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Cultura&Spettacoli
Domenica 12 Maggio 2019 www.gazzettino.it
A Venezia cerimonia di premiazione e apertura al pubblico dei Padiglioni d’arte. Il riconoscimento più ambito alla Lituania presa d’assalto, alla carriera di Jimmie Durham e al miglior partecipante, lo statunitense Arthur Jafa LA COSEGNA Le tre giovani artiste della Lituania con il presidente Paolo Baratta e il ministro Alberto Bonisoli. In centro la loro performance
I RICONOSCIMENTI emmeno il tempo di annunciare il Leone d’oro e una interminabile coda si è formata davanti al padiglione della Lituania accolto all’Arsenale. Centinaia di persone in paziente attesa per vedere “Sun & Sea (Marina)” che inscena un’opera brechtiana con tanto di bagnanti spalmati sulla sabbia a prendere il sole, mentre i visitatori vengono accolti su un ballatoio. È stato proprio «l’approccio sperimentale e il suo modo inatteso di affrontare la rappresentazione nazionale» a colpire la giuria, presieduta da Stephanie Rosenthal, come spiegano le motivazioni al premio in una performance interpretata come «una critica del tempo libero e della contemporaneità». E mentre le tre giovani artiste Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite ricevevano il premio in una splendida e affollata Sala delle Colonne a Ca’ Giustinian direttamente dalle mani del ministro dei Beni e delle Attività culturali Alberto Bonisoli, la loro opera d’arte veniva presa d’assalto.
N
LA CERIMONIA In una cerimonia di premiazione che è coincisa con l’inaugurazione della 58. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia presieduta da Paolo Baratta e curata da Ralph Rugoff che da ieri ha ufficialmente aperto i suoi padiglioni ai visitatori. E il ministro Bonisoli rivolto a Baratta, il cui mandato scade a fine 2019, ha detto: «Ci sono tutte le premesse per continuare a lavorare in un progetto culturale molto ambizioso e contemporaneamente il nostro Paese sta avendo un impatto a livello internazionale assolutamente straordinario». Mentre il presidente della Biennale consegnava sul palco i riconoscimenti e ringraziava «tutti coloro che hanno lavorato nel creare questo miracolo e alla città di Venezia che sa apprezzare i miracoli». Una Biennale che se avesse un colore sarebbe il “rosa”, molte delle premiate sono donne così come è femminile la maggior parte della giuria. Il Leone d’oro
Tutte le statuette della 58. edizione
PREMIO ALLA CARRIERA
Biennale festeggia con i Leoni d’oro alla carriera è andato a Jimmie Durham, che ha risposto all’ovazione del pubblico intonando una sua composizione, “Good morning sun”. Mentre uno dei momenti più emozionanti, le lacrime di Arthur Jafa, premiato con il Leone d’oro come miglior partecipante che, dopo aver ricevuto la statuetta dalle mani del governatore del Veneto Luca Zaia, è esploso in un pianto. Il film “The white album” dell’artista statunitense, accolto ai Giardini nel padiglione centrale, è stato definito dalla giuria «un saggio, una poesia e un ritratto» che fa «riflettere sul tema del razzismo e affronta in modo critico un momento carico di violenza». Tenera nella sua emozione anche la giovane e promettente artista di Cipro Haris Epaminonda, che avvolta nel suo abitino bianco ha ricevuto il Leone d’Argento dal Sottosegretario Vin-
porti sociali in Europa, rappresentati da fantocci intenti in lavori folkloristici e circondati da altrettanti personaggi racchiusi dietro a sbarre a rappresentare una sorta di mondo parallelo.
LA GIURIA
IL MINISTRO BONISOLI AL PRESIDENTE PAOLO BARATTA: «CI SONO LE PREMESSE PER CONTINUARE A LAVORAR ASSIEME»
cenzo Spadafora. Una menzione speciale è andata invece al padiglione del Belgio, accolto ai Giardini, e a ritirare il premio, dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, i due artisti Jos de Gruyter e Harald Thys. La giuria ha apprezzato il loro «humor spietato» nel ritrarre i rap-
La giuria, composta da Defne Ayas (Turchia-Olanda), Cristiana Collu (Italia), Sunjung Kim (Corea) e Hamza Walker (Stati Uniti), ha inoltre conferito le menzioni speciali a due donne. A riceverle Teresa Margolles (Messico) per le sue opere «acute e commoventi - come sottolineano le motivazioni - che trattano il dramma delle donne del suo paese gravemente coinvolte dal narcotraffico» e Otobong Nkanga (Nigeria) alla sua prima apparizione nella Biennale di Venezia. Raffaella Ianuale © RIPRODUZIONE RISERVATA
Il curatore Ralph Rugoff e l’artista statunitense Jimmie Durham
MIGLIOR PARTECIPANTE Il governatore del Veneto Luca Zaia consegna il Leone all’americano Arthur Jafa
LEONE D’ARGENTO Haris Epaminonda con il sottosegretario Vincenso Spadafora
«Berlino pronta a restituire il dipinto rubato agli Uffizi» IL CASO operaVaso di fiori del pittore olandese Jan van Huysum potrebbe fare presto ritorno in Italia. E precisamente a Firenze, agli Uffizi, dalla cui collezione fu trafugato durante l’occupazione nazista. A dare l’annuncio, è stato, ieri, il ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli con un tweet: «Nei giorni di inaugurazione della #BiennaleArte2019 a Venezia, ho incontrato la mia omologa tedesca Michelle Muntefering. Confermata la disponibilità a far rientrare in Italia il Vaso di Fiori di van Huysum, rubato dai nazisti agli Uffizi, e collaborazione per #Raffaello2020». Il dipinto, nelle collezioni del museo dal 1824, oggi è in possesso di una famiglia tedesca. «Questo processo - commenta Eike Schmidt, direttore delle Gallerie degli Uffizi - avviato alcuni me-
L’
si fa, ha fatto un altro passo avanti. Non è ancora del tutto risolto, ma questa disponibilità è molto importante, sarebbe bellissimo se si potesse concludere nel corso di quest’anno anche se i tempi tecnici non sono brevissimi».
I CONTATTI E ancora: «In tutti questi mesi siamo stati in contatto costante» con le autorità tedesche «e lo siamo ancora oggi e continueremo finché non sarà concluso questo rientro». Era stato proprio Schmidt, il primo giorno di quest’anno, a lanciare un
ANNUNCIO VIA TWEET DEL MINISTRO BONISOLI, MENTRE IL DIRETTORE SCHMIDT PARLA DI «UN ALTRO PASSO AVANTI»
appello, anche via Internet, alla Germania per la restituzione e a far collocare una stampa in bianco e nero dell’opera nella sala di Palazzo Pitti in cui si trovava l’originale, corredandola con la didascalia “rubato” scritta in tre lingue. L’annuncio della disponibilità del governo tedesco a favorire la restituzione non è stato l’unico del ministro. Bonisoli ha affermato che la collaborazione con la Germania in vista delle celebrazioni per i 500 anni della morte di Raffaello che si terranno nel 2020, interesserà in particolar modo la mostra che sarà allestita a Roma, alle Scuderie del Quirinale, anche con eventuali prestiti di opere dell’artista. Il ministro ha incontrato inoltre il suo omologo lituano Mindaugas Kvietkauskas con cui ha siglato un accordo di cooperazione in campo culturale pure per favorire la diffusione della lingua italiana in Lituania e le ministre della Cultura del Cile,
IL BELGIO SI DISTINGUE La menzione speciale consegnata dal sindaco Luigi Brugnaro IL QUADRO Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt mostra l’opera rubata “Il vaso di fiori” del pittore olandese Jan van Huysum
Consuelo Valdés Chadwick, e dell’Arabia Saudita, Noura Al Kaabi.
