ata vota, vedé!/ Comm’è calma ‘a muntagna stanotte.../ cchiù calma ‘e mo, nun ll’aggio vista maje!/ E tutto dorme, tutto dorme o more,/e i’ sulo veglio, pecché veglia Ammore...”
Negozi di corso Zanardelli Caffè
Coffee shop Zanardelli Corso Zanardelli 26 Tel 030 3752204 L’attività del negozio è sempre stata condotta dalla famiglia Nevola e negli ultimi venti anni si e’ scorporata dalla Coffea agendo come ditta individuale in capo ad uno dei figli del cav. Domenico Nevola, Ivan Nevola e alla propria consorte, Carla. Il negozio, unico nel suo genere per stile ed eleganza, offre alla clientela più raffinata la degustazione delle proprie pregiatissime miscele di caffè. L’arte e la qualita’ della pasticceria e’ riconosciuta dal pubblico tra le migliori della scuola bresciana. Il vastissimo assortimento di tea, cacao, cioccolato è il frutto della ricerca e dell’esperienza acquisita negli anni dalla proprietà. 37
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Mompiano
I Giardini di San Gaudenzio Il complesso residenziale I Giardini di San Gaudenzio è un piccolo ed esclusivo residence posizionato nel cuore di Mompiano vecchia, a due passi dal centro della città e servito da tutti i principali servizi (tra gli altri la fermata della prossima metropolitana). Il complesso residenziale I Giardini di San Gaudenzio è la dimora ideale per la famiglia e offre tutto quanto cercate: tranquillità, privacy, eleganza, qualità e comfort. In vendita ultime ville di testa e centrali: soluzioni plurilocali di grande metratura, sviluppate su più livelli. Tutte le abitazioni sono dotate di giardino privato e ampio interrato. Disponibili soluzioni a rustico da personalizzare. Per informazioni sulle vendite rivolgersi al
328 7836161
Accessori , borse, abbigliamento
Coccinelle Store Corso Zanardelli 12 Tel 030 2807256 www.coccinelle.com coccinellebrescia@libero.it Si chiama Coccinelle Identity la nuova linea logata con cui il brand si presenta sul mercato. Fresca e dinamica e sfaccettata come la donna alla quale si rivolge il marchio. Una griglia contemporanea che porta con sé la sapienza degli anni passati. Una texture, che nasce da una ricerca tecnologica innovativa, adatta ad affrontare il mondo di oggi e di domani.
Libero Milano Corso Zanardelli 1 Tel 030 3750909 Nati nel 1990 i negozi Libero Milano, dopo la loro città d’origine si sono diffusi a Monza, Bergamo, Pavia, Como, Varese, Piacenza e infine Brescia, nel pieno centro della città. La continua ricerca della grande qualità a un prezzo accessibile a tutti, caratterizza Libero Milano che permette a uomini e donne di vestirsi con tagli e tessuti attuali.
Sisley Corso Zanardelli 5 Tel 030 3750652 Abbigliamento e accessori per uomo e donna
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Gioiellerie
Locman Italy Corso Zanardelli 30 b Tel Fax 030 280055 negozio.brescia@locman.it Una boutique in pieno centro storico per soddisfare la voglia di orologi, gioielli, abbigliamento e borse da una marcata componente di originalità e dal design unico.
Pasini Corso Zanardelli 15/A Tel 030 41139 Fax 030 3750013 shop@pasinigioiellerie.it www.pasinigioiellerie.it “Il desiderio di proporre l’oggetto prezioso in una dimensione nuova ed innovativa è da sempre la politica della mia azienda.Per fare bene il mio mestiere investo molto tempo a cercare di capire la mia clientela, perché intuisco che la mia responsabilità nella guida all’acquisto consiste spesso nell’accompagnarli alla realizzazione di un loro sogno importante o di un investimento”. Libreria
Libreria Serra Tarantola Corso Zanardelli 52 Tel 030 49300 Fax 030 3772569 www.tarantola.it info@tarantola.it La libreria più antica di Brescia, oltre al vasto assortimento di libri moderni, propone una preziosa sezione di libri d’arte, storia e libri rari e antichi. La libreria Serra Tarantola è per il cliente la guida per scegliere il meglio .
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Ottica
Ottica Enrico Tominetti Corso Zanardelli 14 Tel 030 45013 Concessionario Cartier Fondata da Enrico Tominetti nel 1922 ha tramandato la propria professionalità attraverso tre generazioni di ottici. La competenza, l'assistenza e l'accoglienza del cliente caratterizzano il negozio. Accanto a marche di assoluto prestigio, Ottica Enrico Tominetti ore anche un'ampia scelta di occhiali di buon gusto a prezzi contenuti.
Ottica Zanardelli Corso Zanardelli 21 Tel e fax 030 293127 Negozio storico di ottica, presente da oltre 50 anni. Le migliori marche: Chanel, Dior, Balenciaga, Bottega veneta, YSL, Marc Jacobs, Persol, Rayban, Armani, Porsche, Lindberg
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Negozi di via Felice Cavallotti Gioielleria
Bosetti Gioielli via Felice Cavallotti 8/10 Tel 030 3757902 www.bosettigioielli.it info@bosettigioielli.it Dal 1969 Bosetti gioielli propone creazioni di preziosi che pur conservando il fascino del gioiello d’autore sanno interpretare le nuove tendenze. Gioielli unici, selezione di argenterie classiche e moderne, orologi delle migliori marche e preziosi d’arredo, questa l’offerta commerciale della gioielleria Bosetti di via Cavallotti. Abbigliamento e calzature
Ginger via Felice Cavallotti 7a Tel 030 46372 Fax 030 46410 Negozio di calzature di tendenza giovanile dal 1982
Ken Barrell via Felice Cavallotti,24 Tel 030 3772438
Informal luxury 42
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CORSO PALESTRO...
DEI STUPÌ E DEI PAROLOC
Foto Allegri per Casa di carta in corso Palestro
Corso Palestro è la prosecuzione fisica di Corso Giuseppe Zanardelli. Chiuso al traffico e reso pedonale, alcuni anni fa, dopo essere stato pavimentato e arredato con le panchine dell’officina Rivadossi (pedonalizzazione che solo recentamente comprende anche il tratto che va dal Cantù dei Stupì alla chiesa di San Francesco) corso Palestro è la passeggiata alternativa (o integrativa) alle “vasche” dei portici. Sulla via si affacciano palazzi ricostruiti nell’Ottocento e nei primi del Novecento. Del Cinquecento sono invece quelli all’incrocio con via Gramsci, affrescati da Lattanzio Gambara. Nel 1520, all’inizio della via, venendo da corso Zanardelli, fu aperto il Mercato del vino chiamato anche Arco del vino e nel Seicento qualcuno azzardò che quel nome si riferisse ai resti di un arco trionfale dedicato ad Augusto...Una delle tante leggende immaginarie non supportate da documentazioni reali, come quella riferita al Cantù dei Stupì, che si trova all’incrocio della strada con corso Martiri della Libertà e via Fratelli Porcellaga. Misterioso resta il toponimo riferito agli stoppini che secondo Paolo Guerrini deriverebbe da un certo Iovan Maria di Favi ditto el Stoppino, che nel 1568 abitava in questo borgo (allora borgo San Nazaro) con una bottega “degli scarpi”. Forse il Maria di Favi era detto “Stupì” per la sua figura segaligna, ma perchè assunse a tanto onore da essere tramandato nella memoria dei secoli non ci è dato di sapere. Pure Cesare Orsini, poeta maccheronico, adottò quale pseudonimo “Magister Stopinus”. Il tratto occidentale del corso ebbe anche il nome di corso dei Parolotti, ovvero i costruttori dei paroi termine dialettale dei paioli, che secondo la cronaca ottocentesca arrecavano “incomodità agli abitanti in una contrada delle più frequentate e centrali della città, per il continuo e assordante battere sul rame”. 43
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TRIBUTE TO THE MONT BLANC Un omaggio alla bellezza senza tempo della più alta vetta d’Europa.
SHOP IN SHOP MONTBLANC Lazzaroni - Gioielli per scrivere Gioielli per scrivere
Corso Palestro 33/c - 25122 Brescia Tel. 030 3753184 www.lazzaronipenne.net - E-mail: info@lazzaronipenne.net
UN INSEGNAMENTO Dopo una prima costruzione del XIII sec, la chiesa di san Francesco fu allargata e ingrandita nella seconda metà del Quattrocento, per poi perdere la forma originaria nel Seicento, con interventi barocchi. Trasformata da Napoleone in magazzino militare, venne riaperta al culto dai devoti austriaci. Ripensata dal Vantini nell’Ottocento e nuovamente adibita a servitù militare del nascente Regno d’Italia, tornò - finalmente - in mano ai frati francescani a cavallo del secolo. L’attuale Chiesa insomma ne ha viste di tutti i colori e la sua forma, che ora possiamo ammirare, la si deve all’intervento della Sovraintendenza negli anni Cinquanta. Per una volta tanto le istituzioni preposte alla salvaguardia del nostro patrimonio artistico e culturale hanno saputo recuperare ciò che gli uomini, il tempo e la politica, avevano disperso o malamente utilizzato...
LA CHIESA DI SAN FRANCESCO E FRATE SANSON
I frati di San Francesco arrivano a Brescia nel 122021. Ottengono un minuscolo convento vicino a San Giorgio, sulle pendici del castello, all’inizio del quartiere mercantile. Nella primavera del 1254, per festeggiare la vittoria contro Ezzelino da Romano e la liberazione della città, il popolo di Brescia e il suo Vescovo, decidono la costruzione di un nuovo convento francescano “post burgum Sancti Nazarii”. Terminata nel 1265, la chiesa è a tre navate, divise da sei alti e slanciati pilastri circolari con capitelli a foglie piatte dalla punta accorciata, che sorreggono archi a lieve sesto acuto. Dalla facciata romanica con al centro un bel rosone, è tutta in medolo, dalla marcatura sobria e severa secondo quella sensibilità, tipicamente bresciana, per le superfici lisce e piene. Tre sono le navate in uno spazio di natura basilicale, ma otto secoli di storia hanno alterato la primitiva semplicità francescana. Si comincia nel 1300 con la costruzione ai lati del presbiterio di due cappelle, si passa poi ad affrescare le pareti per un secolo lasciate nella loro austera nudità e si aggiunge alla chiesa il bellissimo chiostro. Nel secolo XV l’insieme della chiesa e del convento raggiunge il massimo splendore, anche per l’opera di un grande frate bresciano, Francesco Senni detto “Sanson”. Divenuto Generale dell’Ordine Francescano, padre Sanson provvede alla costruzione del coro intarsiato, delle cappelle laterali a sinistra e degli altari marmorei a destra. Rinnova pure la sacrestia con gli stupendi legni intarsiati di Filippo Morari da Soresina. Nel periodo barocco le cose cambiano, una volta pesante in muratura scende a coprire il soffitto ligneo, stucchi e murature snaturano del tutto lo stile della chiesa. Con l’avvento poi dei francesi nel 1797, i frati sono cacciati, viene incamerato il complesso francescano, sono disperse le opere e la biblioteca. Si salvano per miracolo i magnifici corali del XV secolo, fatti eseguire da Padre Sanson. La Chiesa viene chiusa e riaperta al pubblico nel 1808. A risanare le ferite del tempo è chiamato nel 1839 Rodolfo Vantini, che dona alla chiesa una veste neoclassica, trasformando in modo notevole il primitivo tempio duecentesco. Si aggiungono poi i guai del travagliato periodo del Risorgimento: nel 1859 la chiesa è ridotta a deposito militare, il convento a deposito delle biade e panificio militare. Solo dopo il ritorno dei Frati Minori Conventuali, nel 1928, è tutto un susseguirsi di interventi, da parte di autorità civili e religiose, per ridonare al complesso l’antico splendore. 45
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Negozi di corso Palestro
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Savoldi Corso Palestro 38 Tel e Fax 030 3774328 Abbigliamento donna e accessori Nel 2012 festeggeremo il 25° anniversario, con tutte le nostre bellissime clienti, le più belle di Brescia!
