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fashion, art and culture magazine BLACK issue year 3 — n.13 fEbruary MARCH 2009 Free i.p.
Nero come la crisi. Nero come Obama. Nero come l’umore che a volte ci accompagna. Nero come compagno del bianco. Nero come il buio. Nero come il cielo su cui si appoggiano le stelle. Nero come la pece. Nero come il nero di seppia. Nero come il thriller. Nero come la cronaca nera. Nero come il mio blackberry. Nero come un buco nero. Nero come un gatto nero. Nero come il little black dress di Coco Chanel. Nero come il tasto di un pianoforte. Nero come la toga di un avvocato. Nero come la Coca-Cola. Nero come le poltrone di Le Corbusier. Nero come il Nero d’Avola. Nero come il Rhytm and blues. Nero come Naomi Campbell. Nero come gli occhiali di Miss Golithly mentre fa colazione da Tiffany. Nero come il lutto. Nero come il punk. Nero come la fine di un amore. Nero come gli occhi di un amico di vecchia data. Nero come Aretha Franklin. Nero come la macchina fotografica. Nero come quegli stivali tanto belli di cui non c’era più il numero. Nero come Dio in un film di qualche anno fa. Nero come il rosso e il nero. Nero come le parole su un libro. Nero come il giubbotto di pelle di James Dean. Nero come la rabbia. Nero come il rimmel. Nero come la sala cinematografica. È l’anno del nero. Qualunque cosa significhi.
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emigrants
by Kunigunde Weissenegger
Nowhere Here
by Ivan Marignoni
My Own Wonderland
seduta spiritica #15
by Matteo Groppo and Tiberio Sorvillo
by Lukas Zanotti
Schmuck
by Ágnes Bartha
dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori...
by Laura Canova
Lussuosa decadenza
by Laura Casagranda
Muri parlanti
by Martina Albasini
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address
by Kunigunde Weissenegger
INDEX + COLOPHON
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Wardrobe
La roba di Flavio Moccia
Portfolio
20 12
Fashion
Nuit Blanche
by Tiberio Sorvillo Think Tank
Risvolti neri: Murder considered as one of the Fine Arts, Fine Art considered as a Murder…
by Emanuele Quinz
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personalities
Conversazioni telefoniche ed elettroniche
by Paola Tognon
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personalities
La vittima indossava sandali Prada
by Laura Casagranda
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fashion
Il nero è il nuovo nero
Fashion
Backstage
Die Welt sieht schwarz
by Patrick Taschler spotlight
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Der Blumenladen
something
Evi's handmade jewellery
Heidi’s Recycled Bags
Fake design
Leggera Alida
by Gabriele Crosato Beauty
Glatt durch die Nacht
by Patrick Taschler event
by Laura Casagranda
La solitudine della Numerabilis prima
by Martina Albasini
whereabouts
Lasst uns das Leben feiern
by Patrick Taschler
Rendezvous mit der Dunkelheit
by Kunigunde Weissenegger
Maus, Maus, komm heraus
by Kunigunde Weissenegger on line
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Der Mobiliar-Akrobat
on stage
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Lenewblack. La nuova moda è in rete
by Emanuele Quinz
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Agenda
by Serena Osti Lookbook
by DiedLastNight travel
One day in Osaka
by Federica Richiardone
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february march 2008 black issue
publisher inside cooperativa sociale editor Margit Oberhammer creative Director Anna Quinz aquinz@schrank.it Art Directors Riccardo Olocco Daniele Zanoni Photo Director Alexander Erlacher aerlacher@schrank.it editor in chief Kunigunde Weissenegger kWeissenegger@schrank.it Photographers Matteo Groppo Tiberio Sorvillo authors martina albasini Laura Casagranda Gabriele Crosato jenny friso Serena Osti Emanuele Quinz Patrick Taschler english translator laura fisichella Web Designer Ines Ivkovick Assistants Carlotta Caligiuri Maarian cuccato Contributors federica richiardone paola tognon Print Tipolitografia Alcione Lavis (TN) paper POLYEDRA SERIMAX (100 gsm) typefaces Chwast Buffalo, philosophia, futuresque and brevier reg. trib. Bz nr. 14/2007 del/von 15.10.2007 Special thanks natalia bonifacci mauro mercatanti arianna moroder tessa moroder info cool@schrank.it www.myspace.com/cool_schrank www.schrank.it Cover original picture for Cool_schrank Federica Gasca Queirazza
Despite intensive research and best intentions, it was no possible in every case to establish all the rights holders. We ask holders of such rights who feel they have not been properly acknowledged to contact us.
WARDROBE
La roba di Flavio Moccia
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Photo Alexander Erlacher
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1 Jeans + gilet: Il mio abbigliamento quotidiano, sportivo e
4 Tuta da sci: Se non avessi lo sci sarei morto da tempo.
informale. Cravatta e giacca a volte, jeans sempre.
8 Porsche: Un grande amore, amo correre sul ghiaccio e sulla neve.
6 Mazza da golf: Lo sci, il golf, la moto… Tanti gli sport che
3 Codice: Il mio strumento di lavoro.
7 Motore di Harley Davidson: Altra grande passione della
amo e che mi servono per sopperire allo stress del mio lavoro.
mia vita.
Flavio Moccia è uno dei più importanti avvocati penalisti a Bolzano. Da sette anni è anche campione mondiale del campionato di sci degli avvocati e magistrati. È anche campione di guida su ghiaccio della Porsche Carrera. Ha quattro figli, vive e lavora a Bolzano.
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soddisfazioni e premi.
svolgimento della professione di avvocato penale. Amo indossarla, perché amo il mio lavoro, che è per me anche un grande divertimento.
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5 Coppa: Lo sci è un hobby, ma mi ha dato molte 2 Toga: È la “divisa” del mio lavoro, obbligatoria nello
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Ivan Marignoni Nowhere Here 2006 70 x 105 cm, fotografia analogica, stampa su carta opaca montata su aludibond
In quest‘opera, Marignoni concentra la sua ricerca sugli effetti malinconici scaturiti dalla ripetizione infinita delle azioni e dei ritmi quotidiani. Da questa all'inesauribile replica, può scaturire un inconsapevole ossessione che vincola l’uomo odierno, senza che, nella maggior parte dei casi, esso se ne accorga. Vengono così indagate quelle strutture create dall’uomo per l’uomo con l’intento di autoregolamentarne i movimenti. Attraverso la leggera sfuocatura delle immagini, Marignoni decide di offuscare i dettagli, nell’ intento di voler fare avvicinare lo spettatore al lato emozionale ed interiore di ciò con cui viene a contatto visivo. Il risultato sono immagini visivamente costruite in maniera simmetrica ponendo un occhio di riguardo alle geometrie.
“Nowhere here” è una delle ultime serie realizzate dall’ artista, e recentemente presentate, nelle rispettive personali presso le gallerie Berlinesi Atelier C9 e Tornado am Ostkreutz. I. M., 1977, fotografo, nasce a Bolzano, vive e lavora a Berlino
English Summary: "Nowhere Here", is the most recent photographic series created by Ivan Marignoni. The artist focuses his research on the melancholic effects of obsession, reflected in the infinite repetition of everyday gestures. Using a slightly blurry effect, Marignoni intends to lead his viewers to the emotional and deeper side of his images.
proprio per procedere in avanti, e ogni opera compiuta è una specie di chiusura dei conti con un pezzo della nostra esistenza. Dall'infanzia all'adolescenza, dalla maturità alla vecchiaia, lasciamo parte di noi indietro e la consegniamo alla morte. La nostra vita, insomma, si costruisce sopra la morte, ma la morte e il soggetto che deve sperimentarla non si incontrano mai; l'unica possibilità è la giunzione virtuale con la morte degli altri. L. Z., 1970, artista e performer, vive e lavora a Bolzano English Summary: Is there any reason to resuscitate the ancient pastime of séances? It is not just a whim, because the séance is – in its essence – that specific junction (conjunction or disjunction) relationship between existence and appearance.
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Perché riesumare, nel XXI secolo, l'ottocentesco passatempo della seduta spiritica? Il capriccio antiquario non c'entra e la risposta è semplice: La liturgia della seduta, nella sua essenza, è la modalità veridittiva del nostro Gran Circo di Realtà Virtuale, ossia, è quella particolare relazione di giunzione (congiunzione o disgiunzione) tra l’essere e l'apparire, che si può esprimere così: l’essere del nostro non-apparire e l'apparire del nostro non-essere. Parliamo evidentemente della morte e con la morte, nella seduta così come nella realtà virtuale: per accettarla, esorcizzarla, per comprenderne l’ombra che proietta sulla vita. Perché la morte è immanente alla vita. Il nostro divenire è sempre un morire parziale e continuo. Rinunciamo a parte della nostra vita,
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courtesy goethe2 gallery
2007 140 x 100 cm, pastello nero su carta
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Lukas Zanotti seduta spiritica #15
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Ágnes Bartha Schmuck 2008 Plexiglas, Korallen
Ich stamme von einer Künstlerfamilie ab. Studiert habe ich in Budapest und Paris. Als Künstlerin arbeite ich mit Emaille, ich stelle Schmuck her bzw. bin Gold- und Silberschmiedin, zudem schreibe ich. Seit über 40 Jahren bin ich mit meinen Werken auf Ausstellungen unterwegs. Im Abstand von ein bis zwei Jahren wurden und werden meine Werke in Ungarn, Frankreich und Österreich ausgestellt. In meinen Arbeiten versuche ich meine persönliche Meinung über die Zeit, in der wir leben, zum Ausdruck zu bringen. Ich möchte etwas darstellen, das dem Auge des Betrachters solange verborgen bleibt, bis er es nicht in der Form eines Kunstwerks wiedererkennt. Derzeit mache ich Schmuck
aus Plexiglas. Ich experimentiere mit diesem Material, weil ich davon überzeugt bin, dass das Schmuckdesign des 21. Jahrhunderts neuen Anforderungen und Erwartungen entsprechen und damit aus neuen Werkstoffen bestehen sollte. Á. B., 1943, Künstlerin, lebt und arbeitet in Pilisborosjenö, in der Nähe von Budapest
English Summary: Ágnes Bartha works as a gold and silver smith. Jewel design in the 21st century means for her to work with different, new materials, for example with enamel; at the moment she’s working with Plexiglas. Through her works she expresses her opinion about the time we’re living now.
consiste in 90 tappi bianchi da prosecco fissati su una sfera di plastica trasparente. All’interno di ogni tappo si trova un led e grazie alla trasparenza della sfera emerge il groviglio di cavi elettrici posti all’interno. Il tutto è sostenuto da un tubo metallico incastrato su una base ricavata dal riflettore di un vecchio lampadario. L. C., 1987, designer, vive e studia tra Feltre (BL) e Bolzano
English Summary: The aim of Laura Canova's project is to demonstrate that it is possible to obtain a luxury product using discarded materials. Her Wine Moon lamp, for example, is made from 90 wine corks and a transparent sphere.
Portfolio Portfolio cool_schrank
Questo progetto ha lo scopo di introdurre nella vita quotidiana il nuovo sistema d’illuminazione a L.E.D (light emitting diode) cercando di attribuirgli una sorta di valore poetico per toglierlo dal contesto tecnologico in cui siamo abituati a vederlo. Attraverso il mio progetto vorrei trasmettere l’idea che anche con materiali a basso costo si possono creare degli oggetti di “lusso”. Ho dunque deciso di costruire delle lampade interamente realizzate con materiali poveri, quasi tutti trovati nei centri di raccolta differenziata e di farle sembrare, a prima vista, lampade costose; una volta avvicinati al prodotto però ci si rende conto che in realtà si tratta di materiali di scarto. Questa lampada si chiama Wine Moon e
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2009 tappi bianchi da prosecco, sfera di plastica trasparente, led, cavi elettrici, tubo metallico
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Laura Canova dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori...
