OPL Mag N.20

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2020. L’INIZIO DI UN NUOVO DECENNIO. Sentire parlare di anni ‘20… mi vengono in mente due momenti contrastanti degli USA come la crescita smodata e la famosa crisi del ‘29… non che ci fossi… ma erano cose leggendarie… e adesso siamo noi ad aprire i nuovi anni ‘20. Clamoroso a pensarci, già 20 anni dopo il famoso cambio di millennio e di centennale. La nostra rivista esiste già da 13 anni quando fu fatta in occasione dei 20 anni dell’agenzia. Fedele al nostro claim “persone e cose che fanno la differenza” apriamo la rivista con una persona straordinaria che ho avuto occasione di conoscere in vacanza questa estate: Umberto Gandini. Devo ammettere che non sono mai stato un fan del calcio e dunque quando parlavo con lui facevo delle domande davvero improbabili. Mondo clamoroso nei numeri e nel seguito emotivo che suscita nelle persone che si sentono al pari degli azionisti. Mi ha intrigato la parte psicologica della gestione di questi atleti che, oltre ad essere bravi, hanno tutti un ego smisurato. Gandini è l’eccezione che conferma la regola ed infatti ne è il gestore. 23 anni al Milan come Team Manager e 2 anni alla Roma come AD fanno di lui un super personaggio. Un altro super personaggio è Ezio Scirea uno dei 45 top consulenti di Mediolanum che conosco da quando eravamo all’asilo… ! Grande persona, paziente, moderato umile ma molto determinato ed instancabile. Un “passista” che non molla mai ed arriva sempre all’obiettivo. Non vi racconto gli aneddoti di scuola perché lui era il pacato e io lo scatenato… Potete ben immaginare... ! Poi ci sono due bellezze a far da contraltare; Madalina Diana Ghenea (sempre presente sul nostro magazine) che ha da poco lanciato la campagna mondiale di Damiani e Miss Italia 2019, una bellissima ragazza Lombarda, che farà molta strada grazie alla sua manager Alessandra Riva altrettanto in gamba. Tra un super Baglietto e una Ferrari SF90 troviamo la

nuova avventura nelle e-bike di Livio Suppo (ex Team Manager Honda e Ducati ) e il buon Enzo Panacci amico di lunga data e AD di Nolan anche con la nuova proprietà Francese. Un altro protagonista che fa e farà la differenza è Stefano Bethlen: 39 anni, con una esperienza da sessantenne e una capacità d’innovazione nel marketing degna dei pionieri della Silicon Valley giovane. È lui l’uomo del futuro del marketing maturato e cresciuto alla corte del magico mondo Disney. Largo poi ad una donna manager, Elena Balta, tanto capace quanto appassionata al suo lavoro e alle moto al punto di aver convinto il suo capo a sponsorizzare il casco di Petrucci con un Actimel… Un successone e soprattutto una clamorosa vittoria al Mugello di un Italiano su moto Italiana; sarà stato merito dello yogurt? Last but not least per me il 2020 sarà ricordato come il primo anno dopo 15 nel quale non dovrò seguire Marco Melandri in un circuito Mondiale. Il 2019 ha segnato la parola fine ad una carriera unica nei suoi numeri e nel suo modo di vivere le gare da protagonista sempre unico, scomodo e particolare cioè da campione: 22 anni per 22 vittorie in MotoGP e 22 vittorie in Superbike un titolo mondiale (250 cc) e tre volte vice Campione del mondo (125 MotoGP e Superbike). Una carriera memorabile nella quale Marco, senza la sfortuna che lo ha sempre bersagliato, avrebbe potuto tranquillamente vincere altri 2 titoli Mondiali. Non mi rimane che ringraziare tutte le persone del mio team che con passione e dedizione realizzano questo magazine che nel suo piccolo ha già una discreta storia. Buon ventennio.

L’editore Alberto Vergani

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CONTENUTI 10

Una vita ai vertici: Umberto Gandini, la passione per il calcio e la lunga carriera.

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Elogio alla bellezza. Madalina Ghenea protagonista della nuova campagna Damiani.

Il wealth advisor di Banca Mediolanum Ezio Scirea: tra tutela e valorizzazione del patrimonio.

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L’addio alle corse di Marco Melandri: nuove sfide e tanti progetti.

Fascino, grazia e capacità imprenditoriale: Miss Italia. Intervista doppia a Carolina Stramare e Alessandra Riva.

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Faccia a faccia con Stefano Bethlen: tra marketing e intrattenimento.

Roma apre le porte a Frozen 2: il segreto di Arandelle.

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Un “gabbiano” dalle ali lunghe 48 mt. è il nuovo yacht Baglietto. A bordo dell’ultimo gioiello della flotta.

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I primi 80 anni di Bardahl. La multinazionale americana celebra un’importante storia di successi.

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Un omaggio ai 90 anni della scuderia corse più prestigiosa al mondo. Saliamo a bordo della Ferrari SF90 Stradale.

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alfieristjohn.it |

E TU, CHE DONNA A SEI? SCOPRILO CON LE COLLEZIONI ALFIERI & ST.JOHN

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Livio Suppo racconta la nuova esperienza con Thok. La mobilità del futuro passa dalle e-bike.

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Un set naturale di rara bellezza: Matera. Un viaggio alla scoperta della splendida città lucana e della nuova collezione Chervò.

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Enzo Panacci e l’evoluzione del Gruppo Nolan: dalla fondazione ai giorni nostri.

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Elena Balta, marketing manager di Activia, Actimel & Kids: più forte di quello che pensi.

L’eleganza maschile a un nuovo livello Redvolution. Dai filati alla campagna social.

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The Exclusive Content Club Med di Cefalù: una bellezza mozzafiato tra Tirreno e Madonie.

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Tanti auguri SpongeBob! Sono 20, esprimi un desiderio.

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Alla VFM 2019 con Alfieri & St.John. Nuove Ambassador e collezioni inedite per un evento da star.

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Hairstyling perfetto con Elchim: eccellenza italiana.

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Viaggio alla scoperta di ArteProfumi Milano: un luogo dove i profumi sono anche delle opere d’arte.

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Tradizione, modernità e passione per la cucina. Stefano Cavada e il primo libro di ricette: “La Mia Cucina Altoatesina”.

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Must Have. Le novità più glamour e gli appuntameti da non perdere.

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una vita ai vertici

UMBERTO GANDINI Dai quadri dirigenziali del Milan ai vertici della Roma, senza dimenticare gli esordi nel Gruppo Fininvest e l’attività ad alto livello nella politica sportiva: quella che si dice una lunghissima carriera nell’industria dello sport.

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Finali di UEFA Champions League, 4 Finali di UEFA Super Cup, 4 Finali di Coppa Intercontinentale (FIFA Club World Cup) e la vittoria in 6 Campionati Italiani di Serie A: questi sono solo alcuni dei successi a cui Umberto Gandini ha contribuito durante i suoi 23 anni come Dirigente Sportivo e Team Manager dell’A.C. Milan. Per la Società rossonera ha ricoperto numerosi incarichi sia a livello nazionale che internazionale, passando poi, in qualità di Amministratore Delegato, a una nuova, e più breve, esperienza all’A.S. Roma. Noi di Opinion Leader Magazine abbiamo voluto conoscerlo meglio per parlare di calcio con un vero “esperto”… scoprendo però che, in realtà, i suoi primi passi Umberto Gandini li ha mossi nel mondo dell’hockey, dove da subito si è distinto per le sue doti sportive e dirigenziali. Qualità che non l’hanno mai abbandonato nella sua pluriennale carriera da Dirigente!

Umberto Gandini in conferenza stampa presso Casa Milan. △

Ripercorriamo brevemente la sua carriera… Quali sono state le tappe più importanti? Ce ne sono state tante, quasi tutte legate alle vittorie del Milan, specialmente a livello internazionale… ma innanzitutto ricordo i successi ottenuti a Varese con i due titoli di Campione d’Italia nell’hockey su ghiaccio prima di iniziare la mia carriera professionale nelle reti televisive di Berlusconi per poi approdare al Milan nel 1993. E mi piace anche ricordare quanto fatto a livello di politica sportiva, in particolare con la fondazione dell’ECA (European Club Association), nel gennaio del 2008. Quali sono le differenze tra la sua esperienza alla Roma e quella al Milan? A Milano ho vissuto per 23 anni in una vera famiglia ed ho imparato tutto quello che poi mi ha portato a essere scelto per ricoprire il ruolo di Amministratore Delegato alla Roma. Qui ho trovato una passione straordinaria per la squadra, nella città e nei suoi tifosi, una relazione

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molto forte e quasi unica, diversa da quanto avevo vissuto fino ad allora. Il suo primo amore è stato l’hockey… Quando è nata, invece, la passione per il calcio? Non si può parlare di passione, ma gli eventi mi hanno portato nel 1993 ad occuparmi di una delle più grandi squadre al mondo. Un vero privilegio. La sua prima squadra del cuore… Sono milanista da quando avevo sei anni, conservo prove fotografiche! E il calciatore che ricorda con più “affetto”? Al Milan e alla Roma ho incontrato grandissimi Campioni, grandi persone, quindi scegliere è molto difficile; con alcuni però ho conservato legami molto forti anche a distanza di anni. Quali sono le doti fondamentali per essere un buon calciatore? E quelle che deve possedere un dirigente sportivo? Non sono un uomo che viene dal calcio giocato, quindi non mi avventuro in commenti tecnici, ma quasi tutti i calciatori che ho incontrato avevano grande determinazione e professionalità, oltre ad una buona dose di talento. Per quanto riguarda il ruolo di dirigente, secondo me ci vuole grande capacità di ascolto, di adattamento e tanta empatia: ci si relaziona prima con l’uomo, poi con il giocatore… bisogna saper capire le emozioni della gente. A proposito di emozioni: qual è la partita che ha vissuto con maggior trasporto? Direi la Finale del 1994 ad Atene contro il Barcellona, la prima delle tre Coppe Campioni vinte al Milan nei miei anni (su 6 finali giocate). Eravamo sfavoriti dal pronostico e giocavamo contro una vera “potenza”, in più avevamo due grandi Campioni (Baresi e Costacurta) squalificati. La prima finale in panchina, a fianco di Fabio Capello, e una vittoria per 4-0 in quella che è stata definita la “partita del secolo”. Un aneddoto divertente che è capitato sul campo… Moltissimi, davvero, e non solo divertenti, ma questi faranno - spero - parte di quel libro che mi sono ripromesso un giorno di scrivere. Qual è il successo più importante che ha conquistato con la sua squadra? Mi piace ricordare la vittoria in Champions League del 2007, seguita dalla Supercoppa Europea e dalla Coppa del Mondo per Club nello stesso anno. Un filotto magico sotto la guida di Carlo Ancelotti subito dopo lo scandalo di Calciopoli che costrinse il Milan a iniziare il suo cammino dai preliminari in Europa e con penalizzazione di punti in Campionato. Fu una cavalcata inarrestabile! C’è, invece, un sogno che non si è mai realizzato? Con il Milan direi di no, anche perché in quegli anni vedere i sogni realizzati era quasi la norma vista la forza di quelle squadre. Mi è dispiaciuto non arrivare in Finale di Champions League con la Roma nel 2017/18, dopo la sconfitta in semifinale contro il Liverpool; confesso che sognavo di disputarne un’altra con una squadra diversa dal Milan.


UMBERTO GANDINI

Gandini al ritorno da Atene dopo la vittoria della settima Champions League del Milan insieme alla squadra e alla Dirigenza. △

E qualche scelta che, con il senno di poi, non rifarebbe? Preferisco non pensare a cosa sarebbe stato, ma imparare dai miei errori. Da passione sportiva a business: come si è trasformato il mondo del calcio in questi anni? È cambiato radicalmente, diventando un business con il coinvolgimento di enormi risorse che hanno soppiantato il mecenatismo che ha caratterizzato il nostro calcio fino alla fine degli anni Novanta/primi anni Duemila. Gli interessi che gravitano intorno al calcio sono cresciuti in modo esponenziale ed oggi ci sono “fondi sovrani” proprietari di squadre e giocatori che da soli guadagnano molto più di quanto fattura la stragrande maggioranza dei club europei. C’è qualche aspetto che cambierebbe del calcio “moderno”? Mi piacerebbe che ci fosse più consapevolezza dell’enorme valore sociale che ha il calcio nel mondo, e quindi più responsabilizzazione nel gestire uno sport che, non dimentichiamolo, è anche dei suoi tifosi.

A loro che messaggio vorrebbe dare? Di non perdere mai la passione per i propri colori, e di essere sempre a favore della propria squadra e non contro qualcuno o qualcosa. I suoi figli giocano a calcio? Mio figlio ha giocato fino a pochi anni fa, con breve, ma istruttiva, esperienza nel professionismo, grazie alla scuola calcio Milan. Mia figlia, invece, si è dedicata al pattinaggio artistico su ghiaccio. Quali sono i suoi progetti per il futuro? Dopo la lunga esperienza al Milan e il formativo biennio alla Roma, ora mi sto guardando intorno. Confido di trovare nuove opportunità nel modo del calcio in particolare, o nello sport più in generale, per mettere le mie capacità e le mie conoscenze a disposizione di chi saprà apprezzarle. di Silvia Barlascini

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elogio alla

BELLEZZA

Il fascino dell’Italia e quello della splendida Madalina Ghenea: Damiani celebra 95 anni di storia con una campagna senza tempo. Damiani, la celebre Maison di Alta Gioielleria fondata nel 1924 a Valenza, il cuore del distretto orafo più importante al mondo, ha presentato la nuova campagna pubblicitaria: un inno alla bellezza, all’eleganza e alla Dolce Vita. Come ricorda il Presidente Guido Damiani: “Siamo cresciuti rispettando sempre quei Valori di eccellenza, profonda cura dei dettagli e stile inconfondibile che sono nel nostro DNA e con una grande passione… Questa campagna celebra proprio questo: l’Italianità, un nostro Valore chiave, che ci ha permesso di essere tra gli esportatori del Made In Italy nel Mondo”. Gli scorci più suggestivi e caratteristici di Venezia, Milano e Portofino, insieme al fascino dell’attrice e modella Madalina Ghenea sono gli elementi chiave di questo progetto creativo che evoca le atmosfere degli indimenticabili film di Fellini, De Sica e Rossellini. “Un’amica, una ‘donna vera’ di grande talento”, sottolinea Silvia Damiani. “Madalina interpreta la bellezza mediterranea: una femminilità seducente ed elegante che richiama lo stile delle sofisticate ed indimenticabili dive dei tempi della Dolce Vita ma anche l’indipendenza delle donne contemporanee”. “Dal solitario con diamante, alla parure Mimosa con opale o corallo, Damiani dà vita ad emozioni uniche e indimenticabili che esprimono quel gusto femminile e raffinato, tipicamente italiano, che abbiamo rappresentato nella nuova campagna”, aggiunge Giorgio Damiani. Seducente con i gioielli Eden, glamour quando indossa D. Icon, una diva moderna con Belle Époque... l’attrice ha interpretato con personalità ogni creazione della Maison. Ovunque vada, nel corso del suo viaggio nel Bel Paese, la “donna Damiani” porta con sé un’eleganza inconfondibile e la voglia di godersi la vita. “Per me è un sogno essere la nuova testimonial di Damiani” ha raccontato Madalina “un marchio storico del Made In Italy che ha vinto così tanti Oscar della Gioielleria e ha sempre scelto per le proprie campagne icone di stile e di grande talento.” Grande talento, che non manca di certo anche alla splendida Madalina, non solo volto ma anche produttrice della campagna grazie alla sua società Youmadbrah. di Simona Melli

◁ Madalina Ghenea, una vera diva del passato con la collezione “Vulcania” di Alta Gioielleria.

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Un’immagine di backstage della nuova campagna stampa Damiani. △

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BELLEZZA

△ In un antico caffè di Piazza San Marco, Madalina interpreta la collezione “Belle Époque”.

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il wealth advisor di Banca Mediolanum

EZIO SCIREA spiega l’evoluzione dei servizi rivolti alla clientela private.