Tru-Trussardi Corso Palestro 10 a/b Tel 030 2808499 trubrescia@trsevolution.it Collezioni Tru Trussardi e Trussardi Jeans, linee total look per uomo e donna, perfette per ogni occasione, eleganti, ma casual, nate per sintetizzare l'eccellenza e lo stile Trussardi con la praticità dell'abbigliamento metropolitano. Tessuti di qualità, design, forme e colori decisi, caratterizzano le collezioni Tru Trussardi e Trussardi Jeans.
Via Uno Corso Palestro 38 b Tel 030 3751473
Abbigliamento donna con taglie dalla S alla XL
LA PALA DEL ROMANINO E IL CHIOSTRO GOTICO-LOMBARDO DI SAN FRANCESCO Tra delicati affreschi di chiara scuola giottesca che ornano il lato destro della chiesa di San Francesco (o, sopra la porta del Chiostro, opera di Giovanni Bembo) il grande gioiello è, sull’altare maggiore, la pala di Girolamo Romanino (1486-1560). E’ ritenuta, insieme all’analoga pala di S. Giustina a Padova, uno dei suoi capolavori. Incorniciata nella ricca soasa intagliata da Stefano Lamberti, la Vergine con il Bambino è circondata da Santi in assorta preghiera. L’opera devozionale era stata commissionata addirittura a Leonardo da Vinci, che a Milano aveva da poco realizzato il meraviglioso Cenacolo delle Grazie: il grande artista si assunse l'incarico, comperò la tela necessaria, tracciò un rapido schizzo con sette santi francescani, i due Apostoli Pietro e Paolo e i due martiri bresciani Faustino e Giovita, ma poi il progetto venne abbandonato e la commissione passò al Romanino. Molto elegante è il campanile della chiesa, eretto verso la fine del secolo XIII, in pietra di Botticino. Al primo piano presenta bifore a tutto sesto perfettamente romaniche, mentre nella cella campanaria le bifore si fanno più larghe, a sesto acuto con trafori geometrici. Il campanile viene ricostruito dopo il disastroso incendio del 1646 e, dalla cella campanaria in su, dopo i terribili bombardamenti della seconda guerra mondiale del 1945. Il grande e stupendo chiostro trecentesco è opera invece di Guglielmo Frizzoni da Campione, figlio del maestro comacino Marco, uno dei primi architetti del Duomo di Milano.Il chiostro, gotico-lombardo, è realizzato in cotto e pietra e viene ultimato nel 1393. 47
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Abbigliamento e Calzature
Bettina Calzature Corso Palestro 32 Tel 030 43342Fax 030 48608 Calzature, accessori pelletteria, borse Brand: JFK, Kartell, Maria Cristina, Missoni, Sebastian, Tixti
Crazy Corso Palestro 27 c Tel Fax 030 42206 Dal 1979 l’abbigliamento uomo/donna sempre al passo con i tempi. Una particolare cura e attenzione verso i clienti e una costante ricerca del prodotto, sono le nostre priorità.
Five Luxury store Corso Palestro 9 b Tel 030 41444 fivebrescia@gmail.com Abbigliamento e accessori donna Five Luxury store fino dal 1974 è il punto di riferimento della moda bresciana con griffe soprattutto italiane di abbigliamentoe accessori donna. Il concept store è situato nel centro storico in un palazzo del Cinquecento, affrescato da Lattanzio Gambara e ristrutturato dall’architetto Vincenzo De Cotiis.
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Abbigliamento
Fred Mello Corso Palestro 19/c Tel 030 6345758 brescia@fredmello.it Assolutamente metropolitana e allo stesso tempo decisamente raffinata: la donna Fred Mello non scende a compromessi. Nel guardaroba dei mesi invernali giacche e giubbini di pelle dai tagli fashion, gilet e cappe di pelliccia, piumini e cappotti, dalle diverse proporzioni da abbinare con una vasta proposta di maglie e jeggings ultra elasticizzati.
Benetton 012 Corso Palestro 25 Tel 030 45760 Fax 030 40439 amministrazione@tomatosrl.it Ampia scelta di capi d’abbigliamento e accessori per bambini da 0 a 14 anni e premaman.
Marella Corso Palestro 5 Tel. 030 3777912 Marella propone un'offerta completa e diversificata, dallo spirito fresco e contemporaneo, al passo con gli stili di vita e i mood più attuali. Cappotti, giacche e tailleur sono i must irrinunciabili da abbinare con piccoli pezzi easy chic.
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Tally Weijl Corso Palestro 22 Tel 030 45760 Fax 030 40439 Abbigliamento e accessori donna
Articoli da regalo
Stoppini Corso Palestro 28 Tel 030 48100 www.stoppini.it Il Negozio Stoppini è presente a Brescia dal lontano 1915, in quella che ancora oggi è la sua sede, nel cuore della città. Stoppini propone una ricca selezione di argenti, porcellane, cristalli, stampe d'epoca, dipinti ed è rivenditore ufficiale di prestigiosi marchi quali Argenterie Raspini e Porcellane Royal Albert e Limoges. Inoltre, nel nuovo shop in shop Tescoma by Stoppini, troverete un ricco assortimento di complementi da cucina. Abbigliamento intimo
Saint Tropez Corso Palestro 25 a Tel 030 280009 Abbigliamento intimo e mare. Accessori Cristian Dior, Domani, Grazia 'lliani, Id Sarrieri, Kangkra cashemere, Miss Bikini, not shy, Paladini, Pi-up, Ristratti, Roberto Cavalli, Valery, Verde Veronica
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Gioielleria
David J. Gioielleria Corso Palestro 36/C Tel 030 3770266 Punto di riferimento per la gioielleria e le pietre preziose, in grado di soddisfare le esigenze di eleganza, preziosità ed innovazione di chi aspira a un prodotto di qualità. La gioielleria appartiene al brand Blue White Group che riunisce quattro marchi, rappresentativi del gusto, lo stile e il senso del bello tipicamente italiano, accompagnato dall’estrema cura manifatturiera che ne esalta la sofisticatezza e l’originalità del vero “Made in Italy”.
Stroili Oro Corso Palestro 7 Tel. 030 2807162 Fax 030 2908061 www.stroilioro.com
Stroili Oro è molto più di una semplice gioielleria, è un marchio di qualità nei gioielli con le sue collezioni Kluna diamanti, Kluna perle, Glam Jewels, Primo bacio e Hiro Collection. La filosofia del brand è: il lusso non deve più essere considerato “un lusso”. Pelletteria
Furla Corso Palestro 4/A Tel 030 3754445 La collezione Furla è il risultato dello stile, della passione e della ricerca continua di una grande azienda italiana che dal 1927 progetta, produce e distribuisce borse, calzature ed accessori di grande qualità artigianale, dalla sobria eleganza e dall’inconfondibile stile sempre contemporaneo.
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Bar
Caffè Palestro Corso Palestro 18 Tel 030 3774093 Segnalato nella guida Gambero Rosso 2010 fra i migliori bar d'Italia
Negozi di corso Palestro [33-48] Bar
Bar Chinotto Corso Palestro 43 Tel 348 8015869 Nuova gestione Colazioni, pranzi di lavoro e aperitivi con musica.
Abbigliamento e calzature
Andrea Morelli Calzature Corso Palestro 33 Tel 030 2400596 Calzature di qualità dal 1980 Le calzature Andrea Morelli, grazie all’ampia gamma di modelli proposti sposano gli outfit più easy o quelli più eleganti. Marchi: Walk Safari, Liu-Jio, 1° Classe, Roberto Cavalli, Biblos 52
Centro Stili di vita
Sete di Jajpur Corso Palestro 40 Tel 030 5785411 Classica, contemporanea, giochi cromatici, forme e fantasie: ecco la collezione AI 2011 di Sete di Jaipur. La femminilità sofisticata viene esaltata da abitini e camicie in seta, caratterizzati da toni neutri e da eleganti disegni cachemire. Per una donna unica, eclettica e singolarmente eccentrica, stampe e colori dal passato in omaggio alla madre del vintage Iris Apfel. Per la sera raffinate geometrie tra il bianco ed il nero. Sempre molto importanti gli accessori: le sciarpe must di collezione, le maxy bag in pelle, maglia e pelliccia arricchite da ammiccanti ricami, catene e nastri di velluto. Intimo
Facchetti di Silvia Minelli Corso Palestro 35/a Tel 030 47537-030 2937330 www.facchetti-brescia.it facchetti-bs@libero.it Abbigliamento intimo e mare Dal 1950 Facchetti è presente nel settore sanitario (calze elastiche, corsetti dinamici) calzaturiero ed estetico. Contraddistinguono il negozio la corsetteria pregiata, l’intimo e i costumi da bagno. Articoli con un ottimo rapporto qualità prezzo, senza trascurare i dettagli che li rendono unici ed esclusivi.
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Articoli per scrivere
Lazzaroni - Gioielli per scrivere Corso Palestro 33/c Tel 030 3753184 Fax 030 2898168 wwwlazzaronipenne.net info@lazzaronipenne.net Articoli per la scrittura • Shop in shop Montblanc Tutte le collezioni di penne italiane e straniere. Stilografiche in Edizione Limitata, carte pregiate e inchiostri. Inchiostri profumati e personalizzati. Oggettistica in pelle, borse da lavoro e da viaggio. Set per scrivania. Stampa su preziose carte filigranate. Marchi: Montblanc, Delta, S.T.Dupont, Graf von Faber-Castell, Krone, Montegrappa, Aurora, Parker, Pelikan, Sailor, A.G. Spalding & Bros., Waterman, Lamy, Sheaffer
Articoli da regalo
Casa di carta Corso Palestro 48, Tel.e Fax: +39 030 43451 e-mail: casadicarta@libero.it Accendi e scalda i tuoi momenti con le coloratissime e raffinate candele danesi; sorprendi i tuoi ospiti allestendo la tavola con l’originalità e lo stile unico dei nostri accessori di carta; racchiudi e custodisci i regali scelti per le persone che più ami, lasciandoti ispirare dalla vasta collezione di romantiche scatole artigianali e dalle nostre originali confezioni regalo; trova la cornice, l’album o il carillon che più ti emoziona o realizza un sogno con le dolci bambole My Doll. Entra nel magico mondo di Babbo Natale con le nostre decorazioni per il tuo albero, la tua tavola e la tua casa.