IL VERDETTO Intanto, la giuria della 58esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta e curata da Ralph Rugoff, ha assegnato il Leone d’oro per la miglior Partecipazione Nazionale alla Lituania, con Sun & Sea (Marina) di Lina Lapelyte, Vaiva Grainyte e Rugile Barzdziukaite: una spiaggia vista
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dall’alto, affollata da bagnanti, inusitata forma di sul nostro tempo. Menzione speciale per il Belgio: Mondo Cane, Jos de Gruyter & Harald Thys. Leone d’Oro per il miglior partecipante alla mostra internazionale May You Live In Interesting Times ad Arthur Jafa, Leone d’argento a Haris Epaminonda. Menzioni speciali per Teresa Margolles e Otobong Nkanga. A Jimmie Durham il Leone d’Oro alla Carriera. Valeria Arnaldi © RIPRODUZIONE RISERVATA
LE MENZIONI SPECIALI Teresa Margolles per il Messico e Otobong Nkanga per la Nigeria
2 VE
PRIMO PIANO
Domenica 12 Maggio 2019 Corriere del Veneto
1940-2019 Addio al Doge socialista
La vita
Venezia, la sua città Gianni De Michelis nasce a Venezia il 26 novembre 1940 da una famiglia metodista, benestante. Aderisce da studente universitario al Partito Socialista Italiano nel 1960, e 4 anni dopo viene eletto consigliere comunale. Laureato in chimica nel 1963, nel 1980 diventa professore a Ca’ Foscari
«Il suo Cavour» Componente della corrente di sinistra, Alternativa Socialista, nel 1976 appoggia l’elezione alla segreteria di Craxi di cui dirà: «Se lui era Garibaldi, io ero il suo Cavour». Deputato per sei legislature, eurodeputato, è tre volte ministro e vicepremier
Viveur Negli anni Ottanta diventa leggendario il suo amore per la vita notturna, le belle cene e le grandi feste. Grande frequentatore di discoteche, scrisse un libro che sorprese l’opinione pubblica: «Dove andiamo a ballare questa sera?», una guida a 250 discoteche italiane
Il pluriministro di un’altra Italia VENEZIA La data della morte, 11 maggio 2019, in fondo è una formalità anagrafica. Perché Gianni De Michelis era progressivamente mancato al mondo ormai da diversi anni, condannato anzitempo a una vecchiaia di semi-incoscienza da una malattia neurodegenerativa, che l’aveva colpito in forma particolarmente aggressiva. Quasi una forma di contrappasso su questa terra, per un uomo che era stato di intelligenza vivacissima e inesauribile vitalismo, che parlava a una velocità ultraumana – leggendaria era la disperazione degli interpreti che dovevano tradurlo negli impegni internazionali – e pensava con una rapidità ancora maggiore. Gianni De Michelis è mancato nella notte di ieri all’ospedale di Venezia, la sua città, soltanto sei mesi dopo l’addio al fratello Cesare, intellettuale ed editore. Aveva 78 anni ed era stato un uomo pubblico potente, ma potente per davvero. Il Doge socialista della moderna Serenissima. Giovanissimo consigliere comunale e poi assessore, parlamentare del Partito Socialista Italiano ininterrottamente dal 1976 al 1994, infine pluriministro (delle Partecipazioni statali, del Lavoro, vicepresidente del Consiglio e degli Esteri) tra il 1980 e il fatale – per lui e per molti altri, in quella stagione politica – 1992, nonché vicesegretario nazionale del Psi a guida Bettino
L’uomo che firmò Maastricht finì travolto da tangentopoli. Un vero potente, vitale e visionario «Se Craxi era Garibaldi, sono stato il suo Cavour». Politica, disco e lusso prima della malattia Craxi: «Se Craxi era Garibaldi – resta una delle sue frasi celebri – io ero il suo Cavour». C’è la sua firma, in nome e per conto dell’Italia, sotto uno dei documenti che hanno cambiato la storia dell’Europa, il trattato di Maastricht. E c’è il suo volto, occhialoni squadrati e capello mai del tutto domo, in mille e una fotografie di quell’epoca dorata e scanzonata che furono gli Ottanta, quando l’Italia tutta, compresa quella politica, riscopre, dopo le cupezze degli Anni di piombo, la gioia di vivere e la passione per il denaro, i begli abiti e le belle donne, il divertimento. Tutte cose de esibire, e De Michelis non si tira certo indietro: nei ristoranti più prestigiosi, nelle sontuose feste che dava (alla Marittima di Venezia o a Tor di Valle a Roma, dove, per festeggiare un compleanno, affittò tutto l’ippodromo,
scuderie comprese), ai faraonici congressi del Psi, al Tartarughino o al Jackie O, le due discoteche di grido della Capitale. Leggenda vuole che, quand o l ’ h ote l P l a z a – d ove dormiva, e non solo, durante la sua permanenza a Roma –, nel 1993 gli manda il conto della suite personale per gli ultimi 3 anni, il totale ammontasse a 490 milioni di vecchie lire. Nel frattempo, era già scoccato il fatidico 17 febbraio 1992, l’inizio della fine: si alza la bufera di Tangentopoli, che cancellerà il Psi dal panorama politico nazionale e farà strage dei suoi principali dirigenti. Il primo avviso di garanzia arriva a De Michelis all’inizio del ’93 ed è firmato Antonio Di Pietro. Poi sarà la volta del filone veneziano, quello sulle tangenti per la bretella di collegamento tra Mestre e l’aeroporto Marco Polo, trasformatasi in una specie
Le reazioni
IlsilenziodellaLegaedeiCinqueStelle Brugnaro:«IlVenetoglidevemolto» VENEZIA Nonostante il tenace tentativo di non consegnarsi all’oblio del ritiro a vita privata («Sono molto grato a Brunetta per avermi offerto questa opportunità di sopravvivenza, per uno che ha fatto politica tutta la vita, finire ai giardinetti è la premessa della morte...» disse nel 2009, quando l’allora ministro per la Funzione pubblica lo chiamò con sé al ministero come consulente) non c’è dubbio che Gianni De Michelis sia stato un uomo della Prima Repubblica, lontano mille miglia - e quello anagrafico è solo l’ultimo dei parametri di riferimento - dai politici di oggi, i nuovi potenti. Una lontananza che si è manifestata in modo plastico ieri, nel rito del cordoglio che ha visto in prima linea antichi avversari (come Cacciari, qui accanto) ma assenti in egual misura leghisti e pentastellati per i quali, com’è probabile, conta
più la memoria del patteggiamento per Tangentopoli che quella della firma sul Trattato di Maastricht. Tutti si sono ritrovati, ieri, nel silenzio. La nota del governatore Luca Zaia, scarna e istituzionale, è arrivata solo a metà pomeriggio, molte ore dopo l’ufficializzazione della morte di De Michelis: «Per motivi anagrafici, le nostre strade non si sono mai incrociate. Ciò nondimeno siamo di fronte alla scomparsa di un veneziano che ha svolto un ruolo importante nella vita politica e culturale locale e na-
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Sergio Mattarella Intelligente e appassionato, le sue intuizioni su Balcani, Medio Oriente e Mediterraneo, hanno consolidato il ruolo internazionale dell’Italia
