Cool_schrank - December08 issue

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fashion, art and culture magazine music issue year 2 — n.12 december 2008 Free i.p.



“It’s quite a revolution, dear Christian, your dresses have such a new look” (Carmel Snow, direttrice di Harper’s Bazar a Christian Dior per complimentarsi della nuova linea di abiti a corolla lanciata dallo stilista nel 1947). Una rivoluzione, è così che il New Look lanciato da Christian Dior fu definito, e fu certamente uno dei momenti di maggior cambiamento e svolta nella storia della moda del ‘900. E nel suo piccolo, anche cool_schrank presenta il suo New Look, la sua rivoluzione. Tutto nuovo questo cool_schrank: nuovo formato, contenuti più densi, nuove rubriche, nuova distribuzione, nuova frequenza (nota bene, cool_schrank diventa bimestrale), nuova grafica e soprattutto rinnovata volontà di creare un punto di riferimento sempre più efficace per tutti coloro che amano la moda, l’arte, il design… Negli ultimi mesi, la redazione di cool_schrank si è riunita, ha discusso, ha fatto ricerche, ha raccolto commenti e critiche, ha passato notti in bianco, si è messa in discussione, ha riflettuto, ha sfogliato con nuovo occhio i numeri passati del magazine, ha insomma messo tutte le sue energie nella crescita e nel rinnovamento del progetto cool_schrank, perché potesse diventare qualcosa di ancora più nuovo e più forte, sempre più interessante e approfondito, attraente ed intrigante. Speriamo di essere riusciti nell’impresa. A voi l’ardua sentenza.


INDEX + COLOPHON

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Wardrobe

La roba di Igor Favretto

Portfolio

Roadie in piazza Maggiore

by Stefano Bernardi

Pixie

by Hubert Kostner

Dal nulla…

by Kerstin Meyer

Dice Footwear

by Michael Carli

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Models und Rockstars: Die perfekte Symbiose – oder vielleicht auch nicht?

by Patrick Taschler

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something

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Willkommen. Benvenuti. Welcome.

address

Arte democratica al civico 42

by Laura Casagranda Fake design

Fashion

Fancy Soundcheck in the Dirt

by Lukas Spitaler

Isaia Neve: seguire un filo d'abitudine

Think Tank

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Spotlight

by Gabriele Crosato

Rock'n art. La musica si espone. Sempre di più.

Austria – Tiefschwarze Königin der Melancholie

by Emanuele Quinz

by Kunigunde Weissenegger

personalities

Utrecht Das Haus von Viktor & Rolf

by Kunigunde Weissenegger

Tokyo – Moda e architettura. Anche le geishe vestiranno Luis Vuitton

by Andrea Bernard

London – Fiori di seta nella foresta metropolitana

Ma non era passata di moda questa gioventù sonica?

by Andrea Montali

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tradition

by Kunigunde Weissenegger

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Dri hol la hui di ri

personalities

Good times, bad times: Rockbands in Südtirol

by Reinhold Giovanett

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personalities

vER rÜckT! tOtAL VeRr Rückt!

by Kunigunde Weissenegger

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emigrants

In der Bewegung liegt die Kraft

by Laura Casagranda Fashion

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Backstage

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Fine Feathers make Fine Birds

by Alexander Erlacher

by Beatrice Olocco

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Event

California Conceptual Art: Paul Kos and Tony Labat

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by Martina Albasini

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Beauty

by Patrick Taschler

Der Klang, der entspannt

travel

One day in Paris

by Anna Quinz Agenda

by Serena Osti Lookbook

by DiedLastNight

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december 2008 music issue

publisher inside cooperativa sociale editor Margit Oberhammer creative Director Anna Quinz aquinz@schrank.it Art Directors Riccardo Olocco Daniele Zanoni Photo Director Alexander Erlacher Photographers Matteo Groppo Tiberio Sorvillo lukas spitaler authors martina albasini Laura Casagranda Gabriele Crosato jenny friso Beatrice Olocco Serena Osti Emanuele Quinz Patrick Taschler Kunigunde Weissenegger english translator laura fisichella Web Designer Ines Ivkovick Assistants Carlotta Caligiuri Maarian cuccato Contributors Andrea Bernard Reinhold Giovanett Andrea Montali Print Tipolitografia Alcione Lavis (TN) paper POLYEDRA SERIMAX (100 gsm) typefaces Chwast Buffalo, philosophia, futuresque and brevier reg. trib. Bz nr. 14/2007 del/von 15.10.2007 Special thanks Angelika Burtscher Daniele Lupo Roberto Martini mauro mercatanti Roberto Quinz christian rossi info cool@schrank.it www.myspace.com/cool_schrank www.schrank.it Cover original picture for Cool_schrank Federica Gasca Queirazza

Despite intensive research and best intentions, it was no possible in every case to establish all the rights holders. We ask holders of such rights who feel they have not been properly acknowledged to contact us.



WARDROBE

La roba di Igor Favretto

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WARDROBE

5 Photo Alexander Erlacher

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1 iPod: Questo oggetto è l’icona che ha segnato un

6 French Kiss: il vinile è sempre il vinile e French Kiss è

cambiamento radicale del mercato discografico mondiale... non serve descriverne le potenzialità perché tutti le conosciamo, l’iPod per me significa avere sempre in tasca la mia musica preferita e le foto delle persone che amo, le due cose più importanti. 2 Rubik: a volte le idee cambiano la vita. Ernö Rubik nel 1974 ne ha avuta una, il gioco più venduto al mondo con 300 milioni di pezzi, ancora oggi uno dei miei passatempo preferiti.

un pezzo di storia dell’House Music e della mia vita. Top 5 della mia classifica personale.

9 Passaporto: Un incubo! Insieme alle chiavi di casa e della macchina è una delle cose che perdo con maggiore frequenza, ho sempre il terrore di non trovarlo, magari quando sono in aeroporto...

nella musica, in qualsiasi parte del mondo, qualsiasi giorno dell’anno ho sempre con me il mio Travel Studio, posso registrare ovunque, qualsiasi idea musicale, nella speranza che sia quella giusta.

Igor Favretto inizia a fare il dj all’età di 16 anni e ora lavora regolarmente nei club italiani, in Austria, Montecarlo, St. Moritz, Mosca, Santo Domingo e all’Armani bar di Hong Kong. Lavora anche come produttore presso gli studi della Off Limits casa di produzione di artisti come Benny Benassi. Ha inoltre collaborato con Jenny B., Dhany e Sandy dei Benassi Bross, Ann Lee e In-Grid.

5 iPhone: … per i fans della Mela di Cupertino è d’obbligo!

www.myspace.com/favrettodj

4 Microfono: una bella idea può cambiare la vita anche

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quello che faccio dipende da questa scatola di alluminio, è tutto qui dentro speriamo rimanga sempre così affidabile.

8 Cuffia: E’ l’icona della mia vita perché la uso dal lunedì alla domenica per lavoro e per divertimento da tantissimi anni.

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3 Laptop: Tutto quello che succede nella mia vita e tutto

7 Ray Ban: Vintage ma belli belli belli! Immortali.


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Stefano Bernardi Roadie in piazza Maggiore 2008 100 x 50 cm, pennarello su carta

"A volte sono innamorato della realtà. Tento di fermarla per comprenderla meglio. La fotografo, la proietto come diapositiva e la ricopio su carta. Questa è la mia terapia. A volte." Quando parto per una produzione mi porto sempre una macchina fotografica usa e getta. La metto nella borsa del mixer che porto sempre a tracolla e scatto quello che non giriamo. S. B., film maker e musicista, 1970, vive e lavora a Bolzano.

English Summary: “Sometimes I love reality. I take pictures of it, and then reproduce it on paper”. Sometimes this is like a therapy for Stefano Bernardi, film maker, electronic music composer and member of the Lungomare project.


H. K., Künstler, 1971, lebt und arbeitet in Kastelruth (BZ). English Summary: The artwork Pixie from Hubert Kostner brings two important factors of the world of fashion together, which both increasingly are playing an important role: promotion and sales management.

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Zweimal jährlich erfindet sich die Modewelt neu. Das Produkt selbst tritt dabei in den Hintergrund: Dort, wo es am günstigsten hergestellt werden kann, wird es bei entsprechenden Firmen bestellt. Werbung und Verkaufsmanagement benötigen in diesem Produktionsprozess immer mehr Macht und Geld, um neue Absatzmärkte und stimmige Verkaufszahlen zu erreichen. Outlets sind Teil dieses Systems. Pixie setzt hier an. Die Arbeit gibt dem Verkaufsmanagement und der Innovationskraft von Mode den Raum, der ihnen im Verhältnis zum Herstellungsprozess des Produktes entspricht.

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2005-06, 220 x 80 x 5 cm, mixed media

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Hubert Kostner Pixie


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Kerstin Meyer Dal nulla… 2008 Sedia: Unerhört 20/100 x 82 cm. Tavolo: Unfassbar 150 x 95 x 100cm. ferro e betulla a multistrato. Tesi di Laurea 08.3, Libera Università Bolzano

Il mondo non termina là dove si finisce di percepirlo, questo è risaputo. Tuttavia il nostro habitat quotidiano dipende dalla nostra percezione. Dove non percepiamo nulla, crediamo che non vi sia effettivamente niente. Queste zone d’ombra e luoghi di frontiera della nostra conoscenza sono ciò di cui mi sono occupata in questo lavoro. Un luogo fatto di interstizi, punto nevralgico di azioni invisibili, è sicuramente la tavola da pranzo. Per questo progetto sono state organizzate delle cene che poi sono state analizzate, decontestualizzate, rappresentate graficamente ed infine prese a

riferimento per la creazione di un tavolo e di alcune sedute. Un esempio pratico delle azioni invisibili che si è andati ad indagare sono per esempio gli sguardi dei commensali che si incrociano. Se ci si sofferma su questi piccoli dettagli, si può scoprire un mondo sommerso, con un proprio linguaggio e chiari messaggi. K. M., designer, 1986, vive e lavora a Bolzano. English Summary: Over a few dinners, Kerstin Meyer observed the eyes and leg movements of people sitting at the tables. The information she collected was then tranferred into a graphical representation of the table lines and the seats.