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Foto di Mario Giacomelli, courtesy Museo ken damy
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Negozi di via Antonio Gramsci Abbigliamento e accessori
Harbour via Antonio Gramsci 20 b
Negozio solo per l'uomo che cerca il capo italiano, fatto di cura e qualitĂ , con un prezzo giusto. Brand: Boglioli, Aspesi351, Hetrego, Altea, J.W.Tabacchi, Jey Coleman, Santaniello, Della Ciana, Manuel Ritz, Sermoneta, Please Walk
Marea via Antonio Gramsci 13 a www.mareahaubour.com
Nella nuova sede di via Gramsci, Marea presenta una vasta esposizione in un contesto ricercato e prezioso, unico in Brescia. Brand: PME, Aspesi 351, Appartamento 50, SilkandSoie, Le Api Operaie, Quarzo, Altea, Tosca Blu, Chon, Sermoneta
Laura Bath via Fratelli Dandolo laura_bath@hotmail.it Abbigliamento femminile Laura Bath, negozio nato 20 anni fa, ancora oggi veste le ragazze e le donne di Brescia con capi sempre attuali e di tendenza, ma con un allure d’altri tempi dato dai particolari e dagli accessori, nonche dagli interni del negozio.
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Bar
Cafè Gramsci via Antonio Gramsci 6/b Tel 030 2403076 Caffè, bar, tabacchi, lotto e simpatia nel posto giusto in centro
Gioielleria
Boutique Barozzi via Antonio Gramsci 16/B Tel e Fax 030 3752710 www.barozzi.com L’atelier di alta orologeria e gioielleria Barozzi diretto da Ennio Barozzi, grande conoscitore dei “signori del tempo” e membro della fondazione Alta Orologeria, dal lontano 1959 offre l’eccellenza dell’orologeria mondiale. Nella ricca gamma di proposte della boutiue, la famiglia Barozzi, riunisce la tradizione con le novità più esclusive di marchi quali: A Lange & Sohne, Audemars Piguet, Breitling, Cartier, Vacheron Constantin, Dior, Franck Muller, Jaeger - Le Coultre Piaget e Tag Heuer. La sposa
Collezioni La Sposa via Antonio Gramsci 19 Tel e Fax 030 3751017 www.collezionilasposa.com Collezioni La Sposa è un importante atelier multibrand situato nel centro storico di Brescia. L’atelier offre una collezione di proposte Pret à Portèr, selezionata fra i migliori stilisti internazionali e un Espace Couture creato per le spose più esigenti, che desiderano una creazione unica, personalizzata e raffinatissima, realizzata in collaborazione con designers in esclusiva, ulteriormente avvalorata da accessori e complementi particolarissimi ideati dal nostro staff di artigiani, pellettieri, modiste e maestri di ricamo. 59
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Specialità alimentari
PIAZZA DEL MERCATO
RITORNA ALLE SUE ATTIVITÀ COMMERCIALI
Peter’s teahouse Piazza del Mercato 26 Tel e Fax 030 3758208 Té e infusi Selezionato assortimento di Té e infusi, caffè, specialità alimentari, accessori da tè Oggetti e idee per arredare
House & Garden Piazza del Mercato 30 a telefono e fax 030 3754272 Un'emozione,un oggetto, un profumo che lega il passato al presente
Nonostante abbia perso parte della sua ambientazione originaria, dopo l’apertura della vicina piazza della Vittoria e del collegamento con l’attuale via Gramsci, Piazza del Mercato ha mantenuto il fascino e la dimensione raccolta voluta dal suo progettista nel 1552, l’architetto bresciano Ludovico Berretta. La piazza nacque grazie alle demolizioni delle mura del XII secolo che liberarono nuove aree e il salto di livello dovuto ai ruderi fece in modo che gli edifici posti sul lato meridionale avessero due piani sulla piazza e tre su corso Palestro. Questi edifici si collegano direttamente alle Case del Gambero di corso Palestro, sempre realizzate dal Berretta e sono dunque figli di un preciso disegno urbano destinato alle attività mercantili e commerciali. Completano la piazza la chiesa di Santa Maria del Lino (ora chiusa) che è del Bagnadore e il palazzo Martinengo Palatini, opera di architetto ignoto. Una parte del palazzo nel ‘29 ospitò la federazione fascista della Provincia di Brescia e fu residenza del federale. La chiesa di Santa Maria del Lino fu costruita per custodire un’immagine sacra che stava esposta su una parete (un po’ come successe all’immagine di Santa Maria dei Miracoli, della quale abbiamo scritto nel numero uno di Stili di vita). Narra la leggenda che nel 1600 a un certo Girolamo Venturelli, che viveva in una casa dove poi sarebbe sorto il luogo sacro, apparve un vecchio con l’asinello che lo consigliò di far celebrare una messa sul luogo, per guarire il figlio malato. Il figlio guarì e del vecchio con l’asinello si persero le tracce... L’immagine della Vergine prese posto nella chiesa (eretta nel 1609) che fu detta della Madonna della Fontana e poi prese il nome di Beata Vergine del mercato del Lino, prodotto all’epoca ben presente nell’economia bresciana e che aveva il suo commercio in questa piazza. Ora, grazie alla progettazione voluta dall’assessore alle attività produttive, Maurizio Margaroli, la piazza tornerà alle sue funzioni originarie, scandita dagli antichi ritmi del mercato. Quattordici banchi, realizzati con tecnologia d’avanguardia, quasi esclusivamente di frutta, verdura e fiori, ridisegneranno il volto di Piazza del Mercato, nello spazio racchiuso tra la facciata del palazzo sede del rettorato dell’Università degli Studi di Brescia, la chiesa di Santa Maria del Lino e l’inizio del porticato. La bella fontana, sistemata da Luigi Donegani nella prima metà dell’ottocento e sormontata da una scultura di Giovanni Antonio Labus, ringrazia. 61
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mERCANTI DI SOGNI
Cronos, in scena da 40 anni Giuseppe Romano - Foto di Alberto Romano
All’inizio degli anni 70, nella galleria Duomo, che collega i portici di via X Giornate con Piazza Paolo VI, Aldo Engheben apre Cronos. Un negozio avveniristico per la Brescia di quei tempi, leggermente scossa, ma non più di tanto, dalla vulgata anticonformista della fine degli anni 60. L’ambizione è quella di farne un negozio di complementi d’arredo di design e di accessori fashion. Via, via il negozio entra nelle dinamiche del suo creatore, che ha una grande passione orginaria, quella del teatro. Gli oggetti di Cronos prendono vita e seguono il sentire di Aldo, le sue letture, i suoi viaggi, la sua arte dello stare in scena. I suoi psicoricambi, come lui amava chiamarli, sono cose non definibili, oggetti del desiderio edonistico di chi colleziona; strumenti di un piacere che a volte appare fuori tendenza. I multipli, i cristalli, le ceramiche, convivono con gioielli antichi o di modernariato, in argento o in oro e perchè no, in bronzo. 62
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Ognuno ha il proprio spazio sulla scena. Allora come oggi, Cronos rientra a pieno titolo in quei negozi non catalogabili che s’inscrivono nell’albo dei mercanti di sogni, dove tutto è possibile, dove il passato e il futuro si mescolano e hanno lo stesso valore. Cronos è un negozio multietnico e multigenerazionale, che continua la tradizione, o meglio, che ha fatto tesoro “degli insegnamenti di Aldo” - come testualmente sostiene la moglie Pasqua Frassine - e del suo amore per le cose che sanno narrare. Non vi sembri strano quindi trovarvi dal registratore a cassette Brionvega degli anni Sessanta, che manda la voce inconfondibile di Engheben, al televisore Philco del 1953, avveniristico nella sua forma a schermo piatto, accanto a un orologio da tavolo Art déco, dall’imponente struttura modulare in marmo rosso di Verona e un posacenere in bronzo d’epoca Liberty. Collane in lapis, in corallo rosso o in giada, collane in argento o in pasta di vetro, va-
Vietato l’ingresso agli svizzeri e l’obbedienza non è più una virtù, gli anni “frementi” di Aldo Engheben Aldo Engheben, fu protagonista degli anni del Piccolo Teatro Città di Brescia, uno dei sette cofondatori della Compagnia della Loggetta. Engheben, classe 1930 e recentemente scomparso, un attore dallo stile inconfondibile, 40 anni fa, aprì Cronos (perchè non si vive di solo teatro), il negozio di preziosità antiquarie o psicoricambi termine da lui coniato, che si affaccia su Piazza Paolo VI. Nel 1972 all’ingresso del negozio appese un cartello che portava scritto: “Vietato l'ingresso agli svizzeri”, singolare risposta provocatoria ai cartelli apparsi in quei giorni a Zurigo, che proibivano l’ingresso a noi italiani, equiparandoci di fatto ai nostri amici a quattro zampe con un: “Vietato l'ingresso ai cani e agli italiani”. La cosa fece molto scalpore tanto da finire sulla “Domenica del Corriere” in un’illustrazione di Biffignandi e da suscitare un vero e proprio commentario, gelosamente conservato dalla moglie Pasqua. Di Engheben attore ricordiamo alcune interpretazioni degli anni memorabili della Loggetta, quali: Finale di partita, in cui fu un indimenticabile Hanun, La rigenerazione, Eloisa e Abelardo, Dietro il ponte c'è un cimitero, di Sandro Fontana e L'obbedienza non è più una virtù. Riferito a questa ultima opera, Renato Borsoni ha recentemente scritto un episodio, nel ricordo di don Enzo Mazzi, in quegli anni frementi. “Eravamo Compagnia della Loggetta, nella primavera del 60 - scrive Borsoni su Bresciaoggi - quando dopo la morte di don Milani - avvenuta a un tiro di schioppo dall'Isolotto, il quartiere dove era parroco don Enzo - ci eravamo buttati nell'impresa, teatrale naturalmente, di diffondere le idee del priore con un testo elaborato dalla Mezzadri e intitolato «L'obbedienza non è più una virtù». Ci chiamavano dovunque, e io e Aldo Engheben, i due attori, qualche volta accompagnati da Mina Mezzadri e Arnaldo Milanese per «segue il dibattito», raggiungevamo i tecnici Piero Gabusi e Luigi Baccanelli che allestivano la scenografia… Arrivammo all'Isolotto e trovammo lì fuori don Enzo e i nostri tecnici ad aspettarci. Al parroco il cardinale Florit aveva tolto le chiavi della chiesa, malgrado le manifestazioni piuttosto vistose dei parrocchiani ... Per di più, pioveva. La consultazione fra di noi fu rapida e la decisione unanime: facciamo lo spettacolo sul sagrato, senza scena e con gli ombrelli. All'ora prevista don Mazzi raccontò le premesse alla piazza gremita, gremitissima. Baccanelli, il tecnico anarchico con una infinita sciarpa rossa, allestì microfoni, casse, e due leggii. Don Mazzi, con due ombrelli aperti, si mise in mezzo a noi due, e lo spettacolo incominciò, così…”