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Nuit Blanche Photo Tiberio Sorvillo
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Make up & Hair style Celine Hausmann
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Styling Anna Quinz
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pag 12 dress Blumarine at Rosi Poi jacket Vintage De Luxe at Rosi Poi collant Omsa shoes Trend City pag 14 dress Acne at Rosi Poi jacket Acne at Rosi Poi jeans Just Usa shoes Trend City cover Frette
pag 15 dress D&G at Rosi Poi cardigan Kova & T collant Omsa shoes Trend City cover Frette pag 16, 18 skirt Kova & T t-shirt American Appareal sweatshirt 0044 jacket D&G at Rosi Poi gloves vintage
pag 19 jacket Quodlibet at Rosi Poi t-shirt American Appareal sweatshirt 0044 gloves Vintage shoes Trend City
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Risvolti neri: Murder considered as one of the Fine Arts, Fine Art considered as a Murder…
“Il rapporto singolare che si crea tra lo spettatore e l’opera mi è sempre sembrato produrre prima di tutto le condizioni di un'inchiesta di criminologia. L’artista, se non è sempre un brillante criminale, ordisce delle messe in scena, dispone delle prove, nasconde le evidenze, accumula gli indizi. L’opera del resto è come un crimine – passionale o politico, un delitto – con o senza premeditazione (…). Lo spettatore formula delle ipotesi, districa la matassa delle contraddizioni, procede per associazione, stabilisce il proprio metodo. E alla fine, decide la sua Legge…” con queste parole, il critico e curatore Eric Troncy inizia la sua raccolta di saggi sull’arte contemporanea intitolata “Le colonel Moutarde dans la bibliothèque avec le chandelier” (Dijon, Les Presses du Réel 1998). Il titolo, ripreso dal gioco Cluedo suggerisce maliziosamente che anche la critica è assimilabile ad un’ipotesi di “soluzione” per un crimine commesso. Certo, l’idea non è nuova. Il rapporto tra arte e crimine – e delitto in particolare – è consolidato. Siamo abituati alla tradizione pittorica antica, in cui omicidi, stragi, martiri e riti sacrificali erano all’ordine del giorno, riflesso
di un mondo ancora insanguinato da guerre e abusi ma anche di una mitologia costruita sulle passioni più estreme. E siamo anche abituati a certe rappresentazioni della violenza dell’uomo sull’uomo dell’arte contemporanea: dalle colorate serie di Andy Warhol ai Meutres di Jacques Monory, in cui il realismo della “nuova figurazione” è stemperato da un monocromo blu, la strategia pop sposta la violenza dal reale al mondo dell’immaginario, (attraverso il riferimento al cinema e alla letteratura noir): la brutalità appare in filigrana, ma codificata, trasformata in icona. Ma Troncy suggerisce un’altra prospettiva. In qualche modo, ci propone di invertire la formula del celebre pamplhet di De Quincey, apparso nel lontano 1827, Murder, considered as one of the fine arts: l’arte considerata come un delitto. Per trovare degli esempi non bisogna rivolgersi all’arte pop ma alla costellazione del concettuale. Ed ecco affiorare una linea che emerge dalle prime sperimentazioni e che si estende fino alle pratiche contemporanee e che si concentra sulle nozioni di delitto e di indagine poliziesca. Già nel 1969, sull’onda della contestazione della
fattualità minimalista, l’artista americano Barry Le Va proponeva di utilizzare la struttura della “mystery fiction” come modello per l’opera d’arte (Cleavers, 1969): gli spettatori non percepiscono un oggetto compiuto e compatto, ma una disseminazione di indizi e devono quindi procedere per ipotesi “come dei detectives”. Per Le Va, l’opera non deve più limitarsi all’oggetto, ma essere immateriale, invisibile. Fondamentalmente essa corrisponde al percorso di indagine, alla serie di ipotesi che sono formulate, appunto a partire da una serie di “indizi”. Qualche anno dopo, anche Dennis Oppenheim lascia una serie di indizi per guidare lo spettatore alla scoperta di un assassino (Search for Clues, 1974). Alla stessa epoca, John Baldessari, invitato ad un’esposizione di stampe, appone le sue impronte digitali su di un vaso di porcellana: questa marcatura – che ammicca alle procedure dell’inchiesta poliziesca – indica una strategia di appropriazione singolare, e trasforma l’atto di scelta di un ready made – atto fondatore, da Duchamp in poi, della prospettiva concettuale – in un crimine.
L’oggetto qualunque, toccato dalla mano dell’artista (il “segno di Caino”?) diventa corpus delicti. E il delito è precisamente il cambio di statuto che tale gesto impone all’oggetto, da strumento d’uso a opera d’arte. Anche Robert Morris, Allan Ruppersberg e soprattutto Mac Adams progettano diverse “scene del delitto”. Per la nascente arte concettuale, l’enigma e l’inchiesta, il lavoro di interpretazione diventano delle nozioni utili a declinare e esplicitare il paradigma estetico, di una concezione dell’arte che rifiuta l’oggetto d’arte per sostituirlo con una serie di processi cognitivi, mentali. Ma era un’epoca in cui l’arte si prendeva sul serio, in cui gli artisti non solo facevano teoria, ma facevano della teoria la loro arte. Nel generale clima di disillusione, oggi le cose sono diverse. Anche il delitto ha un fascino diverso, non è più una speculazione “a freddo”, un gioco di deduzioni, ipotesi e soluzioni, un rompicapo tutto mentale in cui la morte è una comparsa puramente teorica. Come illustra il volumetto Fresh Theory II (Black), curato da Mark Alizart e Christophe Kihm (Editions Léo Schéer, 2006), nella ri-
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Gianni Pisani La pistola d’argento 1968-2006 bronzo, fotografia
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courtesy Palazzo delle Papesse, SIena
Delitti, morte, violenza. Fin dai tempi più antichi, passando per il Barocco, la Pop Art e la Conceptual Art, il mondo dell’arte subisce la fascinazione del crimine. Gli artisti come “criminali”, gli spettatori come “detective”. L’arte è davvero un delitto? O è il delitto a essere un’arte?
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Text Emanuele Quinz
Courtesy artista e Marian Goodman, New York. Photo Santi Caleca
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Maurizio Cattelan All 2008 9 sculture Marmo bianco di Carrara Dimensioni variabili Palazzo Grassi
flessione contemporanea la morte assume un ruolo di primo piano. La raccolta, che include interventi di giovani filosofi francesi (ma non solo), esplora, tra gli altri temi, un certo dark side dell’arte attuale – legato all’invadente presenza delle rappresentazioni della morte, del lutto e della violenza. È innegabile, i simboli mortuari sono di moda – basta pensare alla proliferazione dell’iconografia dei teschi (da Black Kites di Gabriel Orozco 1997 agli Skulls di Damien Hirst, ma anche Jan Fabre, Piotr Uklanski, Suboth Gupta, solo per citare i più mediatizzati). Ma tali simboli appaiono spesso banalizzati o meglio trasformati in icone glamour (molto presenti nella moda e negli accessori, da Jeremy Scott in poi), e quindi anestetizzati: anzi, la morte appare, in questo trafelato e instabile universo, il riposo estremo, la pace ultima. Allora anche il delitto cambia statuto, non è più quell’”atto selettivo” e fondamentalmente elitista a cui allude Troncy, il crimine borghese, che si consuma nel circolo chiuso di pochi eletti – alla Agatha Christie, per intenderci – ma quello consumato nella brutalità e nella violenza di un conflitto sociale – del terrorismo, della guerriglia. Nonostante questo, il trattamento resta nella maggior parte dei casi distante, sempre più mentale che viscerale, titubante tra cinismo e inquietudine, senza mai riuscire a divenire reale partecipazione.
L’esempio evidente è Maurizio Cattelan, che nelle sue opere evoca spesso al crimine, e allude all’artista come un criminale – e non si sa mai se prenderlo sul serio. In ogni caso, l’arte rimane al di là dei fatti. E lo spettatore non è più invitato a fare un’inchiesta o un’“anatomia di un delitto” a partire da prove disperse ed ermetiche ma a ritrovare nelle sale immacolate dei musei, lontano dalla realtà, quegli spettri che lo terrorizzano nella vita di tutti i giorni. Con una domanda che lo assilla, sempre più pressante: questi spettri, nelle sale immacolate dei musei, fanno meno paura? Quei lenzuoli, sul sontuoso pavimento di marmo di Palazzo Grassi sono solo sontuose sculture di marmo, o nascondono dei corpi – vittime di quale invisibile assassino? Summary in English: The relationship between art and crime – murder in particular – has been undeniable since ancient pictorial tradition. With the advent of concept art, fine art starts being considered as a murder. The game of deduction-hypothesis-solution explicates a conception of art where the object is replaced by an anlysis of it. Today murder has a different appeal. It is not a brainteaser where death plays a secondary role. Death is the protagonist. There is a dark side in contemporary art, a massive presence of death, mourning and violence representations. Death symbols are fashionable – just think about the skulls iconography – but often banalized or transformed into glamour icons and therefore anaesthetized: in this unstable world, death is seen as the ultimate peace.
Is There anybody schrank out there?
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Paola Tognon interviews Fabio Cavallucci
Chiacchierata informale con Fabio Cavallucci – ultimo direttore della Galleria Civica di Trento – sullo stato di salute dell’arte contemporanea in Trentino Alto Adige. Nella speranza che le cose qui non siano mai più come prima.
Adige finisca per essere indirizzata perlopiù all'innovazione, visto che la conservazione richiede qui meno risorse.
courtesy Galleria Civica di Arte Contemporanea di Trento. photo Olaf Breuning
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Conversazioni telefoniche ed elettroniche
Il Trentino Alto Adige porta/porterà traccia delle attività nel settore delle arti contemporanee realizzate in questi ultimi anni? Chissà? Questo è difficile da dire. La rivoluzione americana ha avuto i suoi maggiori effetti in Europa con la Rivoluzione Francese. E la Rivoluzione Francese ha poi prodotto le rivolte del 1820 e '21 in Spagna, in Piemonte e in Italia Meridionale. Non si sa mai dove, quando e come alcuni fatti producano delle conseguenze. Certo, credo che sarà difficile, nel bene e nel male, almeno per gli addetti ai lavori, dimenticare cosa è stata Manifesta7, il Museion, e anche la piccola Galleria Civica di Trento in questi anni. Più che una certezza è una speranza: che da queste parti si possa dire che non potrà essere mai più come prima. Primi del mese di febbraio dell'anno 2009. Conversazioni telefoniche ed elettroniche con Fabio Cavallucci. Il Trentino Alto Adige rappresenta per te un territorio incline alla ricerca sul contemporaneo? Il Trentino Alto Adige è un territorio naturalmente incline alla ricerca sul contemporaneo per la ragione opposta per cui non lo è Firenze o lo è con grande difficoltà Roma. Città e territori in cui il peso della storia è sovrabbondante, faticano a volgersi verso il contemporaneo, che invece sgorga naturalmente dove i monumenti storici non sono predominanti. Il Trentino Alto Adige, in questo senso, è molto più simile all'Europa del nord, all'Austria e alla Germania, la cui spinta verso la ricerca contemporanea è stata sempre forte. Ciò non significa, in un momento di riflusso generale, che qui non si paghi uno scotto anche maggiore. Ma è naturale che nel tempo la parte di risorse destinate ai beni culturali in Trentino Alto
Esiste un'anima/una vocazione/un'identità territoriale riconoscibile-interpretabile nelle discipline creative? Mica facili queste domande! Non è che potevi chiedere quali erano le ultime mostre fatte o cosa intendo fare in futuro, come si fa di solito? Dunque, questa dell'identità territoriale dell'arte è una questione che mi sono posto tante volte, devo dire senza essere mai riuscito a trovare una risposta convincente. Mi piace però verificarla in rapporto a quanto avviene in altri settori. Per esempio se paragoniamo l'arte alla cucina, dobbiamo ammettere che quando visitiamo un luogo ci piace assaggiare la cucina locale, e dunque in Alto Adige preferiamo mangiare Knödel e bere Lagrein piuttosto che guacamole e vino messicano. A Lucca ora le ricette tipiche sono imposte per delibera comunale nei ristoranti del centro, per cui l'identità della cucina è salva. Ci sono prodotti però che si diffondono ed entrano nell'uso di varie regioni e nazioni: la pizza è napoletana, ma di fatto ha ben presto allargato la sua tipicità a tutta Italia ed ormai si trova in tutto il mondo, tanto che sono convinto che molti ameri-
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left: Olaf Breuning Good News Bad News Trento, October 2007
(C) roberto cuoghi, 2004
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fabio cavallucci
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Michael Fliri, All right... all right. foto serie, 2007
cani la considerino un loro piatto tradizionale. In ogni caso di solito nella cucina il localismo è un pregio, tanto che i marchi doc, docg, eccetera stanno a garantire un valore riconosciuto. Nell'arte non è così, i localismi, gli eccessi di tipicità, sono visti come elementi negativi, anche perché la manualità e i materiali, ossia i prodotti più riferibili al territorio, oggi contano poco, e il linguaggio artistico ha di solito un'aspirazione universale. Come vedi non sono stato capace di rispondere alla domanda. Ma mi piace pensare che se vado a Napoli trovo la migliore pizza del mondo, ed entrando al Madre posso vedere alcuni capolavori dell'arte contemporanea mondiale, probabilmente non napoletani. Il Trentino Alto Adige è terra di contagio? E come si situa in Italia? Data la sua posizione geografica, in rapporto al resto d'Italia il Trentino Alto Adige potrebbe aspirare ad essere ambito di incontro con l'Europa del Nord. Ammettiamolo, fino a una decina di anni fa questa regione era vista come periferica, non solo sotto il profilo artistico. Per altri aspetti in parte lo è ancora, se si pensa che la maggior parte dei miei conoscenti quando dico "vado a Trento" mi risponde "ah, tu che sei vicino a Trieste...". Al di là dell'ignoranza geografica degli italiani, bisogna ammettere che oggi la geografia conta poco.