Schuh wird in zwei Teile zerlegt und mittels eines Systems wieder neu zu einem ganzen zusammen gefügt. Die Charakteristik des Schuhs wird verändert, indem verschiedene Teile miteinander kombiniert werden. M. C., designer, 1985, lebt und arbeitet in Bozen. English Summary: The idea of Dice Footwear is to create shoes, which allow the user to adapt them to various scenarios. Michael Carlis decomposes the sneaker, assembles it with another one and this way the sneaker gets a new style and a new characteristic.

Portfolio cool_schrank

Für verschiedene Anlässe produziert die Schuhindustrie zahlreiche Schuhtypen. Von allen Typen ist der Sneaker derjenige, der in den allermeisten Situationen Anwendung findet. In manchen Fällen sind jedoch auch die Eigenschaften eines anderen Schuhs gefragt. Ziel war es nun einen Schuh zu entwerfen, der als Basis den Sneaker hat, seine Eigenschaften jedoch verändern kann, um es dem Benutzer zu ermöglichen, seine Schuhe verschiedensten Szenarien anzupassen. So wird die herkömmliche Idee des Sneakers mit der Idee der Modularität verbunden: Der

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2008 Größe (Maße des Werks): 42 EU. Verwendetes Material: Kalbsleder, Alkantara, Schaumgummi, thermoplastische Materialien, Gummi, TangoGray (Sohle). Diplorama 08.3, Freie Universität Bozen

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Michael Carli Dice Footwear


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Fancy Soundcheck in the Dirt Photo and production Lukas Spitaler Assistant Daniel Gallmetzer Make up Sandra Maron Styling Martina Rogy

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Model Maike at Tempo Models Vienna


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pag 15 jacket Marcel Ostertag dress Thomas Kirchgrabner boots Vivienne Westwood Vintage

pag 18 trousers Mango jacket Marcel Ostertag boots Pleaser

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pag 19 belt Alessandro dell’Acqua Vintage jacket Marcel Ostertag boots Pleaser

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pp 12, 14 und 16 jacket Marcel Ostertag body Ballettboutique Dance Flo necklace Andrew Mac Kenzie boots Vivienne Westwood Vintage bracelet Thomas Kirchgrabner


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Text Emanuele Quinz Photo from Good Vibrations, courtesy Palazzo delle Papesse, Siena

Sono sempre più numerosi gli eventi espositivi in Italia ed all'estero che si interrogano sugli sconfinamenti tra cultura visiva e musicale. Il rock, in particolare, si mette in mostra attraverso collaborazioni artistiche, ibridazioni tra linguaggi, testimonianze. Non è solo Rock'N Roll, baby! Courtesy Donald Young Gallery, Chicago

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Rock’n art. La musica si espone. Sempre di più.

right: Andy Warhol Mick Jagger, 1975 Founding Collection, The Andy Warhol Museum, Pittsburgh RODNEY GRAHAM A Little Thought, 2000 Film stills 8 mm film transferred to DVD 3:54 minutes, continuous loop Edition of twelve and two artist Artist’s Proofs

La recente esposizione Sonic Youth a Museion non è un caso isolato, ma si inserisce in una tendenza sempre più forte e diffusa: i musei di arte contemporanea si aprono alla musica. E non tanto alla musica contemporanea (a parte qualche eccezione – come l’attuale presentazione Oeuvre: Fragments realizzata con la complicità di Pierre Boulez al Louvre), quanto alle diverse declinazioni della musica popolare. Musica come generatore culturale, capace di catalizzare le energie di un’intera generazione e dare avvio a movimenti creativi, le cui

manifestazioni si estendono dalle produzioni plastiche, al cinema, alla letteratura, al look. È forse, come sempre più spesso accade nel mondo dell’arte, una questione di moda: è stato il turno dell’elettronica (Sonic Process, Parigi Centre Pompidou, 2002), della psichedelia (Summer of Love, Tate Liverpool – Kunsthalle Schirn Frankfurt 2006), poi del punk (Punk. No One is Innocent, Vienna Kunsthalle 16.05-07.09.2008), senza dimenticare il folk (in filigrana nell’opera di Jeremy Deller, che ha una “carte blanche” proprio in questo momento al Palais de


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Copyright Andy Warhol by Siae 2006


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Caroline Achaintre Rock, 2000

Tokyo, a Parigi). Ma oggi è soprattutto il Rock al centro della scena. Good Vibrations, Le arti visive e il Rock (2006), curata al Palazzo delle Papesse di Siena da Marco Pierini ha dato il la in Italia, consegnando un percorso storico accurato e sensibile agli sconfinamenti fertili tra cultura visiva e musicale – dalle collaborazioni tra artisti e musicisti, ai prodotti ibridi come i videoclip; dai ritratti fotografici di Robert Mapplethorpe a quelli dipinti di Elizabeth Peyton, dalla documentazione dell’Exploding Plastic Inevitabile Show di Andy Warhol con i Velvet Underground, fino a pièce più contemporanee, ispirate dal mondo della musica, di Martin Creed e Jim Lambie. Quasi allo stesso tempo, in Alto Adige, allo spazio Merano Arte della Sparkasse, Valerio Dehò presentava un’altra esplorazione dello stesso territorio, Sound Zero. Arte e musica dalla Pop alla Street Art (9.09.2006 – 7.01.2007). Più recentemente, Jerôme Sans (che, oltre ad essere curatore, si esibisce con il suo gruppo rock, Liquid Architecture) ha tentato, con It’s not only Rock’N Roll, Baby! (Bruxelles, Bozar 20.06 – 14.09.2008) un esercizio più delicato, invitando una serie di musicisti a proporre delle installazioni o interventi visivi. Se in alcuni casi, come per Brian Eno, Yoko Ono e Laurie Anderson, la produzione artistica ha da sempre affiancato la produzione sonora, costituendo un’or-

ganica connivenza di mezzi, in altri casi, come per Pete O’Doherty o Cocorosie, il ricorso ai linguaggi plastici (dal disegno al collage, fino all’installazione), restano aneddotici, estensioni nervose di un autobiografismo esibizionista. Ma, forse, è proprio questa spontaneità, al limite dell’effimero e del futile, questa cristallizzazione precaria di un flusso emozionale, spesso nel marasma di un’esistenza esaltata dall’eccesso e dalle droghe, a costituire l’originalità di questa produzione, inclassificabile, che è più dell’ordine del mito che dell’arte. Gli esempi possono essere moltiplicati – dalle fotografie crepuscolari di Patti Smith (Parigi Fondation Cartier 2008), alle pitture di Marilyn Manson (prossimamente in mostra alla galleria Brigitte Shenk per l’opening di Art Basel Miami): non sono tanto i legami con la musica (eventualmente con il “mondo della musica”) ad emergere, ma degli “sguardi”, delle “proiezioni”, delle sensibilità e delle inquietudini. Certo, i temi sono appassionanti, sexy, i personaggi delle vere celebrità, e per i musei organizzare esposizioni di questo tipo permette di avvicinare un pubblico nuovo, a volte aggiungendo alla strategia di seduzione una serie di concerti. Come ammette Vincent Delvaux, consulente per il Bozar di Bruxelles, “spesso le istituzioni museali


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Summary in English: Music is hitting galleries and museums. The recent “Sonic Youth etc: Sensational Fix” exhibition at Museion is part of a general trend amongst contemporary arts centers to open their doors to music. Not necessarily to contemporary music, but rather to the various declinations of pop and rock. The exhibition “Good Vibrations, Visual Arts and Rock” (2006), held at Palazzo delle Papesse in Siena and curated by Marco Pierini, marked a turning point in the Italian arena, pushing the boundaries between visual art and music. More recently Jerôme Sans, for his “It’s not only Rock’N Roll, Baby!” (Bruxelles, Bozar 20.06-14.09.2008) asked a group of musicians (Brian Eno, Yoko Ono, Patti Smith, Pete Doherty…) to create art installations and visual performances.

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diffusione esponenziale dell’estetico, dagli ambiti specifici a tutte le dimensioni del quotidiano. E le produzioni ibride, dal posizionamento impreciso alla frontiera tra la musica, la fotografia, il video, l’installazione, costituiscono esempi marcanti di questo orizzonte esteso, e allo stesso tempo, della potenza dell’arte - che la musica incarna in modo così pregnante - di trasformare l’attimo in mito.

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hanno un odore di polvere, un’aura di solennità che spaventa i giovani. Le esposizioni di questo tipo sono una ventata di aria fresca, permettono di ringiovanire il pubblico” (Intervista per Le Soir, 21.06.08). Ed è evidente, la musica popolare, e il Rock in particolare, sono forze di aggregazione portatrici di un’utopia che vuole superare le barriere delle classi sociali e questa dimensione di non-esclusività, questa aura è sempre più richiesta dalle istituzioni culturali, che, spesso sotto la pressione dei finanziatori pubblici e privati, sono obbligate a uscire dalla nicchia. Ma, al di là di questo movente pedagogico o demagogico – a seconda dei punti di vista, a seconda del quoziente di malizia o indulgenza – esiste un altro interesse, che è quello di estendere il dominio dell’arte, includendo sempre più le pratiche interdisciplinari, senza limitazione di supporto. Se il mercato resta intrinsecamente legato all’oggetto, la sperimentazione artistica si orienta, ormai da tempo, verso delle forme di creazione immateriale, verso la dimensione dell’esperienza, appunto al di là dell’oggetto. Yves Michaud parla di un fenomeno di “vaporizzazione dell’arte” (Y. Michaud, L’art à l’état gazeux, Essai sur le triomphe de l’esthétique, Paris Stock 2003), che implica una


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Ma non era passata di moda questa gioventù sonica? Text Andrea Montali Photo Tiberio Sorvillo

A venticinque anni dal loro esordio sulla scena musicale newyorkese i Sonic Youth restano un miracolo americano per la sperimentazione sonora, il legame stretto col mondo dell’arte contemporanea e per il loro essere vere rock star senza tempo.