si di Murrina e posate d’argento, orologi da tasca in oro (a doppia cassa o con una graziosa cassa a moneta) e monachine (orologi da tasca al femminile che si portavano al collo, o sospesi a una chatelaine con specchietto per il trucco, matita per il carnet e ampolla di profumo, durante le feste da ballo), charms inglesi, sempre più rari, braccialetti di varie fogge e tutto quanto può offrire curiose e piacevoli sensazioni. Come in un teatro, gli oggetti preziosi, quelli etnici, vintage e d’antiquariato, stanno in scena. Su il sipario! Gli oggetti ci raccontano altre vite vissute in spazi temporali diversi dal nostro, tra abitudini e tradizioni magari a noi sconosciute. Ci narrano del loro tempo o della casualità di un incontro, come quello avvenuto tra un imponente registratore di cassa Made in USA, dei primi del Novecento, prodotto per l’Italia e Engheben, che lo acquista in un negozio milanese, mentre si reca al teatro Manzoni e lo fa caricare sul furgone che trasporta le scene. Mostrare e offrire al pubblico gli psicoricambi di Cronos, è in fondo un modo per venire a patti con il passato, trasformando le storie appartenute ad altri, un po’ come faceva Aldo con il suo teatro. Per questo, pur senza esserne autori, ne siamo facilmente coinvolti, in un’esperienza di cui possiamo dirci in parte protagonisti. Il ricordo di qualcosa, rimasto in qualche angolo remoto della nostra conoscenza si materializza. “Tredici schiavi nel giardino del re/stanno cercando il fiore sacro per te/ hai attraversato cento nuove città/ tra poco il viaggio dolce meta sarà” cantavano i Timoria nel loro Mercante dei sogni... 63
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BRESCIA, COmmERCIO D’ECCELLENZA
I ferri taglienti di Marenda Giangabriele Paolantoni - Foto di Alberto Romano
Anche Brescia ha i suoi fratelli (dei) coltelli. No, non stiamo parlando del film degli anni 90 di Maurizio Ponzi, al quale prese parte anche la Simona nazionale, ne del più interessante libro antologico di Giorgio Bocca, uscto per i tipi di Feltrinelli, ma di due fratelli, Cesare e Mario Marenda titolari della nota coltelleria di Corso Cavour. A differenza dei protagonisti del film loro vanno d’amore e d’accordo almeno su un punto, che è poi quello che a noi interessa e cioè nel continuare il mestiere del padre Luigi Marenda che nel lontano 1927 aprì il negozio di ferri taglienti. A proseguire nel lavoro di famiglia, oltre ai fratelli Mario e Cesare, il figlio di questo ultimo, che porta il nome del nonno Luigi. Nel campo degli strumenti da taglio i Marenda vantano dunque una lunga tradizione, frutto dell’esperienza maturata lavorando l’acciaio e i taglienti, attenti al variare degli usi delle mode e degli indirizzi del mercato. Se nell’epoca di nonno Luigi erano gli strumenti da 64
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taglio per l’agricoltura a farla da padroni con roncole, forbici da potare e coltelli da innesto, ora è la moda dei sofisticati e preziosi coltelli da cucina in ceramica di Kjocera, brand giapponese, o i Kasumi Damasco a 36 laminature, ad attirare l’attenzione degli amanti della casa o, per chi vuole rifarsi alla tradizione dei corazzieri del re di Francia, la sciabola Sabre de Champagne griffata Laguiole. “La sciabola dovrà scivolare sul collo della bottiglia sopra la saldatura e seguirla fino a colpire con decisione il cercine...”. Operazione più facile a dirsi che a farsi, ma certamente una sciabola (sabre alla francese) è un regalo insolito, che riporta ad antichi cerimoniali. Dalla Francia all’Oriente, il passo è breve. Ecco allora fare bella mostra nelle vetrine di Marenda, le Katane giapponesi, lunghe spade a lama curva e a taglio singolo usate dai Samurai, o le riproduzioni di spade mitologiche, anche degne dei miglior fantasy, come l’Excalibur. Sì, proprio quella della
Spada nella roccia della leggenda arturiana, anche se la magia di Merlino che permise a Uther Pendragon, re di Britannia, di giacere con la bella Igerna, non è garantita. Corazzieri del re di Francia, Samurai, discendenti di re Artù, ma anche chi oggi compie missioni di pace nel mondo, come il corpo degli Alpini. Alla loro dotazione si deve il coltello militare Extrema Ratio (in vendita da Marenda), un’officina meccanica di precisione italiana, specializzata nella produzione di utensili da taglio e perforazione. La francese Laguiole, scrive del suo coltello pieghevole: “Ricco di 160 anni di storia e di aneddoti ancor oggi si rivela ineguagliabile per tagliare tutti quei prodotti della terra che crescono negli odorosi pascoli fioriti dell’Aubrac...”, ma la storia della produzione dei ferri taglienti, del pugnale o del coltellino pieghevole regionale italiano è altrettanto ricca: dal Maniago del Friuli, allo Scarperia in Toscana, dal molisano Frosolone, al Pattada sardo. Tante tipologie di uno strumento indispensabile nel tempo ai contadini, ai pastori, ai pescatori e ai cacciatori e oggi, frequentemente oggetto di un collezionismo che ha più proseliti di quanto si possa pensare. Nella coltelleria Marenda si trovano numerosi pezzi da collezione di grande valore, come un coltello dell’amore, dal manico in corno di bufalo nero, con incastonati gli Occhi di dado (simboli contro il malocchio), in argento e avorio e la lama, dalla metà inferiore del dorso smerlata, rigorosamente incisa nel ricordo di lei. Un pezzo unico da un migliaio di euro, ma l’amore, si dice, che non abbia prezzo...Se ai coltelli d’amore veniva assegnato il
compito di sancire i legami affettivi (una chiave di lettura è costituita dall’identificazione tra uomo e coltello, particolarmente accentuata in alcune culture, per cui l’innamorato che faceva alla donna un simile dono offriva simbolicamente se stesso) ed era lei a tenere quel pegno, vi sono gesti quotidiani che di solito fa lui, come quello del radersi. Per questo nel negozio dei Marenda puoi anche trovare comuni rasoi e se amate i rituali di tale gesto, non fatevi sfuggire la crema con pennello da barba della più importante barberia del mondo, la londinese Trufitt & Hill Est. 1805 “The Oldest barber Shop in the World” e la sua ricca gamma di prodotti da profumeria pre e post rasatura.
I fratelli Marenda, come si vede anche nella foto, continuano non solo a offrire la loro esperienza decennale nell’acquisto, ma anche a garantire il filo delle vostre lame, con la saggezza e la maestria di un tempo, quando un coltello doveva innanzi tutto tagliare per mangiare e a volte per difendersi, senza essere Rambo e quando fosse stato strettamente necessario. A proposito di rituali, se vi hanno regalato un coltello, sappiate che la tradizione vuole che voi versiate una moneta a chi ve ne ha fatto dono e se tenete una lama pieghevole in tasca quando andate a caccia, o solo per staccare un porcino dal terreno, non mettetelo nella lavastoviglie, ma strofinatelo accuratamente con un panno.
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OSPITALITÀ BRESCIANA NEL CENTRO
Nonna Barbara, rinnova l’antica tradizione A Dicembre, in un elegante locale completamente rinnovato, nonna Barbara, la figlia Tati e il genero Osvaldo, riaprono la storica forneria di corso Cavour Osvaldo Panini - Foto di Alberto Romano
L’origine dei krapfen è collegata alle feste di Carnevale, in Austria, esattamente nei pressi di Ganz, (Faschingsk krapfen auf Grazer art) quando i krapfen erano fritti e venduti nelle strade. Dunque furono gli abitanti del capoluogo della Stiria a gustare per primi questa frittella che non somiglia a nessun’altra. Alcuni sostengono che Krapfen fosse addirittura il nome di un farmacista del XVII secolo, che univa alle conoscenze della farmacopea anche quelle della pasticceria. Sarebbe lui, dunque, l'inventore del bombolone austriaco. In questo caso, l’origine risa66
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lirebbe certamente al ‘600, perchè successivamente un editto impedì ai farmacisti di dedicarsi all'arte della pasticceria. Per noi bresciani, che gli austriaci li abbiamo avuti in casa più di un secolo e mezzo fa, i krapfen hanno sempre avuto la qualità della signora Barbara che sbucando dal retro del negozio, con i suoi vassoi, ce li spiatellava caldi e profumati nei lunghi sabati invernali di corso Cavour. La storica forneria Boglioli già Birbes è stata una meta della gioventù degli anni 60 e 70 e poi tappa
obbligata per lungo tempo ancora. Intere generazioni hanno fatto la coda davanti a quel piccolo negozio al civico 3 di fronte al palazzo in stile neomedioevale, là dove la via confluisce nel più rinomato corso Magenta, poi alcune vicende sembravano aver posto termine a quell’abitudine, cedendo il passo ad altri luoghi e ad altre mode. Mangiare un trancio di pizza o i krapfen in corso Cavour sono stati dunque una sorta di rituale di intere generazioni in trasformazione, sicuramente golose/gelose della tradizione ed è a quelle generazioni che guarda la riapertura dello storico negozio del centro, con nonna Barbara (che ha superato il traguardo dei novanta) a mettere anima e cuore nel rinnovato e elegante locale, che riaprirà i battenti nel mese di dicembre, sfornando pizze, krapfen e preziosi prodotti da forno. Statene certi, con il ritorno della signora Barbara affiancata dalla figlia Tati e dal genero Osvaldo, il
nuovo negozio rivivrà gli antichi fasti. Antichi fasti per una pizzetta, un dolce artigianale o una focaccia: vi sembra un’esagerazione? Dipende dai vostri peccati di gola... Se siete inappetenti e il piacere è da rifuggire, passate con garbo, date un occhiata al nuovo locale e tirate dritto, ma fate attenzione perchè il profumo delle cose autentiche ha la forza d’indurre in tentazione anche i penitenti. E del pane, che dici del pane? Dico che Cappuccetto Rosso portò alla nonna un paniere pieno di focacce e Pollicino segnò la sua strada con briciole di pane... Se un vero krapfen deve avere quattro requisiti: essere stato impastato con lo strutto migliore, fritto nell’identico condimento, ripieno di marmellata all’albicocca (in quanto un goloso esigente non accetterebbe mai altre varianti) e infine servito caldo e spolverizzato di zucchero; tre sono i requisiti che hanno reso possibile la riedi-
zione dell’antica tradizione dei prodotti semplici e buoni: forza, amore e tenacia di nonna Barbara, Tati e Osvaldo. Felice Natale nonna Barbara ...
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FOTOGRAFIA FINE ART Vi sembrerà irriverente, ma nella storia moderna due sono le icone che loro malgrado si sono consolidate come veri e propri esempi del primato della diffusione dell’immagine: Che Guevara e Babbo Natale. Il primo è l’ultimo eroe romantico del Novecento, immortalato da Korda; il secondo è San Nicola, di rosso vestito da Sundblom per la Coca Cola. Ironia della sorte, la prima storia si svolge a Cuba e l’altra negli USA, ma nella terra di mezzo ci sono sempre gli italiani...
