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h sì devo scrivere l’editoriale ma faccio fatica a trovare l’ispirazione. La politica ci intristisce, il debito pubblico raggiunge un record storico, la Grecia ci fa soffrire, la Ferrari non vince, la Nazionale esce dalle teste di serie, la Juventus perde la Champions... Insomma si fa fatica a trovare ottimismo e carica per affrontare la realtà di tutti i giorni. Ma, quando meno te lo aspetti, saltano fuori nomi eccellenti che da soli ti danno buon umore. In questo inizio di estate ho trovato una sera a casa di amici Antonio Cabrini che tutti ricordiamo per quella vittoria clamorosa ai Mondiali del 1982. Antonio è stato simbolo di una Italia nuova che contro ogni pronostico ha fatto la differenza! Mi sono detto “è l’uomo chiave di questo numero”. Antonio è uno dei due calciatori viventi che ha vinto tutto (tranne il campionato europeo): un fenomeno nello sport quanto in discrezione e modestia! Guardavamo la finale di Champions e non faceva il professore, anzi lasciava sfogare gli invitati alla serata. Un esempio, come lo è stato sportivamente. Un simbolo di un popolo che dovrebbe sempre fare la differenza con genio e modestia! Bravo Antonio, davvero.
Poi ho avuto il piacere di far intervistare Claudio Domenicali, Amministratore Delegato di un’azienda italiana di successo come la Ducati, oramai, tedesca di azionariato. A far impressione è la concretezza e caparbietà dell’uomo ingegnere che ne sa di conti e marketing e che ha quella sensibilità per saper scegliere e mettere le persone giuste al posto giusto. Un fenomeno: uno di quelli che sa fare e sa far fare per arrivare lontano. I tedeschi di Audi se ne sono accorti presto valorizzandolo al massimo. Grande Claudio! Poi, per allietarvi, abbiamo ospitato Gabriela Iliescu, una donna di rara bellezza che, se aveste il piacere di incontrare, vi stupirebbe anche per la modestia e la voglia di lavorare che la fanno apparire come una di noi. Ecco un altro caso di persona normale capace di distinguersi! Un trio ben assortito a cui abbiamo aggiunto altri personaggi particolari e unici tutti da scoprire sfogliando la nostra rivista, che è sempre più un viaggio alla scoperta di persone e cose che fanno la differenza. Dunque buon viaggio e buona estate.
L’editore Alberto Vergani
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CONTENUTI 9
Antonio Cabrini, il campione “ineguagliabile”… Una leggenda del calcio allo specchio.
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Gabriela Iliescu, una donna da sognare. Foto esclusive da Miami.
A tu per tu con Claudio Domenicali. La passione per la rossa di Borgo Panigale raccontata da chi è al suo fianco da oltre vent’anni.
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Un viaggio nella storia del Kuwait. Alla scoperta di uno dei Padiglioni più amati di Expo.
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Parmigiani Fleurier e Bugatti, una partnership lunga dieci anni in punto. Quando un’automobile diventa un orologio.
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MyEquilibria: il bello del fitness outdoor. Alla scoperta di una nuova “forma” di benessere.
Tutti sintonizzati su Miami Lifestyle. La bellissima Karina Michelin fa sognare il Brasile con una trasmissione web!
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Prendo casa a…Miami. Oggi più che mai questa è la città in cui andare a vivere.
Il lusso nel cuore di Milano: lo Château Monfort. Viaggio all’interno di un albergo da favola.
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Natked, back to your nature. Scoprite come recuperare le energie perdute e rimettervi in forma.
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Le Torri, il sapore della tradizione. Nel cuore della Toscana, l’accoppiata gusto e relax vi stupirà.
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La Triennale, non solo mostra, ma anche osteria con vista. Quando le novità, oltre ad esser buone, sono anche belle.
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Tre uomini e una Rossa. Duelli ruota a ruota per piloti gentleman.
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L’America non basta per Brera Orologi. I fratelli Pasi vogliono il polso degli italiani.
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Vittorio Gucci: arte, idee e tenacia. Un’intervista alla scoperta dei suoi nuovi progetti.
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Nolan e i “26 motivi per fare arte”. Spazio ai giovani talenti.
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L’inconfondibile stile di Claudio Fusina. Nel cuore di Milano, c’è uno studio di architettura dove trionfano moda, design e innovazione.
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Quando lo stile corre su 2 ruote. Fashion story con i piloti Karel Hanika, Marco Melandri e Carlos Checa.
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Più belle, naturalmente, con l’Aloe. Tutti i segreti sull’aloe, la pianta dei miracoli.
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Pasticcere per un giorno con Loacker. Un’esperienza unica e divertente nel cuore delle Dolomiti.
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Summer Must Have. Suggerimenti per un’estate a regola d’arte.
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Un po’ di buone notizie. Basta poco per ritornare a essere di buon umore.
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il campione “ineguagliabile”
CABRINI
Poco più di 30 anni fa si teneva in Spagna uno dei Campionati del Mondo di Calcio più affascinanti della storia del calcio moderno. Un evento che riportava in alto, se non alle stelle, l’immagine del nostro Paese, un po’ offuscata in quel periodo.
◁ Un ritratto in “bianco e nero” del celebre campione della Juventus e della Nazionale di calcio, Antonio Cabrini.
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ggi siamo qui con uno degli “eroi” del Mondiale di Spagna ’82, un campione dall’animo gentile con un temperamento d’acciaio e la passione che ancora infiamma i suoi occhi, Antonio Cabrini. È sempre piuttosto particolare descrivere la sensazione che si prova quando ci si trova di fronte a una leggenda dello sport come Cabrini, uno dei pochissimi, forse si contano sulle dita di una mano, ad aver vinto tutto quello che si poteva vincere calcisticamente parlando, mancherebbe solo il Campionato Europeo, ma è un dettaglio che quasi passa inosservato ammirando il suo palmares. Allora non perdiamo tempo e scopriamo qualcosa in più di un uomo, un campione, che ha saputo farci battere il cuore e urlare di gioia per interminabili minuti. Partiamo da quel rigore sbagliato durante la finale del Mondiale 1982 contro la Germania, come è andata ? È un tiro agevolato, subito pensi all’occasione mancata, ad un errore non dovuto che solitamente non commetti. Quella volta lo sbagliai nella partita più importante della vita, ma nel secondo tempo, proprio quel rigore sbagliato, involontariamente ci diede la forza di capire che non potevamo perdere quella partita. Possiamo dire che quella fu l’Italia migliore di sempre? È quella che ha lasciato un segno indelebile nello sport, nella vita di tutti gli italiani di quel periodo, di una nazione. Eravamo un’unica squadra, formata dai 22 giocatori in Spagna e dai 60 milioni di italiani che sentivi lì, vicinissimi a te! Rimane probabilmente il Mondiale di calcio più bello perché vincemmo contro le squadre che erano le più forti del momento, noi le eliminammo ad una ad una: Argentina, Brasile, Polonia e Germania. Riuscimmo a battere il Brasile più forte di tutta la storia, ancor più forte di quello di Pelè. Per gli uomini che aveva era davvero una squadra stratosferica, dubito possa nascerne una altrettanto forte. L’Italia impazzì per quella vittoria al Mondiale. Ancora oggi, a distanza di 33 anni, c’è gente che ricorda di più gli azzurri di Spagna ’82 che quelli di Berlino 2006. Gli italiani si immedesimarono nei personaggi fantastici che ci accompagnarono in quella avventura: dal mitico Enzo Bearzot al Presidente Sandro Pertini. Fu una sorta di secondo boom italiano, si usciva dal periodo buio del terrorismo, dagli anni di piombo. È convinto che quella vittoria rilanciò un po’ tutto in Italia, dal governo, all’economia, all’ottimismo? Sicuramente è stata una chiave importante per la crescita del Paese, si usciva da grossi problemi politici. Quella vittoria tamponò le problematiche di uno Stato che stava cercando di crescere e ci riuscì perfettamente. Rimane quella la vittoria che ricorda con maggior affetto? Certo il Mondiale è un’occasione unica, un treno che passa forse una sola volta nella vita di un calciatore. C’è chi, però, magari ne ha vinti due di fila...! Per me ci sono altre vittorie importanti, quelle dei miei primi tornei di calcio giovanili che posso paragonarli alla vittoria del Mondiale. Quanto le pesa essere il giocatore italiano che ha vinto più di tutti? Non mi è mai pesato. Ho solo avuto la fortuna di giocare
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13 anni in una grande società, la Juventus, e sono riuscito a godere in prima persona di quei successi. Quanto invece le pesava essere considerato il Bello del calcio italiano? Inizialmente mi dava fastidio, sono sincero. Poi, con il passare del tempo, ho convissuto normalmente con questo appellativo che a me comunque non interessava, a me importava solo giocare a calcio e basta. Ancora adesso mi chiamano “Il Bell’Antonio”, fu una sorta di invenzione del grande Gianni Brera che, se ricordo bene, lo scrisse in un suo titolo. Dopo tanti anni essere chiamato così non mi fa né caldo né freddo. Io sono nato per giocare a calcio, della bellezza non mi sono mai interessato. Ha mai pensato che se giocasse adesso la sua bellezza sarebbe “amplificata” dai vari social network, sarebbe un po’ il Cristiano Ronaldo della situazione, non pensa? Certo, se giocassi ora sfrutterei la mia bellezza sicuramente, come fanno molti giocatori attuali. Ci sono più contratti con sponsor, più possibilità di diventare testimonial di campagne pubblicitarie.
Antonio Cabrini nei panni del CT della Nazionale di calcio femminile durante una conferenza stampa. △
Il Bell’Antonio è diventato il CT della Nazionale di Calcio Femminile. Una sfida con se stesso o una sfida verso i suoi colleghi che prediligono sempre le squadre maschili? Più una sfida personale, per capire meglio il mondo del calcio femminile, per scoprire cosa significhi per una donna giocare a calcio. Volevo anche capire le differenze tra due mondi, quello del calcio maschile e quello del calcio femminile, molto simili ma, nello stesso tempo, completamente diversi. Senza dimenticare che il calcio femminile italiano, rispetto ad altre nazioni, è indietro anni luce. Qui sembra di essere nel “terzo mondo”, c’è una cultura maschilista molto radicata nel nostro Paese che vede il gioco del calcio come uno sport esclusivamente per maschi.
IL CAMPIONE “INEGUAGLIABILE” CABRINI
△ In azione sulla fascia, durante una partita della Nazionale di calcio.
Di contro, nelle altre nazioni, si investe molto nel calcio femminile. Basti pensare a quante calciatrici tesserate ci sono in Germania o in Inghilterra, numeri impressionanti. Come si immagina invece il futuro della Nazionale maschile? Il calcio italiano, nonostante abbia perso di credibilità negli ultimi anni, resta comunque un calcio all’avanguardia e la dimostrazione l’abbiamo con la Juventus che è arrivata in finale di Champions League. Certo, rispetto ad una volta, i grandi campioni non vengono più a giocare nella nostra Serie A, ciò è dovuto anche ad un problema socio-economico del nostro Paese. All’estero investono sicuramente di più, da noi i tempi sono cambiati, non si possono più buttare via i soldi come una volta. Mancano anche le grandi famiglie, quattro in tutto che hanno fatto grandi alcune società, vedi gli Agnelli per la Juve, Berlusconi per il Milan, Moratti per l’Inter, Viola per la Roma. Grandi Presidenti che avevano grandi possibilità economiche ma che ci mettevano molto anche a livello personale come passione, come amore per le loro squadre… questo con il passare degli anni si è perso. Riguardando la finale di Champions League Barcellona vs Juventus, secondo lei i bianconeri potevano fare o dare qualcosa di più in campo? Il Barcellona ha dimostrato sicuramente di essere la squadra più forte ed ha meritato di vincere la Champions.
La Juventus ha messo in difficoltà comunque il Barcellona, dimostrando che la strada che sta seguendo, che ha percorso, è quella giusta per arrivare ai vertici del calcio internazionale. Nessuno si aspettava arrivasse in finale, nessuno si aspettava che giocasse una partita del genere… ciò significa che i giocatori sono già proiettati con le loro menti alla prossima stagione. È una squadra con ambizioni molto importanti. Lei rimane in qualche modo legato ai colori bianconeri? Come ho detto prima, giocare per 13 anni con la stessa casacca significa moltissimo. Con la Juve ho vinto tutto quello che c’era da vincere. Resta un legame affettivo, non lo vivo da tifoso però. Sono un uomo a cui piace il calcio, vedere le squadre italiane primeggiare mi fa piacere. Che sia la Juve, la Roma, l’Inter o il Milan per me non fa alcuna differenza. Chiaro, resta un occhio di riguardo per la squadra che mi ha dato moltissimo, una parte del cuore l’avrai sempre lì. Il calcio finisce sempre nell’occhio del ciclone per gli scandali. Adesso siamo arrivati all’apice con lo scandalo Fifa. Cosa ne pensa? Sicuramente non si può pensare di giocare un Mondiale sempre nei soliti Paesi. Il problema è coinvolgere nazioni dove il calcio è in crescita senza pretendere in cambio mazzette! Servono progetti seri, ci sono Paesi dove è difficile organizzare un Campionato del Mondo perché mancano le strutture, mancano le capacità economiche per affrontare un’avventura del genere. Il calcio è lo sport che più di tutti muove fiumi di denaro, facile quindi trovare chi ne voglia approfittare, cosa che, puntualmente è successa. Chiederei più trasparenza e più lealtà da parte di quelle nazioni che hanno già ospitato un Mondiale. Devono assolutamente capire che anche altri Paesi devono poter avere, almeno una volta, la possibilità di ospitare un evento del genere. A proposito di grandi eventi, lei è anche Ambassador di Expo Milano 2015. Cosa ci dice a riguardo? L’Expo è sicuramente una grande opportunità per tutto il Paese, non solo per Milano. L’Italia ha moltissime eccellenze da proporre al Mondo, anche nell’alimentazione. Abbiamo dimostrato, come italiani, di saper arrivare, seppur in ritardo, preparati all’appuntamento. Questa è la grande capacità del popolo italiano, apprezzata e amata all’estero. Si parla sempre di giovani che rappresentano il nostro futuro. Che cosa farebbe lei per avvicinare più giovani allo sport in Italia? Il discorso deve partire dalla scuola. In Italia le scuole sono impreparate ad affrontare seriamente l’argomento sport, mancano le palestre, le strutture adeguate, e poi è assurdo fare solo un’ora di educazione fisica a settimana. Tutto questo è assolutamente da cambiare. In altri Paesi lo sport si pratica già da piccolini, questo aiuta a crescere sia a livello fisico che mentale. A questo aggiungerei anche Educazione Civica… ai miei tempi c’era e mi ha fatto bene. Si cresce e si matura anche con qualche bel ceffone della maestra, qualche schiaffone che ho preso mi ha fatto sicuramente bene.
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△ Antonio Cabrini mentre solleva la Coppa del Mondo, al termine dell’ormai leggendaria finale di Spagna ‘82.