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Lo sguardo di Thurtson Moore è nascosto dietro ad occhialoni nero pece. La riga da una parte, capelli né lunghi né corti. A cinquant’anni suonati sembra uscito da una high school, per ultimo, insieme ai freaks. Sconsigliabile per la copertina di qualsiasi fashion magazine. Il chitarrista-cantante dei Sonic Youth calza sneakers bianco sporco senza lacci su cui cadono jeans dal taglio demodé, sfiancati e bassi; sotto una giacchetta di tessuto marrone indossa una camicia stropicciata. È altissimo. Alle sue spalle, le vetrate del quarto piano di Museion regalano un panorama privilegiato sul centro storico di Bolzano. Alla conferenza stampa per la presentazione della tappa altoatesina

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Sonic youth concert in Stalbau Pichler, bolzano, october 2008


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Il gruppo si è esibito l’11 ottobre nella zona stoccaggio della rinomata azienda bolzanina Stahlbau Pichler: la collaborazione fra Museion e Transart, kermesse di arte e cultura contemporanea giunta all’ottava edizione, ha offerto al pubblico un concerto memorabile, fra i più importanti dell’anno nel circuito alternativo nazionale: oltre 2500 persone provenienti da tutta Europa per una performance che, manco a dirlo, farebbe invidia anche ad un gruppo di venticinquen-

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hanno collaborato con la band come, fra gli altri, Raymond Pettibon, Dan Graham e Mike Kelley. Paladini del “do it yourself”, non hanno mai smesso di autoprodursi anche dopo il vantaggiosissimo contratto con la label del magnate americano David Geffen: massima libertà creativa e la possibilità di scritturare un gruppo all’anno per l’etichetta – i sopraccitati Nirvana del rimpianto Kurt Cobain uscirono dall’underground grazie ai Sonic Youth e il resto, ahinoi, è storia.

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Courtesy of the artist, Anna Schwartz Gallery, Melbourne and Roslyn Oxley9 Gallery, Sydney

della mostra itinerante “Sonic Youth: Sensational fix” (aperta fino al 4 gennaio 2009), i quattro componenti del combo newyorkese, fra gli artisti più influenti degli ultimi trent’anni, si presentano con semplicità, senza la seccante sindrome da rock star di cui soffrono molti loro colleghi: nessun vezzo, nessuna richiesta paranormale e nessuna stravaganza. I sonici, imbracciati gli strumenti, sanno fondere abilmente melodia e frastuono ma non amano il caos mediatico e, nei panni di alternative rocker eternamente giovani, ci stanno benissimo. Un miracolo americano. Sono passati venticinque anni dall’uscita di “Confusion is sex”, il loro disco d’esordio ufficiale: i primi passi nei sobborghi della New York creativa anni ottanta, l’incontro con Glenn Branca, i ruggenti anni dal novantuno in poi – quelli documentati nel film di Dave Markey, con l’esplosione dei pupilli Nirvana a stravolgere il mainstream discografico – fino ai giorni nostri: la mostra ripercorre le tappe di una carriera densissima attraverso le opere dei numerosi artisti che

Kathy TEMIN, The Big K, 2002-2007

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objects from the sonic youth archive. puppet by Mike Kelley used on the cover of Dirty


Collection of the artist — Copyright Marc Domage

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Michael Morley, You Pose You Lose, 2008

ni al primo tour: adrenalina, passione e precisione. Dopo un’ora e un quarto di live serrato c’è stato anche il tempo per i bis con tanto di esecuzione di due inediti. Un fotogramma a parte lo merita Kim Gordon: la “riot girl” per eccellenza, su cui gli anni hanno certo lasciato il segno senza però intaccarne il fascino, ha dato una lezione di stile con un semplicissimo vestito rosso e bianco che le lasciava scoperte le spalle. Il pubblico era eterogeneo, composto da studenti universitari moderatamente no-global, sbandati delle superiori incuriositi e fan della vecchia guardia facilmente riconoscibili dai segni del tempo. Non mancava una nutrita schiera di designer-artisti-giornalisti-grafici vestiti finto-casual, sempre presenti ad appuntamenti dal retrogusto glamour come questo. Un gruppo che ha fatto la storia e, crediamo, continuerà a farla: il ritorno ad una label indie, la statunitense Matador records, e molti progetti paralleli segneranno infatti il futuro prossimo dei Sonic youth.

Se si chiede a Moore come si sente con l’intera storia della sua band chiusa in un museo, risponde sorridendo: «Al sicuro». Pronto a nuovi approdi. Questa è l’approccio della gioventù sonica che non passa mai di moda.

Summary in English: The historical band Sonic Youth, 25 years after its first appearing on New York musical scene, has still got the same charm, the same energy, the same charisma as at its beginning. At the concert that took place in Bolzano in the month of october, the variegated audience has appreciated and praised the rock stars for their musical experimentation and the adrenaline that they transmitted from the stage. Besides, the exhibition “Sonic Youth: Sensational Fix” in Bolzano at Museion dedicated to them, gives evidence to the strong link between the band and the world of contemporary art and includes a series of works created by them or by artists they usually met during the fertile eighties in New York.


MISSES CF SÜDTIROL calendar 2009 a CF SÜDTIROL project for GEA Associazione per la solidarietà femminile contro la violenza Verein für die Solidarität unter den Frauen gegen Gewalt

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Dri hol la hui di ri

Text Kunigunde Weissenegger Photo Sofia Weissenegger

Lied ohne Worte. Geheimnis umwoben. Impulsiv. Eigendynamisch und experimentell. Zweifelsohne eine besondere Kunstform des Singens und emotionaler Höhenflug der Stimmbänder: Rugguse, Zole, Zaura. Jugitzen, Almer, Ludler. To yodel, to sing in Swiss or Tyrolese style. Gorgheggiare. Jodeln.

Seit es Menschen gibt und sie musizieren und singen, ist Musik und Gesang schon immer an bestimmte Anlässe und die damit verbundenen Emotionen gebunden: Geburt, Tod, Hochzeit, Spiel, Jagd oder Kampf. Musik und Gesang haben einen konkreten Sitz im Leben aller Menschen. Eine besondere Form des Singens ist das Jodeln. Das Wort Jodeln ist auf den ursprünglichen Ruf „io“ zurückzuführen, das verwandte Juchzen und Jauchzen leitet sich vom Ausruf „iu“ her. Der Charakter dieser Rufe kann fröhlich und lustig, aber auch traurig und wehklagend sein. Die meisten Definitionen verstehen unter Jodeln ein text- und wortloses Singen. Wissenschaftlich erklärt, ist es das Alternieren von Brust- und Kopfstimme, in der Regel mit Silben ohne Wortbedeutung, wie beispielsweise „Hol-la-di-e-di-e, hol-la-di-e-di-o“. Ursprünglich wurde der Jodler oft solistisch praktiziert, die meisten Jodel-Lieder sind aber mehrstimmig und werden in Gruppen gejodelt. Leidenschaftliche Jodler betonen stets das gemeinsame Jodeln sowie das einander Beibringen und das Mund-zu-Mund-Weitergeben der einzelnen Jodler; ganz im Gegensatz dazu steht das folkloristische Showjodeln der populären Showmusiksendungen. Ältester Hinweis auf das Phänomen des Jodelns – oder wie man noch im Mittelalter sagte „jolen“ – in den Alpen soll ein Nonsberger Märtyrerbericht aus dem Trentino sein: 397 n. Chr. wurden drei christliche Missionare vom heidnischen Volk der Anaunen erschlagen. Die Hinrichtung begleiteten „strepentes et horridi jubili pastorales“ – erschreckende und fürchterliche „jubili“ und ein „ululare“ – jodeln? Erst 1400 Jahre später, 1796, taucht der erste Beleg für das Wort Jodeln in E. Schikaneders Volkslied „Die Tyroler san often so lustig und froh“ auf; dort heißt es „sie jodeln und singen und thun brav um.“

Jodelkönigin Anneliese Breitenberger. Illustration von Arianna Moroder für die Design-Diplomarbeit “Sieben Sünden in einem Land” von Thomas Kronbichler www.kronbichler.eu


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Während das Jodeln heute nur noch in der Volksliederkunst Anwendung findet, diente es früher der Verständigung auf den Bergalmen und ist deshalb auch weit verbreitet. Wir kennen den Jodler vielfach als Almruf oder Viehlockruf. Entstehungshypothesen gibt es mehr als ein halbes Dutzend: Der Jodler sei ein den Jauchzer verlängerndes Echo, im Affekt laut rufende und sich überschlagende Stimme, Nachahmung von Musikinstrumenten wie Alphorn oder Panflöte, ekstatische Artikulation im Sexualaffekt, musikalischer Ausdruck der gebirgigen Landschaft oder Verständigungsruf auf weite Distanzen. Das Jodeln ist nicht nur in den Alpengebieten Österreichs, Italiens, der Schweiz, Bayerns und Frankreichs, sondern auch in vielen Gebirgs- und Waldgebieten anderer Regionen und Kulturen anzutreffen. Jodelähnliche Gesänge und Jodelkommunikationsformen findet man unter anderem in Polen, Rumänien, Albanien, Georgien, Äthiopien, Ruanda, Zaire, Angola, Burundi, Gabun sowie in asiatischen Ländern und bei den meisten indianischen Gruppen in Nord- und Südamerika. In Afrika jodeln die Aka-Pygmäen bei der Elefantenjagd und beim Honigsammeln. In Kolumbien jodeln Landarbeiterinnen vor der Feldarbeit, um böse Geister zu vertreiben.

Sucht man „Jodeln“ im Internet, kommt man zu „Online-Jodelkurs“ und „Jodeldiplom“, klarerweise alles „original“. Angehenden oder passionierten Jodlern in Südtirol kann bis auf weiteres www.musikschule.it/referat-volksmusik weiterhelfen.

Summary in English: Yodelling is a form of singing in the Austrian, Italian and Swiss Alps without words, that involves singing an extended note, which rapidly and repeatedly changes in pitch from the head to the chest voice, making a high-low-high-low sound. Yodelling was probably developed as a method of communication between mountain peaks, later becoming part of the region’s traditional music. This vocal technique is also used in many cultures throughout the world, for example Africa, Asia or America.


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Good times, bad times: Rockbands in Südtirol Text Reinhold Giovanett

Originell, vielfältig und erstklassig. So könnte man prägnant die Musikszene zwischen Brenner und Salurn definieren. Für jeden Geschmack ist etwas dabei: Indie, Punk, Metal, Reggea und Elektronik. Let’s rock.