Del come il Che e Santa Claus, divennero inconsapevoli testimonial Giuseppe Romano
Che Guevara. Alberto Diaz Korda e il primato di diffusione di una sola immagine Una prima inquadratura verticale, una seconda orizzontale, due click capaci di diffondere un mito. L’Avana, Piazza della Rivoluzione, Fidel Castro parla alla folla radunata. È un giorno carico di tensione e rabbia: una nave è esplosa nel porto della capitale cubana, provocando morti e feriti. Che Guevara sale per pochi minuti sul palco a scrutare quella marea di gente e Korda è lì, con la sua Leica. “Ora, cogli l’attimo...”, dev’essersi detto. Il fotografo capisce che in quello sguardo austero ma velato di tristezza, passa l’anima del “guerrigliero eroico”. Korda, all’anagrafe Alberto Diaz, sceglie poi tra i due scatti quello orizzontale, la frazio68
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ne di un secondo ha cambiato la luce negli occhi del Che; sceglie la parte centrale del fotogramma e consegna così alla storia una delle icone che hanno dato lustro alla fotografia dei tempi moderni. Ironia della sorte l’immagine non viene pubblicata dalla stampa cubana. Alla morte del Che, Korda regala a Feltrinelli, in uno dei suoi tanti viaggi a Cuba, due copie di quella fotografia e proprio dall’Italia quell’immagine fa il giro del mondo. Resa al tratto, in varie fogge e colori, la foto del Che finisce ovunque: su bandiere di lotta e speranza di popoli oppressi, ma anche su bandiere meno nobili di molte tifoserie del calcio; scavalca a piè pari le ideologie prima ancora della caduta della seconda Repubblica, finisce a destra e a sinistra, diventando emblema contraddittorio della storia
moderna, povera di fedi e di memoria. In questi anni si è sentito: Il Che è morto, lunga vita al Che! È così che Korda, affermato fotografo di moda degli anni ‘50, “arruolato” personalmente da Castro dopo la rivoluzione cubana e da poco scomparso, vanta il primato di diffusione di una sola immagine... Santa Claus (Babbo Natale), di rosso vestito da Sundblom per la Coca Cola... Babbo Natale altro non è che San Nicola, vescovo di Myra, vissuto nel Trecento d.C. La convinzione del vescovo Nicola miracoloso si consolidò dopo la sua morte e un gran numero di leggende si diffusero in tutto il Medio Oriente, fino alla sua santificazione. Una di queste racconta che in gioventù Nicola, già avviato sulla
Immagine del Che dal web. S o tto u n ’ i l l u st ra z i o n e p u b b l i c i ta r i a d i H a d d o n S u n d b l o m . (La storia di Babbo Natale è stata liberamente tratta da uno scritto di Mauro Maggio sul web)
strada del bene, venne a conoscenza di un uomo benestante che caduto in disgrazia per fare fronte ai debiti pensò di avviare alla prostituzione le tre figlie. Nicola prese un po’ di denaro, lo avvolse in un panno e lo gettò nella casa dell’uomo, dissuadendolo così dall’ignobile intendimento. Di questo episodio parla anche Dante nel Purgatorio (XX-31-33 «…Esso parlava ancor de la larghezza/ che fece Niccolò a le pulcelle,/ per condurre ad onor lor giovinezza…»). Il Santo dunque per due notti consecutive, lanciò un sacco di monete d’oro all’interno della casa delle tre fanciulle, ma al terzo giorno, trovate le finestre chiuse, pensò bene di calarlo dal camino … Fu così che nella fantasia popolare San Nicola diventò “portatore di doni”, dapprima nella sua notte, il 6 dicembre e successivamente nella notte di Natale. Sette secoli dopo la sua morte, quando in Puglia subentra il dominio Normanno, il turco Nicola di Myra diventa Nicola di Bari. Sessantadue marinai baresi, sbarcati nell’Asia Minore già soggetta ai Turchi, arrivano al sepolcro del vescovo e s’impadroniscono dei suoi resti, che il 9 maggio 1087
giungono a Bari accolti in trionfo. Il culto del Santo si diffonde nell’Europa del Nord e tramandato dagli immigrati olandesi, giunge oltre Oceano, con il nome di Santa Claus (da Sinterklaas, nome olandese di un personaggio fantastico derivato da San Nicola). L’America si appropria ben presto della leggenda (tralasciando le origini orientali del Santo). Nel 1809, per la prima volta, lo scrittore americano Washington Irvin racconta degli spostamenti di Babbo Natale nel cielo per la distribuzione dei regali; nel 1821 il pastore Clement Clarice Moore scrive una favola sul Natale, per i bambini, nella quale il personaggio di Babbo Natale appare con una slitta tirata da otto renne (Le renne in Anatolia? La fantasia al potere...). Nel 1860 Thomas Nast, illustratore e caricaturista del giornale New Yorkais Illustrateur Weekly, riveste Babbo Natale di una lunga mantella guarnita di pelliccia e successivamente ne stabilisce la residenza al Polo Nord. Le gesta di Santa Claus andarono avanti per anni, tanto che lo scrittore americano Gorge P. Webster precisò che la fabbrica di giocattoli e la dimora di Babbo Natale erano nascoste tra i ghiac-
ciai del Polo. Fino a quando, nel 1931 arrivò lo sponsor: la Coca Cola decise di usare Santa Claus nelle sue campagne pubblicitarie e commissionò a Haddon Sundblom, l’incarico di ridisegnare il vecchio Babbo Natale. L’illustratore fu ispirato dal suo vicino di casa, commesso viaggiatore, uomo grasso, con barba bianca e fare pacioso, perennemente affaccendato con la sua merce. Haddon Sundblom dopo averlo ritratto, lo vestì con i colori rosso e bianco della Coca Cola. Il gioco era fatto! A partire da quel giorno nessuno al mondo ha mai più visto Babbo Natale raffigurato con colori diversi dal rosso e dal bianco della Coca Cola. Ecco dunque il testimonial della più riuscita campagna pubblicitaria della storia moderna. Buon Natale!
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IL PUNTO E I PUNTINI
Carlo Massoletti: “Questo Pgt, non s’ha da fare” Stili di vita a colloquio con Carlo Massoletti, presidente dell’Associazione commercianti della provincia di Brescia. La posizione dell’Ascom sul Pgt. La perdita di competitività del nostro territorio e la necessità di un commercio sostenibile. Il giudizio sui DUC e gli istituti finanziari. Le imprese devono produrre innovazione.
“Pgt: se rimane così, mettiamo una pietra tombale sul centro storico”. Così esordisce Carlo Massoletti, 56 anni, imprenditore commerciale, Presidente dell’Associazione Commercianti della provincia di Brescia, eletto nella giunta nazionale della Confcommercio e nella giunta della Camera di Commercio di Brescia e (tra le altre cariche) presidente della Brixia Expo Fiera di Brescia. Massoletti non lesina parole forti e chiare nel censurare l’impostazione del Pgt, licenziato dal consiglio comunale: “È un’impostazione devastante per il futuro della città che non trova alcuna giustificazione. L’intenzione di aggiungere 100.000 metri quadri fra commerciale e terziario in almeno cinque aree cittadine non può che avere ricadute pesantissime sul sistema distributivo tradizionale e sulla permanenza dei negozi di vicinato, che garantiscono 70
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reddito e presidio sociale del territorio, a partire dal centro storico. Appare paradossale - come sta scritto sulle osservazioni al Pgt fatte nel mese di Settembre dall’Associazione Commercianti - che mentre il mercato si sta ripiegando e le imprese commerciali faticano a rimanere competitive, si pensi a insediarne di nuove, anzichè prediligere interventi di razionalizzazione. L’indirizzo di questo Pgt è dunque da censurare - continua il presidente dell’Ascom - e va riscritto interamente. Non è certo questo l’unico modo possibile per qualificare le aree dismesse o per far cassa, attraverso gli oneri di urbanizzazione, da parte dell’amministrazione comunale. Per fare cassa si inizi a cedere alcune partecipazioni societarie o a vendere immobili e per riqualificare il territorio si guardi al verde pubblico o agli impianti sportivi di quartiere, per fare un esempio”. Secondo Carlo Massoletti le scelte individuate sono in controtendenza con la “nuova” economia, in altre parole con quella che viene definita green economy (economia verde) o della sostenibilità, che non può che avere occhi attenti sulla valorizzazione dell’esistente. “A cosa serve realizzare una metropolitana che congiunge la periferia al centro della città se la gente non verrà in centro, perchè implicitamente bloccata da una barriera di offerte e di servizi commerciali al suo esterno? Paradossalmente, meglio prevedere uno sviluppo verticale del centro della città, anzichè ipotizzare nuovi insediamenti. Questo Pgt inoltre, è in contrasto con la visione turistica di Brescia, frequentemente sbandierata. Un’offerta turistica qualificata ha infatti bisogno di una rete commerciale di qualità nel centro storico. Per questo vanno avviate politiche di riqualificazione e rivitalizzazione del territorio e della rete dei servizi commerciali a partire dal sostegno e dal rilancio dei centri commerciali naturali. Anche sulle strutture ricettive non ci siamo, non serve in-
fatti prevedere nuove strutture alberghiere. Evidentemente non è stato considerato che in questi anni si è registrato un eccessivo incremento dell’offerta alberghiera, superiore all’incremento delle presenze turistiche e che l’indice di occupazione camere di Brescia capoluogo è da almeno cinque anni fra il penultimo e il quintultimo posto in Italia. Di contro andrebbe favorito l’ammodernamento delle strutture ricettive esistenti in considerazione di quanto sia cambiato il quadro del turismo. Lo stesso venir meno del turismo d’affari, conseguenza della crisi dell’industria manifatturiera bresciana e la recente promozione di Santa Giulia a patrimonio dell’Umanità, impone nuove strategie capaci di sostituire il vecchio business. Blocchiamo dunque questo Pgt e diamo risposte coerenti a una città, che ha già una densità commerciale tra le più elevate su scala europea”. Opzione zero e Pgt completamente da riscrivere, ma ciò nonostante non mancano gli aprezzamenti su quanto di positivo è stato fatto o progettato dal governo della città, in particolare per quanto riguarda la viabilità e la fruibilità del centro, utili sì alle imprese, ma pure attenti alla sostenibilità ambientale. “Condivisibile e intelligente - sostiene Massoletti - la realizzazione del parcheggio sotto il Cidneo, perchè un centro non può vivere senza infrastrutture, come è auspicabile il rapido completamento del parcheggio e la sistemazione di Piazza della Vittoria”. Al ruolo del commercio, come elemento determinante dei processi di qualificazione del territorio si legano i Distretti Urbani del Commercio, sui quali, pur sottolineandone alcuni limiti, Massoletti esprime un giudizio positivo, auspicando che l’amministrazione comunale intervenga sulla Regione Lombardia, per garantire un sistema finanziario di medio e lungo periodo. “É indispensabile aiutare le piccole e medie imprese del commercio, a superare una crisi economica e dei consumi che nel tempo è divenuta strutturale, tanto più sul nostro territorio, dove è evidente la perdita di ruolo dell’impresa manifatturiera. Non assistenzialismo dunque, ma la capacità di creare valore. Certo - aggiunge il presidente dell’Ascom - i soldi dei Distretti urbani non devono servire, come è avvenuto in alcuni comuni, per fare fronte a opere ordinarie quali la sistemazione dei marciapiedi, bensì devono valorizzare il territorio attraverso progetti di marketing e d’innovazione, come è stato fatto a Brescia”. Va inoltre riconquistata una capacità contrattuale della città, ad esempio: “Non è possibile che per lo smaltimento dei rifiuti le imprese commerciali bresciane debbano pagare all’Aprica (impresa del gruppo A2a) una tassa tra le più alte in Lombardia, ben superiore a quella che viene pagata in altri comuni, per lo stesso servi-
zio garantito dalla stessa società. Il ruolo di Brescia nella A2a va adeguatamente salvaguardato e la nostra città deve tornare a essere sede di momenti decisionali”. Quella della perdita di competitività del nostro territorio rispetto ad altre aree urbane (quali Bergamo e Verona a esempio) e della necessità di risalire la china, è un tema più volte sottolineato dal presidente dell’Ascom nel corso dell’incontro e in Massoletti c’è una visione di ampio respiro strategico verso ciò che dovrebbe essere: “Il commercio moderno, un commercio sostenibile e trasparente, grazie a regole equilibrate e a precisi strumenti di programmazione, non lesivi della libertà d’impresa”. A una precisa domanda sul rapporto tra banche e piccole e medie imprese, Carlo Massoletti tratteggia un quadro a luci e ombre, ma sottolinea un giudizio positivo su quegli istituti finanziari che hanno radici profonde nella città di Brescia, come l’UBI. Per concludere un richiamo all’innovazione che nel commercio va al di là del concetto d’innovazione tecnologica per abbracciare la tipologia della merce messa in vendita, la pubblicità e la varietà dei servizi offerti dalle imprese . Per questo (grazie alla consulenza di Kiki Lab, alla collaborazione di Ascomfidi e alla sponsorizzazione dell’UBI Banco di Brescia) l’Ascom ha istituito il Premio per l’innovazione del Commercio, con l’obiettivo dichiarato di sollecitare gli operatori a: “innestare un circuito virtuoso di progetti innovativi concreti e di successo”. 71
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GOVERNO
Fabio Rolfi, vice sindaco, responsabile e intransigente Stili di vita (Toni Massoletti e Giuseppe Romano), a colloquio con il vice sindaco della città Fabio Rolfi. Gli obbiettivi perseguiti nel campo della sicurezza e della vivibilità del centro storico. La pedonalizzazione compatibile che piace ai bresciani. La necessità di un cambio generazionale della politica e una Lega sempre più radicata sul territorio.