Ritorniamo invece al discorso del calcio femminile. C’è stata una frase infelice dell’ex Presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Felice Belloli, sul calcio femminile, che gli è costata la poltrona quando ha detto: “basta dare soldi a queste quattro lesbiche”. Cosa ne pensa? È stata una frase inaccettabile, una frase indegna contro tutto il mondo rosa. Ognugno può amare chi vuole. Mi avrebbe dato meno fastidio se avesse detto “non diamo soldi a 50mila lesbiche, avrei pensato che almeno 50mila ragazze giocassero a pallone. Invece in Italia ci sono solamente 12mila ragazze che praticano il calcio, che sono ben lontane dalle 700mila tesserate della Germania, le 300mila dell’Inghilterra e le 200mila della Spagna. Prandelli aveva aperto ad un coming-out dei calciatori. Lei non era dello stesso parere, ha cambiato idea? C’è una fortissima ignoranza contro l’omosessualità, soprattutto in Italia. Non è facile dichiararsi, ci arriveranno le generazioni future, non quella dei nostri figli. Manca la cultura, in altri Paesi non importa nulla, sono più avanti di noi. L’omosessualità esiste sia nel calcio maschile che in quello femminile. Ho giocato sicuramente in passato con qualche mio compagno che era gay, ma non mi sono mai posto il problema. Non esiste il problema nello spogliatoio assolutamente, nessuna discriminazione. Discorso allenatori. Tanti allenatori giovani, tanti mister con esperienza anche senza contratto. Cosa sta succedendo? Rispetto ad una volta è sparita la gavetta. Alcuni pensano non sia importante allenare in serie C o nelle serie inferiori. Invece quella è una grandissima palestra, una grande
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scuola d’insegnamento per allenare una grande squadra. Un conto è avere una squadra dove devi allenare campioni, lì devi solo pensare a plasmare il gruppo, devi essere un bravo psicologo e basta, non devi curare l’aspetto tecnico, quella è l’ultima cosa. Prova ad allenare una squadra dove ci sono giocatori che tirano “scarpate” a destra e sinistra. Lì devi essere un bravo allenatore, devi insegnare calcio e fare capire qual è il progresso di un’atleta: quella è una scuola vera. Prendiamo l’esempio di Trapattoni. Quando arrivò sulla panchina della Juventus era un giovane allenatore, trovò grandi campioni. Lui non stravolse nulla. Questa è l’intelligenza di un bravo allenatore, capire che squadra hai in mano. L’allenatore non può imporsi sul campione. L’esempio che faccio sempre è quello di Arrigo Sacchi con Van Basten. Dopo 5 anni l’attaccante olandese, stanco di essere comandato a bacchetta impose “l’aut aut” al Presidente Berlusconi. Ad andarsene fu il Mister. Prossima squadra che le piacerebbe allenare? Mi piacerebbe tornare ad allenare una squadra maschile, anche se le donne calciatrici sono “avanti” rispetto agli uomini, un altro pianeta. Ad un uomo puoi raccontare quello che vuoi, una donna ti massacra, vuole sapere tutto su tattica, suggerimenti. Tra una nazionale e una squadra di club preferisco una squadra di club. Sono uno a cui piace andare tutti i giorni sul campo ad allenare. La squadra di club la senti più tua, la vedi crescere, cambiare, la costruisci piano piano con le tue idee. di Paolo Colombo
IL CAMPIONE “INEGUAGLIABILE” CABRINI
Bot ta e ri sposta Nome: An ton io. Cognome: Ca bri ni.
Da ta Na sci ta: 8 Ot tob re 1957. Lu ogo: Cr em ona.
Se gno Zod iac ale: Bi lan cia. Ascen den te: Bi lan cia.
Le ggi l ’ oroscopo?: non ci cre do, per ò se mi ca pit a lo leg go e mi arr abbio se leg go che è un giorno Fr ate lli o sor elle: un fra sfortu na to. tell o più gra nd e di me. Hobby: ma cch ine d ’e poc a ed an tiq ua ria to – Av evo tan te ma cch ine d ’e poc a, non pot end o far e ga re per a ven der le pia no pia no. ò ho ini zia to Me ne son o pen tito am ara me nte…Dell ’a nti qu ari ato mi pia ce tut to: mobili qu ad ri, scu ltu re. , sopram mobili, Og get to deside rat o: un ca val lo ind ian o del 100 0 a.C . che ho visto in ca sa di un mi o ca rissim o Fi lm pre fer ito: Si lve rad am ico. o - La Gr an de Be llez za – La vita è Be lla, ed in gen ere tut ti i film di Be Libro pre fer ito: Il vec chi nig ni. o e il ma re di Er nest He mi ng wa y. Ca nzone Pr efe rita: tut te qu elle dei Qu een. Ca nta nti Ita lia ni: Jov an ot ti – La ura Pa usi ni – Er os Ra ma zzot ti. Color e pre fer ito: blu. Lu ogo ide ale per le vac an ze: Sa rde gn a. Se non ave ssi fat to il ca lcia tor e sar est i: ag ric olto re, per ché mi o pa dre è tut tor a un ag ric oltore nel Ag get tivo per def ini re il Cr em one se. ca lcio: ine gu ag lia bile. Ag get tivo per def ini re Ca bri ni: riserv ato, che non sig nif ica tim ido per ò, non son o tim ido son o pa ca to. mi crofon o in ma no e mi Da tem i un sca ten o. Non mi pia cci ono i discor si pre pa rat i, mi pia ce an da re a bra cci o. Au to possed uta: Sm art ed un a Tri um ph. Moto: mi pia cci ono moltis sim o ma non l ’ ho ma i avu ta, ho sem pre avu to pa ura deg li alt ri. A To moto da cross. La moto rin o ave vo un a da str ad a non l ’ ho ma i avu ta per ché ho sem pre tem uto di vol er rag giu nge At tri ce pre fer ita da ad re vel oci tà foll i. ole sce nte: Ed wig e Fe nec h, Gl ori a Gu ida, le at tri ci che si ved eva no nel le an ni 7’ 0. com me die deg li An im ale pre fer ito: ca ne raz za Te rri er, tut ta la vita. Pi at to pre fer ito: pa sta, risot to, tor tell i di zuc ca. Goloso da 1 a 10: 10!
Va nit oso: zer o At tac ca nte più dif fic ile da ma rca re: Br un o Co nti, pu r essend o un ita lia no gioca va all a bra sili an giorna ta non ti fac eva a. Se era in ved ere pa lla. L’Antonio Ca bri ni del 201 5: non esi ste pu rtr oppo! Ch i ti assom igl ia di più ca lcistic am ent e: Ph ilipp La hm del Ba yer n Mona co.
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GABRIELA Se riuscite a distogliere lo sguardo dalle foto, leggete anche l’intervista, scoprirete che se sognate di stare con una modella è solo perché non siete mai stati fidanzati con una modella.
◁ Lingerie I.D SARRIERI
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L
ascia la Romania a 14 anni per iniziare la sua professione e da allora non si è più fermata. In questo momento ci ha risposto da Miami ma nessuno sa dove sarà domani. Dinamica, intraprendente, inarrestabile, ma mai sfuggente, volitiva o assente. Parlando con lei si scopre che si può girare continuamente per il mondo solo se i tuoi punti di riferimento ce li hai ben presenti dentro di te. Lasciatevi incantare dalla globe-trotter più sexy del pianeta: Gabriela Iliescu. Com’è iniziata la tua carriera di modella? Non ho mai voluto fare questo lavoro, i miei sogni quando ero piccola erano altri. Ma quando avevo 14 anni un giorno ero con una mia amica in un centro commerciale, dove mi notò una famosa ex top model che conduceva un programma alla tv rumena. Mi si avvicinò e mi chiese se avessi voluto fare la modella, io risposi immediatamente di no. Non si rassegnò e per convincermi ad incontrarla nel suo ufficio, continuò a seguirmi per tutto il centro commerciale. Alla fine la ragazza che era con me le diede il suo numero di telefono promettendole che sarebbe riuscita a portarmi all’appuntamento, perché proprio lei, invece, sognava di fare questo lavoro. Alla fine mi lasciai convincere ad accompagnarla ma purtroppo non era abbastanza alta e fu scartata. Fu lei stessa a darmi il coraggio per cominciare, convincendomi che avevo tutte le carte in regola per avere successo. Se non volevi fare la modella, quali erano i tuoi sogni? Quando ero bambina ho sempre desiderato fare l’archeologa. E quali sono i tuoi sogni adesso? Sogno di essere ogni giorno una persona migliore, a prescindere dal lavoro che faccio o che farò in futuro. Con il tuo lavoro sei sempre in giro. Adesso dove ti senti a casa? L’unico posto dove mi sento a casa è, e sarà sempre, Bucarest, nella mia Romania. È lì che sono cresciuta, che si trovano la mia famiglia, i miei amici, le mie radici. Anche se non vivo più lì, e probabilmente non ci tornerò a vivere mai, è l’unico posto che per sempre potrò definire casa. Qual è il tuo segreto di bellezza? Non ho un vero e proprio segreto di bellezza e non so se esista. Però ho delle abitudini che costituiscono la mia beautyroutine che cerco di rispettare il più possibile. Ad esempio quando non lavoro non mi trucco quasi mai e cerco di usare solo prodotti di origine naturale per curare la mia pelle. In più, evito di bere e di fumare, ma soprattutto amo mangiare sano e allenare molto il mio corpo. Mi piace prendermi cura di me con l’obiettivo di un benessere generale, perché quando stai bene dentro si vede anche fuori. Qual è il segreto per fidanzarsi con una modella? Tutti vogliono fidanzarsi con una modella fino a quando non si fidanzano con una modella: poi cambiano idea. Non è facile gestire una relazione per chi fa questo lavoro che ti porta continuamente in città diverse. Capita che la sera alle 9 ti comunichino che devi partire per l’altra parte del mondo il giorno dopo alle 7. Quindi il segreto è: essere molto flessibili e compresivi, capire i ritmi della mia professione e viaggiare, almeno, quanto viaggio io!
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DREAMING GABRIELA Se volessimo raggiungerti nella tua prossima vacanza dove e quando ti potremmo incontrare? Non so ancora quando potrò fare le prossime vacanze, dipende tutto da quanto sarò impegnata con il mio lavoro. Però già so quale sarà la destinazione, mi piacerebbe andare a Mykonos, un posto che voglio visitare da tanto tempo. Hai un animale domestico? Anche se amo tantissimo gli animali, in questo momento non posso permettermi di prenderne uno. Sono sempre fuori casa per lavoro e dovrei lasciarlo sempre solo! Sarebbe veramente ingiusto. Qual è stata l’esperienza professionale che ti ha insegnato di più? In tutti questi anni di carriera ho lavorato con persone fantastiche, è veramente difficile scegliere quale sia stata l’esperienza professionale più importante, da tutti loro ho imparato sempre qualcosa. Hai un modello di riferimento che ispira la tua carriera? Ammiro molto Gisele Bundchen. Lei è il mio modello di riferimento, sia per come è fatta come persona sia per ciò che è riuscita a raggiungere nella sua carriera. Adesso che siete stati messi in guardia volete ancora fidanzarvi con lei? Ci vediamo tutti a Mykonos! di Salvatore De Martino Photo: Stefan Dani, Model: Gabriela Iliescu, Makeup: Alexandra Craescu, Hair: Alex C. Sarghe
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a tu per tu con
CLAUDIO DOMENICALI Ăˆ il CEO della Ducati, ma soprattutto il suo tifoso numero uno.
Abbiamo incontrato Claudio Domenicali per farci raccontare la sua storia e quella della rossa di Borgo Panigale, al suo fianco da quasi 25 anni.
Claudio Domenicali, CEO Ducati e grande appassionato delle due ruote. â–ˇ
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ando una breve occhiata al curriculum di Claudio Domenicali non stupisce che oggi sia al vertice di un’azienda simbolo di performance e velocità. Una carriera rapida, ricca di successi e tappe importanti che ha inizio nel ’91 quando, giovanissimo, entra in Ducati “una piccola azienda”, ci racconta, che produceva 1.000 moto l’anno. Da lì in poi, il promettente ingegnere bolognese è arrivato sempre più lontano, il tutto rigorosamente di corsa: Responsabile di Progettazione, poi Vice Direttore Tecnico, Amministratore Delegato Corse, poi Direttore Generale e infine, dal 2013, AD dell’azienda. Una storia professionale intensa che è sempre stata scandita dalla passione per le moto e la voglia di realizzare sogni sempre più grandi perché, come ci ha ripetuto più volte durante il nostro incontro, “solo chi guarda al futuro può ottenere risultati vincenti”.
Ma noi vogliamo tornare un attimo indietro a quando eri uno studente... ... e facevo ingegneria meccanica a Bologna, frequentando da casa. Avevo delle regole molto ferree con cui riuscivo a separare lo studio dal tempo libero e questa è una cosa che mi ha reso particolarmente orgoglioso. Per me studiare era un vero e proprio lavoro e ad una certa ora della sera e nei weekend non ho mai aperto un libro. Una tenacia che è stata “ripagata” perché mi sono laureato nei tempi, che è già un risultato, e con ottimi voti. Università di Bologna che ti ha dato molto e a cui adesso, come Ducati, hai la possibilità di restituire qualcosa... Esatto. Recentissimamente, proprio all’Università di Bologna, siamo riusciti a far partire un corso di laurea in “Ingegneria del Motoveicolo”; una cosa a cui tenevo Un ritratto di Claudio Domenicali da 24 anni in Ducati. ▽
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A TU PER TU CON CLAUDIO DOMENICALI
△ Claudio Domenicali in sella alla Ducati Scrambler al Salone del Motociclo Eicma 2014. ▽ Domenicali durante il WDW (World Ducati Week) 2014.
moltissimo perché ritengo importante che l’università sia vicina alla realtà lavorativa e alle aziende. E poi non avere a Bologna, dove c’è la sede della Ducati, un corso di “laurea dedicato”, era davvero una cosa bizzarra! Finalmente abbiamo sanato questa stranezza e da qui in poi sono pronte a partire una serie di attività di ricerca e dottorati affinché i giovani d’Italia e d’Europa, che amano i motori e vogliono fare della loro passione un lavoro, possano trovare a Bologna il luogo giusto dove farlo. Oltre allo studio però ci risultano anche dei trascorsi nel giornalismo... Sì, ho passato un paio d’anni dedicandomi sia allo studio che al giornalismo. Durante il periodo universitario la passione per le moto mi ha messo in contatto con una rivista che all’epoca faceva una cosa molto simpatica: organizzava delle prove con i lettori. Qui ho conosciuto Bruno De Prato, e dopo una serie di prove insieme, mi è stato offerto di contribuire alla rivista con costanza. È stata un’esperienza molto divertente: immaginate un ragazzo di 22-23 anni che gira l’Europa, alloggia in bellissimi alberghi, visita le piste più famose e vede le moto più belle... insomma, c’è di peggio nella vita! A proposito di lavoro che diventa passione... ricordi ancora il primo lavoro fatto in Ducati? Certamente. Ero responsabile di un progetto di una moto da corsa che si chiamava Supermono. Erano gli anni ‘90,
Domenicali a bordo dell’ultima nata in casa Ducati. △ Il CEO in versione “racing”. ▽
quando i motori monocilindrici erano particolarmente diffusi per i motori da enduro e quant’altro e quindi si era sviluppata questa categoria. Ducati, seguendo il trend del momento, voleva realizzare una moto speciale usando la metà di un motore bicilindrico; il risultato è stato una “motociclettina” davvero straordinaria di cui, ancora oggi, abbiamo un esemplare esposto nel nostro museo. Da dove è nata la tua passione per la moto? Credo che sia nata da mio padre, un progettista e disegnatore che si occupava della parte manualistica di macchine movimento terra; in quelle splendide officine, dove spesso andavo con lui, è nato l’amore per la meccanica vera e propria. E quale era, ed è, l’oggetto più raggiungibile per un ragazzo che vuole far “pratica”? La moto! Può essere acquistata ad un prezzo contenuto, ha tutti i componenti in vista, in particolare i ciclomotori dell’epoca, e rappresenta un bellissimo campo di prova per chi vuole cimentarsi con montaggio, elaborazione, manutenzione e quant’altro. Per cui a 14 anni ho trafugato il motorino di un cugino e l’ho completamente demolito, smontato, verniciato... mi piaceva di più tutta quella fase, che usarlo. Insomma è nato tutto dalla passione per la meccanica e dalle notti passate nel garage di casa a smontare e rimontare tubi. Un grande esperto di meccanica che oggi, nella sua posizione, deve però saper fare anche molto altro. Bilanci, strategie di marketing... OPINION LEADER 25
Il CEO durante la presentazione della nuova Panigale. △△ Domenicali all’Eicma 2014 presenta le nuove Scrambler, Ducati 1299 Panigale e Multistrada. △▷
La parte di finanza è la parte più semplice soprattutto perché ho avuto un maestro, l’ingegner Borghi, che in qualche modo prendeva un po’ in giro gli esperti. Diceva “voi ingegneri avete fatto l’equazione differenziale integrale e chi si occupa di finanza fa sottrazioni e addizioni”. Al di là delle battute, ho sempre trovato interessante la parte economica perché una buona gestione finanziaria di un qualsiasi progetto è una condizione essenziale per portarlo a termine adeguatamente. Quindi ho dovuto studiare prima all’Università, poi da autodidatta. Ma non mi è pesato, anzi... Un pregio che mi riconosco è proprio quello di amare lo studio e di non aver mai smesso di imparare, approfondire e appassionarmi alle cose; ora mi piace studiare l’andamento dei mercati, le valute e l’influenza che l’economia ha sull’evoluzione della società nel Mondo.
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A TU PER TU CON CLAUDIO DOMENICALI
Ha una ricetta per il successo? Credo fortemente nella serietà nel lavoro e nell’applicazione costante: i risultati immediati non sono normalmente duraturi quindi è necessario a mio avviso, continuare a imparare e a pensare al futuro. L’analisi finanziaria ed economica delle imprese definisce un passato, qualcosa che è già accaduto, quindi il successo si basa sul pensiero prospettico e sul continuare ad immaginarsi il futuro e prepararsi per quello. Che contributo ha dato il nuovo azionista? Il gruppo Volkswagen, attraverso Audi, ha dato un contributo importante di solidità! Dal punto di vista finanziario ha dato una visione a lungo periodo; ci preoccupiamo di come sarà l’azienda tra 10/15 anni e questo coincide con quello di cui parlavamo prima: ragionare su quello che sarà il futuro.