Sense of Akasha aus Bruneck haben im November ihr Album People do not know ” who rules“ über das Bozner Label Riff ” Records“ veröffentlicht und sowohl in der nationalen Presse als auch international sehr positives Feedback erhalten.

The Sunshine Trippers aus Brixen sind Vertreter des elektronisch durchsetzten Indierocks, der, so scheint es zumindest, auch in Südtirol vermehrt gepflegt und geschätzt wird.

Wenn man von der relativ lebendigen Openair-Saison im Sommer absieht, könnte es mit den Bands in Südtirol durchaus etwas besser laufen. Es gibt kaum Livelokale, die den Bands eine konstante Auftrittsmöglichkeit bieten. Bis auf einige Ausnahmen (beispielsweise das „Pukanaka“ in Bruneck oder das „Martini Enjoy“ in Sterzing) sind es seit einigen Jahren nur die Jugendzentren, die den jungen Bands regelmäßig die Möglichkeit zum Auftreten bieten. Stilistisch gibt es für jeden Geschmack etwas: Reggae, Metal in allen Schattierungen, Punk, Elektronik, Indie. Wer genau hinschaut, wird stau-

Day Shine Rising aus Bozen verschmelzen die Elemente des Hardcore und des Metals zu einer technisch perfekt ausgeführten Einheit energiegeladener und zeitgemäßer Musik.

nen über Qualität, Vielfalt und Originalität der Musiker in Südtirol. Dennoch, die Bands, die in den letzten fünf oder zehn Jahren Wesentliches außerhalb von Südtirol erreicht haben sind wenige: Christian Pitschl aus Bozen hat sich mit seinem Projekt „Chris and the other girls“ in Wien mittlerweile einen guten Namen gemacht; „Graveworm“ aus Bruneck tourten letztes Jahr einige Wochen durch den nordamerikanischen Kontinent und spielten u.a. auch in Moskau; die Deutschrockband „Frei.wild“ aus Brixen spielt regelmäßig vor mehreren tausend Leuten in Deutschland; Bands wie „Eugénie“


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Summary in English: There are lots of rock bands in South Tyrol: Sense Of Akasha, The Sunshine Trippers, Bob, Chris And The Other Girls and many more. As different as their names, is their music. So, have good vibrations .

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PHOTO matteo groppo

Ruhestörung oder des Alkoholkonsums quasi ausgelöscht wird. Den Bands bleibt nichts anderes übrig, als in den Proberäumen zu bleiben und die seltenen Gelegenheiten aufzutreten, dankbar anzunehmen. Das Verständnis für diese Kultur fehlt vor allem in den Städten nahezu völlig.

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aus Bozen oder „We and Them“ konnten in Vergangenheit auf großen Festivals in Italien spielen, wie „Arezzo Wave“ oder „Reggae Sunsplash“. Aber das sind Ausnahmen. Leider spielt sich alles innerhalb der engen Grenzen Südtirols ab. Dafür passiert hier trotz der widrigen Umstände sehr viel. Bands gibt es überall, sowohl in den Städten, als auch in den Tälern, und es sind erstaunlich viele. In Städten wie Bozen, Meran oder Brixen hat sich aber in den letzten Jahren sehr vieles zum Negativen entwickelt, weil die so genannte Szene mit den Argumeten der


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vER rÜckT! tOtAL VeRr Rückt !

Kunigunde Weissenegger interviews Manfred Schweigkofler

Oben. Unten. Julie. Kristin, Jean. Mittsommernacht. Katastrophe. Oben. Jean. Unten. Julie. Unten. Kristin. Oben. Kristin. Unten. Julie. Unten. Julie. Unten. Julie. Fall.

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set design model of the opera julie

Vom 9. bis 13. Jänner 2009 zeigt das Stadttheater Bozen eine italienische Erstaufführung: Manfred Schweigkofler, Direktor des Stadttheaters, führt bei der zeitgenössischen Musikproduktion „Julie“ Regie. Grundlage für die Oper von Philippe Boesmans ist das Trauerspiel „Fröken Julie“ von August Strindberg. „Julie“ ist nach „Die Rheinnixen“ von Offenbach Ihre zweite Opernregie. Was erwartet die Zuschauer? Die Zuschauer erwartet eine sehr schön geschriebene Kammeroper mit drei intensiven Rollen, die in einem Dreiecksverhältnis zueinander stehen: ein Mann und zwei Frauen. In einer Nacht geraten alle Systeme und alles, was sie sich im Leben aufgebaut haben, aus den Fugen.

Warum ist Ihre Wahl auf dieses Stück gefallen? Ein Grund ist, weil mir die Musik so gut gefallen hat. Der zweite, sehr persönliche Grund: Ich habe, als ich noch Schauspieler war, die Rolle vom Jean selbst gespielt. Kann man das Drama auch in die heutige Zeit projizieren? Es gibt einiges, das heute nicht mehr aktuell ist, beispielsweise der Freitod für die verlorene Ehre oder der absolute Obrigkeitsgedanke. Interessant ist aber, dass die Julie’s Erlebnisse jedem von uns jederzeit passieren können: Durch kleine Dinge kann Großes durcheinander geraten.


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Summary in English: The Municipal Theatre of Bozen/Bolzano stages from 9th to 13th January 2009, under the direction of Manfred Schweigkofler, the contemporary opera “Julie” by Philippe Boesmans, based on the play “Miss Julie” written in 1888 by August Strindberg. The music production is dealing with class, love and lust, the battle of the sexes, and the interaction among them. Julie, Jean and Kristin are the three characters of the contemporary music production.

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Stichwort „Zeitgenössische Musikproduktion“: Ist Südtirol bereit dafür? Gute Frage. Die Diskussionen, die wir letzthin hatten, haben der zeitgenössischen Kunst grundsätzlich nicht gut getan. Wirtschaftliche und politische Entscheidungsträger und potentielle Zuschauer

sind momentan erschrocken und die zeitgenössische Kunst wird es hart haben. Es ist nicht der beste Moment, aber wir werden es durchstehen. Ich persönlich erwarte mir von der Aufführung, dass mir das Publikum 75 Minuten schenkt und sich auf dieses Experiment einlässt.

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Zeitgenössisch und Oper – wie passt das zusammen? Wir müssen uns grundsätzlich fragen, was wir mit der Oper machen: Wollen wir sie in ein Museum stecken? Oder aber wir versuchen, das Genre Musiktheater durch neue Formen weiter leben zu lassen; und zwar Musiktheater in einer gehobenen Form, nämlich als zeitgenössische Oper.


Laura Casagranda interviews Elisabeth Flunger

Die Bozner Perkussionistin Elisabeth Flunger ist zusammen mit fünf Tänzern vom 10. bis 14. Dezember mit We Summer im Museion in Bozen zu Gast; für Regie und Choreografie zeigt sich Veronika Riz verantwortlich.

Rhythmus ist allgegenwärtig. Auch in Gebrauchsgegenständen, die wir nie für Musikinstrumente halten würden. Die Musik der in Österreich lebenden Komponistin und Perkussionistin Elisabeth Flunger wird nicht auf traditionelle Weise erzeugt: In einem Multiperkussionsset finden Metallgegenstände ein zweites Leben, indem ihre Eigenschaften und Effekte verwendet werden. Wir haben mit Elisabeth Flunger über ihre Arbeit und die Performance gesprochen. Wie ist es zur Zusammenarbeit mit Veronika Riz für We Summer gekommen? Thomas Larcher, Pianist und Komponist aus Nordtirol, hat Veronika Riz meine CD mit Solostücken für Metallinstrumente gegeben. In diesen Stücken habe ich mit Metallobjekten gearbeitet, die zum größten Teil keine Musikinstrumente sind, sondern einfach Schrott. Die Gesamtheit dieser Objekte verwende ich wie ein Instrument, das ich in seiner Form, Funktion und Anordnung beliebig verändern kann. Für dieses Instrument habe ich spezifische Spieltechniken entwickelt. Ich türme sie aufeinander und bewege sie hin und her oder drücke sie zusammen, was seltsame unregelmäßige Rhythmen ergibt, oder ich lege sie nebeneinander und fahre mit einem Trommelstock darüber, das ist so eine Art nachgemachte Virtuosität. Erzählen Sie uns mehr über die Performance und ihre Rolle als musikalische Begleitung. Es geht um die Wechselwirkungen zwischen dem Leben, seinen Strategien und Gewohnheiten und den Träumen und Fantasien, die unser Leben begleiten. Wobei dieser Zusammenhang unter einem speziellen Blickwinkel gesehen wird. Die Tänzer sind ja, wie es sich für Tänzer gehört, alle jung, und das tänzerische Material wurde von ihnen entwickelt – nämlich unter dem Blickwinkel der besonderen Sorglosigkeit und Intensität, die man in der Jugend hat. Daher auch der Titel We Summer. Eine wichtige Rolle spielt in dieser Anordnung ein dritter Faktor, nämlich der Einbruch des Unvorhersehbaren, Zu-

photo bernhard günther

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In der Bewegung liegt die Kraft

fälligen, Bedrohlichen. Diese Themen sind ein wichtiger Teil meiner künstlerischen Arbeit und meiner Überlegungen. Ich beschäftige mich schon seit langem bevorzugt mit Geräuschen und Rhythmen, die aus dem Zufälligen und Unvorhersehbaren resultieren. Wo hört das Geräusch auf, Geräusch zu sein, und wo beginnt die Musik? Für mich ist das so eine ähnliche Beziehung wie zwischen Leben und Traumwelt.