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EZIO SCIREA

rima il diploma in ragioneria, poi, Ezio Scirea si appassiona al mondo della finanza e inizia a lavorare in banca. Qualche anno più tardi, viene introdotto al mondo della consulenza per intraprendere un nuovo capitolo della sua carriera lavorativa. Nel 1988 approda in Banca Mediolanum, all’epoca Programma Italia. Scirea, ad oggi, è uno dei 45 wealth advisor di Banca Mediolanum: con un portafoglio di 587 clienti gestisce un totale di 80 milioni di euro. Lo abbiamo incontrato nel suo ufficio di Cernusco sul Naviglio, alle porte di Milano. Sappiamo che è un grande appassionato di tennis; possiamo definirla il Rafael Nadal della finanza? Per quanto riguarda l’impegno e la serietà, penso di sì. Quanto ai risultati, ho ancora molto lavoro da fare. Nadal è il numero uno al mondo. Ho ampi margini di crescita. Ci può spiegare in che modo si sono evoluti i servizi e l’attenzione riservati al cliente patrimonializzato? Nel 2005 Banca Mediolanum ha intrapreso una sfida importante e ha costituito la divisione Private Banking, dedicata ai clienti di alto profilo, mettendo in campo l’esperienza, i valori e i servizi della Banca, portandoli all’eccellenza. È nata così una realtà fatta di professionisti di altissimo livello per la gestione dei patrimoni più importanti, attraverso una consulenza finanziaria completa, che prevede la soddisfazione anche delle esigenze bancarie, di protezione e di credito. Dal 2017 l’attenzione si è ulteriormente focalizzata con la creazione di una Direzione per i clienti Wealth della banca. Un’attenta pianificazione patrimoniale rappresenta infatti il punto di partenza per la tutela e la valorizzazione del patrimonio nel tempo e per il raggiungimento dei propri obiettivi di vita. I Wealth Advisor offrono al cliente la loro esperienza nella gestione del patrimonio attraverso l’accesso a servizi esclusivi quali consulenza e soluzioni di investimento, asset protection, passaggio generazionale, consulenza societaria, art advisory e servizi fiduciari, avvalendosi di partner altamente qualificati. Inoltre, a dicembre 2017, è stata formata la Direzione Investment Banking, al fine di supportare le PMI nelle operazioni aziendali strategiche. Consulenze di gestione, tutela patrimoniale e gestione del portafoglio, il tutto in un’ottica cross-functional. Quali sono le strategie di investimento che preferisce suggerire nel medio-lungo termine? Non c’è una strategia precisa. Bisogna analizzare la situazione patrimoniale del singolo cliente e capire quali siano i suoi bisogni, quali i suoi obiettivi. Innanzitutto è necessario proteggere il cliente e la sua famiglia per far fronte a possibili imprevisti senza intaccare il patrimonio investito, successivamente bisogna aumentare le risorse creando una maggiore consapevolezza delle proprie spese attraverso un percorso virtuoso di accantonamento e, infine, rendere efficiente il risparmio già accantonato. Per fare questo, però, bisogna conoscere a fondo lo

Ezio Scirea al lavoro nel suo ufficio. △

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Carta e penna: strumenti indispensabili quando si incontrano i clienti. â–ł

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EZIO SCIREA stile di vita del cliente. Ecco perché con la maggior parte di loro è nato anche un rapporto di amicizia. Ci frequentiamo anche al di fuori dell’ambiente di lavoro Più si approfondisce la conoscenza, maggiori saranno le possibilità di intervenire con consigli utili e precisi, ottenendo risultati apprezzabili. Questo è estremamente importante. Quindi, tutto ruota intorno alle esigenze di ogni singolo cliente, al suo profilo e alla sua propensione al rischio. Sì, gli investimenti sono dettati dalle esigenze del singolo. Fondamentale, ripeto, è l’attenzione riservata al cliente. Le faccio un esempio: durante la crisi del Golfo, ma anche nel periodo successivo all’attentato alle Torri Gemelle, abbiamo assistito al crollo dei mercati: flessioni importanti, intorno al 45%. Noi consulenti di Banca Mediolanum abbiamo convocato tutti i nostri clienti, spiegando loro cosa stesse accadendo e quali sarebbero state le prospettive future in base ai dati raccolti e all’esperienza maturata in condizioni analoghe. I clienti hanno apprezzato. Inutile dire che tanta serietà è stata premiata. La maggior parte di loro ha investito ulteriori quote di capitale. Le dirò un’altra cosa. Noi abbiamo appuntamenti dalle sette del mattino alle undici di sera. Sempre nell’ottica di offrire il miglior servizio possibile. Per costruire un portafoglio di investimenti realmente diversificato e redditizio, su quali leve deve agire il Wealth Advisor? Dipende sempre dalla propensione al rischio del singolo cliente e dal tempo che abbiamo a disposizione per l’investimento. La storia insegna che il mercato azionario, diversificato in fondi, è quello più redditizio. Tuttavia occorre valutare un orizzonte temporale abbastanza lungo; 10 o 15 anni. Periodo nel quale il cliente non dovrà fare affidamento sull’importo investito. Il mercato è in costante movimento. Muta nel corso del tempo. Ha un andamento altalenante. Ma, a lunga distanza, premia sempre. L’investimento azionario per dare frutti reali e concreti ha bisogno di periodi di maturazione abbastanza lunghi. Poi, può anche capitare che già dopo 10-12 mesi si ottenga un incremento consistente del proprio azionariato. Tutto è possibile, ma questo a priori non si può sapere. Io mi baso su un principio fondamentale: i valori di Borsa, dagli anni ’20 del secolo scorso, nonostante le periodiche fasi di flessione, hanno avuto una crescita costante. Il mio lavoro si intensifica proprio nelle fasi di ribasso: è in queste condizioni che noi spingiamo il cliente a investire ulteriore capitale, quando dall’altra parte ci sarebbe la tendenza ad uscire dall’investimento. Atteggiamento, questo, che ripagherà il nostro impegno nel momento di rialzo dei mercati. La differenza la fanno la modalità di ingresso e la permanenza. Il buon consulente si vede nei momenti peggiori del mercato, quando i valori di Borsa tendono al ribasso. La clientela private rappresenta solo una piccola percentuale rispetto all’intero patrimonio degli italiani. Esiste un cospicuo bacino d’utenza che a causa di un basso livello di educazione finanziaria o,

semplicemente, per una bassa propensione al rischio si accontenta di un normale conto retail con percentuali d’interesse prossime allo zero. Come convincere i più titubanti? I dati parlano chiaro: oltre 1.500 miliardi di euro sono in giacenza sui conti correnti dei risparmiatori italiani. Ma i clienti di Banca Mediolanum, sono abituati a un approccio completamente diverso ai mercati finanziari. E il new business? Negli ultimi anni, grazie al consolidamento della realtà di Banca Mediolanum e anche grazie alla visibilità del brand in molti si sono rivolti a me, ma fino a poco tempo fa acquisivo clientela esclusivamente tramite il passaparola: le persone soddisfatte parlano con la propria cerchia di conoscenze che, poi, mi interpellano. Come si comporta con il suo patrimonio personale? Esattamente come mi comporto con il patrimonio dei miei clienti. Per la parte di capitale che non mi occorre, utilizzo il mercato azionario diversificato in fondi comuni di investimento. Le spiego. Se lei investe denaro in un unico titolo, si fida dell’imprenditore. Non è detto che sia la scelta migliore per produrre reddittività. Al contrario, se si approccia il mercato nella sua interezza, può star sicuro che il suo valore, tra alti e bassi, salirà. Nel lungo periodo il mercato premia sempre. Ecco perché sono più propenso a scegliere i fondi, per me e per i miei clienti. È il consulente a fare la differenza con un costante lavoro di monitoraggio, suggerendo al cliente la migliore soluzione che soddisfi i suoi bisogni. Un rapporto che si basa sulla relazione deve essere alimentato da un impegno costante e attento, altrimenti si rischia di perdere la fiducia del cliente. Ecco perché l’approccio utilizzato per i miei investimenti personali è lo stesso che consiglio alla mia clientela. Lo sci, altra sua grande passione. Con quale personaggio della finanza mondiale passerebbe una giornata tra discese e bombardini? Con Sergio Ermotti, l’amministratore delegato di UBS. Siamo nati nello stesso mese e nello stesso anno. È una persona di grande esperienza, di grande successo. Con lui farei due chiacchiere molto volentieri. Nel corso della sua lunga carriera, qual è l’aneddoto più curioso che le è capitato? Mi è capitato, più di una volta, che mi chiedessero di sottoscrivere contratti di investimento mentre ero sui campi da tennis. Molto spesso, mentre mi alleno, acquisisco nuovi clienti. È un modo come un altro per conoscere la persona che ho di fronte e capire con chi mi sto confrontando: l’atteggiamento alla gara, al match, dice molto di una persona. Grazie Ezio per la disponibilità. Grazie a voi. di Matteo Colella

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l’addio alle corse di

MARCO MELANDRI “Ho vissuto una favola. E come in tutte le favole c’è un inizio e una fine”.

◁ Marco Melandri festeggia il podio in Gara 1 a Imola 2017.

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hilip Island. 17 settembre 2006. Ultima curva del GP d’Australia. Marco insiste sulla manopola del gas più del dovuto. La ruota posteriore perde aderenza puntando la tangente. Controsterzo e derapata controllata sono da antologia dello sport. L’attrito tra ruota e asfalto produce il classico fumo azzurrognolo che consegna al gesto sportivo la lode accademica. Marco, stacca la mano sinistra dal manubrio, e con l’indice e il medio a formare una sorta di V, quella della vittoria, passa sotto la bandiera a scacchi per primo, vincendo la gara con distacco. Pochi frame che rimarranno nei ricordi di tutti i tifosi di “Macio” come in quelli dei moltissimi appassionati che vivono di gare, e per le gare. Meno di cinque secondi per riassumere con estrema chiarezza la passione, il talento e la carriera di un pilota capace di arrivare dove ben pochi sono riusciti: Vicecampione del Mondo classe 125 nel 1999, Campione del Mondo nel 2002 in sella all’Aprilia 250, Vicecampione del Mondo MotoGP nel 2005, senza dimenticare il primato di vittorie parziali in Superbike (22 in totale; è l’unico pilota italiano ad aver vinto così tanto). Un personaggio anche al di fuori del mondo delle corse che, purtroppo, pochi mesi fa, ha deciso di appendere il casco al chiodo. “Ho vissuto una favola. E come in tutte le favole c’è un inizio e una fine”. Queste le sue parole durante la commovente conferenza stampa nella quale annunciava il ritiro dalle corse. Conclusa la sua ultima stagione da pilota, Marco Melandri ha quindi deciso di voltare pagina, per iniziare un nuovo capitolo della sua vita. Lo abbiamo raggiunto per capire cosa si aspetta dal futuro, quali sono i suoi progetti, le sue aspettative. Ciao Marco. Innanzitutto, come stai? Molto bene, grazie. Stai già pensando al futuro o sei ancora in quella fase un po’ malinconica che segue la fine di tutte le grandi storie d’amore? Diciamo che la parte più difficile è stata quella di prendere la decisione definitiva. Subito dopo mi sono sentito più leggero. Era diventato molto difficile per me andare avanti a fare quello che più ho amato nella vita con le difficoltà incontrate nelle ultime stagioni, con la rabbia di certe situazioni, e senza più divertirmi. Cosa ti piacerebbe fare da grande? Vorrei rimanere nell’ambiente moto. Ho un progetto con Yamaha. Vorrei riuscire a regalare delle esperienze nuove a personaggi dell’ambiente dello spettacolo. Far capire cos’è veramente la guida di una moto. Accompagnarli in pista, dare consigli, se li accettano, e farli divertire. Insomma: diventare un po’ il parco giochi dei vip italiani e, magari, non solo, chi lo sa. Per il momento, però, voglio staccare completamente per un po’. Hai mai pensato ad una probabile carriera come team manager in una squadra del Mondiale? A un team tutto tuo, come hanno fatto molti altri prima di te?

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No. Credo che questo sia il momento storico peggiore per organizzare un team nel Mondiale, a meno che non si abbiano già degli sponsor importanti a disposizione. Non è facile trovare i soldi. Inoltre, penso siano aumentati anche problemi e difficoltà legati alla gestione di un team. Vedo poche soddisfazioni in tal senso, al momento. Quali sono gli aspetti della tua ex-professione di cui non sentirai assolutamente la mancanza? Ultimamente soffrivo tantissimo le trasferte. Non tanto per i voli in sé, quanto per le tante ore passate in aeroporto ad aspettare. Le code infinite al check-in, il controllo bagagli, quello passaporti, mi stavano snervando. Sarà che non mi divertivo più ad andare a fare le gare in moto, di conseguenza gli aspetti meno piacevoli sono emersi. Tutto questo di sicuro non mi mancherà. Un solo titolo iridato non rende giustizia al tuo livello di sensibilità nell’approccio alla guida di una moto da competizione. Cosa pensi sia mancato nella tua carriera agonistica? In molte occasioni mi sono trovato nel posto giusto al momento sbagliato. Credo che tutto sia iniziato nel 2005, sostanzialmente per la nazionalità sbagliata del mio passaporto. Quell’anno, con il Team Gresini, feci secondo nel mondiale. La logica sarebbe stata quella di approdare direttamente nel Team ufficiale HRC. Ma Repsol, lo sponsor (ndr), cercava un pilota spagnolo. Ingaggiarono Pedrosa e per me in Honda non ci fu più posto. Hai qualche “sassolino nella scarpa” che ti vorresti togliere? Tanto, ormai… No. Dico la verità. Il passato non lo rinnego. È andata così. Nel bene e nel male. Guardo al futuro. Hai mai pensato ad un contatto diverso, più turistico, di quella che è stata la tua più grande passione? Ho fatto un paio di giri qui in Trentino, sulle strade di montagna dove abito adesso. Vivere la moto in questo modo è favoloso. Adesso ho la bimba ancora piccola e in tre in moto non ci stiamo. Però, quando lei crescerà e prenderà la sua strada, io e Manuela potremmo anche iniziare a fare del mototurismo in modo più serio. Sei un grande appassionato di fuoristrada. Ti alleni con la moto da cross e, tra l’altro, sei anche molto amico di Alex Salvini (Campione Mondiale Enduro classe E2 nel 2013). Cosa ne pensi di questa disciplina e, vista la tendenza degli ultimi anni, dell’enduro estremo? Ti piace? Molto. Insieme ai miei amici, d’estate, usciamo spesso in notturna. All’imbrunire in montagna c’è un’atmosfera magnifica, indescrivibile. Mangiare in quota e poi tornare indietro con il buio è bellissimo. Adesso ti racconto questa. Una volta ci siamo anche persi. Alle quattro del mattino, ritrovata la prima strada asfaltata, dopo una notte passata nei boschi, pensavamo di essere a Bologna: eravamo finiti a Firenze! Sono le esperienze più belle. Purtroppo ci sono sempre meno posti dove poter praticare enduro tranquillamente. Anche se, con l’arrivo delle bici elettriche, puoi fare qualcosa di simile, percorrendo discreti chilometraggi.


MARCO MELANDRI

△ Marco e la sua compagna Manuela Raffaetà.

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Wheeling in “Spiderman Style” per l’Aprilia 250cc 2T. △

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MARCO MELANDRI Ti diverti senza rompere le scatole a nessuno. A proposito di elettrico: a Valencia, dopo l’ultimo GP della stagione 2019, hai provato la MotoE. Quali sono state le prime sensazioni? È tutto molto strano perché mancano tante cose rispetto a una moto “normale”. Dal rumore alla leva della frizione, al cambio. Bisogna ragionare e trovare automatismi completamente diversi a quelli con cui si è abituati nella guida di una moto “normale”. Ma il problema vero è il peso, molto elevato. Quando perdi grip l’inerzia è maggiore, la moto è più difficile da recuperare e ti spara ancora più in alto: guardo le gare in TV e le cadute sono sempre molto brutte. Durante la prova, però, sono stato ben lontano dal limite e non ho mai avuto quella sensazione. In molti sperano di rivederti nell’ambiente, magari anche come commentatore tecnico a corredo delle telecronache. Ti piacerebbe?

Tantissime bottigliette d’acqua perché bevo come un cammello! A parte gli scherzi, nel mio box puoi trovare un po’ di bici; mi sono appassionato alle MTB elettriche. E poi sci, di tutti i tipi, da discesa, fondo, alpinismo. Tutte cose alle quali, fino a due anni fa, non ho mai prestato particolare attenzione. L’unica auto sportiva che mi è rimasta è una Lotus Elise. Una versione in serie limitata con meno di 5000 km: sì e no la userò due volte all’anno. È un sogno che avevo sin da bambino e credo che non la venderò mai. Per il resto ho venduto tutto. Il periodo delle macchine sportive è passato. Adesso mi oriento verso mezzi più comodi per me e la famiglia. Quando e perché ti sei avvicinato al mondo dei velivoli leggeri? All’inizio non avevo nessun interesse. Un mio amico, per circa un anno, ha tentato di convincermi invano. Poi, una domenica d’agosto, sai quelle da bollino rosso, da rientro dalle ferie, con le autostrade bloccate da colonne

Oltre 60° di inclinazione per la Ducati SBK del team Aruba. △

Non credo. È un’esperienza che ho anche provato in passato. Molto divertente. Bello. Non mi entusiasma invece tutto il lavoro che c’è dietro. In ogni caso, adesso ho proprio bisogno di staccare per un po’ dall’ambiente. Hai presente quando scopri di essere intollerante a qualche particolare alimento? Ecco. Quando mi sarò disintossicato cercherò di capire che strada prendere. A me piace tantissimo la tecnica, la tecnologia in generale, e non vorrei sprecare tutta l’esperienza accumulata in questi 20 anni di corse. Magari, tra qualche anno, potrei rientrare nell’ambiente delle corse come tecnico. Adesso, però, ho bisogno di ritrovare i miei spazi. Poi, non lo so. Vedremo. Hai guidato e portato alla vittoria tantissime moto, dalle 125 e 250 2T fino alle MotoGP e le Superbike. Ne possiedi qualcuna? Neanche una. Non sono riuscito ad avere neanche quella con cui ho vinto il mondiale. Provai anche ad inserire una clausola nel contratto. Niente. E infatti mi dispiace davvero tanto. Moto, macchine e velivoli. Facciamo un viaggio virtuale nel tuo box. Che cosa troviamo?

di auto? Ecco. Eravamo al mare, al Lido di Savio, vicino a Milano Marittima. Intorno alle sei, un ragazzo dice: “Io vado. Alle otto ho una cena a Brescia”. Gli abbiamo risposto in coro che con quel traffico non avrebbe fatto neanche 500 metri. Sorvolò la spiaggia per salutarci. Alle otto spedì una foto con il suo cellulare; era a Brescia, seduto al ristorante. A quel punto mi sono incuriosito e ho chiesto al mio amico di farmi provare. Una volta sceso mi sono subito iscritto al corso per conseguire il brevetto. Non avevo nessuna conoscenza in materia. Nulla. Adesso è diventata una vera e propria malattia. Tra le tante soddisfazioni sportive ottenute, qual è il momento, il periodo sportivo, che, più di altri, rimarrà per sempre in cima ai tuoi ricordi? Per fortuna ne ho davvero tanti. Ma se proprio devo scegliere, in cima alla lista metto sicuramente l’uscita dall’ultima curva a Phillip Island nel 2006. Purtroppo non c’è neanche una foto. Mi accontento del video. Non possiamo che concordare. Grazie Marco. Grazie a voi. di Matteo Colella

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Fascino, grazia e capacitĂ imprenditoriale si fondono nel concorso di bellezza per eccellenza

MISS ITALIA

Un viaggio tra palco e backstage accompagnati da Carolina Stramare e Alessandra Riva.