Poi ha dato sicuramente un contributo straordinario nel mettere a sistema un’idea di azienda che si preoccupa più di ogni altra cosa dei propri dipendenti e li considera come dei clienti. Dipendenti e clienti sono “al centro”, la soddisfazione di entrambi è il fine ultimo del motivo per cui l’azienda esiste e il giusto profitto viene visto come conseguenza per avere gestito al meglio il rapporto con queste due parti. La Ducati sarà sempre più la Ferrari delle due ruote o si orienterà più verso la Porsche? Ducati è rossa, è Italia, è prestazioni, quindi è certamente Ferrari. È vero anche però che il nostro processo di sviluppo e la vicinanza ai clienti ci fa capire molto bene alcune scelte di Porsche, in primis quella di “prestazione fruibile” molto vicina al nostro sentire. Una motocicletta tecnologica e dal design avanzato, ma OPINION LEADER 27
Claudio Domenicali e l’ingegner Gigi Dall’Igna tornato da poco in Ducati. △
comunque confortevole, sicura e utilizzabile tutti i giorni, è sicuramente la nostra direzione di sviluppo. Per cui mi sento di dire che quello che cerchiamo di raggiungere è il meglio dei due mondi. Proprio guardando avanti... quali sono i progetti futuri dell’azienda? Ducati crescerà perché ha fatto degli investimenti importanti. Siamo in presenza di un’azienda solida e sana che ha una marginabilità e una profittabilità adeguata e crescerà nel tempo. Gli obiettivi sono quelli di far in modo che sempre più persone possano vivere il sogno Ducati: entrare in un mondo di passione e di appassionati, in una community di tifosi del marchio e delle competizioni e raggiungere, anche con prodotti diversi rispetto a quelli attuali, sempre più appassionati nel mondo. E poi vogliamo solidificare il posto di lavoro delle persone che sono qui a Borgo Panigale e nelle nostre filiali nel Mondo, affinché possano avere una casa e
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un posto di lavoro che non solo si mantiene, ma che si migliora nel tempo. Come è riuscito a convincere Gigi Dall’Igna a lasciare Aprilia e venire in Ducati? Beh... gli ho fatto la corte come si fa normalmente in questi casi. Noi avevamo delle belle carte da giocare e certamente Gigi era una figura importante per noi. Ho cercato, in modo onesto e trasparente, di fargli capire le nostre possibilità e fargli intravedere un sogno che è quello di riportare la Ducati in vetta e ritornare a vivere un anno straordinario come quello del 2007. Lui ha accettato la sfida e ci siamo trovati in grande sintonia sin dall’inizio. Possiamo fare una stima? Le stime sono complesse in questi casi, ma il sogno è forte: i ragazzi ce l’hanno tutti molto chiaro. In questo inizio 2015, stiamo già ottenendo dei risultati davvero importanti e significativi, soprattutto abbiamo ridato l’orgoglio a tutti di
A TU PER TU CON CLAUDIO DOMENICALI
Tre momenti di pura “passione rossa”: Domenicali a bordo della moto simbolo di italianità nel Mondo. △
essere ducatisti e la dimostrazione e la prova tangibile di come, all’interno dell’azienda, ci siano oltre a passione e cuore anche testa, braccia e muscoli per mettere in pista una moto straordinaria. Comunque i nostri due piloti, Gigi e tutti i ragazzi, sono una squadra che può puntare a dei risultati davvero importanti già quest’anno e l’anno prossimo. Io credo che parlare di titolo Mondiale oggi sia un po’ presto, però i sogni sono una cosa importantissima, perché ti riempiono la vita quindi credo che il titolo vada sognato e si debba lavorare tanto per realizzarlo. Riprenderebbe Stoner? ... Squilla il telefono e Claudio Domenicali deve lasciarci. A rispondere sarà... il futuro! di Simona Melli OPINION LEADER 29
un viaggio nella storia del
KUWAIT
Zero risorse idriche naturali e 115 mm di pioggia media all’anno. Come può un Paese arido generare 1,85 miliardi di litri di acqua potabile al giorno?
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Lo skyline della moderna Kuwait City. â–˝
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’era una volta in Medioriente, un Paese dal sottosuolo ricchissimo, dove l’acqua costava più del petrolio e veniva acquistata da Paesi terzi. Oggi grazie alle tecnologie più avanzate, il Kuwait è autosufficiente anche dal punto di vista idrico e oggi ha sette impianti che producono 1,85 miliardi di litri di acqua potabile al giorno. Questa è solo una delle tante narrazioni di Expo Milano 2015, l’esposizione universale che dal 1° maggio al 31 ottobre, ospita più di 140 Paesi nel capoluogo lombardo. Expo Milano 2015 è il più grande evento mai realizzato sull’alimentazione e la nutrizione, un’occasione per riflettere e confrontarsi sui diversi tentativi di trovare soluzioni alle contraddizioni del nostro mondo: da una parte c’è ancora
▽ Il Padiglione del Kuwait si ispira alle vele delle imbarcazioni tradizionali.
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chi soffre la fame, dall’altra c’è chi muore per disturbi di salute legati a un’alimentazione scorretta e troppo cibo. Il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita” è interpretato dai diversi Paesi che con i loro Padiglioni raccontano storie, innovazioni e tecnologie. Tutti i presenti offrono il loro contributo per cercare di dare una risposta concreta a un’esigenza vitale: garantire cibo sano, sicuro e sufficiente per tutti i popoli, nel rispetto del Pianeta e dei suoi equilibri. Per la sua esperienza nella produzione di acqua in un Paese privo di sorgenti - è l’unico al mondo senza alcuna riserva di acqua naturale - il Kuwait è grande protagonista di Expo, pronto a sfatare l’immaginario collettivo che lo vede un
UN VIAGGIO NELLA STORIA DEL KUWAIT luogo di solo deserto e petrolio. “L’ACQUA È LA CHIAVE PER LA SOPRAVVIVENZA: UN TESORO DI PURA VITA” è il tema intorno al quale si sviluppa il percorso all’interno del Padiglione, nato dal desiderio di raccontare la storia di un Paese che ha saputo far nascere la vita in un ambiente dalle temperature proibitive e dalle condizioni estreme. Passeggiando lungo il Decumano, l’architettura del Padiglione, firmato dall’architetto italiano Italo Rota, cattura lo sguardo dei visitatori. La facciata si ispira al profilo delle vele “kuwaitiane” delle “Dhow”, imbarcazioni tipiche e simbolo scelto per sottolineare il legame alle tradizioni. Spezie del Kuwait nel souk. △
Volta del padiglione ornata da tessuti tipici. △ Il souk, mercato tradizionale. ▽
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Il viaggio in Kuwait inizia con una passeggiata tra le dune del deserto che conduce a una cascata, è lì che comincia la narrazione con il messaggio creato con giochi acquatici “L’acqua è la chiave per la sopravvivenza”. Come può un Paese così arido mettere come “condicio sine qua non” per la sua esistenza una risorsa che non possiede? Se è vero che in Kuwait non ci sono sorgenti d’acqua è altrettanto vero che il Paese confina con il Golfo Persico e come spesso accade, quando le risorse sono limitate, è l’ingegno a vincere. Nel 1953 l’emirato ha realizzato il primo impianto al mondo di desalinizzazione a tecnologia Msf (multi-stage flash) che ha reso potabile l’acqua del mare. All’interno del Padiglione, un grande plastico della città di Kuwait City, mostra questa tecnologia. È inoltre possibile vedere tutte le meraviglie della città nella versione diurna e serale, grazie ad effetti speciali che ricreano il giorno e la notte. La riproduzione in scala mostra anche l’impegno nell’utilizzo delle energie rinnovabili, eolica e solare. Grazie agli impianti di desalinizzazione, il Kuwait ha potuto sviluppare il settore agricolo e oggi è in grado di produrre tra gli altri, fragole, pomodori, zucche e melanzane. Il Kuwait è nato come un porto e ancora oggi dipende dal mare come prima fonte d’acqua, ma il mare è anche importante per l’allevamento di gamberi e pesci come testimoniano i due grandi acquari. Deserto, mare e tecnologia contraddistinguono il Paese ma è il Souk dove si sperimenta lo stile di vita vivace e l’accoglienza del popolo del Kuwait. All’interno del Padiglione è possibile vivere l’esperienza del mercato tradizionale. Oggetti, cibi, profumi e musica: il Souk appaga tutti i sensi. Come in un vero mercato, la “sala Souk” accoglie i visitatori con odori e sapori tipici del Kuwait, le spezie sono esposte e gli aromi si diffondono nell’aria. Il viaggio sensoriale continua con l’esposizione dei profumi che i visitatori possono provare, proposti in diverse fragranze e conservati in preziose ampolle di vetro colorato che creano giochi di luce. L’artigianato gioca un ruolo importante, ci sono prodotti manifatturieri, gioielli e tessuti tipici. La seconda parte del Souk è dedicata all’udito e alla vista, sugli schermi posti nella sala gli abitanti del Kuwait raccontano la loro vita, sono storie di donne libere e bambini che amano il calcio, ci sono i racconti degli abitanti del Kuwait, artigiani che ricordano il passato e guardano al futuro. Il Padiglione del Kuwait è 100% Child Friendly, ogni sala dedica ai piccoli visitatori delle attenzioni particolari: “percorsi segreti”, punti dedicati, contrassegnati dalla presenza di Birdie, il falco-mascotte del Paese, e tanti giochi che catturano la loro attenzione facendoli divertire. di Vera Vanetti
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▽ Il Gabibbo ospite speciale al Padiglione.
UN VIAGGIO NELLA STORIA DEL KUWAIT
Il grande acquario. ▽
Il plastico di Kuwait City. △ Bimbi che giocano nel Padiglione. ▽
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△ Il Sindaco di Roma Ignazio Marino. ▽ Valeria Marini durante la diretta a “Quelli che il calcio”.
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Mr Al Baddah, Director Kuwait Pavillion media team, con lo chef Massimo Bottura. △ ▽ Il critico d’arte Vittorio Sgarbi con Mr Al Baddah.
Albano assaggia i datteri, specialità del paese. △ Albano in visita al Padiglione. ▽
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▽ Il “Bugatti Mythe” trae ispirazione dall’elemento iconico di Bugatti: la calandra tipo 57.
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una partnership lunga dieci anni in punto
PARMIGIANI FLEURIER E BUGATTI La potenza e il lusso di un’automobile unica in tre esclusivi orologi.
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utto ha inizio nel lontano 2001 quando Bugatti, la prestigiosa scuderia di Molsheim, era alla ricerca di una collaborazione con un’azienda orologiera. Ben presto, la casa automobilistica trova nella Maison Parmigiani Fleurier il giusto partner per soddisfare tutte le aspettative richieste. La Parmigiani Fleurier nasce nel 1996 dall’incontro tra Michel Parmigiani e la Famiglia Sandoz: l’esperienza nel restauro di oggetti d’arte orologiera, la conoscenza delle meraviglie meccaniche del passato, spingono Parmigiani a creare un suo marchio. In pochi anni il marchio riesce a ottenere una credibilità unica nella storia dell’orologeria moderna. ▽ Elegante armonia e look grezzo del Bugatti Mythe.
Nel 2004 viene formalizzata la collaborazione con il brand automobilistico Bugatti: la forte vocazione tecnica ed artistica, l’alto senso del design e l’eleganza formale che li accomuna danno vita a una partnership che nel 2014 ha compiuto ben 10 anni. Il primo orologio realizzato, il Bugatti Type 370 del 2004 destò scalpore per la sua forma tubolare, questo però, non ha impedito a Parmigiani e Bugatti di utilizzare questo modello per ispirare la nuova collezione Esclusiva Anniversario. Infatti, in occasione del 10° Anniversario, Parmigiani Fleurier presenta nel 2014 tre edizioni limitate dell’orologio Bugatti: Bugatti Mythe, Bugatti Victoire e Bugatti Révélation che rappresentano gli aspetti principali Il dettaglio della cassa dell’orologio Bugatti Mythe. ▽
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▽ Forme geometriche pure per la realizzazione del Bugatti Victoire.
▽ Dettaglio del Bugatti Victoire e delle “V”.
di questa collaborazione. Il Bugatti Mythe grazie alla sua estetica rappresenta il sodalizio tra la tradizione industriale e quella artigianale nel mondo automobilistico. L’orologio si caratterizza per l’elegante armonia bicolore delle due diverse superfici della corona: la prima color grigio antracite, con un look “grezzo” che incarna il mondo automobilistico; la seconda patinata e dorata con un tocco artigianale molto raffinato. Il Bugatti Mythe si concentra, inoltre, su un elemento iconico di Bugatti: la calandra tipo 57. A differenza delle auto realizzate successivamente con delle calandre classiche ad alveoli, le linee utilizzate sul quadrante ricordano le prime vetture realizzate con la calandra fatta di linee. Il motivo del Bugatti Victoire è formato da V concentriche che sembrano suggerire “Velocità” e “Vittoria”, ovvero quei valori che hanno definito il prestigio della scuderia Bugatti sin dagli esordi. Un orologio che riesce ad evocare anche le tracce di frenata lasciate sulla pista da un bolide all’inseguimento di un record. Una struttura concentrica pone l’attenzione verso il centro dell’orologio, quel “blocco
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Dettagli del blocco motore che ne ha decretato il successo. ▽
motore” che ne ha decretato il successo. Forme geometriche pure, grazie all’immenso lavoro di incisione, realizzate sulla cassa dallo stesso artigiano che nel 2004 aveva inciso il Bugatti Centenaire, uno dei primi pezzi della collezione. Il motivo a V lungo il polso lo rende un pezzo unico che si ottiene grazie a una tecnica a getto d’acqua, in quanto il taglio a laser brucerebbe la pelle. Il design del Bugatti Révélation si basa sulla calandra della Bugatti Veyron con struttura alveolare a losanghe strette, visibili in tre parti dell’orologio: sul quadrante, sul movimento e sul cinturino. Il quadrante rappresenta la calandra della vettura: le sue minuscole dimensioni hanno richiesto un taglio al laser ultra-preciso. L’inedito cinturino del Bugatti Révélation invece, ricorda l’imbottitura dei sedili dell’auto. Questi tre modelli sintetizzano i preziosi 10 anni di collaborazione tra Parmigiani Fleurier e Bugatti, una storia fatta di lusso e precisione. di Martina Calabrò
UNA PARTNERSHIP LUNGA DIECI ANNI IN PUNTO, PARMIGIANI FLEURIER E BUGATTI
▽ Struttura alveolare a losanghe strette per il Bugatti Révélation.
Primo piano del Bugatti Révélation: il cinturino ricorda l’imbottitura del sedile dell’automobile. △ Dettaglio della cassa del Bugatti Révélation. ▽
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MyEquilibria:
IL BELLO DEL FITNESS OUTDOOR Corpo, mente e spirito: dalla ricerca di questo equilibrio perfetto prende vita MyEquilibria, un vero e proprio progetto di wellness destinato a cambiare il modo di fare fitness.
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MyEquilibria: l’eccellenza produttiva del Made in Italy applicata al fitness per ambienti esterni. ▽
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e siamo abituati a pensare al fitness come ad una faticosa attività in luoghi chiusi, e a volte sovraffollati, dove i minuti corrono al ritmo dei cardiofrequenzimetri e i risultati si misurano di fronte a uno specchio, significa che non abbiamo ancora subito il fascino dell’outdoor training, la nuova frontiera del fitness. Un trend mondiale di grande forza che un team composto da designer, futurologi ed esperti di fitness ha deciso di cavalcare e trasformare in un’iniziativa 100% Made in Italy che fosse in armonia con la natura, ma allo stesso tempo riconoscibile e coinvolgente. Dal loro impegno è nata MyEquilibria: l’innovativa palestra all’aria aperta dedicata alla ginnastica funzionale a corpo libero che risponde alla ricerca del benessere come stile di vita. Pensata per le grandi o medie municipalità di tutto il mondo e per le strutture private, turistico-alberghiere e ricettive, MyEquilibria rivoluzionerà in modo sostenibile il fitness outdoor.