Sie haben als Komponistin und Performerin bereits bei Theater- und Tanzproduktionen gearbeitet. Wie sehen Sie die Interaktion der Musik mit den anderen Künsten? Das hängt von der Art der Produktion ab, und auch von meiner Aufgabe. Wenn ich als Musikerin die Musik von jemand anderem ausführe, dann ist das etwas anderes, als wenn ich die Musik selbst erfinde; und wenn ich als Performerin auf der Bühne agiere, ist das etwas anderes, als wenn ich als Musikerin am Rand der Bühne stehe. Die Rolle der Musik ist immer wieder neu zu definieren. Das kann Stimmungsuntermalung oder Unterstützung sein. Oder Begleitung für Sänger oder Tänzer, wie es im klassischen Theater üblich ist. Das kann eine simultane Aktion von mehreren unabhängigen Abläufen sein. Das kann eine Zusammenarbeit sein, in der Tanz oder Schauspiel und Musik sich gegenseitig beeinflussen oder sich anhand von gemeinsamen Ideen entwickeln. Jedes Projekt ist anders. elisabeth flunger during her performance

English Summary: You can make music out of absolutely anything. Manipulating and recombining discarded metal objects of various shapes and sounds, composer Elisabeth Flunger creates a percussion set without using traditional playing techniques. She is now on stage at Museion in Bolzano with a performance directed by choreographer Veronika Riz.


personalities cool_schrank photos Isabella Riz 39 rehearsal of the performance WE SUMMER, Compagnie Veronika Riz


Fine Feathers make Fine Birds Photo Alexander Erlacher

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Styling Anna Quinz Hair Style & Make up Jenny Friso


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pag 42 black coat Atis Artemjevs

pag 44 green jacket Atis Artemjevs

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pag 41 pink dress Atis Artemjevs shoes Giuseppe Zanotti Design at Principe

pag 43 blue dress Atis Artemjevs shoes L’Autre Chose at Principe — yellow jacket Atis Artemjevs dress Gavin Douglas at Yume Luxury Outlet shoes Dusica Dusica at Yume Luxury Outlet

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pag 40 black kimono dress Atis Artemjevs shoes Giuseppe Zanotti Design at Principe


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Amt für Kultur Ufficio Cultura

AUTONOME PROVINZ BOZEN SÜDTIROL

PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO ALTO ADIGE


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Pete Doherty and Kate Moss

Models und Rockstars: Die perfekte Symbiose – oder vielleicht auch nicht? Text Patrick Taschler

Jeder kennt wohl die – nennen wir sie mal beziehungstechnischen Fehltritte“ – von ” Supermodel Kate Moss: Da wäre ’mal Pete Doherty von den Babyshambles“, mit dem ” sie mehr Zeit bei Gerichtsprozessen wegen Körperverletzung und Drogenkonsum verbrachte, als auf dem Laufsteg. Nach einem Entzug hieß es dann Good bye ” Pete“ (der sich daraufhin sofort mit Model Irina Lazareanu tröstete, die sich danach mit John Lennons Sohn Sean liierte, der vorher wiederum mit Model und Filmstar Milla Jovovich zusammen war) und Welcome ” Hotel“ alias Jamie Hince, Gitarrist und Sänger der englisch-amerikanischen Indie-Rock Band The Kills“. Zumindest bis Juli dieses Jahres, ” als dem überzeugten Ketten rauchenden und sehr ruhigem Veganer Kates’ ausschweifende Partynächte zuviel wurden. Und so hieß es wieder Good bye Jamie“, oder auch doch ” nicht ganz – sie sind immer wieder zusammen. Und vergessen wir nicht die verwüsteten Hotelzimmer, die Kate mit ihrem einstigen geliebten Jonny Depp hinterlassen hat. Sie werden sich jetzt sagen: Das ist gar kein ” Rocker!“ Natürlich ist er viel bekannter als Schauspieler, aber er hat auch als Gittarist bei

Oasis“ oder Shane McGowan mitgespielt und ” mit seiner Band P“ ein gleichnamiges Album ” veröffentlicht. Aber was macht die Kombination von SuperModels und Rockstars eigentlich so perfekt? Wieso hat sich Stephanie Seymour in den 90er Jahren in Guns N’Roses“ Frontman Axel ” Rose verliebt, oder Eva Herzigová Bon Jovi“ ” Drummer Tico Torres das Ja-Wort gegeben? Mit langen Beinen, umwerfenden Körpern und einzigartigen Gesichtszügen vermag ein Model einen Rockstar sicherlich optisch aufzuwerten. Aber was finden Models an Rockmusikern so attraktiv? Wahrscheinlich ist das viele Geld in Kombination mit einem rebellischen Image und ausschweifenden Partys in jungen Jahren ein Magnet. Aber am Ende scheinen die Beziehungen trotzdem nicht so perfekt zu sein: Seymour trennte sich 1993 von Rose und die Scheidung von Eva liegt auch schon einige Jahre zurück. Irgendwann ist wohl das RockerDasein nicht mehr so interessant! Am Besten man wird als Model gleich selbst zum Musiker. Frau Sarkozy, Carla Bruni hat es 2002 allen vorgemacht. Sie war nicht mehr nur ein Supermodel, sondern wurde auch eine erfolgreiche Musikerin. Mit sanften Chansons und einer rauchig klingenden Stimme hat sie

die Charts erobert. Ihr nachgemacht hat es das derzeit wohl bekannteste Rock ’n’ Roll Model Agyness Deyn. Wenn sie nicht mit ihrem strohblonden Pixie-Schnitt über die Laufstege namhafter Designer wie Burberry, Armani oder Michael Kors läuft, spielt sie am liebsten in ihrer Band Lucky Knitwear“. Damit sie das ” Klischee aber trotzdem wieder voll erfüllt, hat auch sie sich den Rockstars verschrieben: Zuerst war Josh Hubbart, der Gitarrist von The ” Paddingtons“ an der Reihe und zurzeit datet sie Albert Hammond Jr. von The Strokes“. Das ” Modelleben muss einfach rocken!

English Summary: Kate Moss used to have a relationship with Pete Doherty from „The Babyshambles“. After they broke up, he dated model Irina Lazareanu, who afterwards had a love affair with Sean Lennon, who previously had been dating model and movie star Milla Jovovich. So, what about Kate? She started a new relationship with Jamie Hince, from the band „The Kills“. It seems that models and rockstars are made for each others. Is it because of models’ long legs or because of the rebellious style of rockers?


In den besten Geschäften oder unter www.republicofwelcome.net

English Summary: Wherever you are, twofold soul, heart of glass, hub of the world, boundless and adrift. Republicofwelcome is all and nothing, a touch and more, three words, the stuff dreams are made of, a second skin, a third eye, a message scratched into skin, eye shadow, rose red. Republicofwelcome is you.

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Ein neues T-Shirt-Label, das seine Intention im Namen trägt: Republicofwelcome. Es werden nur beste Stoffe verwendet und die Drucke sind mehrfach veredelt. Republicofwelcome ist provokant, poetisch und ironisch in der Zeichensprache. Republicofwelcome kleidet und spricht, tanzt und singt, schweigt und schreit. Republicofwelcome ist der Stoff aus dem Träume sind, ist Botschaft – eingeritzt in Haut, ist zweites Kleid und drittes Auge, ist alles und mehr, ist Ozean und Wüste, ist eine Rose und drei Worte, ist das Flüstern der Fische. Republicofwelcome bist du.

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Photo Tiberio Sorvillo

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Willkommen. Benvenuti. Welcome.


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Arte democratica al civico 42 Text Laura Casagranda

Recentemente aperto alle porte del centro di Bolzano, il 42 Lightcafé & Restaurant si propone di diventare un punto di incontro per gli amanti dell’arte contemporanea, abbinando all’attività di ristorazione l’organizzazione di eventi e manifestazioni culturali. A curare la parte estetica del locale è stata chiamata l’artista altoatesina Esther Stocker, che per i muri esterni ha creato un sistema di forme geometriche interamente giocato sul contrasto cromatico bianco-nero. Entrata in contatto con il proprietario Antonio Dallenogare tramite Letizia Ragaglia, curatrice di Museion, Esther Stocker ha iniziato a lavorare sul progetto nel 2007. La struttura era in parte già stata realizzata, ma ad Esther sembrava troppo simile alle architetture circostanti. Il suo obiettivo era quello di dare un’identità molto forte e riconoscibile al locale, pur mantenendo una struttura abbastanza minimale. Come per le sue opere pittoriche, imperniate

intorno ai meccanismi della percezione visiva, anche per il wall painting del 42 Lightcafé & Restaurant, Esther Stocker è partita dalla geometria esatta della griglia per arrivare ad una percezione visiva “vaga”. Questo paradosso, molto caro all’artista e presente nella generalità delle sue produzioni, definisce una struttura aperta e frammentata, lontana dalla rigidità dell’idea geometrica di base. Come la stessa Esther Stocker ammette, l’applicazione di tecniche pittoriche astratte ad un contesto altamente fruibile come quello di una struttura commerciale, è un’esperienza molto interessante, in quanto permette di “democraticizzare” l’arte, trasferendola dai suoi luoghi sacri e rendendola accessibile ad un pubblico vasto e variegato. Da diversi anni anche in Italia è cambiata la modalità di offerta e di approccio alla cultura. Con l’apertura dei “caffé artistici”, l’arte viene portata in mezzo alla gente e resa accessibile anche a chi, molto probabilmente, non visiterebbe una galleria.

Al 42 Lightcafé & Restaurant il contatto con l’arte avviene anche solo gettando uno sguardo alla struttura esterna, ma prosegue in maniera più approfondita negli spazi interni, con una ricca serie di eventi, incontri e manifestazioni. 42 Lightcafé & Restaurant Via Orazio, 42 Bolzano +39 0471400641

English Summary: With the best as to amenities and a stunning decor by artist Esther Stocker, 42 Lightcafé & Restaurant is set to become the place to go in Bolzano for those interested in the “food & drinks meet art” concept. Characterized by a black and white colour scheme, used both for the interiors and the external walls, combined with a strong geometry, the 42 Lightcafé and Restaurant will host a series of events focusing on contemporary art.