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rima il titolo di Miss Lombardia 2002, che le apre le porte della finale di Miss Italia a Salsomaggiore (quell’edizione la vincerà Eleonora Pedron), poi, un innato spirito imprenditoriale porterà Alessandra ad appassionarsi all’organizzazione dei concorsi di bellezza, al lavoro svolto nel backstage e al management in generale. Nel 2008 fonda un’agenzia di moda, eventi e comunicazione e, dal 2014, viene nominata agente regionale delle selezioni di Miss Italia per la Lombardia. Alessandra Riva, bergamasca, tifosa dell’Atalanta, è stata convinta dalla madre a partecipare ai primi concorsi di bellezza, perché lei bella lo era davvero (e lo è tutt’ora), ma non ne era ancora consapevole. Consapevolezza che, forse, mancava anche a Carolina Stramare, vigevanese, giovanissima, appena 20 anni, prima di far suo il titolo di Miss Italia 2019. Le due, conosciutesi durante le selezioni regionali del concorso di bellezza più famoso d’Italia, si sono fiutate, studiate a vicenda, scoprendo fin da subito, una certa affinità. Alessandra e Carolina hanno la stessa attitudine al risultato, i medesimi obiettivi. Scontato, di conseguenza, che nascesse un’intesa di reciproca stima. Le abbiamo incontrate in quel di Bergamo, presso gli uffici della Rial Events, l’agenzia di Alessandra Riva, per conoscere e toccare con mano (il figurativo è d’obbligo) cotanta bellezza. Come vi siete conosciute? Carolina. Ci siamo conosciute tramite i social, Alessandra mi contattò per partecipare al concorso, per due anni consecutivi. Alla fine e, aggiungo, per fortuna, ha avuto la meglio! Alessandra. Nel 2017, quando Carolina decise di iscriversi a Miss Italia. Purtroppo, di lì a poco, si ritirò. Rimasi impressionata dalla sua bellezza e, certa che avrebbe potuto ottenere grandi soddisfazioni, l’anno successivo la ricontattai per convincerla a partecipare nuovamente. Cosa vi ha spinto ad iniziare una collaborazione professionale? C. È una donna che stimo, perché autoritaria, schietta e trasparente, molto professionale nell’approccio al suo lavoro. Cosa fondamentale: una persona umana anche in ambito lavorativo. A. È bellissima, responsabile e profonda. Di questi tempi è raro trovare una ragazza con questi valori. Quanto conta il titolo di Miss Italia nell’era dei social? C. I social ormai sono uno tra i mezzi di comunicazione più efficienti e diffusi tra noi giovani. In quanto Miss Italia, vengo spesso contattata da ragazze che mi chiedono consigli e pareri; è una responsabilità di cui vado fiera. Ogni giorno dedico parte del mio tempo a rispondere alle loro domande, cercando di trasmettere contenuti “concreti e sani”. A. Carolina, quando si è iscritta al concorso, era già modella e Micro influencer. Aveva circa diecimila follower. Durante la notte del 6 settembre, quella della vittoria, in poche ore ha raggiunto e superato quota

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△ Carolina Stramare con la corona di Miss Italia. ▽ Il sorriso di Alessandra Riva.


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centomila. Ad oggi, il suo profilo Instagram, conta quasi centosessantamila seguaci. Bellezza a parte, che caratteristiche deve avere una ragazza per diventare una Miss? C. Credo non servano artefatti; devi mostrarti così come sei, senza filtri. È quello che ho fatto anch’io. Inoltre, bisogna essere in grado di far emergere quello che a volte rimane nascosto, i propri obiettivi, gli interessi e, cosa fondamentale, ma questo vale per qualsiasi professione, una buona cultura di base. Non si può puntare solo sulla bellezza! A. Una Miss deve essere bella ma deve anche sapersi distinguere. Deve fare la differenza! Carolina è di una bellezza rara. Ha un fisico armonioso, sportivo, non eccessivamente magro, in linea con l’idea di bellezza che Miss Italia cerca di promuovere. A parte questo, Carolina colpisce per il suo attaccamento ai valori, alla famiglia. Ad ogni selezione è sempre venuta accompagnata dai nonni Elena e Gianni. Un quadro familiare che non si può fare a meno di non notare; fin da subito ho provato un profondo affetto per lei. Indipendente, con la testa sulle spalle, vive sola da quando ha perso la madre, a 18 anni. I contenuti che esprime non risultano mai banali. Ama lo sport; ha praticato equitazione a livello agonistico. La bellezza, di conseguenza, è solo uno dei tanti aspetti per diventare Miss. A parte il risultato finale, qual è il ricordo più bello del concorso di Miss Italia che vi porterete nel cuore ▽ Alessandra nel backstage durante le prove.

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per sempre? C. Durante il percorso di Miss Italia ho avuto modo di instaurare amicizie che tutt’ora scandiscono la mia quotidianità e alle quali sono molto legata. A. Quando Carolina è stata eletta Miss Italia, ho abbracciato sua nonna, l’ho presa per mano e, facendomi largo tra la folla, l’ho accompagnata sul palco, da sua nipote: vederle piangere per la commozione mentre si abbracciavano, mi ha riempito di gioia. Questo il momento più bello. Le adolescenti, di solito, anche se molto belle, non si accettano, non amano il proprio corpo. È successo anche a voi? Quando avete preso consapevolezza della vostra bellezza? C. È capitato a tutti. Siamo umani. È più che comprensibile, specialmente tra noi donne. Crescendo, vivendo esperienze che mi hanno segnata, in alcuni casi positivamente, in altri meno, ho avuto modo di assumere maggior consapevolezza di me stessa. Ho abbattuto limiti e insicurezze che mi frenavano. A. A 16 anni ero un maschiaccio. Anfibi e magliette larghe erano il mio unico outfit. Mi chiamavano “gambe di Legno” perché ero magra e senza forme. Decisi allora di prendere lezioni di portamento e make-up. Fu proprio l’insegnante a farmi notare che, in realtà, un portamento elegante e naturale lo possedevo già. Qual è stata la molla che vi ha spinto ad intraprendere questa professione?


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Carolina in posa per un servizio di moda. △

C. Terminati gli studi ho intrapreso la professione di modella. Ho fatto la mia prima selezione provinciale con Alessandra. Il nostro primo incontro. Poi ho vinto Miss Terrazza Malaspina e, successivamente, Miss Eleganza e Miss Lombardia. Proprio come Ale. È in quel momento che ho realizzato e capito che quella era la mia strada. Ho pensato di partecipare a Miss Italia senza crearmi grandi aspettative, ma solo per crescere e accumulare esperienza. A. Dopo qualche prima saltuaria esperienza come modella, che cercavo di incastrare con il lavoro di contabile in uno studio commerciale, incontrai Wilma Bombardelli, all’epoca l’agente regionale per le selezioni di Miss Italia. Mi chiese di affiancarla nella regia e nella presentazione degli eventi del Tour. Scoprii un nuovo mondo, la mia vera passione. Dall’alto della vostra esperienza, cosa vi sentite di consigliare alle ragazze che vogliono percorrere i vostri passi? C. Consiglio di provarci. Io non ho mai pensato o immaginato di poter arrivare alla corona di Miss Italia. Davo per scontato fosse quasi impossibile. Invece mi sono dovuta ricredere; una bellissima sorpresa che mi ha cambiato la vita! A. Se si vuole intraprendere questa carriera, consiglierei di focalizzarsi solo sull’unico concorso di bellezza per eccellenza: Miss Italia. “Il gioco che dura tutta un’estate” come lo definiva Enzo Mirigliani.

Gioia e delusione sono sentimenti che, inevitabilmente, coesistono in ogni concorso di bellezza. Avete mai provato invidia per la vittoria di una concorrente o, viceversa, avete incontrato qualche avversaria particolarmente agguerrita? C. Non mi sono mai trovata in una situazione del genere. Però, ho notato anch’io che esistono rivalità tra alcune concorrenti. È più che normale, siamo donne adolescenti, credo sia giustificabile. A. Nella mia esperienza da Miss, ho sempre incontrato ragazze con i miei stessi timori, alle prese con i medesimi problemi della vita comune. L’invidia esiste, ma spesso sono i genitori a istigare le figlie verso tale sentimento. Bisogna essere realiste e mettersi sempre in discussione chiedendosi quali siano gli aspetti della nostra personalità che non hanno convinto la giuria. Molti si chiederanno quale sia la vostra situazione amorosa? Siete impegnate? C. No, non sono impegnata. A. So cosa voglio dalla vita: amore e felicità. Credo che la felicità sia il risultato di una scelta personale che tutti noi facciamo ogni mattina, appena svegli. Per quanto riguarda l’amore, invece, sono certa che, prima o poi, arriverà l’uomo in grado di attirare la mia attenzione. di Matteo Colella

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faccia a faccia con

STEFANO BETHLEN Manager dell’intrattenimento a 360°

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S

in dal 2003, ovvero da quando Stefano Bethlen è entrato in Disney, di cose straordinarie ne sono successe molte. Nel corso degli anni sono arrivati numerosi riconoscimenti, la sua carriera come manager è stata un vero e proprio trionfo tanto che nel 2006 ha assunto il ruolo di Chief Marketing Officer della Company. La sua capacità di leadership si è bilanciata perfettamente alla sua creatività e questo lo ha portato a ideare e pianificare campagne di marketing di grande successo per diversi titoli e per le più complesse e pretenziose franchise. Dopo tanti anni in distribuzione, oggi Stefano Bethlen è a tutti gli effetti un manager trasversale, ma anche un uomo di brand che non si pone limiti: sono proprio le sue sfaccettature a rendere la sua figura interessante e d’ispirazione per tutti. Abbiamo quindi deciso di raggiungere Stefano non solo per ripercorrere insieme la sua storia come distributore ma anche per guardare al futuro e comprendere insieme a lui che cosa significa oggi “comunicare in maniera efficiente” nel mondo dell’intrattenimento. Quanto è importante affiancare alla strategia di lancio di un film dei contenuti digital di qualità? Partiamo dal punto principale, ossia che ogni film e ogni lancio rappresentano una storia a sé stante. Io credo che il pubblico vada conquistato con ogni lancio e soprattutto che ogni storia debba essere localizzata per il mercato a cui si propone, nel nostro caso localizzata per l’audience italiana. Affiancare dei contenuti digital di alta qualità che permettano di localizzare lo storytelling è fondamentale per conquistare il pubblico italiano. Ampliando questo storytelling con diversi spunti si possono coinvolgere varie fasce di pubblico. Quali sono gli ingredienti che assolutamente non devono mancare durante la distribuzione di un film? Prima di tutto deve esserci lo studio del mercato della concorrenza e dello scenario competitivo più ampio possibile: uno scenario che includa, per esempio, tutto quello che avviene a livello televisivo (anche in termini di lanci streaming), a livello di appuntamenti sportivi o di eventi importanti. Si passa poi a fare un’analisi millimetrica dei dati così da andare a ottimizzare geograficamente la distribuzione in base al tipo di film e al pubblico. La distribuzione sceglie proprio le sale dove uscire in base al film, al pubblico, al potenziale e a tutto quello che c’è intorno. Serve quindi una profonda conoscenza dello scenario, del territorio e del prodotto: a proposito di quest’ultimo è necessario fare degli studi su tutto ciò che è uscito di simile in passato così da non andare a replicare strategie già adottate (anche lato marketing). Questo è importante perché bisogna sempre innovare. L‘innovazione è quello che porta il distributore a fare quel passo in più, ovvero quel 10-15% in più di incassi che si possono ottenere grazie al marketing e all’innovazione della comunicazione. L’innovazione è sempre sul messaggio e sulle audience, non è sulla tecnica o tecnologia, o su come arrivi al pubblico, perché bene o male quello evolve nel tempo. È più una

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questione di materiali di comunicazione. La domanda da porsi è: “Come possiamo lavorare con quel titolo?” È anche necessario coinvolgere talent e influencer per costruire uno storytelling locale. Quest’ultimo vince sempre, perché è la maniera per conquistare il pubblico e per rendergli più digeribile una storia che a volte è un po’ più lontana. Ci sono splendidi film che però hanno caratteristiche molto americane o francesi: se si trova la maniera di agganciarsi a un fenomeno locale o qualcosa di simile, si riuscirà a conquistare il pubblico con quel contenuto in maniera innovativa. Come si combatte oggigiorno la concorrenza? Con la qualità e l’innovazione. Ma prima di tutto la qualità. Non si tratta solo di qualità del prodotto ma anche del processo stesso, che è fondamentale perché significa avere una macchina estremamente oleata, significa sinergia tra i vari dipartimenti all’interno della distribuzione (tra sales, marketing e operation), sinergia con i fornitori, ovvero avere contratti e un periodo di rodaggio e pianificazione prolungato. Quindi non operazioni mordi e fuggi o per guadagni a breve termine. La distribuzione vince quando crea una macchina rodata nel lungo periodo e l’affina continuamente portando innovazione e garantendo massima qualità. Quali sono le strategie che funzionano di più? Bisogna avere tanto rispetto per il pubblico ed essere sinceri sul prodotto senza bluffare. In passato i distributori hanno bluffato su molti film, e poi a quel punto il pubblico che è entrato in sala è rimasto scontento, deluso, e non è più tornato al cinema per mesi. Oggi il pubblico ha un’offerta enorme, quindi può starsene a casa a vedere Netflix, Amazon Prime e tante altre piattaforme come Apple TV+ e in futuro Disney+, oltre ad avere poi anche una buona offerta televisiva free… senza dimenticarci della presenza di Sky. Ci sono quindi sempre più piattaforme con innumerevoli contenuti. Inoltre la gente ha sempre poco tempo a disposizione. Proprio per tutti questi motivi bisogna rispettare il consumatore, dargli in primis un prodotto di qualità e lavorare bene nella selezione, senza pensare alla quantità. Poi c’è bisogno di rispetto anche da parte dell’esercizio, quindi anche l’anello finale deve offrire qualità massima. E questo significa sale ben tenute, con servizi annessi o servizi extra che arricchiscano l’esperienza cinematografica. Perché l’esperienza cinematografica è un’esperienza a sé stante (non è solo la visione di un film) e un’esperienza sociale. È quindi il piacere di uscire e di passare due ore fuori casa così da scambiare poi delle opinioni sul film. E l’esperienza dovrebbe essere anche mobile free, ma in realtà non lo è e questo purtroppo è un limite. La bellezza e l’unicità della sala è proprio il buio: l’emozione che può darti e la possibilità di immergersi completamente nella storia. Aggregatori di recensioni come Rotten Tomatoes hanno realmente un effetto sul film che sta per uscire in sala? In parte sì. È un sito molto seguito e in qualche modo può orientare un certo tipo di pubblico. Ovviamente non


STEFANO BETHLEN

â–³ Stefano Bethlen nelle vesti di Woody.