La cultura, le innovazioni, non viaggiano più in carrozza, come quando la pittura ad olio impiegò diversi decenni per scendere dalle Fiandre all'Italia. Oggi le informazioni si propagano istantaneamente, e quindi possono attecchire ovunque. Come dice Virilio, più che la storia, le nuove tecnologie distruggono la geografia. E dunque le rendite di posizione non funzionano più. Per cui se non si costruiscono le basi per essere punto di incontro (o come dici tu, di contagio) è difficile essere favoriti dalla situazione geografica. Insomma, bisogna rimboccarsi le maniche. Cosa pensi del nero? Per quanto rigurda l'arte mi sono sempre chiesto perché è preferito dagli artisti e dagli addetti ai lavori per le inaugurazioni. Forse è un modo per sfidare la sfiga? Per gli scacchi lo contrappongo al bianco, per i partiti o le ideologie al rosso. Per le ore del giorno penso ovviamente alla notte, per il computer vedo lo schermo spento. In arte ricordo che gli impressionisti lo vietavano, e quando frequentavo l'Accademia (sì ho anche questo difetto) mi chiedevo come mai il nero fosse "d'avorio" e non, che so, ad esempio, di "carbone". Naturalmente, se penso al futuro, vorrei che non fosse nero, ma semmai roseo.
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English Summary: Fabio Cavallucci, last Director of the Galleria Civica in Trento, speaks about the situation of contemporary art in Trentino Alto Adige. This Territory is naturally predisposed to research on contemporary art. Towns and territories with an heavy historical weight have difficulties opening a door to contemporary art, which on the contrary emerges in places with less historical structures. From this point of view, Trentino Alto Adige is more similar to Northern Europe where experimentation within contemporary art is deep-rooted. It has to be said that today the geographical aspect is not crucial. Culture, innovation and information move rapidly and can reach anyone anywhere. Therefore, if we don't create the right conditions to become a place of cultural contamination, the geographical position won't grant any advantage. In other words, we need to roll up our sleeves.
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Courtesy Raffaella Cortese. PHoto Rainer Frimmel
Un'impressione di Berlino, dove sei ora. La cosa simpatica, e che forse ha a che fare con questa intervista, è che ero appena arrivato a Berlino da un paio d'ore, passeggiavo per la strada a Kreuzberg, e mi sono sentito chiamare per strada: "Fabio! Fabio!". Era Christian Niccoli, un artista altoatesino che vive qui.
"Non puoi scappare nemmeno a Berlino, ho pensato". Così ho visitato il suo studio alla Bethanien Künstlerhaus, e devo dire che ho scoperto un artista interessante che pensa in profondità i suoi lavori. Detto questo, per quanto non possa affermare di conoscere a fondo Berlino, ho sempre avuto l'impressione che questa città non riesca ad esprimere tutte le sue potenzialità. C'è a Berlino una delle maggiori concentrazioni di artisti d'Europa, probabilmente seconda solo a Londra, ma in realtà la città non fa molto per renderli visibili. Però ho la sensazione che le cose stiano lentamente mutando, che pian piano qualcosa cominci a muoversi. Intanto anche una notizia negativa: anche i prezzi stanno aumentando. Che sia questo il segno che presto Berlino, anche artisticamente, diventerà come Londra?
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Esiste un'attualità del contemporaneo che si lega ad una regione/ paese/luogo oggi? A mia conoscenza, più che dei caratteri locali esistono dei modi di porsi di fronte all'arte tipici di alcuni paesi, o per meglio dire di alcune ampie aree geografiche. A parte quelle occidentali, e a parte la Cina e il resto dell'Asia che conosco poco, le aree che mi sembrano oggi ancora interessanti sono l'America Latina e l'Est Europa, in particolare la Polonia. La Polonia è portatrice di una cultura performativa, erede di Kantor e Grotowski, e di un senso di decadenza del corpo che va dalla Abakanovic fino ad Althamer. In America Latina l'arte è spesso connessa con tematiche politiche e sociali molto forti, quasi fosse uno strumento di ribellione al potere: si pensi a Regina Galindo, o ad Anibal Lopez. Naturalmente si tratta di un'analisi un po' superficiale, e direi unilaterale, ma è così ogni volta che tentiamo qualche schematizzazione.
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La vittima indossava sandali Prada
Laura Casagranda inteviews Melanie Pullen
Dopo aver mescolato moda e crimine in High Fashion Crime Scenes, Melanie Pullen prosegue il suo persorso di contaminazione tra serio e faceto nella nuova serie fotografica Violent Times, esplorazione del lato estetico della guerra.
Il corpo senza vita di una giovane donna viene ritrovato riverso al suolo all'interno della metropolitana. Ma, non è un Issey Miyake quello che indossa? Con la serie fotografica High Fashion Crime Scenes, Melanie Pullen vuole esplorare la desensibilizzazione sociale, la glamourizzazione, lo sfruttamento e l'utilizzo commerciale delle tragedie umane. Ricostruzioni patinate di delitti realmente
avvenuti, fotografie a cavallo tra arte, moda e cronaca, in cui il delitto passa volutamente in secondo piano. Come è nata la serie High Fashion Crime Scenes? Ho iniziato a lavorare a questa serie dopo aver visto un libro di Luc Santé intitolato Evidence, che raccoglie scene di crimini avvenuti tra il 1912 e il 1914. Quelle immagini mi hanno catturato per mesi e mi è nata la voglia di approfondire l'argomento. Ho cominciato ad annotare le mie reazioni e mi sono scoperta sempre più desensibilizzata rispetto alla violenza, attratta dai dettagli e dalle storie che stavano dietro quelle immagini. Ho capito che il mio modo di reagire era dovuto alla continua esposizione ai media. Come mai hai deciso di mescolare un tema forte come la morte con la frivolezza della moda? Prendo in giro ciò che i media fanno quotidianamente. Uso la tragedia per attirare le persone, ma rendo il tutto patinato ed esteticamente bello. Quando guardi il telegiornale hai davanti agli occhi scene drammatiche, eppure ogni tot minuti arriva uno spot con una bella ragazza. La moda rappresenta la commercializzazioHigh Fashion Crime Scenes left: Phones, 2005. C-Print, Plexi Face Mount, 194 x 253 cm right: Nina (Hanging Series), 2005. C-Print, Plexi Face Mount 251 x 193 cm
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violent times. from left: Musketeer (Soldier #37), 2008. WWII German General (Soldier #23), 2008. American Revolution (Soldier #1), 2008. Mexican General (Soldier #41), 2006. all from Soldier Series. Transparency
ne, è lo spot dello shampoo che irrompe e trae profitto dal dramma. Volevo giocare con questo schema per me affascinante, in maniera impertinente, rendendo il crimine volutamente quasi un extra. Come hai iniziato a collaborare con gli stilisti? All'inizio facevo tutto da sola. Compravo vestiti per 10-20 mila dollari al giorno e li rendevo una volta fatti gli scatti. Quelli dei grandi magazzini mi odiavano! Quando si è cominciato a parlare del mio lavoro, gli stilisti hanno iniziato a mandarmi le loro creazioni. La moda è anche una passione per te? Adoro la moda. Trovo che molti designers siano veri e propri artisti e tuttavia non ricevono il rispetto dovuto in quanto tali. Vedo la moda come una scultura di ghiaccio, sempre soggetta a cambiamento e rinnovamento e tuttavia resistente nel tempo. La moda è molto potente e racconta la storia di una persona. Il glamour è entrato in gioco anche nella mia ultima produzione, Violent Times.
Trovo interessante vedere come le persone si siano abbigliate, nel corso delle varie epoche storiche, per uccidere. Sembri essere affascianta dai temi cupi. C'è una ragione particolare? Sono interessata alle persone e a come funziona la loro mente, come rispondono alle immagini cupe e cosa ne traggono. Il mio lavoro è stratificato e suscita una risposta emotiva. Può dare una certa impressione, ma se guardi in profondità c'è molto di più. E' una sorta di viaggio. Il tema di Violent Times è la guerra. Com'è nata questa nuova serie? La realizzazione di questa serie è stata molto difficile per vari motivi. Innanzitutto per l'accuratezza dei costumi e per gli elementi storici presenti. Ho lavorato con tantissime persone e con un budget minimo. La serie in sé è molto elaborata, è costituita da 94 fotografie tra il metro e 80 e i tre metri di altezza, gigantografie traspa-
Ci puoi dire qualcosa sul tuo nuovo progetto? È strettamente legato a Violent Times e High Fashion Crime Scenes,
www.melaniepullen.com Violent Times – fino a fine febbraio alla Ace Gallery di Los Angeles. Dal 5 marzo alla Stephen Wirtz Gallery, San Francisco.
English Summary: With her first major work, the photographic series High Fashion Crime Scenes, Los Angeles-based artist Melanie Pullen explored society's desensitization, glamourization and exploitation of people's tragedies. She accurately re-staged vintage crime-scene images taken from the police archives and added a glamouros touch with beautiful models and designers' clothes, with the intent to draw the viewer's attention away from the harsh subject. In these breathtaking photographs crime is intentionally secondary to the beauty and fascination of a Prada dress or a pair of Jimmy Choo heels. In her new work, Violent Times, Melanie Pullen turns the focus from crime to another cruel topic and explores the innate glamour of war.
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C'è un legame tra High Fashion Crime Scenes and Violent Times? Violent Times ha avuto origine dalla ricerca che avevo fatto per High Fashion Crime Scenes. Nel materiale raccolto mi capitava di trovare immagini di guerra ed ho iniziato ad essere più sensibile a questo tema. Le immagini di guerra mi affascinano profondamente per le costanti battaglie che gli esseri umani portano avanti nonstante l'intelligenza e la cultura.
sto lavorando ad una sorta di trilogia. Si tratterà di una serie di video ad altissima tecnologia.
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renti illuminate dal retro – tutte processate manualmente. Violent Times è un gioco di parole, in realtà è una visione glamour della guerra. Le pose sono molto teatrali, a volte sembra di guardare dei soldatini. E invece si tratta di scene di battaglie realmente avvenute, di costumi effettivamente indossati, o di vero Anthrax nel caso delle immagini sulla guerra chimica.
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in Lightbox, 163 x 114 cm.
Text Laura Casagranda
Piace a tutti perché è versatile, elegante, misterioso e sofisticato. Una tonalità che da sempre evoca immagini intense, da quelle più tetre legate al Medioevo fino alle icone di stile di ieri e di oggi.