un’anomalia, nato nel 1981 in un piccolo paese del bergamasco figlio di una cantante lirica tedesca e di un metalmeccanico di Gorlo è più simile ad uno scugnizzo napoletano che ad un italiano in trasferta. Ha capelli neri come le pietre della cattedrale gotica che sorge alle mie spalle e ginocchia piene di cicatrici. Non parla molto e mi continua a fissare. Stringe il suo garofano di plastica mentre apre e chiude gli occhi con una lentezza che non ho mai visto. Come se dovesse vedere fino all’ultimo il mondo prima di annerire tutto e tornare con me. Ha mani lunghe e affusolate con le unghie completamente nere. Mentre parliamo mi racconta che sono l’unica cosa che gli ricorda i suoi genitori, dice che sono l’armonia della voce della madre e la durezza delle braccia di suo padre. Le gira davanti al viso mentre mi passa il garofano che scopro essere ottimo per coprirsi dal sole. Si è trasferito in Germania da pochi mesi perché “qui non lo capiscono quando parla e finalmente per lui ha senso essere incompreso”. È passato dalla pittura al teatro, giovanissimo ha scritto un ciclo di 6 opere teatrali sul lavoro sottopagato, completato una serie di quadri sulla via crucis esposti a S.Pietro e scritto un saggio sulla cultura POP americana pubblicato in 25 paesi. Poi il padre l’ha preso e portato a lavorare con lui e li sono nate le sue sedie. Mi dice che non saprebbe progettare altro. La sua vita è fatta per creare sedie. Gli chiedo perché e mi risponde che è sempre stanco. Odia camminare e quindi per lui sedersi è necessario come andare al bagno e comincia a ridere. Mi dice che l’ultima sua sedia assomiglia ad un water e per questo la gente si sente a suo agio

quando ci si siede. Dice che forse la soluzione per far sentire le persone bene è seguire “un filo di abitudine”. Creare un qualcosa di nuovo che porti con sè la comodità di qualcosa di conosciuto ma che non riusciamo subito ad individuare. Mi chiede di dirgli a cosa sto pensando, guardo il mio garofano alto 2 metri e mi sento effettivamente come se fossi in campagna. Mi dice che la sedia su cui sono seduto l’ha pensata come se fosse fieno. Io mi guardo intorno e l’intera piazza vecchia della città è invasa dalla stessa sedia. La sua. Se ne accorge e ridendo mi dice che riesce a dire l’intero alfabeto ruttando, mi chiede se voglio sentirlo, io mi guardo intorno tentato dal dirgli di sì. Chiudo gli occhi lentamente come fa lui: vedendo il mondo sfumare e sapendo che tra pochi millesimi mi riempirà di nuovo gli occhi.

English Summary: The designer Isaia Neve, born in Italy but emigrant to Germany, lives for creating chairs. The new project he creates is a chair which looks a bit like a wc, because, he said, people need to feel confortable and need to see something they know, but that is also difficult to understand. But is everything true?

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Cammino a testa alta, sorridendo lasciandomi andare allo spaesamento del vuoto, il vento monta da est mentre vicino a me scorre il Danubio simile ad un piccolo fosso della pianura padana. Cerco un motivo sezionando porzioni di pensiero. Un motivo nel mio perseguire, nel credere sia a cose piccole che a cose grandi. La concentrazione dell’azzurro del cielo in contrapposizione al cemento che calpesto. Frappormi in quella linea immaginaria. Tra terra e cielo: uomini. Lottare sempre con la sensazione del già visto, tremare in preda a folli risate per l’ennesimo designer che si rivolterà nella tomba. Ecco il motivo. Lasciateli riposare. Sono qui perché qualcosa si sta muovendo. Come il fosso che ho dietro di me, che a centinaia di chilometri diventerà irascibile e gonfio, così le cose stanno cambiando. Allora nel mezzo in cui sto vivendo qualcosa ha senso. Non esistono manifesti perché quello che sta avvenendo non ha bisogno di essere scritto. Questi giovani si fondano sull’abbandono dei propri genitori, sulle guerre dei propri predecessori. Questi giovani ricordano il passato per il semplice motivo che ciò che sono dipende dal passato. Dall’Africa alla Norvegia, da vecchi schizzi e stampi in polipropilene, da ogni parte del pianeta si uniscono senza sapere né dove andare né dove sono stati. Alzando la testa al cielo, spaesati ed incoscienti modellano il loro mondo. Questo me lo dico mentre mi siedo al Koral, mi aveva detto che l’avrei riconosciuto perché avrebbe portato un garofano. Rido, non avevo mai visto un garofano alto 2 metri. Isaia Neve rappresenta in Germania

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Text Gabriele Crosato

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Isaia Neve: seguire un filo d'abitudine


Tiefschwarze Königin der Melancholie Text Kunigunde Weissenegger

Ihre Musik trifft, irritiert und ergreift. Sie mit Worten zu beschreiben, fällt schwer. Ihre Verletzlichkeit ist beängstigend. „The skin opens there“ singt Anja Plaschg alias Soap&Skin im ersten Track ihrer ersten EP und benennt das Berührende und das Beunruhigende ihrer Musik in einer Zeile. Mit ihrer feinen Stimme erzählt sie, begleitet von delikaten Klaviermelodien und elektronischen Sounds, von Dunkelheit und Schwere. Die Leichtigkeit und Schwerelosigkeit ihres Gesangs und ihres Spiels stehen in schroffem Gegensatz zum Inhalt ihrer Lieder. Es sind eindringliche Songs voller Brüchigkeit und Größe, in denen sie schaurig schön von Leid und Schmerz singt. Anja Plaschg wird 1990 im steirischen Gnas geboren. Mit sechs Jahren beginnt sie Klavierunterricht zu nehmen, will mit 13 wieder aufhören, hält aber auf Bitten des Vaters durch. Als sie 14 ist, führt sie ihre erste Komposition für Klavier und zwei Geigen an der Musikschule auf. Sie ist zu Recht in aller Munde und Ohr. photo Evelyn Plaschg

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English Summary: Anja Plaschg is Soap&Skin “and the line the skin opens there” on the opening track of her newly released EP, is a perfect illustration of the way in which her music can affect, touch and even irritate all at the same time. Her songs – arranged for voice, piano, violin, electronic sounds and acoustic noises – are haunting and full of frailty and grandeur.

Utrecht

das haus von viktor & rolf Text Kunigunde Weissenegger

Das Haus von Viktor & Rolf“ ist keine Modeausstellung im engeren ” Sinn. Viel mehr handelt es sich um die Installation eines Puppenhauses in einem Museum – im Centraal Museum Utrecht in den Niederlanden. Die beiden visionären Stylisten haben in den Ausstellungsräumen ein fabelhaftes Märchenreich aus Porzellanpuppen in den extravagantesten Kleidern geschaffen. Eine einzigartige und exklusive Gelegenheit, in die surreale und aufregende Welt von Viktor & Rolf einzutauchen, die mit ihrer schrägen und exzentrischen Mode das gesamte Modegefüge beeinflusst haben. Models, die rückwärts über den Laufsteg gehen, Kleider, angefertigt aus Kissen oder Upsidedown-Boutiquen mit Kamin und Tisch am Oberboden – genau dieses glamouröse und ironische Universum des niederländischen Designerduos präsentiert sich bis 9. Februar in Utrecht und gewährt einen faszinierenden Einblick in ihr visionäres Arbeiten. www.centraalmuseum.nl

English Summary: “The House of Viktor & Rolf” is a special exhibition displayed at the Centraal Museum in Utrecht illustrating the surreal and funny world of the dutch fashion duo Viktor&Rolf. The museum atmosphere gets glamorous and ironic with the installation of a doll house, filled with miniature versions of the designers’ iconic pieces.


Sushi, ventagli, pagode. I vecchi nostalgici possono ancora rifugiarsi nei luoghi dove la tradizione non è solo un ricordo, ma per le strade della grande metropoli giapponese molto è cambiato. L’impero del sol levante ha aperto nuove strade alla creatività e al prodotto occidentale. Trasformando interi quartieri in centri per lo shopping, la città è riuscita a rispondere alla crescente domanda di novità, bellezza e unicità. Queste passerelle urbane regalano uno scenario da favola dove, uno dopo l’altro, si rubando la scena i grandi edifici monomarca progettati dalle Archistar di tutto il mondo. La moda infatti si serve sempre di più dell’architettura per crearsi un’identità, un’impronta non solo a livello sartoriale e di fashion design ma anche dal punto di vista urbano e sensoriale. Dior, Armani, Gucci, sono solo alcune della grandi marche che compaiono nelle Dori (Vie) di Tokyo. E Toyo Ito, Kazuio Sejima, Renzo Piano, sono solo alcuni degli architetti che hanno saputo dare forma ai grandi “armadi pluripiano” di queste griffe internazionali. Per non dimenticare la protagonista: la moda, che sbuca dalle vetrine come un quadro al museo. Installazioni vere e proprie create per attirare il cliente e stupire i visitatori. Tre esempi possono aiutare a capire meglio come la moda abbia dato la possibilità all’architettura di arricchire e decorare le strade di questa bellissima metropoli. Dopo alcuni passi lungo Omotesando Dori, sbuca senza chiedere permesso un edificio dalla struttura indefinita. Toyo Ito, architetto giapponese, racchiude una delle firme italiane più apprezzate, Tod’s, all’interno di un incastro di alberi stilizzati. La struttura portante è formata dai rami in cemento armato liscio, intercalati tra loro da vetro che lascia intravedere i piani e la dislocazione interna del negozio. L’intenzione è di andare oltre il modernismo utilizzando l’icona di un albero per creare un geometria dinamica. L’albero artificiale si alterna infatti con gli alberi naturali che affiancano il lungo viale commerciale.

Si danno in questo modo sensazioni di forte contrasto e allo stesso tempo di forte attrazione. Proseguendo per Omotesando, all’incrocio con una stradina secondaria, si trova un alto parallelepipedo bianco che ospita la griffe francese Dior. Progettato dallo studio giapponese Sanaa, l’edifico si presenta nella sua perfetta semplicità tipica della cultura nipponica. La grande elevazione e il piccolo lotto sul quale è costruito, vengono resi più leggeri e armoniosi dalle diverse altezze dei piani. Come una lanterna, una scatola magica, offre una trasparenza-riflessione creando un unico effetto “vetrina”. I pannelli acrilici dalle curve morbide, inseriti dietro ai vetri, richiamano le pieghe sinuose delle creazioni da boutique. “Il vestire femminile è a mio avviso il luogo in cui la sensibilità moderna raggiunge la sua attenzione assoluta”. Toyo Ito parla così riguardo alla moda femminile e lo stesso concetto lo utilizza nei suoi progetti. Come per Tod’s, anche per la boutique di Mikimoto utilizza l’effetto “pienovuoto” aprendo, questa volta all’interno di una lamiera in acciaio rosa, delle fessure circolari irregolari. Aperture create per dar respiro alle più preziose perle dell’Oceano Pacifico. Ecco dunque che tutto si amalgama, moda e architettura vivono in simbiosi senza però perdere identità. Anzi, ne creano una nuova ad un paese famoso fino a qualche tempo fa soprattutto per le Geishe. E chissà se tra qualche anno anche loro accosteranno il tradizionale Kimono ad una borsa Vuitton?