zionale, ricoprendo importanti incarichi e distinguendosi come intellettuale e docente universitario. Esprimo il mio cordoglio a tutta la sua famiglia, colpita anche dalla morte di Cesare De Michelis». Decisamente più partecipate le parole del sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, che ricorda l’ex ministro come «un nostro cittadino passionario ed illuminato capace prima di anticipare e poi di interpretare da protagonista i cambiamenti sociali e politici della storia di Venezia e d’Italia», «un grande statista: l’aeroporto, il Passante, la rete infrastrutturale del Veneto e anche la Legge Speciale per Venezia, si sono sviluppati e concretizzati grazie alla forza politica di Gianni De Michelis. Queste sono le cose per il quale va ricordato e mi attiverò per organizzare un convegno per raccontare il ruolo di Gianni. Per tutto il resto, ci sarà tempo per
fare le analisi storiche di un periodo che è stato liquidato con superficialità». Anche il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che dagli scranni della Dc ha condiviso molti anni in parlamento con il socialista De Michelis, ricorda quest’ultimo come «intelligente e appassionato» e gli riconosce di aver segnato «con la sua azione una significativa stagione della politica estera del nostro Paese, nella fase che faceva seguito al venir meno del contrasto Est-Ovest. Le sue intuizioni e il suo impe-
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Renato Brunetta Un amico, un maestro, un grande ministro, uno straordinario uomo di Stato. Ciao Gianni, rimarrai nel cuore di tutti noi
gno sulla vicenda europea, dei Balcani, del Medio Oriente e del Mediterraneo, hanno consolidato il ruolo internazionale dell’Italia e contribuito alla causa della pace e della cooperazione internazionale». Il suo predecessore, Giorgio Napolitano, parla di «un protagonista di forte temperamento e combattività» e rende omaggio «ai suoi contributi intelligenti e forti». Renato Brunetta lo saluta così: «Un amico, un maestro, un grande ministro, uno straordinario uomo di Stato. Ciao Gianni, rimarrai nel cuore di tutti noi». Mentre Bobo Craxi ricorda come De Michelis sia sempre stato «molto leale a mio padre, di una lealtà che non era servile, ma frutto di coerenza e intelligenza. A volte sembrava uno zio matto - sorride -, ma solo perché vedeva oltre, era di una lungimiranza straordinaria». Marco Bonet © RIPRODUZIONE RISERVATA
PRIMO PIANO
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La politica in lutto reazioNi istitUzioNali
«Intelligente e appassionato» Il cordoglio di Mattarella
Gianni De Michelis, da tempo aggredito da una feroce malattia si è spento all’alba di ieri all’ospedale di Venezia all’età di 78 anni
re, non l’epilogo della carriera politica. Perché l’esilio craxiano ad Hammamet coincide con lo sfaldamento del partito, dalle macerie nasce il Nuovo Psi: d’intesa con Bobo Craxi, De Michelis ne assume le redini, si candida alle europee del 2004 e, grazie a 34 mila preferenze, vola a Strasburgo. Ma è l’ultimo squillo. Poi il tramonto gli riserverà diaspore, polemiche, abbandoni. Che in verità affronta a testa
alta, riconoscendo gli errori e rivendicando le intuizioni: «Sì, c’erano i nani e le ballerine ma a questa Italia servirebbe l’ottimismo riformista degli anni Ottanta», rifletterà nell’ultima intervista. Niente retorica, si diceva, tantomeno discorsi roboanti davanti al feretro: i suoi funerali, puntualizzano i familiari, si svolgeranno «in forma strettamente privata». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
VENEZIA. «Scompare con la morte di Gianni De Michelis uno dei protagonisti della attività di governo dell’ultima parte del Novecento». Lo afferma in una nota il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Intelligente e appassionato esponente della causa socialista ha segnato con la sua azione una significativa stagione della politica estera del nostro Paese, nella fase che faceva seguito al venir meno del contrasto est/ovest. Le sue intuizioni e il suo impegno sulla vicenda europea, dei Balcani, del Medio Oriente e del Mediterraneo, hanno consolidato il ruolo internazionale dell’Italia». «È stato, in un periodo di travaglio dell’Italia repubblicana, un protagonista di forte temperamento e combattività. La sua scomparsa costituisce l’epilogo di un lungo stato patologico che personalmente ho cercato di seguire, poiché ho per molti anni vissuto con lui confronti, vicinanze, tensioni nell’ambito della sinistra e della dialettica tra le forze politiche più vive del Paese». Lo afferma l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano. «Gianni è stato un grande uomo di governo ed un compagno leale di mio padre, nella buona e nella cattiva sorte, a cui non fece mai mancare la sua vicinanza negli anni dell’esilio tunisino». Lo scrive Stefania Craxi, senatore di Forza Italia. «Per motivi anagrafici le nostre strade non si sono mai incrociate. Ciò nondimeno siamo di fronte alla scomparsa di un veneziano che ha svolto un ruolo importante nella vita politica e culturale locale e nazionale, ricoprendo importanti incarichi e distinguendosi come intellettuale e docente universitario». Così il presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia. —
il progetto ambizioso
Il sogno dell’Expo a Venezia infranto dal caos Pink Floyd VENEZIA. Il grande sogno di Gianni De Michelis dell’Expo a Venezia del Duemila. Infranto in una notte. Quella del Redentore del 15 luglio del 1898 del “mitico” concerto dei Pink Floyd in Piazza San Marco, con l’ondata di polemiche e di devastazioni che si trascinò dietro. Tutto iniziò alla metà degli anni Ottanta quando De Michelis, dopo, allora ministro degli Esteri, ebbe l’”illuminazione” dopo un colloquio
con l’architetto Franco Bortoluzzi, storico dirigente dell’Assessorato all’Urbanisticca del Comune. Organizzare a Venezia un’Esposizione Universale, per rilanciare la città e arrestare l’esodo, creando anche un via d’accesso alla città d’acqua da Tessera, facendo dell’Arsenale da recuperare il cuore pulsante della manifestazione. Si era alla metà degli anni Ottanta e De Michelis non per-
se tempo, facendo lanciare a livello governativo la proposta do candidare Venezia a sede dell’Esposizione Universale del 2000, in concorrenza con la città tedesca di Hannover. Un anno dopo partiva già - con la sponsorizzazione di De Michelis - il Consorzio Venezia Expo 2000, formato da 38 imprese private tra le maggiori del Paese: dalla Fiat all’Olivetti, dall’Ibm alla Montedison, dalla Philips della Benetton.