Nero totale. Se è vero che la moda è lo specchio del sentire sociale, non poteva esserci altra tendenza per l'inverno 2008/2009, quello che sarà ricordato per il black Monday. Nella moda, nel make-up, nella musica, nelle ghost stories e nel cinema. Le silhouettes monocromatiche hanno dominato le passerelle internazionali della stagione in corso, così come le tonalità scure hanno vestito bocca, occhi e unghie. Il ritorno della darkwave ed il successo dei romanzi di genere fantasy-gotico e di film come Twilight, non fanno altro che confermare che il dark mood è tornato. Il Museum at Fashion Institute of Technology di New York ha recentemente dedicato una sorprendente esposizione a questa tendenza. “Gothic: Dark Glamour” (che chiuderà il 21 febbraio) esamina il lato più misterioso e dark della moda, attraverso le creazioni di stilisti che da sempre hanno manifestato un particolare legame con lo stile gotico. Da Alexander McQueen ad Olivier Theyskens, da Rick Owens a Comme des Garçons, passando per John Galliano e Riccardo Tisci, le oltre 75 creazioni, esposte in una suggestiva e drammatica scenografia di labirinti e castelli, raccontano di uno stile noir che non è mai morto. Prima esposizione dedicata al tema, “Gothic: Dark Glamour” ripercorre lo sviluppo dello stile gotico dalle origini nel diciottesimo secolo, alle sue manifestazioni contemporanee nell'arte, nella moda e nel cinema. Colore gotico per eccellenza, il nero è stato a lungo associato all'oscurità, e per estensione, al diavolo e alla morte. Ma anche nero simbolo di eleganza e aristocrazia. Nero amico della melancolia dei poeti dandy ottocenteschi, Baudelaire e Byron. Nero come
la sottocultura gotica contemporanea, quella dei primissimi anni '80, di Siouxsie Sioux e di Peter Murphy. Contrariamente ad altre tendenze stilistiche, il gotico non è mai morto, ma al contrario ha attraversato i secoli influenzando tutte le arti. Non sorprende quindi che molti stilisti ne abbiano fatto fonte di ispirazione per le proprie collezioni, ed in alcuni casi lo abbiano adottato come stile personale (è il caso di Rick Owens, ex-goth). Se Riccardo Tisci esprime da tempo il suo attaccamento all'immaginario gotico, anche Alexander McQueen per l'inverno 2008/2009 ha proposto corsetti neri accessoriati da gioielli vistosi e piuttosto sinistri, stivaletti con punte rinforzate e borsette che ricordano dei portaincenso. Addirittura Miuccia Prada ha praticamente dedicato un'intera collezione al pizzo nero. L'immagine della morte, l'horror ed il gusto del macabro sono perversamente attraenti per molti designers. Forse per questo o perchè i tempi bui e le inquietudini sociali ciclicamente ritornano, il dark mood non ci abbandonerà. O forse perchè, come sosteneva mademoiselle Chanel, il nero contiene tutto. courtesy maison Christian Dior
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Il nero è il nuovo nero
English Summary: If the assumption that economic distress and social tensions call for somber shades and austere silhouettes is correct, 2008 has certainly been the right year for a return to total black in fashion. The goth aesthetic, with its archetypal color, emerged in books, movies, music, make-up and maybe more impressively in fashion. Many designers seem to be attracted by horror, decay and melancholy, and more than once they have touched on gothic themes. The recent exhibition “Gothic: Dark Glamour“, held at the Museum at FIT in New York, details the influence of gothic imagery in fashion through the work of such influential designers as Riccardo Tisci, John Galliano, Rick Owens, Comme des Garçons and Alexander McQueen. Once exclusively for outcasts, goth has now become a mainstream trend.
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courtesy maison givenchy
left: evening dress, haute couture spring/summer 2006, collection designed By john galliano for christian dior
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evening dress, haute couture fall/ Winter 2006, collection designed By riccardo tisci for givenchy
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Text Kunigunde Weissenegger Photo Alexander Erlacher
Für einen Abend schicke ich mein Sehorgan auf Urlaub. Hören. Tasten. Riechen. Schmecken. Darauf konzentriere ich mich. Und in tiefschwarzer Finsternis treffe ich Menschen, die ich nachher nur an ihrer Stimme wiedererkenne.
annemarie innerhofer
Rendezvous mit der Dunkelheit Der Schießstandweg Nummer 36 in Bozen ist leicht zu finden. Es ist schon dunkel, doch das große Haus sehe ich schon von weitem. Ein schneller Blick auf meine Uhr. Nein, zu spät komme ich nicht. „Hallo, ich bin Elisabeth,“ begrüßt sie mich am Hauseingang und streckt mir ihre Hand entgegen. Ich stelle mich ihr ebenfalls vor. Sie dreht sich um und bedeutet mir, ihr zu folgen. Der Gang ist breit. Der Mauer entlang zieht sich ein Holzgeländer. Wir gehen einige Schritte und biegen dann nach links in einen Raum. Elisabeth geht zum Tisch und setzt sich auf die Eckbank. Ich lege meine Handtasche und meinen Mantel ab. Dann gehe ich wieder zur Tür, suche den Lichtschalter und mache mir Licht. Elisabeth Gitzl ist die Leiterin des Blindenzentrums St. Raphael. Sie erzählt mir, wie vor ungefähr vier Jahren bei der 25-Jahr-Feier des Blindenzentrums alles begann: Ein Tag der offenen Tür, ein
Dunkelparcours, eine Dunkel-Bar und viele Menschen, die von dem Besuch darin und dieser Sinneserfahrung begeistert waren. Die Idee für das Dunkelrestaurant war geboren. Es folgten erste Anfragen für ein Mittagessen. Mit großem Erfolg probierten Elisabeth und ihre Mitarbeiter diese besondere Art Restaurant aus, wiederholten es und beschlossen schließlich, regelmäßig jeden Dienstag Gäste zu empfangen und in angenehmer Atmosphäre Abendessen zu servieren. Sehende haben so die Möglichkeit, eine Erfahrung zu machen, die sie sonst nicht haben. Jeder empfindet den Abend anders. Die Wahrnehmung ist sehr individuell. Elisabeth hat mich neugierig gemacht und ich nehme ihre Einladung zum Essen im Dunkelrestaurant an. Meine Augen sehen nichts, ich kann mich anstrengen so viel ich will. Es bleibt dunkel und schwarz. Ich besinne mich auf mei-
English Summary: Have you ever had a rendezvous with the darkness? The centre for the blind “Blindenzentrum St. Raphael” in Bozen/Bolzano every Tuesday offers a very special way to discover your senses: In the Dark Restaurant for one evening you don’t use your eyes. You orientate yourself with your other four senses: touch, hearing, smell and taste. You experience the world in complete darkness and in this obscurity you will meet people you recognize after this dinner only by their voice.
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jedes Räuspern und Husten der Gäste. Es fehlt uns an nichts. Der Abend ist ungewohnt und angenehm. Allemal eine Erfahrung wert und am besten jeder erlebt es selbst einmal. Denn es ist aufregend und einmalig wie ein Rendezvous.
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ne anderen vier Sinne und taste mich voran. Langsam. Unsicher. Der Raum fühlt sich hoch an. Irgendwie habe ich das Gefühl, er ist schmal. Der Boden muss aus Stein sein. Oder doch Parkett? Ich bin etwas durcheinander. Dann rieche ich kalte Luft: Irgendwo steht ein Fenster offen, oder eine Tür. Meine Arme schiebe ich ausgestreckt vor mir her. Die Hände versuchen die Dunkelheit zu erfühlen und die Finger winken leise durch die Luft. Meine Augen habe ich mittlerweile geschlossen. Ist weniger anstrengend und sehen tu ich sowieso nichts. Die Stimme von Annemarie Innerhofer, die uns durch die Dunkelheit begleitet, gibt mir Sicherheit. Ich folge ihr. Langsam. Vorsichtig. Sie lotst uns zu den Tischen. Wir nehmen Platz, orientieren uns. Wo steht mein Glas? Ist das deine Gabel oder meine? Helfen einander. Wer hat die Wasserflasche? Reicht mir jemand Salz und Pfeffer? Das Essen schmeckt hervorragend. Die Dunkelheit ist ungewohnt. Elisabeth und Annemarie reagieren auf
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elisabeth gitzl
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Maus, Maus, komm heraus
Skurrile Figuren, eingesperrt in einer Pension an einem abgelegenen Ort. Ein im nahen London verübter Mord löst Beunruhigung aus. Jeder könnte das nächste Opfer sein. Aber jeder könnte auch der Täter sein. Das spannende Stück erzählt von ohnmächtigen Frauen und Männern und von scheinbar längst vergangenen und vergessenen Ereignissen. – Möge auch das Bozner Publikum diesen kniffligen Fall lösen und sich an das ungeschriebene Gesetz halten: Die Zuschauer werden nach der Aufführung aufgefordert, die Lösung nicht zu verraten. Auch die Presse hält sich an dieses Abkommen. Wir haben den Bühnenbildner Friedrich Despalmes gefragt, ob er uns nicht doch ein wenig über den Krimi-Klassiker verrät und wie es ist, den Tatort vor dem Mord zu betreten.
Der Mörder ist der Gärtner, oder? Tja, das wird das Stück zeigen. Das ist bei Agatha Christie das Ungewöhnliche: Es bleibt sehr spannend bis zuletzt. Im Laufe des Abends fällt der Verdacht auf jeden, umso größer ist die Überraschung am Schluss; soviel sei verraten. „Die Mausefalle“ kann man mehrere Male sehen, aber nur einmal ohne zu wissen, wer der Mörder ist. Ist beim zweiten Mal die Spannung weg? Die Spannung bleibt sicher, auch beim zweiten Mal. Denn jede Inszenierung ist anders und fasziniert aufgrund der Art der Umsetzung und Intensität der Schauspieler immer wieder aufs Neue.
Spannung und Nervenkitzel sind demnach garantiert. Verraten Sie uns am Schluss doch noch eines: Werden sich die Theaterbesucher
nach der Aufführung noch trauen allein nach Hause zu gehen? Das glaube ich schon, vor allem weil Agatha Christies Kriminalgeschichten immer mit einem Augenzwinkern geschrieben sind. Sie meistert diese Gratwanderung zwischen witzig und tragisch sehr geschickt.
English Summary: From 14th to 22nd February the theatre “Vereinigte Bühnen Bozen” stages Agatha Christie’s classic thriller “The Mousetrap” at the Municipal Theatre of Bozen/Bolzano. A group of people are gathered together in a remote part of the countryside, and one of them is the killer. The play is known for its twist ending, which at the end of every performance the audience is asked not to reveal. It is also famous for having the longest initial run of any play in the world, with over 23,000 performances since beginning its run in St. Martin’s Theatre in London in 1952.
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Wir kennen also den Mörder nicht. Was denken Sie: Wie lange rätseln die Zuschauer, wer es gewesen ist? Winston Churchill, so wird erzählt, hatte schon in der Pause das Rätsel gelöst. Das ist interessant, denn ich glaube, dass das sehr lange unklar bleibt. Agatha Christie stellt dies nämlich sehr geschickt an: Wie bei einer Uhr, wo der Zeiger ständig weiter wandert, lenkt sie den Verdacht im Laufe des Stücks von einer zur nächsten Person. Die Lösung bahnt sich überhaupt nicht schnell an und die Tüftler kommen sicher auf ihre Kosten.
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Courtesy Vereinigte Bühnen Bozen
Es ist das am längsten ununterbrochen aufgeführte Theaterstück der Welt. Seit 1952 läuft Agatha Christies Kriminalschauspiel „Die Mausefalle“ täglich im Londoner St. Martin’s Theatre. Mittlerweile zählt es über 23.000 Aufführungen. Vom 14. bis 22. Februar führen die Vereinigten Bühnen Bozen das Stück im Stadttheater Bozen auf.