English Summary: In Tokyo, fashion brands are increasingly using architecture to forge their new identity. Some Archistars design spectacular buildings for the biggest fashion boutiques, like Toyo Ito for Tod’s or Mikimoto. With this new way to display fashion products, Tokyo is getting a new image, founded on glamour and architectural research. The city skyline is changing, and bags of Louis Vuitton are a perfect match to Kimonos and geishas.

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photo Andrea Bernard

Text Andrea Bernard

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MODA E ARCHITETTURA. ANCHE LE GEISHE VESTIRANNO LUIS VUITTON

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TOKYO


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LONDON patchWork bag in deniM and Japanese cotton, original Wooden ‘50 neck reproduced bY franco Miotto dark blue short top Made of pure cotton JerseY and floWer necklaces Made of vintage kiMono fabrics aYuMi in her flat in north london

fiori di seTa nella foresTa MeTroPoliTana text beatrice olocco

Mi accoglie sull’uscio di casa e faccio subito la sua conoscenza. Ascolto la sua storia davanti a una tazza di tè, il manichino alle mie spalle sembra origliarci: tacito si compiace per la gonna Pierre Cardin che indossa, numerose volte è stato custode degli abiti che finivano sempre per essergli sottratti.. Siamo nel nord di Londra, è pomeriggio ma potrebbe essere notte, la nebbia circonda la casa in stile vittoriano di Ayumi Florio Kohsaka, all’interno regna un’atmosfera emblematica, degna del luogo che questa versatile ragazza giapponese ha dato al suo rifugio nel web: forestlondon, la foresta. Nata l’anno 1970 a Nagano, nel centro del Giappone, Ayumi cresce tra le stoffe per kimono che la madre confeziona imparando fin da bambina l’arte che presto farà sua. Per guadagnare un pò di soldi durante gli studi al College of Fashion di Tokyo lavora per il brand giapponese Issey Miyake: è il primo impiego nell’ambito della moda e per dieci anni Ayumi lavorerà presso compagnie (Kookai e altre) come fashion pr, manager di vendita o organizzatrice di eventi, prima di atterrare a Londra. Stanca di un ritmo lavorativo alienante, pone i semi di quelli che saranno gli alberi della sua foresta coltivando la propria volontà di creare piuttosto che subire il dovere imposto dai codici del mercato. Diventa freelance, si sposa con un musicista gastronomo italiano e fonda il marchio TaoMao, una linea di prodotti interamente handmade fedele alle leggi della natura: capi realizzati con tessuti naturali, inserti di stoffe giapponesi dai temi floreali, applicazioni fatte ad uncinetto, unicità di ogni singolo prodotto e ottima qualità. Per due anni venderà le sue creazioni allo Spitalfield Market nel cuore della capitale, ma gli inverni sono rigidi e Internet sembra aprire numerose possibilità a una come lei. Nel 2005 inaugura la bottega su ebay e ben presto clienti da tutto il mondo fanno shopping nella foresta portando a casa i capi che recupera tra Giappone Italia e Inghilterra: vintage o usati ma sempre in eccellenti condizioni, nella sua vetrina sono esposte griffe di raffinato gusto estetico come Comme des Garçons, Watanabe, Marni, Yamamoto, Miyake, Westwood e altri. Ma non è tutto. Da tre anni Ayumi collabora come coordinatrice e traduttrice per il Chelsea Flower Show, uno degli eventi chiave in materia di giardinaggio nella capitale. In collaborazione con la RHS, la prossima primavera verranno presentate le ultime mode e tendenze, protagonisti i prodotti più innovativi a favore di un giardinaggio moderno in un'esplosione di colori e profumi. E chi meglio di Ayumi poteva occuparsi di questo? È come sentirsi a casa dice. Tra le mura della foresta.

english summary: ayumi kohsaka florio is a 38 years old japanese fashion designer working and living in london since 2002. she produces and sales within her forestlondon.org.uk and ebay shop (ayumif123) her own fashion production “homemade taomao” and works between uk and Japan as fashion pr and interpreter. she is now engaged in coordinating the chelsea flower show in collaboration with the royal horticultural society. (www.rhs.org.uk/ chelsea/2008/index.asp 19th - 23rd May 2009, royal hospital, chelsea, london sW3)


Dal 16 gennaio al 28 febbraio 2009 negli spazi dell'ar/ge kunst Galleria Museo di Bolzano saranno esposte le opere di Paul Kos e Tony Labat, due importanti esponenti della California Conceptual Art. Nella California degli anni Sessanta, nucleo della Controcultura e del movimento hippie, un gruppo di artisti stabilitisi perlopiù nella Bay Area di San Francisco portò avanti il processo di ridefinizione del significato dell'arte iniziato nei primi del Novecento con le grandi avanguardie. Influenzati dall'atmosfera di fermento sociale, affascinati dalle filososfie dell'estremo oriente, distanti ideologicamente ancor più che fisicamente dal mercato dell'arte newyorkese Paul Kos, Tony Labat, Dennis Oppenheim, Bruce Nauman, Terry Fox, Tom Marioni ed altri artisti realizzarono opere di varia natura accomunate dall’assoluta predominanza delle componenti riflessive e concettuali su quelle manuali e materiali.

Lontana già da tempo dall'essere fonte di puro piacere estetico, l'opera d’arte diventa riflessione, pensiero, indagine dell’artista sul linguaggio, sul proprio lavoro e sul proprio ruolo nel contesto socio-culturale in cui agisce. La parte visibile dell'opera non è altro che un veicolo per trasmettere l'idea che la precede e la determina, una sua esemplificazione fisica; per questo motivo gli artisti concettuali utilizzano mezzi molto eterogenei, purchè utili al loro scopo comunicativo, allargando così enormemente il campo di azione dell’arte. L'importanza dell'hic et nunc, del legame con il contesto in cui il lavoro artistico nasce, viene espressa dagli artisti di San Francisco attraverso performances ed happenings, per loro natura determinati nel tempo e nello spazio, ma anche molte opere video, installazioni effimere e transitorie, realizzate con materiali sensibili alle variazioni fenomenologiche, come ad esempio il ghiaccio o la polvere. Tra le opere esposte

vi saranno anche dei lavori inediti realizzati appositamente per la mostra bolzanina dai due artisti e professori del San Francisco Art Institute. AR/GE Kunst Galleria Museo via Museo 29 Bolzano www.argekunst.it

English Summary: As from January 16 to February 28 2009 in the premises of the ar/ge kunst of Bolzano will be displayed the works by Paul Kos and Tony Labat, two important members of California Conceptual art. Conceptual artists make use of quite different means: performances, video works, ephemeral intallations carried out with special materials sensitive to phenomenological variations, all instruments to express the inseparable link between the work and its contest.

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Text Martina Albasini

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California Conceptual Art: Paul Kos and Tony Labat

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Paul Kos, Can't get it right no matter where I go


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Der Klang, der entspannt Text Patrick Taschler

Dass Musik einen sehr großen Einfluss auf unseren Geist und unseren Körper hat, ist den meisten wohl bekannt: Techno wirkt durch schnelle Beats anregend und Heavy Metal kann oft, na ja, zu Aggressivität führen. Aber es geht auch anders. Die Klänge von tibetanischen Klangschalen sind tief entspannend. Dabei sind nicht wirklich die Töne, die vielleicht nicht jeden ansprechen, ausschlaggebend, sondern hauptsächlich die dabei erzeugten Schwingungen. Sie breiten sich im ganzen Körper aus und versetzen ihn in Vibration. Das Ergebnis ist eine körperinterne Massage auf molekularer Ebene. Deshalb haben diese ursprünglich als Küchengeschirr im fernöstlichen Raum verwendeten halbkugelförmigen Schalen auch ihren Weg in die Wellness-Oasen dieser Welt gefunden und werden bei verschiedenen Behandlungen eingesetzt. Dipl. Dr. Josef Franz hat die Klangschalen für sein Vitalis Day Spa in Bruneck in vier verschiedene und von ihn entwickelte Resonanzmassagen integriert: eine Anwendung für Cellulite, eine für den Abdomen, eine für das Bindegewebe und eine für den Rücken. Die Behandlungen beginnen bereits beim Eintreffen im Day Spa, wo Sie sich mit Kräutertees darauf einstimmen. Immer

begleitet von eigens dafür komponierter Entspannungsmusik des deutschen Künstlers Peter Berliner, einer Koryphäe im Bereich der Meditationsmusik. Nach wärmendem Tee und energetischem Ausstreichen beginnt bei der ca. 50-minütigen Rückenanwendung die eigentliche Behandlung – eine Mischung antiker Techniken aus der Volksmedizin, teils aus der alpinen Tradition: Beim Schröpfen wird anhand von so genannten Schröpfgläsern auf dem Rücken Unterdruck erzeugt, die Mikrozirkulation angeregt und eine wohltuende Wärme erzeugt. Dann wird eine heiße Rolle aufgelegt, die die Tiefenmuskulatur lockert, gefolgt von einer klassischen manuellen Rückenmassage mit hauseigenen ätherischen Ölen wie Wacholder, Lavendel und Zypresse. Nun kommt der Höhepunkt der Behandlung: Die Musik wird ausgeschaltet und der Raum versinkt in vollkommene Stille. Drei untereinander abgestimmte Klangschalen werden direkt am Körper positioniert: eine zwischen den Füssen, von der durch rhythmisches Anschlagen tiefe Töne erklingen und Schwingungen ausgehen, die den Bereich der Beine und Füße beeinflussen, eine mit mittleren Tönen und Schwingungen beim Steißbein für den Bauch- und Beckenbereich und die letzte auf Höhe des vierten Chakras.