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si parla dei fan di quel prodotto, ovvero di tutte quelle persone che andrebbero comunque a vederlo al netto del giudizio della critica, bensì degli indecisi. Se dovessi scegliere tra il sostegno da parte del web, quindi anche dei social, e una partnership esclusiva con un brand importante (tipo Coca-Cola), cosa sceglieresti? Entrambi. Io voglio tutti e due (ride). Cercherei di convincere Coca-Cola a fare un progetto sui social e sul web insieme. Per un film molto piccolo che ha bisogno di visibilità e brand affiliation, qualora il brand fosse centrale nella storia, direi il brand. Per altri film meno affini come prodotto e con film più forti, magari con grandi cast o franchise, come possono essere i film Disney, scelgo tutta la vita web e social. Ad oggi, qual è stata l’attività marketing più soddisfacente della tua carriera e perché? Te ne dico una che è facilmente raccontabile perché il risultato è un prodotto fisico. Sto parlando del documentario Walt Disney e l’Italia - Una storia d’amore per il lancio di Saving Mr. Banks. L’esigenza era quella di localizzare fortemente il lancio del film,

un film molto americano con un ottimo cast. Era un ottimo film ma con un potenziale limitato che trattava la storia del fondatore della Walt Disney Company. Abbiamo pensato di creare un documentario che raccontasse la passione di Walt Disney per l’Italia attraverso i suoi viaggi tra gli anni ’30 e gli anni ’60, l’amore di 21 artisti italiani per Walt Disney e come Mary Poppins avesse influenzato le loro carriere. Questo documentario è diventato una “best practice” a livello mondiale per la Walt Disney Company, perché con le vendite e i ricavi (home video e televisivi) si è pagato interamente il contenuto di marketing. Il documentario è stato lanciato prima dell’uscita cinematografica (in Italia ha avuto un ottimo share); il film è uscito subito dopo. Una cosa di cui sono orgoglioso, innanzitutto perché ha funzionato, poi, perché è diventata una best practice e soprattutto perché il documentario viene visto tuttora. Il film è disponibile anche su Disney+: molti amici mi chiamano dagli Stati Uniti dicendomi di averlo visto. Il lavoro del distributore è tanto meraviglioso quanto frustrante perché, passato un lancio, tutto il lavoro di sei mesi, o alle volte anche

Bethlen illustra i grafici di uno dei suoi progetti. △

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Cars 3: un altro successo Disney. △

di un anno, fatto su un film viene completamente dimenticato. Il tuo nome non è attaccato a quel titolo dal momento che non sei un produttore. Tu sei un distributore, hai fatto delle cose bellissime, hai dedicato mesi, anni di lavoro e poi come per magia tutto svanisce. Dopo, guardando indietro uno si chiede: “Quante cose abbiamo fatto, quante cose ho fatto… ma cosa è rimasto?” Dell’esistenza di questo documentario molte persone se ne ricordano e ancora oggi è possibile acquistare il dvd. Quali sono le qualità che non devono mancare in un dirigente aziendale? Caratteristica fondamentale è la leadership. Si può lavorare per migliorarla ma deve essere una dote naturale. Il vero leader ispira senza limitarsi nell’esercitare il suo ruolo. Quando hai carisma le persone ti seguono e credono a ciò che dici. Il leader ascolta,

valuta e massimizza il valore del suo team, prendendo il meglio di ogni persona e valorizzando ogni singolo individuo. Un bravo manager seleziona le persone che ritiene più adatte. La sua bravura sta nell’accordare tutti i singoli elementi, diversi l’uno dall’altro, ognuno con la propria storia, ognuno con il proprio talento. Servono poi doti di trasparenza e integrità che sono fondamentali per il bene del brand. Il manager non è il brand, ma deve lavorare per massimizzarlo. E il modo migliore per farlo è lavorare con integrità e con passione... ma anche con un certo distacco. di Riccardo Mancini

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Roma apre le porte a

FROZEN 2: IL SEGRETO DI ARENDELLE

Protagonisti dell’attesa première i talent italiani Serena Autieri, Serena Rossi, Enrico Brignano e Giuliano Sangiorgi. Lo scorso novembre, si è tenuta a Roma l’attesa premiere di Frozen 2 - Il Segreto di Arendelle, il film Disney campione d’incassi della stagione che ancora una volta ha sciolto il cuore di bambini e adulti. La serata è stata il gran finale di una ricca giornata di appuntamenti. Protagonisti della mattinata dedicata alla stampa sono stati i registi Jennifer Lee e Chris Buck e il produttore Peter Del Vecho insieme agli amatissimi doppiatori Serena Autieri, Serena Rossi, Enrico Brignano e Giuliano Sangiorgi. Quest’ultimo ha prestato la sua voce per un’inedita interpretazione della canzone “Nell’Ignoto”, già hit mondiale. Tra un’intervista e l’altra, sono stati affrontati diversi argomenti e i talent hanno messo l’accento su temi come natura, stile e moda - in riferimento ai nuovi abiti dei personaggi principali - e della sfida più grande di tutte: replicare il successo di Frozen - Il regno di Ghiaccio. Proprio a questo proposito, Jennifer Lee ha spiegato il motivo per cui fosse essenziale questo secondo capitolo: dal momento che nel primo si era parlato del carattere di ciascun personaggio, ora era giusto che si raccontasse di loro come di un’unica famiglia che unita affronta nuove sfide. La sera, tra le magiche atmosfere della foresta di Arendelle che richiamano fortemente la stagione autunnale, i membri del cast artistico e tecnico del film hanno rivolto al pubblico un saluto speciale. Ma alla grande festa di Frozen, non sono mancate numerose celebrità del mondo dello spettacolo e del web che hanno avuto l’opportunità di immergersi negli incantevoli e suggestivi scenari del film. Di seguito solo alcuni dei nomi più importanti che hanno partecipato all’evento: Eleonora Abbagnato, Rossella Brescia, Lorella Cuccarini, Aldo Montano, Manuela Arcuri, Adriana Volpe, Nicoletta Romanoff, Diana del Bufalo, Naomi Rivieccio, Georgia Luzi, Gabriele Mainetti, Andrea Delogu, Yvonne Sciò, Paola Di Benedetto, Valentina Vignali, Rosa Perrotta e Pietro Tartaglione, Ludovica Bizzaglia e Andrea Melchiorre. Questa première ricca di glamour e di ospiti ha rappresentato l’inizio perfetto per il secondo capitolo di Frozen, che ha visto le due sorelle Elsa e Anna al centro di un’avventura ricca di colpi di scena dove, ancora una volta, ha trionfato l’amore tra sorelle e verso il prossimo. di Riccardo Mancini

◁ Serena Autieri posa nella crystal room alla premiere di Frozen 2: Il Segreto di Arendelle.

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lent a t i ti e al room i p s o yst Gli r c a l di nel e o r n e a i s po rem : p a l l a en 2 delle. z o r F ren A i eto d r g e s il

△ Serena Rossi.

▽ Andrea Delogu.

△ Daniela Del Bufalo.

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FROZEN 2: IL SEGRETO DI ARENDELLE

Enrico Brignano. △

Naomi Rivieccio. △

Enrico Brignano, Giuliano Sangiorgi, Jennifer Lee, Peter Del Vecho, Serena Autieri, Chris Buck e Serena Rossi. △

Giuliano Sangiorgi. △

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no a s o di p e i t r i e p i s Gli o della prem resso en 2: g n i e. all' Froz Arendell di o t e r g il se

△ Valentina Vignali.

△ Yvonne Sciò.

△ Adriana Volpe.

△ Aldo Montano.

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△ Paola Di Benedetto.


FROZEN 2: IL SEGRETO DI ARENDELLE

Manuela Arcuri. △

Lorella Cuccarini. △

△ Nicoletta Romanoff. ▽ Rossella Brescia.

△ Eleonora △ Eleonora Abbagnato e Serena Autieri.

Flora Canto. △

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un “gabbiano” dalle ali lunghe 48 mt è il nuovo yacht

BAGLIETTO

Il Cantiere Baglietto, storico brand nautico italiano, che riporta un gabbiano nel logo, presenta l’ultimo gioiello della flotta. flotta.

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i chiama Silver Fox e come tutti gli scafi che portano la firma Baglietto, è un gioiello di design, lusso ed eccellenza italiana. Ad una prima occhiata quello che colpisce sono i volumi; 350 mq interni a cui se ne aggiungono 140 dedicati alle aree esterne. Il ponte sole, dotato di grande piscina infinity con prendisole a poppa, un’area pranzo centrale ed un’ampia zona prendisole a prua, è un’oasi perfetta per vivere momenti di convivialità unici all’aria aperta. Se per le linee esterne Baglietto si è affidato alla professionalità e al buon gusto di Francesco Paszkowski, gli interni sono stati curati dal designer del Cantiere e dallo studio monegasco Boutsen Design; una collaborazione che ha dato vita ad una barca dal gusto moderno e raffinato, in cui design e arte la fanno da padroni. Colori giocati su essenze chiare del noce nazionale e richiami oro e ottoni bronzati riscaldano gli ambienti, rischiarati anche dal parquet in noce canaletto che caratterizza le zone giorno. Colori neutri, tessuti soft touch ed essenze naturali contribuiscono a creare una sensazione di sobria eleganza, in linea con la personalità di Baglietto. A impreziosire le pareti delle aree living, le opere degli artisti Arcangelo, Shafik, Barnils and Velez ▽ Gli arredi moderni e sofisticati delle aree esterne.

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fornite dalla Galleria Marcorossi di Pietrasanta. Nel complesso Silver Fox ha un layout classico con la cabina armatoriale (composta da ufficio, cabina armadio e bagno padronale) che sfrutta tutta la larghezza dello yacht sul ponte principale e 4 cabine ospiti sul ponte inferiore (2 vip e 2 guest). Quattro cabine anche per l’equipaggio, il cui quartier generale è a prua del ponte inferiore. Lo spostamento a prua dell’alloggio dei tender ha permesso di ridisegnare completamente l’area di poppa su questo ponte: qui un grande beach club di 47 mq ospita una zona conversazione con bar e divani. Un’area gym attrezzata con la “Collezione Personal” di Technogym ed un bagno turco completano l’area rendendola uno spazio ideale in cui godere momenti di relax a contatto con il mare. Dulcis in fundo, un altro elemento importante per il comfort è l’impianto di comunicazione internet satellitare che, attraverso un sofisticato sistema di puntamento, garantisce la connettività in ogni condizione di navigazione. di Simona Melli


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△ Il sun deck di Silver Fox. ▽ Una delle zone living all’aperto, per godere della brezza marina.

“IDENTISHIP”

47.60 mt 9.50 mt fuori tutto: Lunghezza 430 t o: ori tutt Larghezza fu : litri co ri 00 ca .0 80 zo to a mez Dislocamen te: 19.000 litri sse carburan Capacità ca 12 e: lc sse acqua do 9 Capacità ca Ospiti: Acciaio Equipaggio: Alluminio llo scafo: a: Materiale de ur tt u tr DI C TA-SCAC lla sovras 2 x CAT 3512 Materiale de 0 rpm pali: 50 bhp) at 1,80 Motori princi 1,678 kW (2,2 x 2 16 K n sima: Potenza mas 12 K n sima: Velocità mas 00 45 nm ociera: : ra Velocità di cr ie oc cr a velocità di Autonomia

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â–ł La cabina armatoriale a prua del ponte principale. â–˝ Dettagli di design nel bagno della cabina armatoriale.

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Il doppio soggiorno principale; salone a poppa e sala da pranzo a prua. △ Il ponte di comando. ▽

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i primi 80 anni di

BARDAHL

Una storia ricca di successi sportivi, sfide ambiziose, tanto impegno e grandi intuizioni. Quella di Bardahl è una lunga avventura che ha portato il brand a diventare, oggi, una vera eccellenza nel settore degli additivi e dei lubrificanti. In occasione degli 80 anni della multinazionale americana (1939-2019), abbiamo fatto due chiacchiere con Cosimo Campolmi, Direttore Marketing & Commerciale di Maroil Bardahl Italia. Con lui siamo tornati indietro nel tempo alla scoperta delle origini dell’azienda e del suo leggendario fondatore, il norvegese Ole Bardahl (si narra che arrivò negli USA da ventenne con 29 dollari in tasca e divenne milionario a soli 39 anni), abbiamo ripercorso i traguardi più significativi raggiunti negli anni grazie a una inesauribile passione per il lavoro, e abbiamo scoperto i segreti della straordinaria “Formula Polar Plus” Bardahl, dalla quale tutto ha avuto origine… Com’è iniziata la storia di Bardahl? In cosa si è distinto il suo fondatore, Ole Bardahl? La nostra storia inizia proprio grazie al suo fondatore, Ole Bardahl, che trasferitosi a Seattle (USA), dopo varie esperienze imprenditoriali di successo, nel 1939 apre la “BMC” (Bardahl Manufacturing Corporation); questo grazie alla sua determinazione, una grande passione per la chimica, la meccanica e l’imprenditoria e alla scoperta di un additivo antiattrito rivoluzionario per i motori: la Formula Polar Plus. Ripercorriamo le tappe più importanti di questo lungo percorso… Una volta scoperta la formula e messo a punto l’additivo, Bardahl lo presenta all’esercito degli Stati Uniti d’America che, in quegli anni, si appresta ad entrare nella seconda guerra mondiale. Dopo averlo testato (consentiva ai caccia un atterraggio di emergenza quando il serbatoio veniva colpito dai proiettili), il Governo decide di approvvigionarsene e di mettere sotto segreto militare la formula. Finita la guerra, per Bardahl inizia un’altra importante sfida: commercializzare il prodotto. Dopo le applicazioni militari, decide quindi di investire nel Motor Sport. Ma la visibilità del brand diventa davvero importante quando comincia a rivendere i propri additivi nelle Gas Station Americane, una scelta vincente che determina una rapida crescita sul mercato. A questo dobbiamo aggiungere la grande capacità di pubblicizzare i prodotti con originali spot televisivi (vincitori più volte del premio “miglior spot commerciale dell’anno” - Billboard 1953).

“Formula Polar Plus”: svelateci il segreto di questa grande scoperta. Beh, la Formula Polar Plus è la scoperta che permette a Bardahl di diventare fornitore dell’esercito Americano. È stata la prima nano tecnologia e particella attiva ad essere impiegata nei lubrificanti per motori endotermici ed è, ancora oggi, alla base di tutti gli oli motore e di molti altri additivi Bardahl. È l’unica tecnologia che consente di poter incrementare le performance antiattrito in maniera nettamente superiore rispetto alle tecnologie comunemente utilizzate. Protegge tutte le superfici metalliche del motore in maniera uniforme (nessun altro elemento è in grado

△ Il Direttore Marketing & Commerciale di Maroil Bardahl Italia, Cosimo Campolmi. ◁ Un’immagine sorridente del fondatore Ole Bardahl.

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△ Bardahl muove i primi passi nel Motor Sport: Indianapolis 1951.

di farlo), è capace di resistere ad altissime temperature e, una volta entrata in funzione, rimane saldata alle superfici metalliche a tal punto da poter garantire la corretta lubrificazione del motore anche in accidentale assenza di olio. Un logo che racconta la vostra sconfinata passione per i motori: come nasce l’idea della bandiera a scacchi? Nasce da Ole Bardahl e dalla sua forte passione per il Motor Sport che si traduce in voglia di sfidare i propri limiti e superarli, fissare obiettivi ambiziosi per arrivare a raggiungere successi sempre più prestigiosi. La bandiera nel logo simboleggia il traguardo e rimanda ai concetti di sfida e competizione volta a migliorarsi continuamente; una filosofia che abbiamo ereditato come Maroil e che dal 1973 collabora con Bardahl. Inoltre dal 2018 abbiamo l’onore di essere il partner al quale la BMF ha affidato il compito di co-progettare, produrre e distribuire la linea di prodotti premium a marchio Bardahl in tutta Europa e non solo... Dalla pista alla strada il passo è breve: quanto conta l’anima racing del brand ai fini delle scelte produttive? Conta tantissimo. Molti dei nostri prodotti sono nati anche grazie alle collaborazioni con i team che operano nel Motor Sport; prodotti “di serie” che oggi mettiamo in commercio per essere a disposizione di tutti e che molti partner costruttori di motori con i quali lavoriamo utilizzano anche in ambito racing. Quali sono le competizioni motoristiche più importanti che hanno visto Bardahl protagonista? Storicamente il Campionato Nascar in USA, la mitica

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Le Mans e la Dakar; nelle due ruote, invece, la WSBK e la WSS, nella quale siamo diventati Campioni del Mondo, squadra e piloti, proprio nel 2019. Inoltre, Bardahl negli anni ’60 e ’70 ha inanellato numerosi record con Miss Bardahl, un idroplano unico al mondo: solo nelle competizioni sportive ha vinto 3 coppe oro APBA, 3 Campionati Nazionali, 1 Campionato del Mondo, senza dimenticare i numerosi record sportivi detenuti per anni. Da ricordare, inoltre, ci sarebbero infiniti aneddoti di prestigiose collaborazioni nel Motor Sport come quella tra Bardahl e Ferrari negli anni ’60 piuttosto che quelle con i piloti di F1 come Fangio, Gurney e Fittipaldi. Cosa rende davvero esclusivo il vostro brand e i prodotti a marchio Bardahl? Credo che ci distingua la voglia di realizzare solo prodotti altamente performanti in grado di offrire prestazioni superiori e di fare davvero la differenza. Oggi siamo rimasti in pochi a non lasciarci tentare dalla voglia di fare i volumi… insomma, siamo rimasti fedeli alla filosofia del nostro fondatore che diceva in una delle sue frasi più celebri: “Se non siamo in grado di fare i migliori prodotti, in tal caso non li faremo per niente”. Quali sono i vostri valori? Crediamo nelle persone sia come singoli sia come squadra. Meritocrazia, onestà, rispetto, lealtà, ambizione sono per noi valori imprescindibili. Questi si devono tradurre in concetti-valori aziendali come innovazione, performance, sfida, qualità e tecnologia applicata al nostro prodotto per costruire un’azienda diversa, un’azienda d’eccellenza.


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L’idroplano “Miss Bardahl” vincitore di numerosi Campionati. △ Una bel ritratto del team Bardahl Evan Bros, campione mondiale WSS 2019. ▽

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△ La passione Bardahl accende il rally Dakar 2019 (3° classificata la Peugeot di Sebastien Loeb e Daniel Elena).

Quanto contano la ricerca e lo sviluppo per voi? Moltissimo! Cerchiamo costantemente di mettere a punto prodotti sempre migliori e performanti. Oggi siamo di fronte ad un periodo molto incerto anche nel nostro settore. I costruttori elaborano soluzioni nuove per abbattere le emissioni inquinanti; i lubrificanti e gli additivi hanno un ruolo fondamentale per poter centrare determinati obiettivi. Negli ultimi 2 anni abbiamo immesso sul mercato oltre 40 nuovi prodotti e creato con il centro ricerca di Seattle il nuovo pacchetto di additivazione denominato XFS, grazie al quale siamo in grado di garantire la massima performance antiattrito anche in presenza di lubrificanti molto fluidi e compatibili con i sistemi di post trattamento dei gas di scarico. Bardahl “non teme l’attrito”: quali sono i settori nei quali lo sconfiggete con maggior successo? Oggi qui in Italia siamo focalizzati nei settori auto, moto e nautica; tuttavia abbiamo molti clienti anche nel mondo dell’agricoltura e del trasporto pesante. In più, ci stiamo dedicando anche alle applicazioni industriali (cartiere e cantieri navali in primis).