Fabio Rolfi, classe ‘77, neo segretario provinciale della Lega Nord, nella quale milita da sedici anni; vice sindaco della città nella giunta Paroli dal 2008, dopo essere stato eletto consigliere comunale con più di mille preferenze, nonostante la sua giovane età, è considerato da molti un “duro” della politica cittadina. Forse per quel suo atteggiamento intransigente che lo ha visto protagonista nei “giorni della gru” quando un gruppo di immigrati si arrampicarono a trenta metri di altezza per protestare sul mancato ottenimento dei permessi di soggiorno. A chi in quel tempo lo ha additò come il responsabile della frattura sociale della città, dovuta allo sgombero della zona di via Lupi di Toscana, che precedette i giorni della gru, rispose: “Quando hai un ruolo istituzionale hai pure delle responsabilità. Avevano trasformato la zona in una baraccopoli, non potevamo tollerare altri abusi”. Insomma Fabio Rolfi, vice sindaco leghista, se ha un’idea la difende a ogni costo e non inganni il suo volto pacioso di cittadino mite. Sulla quella vicenda ricorda come: “Siano stati i commercianti a pagare il costo più alto di quei giorni e come di contro nessuno abbia risarcito i danni subiti dalla città e dai suoi residenti. L’attenersi alle regole e alla buona convivenza è un dovere che non lede il diritto di dimostrare”. I concetti di legalità, di buon governo e di pulizia morale sono ben presenti nell’opera di Rolfi, anche quando smessi i panni di vice sindaco e indossati quelli di segretario della Lega Nord si rifà alle idee, ai modi e allo stile di far politica di quell’area del suo partito più vicina al ministro Maroni, riassunti nel programma che lo ha portato ai vertici del movimento leghista nella nostra provincia. Ancora non si sono individuati i rottamatori del centro destra, ma Fabio Rolfi fa della richiesta di un cambio generazionale, uno dei suoi cavalli di
battaglia. La sua investitura a segretario provinciale non ha però spostato gli equilibri in giunta, anche perchè: “La Lega è ben radicata sul territorio bresciano e la coincidenza di ruoli non può che rafforzare l’Amministrazione chiamata a concludere il proprio mandato nei prossimi due anni, certamente difficili e impegnativi”. BRESCIA SICURA Nel sottolineare come nota di merito a Rolfi, l’impegno profuso a far sì che una porzione di Corso Palestro chiusa al traffico tornasse alla normalità (dopo anni di vendita illegale di merce contraffatta da 73
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parte d’improvvisati ambulanti stranieri) gli chiediamo di tracciarci un bilancio sulla sicurezza, nel suo ruolo di sovraintendente delle funzioni dell’Amministrazione comunale su questo tema. “Il bilancio - sostiene il vice sindaco - è positivo. L’impegno era quello di fare in modo che la città forse maggiormente controllata e sorvegliata, in collaborazione con le forze di polizia. Sono stati assunti più agenti di polizia municipale, segnando così un incremento del personale e sono stati aperti tre distaccamenti in nuovi locali, con particolare riferimento alle zone più a rischio”. Del resto l’attenzione ai problemi della sicurezza di Brescia, è stata anche oggetto di una recente visita del ministro degli Interni, Roberto Maroni al Palazzo della Loggia. A fare il punto sul patto “Brescia sicura” oltre al sindaco Adriano Paroli e a Fabio Rolfi, il prefetto Narcisa Brassesco Pace e il questore Lucio Carluccio. In quella sede si è parlato anche di riforma della Polizia locale, un progetto di legge al quale Brescia ha contribuito in maniera consistente. “Certo - precisa Rolfi - non bastano le operazioni di prevenzione e repressione per trasformare la percezione che i cittadini hanno di una città insicura, vanno messe in atto politiche collaterali e politiche di integrazione sociale. L’evidente trasformazione avvenuta in questi anni, presuppone la non ghetizzazione di alcune aree del centro storico e questa può essere attuata con progetti lungimiranti, che sappiano mixare la presenza sociale. In questa direzione va il progetto di attenzione della giunta ai giovani universitari, anche con la realizzazione di strutture come quella ventilata in Largo Formentone. Discutiamo pure del 74
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tipo d’intervento, quello ipotizzato può piacere o meno, ma questa è la strada da intraprendere. Integrazione sociale, dunque che per Rolfi: “Non è da confondersi con la politica dell’assistenzialismo così come frequentemente viene intesa da una parte dell’associazionismo cattolico “basista” e dalla sinistra sindacale bresciana. La giustizia sociale, non può prescindere da alcuni presupposti - sostiene Rolfi - e le forme assistenziali possibili non possono andare a discapito delle famiglie bresciane e premiare i soli immigrati”. PGT E SPAZI COMMERCIALI “Il Pgt (Piano di governo del territorio) deve cambiare! - Strilla l’opposizione.”Il Pgt è una sartoria d’interessi - ha sostenuto il capo gruppo del PD in Loggia. Emilio Del Bono - In 10 anni si consumerà il 10 per cento di superficie agraria utile, si costruiranno altri 300 mila metri di commerciale (con sei nuovi grandi centri) oltre ai 500 mila già esistenti e la grande distribuzione, che oggi conta 78.000 metri in tutta la città crescerà di altri 98.000, cioè del 124 per cento. Numeri inspiegabili contro gli interessi della città.” Dai banchi del governo, anche gli esponenti leghisti sono scesi in campo nel corso del dibattito che ha preceduto l’approvazione del Pgt, per ridurre i volumi previsti dei grandi centri commerciali. Fabio Rolfi ancora una volta ha scelto la strada dell’attenzione a quelle componenti sociali che hanno fatto e fanno riferimento al suo partito e coerentemente ha puntato i piedi. “Bisogna gestire i cambiamenti e non sradicare il
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territorio urbano, pur valutando i vari interessi in campo e l’aver presentato emendamenti in fase di approvazione del Pgt è un segnale preciso delle scelte della Lega Nord. Le osservazioni al Pgt scadranno il 20 Dicembre, c’è il tempo per trovare una soluzione condivisa!”. Sostiene il vice sindaco, che si è così dimostrato un prezioso alleato di quanti (la Confesercenti, l’Ascom e il Consorzio Brescia Centro) si sono dette subito contrari a nuovi centri commerciali in un territorio che ha già superato la soglia delle percentuali europee.“Abbiamo giocato il primo tempo e non siamo andati sotto - l’esempio calcistico di Rolfi - ora ci prepariamo a giocare il secondo tempo”. Vedremo come va a finire; intanto la Lega ha incassato il niet sull’ampliamento della moschea, tanto che il sindaco Adriano Paroli, in un’intervista apparsa a Ottobre su Il Giorno, ha chiosato:“La Lega esprime un malessere condiviso; nessuno di noi pensa che lo straniero sia un problema: ma se l’accoglienza spetta a noi è altrettanto vero che l’integrazione la devono volere loro (gli stranieri ndr). La libertà di culto è inviolabile, ma sappiamo bene che certi luoghi sono diventati coacervo di proselitismo e non di preghiera”.