Il parlamentare ricorda lo scomparso, dagli studi su Porto Marghera al debutto governativo: «Contro di lui fango e accuse ridicole»
Brunetta: «Lungimirante e apprezzato all’estero È stato il mio maestro»
Renato Brunetta, deputato veneziano, grande amico di De Michelis
L’INTERVISTA
Eugenio Pendolni
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norevole Renato Brunetta, Gianni De Michelis è stato uno degli ultimi leader nazionali espressi dal Veneto. Quali erano i tratti punti qualificanti della sua figura? «Anzitutto, per me è stato un grande amico oltre che un maestro. Di politica e ancor di più di metodo scientifico. E poi è stato un grande ministro in settori cruciali» La vostra collaborazione inizia nell’83, al ministero del Lavoro. Che ricordo ha di quella stagione? «Uno su tutti, il decreto di San Valentino, quella straordinaria scelta di tagliare di quattro punti percentuali la scala mobile, così da bloccare la spirale salari-prezzi. Fu
Alla presidenza del Consorzio il “mago” della pubblicità Giulio Malgara, affiancato da Cesare De Michelis - patròn della Marsilio oltre che fratello di Gianni - in qualità di vicepresidente e amministratore delegato. “Imbarcato” nella squadra anche un archistar come Renzo Piano (abbandonerà l’impresa un anno più tardi) che progetta il cosiddetto “magnete”, un centro servizi nell’area di Tessera, che si presentava come una sorta di “cratere” di 500 metri di diametro racchiuso in una collina artificiale che si sviluppava su 200 mila metri quadri e aveva una capacità di 700 mila visitatori. «A questa città è sempre mancata la capacità di pensare in grande - sostenne De Michelis presentando nel febbra-
una sua grande intuizione, di quelle che negli anni salvarono il nostro Paese in più di un’occasione». Oltre al lavoro, avete condiviso la stessa città di nascita, Venezia. «Infatti lo ricordo soprattutto come veneziano. Fu lui ad avviare le grandi elaborazioni sulla legge speciale per Venezia, lui a guidarmi nei primi studi su Porto Marghera e ancora lui, professore di chimica, mi dava gli strumenti per capire l’evoluzione del polo industriale. Zinco, rame, piombo, alluminio, cantieristica: per capire Marghera bisognava conoscere i cicli produttivi, le tecnologie ,l’evoluzione dei mercati. Era il suo modo di fare politica». Quale era la sua idea di Venezia? «Per prima cosa, la necessità che Porto Marghera corresse al passo coi tempi. Insieme elaborammo modelli di conoscenza e pianificazione
io dell’89 alla Fondazione Cini il progetto Expo alla città - ed è necessario uscire dalla monocultura turistica, avviando, con l’’Expo, dopo secoli di decadenza, un grande progetto di respiro internazionale, sconfiggendo le resistenze di quel fronte del no che si è sempre opposto a Venezia a qualsiasi
L’intuizione, con l’adesione del governo, poi le polemiche iniziativa di carattere innovativo». Il fronte del no era costituito dalle associazioni ambientaliste e anche da una parte della sinistra, ma in una situazione
per l’intera città metropolitana. Per superare e meglio coniugare, come si diceva allora, il modello di Volpi della città industriale: Mestre-Marghera da una parte, la città storica dall’altra». Una tendenza alla modernizzazione ribadita nel tentativo - naufragato - di portare in laguna l’Expo? «Sarebbe stato un catalizzatore per tutto il Nordest e l’alto Adriatico. Non se ne fece nulla per miopia e mancanza di visione. Lui, la capacità di visione ce l’aveva». Anche da ministro degli Esteri? «Già dagli anni ’80 sosteneva la necessità di far cooperare le due sponde del Mediterraneo. Altrimenti, la sponda ricca avrebbe subito le migrazioni della sponda più povera. Così come ci vide molto lontano nell’89, con l’unificazione tedesca e poi con la firma del trattato di Maastricht: insieme ad Andreotti scambiò il via libera alla riunificazione tedesca con la nascita dell’euro. Un’altra grandissima intuizione che doveva essere alla base di una nuova Europa: con una Germania riunita e una moneta unica». Le traversie giudiziarie l’avevano segnato? «Certamente, anche se si risolsero quasi tutte in una bolla di sapone. Di tutti quei procedimenti e del tanto fango che gli tirarono addosso, ne uscì sempre assolto. Tranne i due patteggiamenti, per accuse che io ritengo ridicole. Segnato sì, sconfitto no. Nel 2004 si ributtò nell’agone politico come parlamentare europeo. Ammirato da tutti. Perché grande era la considerazione di cui godeva a livello internazionale». —
di ambiguità. Alla guida della città c’era una Giunta comunale pentapartito con Pci, Psi, Psdi, Verdi e Repubblicani, guidato dall’avvocato Antonio Casellati, del Pri. Che è scettico e anche un po’ preoccupato per l’effetto dell’Expo sulla città. Ma tutto precipita dopo la notte dei Pink Floyd del luglio 1989 e l’invasione della città da parte di 200 mila giovani che lasciano il mattino dopo Piazza San Marco come un campo di battaglia. Quelle immagini di devastazione fanno il giro del mondo e la protesta contro l’Expo a Venezia si fa più forte. Parlamento italiano e europeo si pronunciano contro l’Expo a Venezia e il 12 luglio 1990 il Governo ritira la candidatura di Venezia. — E.T.
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BELLUNO
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Adunata di Milano le tre sezioni sfilano separate per l’ultima volta Già dal raduno triveneto degli alpini a Tolmezzo formeranno una unica bandiera tricolore. Salvini: «Ripristino della leva» Francesco Dal Mas BELLUNO. Guardiamoli bene, oggi in tivù, verso mezzogiorno. Gli alpini della Cadore, di Belluno e di Feltre – maglie rosse, bianche e verdi – sfileranno per l’ultima volta distaccati. «Ma il tricolore non può che essere unito». E quindi? «Dal prossimo raduno triveneto di Tolmezzo, in giugno, i tre gruppi si cuciranno e formeranno un’unica bandiera». Ad anticiparlo è Lino De Prà, uno dei 3 mila alpini della provincia. Un’operazione simbolica, che testimonia, una volta di più, la tensione verso l’unità. Oggi, però, le penne nere delle Dolomiti, marceranno divise, perché gli uomini della protezione civile sfileranno in testa al corteo del terzo raggruppamento. Saranno i primi ad arrivare in piazza Duomo, immediatamente dopo le 12. E in testa ci sarà anche l’alpino Gianpaolo Bottacin, assessore regionale della Protezione civile. «Sarà l’occasione per dire un sincero grazie – anticipa – agli alpini che hanno partecipato all’emergenza e alla prima ricostruzione della tempesta Vaia. Hanno donato, si pensi, 5 mila giornate di lavoro, ben 40 mila ore. Se abbiamo fatto presto e bene, è anche compito loro». In un mes-
saggio all’Ana, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha infatti espresso ieri pomeriggio «il ringraziamento della Repubblica per i valori tramandati e per l’impegno senza riserve svolto in campo sociale e nell’ambito dei dispositivi di protezione civile». Un grazie, quello di Bottacin, che verrà rilanciato dal presidente Luca Zaia. «Ecco perché – condivide Angelo dal Borgo, il presidente della sezione di Belluno– vogliamo il ripristino della leva». Appunto, la mini naja. È stata rilanciata ieri dal vicepremier, Matteo Salvini, nella visita compiuta alla cittadella militare installata in centro. «C’è già un progetto di legge della Lega depositato da tempo – ha detto il vicepremier Matteo Salvini – con l’opzione servizio militare o civile, uno può scegliere con nozioni di protezione civile, pronto intervento, antincendio. Quindi, non per fare la guerra ma per essere operativi e svegli come quando c’è un terremoto». Oggi alla sfilata ci sarà anche il ministro della Difesa, Trenta, che non è favorevole alla nuova leva. Alla domanda se pensa che la proposta sarà sostenuta anche dal M5S, Salvini ha risposto: «Temo che siamo gli unici a sostenerla però ci riproviamo». «Io feci
12 mesi da fante – ha ricordato Salvini -. Magari 12 mesi oggi no, però sei mesi con nozioni di pronto soccorso, protezione civile e pronto intervento, magari nel Corpo degli Alpini, servirebbe a molti ragazzi e a molte ragazze per imparare rispetto, sacrificio, disciplina, onore, sudore e fatica. Quindi, ci riproveremo». Due giovani lo hanno contestato. «Buu, vergogna, noi il servizio militare non lo vogliamo. Ci serve un altro tipo di educazione», gli hanno urlato i due, prima di essere identificati dalla polizia. Una mini naja di supporto non dispiacerebbe neppure alle forze armate già in campo, come il 7° Reggimento Alpini di Belluno, che oggi sarà rappresentato ai massimi livelli. E tra i bellunesi non mancherà certamente la commozione quando, girandosi, vedranno sfilare, immediatamente alle loro spalle, la sezione Ana di Vittorio veneto, con il reparto Salmerie. No, Iroso, l’ultimo mulo della Cadore, non ci sarà, è morto il mese scorso. Ma ci saranno altri quattro muli. E ci sarà anche la bandiera delle Olimpiadi 2026 che porteranno le sezioni del Cadore e di Verona, per fare memoria di un importante traguardo che Milano e Cortina vogliono raggiungere. —