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Kunigunde Weissenegger interviews Friedrich Despalmes
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Lenewblack La nuova moda è in rete Text Emanuele Quinz
Può una fashion week non finire mai? Il salone di moda parigino Rendez-Vous apre una “succursale” on-line, per mantenere sempre collegati designer emergenti e universo commerciale. Per contrastare la crisi senza fermare la moda.
soiree rendez-vous femme october 2008, paris right: pictures from lenewblack website
Incontro a Parigi con Vidya Narine, co-direttrice del salone RendezVous, riferimento per la creazione di moda di punta, per il suo nuovo progetto di salone on-line, il sito Lenewblack, una piattaforma internazionale che promuove i designer e le marche di talento. Come é nata l’idea di Lenewblack? Abbiamo creato il salone Rendez-Vous 5 anni fa, perché non riuscivamo a trovare il giusto ambiente – a livello di buyer e selezione di marche – per sviluppare e diffondere il nostro brand (Surface to Air). Da allora, Rendez-Vous ha luogo ad ogni Fashion Week parigina e propone ogni anno una selezione di 500 designer e marchi. Dopo i primi 2 anni di vita del salone, ho iniziato a pensare alla possibilità di estendere Rendez-Vous on-line. Allo stesso tempo, ci siamo resi conto che i compratori giapponesi, americani e australiani cominciavano a spostarsi meno e a restare meno tempo a Parigi. L’Euro é sempre più forte e diventa sempre più difficile per i compratori investire dei budget in nuovi designer, in quanto le loro spese di viaggio e di soggiorno a Parigi iniziano ad essere molto pesanti. Inoltre, pensando alla produzione esponenziale di documenti di diffusione (lookbooks, magazines, guides, ads, etc.) che la moda produce, mi sono chiesta, come fosse possibile limita-
re questa produzione e mantenere uno strumento per mostrare le collezioni? Questi punti si inseriscono in una riflessione globale su come consumare meno e meglio, una riflessione che include il fatto che se le persone viaggiano meno, spendono meno soldi ed energie a spostarsi e a spostare le loro collezioni, mantenendo comunque i contatti e il commercio attivi – il che é decisamente positivo. Abbiamo lavorato più di 2 anni alla struttura del sito, cercando di unire tutte le esperienze che abbiamo acquisito con il salone, e con il lavoro con i designer e i compratori. Abbiamo lanciato una versione beta in agosto, e già 70 marche sono on-line. Da allora continuo a ricevere mail (sull’indirizzo buyer@lenewblack.com) da buyer di tutto il mondo, che hanno sentito parlare del progetto e chiedono un codice d’accesso. E moltissimi ordini sono stati lanciati, dal Giappone, Stati Uniti, Europa e persino da paesi come la Nuova Caledonia o Panama! Tutti questi compratori sono esigenti, vogliono la garanzia della qualità della selezione, un livello da fashion week, e allo stesso tempo non hanno la possibilità di venire a Parigi 4 volte l’anno. Chi sono i designer che il sito presenta?
English Summary: “New Black” is Rei Kawakubo-inspired. “Le” is the French touch. Lenewblack.com is the online extension of parisian trade-show Rendez-Vous, which gathers a selection of 500 designers & brands every year. Since the launch of the beta version last August, 70 brands have joined a platform which allows designers, brands and international buyers to keep in touch before, during and after the fashion weeks without leaving their chairs. A selection of international brands, some of whom already well distributed and others still to be discovered, proposed to buyers as the "new black" – the must have – for the season.
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Perché il nome 'Le New Black"? Quest’espressione deriva da Rei Kawakubo di Comme des Garçons che ha detto una volta: "red is the new black", e stava pensando al concetto per la sua boutique di Faubourg Saint-Honoré. L’idea è di mettere i designer e le marche in primo piano e di proporli ai compratori come “the new black", il must per questa stagione. L’articolo in francese “le’” da un tocco parigino per una fashion week che non finisce mai.
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non hanno gli stessi ritmi di produzione e di diffusione stagionale. Le nostre boutique preferite amano presentare tali prodotti insieme ai capi di moda, l’abbiamo già fatto con Rendez-Vous e ora ci sembra normale fare la stessa cosa con lenewblack.com: i compratori possono trovare già da ora i prodotti di artoyz e di altre marche.
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Abbiamo cominciato con i designer di Rendez-Vous, designer che escono da scuole prestigiose e che hanno vinto numerosi premi, designer che hanno dei profili seri e professionali. Per noi, essi rappresentano la moda contemporanea, che è quella che abbiamo voglia di indossare e che i nostri concept-store e department-store preferiti comprano. Si tratta di una selezione internazionale di marchi già ben distribuiti (Surface to Air, René Gurskov, Passarella Death Squad, Arielle de Pinto, Nakkna, Penkov, Hartmann Nordenholz, Ground Zero, Berangère Claire, Saskia Diez, Andrea Crews, Bijules, Marie Seguy), e di altri che vogliamo far scoprire ai compratori e che non sempre hanno i mezzi per essere presentati a Parigi (come Friedrich Gray, Kid Vanilla, Materialbyproduct, Qed, Sruli Recht, Superated, Thelma design e altri). Sono designer e marche che vengono da tutto il mondo – da Singapore all’Australia, dall’Europa alla Corea – ci entusiama la loro energia e il loro senso creativo, la qualità della loro produzione. E da parte loro, sono entusiasti di questo nuovo mezzo che offriamo loro, una piattaforma che permette loro di mantenere il contatto con i compratori prima, durante e dopo le fashion week. Inoltre, ho introdotto la possibilità di vendere oggetti di design, prodotti di lifestyle e cosmetici su lenewblack.com. Tali prodotti
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Der Mobiliar-Akrobat Kunigunde Weissenegger interviews Martino Gamper
Er liebt Ecken und interpretiert sie neu. Gefundenen, schon der Zerstörung geweihten Möbeln und Objekten haucht er neues Leben ein. Stühle nimmt er auseinander und fügt sie erneut zusammen. Seine Arbeiten tragen vertraute Zeichen der Vergangenheit und erzählen Geschichten von Materialien, Techniken, Menschen und Orten.
Nach seiner Tischlerlehre in Südtirol hat Martino Gamper in Wien an der Universität für Angewandte Kunst und an der Akademie der Bildenden Künste Bildhauerei und Produktdesign studiert. Ab 1996 arbeitete er für zwei Jahre freiberuflich in renommierten Designstudios in Mailand. 1998 ging er nach London und studierte am Royal College of Art. Seine Arbeiten wurden unter anderem im Victoria and Albert Museum, Design Museum und Sotheby’s in London, in der Nilufar Gallery in Mailand, im Kulturhuset in Stockholm sowie im MAK in Wien und in diversen, privaten Galerien ausgestellt. Eines seiner jüngsten Projekte ist „100 Chairs in 100 Days“, wo er 2007 in London aus einzelnen Stuhlteilen in 100 Tagen 100 neue Stühle gefertigt hat. Martino Gamper lebt und arbeitet in London. Zwischen seinen diversen Reisen nach Bologna und Marrakesch haben wir mit ihm über sein Schaffen gesprochen. Wie ist das Wetter in London? Sunny morning with rainy spells towards midday, with clouds moving in from the north. Was ist für dich das Besondere an London? Der Wechsel von Größe, Pluralität von Leuten und Möglichkeiten. Wie verbringst du am liebsten deine Zeit? Kochen für Freunde. Mit welchem Möbelstück ging's los? Mit einem Badeschrank.
Arnold Circus Stool, 2006
Künstler, Designer oder Tischler? Designer, der sich künstlerischer Methodik behilft und das Ganze mit Tischlerhandwerk übersetzt.
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Sommerset House, 2008
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Sommerset House, 2008
An welchen Projekten arbeitest du derzeit? Ausstellungsdesign für eine Buchausstellung in Luxemburg, Salone del mobile und an meinem neuen Studio.
ein wenig von ihrem Ruf und Charme verloren hat? Eckbänke verbinden Menschen.
Wo holst du dir die Inspiration für deine Ideen und Arbeiten? Ich gehe mit offenen Augen und Ohren durch die Welt.
Tradition oder Innovation? Ohne Tradition keine Innovation und ohne Innovation keine Tradition.
Was bewegt dich? Place – der Ort. Spaces – die Örtlichkeit, der Raum, Architektur. People – Leute. Situations – die Situation, aus der alles entsteht.
Was bedeuten dir Auszeichnungen wie "Designer of the Future"? Eine Anerkennung, dass man doch nicht nur eine schräger Typ ist, der komisches Zeug macht.
Du beschäftigst dich eingehend mit Materialien und deren Beschaffenheit. Warum tust du das, was du tust? Ohne Material gibt es kein Objekt. Seit man auf virtuelle Weise etwas entwerfen kann, ist sehr viel an Materialität verloren gegangen. Material erzählt Geschichten.
Wie hat dir die Manifesta7 gefallen? Ich fand die Locations super, den Kontext spannend, die Kunst teilweise etwas sehr stark "Lass uns sehr kritisch sein".
Welches Material verarbeitest du am liebsten? Holz. Was hältst du von der guten, alten Eckbank, die inzwischen leider
Du scheinst gerne und vorzugsweise vor Menschen zu arbeiten und sie in dein Werk einzubeziehen. Siehst du dich als Aktionskünstler? Nein, es hat fast immer etwas mit Zeitnot zu tun. Ausserdem schicke ich nicht gerne Dinge rund um die halbe Welt – local manufacturing.
Und die verarbeiteten Möbel kommen alle von der Straße? Nicht alles, Freunde und Bekannte helfen mit.
Wie geht es weiter? Ausstellungen, Hasselt Biennale, U.F.O. Show in Düsseldorf, Basel. And most important: Ich heirate im Juni Francis. Hast du dir für 2009 etwas vorgenommen? Was sind deine Träume? Mehr Natur, weniger Stadt.
Um-die-Ecke-Denker, In-die-Ecke-Denker oder An-Ecker? Ich sehe, die Ecke als Medium, oder als vergessener Ort zwischen Architektur und Möbel. Was machst du in deiner Freizeit? Kochen, Gartenarbeit, Bergsteigen, Snowboarden, wenn möglich. Du bist weit herumgekommen. Wohin geht die nächste Reise? Nach Kroatien. Wo würdest du einmal gerne ausstellen oder installieren sowie in Aktion sein?
English Summary: Martino Gamper was born in Meran in Italy. After an apprenticeship in cabinet making he studied sculpture and product-design at the University of Applied Art and the Academy of Fine Art in Vienna. In 1996 he moved to Milan working as a freelancer for international renowned design studios. Two years later he started studying at the RCA in London. Behind each piece of Gamper, there is a story that involves materials, techniques, people and places. His work has been exhibited in various exhibitions in Victoria and Albert Museum, Design Museum and Sotheby’s in London, Nilufar Gallery in Milan, Kulturhuset in Stockholm and MAK in Vienna.
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Woher kommt dein Faible für Recycling? Up cycling, not down cycling.
Fondation Cartier Paris.
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Bloße Schönheit oder Funktionalität? Eine gute Kombination von beidem.