Die daraus erklingenden hohen Töne und Schwingungen dringen in den interzellulären Raum des Kopfbereichs ein und erzeugen ein Gefühl der Geborgenheit und Seelenruhe und lösen tiefe Blockaden. Bilder aus ihrem Innersten werden nach Außen dringen und ihr Kopf wird frei sein. Sie werden nicht genau wissen, ob sie wach sind oder schlafen. Nach zehnminütigem Nachruhen werden Sie sich dann aber ganz sicher sein: Es war nicht nur ein Traum! Sie fühlen sich wie neugeboren. www.vitalisdayspa.com

English Summary: The sound and vibrations of tibetan bells are perfect to accompany a relaxing deep tissue massage. At the Vitalis Day Spa in Brunico you can even try the sonic massage. After one-hour treatment you will feel regenerated and ready to face the day.


S TA G I O N E L I R I CA

OPERNSAISON

21., 22.11.08 OPERA/OPER

L’ELISIR D’AMORE DI/VON GAETANO DONIZETTI

04., 05.12.08 OPERA CONTEMPORANEA ZEITGENÖSSISCHE OPER

I WENT TO THE HOUSE BUT DID NOT ENTER DI/ VON HEINER GOEBBELS

18., 19.12.08 OPERA/OPER

TURANDOT

DI/ VON GIACOMO PUCCINI

9., 10., 11. & 13.01.09 OPERA CONTEMPORANEA ZEITGENÖSSISCHE OPER

JULIE

DI/VON PHILIPPE BOESMANS

www.ntbz.net Tickets: +39 0471 053 800


travel

One day in Paris

Lunch at Chateaubriand 129 avenue Parmentier, 11ème arrondissement, M Parmentier

text anna quinz

Coffè at Le Cafe 62 rue Tiquetonne, 2ème arrondissement, M Etienne Marcel Fashion, art, design book & magazines at Kiliwatch 64 rue Tiquetonne, 2ème arrondissement, M Etienne Marcel Shopping at Kokon to zai 48 rue Tiquetonne, 2ème arrondissement, M Etienne Marcel Shopping at Colette 213 rue St Honoré, 1er arrondissement, M Tuileries www.colette.fr Tea break at Angelina 226 rue de Rivoli, 1er arrondissement, M Tuileries TRY: Mont Blanc, a luxurious sweet experience angelina

Breakfast at Cafe Charbon 109 rue Oberkampf, 11ème arrondissement, M Parmentier TRY: cafè au lait and croissant

“Aperitivo” at Le Flore 172 Boulevard Saint Germain, 6ème arrondissement, M Sain Germain des Pres TRY: to find some star like Jean Paul Sartre

Vintage & second hand shopping at Freep’star 8 rue Sainte Croix de la Bretonnerie, Marais, 4ème arrondissement, M Rambuteau TRY: funny vintage dresses from ’60, ’70, ‘80

Art dinner at Tokyoeat Palais de Tokyo, 13 avenue du President Wilson, 16ème arrondissement, M Iéna TRY: an immersion in food and art cafe charbon

Shopping at L’Eclaireur 3 rue des Rosier, Marais, 4ème arrondissement, M Rambuteau (other L’Eclaireur boutique in rue Mahler, place des Victoires, fb Saint Honore, Champs Elysees) www. leclaireur.com

Drink at Cafe La Perle 78 rue Vieille du Temple, 3ème arrondissement, M Filles du Calvaire TRY: look around for fashion people and Bobo (bourgeois and bohemienne) Dance at Pop In 105 rue Amelot, 11eme arrondissement, M Saint Sébastien Froissart TRY: find an impressive look and dance all night long in the boite

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“Spuntino” at boulangerie Legay Choc 45 rue Sainte Croix de la Bretonnerie, Marais, 4ème arrondissement, M Rambuteau. TRY: Tarte aux framboise www.legaychoc.fr

Design experience at Galerie Kreo 31 rue Dauphine, 6ème arrondissement, M Odeon www.galeriekreo.com

tokyoeat



FASHION

ARTS

Martin Margiela (1) The exhibition

Second Lives: Remixing the Ordinary (2)

September 2 2008 ≥ February 8 2009 Modemuseum Antwerp, Belgium www.momu.be

September 27 2008 ≥ February 15 2009 Museum of Arts and Design New York, U.S.A. www.madmuseum.org

Sonia Rykiel "Exhibition"

Hôtel Everland

November 20 2008 ≥ April 19 2009 Les Arts Décoratifs Paris, France www.lesartsdecoratifs.fr

Sous l’empire de la crinoline 1852-1870 November 29 2008 ≥ April 26 2009 Musée Galliera Paris, France www.paris.fr

Yves Saint Laurent The first retrospective spanning the forty years of creativity November 1 2008 ≥ May 4 2009 de Young Museum San Francisco, California U.S.A. www.famsf.org/deyoung

Fahion vs. Sport August 5 2008 ≥ January 4 2009 Victoria & Albert Museum London, UK www.vam.ac.uk

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Hussein Chalayan January 21 2009 ≥ May 17 2009 Design Museum London, UK www.designmuseum.org www.husseinchalayan.com

November 16 2009 ≥ December 31 2008 Palais de Tokyo Paris, France www.palaisdetokyo.com

Helsinki Biennale 2008 October 25 2008 ≥ January 25 2009 Design Museum Helsinki, Finland www.designmuseum.fi www.helsinkibiennale.com

Tino Sehgal November 11 2008 ≥ December 14 2008 Fondazione Nicola Trussardi Villa Reale, Galleria d’Arte Moderna (PAC) Milan, Italy www.fondazionenicolatrussardi.com

Alfredo Jaar It is difficult October 3 2008 ≥ January 11 2008 Hangar Bicocca & Spazio Oberdan Milan, Italy www.hangarbicocca.it

Bill Viola Visioni interiori October 21 2008 ≥ January 6 2009 Palazzo delle Esposizioni Rome, Italy www.palazzoesposizioni.it/billviola

Matthew Barney Mitologie contemporanee October 29 2008 ≥ January 11 2009 Fondazione Merz Tourin, Italy www.fondazionemerz.org

Alberto Burri (3) November 11 2008 ≥ February 8 2009 Triennale Milan, Italy www.triennale.it

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copyright: VAGA photo Muriel Anssens

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Research Serena Osti

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(1) Maison Martin Margiela — Herfst-Winter 1997-1998 — Foto: Marina Faust ¶ (2) Susie MacMurray — A Mixture od Frailties, 2004 — Latex washing up gloves, calico and tailor’s dummy — Collection of the artist ¶ (3) Alberto Burri, Milan foto di Aurelio Amendola ¶ (4) Espacio de Creaciòn pearls and garnets ¶ (7) Alan Aldridge — The Man with Kaleidoscope Eyes — Madame Bella Donna illustration from The Peacock Party, first published 1979 — Donna Wilson — Cuddly clouds — handknitted wool ¶ (8) Guido Crepax — Valentina ¶ (9) James Rosenquist Big Bo, 1966 — Olio su


Sauma User-driven design

december 4 2008 ≥ January 3 2009 pinakothek der Moderne Munich, germany www.pinakothek.de

september 20 2008 ≥ January 9 2009 dansk design center copenhagen, denmark www.ddc.dk

Passare Il Segno La forma della contestazione 1968-1977

Design Cities

Ron Arad No discipline

september 5 2008 ≥ January 4 2009 design Museum london, uk www.designmuseum.org

The Making Of Architecture Architektur beginnt im Kopf october 16 2008 ≥ febraury 2 2009 architekturzentrum Wien vienna, austria www.azw.at

≥ January 3 2009 centre culturel suisse paris, france www.ccsparis.com

Swiss Federal Design Grants 2008 (5)

Alan Aldridge (7) The man with the kaleidoscope eyes

Big Game

october 16 2008 ≥ december 12 2008 daz - deutsches architektur zentrum berlin, germany www.daz.de

october 19 2008 -> february 22 2009 grand-hornu images hornu, belgium www.grand-hornu-images.be

Dreamland Architectural Experiments since the 1970s

The Art Of Drinking september 26 2008 ≥ april 26 2009 victoria & albert Museum london, uk www.vam.ac.uk

July 23 2008 ≥ March 2 2009 MoMa - Museum of Modern art new York, u.s.a. www.moma.org

Tribute To Ettore Sottsass september 29 2008 ≥ March 31 2009 centre pompidou paris, france www.centrepompidou.fr

Andrea Branzi Open enclosures and other works october 1 2009 ≥ february 01 2009 grand-hornu images hornu, belgium www.grand-hornu.be

The Scottish show (6) october 29 2008 ≥ febraury 8 2009 Mudac lausanne, switzerland www.mudac.ch

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Les Plus Beaux Livres Suisses

november 20 2008 ≥ March 16 2009 centre pompidou paris, france www.centrepompidou.fr

november 7 2008 ≥ february 1 2009 Museum bellerive zurich, switzerland www.museum-bellerive.ch

Media Facades Festival (4)

october 28 2008 ≥ January 17 2009 fondazione biblioteca di via senato Milan, italy www.bibliotecadiviasenato.it

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≥ January 25 2009 design Museum london, uk www.designmuseum.org

Head to Head. Political Portraits ≥ february 22 2009 Museum of design zürich zurich, switzerland www.museum-gestaltung.ch

Guido Crepax (8) Valentina, la forma del tempo september 21 2008 ≥ february 1 2009 triennale Milan, italy www.triennale.it

Antoine et Manuel Un duo de graphistes January 15 2009 ≥ april 12 2009 les arts décoratifs paris, france www.lesartsdecoratifs.fr

Il Secolo Del Jazz (9) Arte, cinema, musica e fotografia da Picasso a Basquiat november 15 2008 ≥ february 15 2009 Mart rovereto, italy www.mart.trento.it

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artìstica conteMporànea, cordoba, 2008 — architect: nieto sobeJano arquitectos Media facade: nieto sobeJano arquitectos/realities united — visualisation: realities united ¶ (5) JoY ahoulou — JoYboY — photographer: nick vidMer ¶ (6) Marianne anderson — earrings, oXidized silver, tela, 233,7 X 168,8 cM — collezione MaMac, nizza

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Multiple City Stadtkonzepte 1908/2008

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VISUAL CULTURE

copYright: guido crepaX

INDUSTRIAL DESIGN

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ARCHITECTURE


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kunStart 09 6TH INTERNATIONAL ART FAIR OF BOLZANO

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21 - 24 MAY 2009

www.kunstart.it FIERA BOLZANO SPA I South Tyrol I Italy WITH THE SUPPORT OF


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