anno . Come ogni di alla partenza e preparati però è tempo a, vecchio mio i doni sotto l’albero. Oggi non fitt se, sof for la e dal so abiti ciare resterai sorpre prire nel las tale, togli gli rai farti sco di Brescia, ne giorni al Na re pot 40 cuo no non e nel nca ssi Ma ada rere tanta str degli addobbi. Fai due pa e dovrai percor alo promesso li Elfi... ricerca del reg prodotte dag le solite cose mi regalerai
gress o r p n i e l a t a N per un Bresciacentro oCittà ConsorzioCentr
PEDONALIZZAZIONE DEL CENTRO Proviamo una provocazione e chiediamo al vice sindaco della città se non abbia sposato la causa ambientalista, con le sue ultime prese di posizione sulla chiusura del centro storico e la pedonalizzazione di alcune vie. Fabio Rolfi non fa una piega, e s’inserisce nel sentire dei cittadini: “I cittadini sono molto attenti al futuro di una città vivibile e ai problemi della salute, dell’ambiente e degli spazi di socializzazione del territorio. Un progetto di pedonalizzazione ragionevole e condiviso, che tenga conto di dati reali sui flussi di auto in città, dei bisogni dei residenti e degli operatori commerciali del centro, è imprescindibile. Da qui la chiusura graduale al traffico di alcune aree come Corso Mameli e Piazza Paolo VI e quella preventivata di Piazza della Loggia. Certo tutto questo va accompagnato da precise scelte per quanto riguarda i parcheggi, come quelle programmate del parcheggio sotto il Cidneo e della sistemazione del piano del parcheggio di Piazza Vittoria, per i residenti. Il tutto - sottolinea Rolfi - integrato a un percorso d’incentivazione degli eventi che rivalutino il centro storico e la sua accoglienza, vanto del lavoro di questa Amministrazione e di chi ne ha condiviso il progetto”. LA LEGA E IL GOVERNO DELLA CITTÀ Il momento è di quelli che rischiano di lasciare il segno indelebile della povertà alle future generazioni, è dunque il momento delle responsabilità nell'interesse del paese. Con un effetto a valanga, la crisi economico-finanziaria bypassa i governi e gli stati nazionali, vanifica i diktat delle istituzioni europee, fino a riscrivere il rapporto tra sovranità, democrazia, capitalismo e mercati. A questo contesto il segretario della Lega e il vice sindaco della città Fabio Rolfi non si sottrae: “Nonostante la situazione che si è determinata nel paese, il giudizio sull’esperienza di governo a Brescia è positivo; siamo riusciti a realizzare il programma che avevamo presentato.Questo vale anche per il governo nazionale, anche se lamentiamo un allentarsi dell’attenzione ai problemi del nord e la questione della legalità appare ancora irrisolta.” Sul futuro Fabio Rolfi non si esprime: “La nostra alleanza con gli altri partiti del centro destra è nata su un progetto politico e così sarà anche nel futuro”. Come dire, Lega a briglia sciolta, ovvero: “Le alleanze si fanno sui programmi e sulla capacità dimostrata di realizzarli”. 75
FATTI E MISFATTI
GOVERNO
Che Natale sarà? Il nostro colloquio continua con mario Labolani, assessore ai Lavori pubblici e al Centro storico del Comune di Brescia. Nel mirino: il decoro, il commercio e la viabilità del centro. Il patrimonio culturale e architettonico cerca sponsor
Mario Labolani, assessore e assertore del fare... “malate”. Come dire, che in tempo di vacche magre si possono trasformare i problemi di bilancio in educazione al senso civico e alla salvaguardia dei beni della collettività. ... E VERRÀ NATALE
Mario Labolani, 57 anni, è stato prima consigliere e poi presidente della IX Circoscrizione con il voto alle elezioni amministrative del 2003. Dal 2008 ricopre l’incarico di assessore ai Lavori pubblici e al Centro storico del Comune di Brescia, con delega, tra le altre, al coordinamento e all’organizzazione delle politiche di potenziamento del centro cittadino, alle strade e al verde pubblico. Sul suo blog, scrive: “La mia è politica è stata definita come la politica del fare e non dell’apparire... Concretezza che mi ha portato a dare i natali a numerose iniziative volte ad alleviare i problemi e i disagi dei più deboli, dall’ormai storica operazione SOS città” (una linea telefonica di soccorso dedicata ai cittadini bresciani) sino all’attuale Operazione San Martino, raccolta di generi alimentari da distribuire, nel periodo natalizio, alle persone indigenti”. Mario Labolani ha dalla sua l’impegno nel sociale, ma non solo, anche quello della creatività nella politica quando sollecita un ausilio dei privati nell’adozione di manutenzione delle aiuole o delle fontane
Alla domanda precisa: “Che Natale sarà e che Natale avrà il centro storico?”. L’assessore ai lavori pubblici risponde schiettamente: “Sarebbe immorale programmare un Natale fastoso, vista l’aria di crisi del paese, ma non sarà un Natale al buio. Dobbiamo promuovere l’ottimismo della volontà pur mantenendo il pessimismo dell’intelligenza... L’economia italiana in generale e quella bresciana in particolare, sono forti e per riacquistare la fiducia dei mercati e della gente comune ci vuole collaborazione. Nello specifico l’Amministrazione comunale farà la sua parte, ma molto deve cambiare nei comportamenti di tutti, commercianti compresi.
IL CENTRO STORICO HA CAMBIATO MARCIA Certo la situazione economica - prosegue Labolani - ha inciso sul programma della giunta (avessimo avuto le possibilità finanziarie delle precedenti amministrazioni!), ma ciò nonostante il centro storico ha cambiato marcia. Magari nelle piccole cose come la pulizia dei portici, l’arredo urbano, il decoro e l’illuminazione: un insieme di opere che hanno reso più fruibile e vivibile la città. In questa direzione s’inserisce la stessa pedonalizzazione delle piazze e la futura sistemazione (con il ritorno del Bigio) e chiusura di piazza Vittoria, di pari passo con il via della metropolitana e con il nuovo piano del parcheggio sottostante, destinato ai residenti. Sfido chiunque a sostenere che il volto del centro storico non sia cambiato, anche se sono consapevole che il lavoro è di lunga lena e non basta una tornata amministrativa per portarlo a termine e per coglierne i frutti”. PGT E NUOVE EDIFICAZIONI Detto del centro storico, Labolani non si sottrae alla critica sul Pgt e sull’ampliamento di metri per nuovi centri commerciali, come quello ipotizzato nell’area dell’ex Idra che ne occuperà 15.000. Per l’assessore ai lavori pubblici la salvaguardia del commercio del centro storico non è in antitesi con quanto previsto dal Pgt: “L’obbiettivo è di arrivare a 220.000 abitanti è per farlo serve una maggiore qualità edilizia. Non perdiamo di vista il fatto - sostiene Labolani - che gli interventi previsti riguardano aree dismesse come quelle dell’ex Idra e la Pietra, a esempio. Quale è l’alternativa praticabile? Abbandonare a se stesse e all’incuria queste aree? I negozi del centro storico sono a pieno diritto un centro commerciale naturale (mi riferisco ovviamente a quelle attività indipendenti e della tradizione) e non devono temere la concorrenza di nuove espansioni fuori dalle mura venete. Sta a noi, come governo della città e ai commercianti, rendere sempre più competitiva l’offerta del centro, in tema di qualità merceologica e di servizi, partendo da un patrimonio ambientale e culturale che non ha uguali”. Labolani non lo dice, ma in cuor suo preferirebbe una soluzione compatibile con le ragioni espresse dalle associazioni di categoria e da quanti (opposizione a parte) sostengono che andrebbe ridotto al minimo il consumo di suolo in un sistema ambientale compatibile. Ovvero coloro che rivendicano la cul-
Il Bigio in Piazza Vittoria in una foto d’epoca
tura dello sviluppo sostenibile, che non può prescindere da una riflessione sul patrimonio architettonico di molti palazzi, a loro volta dismessi e in cerca di una loro destinazione d’uso, o di nuovi sponsor. PATRIMONIO CULTURALE: SPONSOR CERCASI Il riferimento è a palazzo Avogadro e al suo stato d’abbandono e di degrado, all’ex Tribunale in via Moretto, al Mercato dei grani, in piazza Arnaldo, alla Crociera San Luca (su questa i progetti si sprecano, così come le parole precedenti a questa giunta), per citarne alcuni. “E ad altri che verranno - ci ricorda Labolani come l’ex Camera del lavoro o l’area di via Marconi (dopo che si passerà alla riunificazione in altra sede degli uffici comunali)”. Appunto... Sul Mercato dei grani, Labolani, conferma l’orientamento di arrivare a una cessione a privati: “A malincuore, ma anche con la consapevolezza di dover fare cassa. Progetti e proposte sembrano non mancare...Ma non devono incidere finanziariamente sul bilancio comunale. La scelta di questa Amministrazione è stata quella di privilegiare i servizi sociali ai cittadini, con particolare riferimento ai nostri anziani e quella d’intervenire su altre situazioni di degrado, come l’abbattimento della Torre Tintoretto di San Polo, il cosidetto Contratto di quartiere, che prevede il trasferimento degli inquilini della torre in 77
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alloggi di nuova ristrutturazione e il Piano di alienazione di immobili per favorire l’acquisto agli inquilini Erp con redditi medio bassi”. La ricchezza dei beni culturali del bel paese (sui quali nessun governo ha mai investito con decisione) rischia di tornare come un boomerang e di frapporsi alla logica della modernità e dello sviluppo. “Il trasferimento del Palazzo di giustizia era programmato da anni - è l’esempio a difesa della giunta Paroli, portato da Labolani - e nessuno allora pensò alla nuova destinazione d’uso del palazzo Martinengo Colleoni, sede del vecchio Tribunale”. OPERE IN DIVENIRE: IL PARCO DELLO SPORT. LA STRUTTURA IN LARGO TORRELUNGA SI FA... Poniamo altre due domande a Labolani: una sul parco dello sport e l’altra sul rispetto dei tempi di realizzazione della metropolitana. Sulla prima l’assessore rivendica una necessità imprescindibile e non risolvibile con un Rigamonti due. Il progetto è quello
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di: “Realizzare il parco dello sport, un complesso di strutture di carattere sportivo, in una soluzione urbanistica condivisa con il coinvolgimento di privati, nell’attuale zona cave a sud-est della città. Brescia futura ha bisogno di nuovi impianti sportivi capaci di rispondere alla domanda di un’area metropolitana europea. Con l’auspicio - aggiunge il tifoso Labolani - di poter vedere anche una squadra di calcio degna della Leonessa. Sui tempi relativi alla metropolitana ho specificato in commissione che i progetti devono essere pronti, in modo da partire con le gare d’appalto per le opere complementari per fine estate 2012”. Alla fine dell’incontro è Mario Labolani a porci una domanda che implica già una risposta: “Dell’aula studio di Largo Formentone non mi chiedete nulla? A metà novembre in un convegno milanese, promosso da AutoCad (il primo software Cad che sta per Computer aided design, introdotto nel 1982 da Autodesk) sarò relatore del progetto che sarà realizzato. Sì l’aula studio in Largo Formentone si fa...”.
PROTAGONISTI
5 domande a Stefano Maullu, assessore al commercio, al turismo e ai servizi della Regione Lombardia I DUC • In una sua recente dichiarazione lei ha sostenuto: “Il commercio non è solo un tassello fondamentale della filiera produttiva, ma anche un vero e proprio presidio sociale, con una dimensione incentrata sulle persone. Il negozio di vicinato, il tessuto commerciale tradizionale come quello dei nostri centri storici e dei nostri comuni e il perseguire nell’attività di famiglia, sono valori irrinunciabili, oltre che scelte strategiche per lo sviluppo”. Il nostro obiettivo è rafforzare il commercio e garantirne la competitività, come abbiamo fatto in questi mesi con i bandi sui distretti del commercio, sull’innovazione tecnologica, sulla modernizzazione degli esercizi”. Partiamo da qui, dall’esperienza dei Distretti Urbani che ha visto a Brescia il Consorzio Brescia Centro protagonista con gli altri soggetti. Quale giudizio dà e quali sono le possibilità che questa esperienza possa continuare nel tempo? Stefano Maullu, nel 2010, viene eletto per la terza volta nel Consiglio regionale della Lombardia e assume la carica di Assessore al Commercio, Turismo e Servizi
Il successo dei DUC; la vocazione commerciale naturale dei centri storici e il commercio di vicinato; il ruolo del Consorzio Brescia Centro e di Stili di vita. Brescia area urbana strategica. La Provincia di Brescia seconda solo a Milano nelle presenze turistiche registrate in Lombardia
Il successo del Distretto di Brescia, frutto di una strategia condivisa da circa 1.500 piccole e medie imprese, conferma quanto sia strategico il commercio come strumento di integrazione dello sviluppo locale. Con i Distretti Urbani del Commercio, Regione Lombardia ha promosso sono modo innovativo di operare sul territorio per contribuire a ridare vigore al commercio locale, cercando di favorire l’aggregazione sociale e la promozione sociale, culturale e commerciale delle città. A Brescia siamo di fronte a un modello vincente di organizzazione del “contenitore commerciale costituito da una agglomerazione spontanea di offerta” finalizzato a ridurne lo svantaggio competitivo con i poli di offerta esterni e a migliorarne la capacità di attrazione e la centralità nell’esperienza di acquisto del consumatore. La valorizzazione del centro storico • Il Consorzio Brescia Centro ha quale obiettivo principale del suo operare, la valorizzazione del centro storico. Valorizzazione che pensiamo possa avvenire, attraver79
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chi, i percorsi e il numero di viaggi. Se si pensa che il trasporto merci incide sul 30% dei costi dell’intera mobilità cittadina e su oltre il 50% dell’inquinamento si capisce bene quanto soluzioni di questo tipo vadano incontro alle esigenze dei cittadini e delle associazioni del commercio che chiedono una città più vivibile. La nostra politica di ascolto è molto attenta ai bisogni dei consumatori e dei commercianti di una città dinamica come Brescia, nella quale Regione Lombardia ha già finanziato quasi 1,5 milioni di opere per la riqualificazione del centro con il bando sui Distretti del commercio. Stili di vita • Il tentativo di Stili di vita è quello di coniugare il mercato, alla politica e alla cultura della città e di rivolgersi a un cittadino (non solo consumatore) consapevole. Che impressione ne ha tratto?