Sonet Butterfly, 2006
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Backside, 2007
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My Own Wonderland
Photo Matteo Groppo Tiberio Sorvillo
Hair Style & Make up Jenny Friso
white paper dress Daisy Welponer white jacket Moncler Gamme Rouge at Yume Luxury Outlet vintage accessories
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Styling assistant Tessa Moroder
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Styling Anna Quinz
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black vintage dress white coat Antonio Berardi at Yume Luxury Outlet vintage accessories collant Calzedonia shoes Giuseppe Zanotti Design at Principe
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jacket Antonio Marras at Yume Luxury Outlet vintage skirt & accessories
Wonderland era Un’installazione realizzata da Angelika Burtscher e Daniele Lupo con il contributo dei designer, artisti e fashion designer che hanno collaborato con cool_schrank nel suo primo anno
Stefano Bernardi, Arnold Mario Dall’O, Silke De Vivo, David Duzzi, Roberta Francato, Nastassja Kinsperger, Matteo Lescio, Emmerich Lochmann, Federica Pallaver, Daniele Pezzimenti, Sylvia Pichler, Giovanna Gasser Piol, Maria Puff Gius, Gilda Seppi, Giorgio Seppi, Lisa Stricker, Sara Valier
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Die Welt sieht schwarz Text Patrick Taschler
In einer Zeit, in der die Wirtschaftskrise in aller Munde ist, bekommt das Wort „schwarz“ eine völlig neue Bedeutung, denn dieses Mal ist die Lage wirklich ernst und alle sehen nur noch schwarz. Auch in der Modebranche sieht es nicht anders aus: Ganze Moderedaktionen werden gekündigt, das amerikanische Men’s Vogue Magazin wurde auf zwei Ausgaben pro Jahr gekürzt und nun geht sogar das Gerücht um, dass die „Ice Queen“ Anna Wintour, die berühmt-berüchtigte Chefredakteurin der amerikanischen Vogue, nach 20 Jahren ihr Zepter abgeben muss. Mal sehen, ob es nur Gerüchte bleiben oder ob mehr dahinter steckt? Nichts desto trotz kann die Mode nicht ohne die Farbe Schwarz leben. Ob im Herbst, Winter, Frühling oder auch an schwülen Sommerabenden: Schwarz steht stets für Eleganz und ist ein absoluter Klassiker. Jede Frau sollte mindestens ein kleines Schwarzes im Kleiderschrank haben und beim Mann sollte ein eleganter schwarzer Anzug nicht fehlen. Der macht sich bei jedem Anlass gut und obendrein auch noch schlank. Schwarz steht in der Mode aber auch für die Hautfarbe vieler Models, die es im hart
umkämpften Business oft nicht leicht haben. Um Sie sofort zu beruhigen: In diesem Fall hat es überhaupt nichts mit Rassismus zu tun, glauben Sie mir. Es geht eher darum, dass die meisten Stofffarben laut vielen Designern besser bei einer blassen, weißen Haut zur Geltung kommen – die Hautfarbe der meisten Mädels und Jungs, die über die Laufstege dieser Welt „stolzieren“ oder uns von den Plakatwänden anlächeln – na ja, manchmal wohl eher ernst, wenn nicht sogar grimmig anstarren, aber trotzdem beneidenswert schön sind. Dass sehr wohl auch schwarze Models wunderschön sind und nicht nur sich selbst, sondern auch die Mode optimal präsentieren können, hat Franca Sozzani, Chefredakteurin der Italienischen Vogue in der Juli-Ausgabe 2008 verdeutlicht. Sie hat den Starfotografen Steven Meisel dafür ausschließlich schwarze Models ablichten lassen: Darunter das wohl berühmteste, schwarze Top-Model Naomi Campbell, Liya Kebede, die Afroamerikanerin Sessilee Lopez, Tocarra Jones – auch wenn sie als „Plus-Size-Model“ von vielen als nicht geeignet für eine italienische Vogue angesehen wurde – oder auch Jourdan Dunn, Alek Wek, Iman, die Ex-Frau von David Bowie, und natürlich durfte Heidi Klums Americas-Next-Top
Model-Gegenstück Tyra Banks nicht fehlen. „Es werden fast nie farbige Models gebucht und ich habe inzwischen so viele schöne, schwarze Mädchen gesehen, die sich über zu wenig Arbeit beschweren“, so Sozzani über die Entscheidung eine „Black Issue“ zu veröffentlichen. Und dass sie damit auch den Zeitgeist getroffen hat, unterstreicht der spätere Sieg von Barack Obama, der zum ersten afroamerikanischen Präsidenten der Vereinigten Staaten gewählt wurde und am 20. Januar sein Amt angetreten hat. Dies ist sicherlich ein historischer Sieg, der ein neues Zeitalter einleitet. Ob sich das auch auf die Mode und die Models auswirken wird, sei ’mal dahin gestellt. Denn am Ende zählt in dieser von ästhetischen Reizen geleiteten Branche nur das, was gefällt. Ein Mal Weiß, ein anderes Mal Schwarz oder vielleicht auch Gelb. English Summary: At a time when the fashion industry is going through a dark period, it seems that not only editorial teams are being trimmed off, but also the “Ice Queen” Anna Wintour may be forced to hand over her scepter. Fashionspeaking, dark is more than that, as black is synonym for class and elegance. At the same time black models are still underevaluated in a fashion world where paler complexions seem to be the perfect match for designers' creations.
Nel cuore pulsante della città che non dorme mai, a due passi dalle luci colorate di Times Square, il Night Hotel accoglie i suoi ospiti in un ambiente elegantemente gotico, un po' boudoir glam, un po' fumetto noir. Dell'ennesimo approccio provocatorio all'ospitalità alberghiera nato dalla mente di Vikram Chatwal, tutto si può dire tranne che pecchi di personalità e azzardo. Dalla facciata esterna vagamente minacciosa, alle stanze da bagno, passando per i ritratti a sfondo erotico esposti nella lobby dalle luci soffuse, l'intero décor del Night Hotel è giocato sul binomio cromatico bianco-nero. Un'atmosfera moderna, vitale, drammatica e sensuale al tempo stesso, che si cala alla perfezione in un contesto urbano forte, ricco di tensioni e di mistero come quello di New York.
Night Hotel 132 West 45th Street New York www.nighthotelny.com
English Summary: A stone's throw from the lights of Times Square, the gothic-glam-nocturnal edge of the Night Hotel envelops its guests in luxurious decadence.
(C) 2008 Jenny Holzer, member Artists Rights Society (ARS), NY. Photo Attilio Maranzano
SIENA
muri parlanti Text Martina Albasini
Sembra proprio un ritorno alle origini l’evento che porterà Jenny Holzer a Siena per l’inaugurazione del progetto For Siena, commissionatole da sms contemporanea, il centro di arte contemporanea di Santa Maria della Scala. È infatti proprio in Toscana, precisamente lungo le rive dell’Arno, che la Holzer realizzò nel 1996 la sua prima proiezione allo xeno. Questa volta l’artista vestirà con i suoi celebri testi di luce la facciata dell’antico ospedale Santa Maria della Scala, un lato di piazza Duomo solitamente messo “in ombra” dalla maestosa bellezza della cattedrale. Le frasi concise e incisive rese monumentali dal proiettore dialogheranno con l’architettura e la storia di questo luogo, creando spazio per la riflessione sulle contraddizioni della nostra società, sul rapporto tra questa e l’individuo, tra pubblico e privato, tra potere e libero arbitrio. Un’installazione di grande impatto visivo che dona un volto nuovo alla piazza e influisce sulla sua percezione e sul suo utilizzo.
English Summary: Jenny Holzer is back in Italy with For Siena, a project commissioned by sms contemporanea – the contemporary art centre of the Santa Maria della Scala museum hub in Siena. This time the american artist's famous texts will be projected on the facade of the ancient Sienese hospital, stimultating awareness of society's close relationship with landscape and architecture.
Xenon for Berlin, 2001. Light projection. Matthäikirche, Berlin. Text (pictured): Laments, 1989
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Text Laura Casagranda
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Lussuosa decadenza
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Der Blumenladen Text Kunigunde Weissenegger Photo Alexander Erlacher
Roter Teppich. Ausgerollt. Fast über die gesamte Breite der Streitergasse. Zwei, drei, vier, sechs Blumen und Pflanzen in Töpfen vor dem Eingang. Die Tür weit offen – komm herein. Lässige Musik. Und da steht er, der Frühlingsbaum, der das ganze Jahr über Früchte und Blüten und Lichter und Samen und Blätter trägt. Wie im Traum. Und grün wird meine Stimmung. Ich entdecke tausend kleine, feine Kostbarkeiten. Und Mario Woche. Er ist der Blumenladen-Besitzer. Mit einem warmen, tiefstimmigen Hallooo empfängt er mich. Farben, Formen, Düfte. Ein Blumenmeer. Wer das Besondere und Außergewöhnliche sucht, ist hier richtig: Kürbisgroße Thaiäpfel, Costaricanische Heliconen, Crassula Hottentot. Artischocken, Radicchio und Broccoli setzt Mario je nach Geschmack und Laune mit weißen Rosen, französischen Tulpen oder Milchsternen in Szene. Vergangenen Oktober hat Mario seinen Blumenladen eröffnet. Phantasievoll
und harmonisch bindet er Blumen zu eindrucksvollen Bouquets und Sträußen. Gewächse und Pflanzen komponiert er kunstvoll zu einzigartigen Arrangements. Man sieht das Geschick und die Sorgfältigkeit, die dahinter stecken. Ideen und Blumen mit Herz und Gefühl in Harmonie zusammen zu bringen und individuell zu gestalten, darum geht es ihm. Mario zeigt mir Vasen aus allen erdenklichen Stoffen: Mangoholz, Palisanderholz, Kunstharz, Keramik, Glas. Gemeinsam haben sie die Farbe: Sie sind schwarz. Bizarr und schön und extravagant. Ich kann es mir genau vorstellen, so bildlich beschreibt es mir Mario: Ein großer Tisch und in seiner Mitte der handgebundene Magnolienblätterkranz. Das australische Teebäumchen würde auch in jede noch so kleine Ecke passen. Und diese große, zur Kugel gebundene Wüstenpflanze stellen wir uns wunderbar in einem größeren Raum vor. Spannend ist es hier. Und wenn man
Glück hat, trifft man im Blumenladen auch auf interessante Menschen, die Mario besuchen. Ich verabschiede mich von ihm. Beim Hinausgehen fällt mein Blick auf eine riesige, braune Knolle, aus der zarte Stängel mit feinen, rosa Blüten sprießen. Waldcyclamino, ruft mir Mario hinterher. Mario Woche Dr. Streiter Gasse 18 Bozen +39 0471051915
English Summary: Entering the flower shop of Mario Woche is like sinking into a sea full of fantasy, ideas and passion. If you are looking for something particular and extraordinary you will find it there. His artful, hand tied bouquets are full of imagination and harmony. He composes plants and vegetables to unique and inimitable arrangements. He focuses on bringing together, with heart and soul, ideas and flowers. You will also find all kinds of black vases made of mango and palisander wood, ceramic, crystal or resin.
Goldschmiede 1063 der Evi Klammer Gerbergasse 52 Bozen +39 0471300039 goldschmiede1063@dnet.it
Summary in English: 1063 is the melting point of gold and “Goldschmiede 1063” is the name of Evi Klammers studio of jewellery. She always dreamt of having her own studio to create her individual and particular jewellery. She gets the ideas very spontaneously. Every creation is a unique piece.
≥ In Zusammenarbeit mit anderen Künstlern entstehen orginelle Serien mit Holz-, Kristall- oder Ton-Accessoires. ≥ Heidi Ritsch ist die Seele von ADEART. Jahrgang 73, hat sie in einer umsichtigen, ästhetischen Recherche auf die Notwendigkeit eines bewussteren Materialienkonsums aufmerksam gemacht. Die limitierte Produktion schafft Kult- und Kunstobjekte. Die Objekte sind weltweit patentiert. ≥ Adeart hat ein besonderes Nahtsystem für die Taschen entwickelt: das Einklemmungssystem, die Materialien werden ohne chemische Mittel verarbeitet. ≥ Kunst ist Bewegung und Kreation, nicht nur Mode, sondern auch Ausdruck einer Lebensphilosophie.
www.adeart.it
Summary in English: The art factory ADEART creates ecological bags made of used rubber air tubes from tractors and trucks. ADEART is Heidi Ritsch. Sometimes she works together with other artists and the resulting bags are made of wood, glass or clay. Heidi’s limited edition bags are cult and art objects and a way to be different in this globalised world.
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≥ Jedes Werk ist ein Einzelstück. Die Ideen kommen ihr meist spontan. Evi probiert viele neue Techniken aus, um Oberflächen interessant zu bearbeiten. Sie biegt das Blech gerne mit den Händen und gestaltet es zu Formen. Sie liebt klare Linien, aber auch das totale Gegenteil.
≥ Die Bozner Kunsthandwerkstatt ADEART schafft ökologische Taschen aus Recycling-Material: Gummischläuche von Lastwagen und Traktoren.
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photo tiberio sorvillo
≥ Evi Klammer ist seit über 20 Jahren Goldschmiedin. Sie hat die Lehre bei ihren Brüdern gemacht, 1992 die Gesellenprüfung. Ihr größter Wunsch war immer, selbständig zu sein und eigenen Schmuck zu entwerfen und anzufertigen. Seit sechs Jahren steht sie in ihrem eigenen Atelier.
Heidi’s Recycled Bags
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≥ Schmuckstücke in Einzelanfertigung aus Silber, Gold, Edelsteinen, Perlen, Emaille in ihrer Goldschmiede 1063 – 1063 Grad ist der Schmelzpunkt von Gold.