la giornata
La forte grandinata non ferma la festa di 200 mila penne nere Oggi anche i quattro muli del reparto Salmerie di Vittorio Veneto, in ricordo di Iroso morto di recente a 40 anni Grande affluenza nella cittadella MILANO. Ottantacinquemila penne nere, in rappresentanza delle 80 sezioni - 12 quelle venete - e dei 4300 gruppi diffusi in tutto il mondo: tanti gli alpini che oggi sfileranno nel centro di Milano. Molto nutri-
ta la presenza veneta. Adunata alle 9 a Porta Venezia, quindi il lungo corteo si muoverà tra le strade milanesi sfilando per piazza San Babila, lambirà il Duomo e proseguirà verso largo Cairoli, dove si scioglierà la manifestazione. A sfilare saranno anche Vulcano, Mian, Marna e Dora, i quattro muli del Reparto Salmerie di Vittorio Veneto, forieri dell’eredità di Iroso, l’ultimo mulo alpino, insignito del grado di
generale, morto a fine aprile a 40 anni (120 di un alpino). Iroso sarà protagonista non con il suo zoccolo, come in un primo momento era stato detto, bensì con la cavezza utilizzata per condurre a mano l’animale, una reliquia che sarà portata su un cuscino rosso dai suoi compagni alpini. Questo sarà il culmine di un’adunata che è stata in grado di richiamare a Milano quasi 500 mila persone. Circa
le immagini
Foto ricordo nei luoghi simbolo della città Alpini di Salce, del Cadore e di Lamon a Milano, nelle foto pubblicate sui social. Tra feste, sfilate, foto ricordo anche con i turisti stranieri (facile immaginare il loro stupore) si attende l’adunata
200 mila le penne nere viste negli ultimi due giorni tra le strade della città, radunatesi tra piazza Cairoli e, soprattutto, parco Sempione, scelto per l’allestimento della cittadella degli alpini: un’area di 24 mila metri quadri, con quaranta stand nei quali 350 militari - truppe alpine e volontari della protezione civile - hanno mostrato ai tanti curiosi le attuali dotazioni delle truppe, con vere e proprie dimostrazioni, come quelle dell’unità cinofila di Verona o delle squadre volontarie antincendio boschivo, fino alla possibilità per i visitatori di salire sulla motoslitta alpina, sulla macchina movimento terra e sul veicolo tattico multiruolo dell’esercito italiano. Tantissime le persone che ne hanno
approfittato: i tornelli della cittadella hanno contato ottomila accessi ogni ora, dalle 9 alle 21, tra “veci” alpini in congedo e semplici curiosi. Un numero che ha subìto un inevitabile e brusco arresto nel tardo pomeriggio, per la violenta grandinata che si è abbattuta sulla città. Annulla-
Il meteo dovrebbe essere più clemente per la giornata odierna Si comincia alle 9 to a causa del forte vento in quota il lancio dei paracadutisti, previsto a mezzogiorno all’Arena Civica. Oggi il meteo dovrebbe essere più cle-
mente e la cittadella aprirà ancora al pubblico dalle 9 alle 18. Ma la giornata di ieri, accanto all’adunata consumatasi tra gli stand della cittadella e intorno alle lunghe tavolate allestite nella piazza antistante il Castello Sforzesco, ha visto anche due appuntamenti ufficiali: in Duomo, la messa in suffragio ai caduti e nella sede di Assolombarda, l’incontro con il presidente Ana Sebastiano Favero, le autorità locali e il sindaco Giuseppe Sala, con la consegna del premio “giornalista dell’anno” a Stefano Filippi. La giornata si è conclusa con i concerti e le fanfare, appuntamento a suggello di una giornata comunque sempre accompagnata dai tanti cori. — Laura Berlinghieri
REGIONE
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Verso le elezioni europee «Perché noi vogliamo cambiare questa Unione europea che anziché dare una mano al Nordest ne accentua le difficoltà con burocrazia asfissiante, divieti dannosi e provvedimenti che aiutano i soliti noti a danno del nostro Paese. Finora la rappresentanza leghista in Europa è stata ridotta, se stavolta saremo in buon numero potremo entrare nelle commissioni dove si assumono le decisioni importanti e batterci in difesa del lavoro, dell’impresa, dell’agricoltura, del turismo. Del nostro futuro, insomma». Cosa emerge dal territorio, qual è la richiesta più pressante dei vostri elettori?
Da Re sfida i 5 Stelle «Se la Lega vincerà non accetteremo veti su autonomia e Tav» Il candidato, segretario del partito veneto, guarda al dopo voto «Cambino atteggiamento o ciascuno per la propria strada» L’INTERVISTA
FILIPPO TOSATTO sondaggi premiano la Lega? Prima di brindare aspettiamo il 27 maggio, certo, se gli elettori ci daranno fiducia, avremo finalmente la forza di mettere le carte in tavola con i 5 Stelle: la loro opposizione all’autonomia, il freno alle grandi opere, il veto all’Alta velocità, non sono più accettabili. O cambiano atteggiamento e rispettano il contratto di governo oppure ognuno per la propria strada». Gianantonio “baffo” Da Re, segretario del parti-
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«I ministri M5S bloccano la riforma federalista, ma per noi non è negoziabile» to veneto e candidato alle europee, è un veterano che parla schietto, a costo di suscitare qualche mal di pancia, anche tra i compagni di cordata leghista. Salvo sorprese, la circoscrizione Nord-Est riserverà alla Lega la parte del leone. Le ultime rilevazioni elettorali, però, vi segnalano in calo. È l’effetto dell’incessante litigiosità gialloverde acuito dal caso Siri? «I contrasti romani sono sotto gli occhi di tutti ma non
dipendono dai capricci. Matteo Salvini chiede semplicemente all’alleato di tener fede agli impegni assunti, a cominciare dal riconoscimento dell’autonomia di Veneto e Lombardia, sollecitata da milioni di cittadini attraverso i referendum. Invece i ministri del M5S osta-
«Pochi sei veneti in corsa? Non sono d’accordo, la Lega non è più localista» colano la riforma, inventano mille problemi, ne bloccano l’approvazione in consiglio dei ministri; la verità è che non la vogliono perché il loro elettorato del Sud e soprattutto i notabili meridionali, la considerano una minaccia: anziché accoglierla come un grande opportunità di riscatto civile e di assunzione di responsabilità, temono che il Nord scappi con la cassa. Voglio essere chiaro una volta per tutte: per noi l’autonomia non è negoziabile, è una pietra miliare e non vi rinunceremo mai. Se l’alleato continua ad ostacolarla, questa esperienza di governo avrà vita breve». Mara Bizzotto, Da Re, Paola Ghidoni, Paolo Borchia, Rosanna Conte, Ilenia Rento: la lista europea della Lega schiera 6 veneti su 15 candidati, pochini si direbbe... «Non sono d’accordo. A par-
te Salvini, capolista, siamo in corsa insieme a cinque rappresentanti dell’Emilia Romagna, due del Friuli Venezia Giulia ed uno del Trentino Alto Adige. Si tratta di regioni e province che hanno conosciuto una grande crescita di consensi, confermate dalle vittorie amministrative: è giusto riconoscere il lavoro svolto. La Lega non è più un partito localista trincerato in qualche provincia, ora agisce in tutto il Paese». Già. Non sarà che la vecchia guardia, il leghismo duro e puro delle origini, storca il naso davanti alla svolta tricolore e all’occhiolino strizzato all’ultradestra? «Se qualche malumore c’è stato, appartiene al passato. Ora nella base prevale la convinzione che solo un ampio consenso politico spalmato su scala nazionale ci consentirà di attuare il programma elettorale e di mantenere gli impegni assunti
«Non è vero che gli gli “zaiani” sono esclusi, sono stato il suo segretario per 14 anni» con gli italiani». Dalla vostra lista, i consiglieri regionali che aspiravano a Strasburgo sono stati esclusi in blocco, incluso il presidente dell’assemblea del Veneto, Roberto Ciambetti. Come di-
«Il territorio ci chiede di rompere l’alleanza con il M5S ma forse non sarà necessario... »
Matteo Salvini accanto a Gianantonio Da Re ad un comizio leghista
re, non c’è posto per gli zaiani? «Perché? Io cosa sarei? Per quattordici anni, a Treviso, sono stato il segretario provinciale di Luca Zaia e l’ho supportato e sopportato, sì, proprio così, in ogni fase della sua ascesa: tra noi c’è sempre stato un dialogo franco e rispettoso, ricordo agli smemorati che a dirigere i due comitati a sostegno del referendum autonomista, il governatore ha chiamato il sottoscritto. Quanto alle candidature, io non mi sono mai proposto, si è trattato di scelte esclusive di Salvini al punto che non conosco personalmente la candidata di Belluno e ho sostanzialmente appreso gli altri nomi a giochi fatti. La decisione di non sottrarre i consiglieri regionali e i
parlamentari al loro incarico, oltretutto, riguarda anche Emilia, Friuli, Trentino: l’ha deciso il segretario federale, lo statuto gli riconosce questa facoltà, io non ho avuto voce in capitolo». Il politologo Paolo Feltrin prevede un calo di affluen-
«Vogliamo cambiare questa Unione europea che sta penalizzando tutto il Nordest» za, favorito dallo scarso appeal del Parlamento europeo, giudicato lontano dai cittadini e privo di effettivi poteri. Perché i veneti dovrebbero recarsi in massa ai seggi e votare Lega?