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E i vostri prodotti di punta? Nella linea oli motore per auto sicuramente la gamma Technos XFS. Per quanto riguarda gli oli per moto, invece, è la gamma XTC c60 a farla da padrona. Ma noi siamo anche produttori di additivi ed in questa linea sicuramente il Top Diesel è il nostro prodotto di punta. In quanti Paesi è presente il vostro brand? Come viene distribuito? Bardahl è presente in 90 Paesi e ha 8 stabilimenti produttivi in 8 diversi Paesi nel mondo, uno di questi (l’Italia) siamo noi. Il prodotto viene distribuito sul mercato attraverso una forza vendita presente su tutto il territorio nazionale che opera sulla rete dei ricambisti, i quali rivendono all’utente finale e nelle officine. Mentre per l’estero abbiamo distributori nazionali con i quali collaboriamo attraverso il coordinamento di Bardahl Europe. Chi è il vostro consumatore tipo? Parlando di utente privato sicuramente è l’appassionato (95% uomini), colui che vive il rapporto con il proprio mezzo in maniera attenta e che si informa sui prodotti. In questo genere rientra senz’altro il motociclista che di


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Il libro fotografico realizzato per celebrare l’anniversario dell’Azienda. △

fatto è il nostro cliente tipo. Chi usa i nostri prodotti solitamente ricerca prestazioni migliori ma anche affidabilità e sicurezza. Recentemente avete partecipato a un importante evento come EICMA Milano: ci raccontate come è andata? Quest’anno al nostro stand abbiamo avuto una grande affluenza, ed è stato bello perché avevamo molto da condividere con il pubblico, come l’importante vittoria del mondiale WSS col team Bardahl Evan Bros (ottenuta proprio nell’anno del nostro 80° anniversario). Abbiamo inoltre stretto una collaborazione tecnica con Dunlop (saremo loro partner nell’edizione della Dunlop Cup 2020) e abbiamo confermato e condiviso l’esperienza fiera con i nostri partner di Fantic e TM. EICMA è stata, inoltre, la vetrina per presentare le due nuove linee di prodotto (XT4R e XT4S) dedicate al motociclista più esigente, in commercio da marzo 2020. Come avete celebrato i vostri 80 anni? Per questa importante ricorrenza abbiamo deciso di realizzare un libro fotografico che ripercorre la gloriosa

storia del nostro brand. Insieme al libro è stato elaborato il logo “Bardahl Anniversary” che campeggia a tutta pagina proprio sulla copertina del volume. Un modo per poter condividere una storia davvero affascinante. Novità e progetti per il futuro? Beh, non posso dire molto perché stiamo lavorando su tante novità che presenteremo un po’ per volta nel corso dei prossimi 2-3 anni, inoltre, a noi piace svelare i progetti nel momento in cui siamo pronti al lancio sul mercato... Sicuramente, il consolidarsi e lo sviluppo del rapporto sempre più sinergico con BMC ci sta dando moltissimi stimoli. Posso dire che stiamo lavorando su molteplici aspetti, sia a livello di partnership che sulle linee di prodotto, ma anche sull’implementazione dei servizi. Anche sulla comunicazione abbiamo investimenti importanti, insomma, ne vedrete delle belle! di Silvia Barlascini

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un omaggio ai 90 anni della Scuderia Corse

FERRARI SF90 STRADALE A Maranello guardano al futuro e dall’esperienza maturata nelle corse presentano la prima rossa plug-in hybrid di serie.

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I

tempi cambiano, dirà qualcuno citando uno dei luoghi comuni più diffusi, e anche Ferrari si adegua. Anzi, in linea con la filosofia del vecchio Drake, che mise le basi ad una delle realtà più apprezzate al mondo, legge e anticipa i tempi. Quando la FIA decise di cambiare il regolamento riservato alle monoposto di Formula1, con l’introduzione dei primi motori ibridi, furono in molti a insorgere con commenti poco edificanti nei confronti della nuova e futuristica tecnologia. A distanza di quasi sei anni, l’alimentazione a energia elettrica è ormai una realtà consolidata anche nel mondo delle corse, capace di decidere gare e classifiche. A questo punto, a Maranello, hanno ritenuto più che

△ Le geometrie dei cerchi forgiati presentano razze modellate come profili alari. ▽ Strumentazione con schermo piatto da 16”.

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maturi i tempi per traslare l’esperienza accumulata sui campi di gara al prodotto di serie (termine improprio per una hypercar ma che rende l’idea). Nasce così la prima Ferrari plug-in hybrid di serie, il punto di partenza del nuovo corso della Rossa. Nuovi i livelli di performance globali raggiunti da una vettura capace di soddisfare la domanda di un target di clientela rivolto all’ecosostenibilità di lusso, ma che non lesina in termini di bellezza, tecnologia, prestazioni e piacere di guida. Il motore endotermico, un 8 cilindri turbo a V di 90° (4.0 litri per 780 cv), viene così accompagnato dalla potenza di tre motori elettrici dislocati sui due assi in questo modo: il più potente (150kW/204cv che deriva

▽ I motori anteriori gestiscono la modalità e-drive.


FERRARI SF90 STRADALE dall’applicazione utilizzata in Formula 1 e per questo ne eredita il nome MGUK - Motor Generator Unit Kinetic) è posizionato nella parte posteriore della vettura, collocato tra il V8 e il cambio doppia frizione a otto rapporti. Gli altri due, più piccoli, sistemati sull’asse anteriore, forniscono 85kW di potenza massima direttamente alle ruote anteriori: ecco, le quattro ruote motrici rappresentano l’altra grande novità di questa ibrida, e segnano una svolta epocale per il mondo Ferrari. Sì, detta così potrebbe rasentare la blasfemia per i fedeli del brand, ma non c’è nulla di cui preoccuparsi perché i punti saldi della sportività Made in Maranello non vengono scalfiti, bensì, enfatizzati.

Le due unità anteriori, che completano ed estendono il concetto di Torque Vectoring Control, intervengono, dove richiesto, per ottimizzare tenuta di strada in curva e linea direzionale, limitando il possibile sottosterzo e, al tempo stesso, garantendo un’autonomia di 25 km nella sola modalità e-drive (completamente elettrica, sfruttando il solo assale anteriore), in grado di spingere la vettura fino a 135 km/h. In altre parole: una quattro ruote motrici spuria. Gli affezionati del brand possono tirare un sospiro di sollievo! La potenza totale fornita dall’insieme di tutte e quattro le unità arriva alla fatidica e sbalorditiva soglia dei 1.000 cv; considerando la massa, solo 1.570 kg a secco, il

Finiture di pregio per gli interni della SF90. ▽

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△ Flavio Manzoni, Senior Vice President del Design Ferrari, alle prese con le bozze della SF90 Stradale. ▽ Il profilo delle linee frontali enfatizza il gusto ricercato del centro stile Ferrari.

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FERRARI SF90 STRADALE

Cofano motore estremamente basso per migliorare l’interazione tra i flussi sovra e sotto-scocca. △

rapporto peso/potenza descrive in modo inequivocabile l’indole della SF90 Stradale. Si abbandona di conseguenza il classico V12, utilizzato in passato sui modelli più prestigiosi della Casa, per orientarsi su un più pratico e compatto V8, ben visibile, come vuole la tradizione, dal vetro temperato che lo protegge. Una scelta dettata dalla necessità di ottimizzare gli ingombri e di sfruttare nel miglior modo possibile la simbiosi tra le due unità che prendono posto nel retrotreno. Tanta potenza ha bisogno di essere tenuta a bada da un sistema frenante all’altezza e, viste le premesse, anche intelligente. Di conseguenza, oltre ai dischi freno in carboceramica, ai dispositivi ABS/EBD, sulla SF90 Stradale compare un brake-by-wire evoluto, in grado di ripartire la coppia frenante tra impianto idraulico e motori elettrici, consentendo il recupero rigenerativo in frenata senza compromettere performance e feeling di guida. Gli interni, prestigiosi e curati fin nei minimi dettagli, come impone la tradizione del Cavallino, lasciano spazio per la prima volta a una strumentazione a schermo piatto da 16” pollici. Gli sforzi e le risorse impiegate nello sviluppo di una piattaforma “Human Machine Interface” di ultima generazione, totalmente digitale, sempre più attiva, coinvolgente, e la conseguente attenzione riservata alla

realizzazione dell’head-up display, ha permesso agli ingegneri Ferrari di raggiungere livelli di coinvolgimento e di immersione nella guida senza precedenti. Rispetto al passato ora esiste la concreta possibilità di monitorare in modo semplice e intuitivo un numero di parametri maggiore, di cui, l’80% del totale, agendo direttamente sullo sterzo. La SF90, come tutte le Ferrari, piace e attrae al primo colpo d’occhio. Caratterizzata principalmente da linee morbide e sinuose, regala un layout nel suo complesso armonico e, allo stesso tempo, aggressivo, sportivo senza mezzi termini. Se si ha la fantasia di osservarla con un minimo di senso critico, i più nostalgici potranno scorgere le forme stilizzate della cara e vecchia 360 Modena. Il richiamo al passato, che prende forma nei dettagli, come l’elemento a griglia che gestisce il cambio automatico, tanto per fare un esempio, e rievoca l’iconico cancelletto di selezione delle marce, anche se quasi impercettibile, è il filo conduttore che lega la storia e i principi di Enzo Ferrari con la tecnologia del futuro. Esclusivo il costo. Dettaglio che passa inevitabilmente in secondo piano quando ci si interfaccia con il prestigio e la raffinatezza di Ferrari. Un gioiello per pochi eletti, questo è fuor di dubbio. di Matteo Colella OPINION LEADER 67


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Livio Suppo racconta la nuova esperienza con

THOK

dopo la MotoGP si avventura nel mondo delle biciclette a pedalata assistita.

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Livio Suppo, responsabile dell’internazionalizzazione del brand Thok. △

È

stato uno degli uomini più influenti del Motomondiale degli ultimi quindici anni, una pedina fondamentale, una delle figure professionali che, più di altre, hanno lasciato il segno. Entra a far parte del circus iridato nel 1995 in qualità di responsabile del progetto Benetton MotorBike. Nel 1998 accompagna al debutto un giovanissimo Marco Melandri nella classe 125. L’anno seguente cambia casacca e passa in Ducati con la carica di Responsabile Marketing Ducati Corse. Poi, nel 2002 la promozione: diventa il Responsabile Progetto MotoGP. È una delle prime persone a credere totalmente nel talento di Casey Stoner, nonostante qualche passo falso dell’australiano nelle classi minori; prima lo vuole in Ducati, conquistando insieme a lui l’unico titolo mondiale della Casa di Borgo Panigale, successivamente, passato in Honda, come Team Principal HRC (il primo europeo a ricoprire questa carica in casa dei giapponesi) mette il pilota australiano nelle condizioni di regalare al più grande costruttore di motociclette al mondo un altro alloro. Manager di comprovata esperienza e di assoluta intelligenza tattico-organizzativa, dopo più di venti stagioni nell’ambiente delle corse decide di dare una svolta alla sua vita e di intraprendere una nuova avventura lavorativa, puntando su un settore innovativo,

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in netta espansione e, a dire il vero, non così distante dal mondo della MotoGP. Livio Suppo, torinese, laurea in Economia e Commercio, coinvolto dall’amico Stefano Migliorini (pro-rider con una carriera agonistica di altissimo livello alle spalle; raggiunge il culmine nel 1993, quando conquista il terzo posto nella Coppa del Mondo di DownHill) e dai due imprenditori piemontesi Giuseppe Bernocco e Sebastiano Astegiano di TCN Group, inizia la nuova carriera lavorativa instaurando un rapporto di collaborazione con Thok, azienda dedicata alla produzione di e-bike. L’ex team manager, appassionato di mtb e ciclista praticante nel poco tempo libero a disposizione tra una trasferta e l’altra, fiuta, prima di altri, l’enorme potenziale offerto dal mercato delle biciclette a pedalata assistita, e accetta di buon grado l’offerta dell’amico Migliorini, impegnando anima e corpo all’internazionalizzazione del brand Thok. Ha deciso di chiudere anzitempo l’esperienza MotoGP. A detta di tutti, avrebbe potuto offrire ancora molto all’ambiente e ricavarne ulteriori soddisfazioni. Forse dopo tanti anni di motori avevo bisogno di un po’ di silenzio! Scherzi a parte, da un po’ avevo voglia di “cambiare vita” e di mettermi in gioco in un settore nuovo. L’opportunità con Thok mi è parsa quella giusta e… eccomi qui.


THOK Ci racconta com’è iniziato questo nuovo capitolo della sua vita? Ho iniziato ad andare di nuovo in mtb nel 2011, e per alcuni anni ho provato a mantenere un livello di allenamento “decente” che è necessario per godersi questo bellissimo sport senza sforzi estremi. Purtroppo con il lavoro, sempre in giro per il mondo, non riuscivo mai ad avere costanza nelle uscite. Quindi, la prima volta che ho provato una e-mtb mi sono innamorato ed ho pensato che avrei dovuto farne una come piaceva a me! Com’è strutturata l’azienda e di quanti dipendenti si compone? La Thok è una start up ma è inserita in un gruppo di Aziende, il Gruppo TCN, che vanta più di 300 addetti ed un fatturato di più di 80 milioni all’anno. Siamo quindi piccoli ma alle spalle abbiamo un gruppo solido che ci permette di guardare al futuro con serenità. Al momento in Europa ci sono 7 persone impegnate a tempo pieno per commerciale, marketing ed amministrazione, mentre la produzione è localizzata a Taiwan con un fornitore da noi selezionato. La strategia commerciale di Thok è innovativa, assolutamente attuale: i vostri prodotti si acquistano solo online. Perché questa scelta? Abbiamo scelto un sistema “misto”. La vendita viene fatta online, garantendo un ottimo rapporto qualità/prezzo, ma abbiamo degli “showroom” che chiamiamo Thok

Point dove il potenziale acquirente può provare le nostre e-bike. Questi punti vendita non hanno magazzino, ma garantiamo la consegna dei prodotti disponibili in 2 o 3 giorni. Non avendo l’onere del magazzino il punto vendita ha un margine più basso, a tutto vantaggio del prezzo per il consumatore finale. Pensiamo sia una strategia valida, che unisce i vantaggi dell’online con quelli di poter far vedere e provare le nostre e-bike. Quali sono i modelli che compongono la gamma Thok? Al momento abbiamo 4 modelli a marchio Thok: la MIG-HT, una front che con un kit apposito (parafanghi, luci, portapacchi, gomme stradali e cavalletto) si trasforma da e-mtb in trekking. Poi, la MIG-ST una e-mtb con ruote da 29” ed escursione delle sospensioni di 120mm. Infine le All Mountain MIG e MIG-R con una escursione di 150mm anteriore e 140 posteriore, le gomme da 27,5 plus che si differenziano fra loro per il livello delle componenti. Dal 2019 abbiamo una partnership con Ducati e produciamo su licenza 4 modelli che vengono distribuiti con la nostra politica commerciale e sono esposte nei concessionari Ducati in tutta Europa: una city bike, la e-scrambler, una All Mountain, la Ducati MIG-S e le MIG-RR e RR Limited Edition, delle vere enduro pronto gara. Della Limited Edition, che è stata annunciata alla Ducati Première a Rimini lo scorso ottobre, sono state vendute tutte le 50 unità previste in soli 15 giorni!

Tutte le biciclette Thok si avvalgono di componentistica di prima qualità. ▽

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△ Strumentazione digitale per monitorare i livelli di carica della batteria.

△ La Ducati MIG-RR Limited Edition, prodotta in sole 50 unità numerate e personalizzate. ▽ Toni Bou, testimonial di Thok.

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Stefano Migliorini in azione sulla Ducati MIG-RR. △

La D-Perf di Aldo Drudi ha disegnato le linee del telaio. ▽


THOK

△ MIG-HT: sviluppata per un utilizzo nel contesto urbano.

Scendiamo un po’ nei dettagli tecnici: quali le caratteristiche che differenziano il vostro prodotto dalla diretta concorrenza? La caratteristica che ci distingue di più è la batteria Shimano da 504Wh posizionata al di sotto del tubo obliquo. Questo permette a tutte le nostre e-bike di avere un baricentro molto basso ed una guidabilità molto simile a quella che si ha con una mtb senza motore. Inoltre, la linea del telaio, disegnata dalla D-Perf del famoso design Aldo Drudi. Esistono degli interventi di manutenzione programmata per il motore elettrico? No, i motori elettrici non hanno manutenzione programmata. In caso di problemi i numerosi centri Shimano Service forniscono la necessaria assistenza. La ricarica della batteria è possibile solo tramite presa di corrente elettrica. In fase di progettazione avete preso in considerazione anche la soluzione, di difficile realizzazione, che prevede la ricarica “attiva”, una sorta di power-unit, mi passi il termine, simile alle F1? Una delle priorità delle mtb assistite da motore elettrico è quella di rimanere il più leggere possibili. Un qualsiasi ▽ L’elevata rigidità nella zona centrale del telaio, offre una perfetta reattività in ogni condizione.