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EVI's handmade jewellery
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Leggera Alida Text Gabriele Crosato
Il treno porta con se il tempo di concedersi una sosta. Sono immobile ma mi sposto. Partito presto e non avendo sonno conto i passaggi a livello. Al 28esimo mi addormento. Di un sonno disturbato, sudato, mi accorgo nel dormiveglia che qualcuno sale e conseguentemente altri scendono. Un traffico di anime sconosciute condisce il mio vagone. Mi rigiro, ma il treno, credo, sia la struttura più scomoda per dormire. Mi solletica l'idea di cercare chi ha disegnato la carrozza in cui sto, ma poi la testa mi ricade fino al capolinea. Poggio la mano sul collo come un vecchio a cui la memoria pesa e prendo le mie cose sorridendo. Dei viaggi ho sempre adorato arrivare, farmi riempire i polmoni dell'aria nuova. In questa campagna spersa del nordest sono nato, aria di vacche, di anidride carbonica misto a qualche conceria abusiva ma il discorso questa volta è diverso: l'aria nuova
è davanti a me. Mi sembra una bambina, qualcosa di già conosciuto in qualche vecchia foto di famiglia. Mentre le porte si chiudono e mi metto la sciarpa la riesco a distinguere anche se immobile come potrei vedere una farfalla viva e ferma tra mille trafitte di spilli. Lei è l'aria nuova di questa pianura desolata, lei sono sicuro porterà alta la nebbia di questi luoghi facendola diventare nuvole. Lei è Leggera Alida o se preferite come tende a firmarsi semplicemente Leggera. Alida è l'ultima di 13 sorelle, scherza sul fatto che fra di loro non si chiamano per nome ma per numero. Mi fa vedere in soggiorno un'intera libreria ricolma di album di ricordi. Mi dice che essendo in 13 hanno la casa invasa di foto perchè i genitori volevano che tutte le sorelle avessero lo stesso numero di foto ed attenzioni. Io rimango stupito di come mi sia sbagliato.
Leggendo di lei mi ero immaginato una donna quadrata, una a cui i genitori avevano sbagliato il nome ed invece lei è semplicemente sospesa. Non si sofferma su nulla eppure assimila tutto. La potrei paragonare ad una spugna. Senza azzardare naviga in questo mondo assorbendo ogni cosa per il semplice motivo che ci vive dentro. Faccio vortici dentro al tè mentre lei scompare e riappare dalle porte. Non ne capisco il senso, ma mi fa sorridere. Mi ripeto che è un genio e come tale farà enormi sbagli e creerà enorme bellezza e perfezione. Mi ripeto che ho davanti la prima italiana che abbia ricevuto la laurea ad honorem un anno dopo aver finito il liceo, che ho davanti una ragazza di 22 anni che è stata pubblicata nelle maggiori riviste mondiali di design, in grado di vincere usando una sola mano la 24 ore di design di Dublino disegnando la nuova facciata del parlamento europeo. Ho davanti, a momenti alternati visto che continua a nascondersi, l'identità che tra qualche anno arrederà ogni casa in ogni angolo del mondo. Finalmente si ferma, mi guarda, le chiedo l'unica cosa che fino ad adesso mi è venuta in mente e cioè perchè abbia scritto un libro di storie per bambini in giapponese. Lei riscompare dietro al divano, si complimenta per la domanda e mi dice che ai bambini non interessa la lingua in cui vengono scritte perchè tanto hanno un sacco di fantasia. Rimango immobile con il mio tè freddo, immerso in album di famiglia con accanto una farfalla travestita da designer. Credo tornerò a casa a piedi.
English Summary: She looks like a little girl, someone I have already seen in an old family photograph. While the doors are closing, I wrap my scarf around my neck and I notice her standing still as a static butterfly amongst a thousand stabbed with pins. She is a breath of fresh air in this desolate land, I know she will lift the fog and turn it into new clouds. Her name is Leggera Alida or simply Leggera, as she prefers to call herself.
Die Nacht ist für viele eine mysteriöse und oft auch Angst einflößende Zeit: Wer möchte schon gerne nachts alleine im Wald stehen, wenn jedes Geräusch eine Bedrohung darstellt und man nie weiß, was sich hinter dem nächsten Baum verbirgt? Na ja, wenn man den nächsten Baum überhaupt sieht. Und trotzdem ist die Nacht, so finster und schwarz sie auch sein mag, für unsere Haut die wohl beste Zeit, um sich zu erholen. Natürlich nicht, wenn wir im Wald herumirren und in Panik geraten. Sondern nur, wenn wir dabei auch schlafen und – schenken wir den Experten glauben – wenn unsere „Schlaf-Nacht“ bereits einige Stündchen vor Mitternacht beginnt. Davor noch genügend Wasser oder Tee trinken, eine leichte Mahlzeit ist ebenso von Vorteil und unsere Haut kann sich optimal regenerieren. Oft aber reicht eine erholsame Nacht nicht aus, um am nächsten Morgen eine entspannte, glatte Haut zu haben. Deshalb sollten wir sie zusätzlich stimulieren, sich selbst zu erneuern.
YSL Beauté stützt sich dabei auf die dermoästhetische „reweaving“ Technik, die den natürlichen Heilungsprozess nachahmt, genannt auch „liquid cosmetic bandage“. In einem kleinen, eleganten, matt silbernen Fläschchen befindet sich die flüssige Gelformel des zungenbrechenden „Lisse Expert ESTHETIC Gel Anti-Rides de Nuit“, die jede Nacht aufgetragen werden sollte: Sie wirkt zielgerichtet, intensiv und lang anhaltend, genau wie ein kosmetisches Pflaster, das am nächsten Morgen einfach abgezogen wird. Über Nacht kann der botanische Komplex, eine Mischung aus Mais- und Sojaextrakten, die fehlende Gewebesubstanz auf natürliche Weise ersetzen. Nacht für Nacht wird so die Hautstruktur erneuert, die Hautfasern neu verwoben und durch die daraus entstehende Hautglättung werden Sie viel jünger erscheinen. Und dies ist heutzutage nicht nur das „A und O“, sondern es wird Ihnen auch zu Gute kommen, wenn sie zwischendurch die Nacht
zum Tag machen sollten. Denn mit einer glatten Haut flirtet es sich auf jeden Fall besser. Auch im Wald.
English Summary: Skin regenerates and repairs itself throughout the night. But in most cases a good night's rest is not enough, skin may need additional help. YSL Beauté uses a derma-aesthetic techinque called “reweaving”, also known as “liquid cosmetic bandage”, that boosts the skin's natural recovery process. To make your skin look younger and fresher, apply the liquid gel “Lisse Expert ESTHETIC Gel Anti-Rides de Nuit”.
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Text Patrick Taschler
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(C) The Estate of Jeanloup Sieff
Glatt durch die Nacht
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Marina Schiano in Yves saint laurent's Evening Gown. Fall-Winter 1970
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Valentina Miorandi Numerabilis 2008 Video single screen Support MiniDv Aspect ratio 1.37 Audio stereo Pal, Color Duration: 2'40"
La solitudine della Numerabilis prima Text Martina Albasini
“Tsunami trentino”, “bollettino dei danni del momento post-Manifesta”: queste le espressioni usate in un articolo pubblicato il 16 gennaio su Exibart.com*. L' editioriale della versione cartacea Exibart.onpaper di dicembre propone un bilancio praticamente identico, solo esteso all'Italia intera. Nessuno può biasimare i redattori di questi articoli, perché non è certo roseo il momento che sta attraversando l'arte nella nostra regione, costretta ad uno slalom tra poteri di ogni genere ed entità. Ma non è di questo che intendo scrivere, rimandandovi, se interessati, agli articoli di cui sopra, entrambi consultabili o scaricabili dal sito. Se il tema di questo numero è il nero, e se in questo scorcio d'epoca le prime due cose che vengono in mente pensando al nero sono la crisi ed Obama, oppure Obama e la crisi (a seconda che il vostro bicchiere sia mezzo vuoto o mezzo pieno) preferisco in questa sede occuparmi della metà piena, positiva, giovane, in fermento. Eppur si muove, direbbe qualcuno, e non tutto il nero vien per nuocere, aggiungo io. Lo dimostra l'attività di un luogo che porta questo colore solo nel nome. Arte Boccanera Contemporanea nasce nel maggio 2007 per iniziativa di Giorgia Lucchi, giovane
gallerista che dopo essersi fatta le ossa presso uno spazio di Trento, ha deciso di aprirne uno tutto suo e di farne una piattaforma per la promozione di artisti italiani e stranieri, purché emergenti e con un certo gusto per la sperimentazione. Questa descrizione sembra calzare a pennello all'artista che sarà dal 27 febbraio nello spazio di via Milano con la sua prima personale a cura di Federico Mazzonelli. Valentina Miorandi, videomaker e fotografa, è nata a Trento nel 1982. Dopo la laurea in Teatro al Dams di Bologna vince due borse di studio presso la New York Film Academy di NYC, dove si è diplomata in Filmmaking nel 2006. L'anno successivo consegue il diploma in Direzione cinematografica presso l'Esac di Barcellona, e attualmente lavora tra Trento e Berlino. Le molteplici esperienze formative e lavorative unite alla giovane età di Miorandi, si riconoscono nello sguardo fresco tradotto in fotografie, installazioni e soprattutto nel video, il mezzo espressivo che predilige e che parla con linguaggio ora documentaristico, ora cinematografico. In Numerabilis, l'opera che presta il nome alla mostra, l'accostamento d'immagini a noi familiari, svuotate di significato con formule altrettanto note ma appartenenti
* portale web e rivista free-press sugli eventi artistici in Italia, vedi www.exibart.com o Exibart.onpaper
ad ambiti differenti, conferisce nuove possibili letture della realtà. La società, attraverso una chiave ironica, si riconosce in una sua stessa parodia, ritrovando nuove definizioni di sé. E a ricordarci che il bicchiere può essere spesso mezzo vuoto ci pensa Waterproof, opera in bilico tra il documentario e l'indagine sociologico-esistenzialistica che prende spunto dallo scandalo Watergate come primo esempio lampante di controllo politico sui media. Numerabilis – Valentina Miorandi Arte Boccanera Contemporanea via Milano 128/130 Trento www.arteboccanera.com www.valentinamiorandi.com Inaugurazione venerdì 27 febbraio h 19.00
English Summary: After perfecting her filmmaking abilities in New York and Barcelona, Valentina Miorandi is ready to hit the art scene with her first solo exhibition Numerabilis (from February 27th at Arte Boccanera Contemporanea gallery in Trento). The Trento-born video maker and photographer offers an ironic vision of reality through the re-elaboration of fragments of daily living.
Rhythmen. Für den kleinen Hunger zwischendurch gibt es verschiedene Suppen und für den großen Durst magische Cocktails. Doch aufgepasst: Der eine oder andere Trunk könnte Sie noch tiefer in die absurde und paradoxe Welt von Alice versinken lassen. All das sollte aber nicht der einzige Grund sein mitzufeiern, denn in erster Linie geht es darum zu sensibilisieren und Spenden zu sammeln, damit Betroffene gezielt unterstützt werden können, denn wir leben hier in Südtirol und eben nicht mit Alice im heilen Wunderland. www.celebratinglife.it
english summary: life ball in vienna is a good example to celebrate a charity event, dedicated to support the worldwide fight against hiv and aids. also in south tyrol hiv and aids are important topics and we have to inform about it and sensitize people and we will do it in a very special way: the 20th february lets celebrate life at the celebrating life ball.