Lavorando sull’intelligenza del corpo e sul movimento autentico, questa palestra dai grandi contenuti tecnologici è in grado di risvegliare gli istinti sportivi dell’utilizzatore finale. Alla base del protocollo di allenamento di MyEquilibria c’è la consapevolezza del bisogno sempre crescente di relazionarsi con la natura e dei conseguenti benefici che ne derivano. Importanti ricerche medico/scientifiche a livello internazionale hanno dimostrato, infatti, l’efficacia della luce e della brezza naturale per la riduzione di stress, per l’ottenimento di un maggiore apporto energetico e la produzione di un livello di soddisfazione più elevato. E se l’ambiente esterno non dovesse bastare a rendere più piacevole il training, ci pensa l’esclusivo design di MyEquilibria a conquistare lo sportivo e a invitarlo, con le sue originali forme, all’esercizio fisico: bella da vedere, ma anche da toccare, provare, vivere... insomma, non un semplice attrezzo per l’attività fisica, ma un’opera dall’alto valore design/artistico capace di coinvolgere e appassionare.
La struttura di MyEquilibria è basata su protocolli ginnici e funzionali progettati con la collaborazione dei principali esperti di fitness di tutto il mondo. ▽
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MYEQUILIBRIA: IL BELLO DEL FITNESS OUTDOOR
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△ Un particolare di MyEquilibria. ▽ Un esempio di installazione in uno spazio aperto.
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Solo tecnologie all’avanguardia e design ricercato per MyEquilibria. △
MYEQUILIBRIA: IL BELLO DEL FITNESS OUTDOOR
MyEquilibria in perfetta armonia con la natura. △
Il merito va sicuramente anche ai materiali impiegati per la sua realizzazione. Fatta solo con componenti destinati a durare nel tempo e ad adattarsi alle diverse condizioni climatiche, MyEquilibria presenta una ricca varietà di accessori in acciaio e sedute in poliuretano, ed è dotata di un albero in ductal, un cemento “high performance” di cui possiede l’esclusiva. MyEquilibria è, inoltre, modulabile e personalizzabile nel colore e nella scelta dei materiali, così da risultare un’installazione sempre unica e preziosa. Anche la tecnologia non è un dettaglio trascurato, anzi. Ogni piattaforma è supportata da app specifiche e offre programmi di allenamento per tutti i tipi di target con video esercizi, una guida personalizzata e contenuti studiati ad hoc, nell’ottica della socializzazione e della condivisione delle esperienze. Quando si pensa a MyEquilibria si deve pensare
ad un vero progetto di wellness che permette di trovare, o ritrovare, il giusto bilanciamento. Se a un ottimo strumento di lavoro si aggiunge poi una buona dose di volontà, i risultati saranno garantiti. Perché, come dicono in America, “Exercise is medicine”. di Silvia Barlascini
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tutti sintonizzati su
MIAMI LIFESTYLE
È la trasmissione web culto in Brasile; è una vera video-guida al glamour e al lusso, dedicata agli estimatori della città della Florida. A raccontarcela, l’ideatrice e conduttrice, Karina Michelin che da anni ha scelto Miami come sua casa.
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Ocean Drive e le sue luci sfavillanti. â–˝
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ww.miamilifestyle.com.br un indirizzo internet che vale un biglietto aereo: basta infatti un semplice click e ci si ritrova a Ocean Drive al party più glamour del momento, faccia a faccia con i dj più celebri nel privè dell’Ultra Music Fest, o ancora, a bordo di un lussuosissimo Riva durante il Miami International Boat Show. Miami Lifestyle è una trasmissione web, seguitissima in Brasile, che racconta il lusso, il glamour e tutto ciò che fa tendenza nella città simbolo della Florida! A condurre gli spettatori in questo viaggio alla “velocità 4G”, la bellissima modella brasiliana Karina Michelin, il cui volto non sarà sfuggito ai più attenti telespettatori italiani. Dopo le prime esperienze nella tv brasiliana, infatti, nel 2006, Karina ha vinto il concorso RAI di Miss Italia nel Mondo e da lì, ha iniziato alcune collaborazioni con la televisione del Bel Paese. “Mi sono innamorata subito dello schermo e ho capito di avere una vera passione per il mondo dello spettacolo” ci racconta la solare paulista “e poi sono stata molto fortunata: ho lavorato con il maestro Piero Chiambretti e con Enrico Papi, su Canale 5... incontri ed esperienze che mi hanno accresciuta sia come persona che come professionista”.
Dalle prime esperienze televisive ad un programma web tutto suo... come le è venuta l’idea di “Miami Lifestyle”? Miami è divenuta una delle mete più desiderate al Mondo, la città dei sogni di tante persone, proprio per questo, qualche anno fa, ho deciso di creare questo format web, per permettere alla gente di vivere, anche da lontano, la sensazione di stare a Miami. Insomma, è una finestra, web, sempre aperta sull’intrigante città della Florida! Una finestra dedicata a tutti i brasiliani come lei... Esatto. Il programma lo faccio nella mia lingua madre, il portoghese, perché tutto il contenuto è voluto proprio per i miei concittadini che oggi sono i primi frequentatori di Miami. E non è un caso! Io scherzo sempre, dico che Miami è la Rio de Janeiro che ha funzionato. Il clima è sempre bello, come in Brasile, la gente è allegra e felice come in Brasile... insomma, sembra di vivere in Brasile, con la differenza che a Miami non ci sono corruzione e criminalità; c’è più qualità di vita e si vive serenamente con poco.
Karina Michelin, conduttrice e ideatrice della trasmissione web, Miami Lifestyle. ▷ Un primo piano della bellissima modella brasiliana. ▽
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TUTTI SINTONIZZATI SU MIAMI LIFESTYLE
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â–˝ Ancora un ritratto della splendida Karina Michelin.
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TUTTI SINTONIZZATI SU MIAMI LIFESTYLE Il sogno Americano per un Paese difficile come il Brasile... Assolutamente. Il mio Paese sta attraversando un periodo di grande difficoltà politica ed economica e quindi tutti quelli che possono stanno “scappando”: cercano un modo per continuare a realizzarsi e Miami è senza dubbio una città che offre molte opportunità di crescita, cosa che, soprattutto in un periodo storico come questo, la rende un posto unico al Mondo. Oltre a un terreno fertile per far crescere progetti e idee, cosa trova chi arriva in questa città? Miami è una città di passaggio, molto latina, e funziona soprattutto per quanto riguarda il turismo: qui si trova divertimento ovunque, sia nelle spiagge affollate che nei locali più esclusivi. E poi è una città piena di ristoranti diversi, celebrità da tutto il mondo che girano nei club, imprenditori alla ricerca di nuove opportunità di business… Vibrante, sempre sveglia, spesso “sopra le righe”... ci racconti però anche qualcosa che non tutti sanno di Miami, qualcosa dietro il “luccichio” della città! Suggerisco a tutti, oltre al giro di club, negozi e spiagge anche quello per Wynwood, una zona che è stata completamente ristrutturata, diventata a tutti gli effetti il quartiere dell’arte dove, ogni angolo, riserva una galleria più affascinante dell’altra. Lì si possono ammirare i muri designati da noti artisti della street art mondiale, si trovano ristoranti, locali esclusivi e negozi carinissimi pieni di colori e fantasia. Insomma è una zona che mette davvero grande allegria. Un suggerimento subito da annotarsi sulla guida di Miami... ne vuole aggiungere altri? Forse delle indicazioni più “classiche” ma... per sentire il vero spirito della città non può mancare una passeggiata sulla Lincoln Road, a Miami Beach, sull’esclusiva Ocean Drive e infine un giro nella caratteristica Little Havana. I luoghi noti ai telespettatori che entrano in rete per guardare Miami Lifestyle. Una scelta molto attuale quella di affidarsi ad internet e ai social per andare in onda ma... mai pensato di portare il format in TV? Abbiamo iniziato con il web perché è il mezzo del futuro, immediato e veloce, ma l’idea della televisione classica non ci dispiace, anzi... abbiamo già provato a mandare in onda alcuni dei nostri servizi sulla TV brasiliana: hanno funzionato benissimo, hanno avuto una buona audience e sono piaciuti. Una grande soddisfazione! Ha qualche nuovo progetto per il futuro...?! Si! Vorrei proporre Miami Lifestyle anche in Italia, visto che gli italiani che vivono in Florida sono più di 60 mila. Un’altra idea che sta prendendo forma è invece quella di girare il mondo con questo format, realizzando video da altri Paesi: il prossimo potrebbe essere ad esempio proprio “Italia Lifestyle”. L’Italia è uno dei paesi più belli, ricco di cultura e tradizione. Dobbiamo fare conoscere al Mondo il suo Made in Italy. Io sono pronta! di Simona Melli
Trasmissione Miami Lifestyle. Conduttrice Karina Michelin. Genere Programma di intrattenimento, con interviste, curiosità e informazione dedicato alla magica Miami. On air dal 2013. Trasmesso su Youtube - MiamilifestyleTV Sito - www.miamilifestyle.com.br Telespettatori Pubblico prevalentemente brasiliano. Lingua La trasmissione è interamente condotta in portoghese.
Attenzione. Se ne consiglia comunque la visione poiché le immagini “parlano” da sole!
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prendo casa a…
MIAMI
È la città del momento, una destinazione molto trendy, che attira sempre più investitori stranieri. Andiamo a scoprire perché!
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Una splendida villa, con piscina e rigoglioso parco, è un “classico” a Miami. ▽
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i troviamo nello studio di Piero Salussolia, uno dei più noti avvocati di Miami in ambito immobiliare, ma non solo. Lo studio, che prende il suo nome, grazie anche alla sua collocazione geografica, è sempre stato caratterizzato da una spiccata vocazione internazionale, rappresentando alcune persone di fama mondiale oltre a enti prestigiosi, così come il Consolato italiano di Miami. Piero Salussolia è, quindi, l’interlocutore ideale per fornirci le informazioni più complete possibili in merito a questa “febbre immobiliare”, che sta impazzando a Miami in questi ultimi anni. Risponderemo finalmente a quanti si stanno ancora interrogando sui motivi di questo boom immobiliare e per approfondire ulteriormente si potrà, eventualmente, poi contattare lo studio. Molti italiani considerano Miami una delle località ideali per sostenere un investimento immobiliare, quali sono i motivi di questa tendenza? Il mercato immobiliare del sud della Florida e di Miami, in particolare, è uno dei più dinamici e tra i più consigliati a livello di investimento in quanto offre la possibilità di accontentare diverse disponibilità di budget e tipologia di investimento: dalla proprietà di lusso fronte oceano, ai condo-hotel residenziali, a case unifamiliari e investimenti commerciali per la vendita al dettaglio e la ristorazione. In Florida, inoltre, non ci sono tasse statali sul reddito delle persone fisiche e le tasse immobiliari (equivalenti alla nostra vecchia ICI), pur variando da Contea a Contea, non superano il 2% del valore catastale dell’immobile; da non
sottovalutare, poi, la strategica posizione geografica tra l’America del Nord e l’America Latina. Gli acquirenti possono godere non solo delle bellissime spiagge e del clima tropicale, perfetto tutto l’anno per sport all’aria aperta e svago, ma anche di uno stile di vita di standard superiore, avendo anche accesso alle migliori strutture per l’istruzione, le istituzioni finanziarie, lo shopping e i ristoranti raffinati. Insomma, Miami è senz’altro una delle scelte migliori per gli investimenti immobiliari negli USA. Generalmente, gli italiani che acquistano casa a Miami vivono già la città oppure la scelta è più impulsiva, dettata più dal passaparola positivo che da una reale esperienza personale? Indubbiamente il passaparola funziona sempre, tuttavia la maggior parte degli italiani che decide di acquistare un immobile a Miami include persone che conoscono già la città per esserci venuti in vacanza almeno una volta. Si può anche affermare che almeno il 70% di questi è rappresentato da imprenditori che decidono di diversificare il loro portafoglio. Ultimamente, la tendenza ribassista del cambio euro-dollaro potrebbe scoraggiare gli investimenti negli USA. Questa situazione si verifica anche a Miami o esiste un’eccezione? Non c’è dubbio che le condizioni di mercato siano cambiate e che la progressiva perdita di valore dell’euro abbia influito nella scelta di effettuare un investimento. C’è da dire, però, che i prezzi degli immobili in alcune aree di Miami possono essere più bassi rispetto ad altre metropoli statunitensi il che rende molto vantaggioso e allettante investire in questa Un ritratto di Piero Salussolia circondato dal suo team. ▽
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PRENDO CASA A… MIAMI
Veduta di una villa in stile coloniale che si affaccia direttamente sulla baia. △
città. Tra l’altro, contrariamente al semplice affitto di un immobile, un acquisto dà la possibilità di ricavare un vantaggio economico nel lungo termine poiché il valore della proprietà in questo mercato ha tendenza a crescere nel tempo e, data la dinamicità del mercato immobiliare, vi è la possibilità di rivenderla o affittarla in fretta. Insomma, il mercato immobiliare di Miami è in continuo movimento e crescita e continua a rimanere un ambiente favorevole agli investimenti, soprattutto da parte di acquirenti internazionali. Facciamo anche notare che le tasse federali sulla plusvalenza generata da proprietà detenute per più di un anno hanno aliquote molto favorevoli, essendo la più alta solo del 23.8%. A chi ci si rivolge per comprare casa? Il processo per l’acquisto di un immobile a Miami, pur essendo di estrema facilità, presenta diverse differenze rispetto all’Italia, motivo per cui è raccomandabile affidarsi ad un avvocato, oltre che ad un agente immobiliare. Per la precisione, entrano in gioco due diversi agenti immobiliari, quello dell’acquirente e quello del venditore, che si interfacciano durante l’intero processo di compravendita dell’immobile, mentre l’avvocato (c.d. Closing Agent) seguirà i vari passaggi dell’operazione, dalla proposta di acquisto (c.d. Purchase Agreement) sino al rogito (c.d. Closing Agreement), preparando la necessaria documentazione in modo simile a quanto viene fatto in Italia dal notaio. È pertanto di immediata evidenza perché negli USA è consigliabile farsi assistere da un legale nei vari passaggi della compravendita. Il vantaggio per chi acquista, poi, è che, a differenza di quanto accade in Italia, le commissioni per gli agenti immobiliari sono tutte a carico del venditore e, inoltre, non è necessario recarsi personalmente negli USA dato che tutte le operazioni necessarie all’acquisto possono essere compiute dall’Italia. Chi gestisce la casa quando non si è a Miami?
Anche quando si vive lontani è molto facile gestire il proprio immobile tramite lo stesso agente immobiliare di fiducia che ha seguito l’acquisto, oppure rivolgendosi ad una tra le moltissime società di Property Management che sono presenti a Miami, alle quali è possibile, per l’appunto, affidare i propri appartamenti e che si occupano della gestione e anche dell’eventuale affitto degli stessi in assenza del proprietario. C’è molta differenza di costo rispetto a una casa in una località prestigiosa, al mare, in Italia? Direi che le differenze non sono molte. Ciononostante, sono molti i fattori che spingono verso un investimento statunitense, quali la bassa tassazione sui redditi immobiliari, le procedure amministrative, burocratiche e legali snelle ed efficienti e, soprattutto, la tutela che viene riservata alla proprietà privata: a differenza di quanto accade in Italia, infatti, negli USA il proprietario dell’immobile è notevolmente più tutelato rispetto all’affittuario. Da non sottovalutare, infine, la praticità e semplicità del procedimento di costituzione di una società: contrariamente a quanto previsto in Italia, negli USA le società possono essere costituite dallo stesso avvocato che in genere segue il cliente non solo nella fase di mera costituzione della società bensì anche in quella successiva di avviamento (preparazione dei documenti societari necessari per l’avvio delle attività della società in America) e anche gestione della stessa; il che ha reso le società statunitensi una delle opzioni preferite dagli investitori stranieri. Che consigli dareste a una persona che sta considerando di comprare casa a Miami? Il consiglio è quello di non rifletterci più di tanto, di contattare un bravo avvocato di fiducia e prendere il primo aereo per Miami! di Fabio Operti OPINION LEADER 57
il lusso nel cuore di Milano:
LO CHÂTEAU MONFORT Momenti indimenticabili, atmosfere magiche e luoghi incantati. Sogno o realtà?
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iardini segreti, ambienti unici ed arredamenti sofisticati caratterizzano l’hotel cinque stelle lusso Château Monfort. Situato nel cuore di Milano, è sicuramente un luogo capace di suscitare grandi emozioni. L’albergo ospita settantasette elegantissime camere tra cui cinque Suite e cinque Junior Suite. Ogni stanza di questo fiabesco Hotel è stata realizzata ispirandosi al tema delle favole per rievocare negli ospiti i meravigliosi ricordi d’infanzia. Tutte dotate delle migliori tecnologie per l’insonorizzazione e la climatizzazione, presentano materiali preziosi, finiture di pregio e arredi tailor-made. Le camere Superior e Executive sono realizzate con colori pastello, stucchi ricercati e decorazioni d’altri tempi: un vero viaggio all’insegna della fantasia e del lusso. Una delle stanze più belle è sicuramente la Deluxe Schiaccianoci, con gli ampi lucernari che donano una luminosità davvero speciale e permettono di sognare ad ogni ora del giorno e della notte; alzando gli occhi ci si trova di fronte a emozionanti quadri a cielo aperto, l’ideale per momenti romantici di coppia. Château Monfort mette a disposizione dei suoi ospiti anche 182 mq di centro congressi. Qui si trova la Sala Le Segrete, che evoca le Segrete di un Castello e si distingue per gli spazi
▽ Il bellissimo atrio principale dell’albergo Château Monfort.