Freni a disco Shimano con pinze a 4 pistoncini. △

sistema di questo tipo aumenterebbe il peso e non garantirebbe peraltro una ricarica significativa. Su quali volumi si attesta la produzione Thok e in quali mercati è presente? Siamo presenti in tutta Europa. Dalla consegna della prima MIG, avvenuta nella primavera del 2017, quindi poco più di 2 anni fa, ad oggi, abbiamo consegnato quasi duemila e-bike. Avete mai pensato alla realizzazione di modelli utilizzabili per le corse su strada o, tutt’al più, indirizzati a un target sportivo non agonista che, se necessario, non disdegni “l’aiutino”? Il mercato delle e-road è molto interessante ma per il momento siamo concentrati su quello da fuoristrada e trekking. Ultima domanda: le mancano le moto? L’adrenalina dei GP? Vado in moto da quando ho 11 anni… quindi da un bel po’ di tempo! La passione non passa, ma non mi manca non lavorare più nel Motomondiale. Guardo le gare in TV e mi diverto senza stress! di Matteo Colella I piloti del Repsol Honda Team Trial in azione. ▽

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un set naturale di rara bellezza:

MATERA

Misteriosa, intrigante, unica. La città lucana, con i suoi diecimila anni di storia, continua ad incantare i turisti di tutto il mondo. “Chiunque veda Matera non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza”. Scriveva così Carlo Levi nel suo capolavoro “Cristo si è fermato a Eboli”, portando per primo alla ribalta la città lucana. Sono passati molti anni da quel libro, ma le cose non sono cambiate: Matera, l’incredibile città scolpita nel tufo, continua a lasciare i visitatori senza parole. Dichiarata Patrimonio dell’UNESCO nel 1993 ed eletta Capitale della Cultura 2019, la città dei Sassi è diventata il simbolo di un’Italia che ha saputo rinnovarsi negli anni; un set di naturale bellezza che tutto il mondo ci invidia. Ecco perché Chervò, noto brand di abbigliamento per il golf e il tempo libero, ha scelto Matera come tappa del suo Italian Journey - il viaggio tra le eccellenze italiane tra moda e tradizione. Qui, in un disordinato e all’apparenza decadente susseguirsi di palazzi, vicoli e scalinate di pietra, è andata in scena la nuova collezione SS 2020: capi e accessori Chic & Tech che, come la città lucana, sono sinonimo di bellezza senza tempo. Photo: Gaetano Giordano

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Dormire t ra i Sassi

Con il passa re dei secoli i Sassi hann reinventato la o loro identità in antitesi con la precedente e, oggi, ogni singola grotta è un luogo di rara bellezza. La storia ha ce duto il passo a lla modernità anche nelle camere dell’ Hotel Maison D’A x Lu xury Rooms; situat o nel pieno centro di M atera, a poch i passi dalla Cattedrale, offre un a m biente dov lusso e design e conv ivono co n l’atmosfera calorosa e fam iliare tipica d el sud. www.maison dax.com

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MATERA

a tavaonleadi Matera e n o i z i d Tra are il p ttori, e valorizz

re produ Per tutela i giovani d o p p u r g ostituito (IGP), un ioni, ha c z a r e n e g nifici r i da a tutti i pa p panificato p u r g g a e regole zio che r ngono all un consor te t a i s i g elebre a og alare, il c n che ancor g e s a D izione. 0 in v ia della trad o dal 196 v ti t a e n o egozi Perr e i tre n , Panificio 2 5 o ic , al civ roducono Nazionale lli che p e r a if C r ma icio tipica fo la del Panif n o c o, pane alche ann u q a ancora il d , zione. to� e che i panifica d “a cornet i s r o c i e v iato d hanno av

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Art igi anat o Non s i può locale lasciar acquis e tat Ma

locale ; o un ogget tera senza a to di v ba artigia er città p sta addentra n ato er tro rsi nel vare s labora plendid cuore della tori. Q e bott ui è po del pa eghe e ssibile ne, uti t r ovare i li in p le pag a t im bri s sato pe notte r disti messe oggett ng u i in tuf nei fo o, cera rni co ere ma so m m iche di prattu pinte a uni, tto i tradizi mano, famosi onali cucù. fischie erano Q t t uesti i us a form a di g donna ati nel cort eggiam ;p a ento u llo decora iù il gallo d omo / onato to, più era gr grande provat ande e o. era il sentim ento

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MATERA

set n u u s C omemat ografircafoico og c i n er inemat

le, natura atera po; M c m e t t e ad a s z Un ia sen to da sfondo . f a r g o cen o fat ionali u na s i ha n n ternaz s n s i a e S e i n ente e i suo le italia e è sicuram o c i l l e l t 0p da Me tra tut oltre 5 a t e t r e b r i e l ce e d na , La più sion” scritta la città luca s l e te a P ivato n semplicemen “The r r a , e ch a, è lienti Gibson perso la test enti sa m o m o h rio ei itinera disse “ ’ l riviver r e e r P e orr a.” mune perfett sal e riperc i, il co rio t n e s v o o l i prop comm del co ispirat e più , n i e si d c e s i p enotar ra r delle u p o t r i e e P zza d ione”. organi la Pass l e d i h g ai “luo siweb.it as s . www

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cambia la proprietĂ di Nolangroup

ENZO PANACCI

A.D. del Gruppo Nolan, racconta la nuova era del primo produttore di caschi europeo.

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N

olangroup nasce nel 1972 per opera di Lander Nocchi, imprenditore nel settore degli accessori per auto e moto. Prendendo spunto dai caschi protettivi degli astronauti impegnati nelle missioni “Apollo”, Lander ha un’intuizione innovativa e geniale: utilizzare lo stesso materiale plastico (sviluppato da General Electric con marchio Lexan, ancor oggi il materiale termoplastico più pregiato in uso nella produzione di caschi) per lo stampaggio a iniezione di una nuova generazione di caschi che prenderanno il nome di Nolan (acronimo del nome del fondatore). L’azienda si distingue fin da subito per l’originalità e lo stile, tutto italiano, facendosi largo prepotentemente tra gli altri competitor. I successi produttivi si susseguono uno via l’altro a quelli sportivi (anche grazie all’approdo di Alberto Vergani alla direzione marketing) fino a quando, nel 1990, la famiglia Nocchi decide di cedere l’azienda alla Finprogetti che, per una serie di manovre dagli esiti poco soddisfacenti, ne pregiudica la salute finanziaria. Sarà una cordata di dirigenti, dipendenti e importatori, tra i quali Alberto Vergani, Domenico Maggioni e Gabrio Gnocchi, a salvare le sorti della società di Brembate di Sopra, nel 1993, tramite un’operazione di buyout. La nuova gestione, nel corso degli ultimi 25 anni, porta il fatturato del Gruppo a superare stabilmente i 40 milioni di euro con utili e margini operativi che ritornano a far sorridere i conti economici di Nolan. Nel 2019, al fine di attuare un cambio generazionale al vertice del Gruppo e dare continuità ad una delle realtà produttive più solide in Italia, si decide di cedere l’azienda. Escono così i vecchi soci dalla Holding Helmet Invest, azionista di controllo, e arriva la 2 Ride Holding (proprietaria dei brand Shark, Bering, Bagster e Segura) controllata a sua volta dalla società di investimenti Eurazeo e dal fondo di private equity Naxicap Partners. Tale operazione finanziaria porta alla creazione di un nuovo polo che si posiziona immediatamente tra i principali operatori mondiali con core business profilato all’equipaggiamento protettivo per il motociclismo; oltre mille dipendenti e ricavi per 150 milioni di euro. Iniziamo da qui. Quali i motivi che hanno portato a questa scelta, pensiamo sofferta, vista la storia del brand? Dal punto di vista tecnico-giuridico, la Helmet Invest è rimasta, sono cambiati solo i soci. Gli azionisti uscenti divisi tra ex dipendenti e qualche professionista, che all’epoca aveva deciso di investire, hanno percorso una storia di circa 25 anni durante i quali hanno saputo gestire la Nolan in modo eccellente. Ad oggi, questi i fatti: 400.000 caschi prodotti all’anno, il titolo di maggior produttore di caschi in Europa, 380 dipendenti, 4 marchi (Nolan, X-lite, Grex e N-com). I tempi, i mercati e i contesti economici cambiano e i soci hanno capito che occorreva assicurare alla Nolan una nuova prospettiva che solo un grande gruppo poteva garantire e hanno avuto, ancora una, volta la capacità di

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△ L’entrata dell’azienda di Brembate di Sopra, in provincia di Bergamo. ▽ Eicma 2019: lo spazio, all’interno dello stand, dedicato ai prodotti più iconici del marchio.


ENZO PANACCI

Alcuni dei caschi indossati dai piloti Nolan esposti nello show-room dell’azienda. ▽

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Enzo Panacci insieme a Danilo Petrucci. â–³

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ENZO PANACCI prendere la giusta decisione cedendo l’attività al gruppo 2 Ride. La produzione rimarrà in Italia, per mantenere quel valore aggiunto che solo un brand come il Made in Italy è in grado di assicurare: avete già un’idea sugli sviluppi delle attività nel medio/lungo termine? Il gruppo 2 Ride, che possiede stabilimenti produttivi anche in Thailandia, Francia e Portogallo, si è dimostrato immediatamente convinto del valore e delle capacità produttive del nostro sito industriale di Brembate di Sopra (BG). Nei loro programmi c’è il mantenimento della produzione in Italia con il progetto di impiegarla anche per altre attività del gruppo. La 2 Ride Holding è proprietaria anche di un brand “concorrente” (Shark Helmets), mi passi il termine. È possibile un travaso di know-how da un’azienda all’altra? Una delle prime cose che la nuova proprietà ha voluto

Il Gruppo Nolan, nel corso degli anni, si è distinto tra gli stakeholder di settore per stile, design e innovazione tecnologica. Per mantenere e rafforzare questa leadership, su quali aspetti avete intenzione di intervenire? Sicuramente Nolangroup ha queste caratteristiche, riconosciute in tutto il mondo. Esportiamo in 84 paesi circa l’80% della nostra produzione: anche la polizia cinese utilizza i nostri caschi! L’obiettivo è quello di consolidare, valorizzare e sviluppare sempre più il nostro stile, le nostre qualità produttive e l’innovazione che hanno permesso a Nolan di arrivare con successo fino ad oggi. La vostra azienda detiene un primato: siete il maggior produttore di caschi in Europa con 400.000 pezzi prodotti all’anno. Possiamo ipotizzare che la nuova proprietà voglia alzare il target, gli obiettivi, investendo nell’espansione dell’area di produzione?

Vetro-carbonio e vetro-aramidica: sono i tessuti utilizzati per lo stampaggio delle calotte con marchio X-lite. △

chiarire è stato proprio il mantenimento dell’identità commerciale dei marchi del gruppo. Quindi, reti commerciali e sviluppo prodotti divisi. Poi, naturalmente, si potrà attingere a tutte quelle sinergie di gruppo che saranno vantaggiose per entrambi. In piccolo, è un po’ quello che sta succedendo nell’automotive dove i grandi gruppi che stanno sorgendo aggregano marchi e knowhow, questo è il futuro. La gamma prodotti rimarrà la stessa, oppure, subirà qualche lieve modifica per evitare eventuali sovrapposizioni con l’offerta proposta da Shark? Ogni marchio sarà libero di dar seguito ai propri modelli in modo indipendente essendo Nolangroup e Shark marchi complementari dal punto di vista dell’offerta. I competitor sono all’esterno del nostro gruppo.

Sicuramente ogni investitore ha tra i suoi principali obbiettivi la crescita, lo sviluppo e il profitto, per cui con i corretti equilibri la tendenza sarà questa. Nolan è l’acronimo di Lander Nocchi, l’imprenditore che nel 1972 diede vita alla vostra realtà aziendale. Qual è il filo conduttore che lega mission e vision dell’esordio con i tempi moderni? Personalmente non ho avuto l’occasione di conoscere Lander Nocchi ma posso dire con certezza che ha saputo imprimere in Nolan tre valori: sicurezza, innovazione e qualità italiana, che negli anni si sono evoluti in base alle esigenze dei tempi ma che nel loro significato originale rappresentano ancora i binari su cui sviluppare la nostra attività. di Matteo Colella OPINION LEADER 85


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Elena Balta, marketing manager di

ACTIVIA, ACTIMEL & KIDS illustra l’idea che si cela dietro alla realizzazione della nuova campagna stampa.

Danone nasce a Barcellona nel lontano 1919 da un’idea di Isaac Carasso, che prende spunto dal soprannome del figlio Daniel; Danon. Venuto a conoscenza degli esiti di alcuni studi effettuati sui fermenti lattici, Isaac decide di importare in Spagna lo yogurt, conosciuto nei Balcani per i suoi salutari benefici. È l’inizio di una storia che, nel corso di 100 anni, porterà l’azienda, oggi di proprietà francese, tra i leader nella produzione di prodotti lattierocaseari. Un gruppo in costante crescita che, mai pago dei successi ottenuti, si è spinto oltre, creando dal nulla nuovi bisogni per il consumatore: la linea di prodotti a marchio Actimel ne è un chiaro esempio. Sfruttando le caratteristiche fondamentali del marketing laterale, verso la fine degli anni ’90, Danone ha così dato vita a un nuovo settore di mercato, unendo, grazie a una geniale, quanto semplice, intuizione, due comparti merceologici: i probiotici (che prima di allora si trovavano solo in farmacia) e lo yogurt. Abbiamo scambiato due battute con Elena Balta, marketing manager di Activia, Actimel & Kids (nonché head of activation Danone per l’Italia e la Grecia), in questo periodo alle prese con il lancio della nuova campagna pubblicitaria. Nel 2019 Danone ha compiuto 100 anni. Come siete riusciti a fondere la mission e la passione iniziale di Isaac Carasso con le esigenze del consumatore moderno, in costante evoluzione? Danone è un’azienda che dedica molte risorse all’innovazione e alla ricerca nutrizionale a supporto della salute; questo ci ha permesso di essere dei precursori nello sviluppo di prodotti di qualità, in linea con le esigenze di un consumatore in continua evoluzione. Ne sono un esempio Actimel e Activia, due marchi storici, con formulazioni frutto di decenni di ricerca. In occasione dei 100 anni, Danone ha condiviso la sua eredità, permettendo ai ricercatori di tutto il mondo il libero accesso alla sua collezione: parliamo di 1.800 ceppi (specie di probiotici depositate nelle collezioni internazionali di ceppi batterici NdR.). Il tutto al fine di contribuire al progresso della scienza. Actimel contiene diversi tipi di fermenti lattici, tra i

quali L. casei Danone. Questo, in particolar modo, differenzia il vostro prodotto dal resto della concorrenza. Ci può spiegare come ci siete arrivati? La storia di Actimel inizia negli anni ’90, quando furono intrapresi i primi passi per lo sviluppo di un latte fermentato basato sul fermento L. casei, uno specifico ceppo di Danone chiamato Lactobacillus Paracasei che, come dimostrato da numerosi studi clinici, possiede tutte le qualità per essere definito “probiotico”. In ogni bottiglietta di Actimel ci sono ben 20 miliardi di probiotici, ed è proprio questo a renderlo unico all’interno della categoria merceologica in cui si inserisce. “Stronger than you think” (più forte di quello che pensi) è il concetto alla base della nuova campagna pubblicitaria che state per lanciare; si fa leva su resilienza e forza interiore che ogni persona possiede, a volte inconsapevolmente. È corretto? Esattamente. Alla base c’è una forte convinzione. Crediamo non esistano persone forti o persone deboli. Al contrario, pensiamo che tutti gli individui siano forti, ognuno a modo suo; ciascuno di noi deve solo riscoprire tale forza e trovare il modo adatto per liberarla. Actimel, in tal senso, vuole essere una fonte d’ispirazione; l’obiettivo è quello di stimolare azioni concrete, sviluppare la resilienza e superare le difficoltà e le sfide che inevitabilmente nella vita ci si ritrova ad affrontare. Può anticipare qualche indiscrezione? Come sarà strutturata la campagna? Abbiamo una strategia video che punta a valorizzare i nostri talent intrecciando le loro storie con quelle di persone comuni. Lavoreremo anche nell’ambito dello sport in quanto rilevante per il target di Actimel e in perfetta sintonia con il tema della resilienza. Lo sport è spesso sinonimo di sfida, di limiti da superare, pertanto rappresenta la metafora ideale per il nostro racconto. I contenuti che realizzeremo saranno amplificati da attività digital e social, e si succederanno per tutto il corso dell’anno. A proposito di sport: avete scelto testimonial d’eccezione. Iniziamo da Danilo Petrucci, pilota ufficiale del Team Ducati MotoGP, un campione che non ha bisogno di presentazioni. Cosa vi ha spinto a puntare su di lui? La collaborazione con Danilo è iniziata nei primissimi

◁ Una bellezza solare e mediterranea quella di Elena Balta.