«Quella di porre fine all’alleanza con i 5 Stelle o, almeno, di correggere drasticamente la rotta. Il nostro elettorato non digerisce certe misure, tipo reddito di cittadinanza, e ritiene che non sia possibile proseguire l’azione di governo in queste condizioni. Ma forse non sarà necessaria una rottura da parte nostra, credo che dopo il voto sarà il M5S a cambiare atteggiamento o addirittura collocazione parlamentare. Il silenzio assordante di Casaleggio e Di Battista nei confronti di Di Maio mi pare eloquente». I sondaggi prevalenti collocano la Lega nordestina intorno al 43% con tendenza al ribasso. Che percentuale sottoscriverebbe? E quanti seggi contate di centrare? «Appena un anno fa, alle politiche, abbiamo raccolto poco più del 17%, se arrivassimo a quaranta punti sarebbe un successo straordinario. Gli eletti? Non mi nascondo: scommetto su 6 ma spero in 7. Sì, sono ottimista perché la Lega è in salute, ha un progetto chiaro, è radicata nel tessuto sociale e schiera militanti animati da una passione straordinaria. Non vedo nulla del genere intorno a noi». — BY NC ND ALCUNI DIRITTI RISERVATI
resta in carcere
tra consumatori e ad
Donna sgozzata, il marito non risponde al giudice
Truffa diamanti, domani Presidio alla Elcograf l’incontro a Milano a rischio 440 posti
VENEZIA. Resterà in carcere Abdelkrim Foukahi, il marocchino di 41 anni arrestato per l’omicidio della moglie 45enne Damia El Assali, trovata morta sgozzata nell’abitazione della coppia a Borgonovo, in provincia di Piacenza, la mattina dell’8 maggio. L’uomo era stato fermato da Polizia e Carabinieri vicino a Treviso mentre fuggiva insieme ai due figli piccoli, ora affidati ai parenti. Il nordafricano è stato interrogato ieri dal Gip del tribunale di
VERONA. Si terrà lunedì a Milano, nella sede del Banco Bpm, l’incontro tra l’amministratore delegato Giuseppe Castagna e le delegazioni delle associazioni dei consumatori Adiconsum e Federconsumatori per discutere sul caso dei diamanti da investimento. All’appuntamento, che fa seguito all’incontro dello scorso 8 aprile, le associazioni dei consumatori
Venezia e si è avvalso della facoltà di non rispondere. Durante il colloquio sarebbe scoppiato a piangere chiedendo notizie dei suoi figli. Nei prossimi giorni gli atti verranno trasmessi alla procura piacentina. Quella del marito marocchino, accusato di omicidio volontario, potrebbe diventare la prima applicazione a Piacenza della legge 33 del 12 aprile che riguarda l’inapplicabilità del rito abbreviato ai delitti puniti con l’ergastolo. —
verona
si aspettano di conoscere le proposte del Banco Bpm sui risarcimenti agli investitori dei diamanti. Una vicenda che ha già portato, nei giorni scorsi, alle dimissioni del dg Maurizio Faroni, indagato nella presunta truffa sulla vendita delle pietre preziose. Si tratta di un incontroi molto atteso dagli investitori dei diamanti che ora sono in attesa dei risarcimenti. —
VERONA. Presidio di protesta ieri da parte dei lavoratori dell’Elcograf. I dipendenti dell’ex Mondadori Printing, rilevata nel 2008 dal Gruppo Pozzoni, hanno manifestato nell’ambito dello stato di agitazione che ha portato i sindacati Cigl, Cisl e Uil e Ugl a proclamare otto ore di sciopero nell’ultimo turno di lavoro della settimana, non solo nello stabilimento di Verona (inaugurato nel 1959 da Arnoldo Mondadori), ma an-
che a Cles (Trento) e Melzo (Milano). A rischio ci sarebbero oltre 1900 posti di lavori, dei quali 440 nel sito veronese. Al presidio sono intervenuti parlamentari veronesi, consiglieri regionali e il sindaco di Verona, Federico Sboarina. «Tutte le scelte che farò e che faremo – ha detto Sboarina-, sono per far crescere le nostre aziende, ma sono anche scelte che non faranno perdere un posto di lavoro». —
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Primo Piano
Domenica 12 Maggio 2019 www.gazzettino.it
A SAN MARCO A destra, Gianni De Michelis con Mario Rigo e papa Giovanni Paolo II il 17 giugno 1985
LA POLITICA, LA VITA PRIVATA Sopra, De Michelis con Gianni Pellicani durante un dibattito negli anni ‘80 (foto Fondazione Pellicani, archivio Gianni Pellicani). A destra, fuori da Ca’ Farsetti dopo le nozze con Stefania Tucci
Paolo Costa: «Sull’Expo dovevamo seguirlo» L’EX MINISTRO VENEZIA (d.gh.) L’ex ministro,
CON IL PATRIARCA De Michelis, Marco Cè e Pellicani
’74. Nascono le partecipazioni statali. Inizia la deriva. Gianni vive queste realtà. E’ ricco di cultura e di scienza che lo rendono promotore di cento iniziative.
UNA VITA DA PROTAGONISTA Diventa protagonista. La concretezza accompagna sempre la sua azione politica; il suo linguaggio non conosce il politicamente corretto. Crea a Venezia un gruppo dirigente socialista di valore e coltiva, ad un tempo, un rapporto intenso con la base. Non sono pochi quelli che hanno attinto preziose esperienze da Gianni. Io, che l’ho avversato, gli devo più di altri: gli studi, le riflessioni con i quali contrappormi mi hanno cresciuto non poco.