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intimi e riservati (la Sala è completamente insonorizzata per garantire un suono chiaro in tutto l’ambiente). Grazie agli interni curati nei piccoli dettagli, la splendida volta a botte in mattoni rossi e le pareti con tonalità neutre, risulta particolarmente affascinante. La seconda sala, definita dell’Incantesimo, avvolge con le sue magiche emozioni; suggestivo il pavimento in travertino con decorazioni floreali e con delicati ramage nei tenui colori dell’alba che arrivano a ricoprire le pareti. L’Hotel Château Monfort, un mix perfetto tra il mondo fiabesco e alcune tra le più grandi opere liriche, è anche un rifugio dove trascorrere qualche giorno di tranquillità cullati e coccolati dalla magnifica Spa “Amore & Psiche”. Al suo interno, si può seguire un autentico percorso benessere multisensoriale per donare al corpo e all’anima una piacevole pausa rilassante, tonificante e rigenerante. Per gli ospiti che, invece, desiderano rimanere sempre in movimento con l’attività sportiva, c’è l’esclusivo Fitness Centre che Château Monfort riserva a tutti i clienti alla ricerca delle migliori attrezzature, per una sana e quotidiana attività fisica. di Martina Calabrò
Immagine del lounge bar dello Château. ▽
L’ingresso dell’albergo situato nel cuore di Milano, in Corso Concordia. ▽
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â–˝ La scalinata regale che conduce gli ospiti alle proprie stanze.
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IL LUSSO NEL CUORE DI MILANO: LO CHÂTEAU MONFORT
Immagine dell’alcova dello Château Monfort. △ La Sala della Caccia dove poter gustare ottimi piatti. ▽
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△▽ Un risveglio fantastico all’interno della Suite Cenerentola.
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presenta
Il nuovo piatto forte BREVETTO DI INVENZIONE INDUSTRIALE Da un’unica fusione ad altissime temperature di 1.250°, prende vita un materiale ceramico, qualificato come totalmente riciclabile e quindi 100% ecologico, derivato da un ciclo produttivo privo di emissioni inquinanti in atmosfera. utilizza esclusivamente materie prime naturali di altissima qualità e sostituisce facilmente quei prodotti realizzati con resine, solventi e catalizzatori, materiali altamente inquinanti e non riciclabili. 100% MADE IN ITALY CERTIFICATO Sei esclusive tonalità
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back to Your Nature
NATKED
Nel cuore di Porta Nuova, dove la nuova Milano si specchia col futuro, prende il via un rivoluzionario progetto per recuperare l’energia e l’equilibrio con il proprio corpo.
La scritta Natked sulla vetrina di fronte ai nuovi palazzi di Porta Nuova. △
M
ilano è una città che offre molto. A livello di servizi, di attrattive per il tempo libero, c’è l’imbarazzo della scelta. Tuttavia ciò di cui vi stiamo per raccontare fino a poco tempo fa non esisteva, neppure in una grande città come quella meneghina. Siamo felici di essere fra i primi scopritori, perché l’obiettivo del nostro magazine è quello di far emergere dal “mare magnum” delle novità, unicità ancora poco conosciute, immaginando di identificarci in collaudati talent scout capaci di individuare progetti che potrebbero trasformarsi in fenomeni di successo su larga scala. “Natked” oggi è più che un’idea ambiziosa, nata per chi desidera riscoprire se stesso, partendo da ciò che di più semplice già esiste, il nostro corpo. Una riscoperta delle proprie origini che passa, inevitabilmente dall’armonia quasi ancestrale che lega indissolubilmente corpo e mente, risvegliando quella consapevolezza sopita che ci ha fatto
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dimenticare che vivere bene è possibile, anche oggi, attraverso forze ed energie completamente naturali. Mentre aspettavo, nella luminosa lounge room, di incontrare il mio “functional trainer”, oggi si chiama così il personal trainer evoluto, Giacomo Catano, uno degli artefici di questa iniziativa con trascorsi importanti nella galassia dello sport, rispondeva alle mie domande: “cosa significa Natked?” “Semplicemente Naturally Naked”, sorrideva Giacomo mentre continuava,” un metodo che costruisce un habitat partendo dal piede nudo, passando al movimento fluido e potente della tua personale fisicità, stimolando il cervello a liberare il corpo dalla rigida quotidianità.” Premetto che non avevo ancora le idee chiare prima di questo incontro, mi aveva incuriosito il comunicato stampa di apertura, così continuavo ad incalzare Giacomo con altre domande. Ho scoperto che Natked è qualcosa di diverso da una palestra, qualcosa di più di un allenamento. È al contempo uno
La sala triangolare dove si trova anche un albero per il climbing. △ L’ambiente dentro al “cubo” è raccolto e luminoso, adatto ad allenarsi in un’atmosfera rilassante e positiva. ▽
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I trainer di Natked in un flashmob nella vicina Piazza Gae Aulenti. ▽ ▷▷
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BACK TO YOUR NATURE NATKED
Neslie Yilmazel, maestra di Pilates di Natked, in una classica posizione. △
Gianluca de Benedictis, direttore del centro, si allena con gli attrezzi. △
La trainer Cristina Buganza si allena con l’ausilio del TRX. △
Mattia Beltrame, maestro yoga e tacfit di Natked, fa un saluto al sole. △
spazio, un metodo, un habitat, capace di porsi come un modello evoluto di benessere, con la missione di far recuperare l’energia naturale che ognuno di noi possiede. “Back to your nature” è il claim che sintetizza il progetto, che alla base ha un servizio personalizzato one-to-one con functional trainer specializzati, che si prendono cura di ogni persona attraverso un percorso: partendo da una prima analisi dei punti di forza e di debolezza dell’individuo, si passa alla rimozione di eventuali restrizioni per ritrovare il movimento naturale e mantenere successivamente lo stato di benessere raggiunto. Però ora basta teoria, era arrivato il momento di fare un po’ di pratica con Gianluca. Dopo un’attenta analisi posturale, Gianluca mi ha rivelato alcune disfunzioni e l’approccio per superarle. Partendo dal recupero delle piccole mobilità che stanno alla base del nostro movimento, unitamente a lavori respiratori, di coordinazione e percezione del corpo nello spazio, sarei gradualmente
passato a lavorare sulle abilità superiori, ovvero alla pratica di allenamenti specifici (e anche più divertenti) per sport quali il running, il ciclismo, golf etc… insieme a discipline tradizionali come yoga e pilates, sempre interpretate dai professionisti Natked. Inoltre, il mio programma, in linea con il modello Natked, prevedeva anche tecniche manuali rigenerative, trattamenti terapeutici kinesiologici, osteopatici e una costante attenzione alla nutrizione. Davvero sorprendente trovare tutto questo in un unico spazio. E che spazio… La stessa attenzione riposta verso il benessere delle persone è stata rivolta all’ambiente, coerente e curato in ogni dettaglio. Non vedo l’ora di iniziare il mio programma per fare il pieno di energie! di Fabio Operti OPINION LEADER 67
il sapore della tradizione,
LE TORRI
A pochi chilometri da Firenze, sulle colline fiorentine, circondata da vigneti, oliveti, colline e boschi, sorge l’azienda agricola e agriturismo Le Torri.
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Vista panoramica dell’ampia tenuta “Le Torri”. ▽
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S
iamo nel cuore della Toscana, oggi più che mai, una delle regioni italiane più famose al mondo, che ha dato lustro a personaggi leggendari, a storie che si tramandano da generazioni, a luoghi che sembrano nati dalla penna di uno scrittore fantastico. La realtà aziendale che siamo andati a scoprire non poteva esimersi da tutto questo. Anticamente l’attuale sede era un borgo medioevale adiacente al convento di San Lorenzo alle Grotte, noto già nel 998. Secondo una tradizione orale fu distrutto da un incendio nel XV secolo. Uniche testimonianze rimaste sono la Chiesa di San Lorenzo a Vigliano e l’omonima villa ricostruita sulle ceneri del monastero, oltre al borgo trasformato nell’attuale tenuta “Le Torri”. La zona è conosciuta per la distruzione di Semifonte da parte dei Fiorentini nel 1202, oltre ad essere sulla Strada Regia Romana che collegava Firenze con Roma, dove si ritiravano per lunghi soggiorni nobili e regnanti; a riprova di questo si trova ancora una residenza della regina d’Olanda. La volontà di mantenere intatta la tradizione e rispettare il terroir, è stato, da sempre, il cavallo di battaglia della proprietà. L’Azienda vitivinicola “Le Torri” nasce nel 1980 dall’acquisto e dalla fusione di tre diverse aziende, che già producevano vino, e si dedica alla produzione vinicola dal 1982. Nella sua breve storia, l’azienda ha sempre gestito direttamente questa attività con scelte coraggiose, puntando alla qualità, con costi maggiori, mantenendo inalterato il rispetto per le tradizioni, l’ambiente e la natura. Abbiamo incontrato Beatrice Mozzi, la manager che ha raccolto l’impegno di traghettare l’impresa verso nuovi e prestigiosi traguardi. “A questi luoghi lego gran parte dei ricordi della mia vita”, afferma Beatrice, “Il legame con la terra, con la natura è qualcosa che ti arricchisce, ti educa, anche inconsciamente, ad avere rispetto delle cose semplici. Ho avuto la fortuna di potermi occupare di una ditta a cui tengo molto. Oggi, una delle nostre principali sfide consiste nell’unire e valorizzare le competenze che abbiamo accumulato nel tempo, per poterci confrontare in prima linea con un mercato sempre più globale, che premia la qualità e la tradizione”. Oggi l’azienda si estende su una superficie di circa 103 ettari, 27,75 coltivati a vigneto ed altri 30 ettari circa ad oliveto. Negli anni si sono susseguiti costanti investimenti, per migliorare la qualità dei prodotti e i servizi offerti, impostando un lavoro sui vigneti facendo scuola agli operai in base alle modifiche necessarie per ottenere una migliore qualità del vino. Beatrice ci spiega che per garantire condizioni ottimali, al fine di raggiungere i più alti livelli qualitativi, sono state messe in loco tutte le attrezzature necessarie alla vinificazione e conservazione. Le vasche per il vino sono in acciaio inox e le barriques e i tonneaux sono in rovere francese, per i tipi destinati all’invecchiamento. I ventotto ettari di vigneti specializzati danno una produzione annua di circa 1400 hl di vino, di cui circa 750 hl di Chianti Colli Fiorentini Riserva D.O.C.G., un vino di colore rosso rubino tendente al granato con l’invecchiamento, con profumo vinoso e sapore armonico. La lavorazione dei vini rispetta la più alta tradizione toscana, esaltando i caratteri delle uve di Sangiovese. La vendemmia si effettua manualmente nel momento più
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△ Beatrice Mozzi insieme al contadino storico dell’azienda, soprannominato “il moro”, mentre controllano i germogli.
IL SAPORE DELLA TRADIZIONE, LE TORRI
La camera “Raffaello” prende il nome dall’omonimo pittore rinascimentale. △ Invecchiano in botte il “Chianti Colli Fiorentini”, il “Chianti Colli Fiorentini Riserva D.O.C.G.”, il “Magliano” ed il “Villa San Lorenzo”. ▽
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△ Veduta dall’alto delle vigne dalle quali si ottiene il vino “Magliano”. ▽ Coppia di vini, “Chianti Colli Fiorentini” e “Chianti Colli Fiorentini Riserva D.O.C.G.”.
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Due bottiglie molto apprezzate sono il “Magliano” e il “Villa San Lorenzo”. ▽
IL SAPORE DELLA TRADIZIONE, LE TORRI
Uno scorcio della stanza “Brunelleschi”, in omaggio al celebre architetto fiorentino. ▽
adatto per le caratteristiche dell’uva in modo che arrivi in cantina sana ed integra. Oltre al già citato Chianti Colli Fiorentini Riserva D.O.C.G., sono particolarmente apprezzati il “Meridius”, un rosso Sangiovese ad indicazione geografica tipica, giovane, fresco, di annata, mentre con le uve bianche l’azienda vinifica due vini: il “Soleluna”, uno Chardonnay Riesling italico, di colore paglierino chiaro e profumo intenso mentre, in quantità limitatissima, viene, poi, prodotto il tipico “Vinsanto DOC”, ottimo vino da dessert, gradevolmente secco, con profumo delicato. Per i cultori dei vini pregiati, Le Torri produce 3 bottiglie eccezionali. Il “Chianti Riserva”, un rosso di colore rubino tendente al granato (per l’invecchiamento), che abbina un profumo intenso con note caratteristiche di frutti rossi rilasciando un sapore gradevole per l’armonia della parte alcolica con l’acidità ed i tannini, presenti ma sapientemente distribuiti. Sono rossi, dal colore rubino intenso, anche gli altri due prestigiosi vini, Il “Magliano” e il “Villa San Lorenzo”. Il primo si presenta, al naso, elegante e calibrato ed esibisce note olfattive dominanti di frutto a bacca nera, affiancate da sensazioni più fresche e balsamiche. Il secondo, alle sensazioni di confettura di frutta a bacca rossa, accompagna sfumature che ricordano le spezie mediterranee. L’Azienda, produce anche circa 70 q.li di olio, grazie alle oltre 4700 piante di olivo (varietà Frantoio, Moraiolo, Leccino e Pendolino), presenti nei terreni di proprietà, che consentono la produzione di olio extra vergine di oliva di assoluto pregio, ottenuto da olive raccolte a mano e frante nel tradizionale frantoio di Fattoria con macine di pietra e spremitura a freddo. È un olio di colore verde intenso, di gusto armonico, pieno, fruttato, e che manifesta le sue eccezionali qualità, soprattutto se gustato crudo. Nel 2003 per valorizzare il patrimonio immobiliare, sono state inoltre ristrutturate le cascine risalenti al XV-XVII secolo. L’obiettivo è stato quello di creare una struttura agrituristica mantenendo le vecchie cascine e il sapore della Toscana del 400’, in linea con i parametri richiesti dalle belle arti. Le camere e gli appartamenti sono elegantemente decorati, curati nei minimi dettagli, arredati in stile rinascimentale ed ognuno porta il nome di antichi maestri italiani, quali Leonardo da Vinci, Michelangelo, Brunelleschi, attivi alla corte di Lorenzo Il Magnifico. Un progetto di cui Beatrice va orgogliosa e noi non possiamo che essere d’accordo. di Fabio Operti
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la Triennale, non solo mostra, ma anche
OSTERIA CON VISTA
Nel cuore di Milano, esiste un luogo sospeso tra parco e città, dove l’appagamento dei sensi è totale e ogni dettaglio è studiato per catturare l’attenzione con disarmante semplicità.