event
phoTosTudio – reporTage – porTraiT – sTill life – acTion
Südtirol ist zwar in vielerlei Hinsicht ein Wunderland. Trotzdem gibt es auch hier Krankheit, Elend und Not. Auch Aids. Eine Krankheit, an der Menschen immer noch aus Mangel an Wissen und vor allem auch aus Nachlässigkeit erkranken. Deshalb ist eines wichtig: Aufklärungsarbeit. Inspiriert vom Wiener Life-Ball, dem größten Aids-Charity Event weltweit, hat deshalb die Südtiroler Aidshilfe Pro Positiv den Celebrating Life Ball ins Leben gerufen und möchte damit das Leben feiern. Im Mittelpunkt der ersten Ausgabe zum Thema „Alice im Wunderland“ wird eine schrille Modenschau stehen, bei der Floristen, Bodypainter, und Designer aus jedem Model ein Kunstwerk zaubern. Neben den Models werden sich auch die Gäste für diesen Ball am 20. Februar auf Schloss Maretsch verkleiden, denn es ist Faschingszeit und obendrein wird das schönste Kostüm im Wunderland ein dazu passendes WunderlandDinner im Restaurant Zur Rose gewinnen. Getanzt wird in verschiedenen fantastischen Welten zu Elektro-, Latino- und Evergreen-
Matteo 3403570885 – Tiberio 3357311046 www.quadorb.net/visualite – visualite.tm@gmail.com via Kravogl str. 18 – 39100 Bolzano Bozen
photo Matteo groppo
text patrick taschler
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Lasst uns das Leben feiern
ARTS
Paper Fashion (1)
Gerhard Richter Portraits
Loris Cecchini
March 06 2009 ≥ August 16 2009 Modemuseum Provincie Antwerpen Antwerp, Belgium www.momu.be
February 26 2009 ≥ May 31 2009 National Portrait Gallery London, UK www.npg.org.uk
Dritto Rovescio
Pragmatismus & Romantismus (5)
Costruzioni che scivolano e pensieri alla deriva January 20 2009 ≥ March 14 2009 Photology Milan, Italy www.photology.com
February 24 2009 ≥ March 29 2009 Triennale Design Museum Milan, Italy www.triennaledesignmuseum.it
January 27 2009 ≥ February 28 2009 Fondation d'entreprise Ricard Paris, France www.fondation-entreprise-ricard.com
Donna Wilson. Escape to the woods
The possibility of an island December 4 2008 ≥ March 21 2009 MOCA North Miami Goldman Warehouse Miaimi, United States www.mocanomi.org/possibility.html
January 23 2009 ≥ March 01 2009 The Lighthouse Glasgow, Scotland www.thelighthouse.co.uk www.donnawilson.com
December 06 2008 ≥ March 22 2009 Fondation Maeght Saint-Paul, France www.fondation-maeght.com/
September 27 2008 ≥ July 05 2009 Museum of Arts and Design New York, United States www.madmuseum.org
Anish Kapoor: Shooting into the Corner (6)
Jean Després and the Art Deco jewel (3)
(C) ATOPOS Collectie, Athene. photo Panos Davios
January 28 2009 ≥ May 03 2009 Carré d'Art - Musée d'art contemporain de Nîmes Nîmes, France www.nimes.fr/index.php?id=553
Pier Paolo Calzolari
Elegant Armor: The Art of Jewelry (2)
9
Jean-Luc Moulène
Courtesy galerie Jocelyn Woff. photo Olivier Dancy
(C) Sophie Ristelhueber – ADAGP, Paris, 2009
FASHION
January 20 2009 ≥ May 19 2009 MAK Vienna, Austria www.mak.at
March 19 2009 ≥ May 31 2009 Les Arts décoratifs Paris, France www.lesartsdecoratifs.fr
Trahison (7) ≥ September 07 2009 Capc-Musée d'art contemporain Bordeaux, France www.bordeaux.fr
Fashioning Felt (4) March 06 2009 ≥ September 07 2009 Cooper-Hewitt National Design Museum New York, United States www.cooperhewitt.org
Italics Italian Art between tradition and revolution. 1968-2008 September 27 2008 ≥ March 22 2009 Palazzo Grassi Venise, Italy www.palazzograssi.it/italics
Magnificence of the Tsars December 20 2008 ≥ March 29 2009 Victoria and Albert Museum London, United Kingdom www.vam.ac.uk
5
Giuseppe Uncini. Scultore 1929-2008 December 13 2008 ≥ March 08 2009 Mart Rovereto, Italy www.mart.tn.it
1
Nicholas Hlobo
courtesy Galerie GP & N Vallois, Paris
December 09 2008 ≥ March 01 2009 Tate Modern London UK www.tate.org.uk/modern
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Sol LeWitt
(C) James Clar
agenda cool_schrank 58
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Research Serena Osti
December 05 2008 ≥ June 29 2009 The Museum of Modern Art New York, United States http://moma.org
7 10
(1) 'Apollo 10' Newspaper Dress, USA 1969 ¶ (2) Arline M. Fisch — Collar MKC38, 1984 — Coated copper, silver — machine-knit — Overall: 10 x 11 x 2 1/4in., 1lb — Gift of the artist, 1991 ¶ (3) Raymond Templier — étui à cigarettes — Paris, vers 1930 — argent, laque, émail, onyx ¶ (4) A-Z Fiber Form: White Guarda come dondolo — About design — rendering ¶ (9) Sophie Ristelhueber — Every One # 14, 1994 — épreuve gélatino-argentique noir et blanc montée sur plaque de fibre de bois — 270 x 180 cm — épreuve unique — The Victoria & Albert Museum, London ¶ (10) , James Clar — Portal, 2008 ¶
VISUAL CULTURE
Dietrich Untertrifaller Architekten Bregenz
Tomás Maldonado
Fabrizio De Andrè
Robert Frank, a foreign look
February 19 2009 ≥ April 05 2009 Triennale Design Museum Milan, Italy www.triennaledesignmuseum.it
La mostra December 31 2008 ≥ May 03 2009 Palazzo Ducale Genova, Italy www.palazzoducale.genova.it
January 20 2009 ≥ March 22 2009 Jeu de Paume Paris, France www.jeudepaume.org
Solos: Tulou Affordable Housing for China ≥ April 05 2009 Cooper-Hewitt National Design Museum New York, United States www.cooperhewitt.org
Cityscapes Revealed: Highlights from the Collection ≥ December 31 2010 National Building Museum Washington DC, United States www.nbm.org
Typisch Wolfsburg The arising of a new city. 1938-2008 January 23 2009 ≥ March 08 2009 Daz - Deutsches Architecture Centre Berlin, Germany www.daz.de
Free objects. Fabio Rotella (8) January 24 2009 ≥ February 21 2009 Art To Design Galleria Bologne, Italy www.arttodesign.it www.studiorotella.com
Sophie Ristelhueber (9)
Wall Stories: Children's Wallpapers and Books
January 20 2009 ≥ March 22 2009 Jeu de Paume Paris, France www.jeudepaume.org
≥ April 05 2009 Cooper-Hewitt National Design Museum New York, United States www.cooperhewitt.org
Paris. Design en mutation
Portal. James Clar (10)
Vous avez de beaux restes !
≥ March 01 2009 Centre de design de l'UQAM Québec, Montreal Canada www.centrededesign.uqam.ca
≥ February 27 2009 Galerie Roger Tator Lyon, France www.rogertator.com www.jamesclar.com
Objets et modes de vie du XXe siècle ≥ July 05 2009 Musée de la ville Montigny-le-Bretonneux, France www.museedelaville.agglo-sqy.fr
Warhol TV
Aussi rouge que possible (11)
February 18 2009 ≥ May 03 2009 La maison rouge Paris, France www.lamaisonrouge.org
≥ November 01 2009 Les Arts Décoratifs Paris, France www.lesartsdecoratifs.fr
Terre Natale, Ailleurs commence ici
Can & Did
≥ March 15 2009 Fondation Cartier pour l'art contemporain Paris, France www.fondation.cartier.fr
Graphics, Art and Photography from the Obama Campaign January 20 2009 ≥ February 28 2009 Danziger Projects New York, USA www.danzigerprojects.com
L'Ecopack Attitude March 02 2009 ≥ May 09 2009 Designpack Gallery Paris, France www.designpackgallery.fr
Jasper Morrison March 05 2009 ≥ May 24 2009 Les Arts décoratifs Paris, France www.lesartsdecoratifs.fr
Étapes – Ronan et Erwan Bouroullec
December 03 2008 ≥ April 12 2009 Les Arts Décoratifs Paris, France www.lesartsdecoratifs.fr
Ugo La Pietra. Abitare la città
Vorspannkino. 54 Titles of an Exhibition
February 13 2009 ≥ June 21 2009 Frac Centre Orléans, France www.frac-centre.asso.fr www.ugolapietra.com
Photo Kentaro Takioka
40 ans de pub à la télé
March 08 2009 ≥ May 31 2009 Grand-Hornu Images Hornu, Belgium www.grand-hornu.be
(C) Les Arts Décoratifs – Jean Tholancet
January 31 2009 ≥ February 28 2009 La Galerie d'Architecture Paris, France www.galerie-architecture.fr www.dietrich.untertrifaller.com
February 08 2009 ≥ April 19 2009 KW Institute for Contemporary Art Berlin, Germany www.kw-berlin.de www.berlinbiennale.de
(C) Anish Kapoor, courtesy Anish Kapoor und Lisson Gallery London. photo Dave Morgan
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Photo Eva Heyd
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Dress — Designed and made by Andrea Zittel — United States, 2002 — Wool and two 3-inch skirt pins ¶ (5) Katinka Bock — Landschaft mit Hut, 2008 — pierre, feutre, sable ¶ (6) Anish Kapoor — Past, Present, Future, 2006 ¶ (7) Richard Jakson — the Dinning Room, 2006-07 ¶ (8) Fabio Rotella — (11) Roger Vivier — Cuissarde, 1987
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MULTIMEDIA
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INDUSTRIAL DESIGN
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ARCHITECTURE
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Travel
One day in Osaka Text Federica Richiardone
At first sight, Osaka looks nothing else but a concrete megalopolis: desolate and not very exciting. But it is, on the contrary, a city which can come as a surprise if you search in the right direction: Osaka is a shopping wonderland, a glutton’s paradise and a secret garden of the most kitschy lightning. Osaka wakes up late and goes sleeping at dawn, sometimes it doesn’t sleep at all…
sushi
Standard Bookstore
Breakfast at Vademecvm (Gallery Shop + Cafè) www.vademecvm.com Takagi Bldg. 1-13-21 Kyomachibori Nishi-ku TRY: Black Sesame soup with Cappuccino and British pastries
A walk in the Shinsaibashisuji Shotengai: 580 meters covered shopping arcade. Shops will open from 11.00, but take a look before the extreme hectic opening hours. 2-1-24 Shinsaibashisuji Chuo-ku TRY: Zakka (contemporary handycraft) shopping at La Palette and look for Shinzi Katoh bento set. Casual clothes shopping at Uniqlo (www.uniqlo.com). Green tea and matcha chocolat at Uijen
cheap vintage and second hand shops, contemporary japanese fashion and a lot of kitsch. TRY: High-end fashion recycle shop Ragtag at BigStep Mal 1-6-14 Nishi-shinsaibashi Chuo-ku. Design Books, fashion magazines and a hot cup of green tea latte at Standard Bookstore in CrystalGrandBLD 2-2-12 Nishi-shinsaibashi Chuo-ku. Design T-shirts at Graniph store (www.graniph.com) 1-10-12 Nishi-shinsaibashi Chuo-ku
Lunch at banana-coloured Vietnamese restaurant Chao Lua at 14-1-1 Minami Horie Nishi-ku TRY: Vietnamese coffee with condensed milk.
chao lua
AND A STORES
Ajiho
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the national museum of art
dontobori
Shopping in the trendy Orange Street, Tachibana Dori, where the buildings themselves are a reflection of the unique and alternative style of this area. Minami Horie Nishi-ku TRY: blood red painted AndA accessories and clothes shop
Japanese illustrators exhibitions at ArtHouse 1-12-16 Kita-Horie Nishi-ku.
Relaxing and art at Graf media gm: gallery, cafe and interior shop. 4-1-18 Nakanoshima Kita-ku (www.graf-d3.com/gm) TRY: apple tart and jasmine tea.
Exhibition at The National Museum of Art 4-2-55 Nakanoshima Kita-ku (www.nmao.go.jp)
Delicatessen shopping at Hanshin department store at 13-13 Umeda Itchome Kita-ku, TRY: Ohagi, sweet rice cakes, and Kushikatsu, deep-fried meat and vegetables on skewers.
Sunset and amazing Osaka nightscape from the Floating Garden Observatory Skybuilding 1-1-88 Oyodonaka Kita-ku
Pre-dinner at Genrokuzushi, rotating conveyor belt sushi restaurant. 1-6-9 Dotonbori Chuo-ku
Very casual dinner at Ajiho 2-8-32 Nishi-shinsaibashisuji Chuo-ku TRY: Takoyaki, octopus balls, and Okonomiyaki, pan-fried batter cake.
Drink at Misono building, a decayed 1950s office block housing. On the 2nd floor there is a labyrinth of small bars, each one is truly unique reflecting owner's taste and music/lifestyle. 2-3-9 Sennichimae Chuo-ku TRY: Hotel Adriano for a 70’s atmosphere and Bar Navel for live act and dj-set.
Dance and art at Unagidani Sunsui 1-12-20 Higashi Shinsaibashi Chuo-ku TRY: not to stare too long at the very strange people you can find.
kunStart 09 6TH INTERNATIONAL ART FAIR OF BOLZANO
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21 - 24 MAY 2009
www.kunstart.it FIERA BOLZANO SPA I South Tyrol I Italy WITH THE SUPPORT OF