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ACTIVIA, ACTIMEL & KIDS mesi del 2019. Si tratta quindi di un sodalizio che si rafforza e si conferma anche nel 2020: direi una bella conferma! In Danilo abbiamo distinto un grandissimo esempio di resilienza. È uno che non molla mai, dimostrando sul campo, con le sue imprese sportive, di essere ben più forte di quanto lui stesso pensasse ad inizio carriera. Ogni suo risultato, ogni successo, anche il più piccolo, non è mai stato semplice e scontato. Tutto ciò che ha conquistato è arrivato grazie alla sua determinazione, alla sua caparbietà, senza mai tralasciare la correttezza sportiva, il rispetto per l’avversario e una fondamentale dose di umiltà. Ma ciò che lo caratterizza ancor di più, rendendolo un esempio per moltissimi appassionati di sport, sono la positività e l’autoironia: Danilo non rinuncia mai al sorriso! Credo che tutto questo lo renda una persona, oltre che un personaggio sportivo, davvero speciale! Da una parte i motori, dall’altra il calcio giocato. Altro testimonial d’eccezione sarà Leonardo Bonucci. Quali sono stati i motivi che vi hanno portato a questa scelta? L’idea è arrivata in modo del tutto casuale, sfogliando un giornale. Siamo stati attirati da un titolo. Approfondendo, l’articolo trattava dell’uscita del suo libro “Il mio amico Leo”, che affronta un tema delicato e, al tempo stesso, scomodo: il bullismo. È un tema attuale, ben più diffuso di quel che si pensi. Gli atti di bullismo non si palesano solo fra i banchi di scuola o in uno spogliatoio. Purtroppo, tali episodi si verificano ogni volta che qualcuno prevarica il prossimo, approfittando dell’altrui vulnerabilità. Spesso anche la persona apparentemente più forte nasconde una profonda fragilità, che maschera con comportamenti aggressivi e violenti. È importante che se ne parli, perché solo così si possono cambiare le cose. Abbiamo intravisto in Leonardo grande coraggio e senso di responsabilità. Lui è un modello per tanti ragazzi, tanti appassionati, per questo è importante che si faccia promotore, in positivo, di questo messaggio. Siamo ben propensi a contribuire, raccontare e amplificare l’impegno di cui Leonardo si è fatto portavoce. Elena Balta, laurea con lode, pugliese. La Puglia, negli ultimi anni, si sta distinguendo in vari settori: dalla musica, al turismo, senza dimenticare l’automotive e l’industria tessile. Persone capaci, concrete, che sanno fare la differenza, proprio come lei. Ci racconti qualcosa di più. Grazie per aver citato la Puglia. In effetti la mia regione mi rende spesso orgogliosa! Per quanto riguarda me, non penso io riesca sempre a fare la differenza. Ma una cosa è certa: cerco sempre di migliorarmi, in tutto ciò che faccio! Le mie origini pugliesi giocano sicuramente un ruolo importante nel mio modo di essere, di pormi alle persone, nella vita così come in ambito lavorativo. Un atteggiamento che mi porta a valorizzare le relazioni umane, suggerendomi un approccio, in ogni caso, intraprendente e positivo. di Matteo Colella Danilo Petrucci testimonial della nuova campagna pubblicitaria Actimel. △

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l’eleganza maschile a un nuovo livello

REDVOLUTION RED VOLUTION Dai filati alla campagna social.

Molti la considerano accessoria e superflua. Per altri la calza deve essere “invisibile”, tono su tono rispetto al look indossato. In realtà la calza resta un elemento chiave nell’abbigliamento di un uomo di classe. Il vero gentleman, infatti, la considera un complemento fondamentale dell’abito che, senza il giusto abbinamento, non può esprimere il meglio di sé. La calza non è il capo di abbigliamento più ovvio, ma ha un enorme potenziale per mostrare uno scorcio della personalità di chi le indossa, dando un tocco di colore al completo più austero o rallegrando un look casual. RED nasce nel 2010 dall’esigenza di portare l’attenzione dell’eleganza maschile a un nuovo livello. Da allora continua il suo fortunato percorso grazie ad un know how quasi centennale derivato dalla “casa madre” Rede. La modernità, l’evoluzione digitale e la frenesia della vita quotidiana hanno fatto sì che l’azienda stessa, sotto l’ala del giovane marchio, aprisse le sue porte anche al pubblico online, dando importanza ai contenuti visivi, al posizionamento e alla comunicazione B2C. Creare prodotti di alta qualità però non basta per farsi largo nella giungla 2.0. Algoritmi e posizionamento, visual creativi e sponsorizzazioni, interazione e conversioni, brand awareness e brand community: questi elementi spesso sono in grado di ribaltare il “voto finale” della corsa alla visibilità sui social. La parola d’ordine è “spiccare” e per farlo bisogna farsi notare a partire dalla realizzazione di contenuti validi e coerenti che possano arredare i profili social di ogni marchio. Come? Partendo dal creare una strategia digital che tenga conto dell’importanza di produrre immagini belle, che sia inclusiva di shooting fatti ad hoc per mostrare le differenti occasioni di consumo di un prodotto. Immagini che sappiano stupire, che sappiano raccontare il DNA dell’azienda. Nelle prossime pagine il Team Creativo di Opinion Leader ha raccolto i best shot della campagna social invernale, dove è proprio la calza a raccontare l’uomo, ad accendere l’eleganza dell’abito o sdrammatizzare contesti “ingessati”. di Marta Lamanna

◁ Lo scatto in movimento con una nuova prospettiva social.

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Un’immagine della nuova campagna social RED. △

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REDVOLUTION

â–³ Il colore rosso resta predominante nella Brand Identity del marchio.

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La campagna social ha l’obiettivo di rappresentare al meglio l’uomo RED. △

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REDVOLUTION

△ L’uomo RED è attento allo stile e rifiuta le banalità.

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The Exclusive Content

CLUB MED DI CEFALÙ

Un luogo magico dove vivere arte, cultura, natura ed esperienze gourmet.

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S

ospesa fra il Tirreno e le Madonie, Cefalù sembra un piccolo borgo dominato dall’abbraccio della sua rocca, che per secoli l’ha difesa da invasioni esterne, vento, tempeste e mareggiate. A poca distanza dal centro, vive di nuova luce il leggendario Club Med Cefalù, che nel 2018 ha riaperto le sue porte con una veste completamente nuova, diventando il primo Resort della Exclusive Collection del Mediterraneo. Gli ospiti possono ammirare il fascino della vista mozzafiato sulla baia di Cefalù da questo favoloso Resort che unisce stile barocco e design minimalista in una rara combinazione di eleganza e autenticità. Per raccontare una delle tante meraviglie del nostro paese, le infinite esperienze che si possono vivere in Resort e nel territorio circostante, il reparto Digital e PR di Opinion Leader ha creato una squadra di content creator scelti in base alle loro capacità di storytelling, accompagnandoli in un soggiorno esclusivo di 4 giorni, con l’obbiettivo di raccontare l’anima di questa struttura sulle acque blu del Mediterraneo. di Marta Lamanna

PANORAMI DA ACQUERELLO. Club Med Exlusive Collection Cefalù è sempre il posto giusto per i “bon vivant” che amano godersi la vita: mare, sole, cultura e buon cibo. Il risveglio tra giardini lussureggianti, il mare che si espande a perdita d’occhio e il silenzio che arricchisce ogni momento della giornata, sono i pilastri di un soggiorno in questo meraviglioso Resort cinque tridenti della gamma Exlusive Collection. Ogni dettaglio rende speciale qualunque scorcio: dai gelsomini che crescono in libertà e riempiono le passeggiate del loro profumo, ai ricchi accorpamenti di Opuntia che prospera rigogliosa sui cigli dei sentieri. Per sconfiggere le tensioni quotidiane Club Med ha ideato un concetto di soggiorno in grado di annullare lo stress quotidiano: sport per tutti i gusti, un trattamento rilassante nella Club Med spa by Carita, dopo aver praticato paddle yoga, per poi godersi l’incredibile tramonto rosso sorseggiando una coppa di champagne.

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CLUB MED DI CEFALÙ GOURMET DALLA COLAZIONE ALLA CENA. Deliziare il palato fin dalla colazione è la prima attività giornaliera a cui gli ospiti si abituano con estremo piacere. Sorseggiare un caffè assaporando il risveglio con vista dalla Villetta Deluxe privata diventa, infatti, una coccola a cui gli occhi faranno fatica a rinunciare. Ma se anche il palato desiderasse una più ampia scelta di curiosità gastronomiche il ristorante e bar La Rocca diventa il luogo ideale per godere il meglio della cucina italiana o internazionale. Degustare il menù firmato dello chef Andrea Berton, nel palazzo settecentesco che domina il promontorio su cui si erge il Club Med Cefalù, è un’esperienza che metterebbe chiunque in connessione con i propri sensi. Un trionfo di sapori siciliani che rende omaggio alla ricchezza di questa terra: è da qui infatti che provengono le materie prime utilizzate per garantire freschezza e qualità, tutto a km 0. Per rendere omaggio alla proposta gourmet, superlativa, del menù siciliano stellato, abbiamo chiesto al team di content creator di unirsi ad una cena di gruppo e raccontare con i loro «mezzi» l’esperienza stellata.

nno. a l’ o t t u t ù l a Cef na meta all’anno. U

le iorni di so g to n e c e r T ne. ente ogni stagio in a tt fe a che cons r e ic p g te a tr s lù osizione porta, Cefa i r o Con una p fu i n io ezze ti escurs rire le bell p o interessan c s r e p ella partout scinante d a ff è il passea a r u zza la cult alla terra d naturali e io r p o r liosa Sarà p a meravig ll u regione. s ia c c a delle che aff cristalline e principale, u q c a e ll iziare lù, e su a dove in d baia di Cefa te e ir p a rienza che c siva espe sue coste, lu c s ’e n U tour. grazie al i, m it r i tr il vostro s vo , adatta ai l resort. di scoperta escursioni offerto da a di programm

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LIBERA LO STRESS, LIBERA LA MENTE. Club Med viene definita la più grande scuola di sport al mondo, un’ampia offerta di attività sportive guidate da G.O. esperti e qualificati. Nel Club Med Cefalù è possibile sperimentare attività sportive di altissimo livello in un contesto rilassante. Se lo sforzo fisico non rientra nelle vostre corde, lo staff di Club Med riuscirà a stupirvi con alternative in grado di soddisfare tutti gli animi. Da una partita di tennis a una sessione di tiro con l’arco, vela, yoga e meditazione fino ad arrivare ad un incredibile percorso di hiking sulle vette delle Madonie che dominano l’intera aerea di Cefalù, o ancora alla guida di una Fiat 500 per andare alla scoperta di Palermo, Tindari, Corleone; città ricche di fascino e cultura. Qualunque sarà la vostra scelta, mente e spirito ringrazieranno.

Ritratto d’Altura: Abbiamo fatto provare a Francesca Brandina, in arte @francescafitnessfreak, molte delle attività sportive disponibili fornite da Club Med, fra cui l’escursione sulle Madoniee

GITA A PALERMO O A CASTELBUONO? Dolce e di origini milanesi, ma in pochi sanno che il panettone più conosciuto del mondo proviene da Castelbuono, a pochi chilometri da Cefalù. La cittadina si raggiunge percorrendo le strade della gloriosa targa Florio. Una giornata tra arte, cultura e scoperte gastronomiche; dalla vista della cripta della chiesa di Matrice, alla degustazione del panettone Fiasconaro (il più buono d’Italia secondo il Sigep, il Salone internazionale del dolciario di Rimini), fino alle specialità locali, come la manna o la crema di pistacchi.

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CLUB MED DI CEFALÙ

IL PARLAGOURMET DI FLORENCIA DI STEFANO ABICHAIN “La Manna dal Cielo”. Durante una delle escursioni organizzate dal Resort Club Med Cefalù nella cittadina di Castelbuono, abbiamo avuto l’occasione di conoscere e assaggiare uno dei prodotti più tipici della zona, ovvero la manna. Ma di cosa si tratta? La manna altro non è che la linfa estratta da un particolare tipo di frassino: in sostanza una resina utilizzata nell’industria dolciaria e in quella profumiera, ed è utilizzata perlopiù come dolcificante naturale (da prendere a piccole dosi, visto il suo potente effetto lassativo!). Pur non conoscendo o non avendo mai assaggiato la manna, spesso utilizziamo questa parola all’interno di un modo di dire, ovvero “attendere la manna dal cielo” oppure ancora che qualcosa è “piovuto come manna dal cielo”: è un’espressione che sta ad indicare una situazione risolutiva, un intervento esterno, un deus-ex-machina inaspettato e provvidenziale, ottenuto senza alcuno sforzo da parte nostra. Si tratta di un riferimento biblico: nella Bibbia infatti, durante l’Esodo, Dio fa piovere dal cielo la manna affinché gli Ebrei possano nutrirsi e sopravvivere. Curioso come un prodotto naturale che si trova solo in Sicilia e zone limitrofe come la manna sia in realtà la protagonista di un modo di dire che utilizziamo in tutta Italia nel quotidiano!

Scoprire Palermo è stato come entrare per magia nei presepi delle nostre antiche tradizioni. Palermo è una città che ti ruba il cuore e lo tiene come pegno costringendoti a tornare. Evelina Novelli

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tanti auguri SpongeBob!

SONO 20, ESPRIMI UN DESIDERIO Oggi,, chi contribuisce alla serie SpongeBob SquarePants è cresciuto guardando la serie. Oggi

Giallo, spugnoso e con un cuore grande. Di chi stiamo parlando? SpongeBob. Quando, nel 1999, il biologo marino Stephen Hillenburg ebbe l’idea di una serie animata con una spugna marina come protagonista, non poteva immaginare che, vent’anni dopo, sarebbe diventanta un’icona pop trasmessa in oltre 170 paesi nel mondo e con un seguito di oltre 51 milioni di follower su Facebook. In soli 20 anni SpongeBob si è conquistato l’amore e il rispetto di diverse generazioni, un universo di personaggi, slogan, meme di cultura pop, uscite teatrali, prodotti di consumo e passerelle internazionali, senza dimenticare la vittoria di un Tony Award con il musical di Broadway. Adesso, che si festeggia il suo compleanno, chissà che super party avranno organizzato gli amici e chissà quanti personaggi del mondo dello spettacolo si presenteranno davanti alla casa a forma d’ananas per rendergli omaggio. Forse l’ex Presidente degli Stati Uniti d’America? Barack Obama ha confermato di aver conosciuto SpongeBob guardando la serie insieme alle figlie, Malia e Sasha. Ci potrebbe essere anche David Beckham, con il quale ha giocato a calcio durante le Olimpiadi di Londra, oltre alle tante guest star che hanno accettato di apparire nello show dopo essere state persuase dai figli, fan della serie: da Victoria Beckham a Amy Poehler, da David Hasselhoff a Johnny Depp. In Italia Nickelodeon, il canale tv che da sempre trasmette la serie animata, ha deciso di festeggiare SpongeBob per un anno intero; si attendono numerose sorprese per i fan. Le celebrazioni, iniziate la scorsa estate durante l’ultima edizione di SlimeFest, termineranno nell’estate del 2020 con l’uscita del film prodotto da Paramount Pictures e Nickelodeon, intitolato “The SpongeBob Movie”.

Abbiamo incontrato i co-produttori Marc Ceccarelli e Vincent Waller di SpongeBob SquarePants ai quali abbiamo chiesto alcune curiosità... Come avete rinnovato la storia e i personaggi di SpongeBob SquarePants per renderli più interessanti al pubblico di oggi? Lo show ha subito dei cambiamenti, ma nulla di sostanziale. Prima di iniziare ci siamo semplicemente chiesti: “Cosa ci fa ridere?”. Secondo voi che cosa ha aiutato lo show a superare la prova del tempo su scala globale rispetto ad altre serie? Il cast e i personaggi… Tutti con difetti, caratteri differenti e, di conseguenza, un appeal per più target. Svolgendosi all’interno di un mondo di “adulti”, SpongeBob SquarePants ci dà la possibilità di una maggiore varietà di storie da raccontare e argomenti da affrontare. SpongeBob ha un lavoro e delle responsabilità da adulto ma un cuore da bambino. Qual è il prossimo step per SpongeBob? Sarà un anno ricco di novità. La cosa curiosa è che molte delle persone che oggi contribuiscono alla realizzazione di SpongeBob sono cresciute guardando la serie, e questo ci dà la possibilità di ricevere un costante apporto creativo da colleghi che sono anche fan di lunga data. Ci sentiamo la sua famiglia. Spongebob: una spugna “impregnata” di ottimismo e simpatia. Anche noi di Opinion Leader Magazine desideriamo fargli i nostri migliori auguri! Buon Compleanno! di Francesca Andreoni

◁ SpongeBob compie 20 anni.

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△ Elisa Maino, all’ultimo SlimeFest, non nasconde il suo entusiasmo nel posare per SPONGEBOB 20.

Anche i cantanti Biondo e Emma Muscat erano presenti alla grande festa △ che dava il via ufficiale a SPONGEBOB 20.

△ Il co-produttore Vincent Waller.

△ Katia Pedrotti insieme al marito Ascanio Pacelli e ai figli hanno dormito nella stanza di SpongeBob.

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SONO 20, ESPRIMI UN DESIDERIO

In I ta li a la casa di S si trova all ’Ac pongeBob q qui han uario di Gen ova; no d diversi ormito ospiti.

La presentatrice di SlimeFest 2019, Federica Carta. △

Federica Fontana e famiglia ospiti nella stanza di SpongeBob. △

Il co-produttore Marc Ceccarelli. △

Anche il pilota Marco Melandri non ha resistito al richiamo degli abissi e di SpongeBob. △

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La scintillante Gloria Bianchi ritratta davanti all’ingresso della Boutique. △

△ Edoardo Stoppa in compagnia della bellissima moglie Juliana Moreira. Le 4 affascinanti Ambassador del brand mostrano orgogliose la loro personalità. △

Riflettori puntati su 4 star della serata. △

△ Juliana Moreira e l’ex velina Thais brillano all’evento Alfieri & St.John. Una sorridente Federica Fontana con Fabio Godano (Ceo Gens Aurea) e Mirko Grasso (Direttore Commerciale di Gens Aurea). △

Gloria Bianchi posa in pieno spirito “festaiolo”. ▷ L’Ambiziosa Ludmilla Radchenko accanto a un Audace Fabio Godano. ▽

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▽ Thais Souza Wiggers e Federica Fontana si scattano un “allegro” selfie.


alla VFM 2019 con

ALFIERI & ST.JOHN Un evento “scintillante” dedicato alle nuove stelle dello storico brand italiano della gioielleria.