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D
a sempre punto di riferimento della vita sociale e culturale di Milano, la Triennale ha restaurato la sua Terrazza panoramica per offrire al pubblico una nuova proposta di ristorazione di qualità, aggiungendo un indirizzo gourmand alle svariate attività già presenti in Triennale. Al quarto piano della Palazzina Triennale, esiste un luogo dove design, arte e innovazione si fondono a servizio della cucina di tradizione. Frutto della creatività di Paolo Brescia e Tommaso Principi di OBR, il nuovo Ristorante Terrazza Triennale è un vero gioiello gastronomico immerso nel verde di Parco Sempione. Ad accogliere gli ospiti un panorama mozzafiato capace di riassumere a colpo d’occhio una Milano in costante evoluzione: la maestosità del Castello Sforzesco, gli ultra moderni grattacieli di Garibaldi, la pace del Parco Sempione fino ad arrivare alla magnificenza delle cime alpine (nelle giornate più serene si riescono a scorgere chiaramente il monte Generoso e la Grigna, il Resegone e il Monte Rosa). La vista incantevole è solo il preludio del totale appagamento dei sensi che il Ristorante Triennale regala ai propri ospiti. L’olfatto è, infatti, stimolato dai profumi di un ricchissimo orto aromatico, concepito dal paesaggista Antonio Perazzi con l’idea di raccontare il legame indissolubile che da sempre coesiste fra piante e alimentazione. Sospesa sopra il padiglione vetrato fluttua una grande tenda mobile di 400 metri quadri che, aprendosi completamente su un lato trasforma il padiglione in una serra bioclimatica termoregolante, permettendo agli ospiti di pranzare riparati dal sole o di cenare sotto le stelle. Come una videoinstallazione, la tenda sospesa sulla serra si anima di immagini e di luci studiate da Guido Bianchi, lighting designer, rimandando agli eventi promossi da Triennale per Expo e offrendo ai propri ospiti un’esperienza unica tra alta cucina e design. Il successo del progetto è sicuramente il risultato di un buon lavoro di squadra capitanata dalla sapienza imprenditoriale di Ugo Fava e dall’arte di Stefano Cerveni, chef-patron del Due Colombe di Borgonato, che propone un menù di alta qualità con un servizio che preserva la freschezza e l’informalità tipiche dell’osteria. Un’idea di gusto capace di innovare e sorprendere, rimanendo pur sempre legata alle proprie origini, dove viene proposta solo ed esclusivamente cucina italiana, perché la tradizione è da considerare un’enorme ricchezza, nel cibo come nell’arte. Uno spazio vivo in perpetua evoluzione, che agisce in virtù degli scambi dinamici tra interno ed esterno, dove incontrarsi e rilassarsi, gustando un piatto di buona cucina che sa di tradizione.
di Marta Lamanna
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Il bancone del cocktail bar lascia correre lo sguardo in ogni direzione, senza ostacoli. △
Stefano Cerveni e Ugo Fava. △ Stefano Cerveni, chef patron della Terrazza Triennale. ▽
▽ Un altro punto di vista che esalta il design semplice ed elegante della Terrazza.
Il meraviglioso panorama di Milano dalla Terrazza. △
Uno scorcio della dependance milanese. △ Il prezioso orto aromatico concepito da Antonio Perazzi. ▽
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tre uomini e una
ROSSA
Tre nazionalità diverse. Una sola passione e il privilegio di trasformare il sogno in realtà.
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In questa foto Eric Cheung, Motoaki Ishikawa e Michael Luzich. â–ł
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L
a Ferrari rimane spesso un desiderio irrealizzabile anche per dei campioni di Formula 1. Eppure il sogno è divenuto realtà per alcuni special driver che hanno acquistato una delle monoposto che ha fatto la storia della Scuderia; per questi pochi eletti il Dipartimento Corse Clienti di Maranello organizza eventi “non competitivi”, dove la passione spinge ognuno di loro al massimo delle proprie capacità di guida. Come dei veri piloti, devono solo presentarsi in pista, indossare tuta e casco e sottoporsi a test dedicati e allo studio del circuito; alla cura dell’auto e al trasporto, oltre che all’abbigliamento per la guida, provvede il dipartimento F1 Clienti.
Abbiamo avuto il piacere di intervistare tre di questi collezionisti di “sogni a motore” per capire come ci si sente a guidare una delle Rosse più bramate al mondo. Qual è il tuo primo ricordo, il tuo primo souvenir, del marchio Ferrari? Eric Cheung: La mia prima auto, la 348 TS. Prima di comprarla ho dovuto farla provare a mia moglie! Mi disse: “Se riesco a guidarla io, allora la puoi comprare”! Motoaki Ishikawa: Quando ero piccolo in Giappone, c’era la moda della SuperCar, il cui simbolo era il colore rosso. In quel periodo la mia auto preferita era la 512 BB, questo è in assoluto il primo ricordo che ho della Ferrari. Michael Luzich: Un cappellino da baseball di quando ero ragazzo. Crescendo ho continuato a portarmelo dietro: ogni macchina su cui lavoravo, o che guidavo, il cappellino Ferrari era sempre con me. Di Ferrari ce ne sono molte, qual è la tua preferita? Fra queste ce n’è una con una storia particolare? Eric Cheung: Ho cominciato a collezionare auto d’epoca qualche anno fa e quando andai in Gran Bretagna, a Londra, da un concessionario locale di auto d’epoca, c’era questa Ferrari nera. Mia moglie non sapeva nemmeno cosa fosse, ma le piaceva e mi chiese di comprarla. Era una Ferrari 275 GTB 4. Due anni dopo la rimisi in vendita raddoppiando il guadagno, e tutto questo fu grazie a mia moglie. È stata un’ottima scelta! Ma sicuramente la mia auto preferita è la Formula 1! La forza di gravità, la velocità… Non c’è niente di simile al mondo che regga il confronto! Motoaki Ishikawa: La prima macchina che mi ha fatto perdere la testa a prima vista è stata la F40. Un sogno che mi ha spinto addirittura a lavorare proprio con l’obiettivo di arrivare a lei. Poi c’è sicuramente la Formula 1. La mia carriera da pilota è iniziata in Giappone nel 2007-2008 in Formula 3. Quando ebbi l’opportunità di partecipare alla F1 scelsi un modello del 2008, proprio perché quell’anno rappresentava per me l’origine della mia carriera come pilota. Michael Luzich: Questa è facile. Era una macchina straordinaria: una Berlinetta Boxer del 1984. Avevo circa vent’anni e lavoravo molto sodo. Mi dicevo che mi sarei ripagato gli sforzi proprio con una Ferrari. La ritirai direttamente dalla fabbrica ed ebbi anche l’opportunità di fare una visita e di incontrare gli operai. Viaggiai con lei per l’Europa per qualche mese, dopodiché la portai in America. Fu un sogno trasformato in realtà.
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△ Eric Cheung mostra orgoglioso il trofeo Ferrari Corse Clienti. ▽ Un primo piano del pilota Motoaki Ishikawa.
TRE UOMINI E UNA ROSSA
Eric Cheung alla guida della Ferrari FXX Evolution. △ In questa foto Motoaki Ishikawa in pista sulla Ferrari F1 2008. ▽
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△ Una sfrecciante Ferrari 599XX EVO guidata da Michael Luzich. ▽ In questa immagine la super tecnologica Ferrari 599XX EVO.
▽ In questo scatto, la monoposto F1 2008 della scuderia Ferrari.
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TRE UOMINI E UNA ROSSA
Un intenso primo piano di Michael Luzich. △ La passione si tinge di rosso con la F1 2008, in primo piano, e la FXX Evolution, di sfondo. ▽
Qual è la cosa più bella di Ferrari Corse Clienti? Eric Cheung: È molto eccitante e l’organizzazione si prende davvero cura di tutti noi. Ogni singolo dettaglio è curato nei minimi particolari. Farne parte è meraviglioso, è come una grande famiglia. Nonostante questo, quando si gareggia la competizione resta! Dopo ogni gara la prima domanda è sempre “chi è stato il più veloce?”. È sempre molto divertente. Motoaki Ishikawa: Rappresenta proprio quella che definisco una “seconda vita”. Una volta finita questa prima fase lavorativa, il mio sogno è quello di realizzare un’attività in Europa sempre legata allo sport. Grazie a Ferrari Corse Clienti, ho conosciuto tanti amici e questo mi aiuterà sicuramente a rendere possibile la realizzazione di questo sogno. Ogni evento, poi, è molto divertente! Gareggiare ti riempie di adrenalina. L’occhio cade sempre sui tempi degli altri, ma io ho sempre un obiettivo personale che è la cosa per me più importante. Una volta raggiunto il mio obiettivo, lo confronto con quello degli altri, ma solo in un secondo momento. La vera sfida è con me stesso. Michael Luzich: È senza dubbio la passione che accomuna tutte le persone che ne fanno parte. Ogni pilota ha una competenza di guida derivata dalla passione che da sempre ci caratterizza. Ferrari Corse Clienti è capace di amplificare questa passione supportandola costantemente, fondendo le nostre capacità con i sentimenti e le emozioni che si provano solo a bordo di una monoposto. È un’esperienza anche molto divertente perché ognuno di noi è obiettivamente bravo e tutti cercano di dimostrare la propria competenza. È un momento unico perché governato dal rispetto reciproco fra tutti i piloti che singolarmente provano a migliorare le proprie capacità e i propri tempi. Ferrari Corse Clienti supporta questi sentimenti, in maniera costante e senza paragoni. Cosa non può mancare su una Ferrari? Eric Cheung: Il rumore del motore e il mitico Cavallino! Motoaki Ishikawa: La passione. Quella non può mai mancare. Michael Luzich: Sulle auto da corsa porto sempre con me una piccola bandierina americana per ricordarmi da dove provengo. Mentre per quanto riguarda le auto da strada basta che siano di quel bellissimo rosso classico. C’è un pilota Ferrari che preferisci? Eric Cheung: Kimi Raikkonen. Perché è semplicemente troppo forte. Motoaki Ishikawa: Jean Alesi! Perché ha sposato una ragazza giapponese! Michael Luzich: Penso che storicamente, per quanto riguarda la Formula 1, siano Schumacher e Massa. Schumacher per le straordinarie capacità di pilota, Massa dal punto di vista personale. Quando, grazie a Ferrari Corse Clienti, ebbi l’opportunità di guidare una F1, la 2008 di Massa era disponibile e fu la mia prima scelta. E ora, ovviamente, credo sia straordinario quello che Vettel e Raikkonen stanno facendo, davvero un ottimo lavoro. Ferrari preferita? Eric Cheung: Sicuramente la mia auto preferita è la Formula 1! La forza di gravità, la velocità, non c’è niente di simile al mondo che regga il confronto! Motoaki Ishikawa: La preferita in assoluto è la Formula 1. Michael Luzich: La Formula 1 del 2008 di Massa, ovviamente! di Marta Lamanna OPINION LEADER 83
l’America non basta per
BRERA OROLOGI Design e qualità per conquistare l’Italia e il Mondo.
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aurizio e Andrea Pasi, due fratelli e un sogno nel cassetto: realizzare un proprio brand di orologi. Un sogno che, con un pizzico di fortuna, è diventato realtà! Il successo arriva a dicembre 2008, quando Brera Orologi diventa il brand più venduto fra gli accessori uomo nel famoso department store americano Neiman Marcus. Curiosi di questo successo americano, avevamo intervistato i fratelli Pasi nel 2011 all’inizio della loro avventura nel mercato italiano. Sono passati quattro anni ricchi di avvenimenti, successi e correzioni di rotta, ma oggi Brera Orologi è un brand in grande crescita, apprezzato dalle star di Hollywood, venduto in America, Sud America, Giappone e ora finalmente riconosciuto anche in Italia. Per un nuovo marchio di orologeria maschile, il mercato italiano rappresenta sempre una delle sfide più grandi, ma Brera Orologi, grazie all’inconfondibile cifra stilistica, si sta affermando anche qui. E a Milano, in pieno centro storico, Brera Orologi ha da poco aperto anche il suo primo monomarca. Uno store all’interno del lussuoso The Brian & Barry Building, segno
che il brand ha conquistato i favori di un pubblico sofisticato, esigente ed attento alle novità del design. Nel nuovo store trovano posto tutti i modelli della collezione, e ai responsabili delle vendite è stato dato un unico grande consiglio: “Mettere l’orologio al polso di ogni potenziale cliente!” ci ha spiegato Andrea Pasi. “Solo indossando un Brera si può apprezzare a pieno l’estetica e la forza di un orologio che immediatamente trasferisce il proprio carattere a chi lo indossa”. Ha poi aggiunto Andrea: “Il monomarca Brera Orologi a Milano, oltre ad essere motivo di grande orgoglio per l’affetto che ci lega alla nostra città, è la base per ampliare ancora di più la nostra rete commerciale. Una vetrina diretta per i clienti e di prestigio per il nostro brand”. E se l’Italia rappresenta il mercato più sfidante dove ogni risultato è una grande conquista, in Giappone, Brera Orologi è uno dei brand più ricercati. “Qui, quando lanciamo un nuovo modello, ogni nostro rivenditore va in overbooking fin dalla prevendita. È un mercato che ci regala soddisfazioni enormi. Per questo abbiamo aperto un monomarca a Tokyo. Il nuovo corner store al The Brian & Barry Building di Milano. ▽
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Andrea e Maurizio Pasi allo stand Brera durante il JCK Show di Las Vegas. â–˝
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▽ Il nuovo modello Eterno Chrono.
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△ Brera Orologi Supersportivo Square.
Un Brera Store all’interno della Mori Tower a Roppongi Hills, zona dello shopping elegante che ha consacrato Brera come orologio must have. “Non diamo nulla per scontato, ma abbiamo grandi aspettative su questo store e nel nostro futuro sogniamo anche un monomarca americano, magari nella Grande Mela, e finora i nostri sogni…” ci ha confessato Maurizio Pasi, CEO di Brera Orologi. E se ai tempi dello shopping online, due monomarca potrebbero sembrare controcorrente, Brera Orologi affronta la concorrenza anche con un rinnovato e-commerce, sia per l’Europa che per l’America, che evade ogni mese un numero di ordini sempre maggiore. “Sull’e-commerce europeo sono in continuo aumento le richieste da Gran Bretagna, Germania, Francia, Spagna e Paesi dell’Est. Mercati in cui stiamo ampliando il nostro Network”, ha aggiunto Maurizio. La strategia commerciale è sicuramente uno dei fattori determinanti per il successo di un brand, ma senza il prodotto servirebbe a poco. Per questo Brera Orologi punta sempre di più su qualità e design. La percezione dell’aumentata qualità è immediata, gli orologi delle nuove collezioni ora montano movimento Swiss Made, vetro zaffiro, corone a vite, e i quadranti vengono curati in ogni dettaglio. I cinturini, realizzati in materiali dalle finiture sempre più ricercate, come i bicolor del modello Dinamico e quelli in suede e gomma naturale del nuovo Eterno, enfatizzano ulteriormente il design dell’orologio. Seguendo questo trend di crescita qualitativa Brera Orologi ha appena lanciato anche in Italia il nuovo Eterno Chrono. La collezione Eterno ha segnato il lancio del brand nel 2008 e la nuova linea è l’interpretazione di una tradizione classica che combina brillantemente l’orologeria italiana, la maestria tecnica svizzera e il design moderno. Eterno Chrono ha una cassa di 43mm realizzata in tre diverse versioni: con finiture sabbiate, in acciaio o Ionic Plated (IP). Con il modello Eterno Chrono, Brera Orologi introduce anche il primo cinturino realizzato in due diversi materiali: pelle e suede su una base di gomma per un perfetto mix di comfort e versatilità. Secondo Maurizio “l’Eterno Chrono Collection simbolizza perfettamente innovazione tecnica e
Brera Orologi Dinamico. △ Diamanti e denim per una speciale versione del Supersportivo Square esposta al JCK Show di Las Vegas. ▽
performance artistiche”. A fine maggio, al JCK Show di Las Vegas (la più importante fiera internazionale per il mercato del gioiello e dell’orologeria degli Stati Uniti) Brera Orologi ha presentato come novità il GMT su base Eterno, il primo Brera dual-time, e il nuovo scuba Pro-Diver, un cronografo subacqueo 300 metri certificato I.S.O., che ha riscosso un clamoroso successo di pre-ordini ed arriverà in Italia in tempo per i regali di Natale. Per il prossimo futuro Brera ha in programma di realizzare un nuovo orologio ed il restyling di uno dei suoi best seller all’anno, con l’impegnativo ed ambizioso obiettivo di presentare il primo orologio automatico del brand entro i prossimi due anni. Nel frattempo i fratelli Pasi ci hanno promesso che riusciranno a stupirci con limited-edition speciali pensate per dandy e fashion victim. di Isabella Panzini OPINION LEADER 87
arte, idee, tenacia.
VITTORIO GUCCI
Lo showman imprenditore ci racconta i suoi progetti per far convivere arte e imprenditoria. Nel mondo dello spettacolo e della musica emergere non è facile e chi ci riesce, di solito, pensa solo a godersi il meritato successo. Non è così per Vittorio Gucci che, dopo aver calcato le scene di programmi come Domenica 5, Saturday Night Live e aver scritto canzoni per noti interpreti come Ornella Vanoni e Gianni Morandi, ha deciso di esprimere l’arte anche attraverso altri canali e forme espressive. Abbiamo incontrato questo vulcano di talento ed energia proprio mentre sta realizzando uno dei suoi ultimi progetti: #26 Art Summer e ne abbiamo approfittato per conoscerlo meglio. Chi è Vittorio Gucci? Nasco 40 anni fa a Piana degli Albanesi, un piccolo paesino in provincia di Palermo, ma sono milanese di adozione essendomi trasferito molto piccolo a Milano. Sono musicista, compositore, autore e showman. Com’è nato il suo personaggio? Con alcuni miei coetanei, da giovanissimo ho costituito una band e insieme abbiamo suonato in tutti i locali più significativi dello stivale. Nel 2009, poi, è arrivata la telefonata che mi ha davvero cambiato la vita: vengo chiamato a Buona Domenica, nella fortunata edizione capitanata da Barbara D’Urso, per occuparmi di tutti gli ▽ Vittorio Gucci con Vittorio Sgarbi e Cristiano De André.