Foto Fondazione Pellicani
Il Gianni delle “balere” non gli appartiene. Di stretta educazione valdese la sua vita personale, anche in politica, ha sempre un tono alto. Non ci siamo mai dati un perché. Il suo “sapere” colpisce l’interlocutore: è universale e tale rimane fino a che il cervello non gli si mette di traverso. L’amarezza accompagna i suoi ultimi anni. Uno dei tanti ricordi è quello di un simpatico consigliere comunale che, dopo ogni intervento a cascata di Gianni, si complimentava chiamandolo con l’appellativo che a me piaceva tanto: “Gianni Italia”. *ex sindaco di Venezia © RIPRODUZIONE RISERVATA
FRATELLI Gianni De Michelis alla Fenice con il fratello Cesare, editore scomparso lo scorso agosto. L’ex ministro non riuscì a partecipare ai funerali del fratello a causa della malattia
ex autorità portuale ed ex rettore di Ca’ Foscari Paolo Costa non ha dubbi: se ne è andato un altro protagonista della scena veneziana, un grande innovatore, un grande anticipatore con grandi intuizioni su ciò che Venezia poteva fare e su come andava organizzata. «De Michelis immaginava già il collegamento Patreve negli anni ’80 – spiega Costa - così come i collegamenti Alpi Adria e con Kiev. Tentò anche una spallata con l’Expo che non andò bene. Come università avevamo contestato l’idea temendo gli effetti del turismo. Non abbiamo avuto l’Expo ma il turismo lo abbiamo lo stesso. Abbiamo sbagliato: sarebbe stato meglio seguire la strada di Gianni, vedendo anche l’esperienza dell’esposizione a Milano. Aveva avuto anche l’idea della Sublagunare che avrebbe sconvolto gli equilibri di potere, a vantaggio della comunità. La nostra è stata una generazione che ha tanto pensato e poco ha realizzato, la classe dirigente veneziana non è stata all’altezza delle sue proposte». Costa ricorda anche l’ultima
volta che ha incontrato De Michelis al Porto. «Era venuto a chiedermi informazioni sul porto offshore – racconta - che considerava poter portare Venezia a livello internazionale. Perché per lui Venezia non poteva che essere grande. Ha lavorato sempre per questo. Mi disse che era proprio quello che serviva alla città ma che era un progetto troppo grosso e importante per gli operatori economici e i politici che avevamo. “Lo faranno, mi spiegò, quando lo avranno fatto in altre parti del mondo”». L’ex rettore di Ca’ Foscari ricorda pure il De Michelis professore: «È stato docente di chimica, quando la facoltà era appena nata. Ma ha insegnato pochissimo. Ho gestito anche il suo passaggio in pensione per uscire da imbarazzi: non si è mai pentito di ciò che ha fatto ma teneva conto dei tempi».
«HA SEMPRE LAVORATO PER FARE GRANDE VENEZIA, SOSTENEVA L’IDEA DEL PORTO OFF SHORE»
Bobo Craxi: «Insieme negli anni in cui eravamo gli appestati» GLI EX COMPAGNI VENEZIA «È stato uno dei grandi padri di questa città. Assieme a Gianni Pellicani. A loro due, infatti, si deve la Legge speciale che ha trasformato in meglio la storia di Venezia. Univa ad una intelligenza sopraffina, una grande umanità. Ed era un visionario. Basti pensare all’Expo. Gianni De Michelis propose l’Expo a Venezia a metà degli anni ‘80. Gli diedero tutti del matto e riuscirono a bloccarlo, ma con il senno di poi e guardando all’impulso che l’Expo ha dato a Milano, c’è ancora qualcuno disposto a dire che era una follia?». Così Renato Chisso, ex assessore alle Infrastrutture della Regione Veneto, che con Gianni De Michelis ha diviso un percorso
politico, umano e giudiziario. De Michelis era finito nei guai nel 1992 per la bretella dell’aeroporto Marco Polo e Chisso nel 2014 per il Mose. Ma per anni insieme avevano condotto battaglie politiche memorabili in città e dentro il partito socialista veneziano fin dal 1975 quando per la prima volta il Psi era andato al governo di Venezia assieme al Pci. «Io non ho mai smesso di averlo come punto di riferimento. Era una risorsa per chiunque lo conoscesse e io ho sempre lavorato pensando che il suo atteggiamento positivo era quello giusto, quello che volevo imitare: fare pensando al bene comune. Ciò non significa che non fosse un combattente, tutt’altro. Mi ricordo la battaglia contro Gardini per la chimica o quella per la Breda... Gianni era uno che vedeva lontano e oltre. Ne ho co-
nosciuto pochi come lui, capaci di essere sempre positivi. Gianni era delicato addirittura nei suoi interventi, mai arrogante. E questo nonostante fosse uno degli uomini più potenti d’Italia. Ci mancherà». E grande è il dolore degli ex collaboratori e compagni veneziani di partito. «Gianni ha intersecato la mia vita politica, è stato un vero amico e mi ha sempre aiutato anche se ero della corrente cra-
CHISSO: «CON PELLICANI È STATO UNO DEI PADRI DI QUESTA CITTÁ» LAURA FINCATO: «NON HO MAI RINNEGATO LA SUA AMICIZIA»
xiana – afferma Laura Fincato -. Quando fui eletta deputata, fu lui a chiamarmi per avvisarmi di essere stata nominata sottosegretario alla Pubblica istruzione nel Governo Andreotti, nel 1989. Ho assistito alla sua crescita, dovuta alla sua intelligenza politica, e gli sono sempre rimasta amica, anche dopo il crollo del partito. Non ho mai rinnegato, come hanno fatto altri, la sua generosa amicizia». «Gianni era molto legato alla sua città, non perdeva mai lo sguardo su Venezia, anche se era occupato con i problemi del mondo – racconta Bobo Craxi -. Sono contento che abbia potuto trascorrervi gli ultimi anni della sua vita. Ho lavorato a lungo al suo fianco: era un uomo concreto, leale, aveva capacità fulminea e lungimiranza. Insieme abbiamo anche passato anni di sofferenza in
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cui noi eravamo gli appestati. Passata la tempesta, ricostruimmo il nuovo Psi per riportare De Michelis nel partito e riuscimmo a farlo eleggere in Europa. Avevo una grande devozione per lui, sarò a Venezia per il suo ultimo saluto». Anche Mario Dalla Tor piange il suo maestro: «È stata la mia enciclopedia, il libro dove ho studiato. Mi sono iscritto al Psi nel ’76, a 16 anni, e sono sempre stato con lui. Quando ho deciso di ritirarmi dal sindacato per candidarmi a sindaco di Marcon, Gianni, allora ministro, fece due riunioni per farmi cambiare idea e poi, non essendoci riuscito, mi sostenne in tutta la campagna elettorale». Il Fucsia Maurizio Crovato ricorda un episodio della sua carriera di giornalista: «Avevo fatto un servizio in Rai dopo il concerto dei Pink Floid in cui mostravo
un uomo che urinava su una colonna a San Marco. Il servizio fu mostrato a De Michelis nella trasmissione Terzo Grado: Gianni si infuriò e chiese il mio licenziamento. Anni dopo, ricordando l’episodio, abbiamo riso: il servizio era stato usato dalla sinistra al governo della città per affossare l’Expo». La Consigliera di Parità della Città Metropolitana, Silvia Cavallarin ricorda che a lui si deve l‘introduzione della figura della Consigliera di Parità per il Lavoro». E il deputato Pd Nicola Pellicani sottolinea De Michelis abbia sempre lavorato per costruire una visione della città che permettesse a Venezia e Mestre di confrontarsi con la contemporaneità. Maurizio Dianese Daniela Ghio © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Padova
Domenica 12 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Laboratori e spazi creativi per combattere il degrado Presentato ieri il progetto degli studenti di Valle e Belzoni Il preside: «Così sostituiamo gli edifici in stato di abbandono» `
L’INIZIATIVA PADOVA Nuovi spazi e laboratori
creativi da mettere a disposizione dei giovani. È questa l’idea messa in campo dagli studenti dell’istituto Valle per recuperare l’Ansa Borgomagno. La proposta è stata presentata ieri mattina al cento culturale San Gaetano in occasione dell’inaugurazione della mostra “Abitare il paese partendo da noi” realizzata dall’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia insieme agli istituti tecnici “G. Valle” e “G.B. Belzoni”, in collaborazione con l’ufficio Progetto Giovani. Presentazione a cui hanno partecipato l’assessore ai Lavori pubblici Andrea Micalizzi, Giuseppe Capocchin, presidente del Consiglio nazionale architetti, Giovanna Osti, presidente dell’Ordine degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori della Provincia, Vincenzo Amato dirigente del Belzoni e Gabriele Donola, dirigente scolastico del Valle.