In occasione dell’ultima edizione della Vogue for Milano, presso la Boutique Alfieri & St.John di Corso Venezia 8, si è tenuto l’evento super glamour di presentazione della collezione SIRIO e delle nuove Brand Ambassador. Antoinette Aron, modella e aspirante attrice che parla quattro lingue con una grande passione per l’arte; Gloria Bianchi, volto televisivo conosciuto per la sua partecipazione a Donna Avventura; Olivia Gama, travel, fashion e lifestyle influencer; Alessia Puccia, giovane modella che sta percorrendo i primi passi nel mondo della moda. Quattro donne moderne selezionate dopo un lungo casting e con un obiettivo imprescindibile: rispecchiare uno dei caratteri della donna Alfieri & St.John (Adorabile, Affermata, Aristocratica, Audace, Ammiccante, Ambiziosa). Tante personalità quante le collezioni della Maison: un universo di emozioni nelle quali le donne presenti erano invitate a identificarsi. Durante la serata, in un’atmosfera da sogno, insieme alla collezione SIRIO e alle nuove Ambassador, hanno brillato anche le tante “star” ospiti all’evento: dalla showgirl e blogger Federica Fontana alla modella e artista Ludmilla Radchenko, dal conduttore televisivo Edoardo Stoppa con l’inseparabile moglie Juliana Moreira all’ex velina Thais Souza Wiggers... il tutto per un party prezioso e indimenticabile! di Silvia Barlascini

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hairstyling perfetto con

ELCHIM

Storia ed evoluzione di un’eccellenza italiana. Avete presente la seconda guerra mondiale? Elchim nasce proprio dalla passione che permise di trasformare le macerie in un nuovo paese. E un po’ di quella passione scorreva anche nelle vene dei fratelli Egle e Riccardo Chiminello, che sfruttarono le loro conoscenze in ambito tecnologico e dell’acconciatura professionale, per fondare, nel 1945, l’“Elettro-professionali Chiminello”, poi diventata Elchim. È nato così il primo asciugacapelli per uso professionale in Italia. L’azienda ha prima conquistato la leadership nel nostro paese, poi, con le opportunità offerte dalla globalizzazione, è riuscita a confermarsi in oltre 48 paesi. L’evoluzione tecnologica, e di immagine, non si è mai fermata. Oggi Elchim è giunta alla terza generazione: alla guida il figlio e il nipote di Egle, Roberto e Luca Sabbatini. L’azienda, con base a Milano, conta 18 dipendenti, e tre centri di produzione in Italia. Da dieci anni c’è anche una filiale negli Stati Uniti. Luca quando è nata Elchim? Elchim nasce nel 1945, poco dopo la fine della guerra, quando tutto era da ricostruire. Fu allora che mia nonna e mio zio, Egle e Riccardo Chiminello, dal Veneto approdarono a Milano in cerca di fortuna. Gli anni in cui è nata l’imprenditoria italiana. Esatto e ognuno cerca di trovare il proprio ambito. Mio zio aveva una grande conoscenza nel settore dell’acconciatura professionale e mia nonna una grande capacità commerciale e tecnologica nella progettazione e nello sviluppo di motori per piccoli elettrodomestici. Dall’unione delle due competenze è nata “Fratelli Chiminello”, che poi è diventata “Elchim”. Siamo stati i primi in Italia a creare il primo phon ad uso eclusivamente professionale. Professionale per performance e durata, è realizzato e pensato per il professionista. Ma non è tutto. Sì. L’azienda negli anni si è sviluppata fino ad ampliare le tipologie di prodotto. Prodotti, sognati, progettati e fabbricati interamente in Italia, scegliendo i migliori materiali. Tutti devono superare tre livelli di collaudo e garantire oltre duemila ore di funzionamento. Qual è la filosofia di Elchim?

Abbiamo scelto di stare con gli acconciatori: sono i nostri re e le nostre regine. Noi li ascoltiamo, li osserviamo e lavoriamo per loro. Solo analizzando con attenzione il loro operato, riusciamo a creare strumenti professionali in cui possono ritrovarsi. Sono i loro ferri del mestiere, devono funzionare bene e durare a lungo. Anche le critiche, seppur a volte facciano male, ci servono per migliorare. Un ottimo prodotto non è mai un valore assoluto. Se una cosa può essere migliorata non importa quanto dobbiamo investire: noi la miglioreremo. Per questo offriamo strumenti professionali funzionali e sicuri che garantiscono eccellenza e massima sicurezza per chi li utilizza. È così che avete raggiunto numerosi traguardi? Sì, siamo stati i primi a creare una linea di asciugacapelli metallizzati con effetto a specchio e tra i primi a creare dispositivi per ridurre l’ingresso dei capelli nel phon. Dopo anni di assenza, abbiamo riportato la fabbricazione delle piastre styler in Italia. Quali sono le ultime novità? Il primo phon per tutti i tipi di capelli, dal più forte al più delicato, inclusi i capelli dei bebé. Finora i phon professionali avevano un numero limitato di combinazioni di aria e temperatura e nello styling professionale i capelli potevano rischiare di non essere adeguatamente trattati o subire danni per l’eccessivo calore o aria. Finalmente “8th Sense”, ovvero “l’ottavo senso”, rispetta la salute dei capelli e il benessere di chi lo utilizza. Sogni per il futuro? Il lancio di “8th Sense“ è stata un’avvincente sfida e sta decisamente consolidando la posizione di Elchim in Italia e nel mondo. I nostri prodotti devono continuare a volare alto, devono essere pieni di amore in ogni componente. Ma il mio sogno resta questo: migliorare costantemente la qualità della vita di chi usa i nostri prodotti. Perché se c’è una cosa, tra le tante, che i miei nonni fondatori mi hanno trasmesso, è che la qualità di quello che facciamo ogni giorno è l’unica garanzia che abbiamo per il nostro futuro. di Marta Lamanna

◁ Luca Sabbatini, CEO Elchim.

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8th Sense Run: l’ultimo arrivato in casa Elchim è un phon professionale digitale. Il sistema Ionic&Ceramic esalta la lucentezza naturale del capello. △

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ELCHIM

â–ł Con i suoi 11 programmi 8th Sense Styler copre ogni esigenza, garantendo ad ogni capello il trattamento adatto.

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un viaggio alla scoperta di

ARTEPROFUMI

La nostra esperienza nella boutique dove i profumi sono anche delle opere d’arte. ArteProfumi Milano, terzo punto vendita monomarca, dopo i due storici a Roma, è un piccolo ed elegante paradiso “aromatico” completamente rivestito da boiserie nera. Un’accogliente boutique, sapientemente progettata per far vivere a tutti coloro che decidono di varcarne la soglia un viaggio nel mondo delle fragranze di nicchia con un marchio che offre più delle semplici tendenze che dominano il mercato dei profumi. Una volta attraversate le porte, la proprietaria Francesca Bizzarri accoglie i clienti nel suo spazio per far vivere “un vero e proprio viaggio personale nel mondo dei profumi”, il tutto in un’atmosfera particolare e unica nel suo genere nonché totalmente rappresentativa dell’ambizioso progetto di ArteProfumi. La bottega è situata in Via Marsala 11 e offre un’esperienza di benessere, quasi idilliaca, capace di coinvolgere tutti i sensi; qui il profumo è strettamente correlato al mondo dell’arte e proprio per questo è in grado di evocare quella stessa voglia di comunicare e trasmettere emozioni che anima l’artista. Si parla di fragranze con elevata concentrazione: forti, autoritarie, tenere, languide, dolci, pungenti e sensuali. Su appuntamento è anche possibile prenotare un “percorso olfattivo personalizzato”: una vera e propria “degustazione” di essenze per individuare la giusta fragranza che si abbini perfettamente alla propria persona. Inoltre, ArteProfumi Milano non fa nessuna distinzione tra profumo “maschile” e “femminile”, a contraddistinguere saranno le note olfattive, la loro ispirazione e – non ultima – la personale interpretazione. Abbiamo perciò deciso di visitare ArteProfumi Milano e di sperimentare sulla nostra pelle il tipo di esperienza. Una volta lì, abbiamo chiesto a Francesca di associare tre dei suoi profumi ad alcuni volti noti dello spettacolo per capire quali siano le caratteristiche di una persona che andrebbero tenute in considerazione per aiutarla a trovare la fragranza perfetta. Pensando a Laura Pausini, Francesca ha ragionato sul segno zodiacale della cantante: a dimostrazione del fatto che, per la scelta della fragranza perfetta, ci sono diversi dettagli che possono essere presi in esame. Laura è del mese di maggio e tutti coloro che sono nati sotto il segno del Toro sanno rivelarsi anche molto passionali e appassionati: proprio per questo la creazione ideale per lei sarebbe SUCRE NOIR con le sue note di vaniglia, orchidea e zucchero di canna. Per Maria De Filippi, Francesca ha optato per il profumo BOIS SACRÉ, un’essenza calda legnosa con note di sandalo, oud, cumino e labdano proprio perché le doti che contraddistinguono la presentatrice - conosciuta per la sua grande determinazione e concretezza - chiamano fragranze dalle piramidi olfattive importanti che, una volta indossate, riescono a comunicare la propria personalità. E infine a Monica Bellucci, Francesca consiglierebbe l’ATTAR DAVANA, un profumo dalle note floreali di tuberosa, gelsomino e davana - per sottolineare l’eleganza, la femminilità e la grande originalità di questa donna - abbinate a note più dolci di miele… un meraviglioso elisir che illumina in modo personale chiunque venga a contatto con esso, inebriandosi del suo aroma. di Riccardo Mancini

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tradizione, modernità e passione per la cucina:

STEFANO CAVADA Il popolare food content creator pubblica il suo primo libro: “La Mia Cucina Altoatesina”. Stefano Cavada (28 anni, classe 1991) si è fatto conoscere pochi anni fa attraverso la piattaforma per eccellenza: YouTube. Qui ha iniziato a condividere le sue originali ricette, preparate esclusivamente con ingredienti dell’Alto Adige. Sebbene la sua sia stata una partenza piuttosto comune, ciò che lo ha differenziato da molti altri è stata la passione per la tradizione, per i piatti tipici locali. Stefano è cresciuto a Caldaro, in Alto Adige, ed è proprio la cucina altoatesina il punto forte delle sue gustose e amate ricette. Durante il suo percorso ha acquistato sempre più notorietà attraverso il web, raggiungendo la soglia dei 50.000 follower su Instagram, senza tralasciare i 2 milioni di visualizzazioni su Youtube. Non pago del successo ottenuto, ha creato “ESSEN”, la propria cucina-studio, e, al contempo, ha condotto il programma di cucina “SelfieFood - una foto, una ricetta” (prima edizione nel 2018 sul canale televisivo LA7d) e anche la trasmissione “Food (r)evolution” andata in onda nella primavera 2019 su Rai Alto Adige in collaborazione con la scuola alberghiera Cesare Ritz di Merano. Oggi, Stefano ha aggiunto un tassello fondamentale e importante alla sua carriera, con la pubblicazione del primo libro di ricette: “La Mia Cucina Altoatesina”. I fan lo attendevano da tempo e finalmente l’autore è riuscito a realizzare questo progetto. Nel libro, il giovane altoatesino racconta l’amore per i piatti tradizionali, e per quelli moderni, con ricette semplici e alla portata di tutti. All’interno troviamo anche una preziosa guida all’acquisto oltre agli aneddoti che raccontano passioni, viaggi ed esperienze in tv. Non mancano, infine, validi consigli sull’utilizzo degli utensili necessari ad una corretta realizzazione dei piatti. Stefano divide le sue creazioni in sei categorie: “colazione”, brunch, tradizione, da condividere, lievitati e dolci tentazioni. I piatti sono vari e tutti ricchi di tradizione: si passa dal Plumcake allo yogurt, al bignè alla birra, senza dimenticare spätzle di farro alla panna e prosciutto, focaccia alla zucca e Linzer Bites. Stefano Cavada ha inoltre scelto di pubblicare in questo primo libro anche alcune nuove creazioni come i biscotti da lui battezzati “Sacherkekse”. Tra le ricette proposte ne abbiamo scelte due che vi consigliamo di replicare perché, oltre che molto buone sono anche semplici da realizzare: parliamo dello spätzle di farro integrale alla panna e prosciutto e della granola croccante al miele. Provare per credere. di Riccardo Mancini

◁ Il food content creator Stefano Cavada.

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Granola croccante al miele

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porzioni 10 tempo 30 minuti

1

Unire in una ciotola le mandorle, i fiocchi d’avena, i semi di zucca, la cannella e il sale. A parte mescolare il miele con l’estratto di vaniglia e l’olio di semi di sesamo.

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150 g mandorle elrodnam g 051 250 g fiocchi d’avena aneva’d ihccofi g 052 35 g semi di zucca accuz id imes g 53 1 cucchiaino dialcannella lennac id oniaihccuc 1 1 pizzico di sale elas id ocizzip 1 180 g miele eleim g 081 1 goccioaidi estratto di lginav id ottarvaniglia tse id oiccog 1 60 ml olioom diasemi ses iddiimsesamo es id oilo lm 06

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2

Versare il composto appena ottenuto sugli ingredienti secchi, amalgamando il tutto.

3

Spargere la granola su una teglia rivestita con carta da forno, facendo in modo di creare uno strato uniforme, e cuocere in forno preriscaldato a 180° C statico / 160° C ventilato per 25 minuti.

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4

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5

Dopo i primi 10 minuti di cottura dare una mescolata alla granola per farla cuocere uniformemente.

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Quando la granola sarà pronta, lasciarla raffreddare direttamente nella teglia, spezzarla grossolanamente con le mani e conservarla in un contenitore a chiusura ermetica.

colazione

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Chi mi conosce bene sa che il mio piatto preferito in assoluto sono gli Spätzle agli spinaci con panna e prosciutto. Potrei mangiarne una padella intera senza sentirmi mai sazio. Ricordo che quando mia mamma iniziava a cuocere gli spinaci, gironzolavo come un cagnolino affamato per tutta la cucina finché non erano pronti. Per preparare questi famosi gnocchetti tirolesi serve la speciale grattugia (o Spätzlehobel) che è facilmente reperibile online. Durante la mia infanzia li ho sempre mangiati con panna e prosciutto (se affumicato ancora meglio!). In alternativa al prosciutto si può usare dello speck oppure dei funghi porcini o dei finferli.

STEFANO CAVADA

Spätzle di farro integrale alla panna e prosciutto persone 4 tempo 20 minuti 320 g spinaci freschi (o 160 g spinaci lessati) 100 ml acqua 2 uova sale pepe macinato noce moscata 250 g farina di farro integrale per condire 90 g prosciutto cotto 200 ml panna fresca dell’Alto Adige

1

Cuocere gli spinaci al vapore o lessarli in acqua. Strizzarli per eliminare tutta l’acqua di cottura facendo attenzione a non scottarsi.

2

Mettere gli spinaci in un mixer insieme all’acqua, alle uova, al pizzico di sale, al pepe, alla noce moscata e frullare per qualche secondo.

3

Aggiungere la farina e frullare di nuovo. L’impasto dovrà staccarsi pesantemente da un cucchiaio di legno. Se l’impasto risulta troppo fluido, aggiungere qualche cucchiaio di farina. Viceversa, se è troppo asciutto, aggiungere uno o due cucchiai di acqua.

4

Portare a ebollizione una pentola d’acqua salata. Usare la speciale grattugia per gli Spätzle: riempirla con l’impasto e formare gli Spätzle facendoli cadere direttamente nell’acqua bollente.

5

Lasciarli cuocere qualche minuto in acqua.

6

tradizione

A parte, scaldare in una padella antiaderente la panna con il prosciutto tagliato a pezzi. Scolare gli Spätzle direttamente nella padella e saltarli finché la panna non sarà diventata cremosa. Aggiustare di sale e pepe.

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GENIO IMMORTALE. LA MOSTRA. 3

Fino al 15 di marzo, la città di Rimini ospita la mostra dedicata a un’icona del cinema italiano. L’esposizione troverà successivamente spazio (da aprile a giugno 2020) nelle sale di Palazzo Venezia, a Roma, per poi varcare i confini nazionali con un tour che toccherà Los Angeles, Mosca e Berlino. Info su: https://www.mostrafellini100.it

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Dal 14 al 21 marzo 2020, 25.000 persone da tutto il mondo si riuniranno di nuovo a 2.000 metri di altitudine nell’incantevole scenario dell’Alpe D’Huez con i migliori DJ al mondo. Info su: https://www.tomorrowland.com/ en/winter/welcome

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Dal 19 marzo al 13 settembre 2020 arriverà al Museo Mudec Milano la mostra Disney: L’arte di raccontare storie, dedicata ai grandi classici d’animazione che da sempre raccontano storie senza tempo. Info su: https://www.mudec.it/ita/

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da un’idea di Alberto Vergani Direttore Matteo Colella Art Director Gianfranco del Vicario Hanno collaborato Francesca Andreoni, Silvia Barlascini, Anna Benzoni, Leonardo Brambilla, Federico Cartareggia, Marta Lamanna, Riccardo Mancini, Simona Melli, Isabella Panzini, Ronny Pilla, Simone Salet, Matteo Sormani

OLINDIRIZZI ALFIERI & ST.JOHNN: www.alfieristjohn.it COLUMBIA: www.columbiasportswear.it

Relazioni Pubbliche Francesca Andreoni, Federico Cartareggia, Marta Lamanna, Isabella Panzini

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