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accompagnamenti musicali. Da qui nascono i duetti con Al Bano, Gigi D’Alessio, Franco Califano, Umberto Tozzi, Gianluca Grignani e molti altri. Nel 2011 passo a Italia 1 e, con la mia big band formata da 18 elementi, affianco Elenoire Casalegno nel programma Saturday Night Live. Nel 2014 porto in scena lo spettacolo teatrale interamente scritto e ideato da me, dal titolo “Ti ricordi il varietà?”, e ancora una volta sono sul palcoscenico con una figura femminile d’eccezione, Cristina Chiabotto. Come sono nate la sua passione per la musica e l’arte in generale? A 6 anni uno zio mi regala la mia prima chitarra e da allora non ho mai abbandonato l’amore e la dipendenza dalla musica in tutte le sue forme. L’amore per la musica e l’arte sono nate inconsapevolmente, credo di averle avute dentro di me fin dalla nascita. Quali ostacoli ha incontrato per raggiungere i suoi obiettivi? Gli ostacoli sono quelli che incontra ogni ragazzo che non è figlio d’arte, ma che cerca di farsi strada da solo. Non mi sono mai perso d’animo e ho sempre creduto nel mio sogno, anche dopo l’ennesima porta in faccia.
Vittorio Gucci con Cristiano De André e Giorgio Forattini, giudici di “#26MotiviPerFareArte”. ▽
Vittorio Gucci con il riconoscimento alla carriera da parte dell’Assessore al Sociale e del Prefetto di Treviso per l’impegno a favore dell’imprenditoria giovanile. ▽
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△ Vittorio Gucci con Fedez. ▽ Vittorio Gucci sul palco con Belen.
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Vittorio Gucci con la figlia Sofia. ▽
ARTE, IDEE, TENACIA.VITTORIO GUCCI
△ Vittorio Gucci con l’amica Barbara D’Urso.
Un figlio artista non è mai visto di buon occhio, i suoi genitori l’hanno appoggiata? I miei genitori mi hanno sempre appoggiato. Ho cercato di pesare il meno possibile su di loro facendo sempre piccoli lavori come barista, cameriere e lavoretti saltuari. Sappiamo che oggi ama aiutare i giovani artisti, ci racconta qual è stata la sua idea? I giovani di oggi vivono in un periodo storico molto sfavorevole. Durante i miei viaggi ho conosciuto ragazzi con grandissimo talento e passione, ma che non riuscivano ad emergere perchè non avevano i mezzi o vivevano in realtà difficili. Così mi sono inventato un progetto gratuito “#26motiviperfarearte” per spronare giovani artisti ad inviare le loro opere inedite, ne sono arrivate più di 2000. I 26 giovani vincitori, provenienti da tutte le parti d’Italia, sono stati selezionati da una giuria di eccellenza composta da Sgarbi, De Andrè e Forattini. Le opere selezionate saranno utilizzate da grandi brand e riprodotte su T-shirt, caschi, cover, quindi gli artisti godranno oltre che di visibilità anche di royalties sul venduto. un’innovativa “forma di esposizione”, un modo per avvicinare l’opera d’arte a tutti, rendendola popolare e trasformando il fascino della creatività in un oggetto da indossare, da vivere e da mostrare. La grande adesione e il successo del concorso sono stati per me una bella soddisfazione e mi sono emozionato nel conoscere le realtà di questi meravigliosi artisti sconosciuti. Il mondo è dei giovani, dei miei figli, è giusto concedere loro qualsiasi possibilità. Tra i suoi amici VIP c’è qualcuno che la deride per il suo impegno nel sociale? O tutti l’hanno appoggiata? Mi hanno tutti fatto avere il loro sostegno. I miei amici hanno sempre condiviso le mie idee e molti di loro hanno contribuito alla riuscita di questo progetto, promuovendolo sui loro siti, o partecipando ai nostri eventi per lanciare “#26motiviperfarearte”. Quali sono i suoi progetti come imprenditore? E come artista? Voglio continuare a lavorare su ciò che ho seminato con “#26motiviperfarearte” e a breve vorrei lanciare l’edizione Junior. Inoltre, ho in programma di aprire presto a Milano il primo #26 food art store, dove voglio creare un connubio divertente ed elegante tra arte, musica e cibo. Ora però sono
Vittorio Gucci con la sua fedele chitarra. △
molto concentrato sulla #26 Art Summer. Per tutto il mese di luglio, nell’esclusiva cornice dei Navigli, in via Alzaia Naviglio Grande, #26 darà vita al Design Store and Bar più cool di Milano: il #26 Martini Art Summer Bar. Punto di forza saranno le performance live degli artisti di Street Art. Ogni giorno vi saranno aperitivi con esibizioni, presentazioni di moda, interviste e dirette di radio e televisioni. Vi sarà anche un Privè, un salotto di Celebrities e modelle che frequenteranno l’#26 Art Boat. Dalle 22.00 inizieranno le jam session di cantanti e musicisti, nonchè esibizioni di Cabarettisti dello Zelig Lab. Le serate continueranno poi con i Silent DJ Set. Verranno distribuite apposite cuffie stereo in grado di far ballare fino a tarda ora, senza disturbare i residenti. E poi ho un altro sogno: riuscire a realizzare la “Non Ambulanza”, un’ambulanza rivisitata a misura di bambino per trasportare i piccoli in ospedale senza traumi, ma in un ambiente colorato e spensierato. Ho così tante ispirazioni che, proprio in questi giorni, mi sono persino permesso di rifiutare il ruolo di Direttore Creativo per una prestigiosa azienda!
Idee, impegno, talento, ma soprattutto sorrisi, ottimismo ed entusiasmo, ecco cosa abbiamo visto in Vittorio Gucci e perché siamo convinti che saprà realizzare non solo i suoi progetti, ma anche quelli di molti giovani. di Isabella Panzini
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Nolan e i
“26 MOTIVI PER FARE ARTE” Il brand di caschi italiani incontra la creatività in un progetto artistico dedicato ai talenti emergenti.
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i è tenuto presso l’esclusivo Hotel Magna Pars di Milano, nella vivace via Tortona e in occasione del Fuori Salone 2015, il grande evento per celebrare #26motiviperfarearte: l’art contest ideato dal musicista e showman Vittorio Gucci che ha coinvolto e valorizzato i talenti italiani ancora sconosciuti. 2000 le opere iscritte al concorso nei mesi precedenti, 26 quelle che un’attenta giuria presieduta dal critico Vittorio Sgarbi ha selezionato e premiato; ai vincitori l’opportunità di vedere le proprie creazioni riprodotte sui capi d’abbigliamento, sugli accessori e gli oggetti delle aziende partner dell’iniziativa. Nolan, che da sempre crede nel talento dei più giovani, ha deciso di “sponsorizzare” i sogni dei promettenti artisti partecipando al progetto con 3 caschi N20, i demijet dall’animo metropolitano. I caschi, personalizzati dai ragazzi con colori, stili e ispirazioni molto differenti tra loro, ma tutti in linea con la filosofia del prodotto, si sono trasformati in opere uniche e originali che il pubblico ha potuto ammirare, insieme alle altre creazioni premiate al concorso, all’interno del Magna Pars per tutta la durata del Fuori Salone. L’Hotel è stato palcoscenico anche della serata di gala che si è svolta lo scorso 16 aprile e che ha visto la partecipazione di attori, comici e showgirl. Tantissimi sono stati, infatti, i personaggi del mondo dello spettacolo che hanno preso parte al design party con cena, red carpet e dj set finale. Insieme alla super diva Valeria Marini e alla sempre bellissima Alba Parietti, lo scoppiettante Massimo Boldi e gli ex naufraghi Alex Belli, Cristina Buccino e Brice Martinet si sono divertiti in compagnia degli altri ospiti, davanti ai tanti flash, in una location indimenticabile. Un evento davvero unico, che ha contato ben più di 26 motivi per essere ricordato.
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di Silvia Barlascini 1 - L’ideatore di 26 MPFA, Vittorio Gucci, insieme all’attore ed ex naufrago Alex Belli. 2 - Un gioioso Massimo Boldi in compagnia della sensuale Alba Parietti e di Vittorio Gucci. 3 - Brice Martinet sfoggia un look originale, in posa con Vittorio Gucci e il casco Nolan N20. 4 La bellissima Cristina Buccino, dalle spiagge dell’Isola ai flash dei fotografi. 5 - L’ex gieffino Pasquale Laricchia con la fidanzata Loredana e il creatore di 26 MPFA. 6 - La conduttrice Emanuela Foliero davanti ai fotografi con Vittorio Gucci. 7 - La special guest Valeria Marini coinvolge il pubblico presente all’evento. 7
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8 - Alberto Vergani, presidente Nolangroup, e Vittorio Gucci mostrano due caschi N20. 9 - Uno dei demi-jet N20 che riproduce l’opera di uno dei giovani artisti. 10 - I tre caschi Nolan N20 esposti al Magna Pars. 11 - L’ex naufrago posa sorridente con alcune delle creazioni premiate al concorso. 12 - Panoramica sulle originali grafiche con cui sono stati personalizzati i caschi N20. OPINION LEADER 95
â–˝ CORSI: sviluppo del concept e progettazione del nuovo negozio a Leccio.
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l’inconfondibile stile di
CLAUDIO FUSINA
A Milano, tra showroom di moda e design, si trova lo Studio dell’Architetto Fusina: uno spazio creativo dove le idee prendono forma per diventare progetti concreti.
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ilano. Via Archimede. In una zona ad “alto contenuto” fashion, dove design, moda e tutto ciò che fa tendenza dialogano perfettamente tra loro, c’è lo Studio di Progettazione Fusina. Nato nel 2010 dal sogno del giovane Architetto Claudio Fusina, lo studio oggi è una realtà affermata; da allora, infatti, ha visto crescere con soddisfazione il proprio team e realizzato progetti sempre più importanti, non solo a Milano e in Italia, ma in tutto il Mondo. Ad affiancare l’Architetto Fusina nelle varie fasi progettuali, da anni, c’è Gustavo Minosso, laureato in architettura a San Paolo in Brasile. Un team attento, determinato e sempre allineato con le tendenze del momento
che ha l’obiettivo di garantire al cliente spazi personalizzati e curati in ogni particolare. Lo Studio dell’Architetto Fusina si occupa di progettazione d’interni, dall’abitazione privata, agli hotel, ai ristoranti e locali, ma è senza dubbio la realizzazione di negozi il suo aspetto vincente. Con grande cura per i dettagli, un’analisi attenta delle geometrie e l’uso dei materiali più pregiati, ogni ambiente che porta la “firma Fusina” è unico e originalissimo: un vero tempio del buon gusto Made in Italy. di Simona Melli
ATLAS FOYER: atmosfere quasi oniriche per uno dei ristoranti più intriganti di Milano, realizzato insieme al genio creativo di Antonio Coppola. ▽
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▽ ASTON MARTIN: lo stand realizzato in occasione di “Pitti Uomo 2014” a Firenze.
PAKERSON: il noto brand di scarpe si è affidato allo stile Fusina per i suoi negozi di Almaty, Dubai, Forte dei Marmi e Leccio. ▽
▽ CREMAFIORE: ambiente fresco e accogliente per le gelaterie e caffetterie di Milano e Ibiza.
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L’INCONFONDIBILE STILE DI CLAUDIO FUSINA
△▽ SANTONI: veri templi del Made in Italy, i negozi realizzati dall’Architetto Fusina e il suo team a Amsterdam, Baku, Bergamo, Capri, Ginza, Missin Hills, Pechino, Philadelphia, Tai Koo Hui, Teheran, Torino e Yi Feng.
Nome: Cl au dio Cognome: Fu sin a
Professione: Ar ch ite t to Città: M ila no Vive a: M ila no
S tu di:
di M ila no ne l tu ra al Polite cn ico si lau re a in ar ch ite t sso la Lond on Desi gn di int er ni pre in za liz cia spe si e 2001 et tiv ità con un a tesi su lla ric ra nd Lo di ty rsi ive Gui ldh all Un bu sin ess un nu ov o conc ept di alber gh ier a leg at a ad gn/Tec nolog ia/ rig ua rd o pe r il Desi hotel con pa rti colar e Ec oc om pa tibili tà.
Espe rie nz e pa ssa te: ’ cq ua de ll A lo stu dio di Ar tu ro ne l 2001 lav ora pre sso Be lla vit is.
poi un irsi, stu dio a M ila no pe r Ne l 2002 apre il su o ha svi luppa to ch ite t ti Assoc ia ti dove Ar ZF ad , 04 20 l ne le. ne l set tor e comm er cia pa rti colar e int er esse nd o lo stu dio er ar e da sol o, ria pre Dal 2010 tor na a op via Ar ch im ed e. Fu sin a a M ila no, in
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passion,
NOTHING ELSE Rosso è il colore della passione. La passione è quella per le due ruote.
Una storia avvincente e veloce, maledettamente sexy, raccontata con chiodi, biker jackets, stivali, caschi, denim e tanta voglia di correre lontano ed arrivare per primi. Saltate in sella con i protagonisti della fashion story più appassionante della stagione con i campioni del mondo, Marco Melandri e Carlos Checa, e la giovane promessa Karel Hanika. In tutto questo rosso le quote rosa sono garantite da Noemi. Photo: Giovanni Squattriti Styled by: Cori Amenta
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Karel Hanika indossa Nolan N53. â–˝
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Noemi indossa un body in lycra La Perla, chiodo Fatima Val, stivali Cori Amenta, casco Nolan N21 VISOR. â–ł
PASSION, NOTHING ELSE
△ Karel Hanika indossa un total look Tom Rebl e casco Nolan N86.
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â–˝ Marco Melandri indossa un total look Tom Rebl e casco Nolan N40 FULL.
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PASSION, NOTHING ELSE
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Carlos Checa indossa total look Tom Rebl, casco X-lite X-661. â–ł
PASSION, NOTHING ELSE
△ Carlos Checa indossa total look Tom Rebl e scarpe Cori Amenta, casco X-lite X-1003.
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più belle, naturalmente, con
L’ALOE
Il mondo della cosmetica è nel suo DNA, il padre è stato un talento del mondo farmaceutico, e oggi lei si occupa della pelle delle donne con il marchio Planter’s. Abbiamo incontrato Françoise Guieu, Amministratore Delegato Dipros, Dipros, per parlare di bellezza, cosmesi e Aloe.
△ Françoise Guieu, Amministratore Delegato Dipros.
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lanter’s è il marchio di cosmetica naturale, in vendita in farmacia e nelle erboristerie, che si rivolge a una clientela eco-consapevole interessata a prodotti formulati con ingredienti naturali accuratamente selezionati, non testati sugli animali, sicuri sulla pelle e dall’efficacia garantita. Per scoprire di più sui benefici dell’Aloe e sulla cosmesi naturale abbiamo incontrato Françoise Guieu, Amministratore Delegato di Dipros che detiene il brand. Dr.ssa Guieu, ci dica, com’è entrata nel mondo della cosmetica e della farmacia? Lo frequento dalla nascita. Mio padre Michel Guieu ha lanciato il marchio Saugella che ho seguito dall’inizio. Ho sempre avuto una grande ammirazione per gli imprenditori e diventarlo è stato come realizzare il mio sogno.
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Qual è stato il percorso di studi che l’ha portata a diventare Amministratore Delegato Dipros? Dopo la maturità classica al liceo francese di Milano, mi sono laureata in Legge all’Università di Aix-En-Provence e in seguito ho frequentato un master in Legge Internazionale all’Università di Parigi. Cosa la affascina di più del mondo della dermocosmesi e quale valore ha il brand Planter’s? Le donne amano sentirsi bene nella propria pelle, è fondamentale anche per me. Quando ho conosciuto i prodotti Planter’s me ne sono innamorata immediatamente. Da sempre, per me, la bellezza è naturale. Credo che una donna sia veramente bella quando è se stessa. Una pelle sana è solo l’inizio, poi si può scegliere se enfatizzare alcune parti del viso attraverso il make-up. Quale direzione sta prendendo il brand? Da quando la holding Investcosmetica ha rilevato la società la nostra visione è di ridare le sue “lettres de noblesse” alla cosmetica naturale e alle regole di Planter’s. Quali sono i punti di forza di Planter’s? Abbiamo due linee diverse realizzate con principi attivi molto efficaci, studiati per prendersi cura della bellezza. La linea a base di Acido Ialuronico protegge la pelle, combatte la secchezza e i segni del tempo. L’Aloe Vera è la prima e insostituibile alleata di Planter’s, grazie alle sue proprietà restitutive e idroregolatrici è ideale per la pelle e per il corpo. Abbiamo una linea completa all’Aloe Vera in grado di soddisfare le esigenze di tutti nel pieno rispetto della cute. È su queste due linee che concentreremo lo sviluppo. Perché è così importante l’Aloe nella dermocosmesi? L’Aloe è un miracolo della natura per la pelle, contiene principi attivi fondamentali per l’iperidratazione e il rinnovo cellulare: sapete che il gel di Aloe aumenta di sei volte la produzione dei fibroblasti di collagene? La nostra è pura al 99,9% ed estratta a freddo, l’ideale per mantenere intatti tutti i benefici. Con quali principi attivi l’Aloe dà il suo meglio? L’Aloe ha un Ph molto vicino a quello della pelle e racchiude il potere di mantenere l’equilibrio della pelle. In particolare, il suo gel penetra quattro volte più velocemente dell’acqua e arriva sette volte più in profondità. L’Aloe è la base alla quale associamo altri principi attivi benefici per la pelle come il burro di Karité, nella nostra Crema Riparatrice.