so le attività commerciali “indipendenti” e operando per una nuova compatibilità tra il commercio, la storia, la cultura e la vocazione turistica della città di Brescia. Nel suo ruolo di Assessore al Commercio, Turismo e Servizi, come giudica questa esperienza singolare del Consorzio; ritiene che possa essere sostenuta dalla Regione e in quale maniera? Il centro storico di una città ha una vocazione commerciale “naturale” che lo caratterizza, che lo identifica, che genera reddito, e che diviene per questo connotato essenziale alla vita cittadina. Il Consorzio Brescia Centro ha saputo cogliere in pieno l’importanza della dimensione commerciale armonizzata con le altre del centro storico: quella turistica, residenziale, politica e sociale. Regione Lombardia è al fianco del sistema produttivo bresciano. Per esempio ultimamente, per semplificare la gestione del traffico urbano delle merci abbiamo attivato un progetto innovativo per migliorare la vivibilità del centro storico e il rispetto dell’ambiente. I fornitori potranno effettuare le consegne al centro di raccolta, e da qui le merci saranno poi smistate ai negozi del centro utilizzando veicoli a metano, ottimizzando così i cari80
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A mio avviso “Stili di vita” è una rivista che rappresenta perfettamente la vocazione imprenditoriale dell’editore di valorizzare la realtà bresciana e alimentare una crescita sociale e culturale raccogliendo e divulgando le iniziative e le best practice delle associazioni locali che per prime contribuiscono alla realizzazione dell’idea. Uno strumento straordinario per informare gli addetti ai lavori, così come i singoli cittadini stimolandone il coinvolgimento e per dare voce e risvegliare il senso di appartenenza alla comunità bresciana. Brescia, area urbana strategica • Qualcuno sostiene che il centro storico di una città debba essere letto in un contesto ben più ampio, vale a dire che anche Brescia deve saper programmare il proprio territorio e i propri servizi nel progetto di una grande area urbana, competitiva con altre aree urbane. Con quale ottica il suo Assessorato guarda alle potenzialità della nostra città nel territorio lombardo? Ritiene che vi siano state sottovalutazioni delle reali possibilità del nostro territorio? Non credo che Brescia e il suo territorio siano stati sottovalutati dalle Istituzioni in questi anni. Certo è che si tratta di un’area strategica, ed è giusto che ogni investimento politico tenga conto di uno spazio che va ben oltre il capoluogo, abbracciando una parte importante della pianura padana, le montagne e tutto il comprensorio del Lago. Nel settore dei trasporti, ad esempio,la Regione ha guardato con interesse alle sinergie tra Brescia e Verona, unite nel sistema aeroportuale
del Garda. Lo stesso discorso vale in campo turistico: dai progetti di eccellenza sostenuti dal Ministero alle iniziative regionali noi abbiamo sempre inteso valorizzare e promuovere un’area omogenea, quella del Lago di Garda, che è un “brand” straordinario capace di attrarre ogni anno più di 6 milioni di visitatori nella sola sponda bresciana, cioè il doppio se si considerano anche le località venete e trentine. Un patrimonio incredibile: per intenderci, ogni 100 turisti che arrivano in Lombardia da tutto il mondo 20 hanno la riviera bresciana come destinazione. PGT e centri commerciali • La provincia di Brescia ha una delle maggiori concentrazioni di centri commerciali in Europa e ciò non contribuisce certo a qualificare l’offerta commerciale del centro; ciò nonostante la recente discussione sul PGT e l’ipotesi di nuove grandi strutture commerciali ha messo in evidenza come non tutti siano – nei fatti – sostenitori della tutela del commercio di vicinato. Lei afferma che la continuità del commercio di ope-
ratori indipendenti nel centro storico è di per sé un valore e insiste sull’innovazione degli esercizi... Non entro nel merito del PGT, che è uno strumento di pianificazione di competenza del Comune. Però voglio dire che Regione Lombardia, già in tempi non sospetti, ha sempre puntato molto sul commercio di vicinato. Da un lato con i Distretti del Commercio, un’invenzione lombarda per creare sviluppo economico e riqualificare interi quartieri scommettendo sulla partnership tra enti locali, associazioni di categoria e esercenti. Dall’altro con i bandi per l’innovazione, per i negozi e i mercati storici e con i fondi che abbiamo stanziato – 600.000 euro solo a Brescia – per venire incontro alle esigenze dei tanti commercianti che soffrivano un calo di clienti e fatturato per colpa dei cantieri e dei lavori in corso sparsi per la città. Nessuna “crociata” contro i centri commerciali, dunque, ma noi abbiamo in mente uno sviluppo equilibrato e sostenibile che miri prima di tutto a salvaguardare i centri storici e tutti i “centri commerciali naturali” che già esistono.
“Il lago di Garda, è un “brand” straordinario capace di attrarre ogni anno più di sei milioni di visitatori”
Sirmione, perla del lago di Garda
MAULLU, LA PROVINCIA DI BRESCIA E IL TURISMO “Le linee guida della nostra promozione turistica sono da sempre la destagionalizzazione e la collaborazione. Il lavoro che abbiamo realizzato in questi anni ci conferma che promuovere una rete tra gli operatori del territorio e diversificare il più possibile l’offerta di opportunità per i visitatori consente al turismo lombardo di crescere, e soprattutto di competere alla grande sul mercato globale. La Provincia di Brescia
nel 2010 ha registrato oltre 8 milioni e mezzo di turisti, e di questi il settanta per cento proveniente dall’estero. Numeri record collocano Brescia seconda solo a Milano nelle classifiche della nostra regione. Oggi siamo in campo con una serie di iniziative a trecentosessanta gradi: dalla promozione del turismo religioso ai viaggi business (e qui Montichiari può giocare un ruolo strategico), dal cicloturismo per portare gli stranieri sul Garda e nella Bassa bresciana in tutte le stagioni a un ventaglio di proposte enogastronomiche in Franciacorta e Valcamonica”. 81
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Possono aderire al Consorzio tutti i negozianti del centro storico della città di Brescia
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Corso Martiri della Libertà
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Per aderire al Consorzio Brescia Centro scrivere a: info@consorziobresciacentro.it
o telefonare a: Anna 030 2906377
Corso Cavour Bar Punto d’Incontro Coltelleria Luigi Marenda Kivis Boutique La Pecora Nera Cremeria Maurizio Serretti Parrucchiere Oslo Ragazzini Calzature Suite 206
maurizio 030 3756217
Corso Garibaldi
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Francesca 030 280009
Corso Magenta
Sede legale: Consorzio Brescia Centro via Pagani 14 23127 Brescia www.consorziobresciacentro.it
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Centro Stili di vita
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Casabella Lilloni
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L CONSORZIO BRESCIA CENTRO Sete di Jaipur Stoppini 1915 Stroili Oro Tally Weijl Tru-Trussardi United Color of Benetton Veschetti – Rolex Via Uno Boutique Corso Zanardelli Coccinelle Store Coffea Coffè shop Libreria Serra Tarantola Libero Milano Locman Italy Ottica Tominetti Ottica Zanardelli Pasini Gioielli Sisley Galleria Duomo Cronos oggetti Kilt Piazza Arnaldo Plaza Ristorante Pizzeria Piazza della Loggia Monies Piazza del Mercato
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Via Moretto
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Ororosa Centro estetico
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Ristorante Al Frate
House & Garden L’Altro Gelateria Peter’s Tea House Piazza Vescovado Osteria dell’Elfo Valeria Boutique Via Aleardo Aleardi
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Centro Stili di vita
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Piazza della Loggia Piazza Paolo VI Piazza del Mercato Chiesa di San Francesco Piazzetta Vescovado
Parcheggio Randaccio Nel cortile dell'ex caserma omonima con accesso da via Lupi di Toscana, 4 (170 posti) Orari apertura: tutti i giorni 24h su 24h
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Parcheggio Piazza Vittoria Sotto l'omonima piazza. Capienza: 450 posti Orari apertura: tutti i giorni 24h su 24h
Parcheggio Stazione Di fronte alla stazione ferroviaria. Capienza: 1000 posti Orari apertura: tutti i giorni 24h su 24h
Parcheggio Fossa Bagni Accesso veicolare da via Lombroso (imbocco nord Galleria Tito Speri) Capienza: 385 posti Orari di apertura: tutti i giorni 24h su 24h
Parcheggio Palagiustizia Presso l'omonimo palazzo in via L. Gambara Capienza: 570 posti. Orari di apertura: tutti i giorni 24h su 24h
Parcheggio Castellini via Castellini angolo via Mantova Capienza: 230 posti. Parcheggio gratuito
Parcheggio Goito A ridosso della Caserma Goito con ingresso e uscita da via Spalti San Marco. Capienza: 215 posti
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Parcheggio Autosilouno In via Vittorio Emanuele II. Capienza: 350 posti. Domenica e festivi chiuso
Parcheggio Paciullo Via Cattaneo 18/a Ingresso telecamera di via Cattaneo (30 posti)
Parcheggio San Domenico
Piazza San Domenico (tra via Einaudi e via Moretto) Parcheggio automatizzato
Parcheggio Benedetto Croce
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Piazzetta Don Sturzo (a nord di via Benedetto Croce) Parcheggio automatizzato
✂ P.LE C. BATTISTI VIA LEONA RDO DA VINCI
FOSSA BAGNI
VIA MARSALA CO
CAVALLE TTO
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VIA MORET TO
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S. CHIARA
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S. FRANCESCO
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SAN DOMENICO
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PIAZZA ARNALDO
CORSO MAGENTA
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VIA SPALTI S. MARCO
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P. TEBALDO BRUSATO
VIA TOSIO
AUTOSILOUNO
P.LE STAZIONE
PARCHEGGIO PACIULLO
VIA CAT TAN EO 5 P. VESCOVADO VIA TRIESTE
ZANARDELLI
B. CROCE V IA V IT TO R IO E M A N U E LE II V IA X X S E TTEMBRE
P.LE REPUBBLICA
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P. PAOLO VI
VIA CRISPI
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VIA S. FRANCESCO
CORSO MATTE OTTI
CONTRADA BASSICHE
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VIA F.LL I UGO NI
VIA F.LLI CAIROLI
VIA MUSE I
C.SO CAVOUR
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C. S. AGATA
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Museo Santa Giulia
P. TITO SPERI
VIA G. MAZZINI
CAPRIOLO
VIA S. MARTINO D. BATTAGLIA
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CAVALLOTTI
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VIA DELLE GRAZIE
PIAZZA GARIBALDI COR
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PIAZZA LOGGIA
RANDACCIO
VIA PUSTERLA
Brescia Centro Stili di vita
Periodico del Consorzio Brescia Centro • Numero 3 • Dicembre 2011