Linea Riparatrice Aloe Vera: prodotti multibenefits, naturali. â–˝
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▽ La linea viso Aloe Vera di Planter’s: dalla detersione all’idratazione tanti prodotti per le diverse esigenze della pelle.
Quali sono i prossimi step dal punto di vista marketing e comunicazione? Stiamo finalizzando una forte comunicazione sulla linea all’Aloe per il mese di settembre che presenteremo alla nostra prossima convention. E per quanto riguarda il prodotto? Stiamo studiando delle novità che per ora sono ancora top secret, ma come vuole la nostra tradizione saranno sempre all’insegna della naturalità. La rete vendita è molto importante, voi siete disponibili in erboristeria e soprattutto farmacia. Qual è il motivo che vi ha fatto scegliere questi canali distributivi? È vero, la nostra rete vendita è davvero fondamentale, soprattutto per prodotti dalle caratteristiche uniche e performanti come quelli di Planter’s. Sono i nostri uomini a far conoscere l’efficacia delle nostre formulazioni, sono uno dei fattori di successo dell’azienda. Planter’s è nata nei canali erboristeria, con il lancio della linea all’Aloe è approdata in farmacia, canale ideale per i prodotti cosmetici. Siamo in estate, ha qualche raccomandazione per le nostre lettrici su come prendere il sole responsabilmente? Ci tengo a sottolineare l’importanza della protezione, bisogna seguire le raccomandazioni dei dermatologi. Abbiamo concepito una linea solare completa a base di Acido Ialuronico che unisce protezione solare e effetto antiage, in grado di mantenere la pelle giovane e idratata. I prodotti della linea garantiscono quattro livelli di protezione per soddisfare le esigenze di ogni fototipo: bassa, media, alta e molto alta. Per eventuali scottature e irritazioni il gel di Aloe è riconosciuto in tutto il mondo per le sue proprietà riparatrici e rigeneratrici. E dopo tanto parlare di Aloe non vediamo l’ora di testare i prodotti che Françoise ci ha lasciato. Una pelle idratata e luminosa è il sogno di tutte e averla con prodotti che rispettano la natura e l’ambiente dà ancora più soddisfazione. di Vera Vanetti
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PIÙ BELLE, NATURALMENTE, CON L’ALOE
Tante proposte viso perché ogni pelle ha bisogno di una crema studiata ad hoc. △
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pasticcere per un giorno con
LOACKER
Ad Heinfels, cittadina austriaca nel cuore delle Dolomiti, c’è la “Pasticceria Interattiva” dove grandi e piccini possono preparare i “Classici Loacker”, i wafer icona dell’azienda altoatesina. Heinfels è una graziosa cittadina austriaca del distretto di Lienz, nel Tirolo Orientale. Apprezzata meta di vacanza nella stagione invernale e in quella estiva, quando numerosi turisti amano percorrere la pista ciclabile che porta da San Candido a Lienz, Heinfels è la sede dove sorge uno dei centri produttivi Loacker e il suo Museo della Bontà.
al cacao e “Vanille” alla vaniglia. Dopo averlo confezionato con un pack speciale, i partecipanti potranno portare a casa il proprio wafer per gustarlo in compagnia dei propri amici. Durante le attività sarà anche possibile richiedere al fotografo degli scatti che saranno poi inviati via email ai partecipanti.
È dalle Dolomiti che nasce la bontà, a 1.000 m di altitudine dove aria e acqua sono pulite, ed è proprio ad Heinfels che gli amanti delle specialità Loacker possono cimentarsi a produrre i loro wafer preferiti. All’interno del Mondo Bontà, un “dietro le quinte” del mondo Loacker, è possibile partecipare alla Pasticceria Interattiva, un laboratorio che permette a tutti di diventare abili pasticceri. Guidati da un esperto “waferologo”, i visitatori realizzeranno il loro wafer personalizzato scegliendo tra le tre creme a disposizione: “Napolitaner” alla nocciola, “Cremkakao”
Nello stesso stabilimento si trova il Loacker Point che comprende Loacker BrandStore e Loacker Moccaria. Nel Loacker BrandStore i visitatori troveranno tutti i prodotti della gamma Loacker (comprese le confezioni speciali e tutti gli articoli di merchandising). Loacker Moccaria, il CafféPasticceria, propone specialità golose come torte o gelati, ideali per ritemprarsi dopo una biciclettata.
▽ Loacker che bontà, la crema per la farcitura è supergolosa!
di Vera Vanetti
La Pasticceria Interattiva Loacker è un’attività per tutte le famiglie. ▷
La cialda Loacker, sempre fragrante. △ Le colatrici erogano le creme preferite Loacker: Napolitaner, Vanille e Cremkakao. ▽
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Le torte fresche della Moccaria soddisfano i palati più golosi. △ ◁▽ Nella Moccaria, il caffè-pasticceria Loacker, ti aspetta un caffè speciale.
▽ Confezioni speciali e gadget: al Loacker Point ci sono tutte le referenze del brand.
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COSA FARE NEI DINTORNI
Strada Pustertale r Hohenstrasse
La Pustertaler Hohe nstrasse è conosciu ta come una delle Sempre orientata ve più belle strade di rso il sole, si presen montagna. ta con una bellissim il percorso si posso a vista sulle Dolom no ammirare alcun iti. Lungo e autentiche gemm Anras, il castello He e culturali: il caste infels e la chiesa An llo Schloss toniuskirche. La str attraversa molti luo ada comincia da He ghi suggestivi. Una in fels e discesa con lo slittino un divertimento pe estivo attraverso il r tutta la famiglia. parco sarà
Aguntum
ificata e romana ed in ig or i d à scavi L’unica citt da Lienz gli m k 4 A . se le tre diecimila sul suolo tiro m attirano ol tu n u g A i ic g archeolo i anno. visitatori ogn
Lago di Dobbiaco miti che Uno dei più bei laghi delle Dolo o. Un pezz d’Am collega Dobbiaco con Cortina a snod si sentiero naturalistico imperdibile che lungo le sponde del lago.
ttiva Loacker Pasticceria Intera
mite telefono e è obbligatoria, tra ion az ot en pr la rio l’indirizzo laborato il form on line al Per partecipare al o nd la pi m co o ibili in 71 344000 idate sono dispon gu al numero +39 04 e sit vi Le l. ontatto_it.htm al sabato, ad agosto ww w.loacker.com/c è aperta dal lunedì ia er cc sti Pa La . se gle italiano, tedesco e in . ica en m anche la do ia 9919 Heinfels, Austr - Panzendorf 196, bH Gm t ek nf Ko r Indirizzo: Loacke OPINION LEADER 115
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Must Have OPINION LEADER 117
“SALVADOR PASSÒ DA-LÍ”
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urreale, fantasiosa e senza freni la nostra estate dovrebbe essere come le opere del maestro Salvador Dalí. Lasciatevi ispirare visitando la sua casa-museo di Portlligat, composta da una serie di baracche di pescatori che il celebre pittore e sua moglie Gala strutturarono in maniera labirintica. È possibile visitare il laboratorio dell’artista, la biblioteca, le camere e il giardino. Portlligat Cadaqués, Girona (Catalogna). Spagna.
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6 1 FACE À FACE Occhiali da vista modello Stars (€434). 2 PIN UP STARS BABY Bomberino stampa Marrakech (€64). 3 MIA’S Collana con ciondolo bocca smaltata rossa in argento con bagno oro (€106). 4 DAKS Gonna bianca (da €400). 5 COCCINELLE Borsa secchiello in saffiano (€260). 6 BB BY BRUNO BORDESE Zeppa bianca (€365).
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TRAFITTO DA UN RAGGIO DI SOLE IN PISCINA ED È SUBITO DAVID HOCKNEY.
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uest’estate dopo anni di chiusura al pubblico verrà restituito a Milano il complesso balneare Caimi. Tutelato dalle Belle Arti e originario degli anni ‘30 quando costituiva un unico complesso con la sede del Teatro Franco Parenti, questo spazio della bellezza, dell’acqua e della natura non sarà più in stato di abbandono, con la collaborazione scientifica del FAI (Fondo Ambiente Italiano) e una raccolta fondi privata promossa dall’attore Filippo Timi.
3 Piscine Caimi Milano, Via Carlo Botta, 18. Italia.
1 COLLEZIONE CATARZI Cappello panama con gros-grain multicolor (€95). 2 GANT The oxford shirt blazer (€249). 3 COLUMBIA Polo Sun Ridge (€45). 4 FRANKLIN & MARSHALL Boxer stampato da mare (€76). 5 MANEBI’ Espadrillas gialla (€70). 6 PRADA Profumo Luna Rossa sport (50ml, €62/100ml, €83). OPINION LEADER 119
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ANNO DI FONDAZIONE 2015.
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e non fosse troppo di moda, sarebbe l’unico posto da annoverare tra i veri must-visit di stagione. Ma se a donare la più innovativa e ricca raccolta d’arte alla città di Milano è la signora Prada, il rischio, purtroppo, è che il tutto diventi troppo patinato. Tenete duro e quando i fashion-victims saranno tutti in vacanza a Mikonos, fate un salto a godervi le meravigliose riflessioni sull’arte, dal periodo classico fino ai nostri giorni, fatte dal meglio dell’intellighenzia di settore, tutte selfiezzabili e condivisibili. Oppure, in caso di eccesso di calura, fatevi un aperitivo al bar disegnato da Wes Anderson. Fondazione Prada Milano, Largo Isarco, 2. Italia.
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1 GANT RUGGER Bomber Hoops (€172). 2 GANT Kate true blue stretch jeans (€146). 3 GIANNICO Décolleté (Prezzo su richiesta). 4 AZZURRA GRONCHI Borsa con perline multicolor Desiré (€300). 5 FACE À FACE Modello Masai (€350). 6 CHANEL Vernice 645 paradisio (€23,50).
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POLLOCK: VUOI VEDERE I GIOIELLI DI FAMIGLIA?
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ino al 14 settembre 2015 la Collezione Peggy Guggenheim dedica la più esaustiva retrospettiva mai realizzata a Charles Pollock (1902-1988), fratello maggiore del celebre genio dell’Espressionismo astratto americano Jackson Pollock. La mostra intende documentare la carriera di Charles Pollock attraverso una ricca serie di materiali, un centinaio di opere e documenti, in gran parte inediti, concessi dall’Archivio Charles Pollock di Parigi, grazie alla moglie e alla figlia dell’artista. Oltre a un ristretto numero di opere di Jackson Pollock, Thomas Hart Benton, maestro sia di Charles che di Jackson, e un raro dipinto di Sanford Pollock, la mostra sarà un occasione unica per poter vedere opere mai esposte prima. Lettere, fotografie e schizzi documenteranno lo stretto rapporto tra Charles e Jackson, e gli altri membri della famiglia Pollock, in una luce intima e privata. Charles Pollock: Una retrospettiva. A cura di Philip Rylands Venezia, Collezione Peggy Guggenheim. Italia.
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1 INVU Occhiali da sole (€39). 2 DAKS Impermeabile blu (da €700). 3 G by GIADA SCALA Costume stampa Sorrento (€75). 4 AB AETERNO Orologio in legno amaranto (€119). 5 CASTORI Monk in vitello patinato con fibie (€735). OPINION LEADER 121
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“HELLO ANDY… IS CANDY.”
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i tempi della Factory di Warhol… tutte le sere a ballare allo Studio 54 con i personaggi che hanno reso magnifica e indimenticabile la fine del secolo che ha cambiato il mondo. Se sognate un ingresso in sella ad un cavallo bianco come Bianca Jagger avete ancora qualche possibilità ad Ibiza. Magari il cavallo lo lasciate al guardaroba ma per il resto l’isola non vi deluderà per la quantità e qualità dei personaggi circensi. Noi ve la butto lì… poi vedete voi.
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1 COLLEZIONE CAPOGIRO Pamela bicolor in maglina di carta (€90). 2 CHANEL Occhiali da sole in acetato gialli con lenti sfumate specchiate (€260). 3 CALZEDONIA Tankini nero (€59,00). 4 GIANNICO Décolleté (Prezzo su richiesta). 5 GEDEBE Borsa in pelle gialla (€525). 6 LOLAANDGRACE Orecchini pendenti cocktail square (€34,90). OPINION LEADER 123
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L’Aloe Aloe Vera, pianta dalle meravigliose proprietà che sprigiona tutta la potenza dellla natura, è la prima insostituibile alleata di Planter’s. Favorisce una specifica azione idratante, protettiva e rigenerante per la pelle del viso, del corpo e per i capelli. Mantiene la pelle morbida, compatta e riparata in ogni periodo dell’anno.
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e non sapete proprio in quale file andare a pescare il nome Yayoi Kusama, sappiate che è stata appena promossa come la più grande artista vivente del pianeta. L’Italia non le ha mai reso troppo giustizia, la più importante rappresentante dell’arte contemporanea giapponese meriterebbe finalmente lo spazio che merita. Sarà… ma noi la rimandiamo a settembre, intanto, rilassiamoci al sole del Mediterraneo con degustazione di insalata caprese e Aglianico del Taburno… questi nomi sapete subito in quale file andarli a pescare.
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Beach Club I Sassi Via Amerigo Vespucci, 33 Nerano Massa Lubrense (NA). Italia.
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ECONOMIA DELLA FELICITÀ: C’È DI PIÙ OLTRE AL REDDITO
Expo ha trasformato Milano in una città sempre più fruibile, giorno dopo giorno: grazie all’evento hanno ripreso vita la nuova Darsena e il Mercato Metropolitano, patrimoni della storia milanese prima abbandonati al degrado. Oggi è possibile raggiungere Milano, pernottare e mangiare a prezzi scontati grazie a promozioni e codici sconto. Per saperne di più: www.buonenotizie.it/?p=164386
Economia e felicità? Ai più l’accostamento potrà apparire ardito eppure, si tratta di un approccio assolutamente scientifico che si basa su un assunto ormai unanimemente accettato in letteratura: i soldi non costituiscono l’unico elemento di benessere delle persone. È importante, sì, il reddito: anzi, è una necessaria componente dello star bene. Ma non è la sola e non basta. Scopri perché: www.buonenotizie.it/?p=164380
COMMISSIONI RIDOTTE E CASHBACK SE ACQUISTI CON LO SMARTPHONE Sta per finire l’epoca delle carte di credito e dei bancomat: l’era del mobile payment è già iniziata. La vera innovazione riguarda però i costi legati alle transazioni effettuate con lo smartphone: una start-up veneta ha rivoluzionato il concetto di pagamento con una app gratuita che consente di fare acquisti negli esercizi convenzionati con una commissione fissa di soli 2 €cent per l’esercente e un riaccredito fino al 5% della spesa per il cliente per gli acquisti futuri. Scopri come su: www.buonenotizie.it/?p=164374
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ECCO COME LE NOTIZIE DISTORCONO LA NOSTRA VISIONE DEL MONDO Nella mappa qui sopra, ecco come l’informazione fa apparire il mondo se fosse rappresentato su una carta geografica in base al volume di notizie relative ad ogni Paese. In che modo le notizie formano la nostra visione del mondo? Perché, se vogliamo sapere sempre di più sui fatti che accadono in Italia e nel mondo, i media ci offrono solo una piccola porzione della realtà? Scoprilo qui: www.buonenotizie.it/?p=163421
RED IS THE NEW BLACK. L’ECCELLENZA ITALIANA DELLE CALZE RED È SOLO NEI MIGLIORI NEGOZI.
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persone e cose che fanno la differenza da un’idea di Alberto Vergani
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