CONTENUTO Attraverso azioni di lettura, comprensione e di racconto del territorio, i ragazzi si sono confrontati con il contesto urbano in cui insiste la loro scuola. Nello specifico, gli studenti del Belzoni hanno “mappato” il centro storico, mentre quelli del Valle si sono confrontati con una realtà complessa come quella
ZONA INDUSTRIALE AUTO NEL CANALE: È SUICIDIO I vigili del fuoco assieme ai carabinieri della stazione di Padova Principale hanno rivenuto ieri mattina, vicino a Riviera Francia, in zona Industriale, un’auto con dentro il cadavere di un cinquantenne del Piovese, di cui l’ex moglie aveva denunciato l’allontanamento volontario la settimana scorsa. L’uomo, secondo le indagini, si è tolto la vita.
VIA COL BERRETTA AFFITTA CASA A CLANDESTINI, EVADE DAI DOMICILIARI Aveva trasformato la casa dove risiedeva, in via Col Beretta, in un alloggio dove ospitava stranieri irregolari, chiedendo
IL CAVALCAVIA Qui inizia l’Ansa Borgomagno all’Arcella
dell’Arcella. «Per qual che riguarda l’Arcella – ha spiegato Donola – Attraverso interviste, video, campagne fotografiche e analisi del contesto territoriale hanno cercato di analizzare il quartiere». «Hanno poi messo in campo alcune proposte di riqualificazione – ha aggiunto il dirigente scolastico – da questo punto di vista, di un certo interesse è la
proposta che riguarda l’area del’Ansa Borgomagno. Un’area dove si trovano molti stabili abbandonati. Qui vorrebbero realizzare degli spazi da dedicare a laboratori creativi e alla musica». Nella mostra, visitabile gratuitamente al San Gaetano da ieri, sono esposti i lavori dei ragazzi legati a questo progetto. Alberto Rodighiero © RIPRODUZIONE RISERVATA
loro 300 euro al mese. Un “albergo” abusivo che i carabinieri avevano sgombrato due volte nel giro di due settimane. Il figlio della proprietaria venerdì era stato anche posto ai domiciliari. Ma già alla sera è stato trovato in un bar in via Sorio. Così è stato arrestato per evasione. Si tratta di Ersan Rizzi, 40 enne, che il 20 aprile scorso, era stato anche denunciato dalla madre per estorsione
VIA SAN MARCO GIOVANE CON DUE BICI RUBATE DENUNCIATO PER RICETTAZIONE I carabinieri hanno denunciato
Urso: «M5s? Niente alleanza» za politica che sta imbrigliano la nostra politica economica. Il nostro obiettivo deve essere quello di riportare al governo in Italia il centrodestra. Quella di Salvini il Movimento 5 Stelle è un’alleanza innaturale». «Per quel che riguarda, Bruxelles, invece, dobbiamo combattere contro un’altra alleanza innaturale: quella tra i popolari e i socialisti – ha detto ancora Urso – Il nostro obiettivo deve essere quello di dar vita a una coalizione che comprenda il mondo popolare e quello conservatore. Per far questo è fondamentale che una forza come la nostra ottenga un ampio consenso il prossimo 26 maggio». Il movimento guidato da Giorgia Meloni, nella lista per
le europee Italia nord orientale schiera anche l’ex europarlamentare forzista Elisabetta Gardini. «Per me questo è un ritorno a casa. Qui ritrovo moltissimi amici con cui ho lavorato per anni quando, insieme, militavamo nel Popolo della libertà – ha spiegato in occasione della presentazione della sua candidatura Gardini - Da veneta, da italiana, se sarò rieletta, continuerò a lavorare per portare avanti le tante battaglie in difesa delle nostre imprese e di tutte le realtà che rendono importante il nostro tessuto economico e sociale per rappresentare al meglio quella parte di Europa che si chiama Italia». Al.Rod.
«Casa Berta offre all’Arcella i servizi snobbati dal Comune»
sarebbe privo di servizi fondamentali, o se presenti, spesso non sono accessibili a tutti, inoltre mancano forme di aggregazione e di socialità che escano dalla logica del profitto e del puro assistenzialismo. «Mancano cose semplici come quelle che stiamo facendo e che faremo in futuro con la collaborazione di decine di abitanti dell’Arcella - continuano - attività e cultura spesso non sono accessibili perché le istituzioni non investono abbastanza per renderli fruibili per costi, orari, capillarità ma anche perché strutture come quella di via Callegari 5 vengono lasciate chiuse invece che valorizzate». Gli attivisti rinnovano inoltre l’invito al dialogo sia ad Ater che alle istituzioni cittadine. “Siamo in attesa di una risposta dal sindaco Giordani al quale abbiamo chiesto un incontro». Luisa Morbiato
POLITICA PADOVA «Il nostro obiettivo deve
essere quello di riportare il centrodestra al governo dell’Italia e dell’Europa». A dirlo è stato ieri il senatore di Fratelli d’Italia Adolfo Urso. «Da qui al prossimo 26 maggio – ha annunciato il parlamentare di Fdi – il nostro partito sarà presente in piazza Garibaldi per incontrate i padovani. Queste elezioni hanno un duplice valore perché devono mandare un segnale forte a Bruxelles e anche a Roma». «Per quel che riguarda l’ambito nazionale, la Lega deve avere la forza di liberarsi dai grillini – ha aggiunto – Una for-
IL BILANCIO PADOVA Sono trascorsi 10 giorni
dall’occupazione da parte degli attivisti di Potere al Popolo e del collettivo Catai dello stabile di proprietà dell’Ater di via Cardinal Callegari, chiuso ormai da 3 anni ed ex centro anziani. Il primo maggio scorso Berta Casetta del Popolo è stata inaugurata dagli attivisti con una giornata di musica e incontri e, nonostante non si siano ancora placate le polemiche sull’occupazione ed il botta e risposta con Ater, gli attivisti tracciano un primo bilancio dell’ampio programmi di interventi pensati per riportare a nuova vita lo stabile.
«Berta sta vivendo di solidarietà, cultura, condivisione e organizzazione popolare - dicono gli attivisti - il dopo scuola è già frequentato da più di 20 bambini, sono già attivi lo Sportello Contro lo Sfruttamento e lo sportello di ascolto del quartiere, stanno partendo i corsi di yoga e danza Hip-Hop. Stiamo progettando molte altre attività insieme a tante persone: dallo sportello salute a quello psicologico a pranzi di quartiere, aperitivi e dibattiti. È evidente che Berta qui è utile, risponde a bisogni materiali di tante persone». Potere al Popolo e Catai spiegano di mettere in atto tutte le attività mutualistiche a titolo gratuito in quanto il quartiere
Ciclone e Pfas: studenti reporter per l’ambiente e analizzando alsocial agenda”: fotografando cuni dei problemi che ci riguarduemila alunni coinvolti dano da vicino». con inchieste mirate e tg I TEMI
`”World
L’INIZIATIVA PADOVA Greta Thunberg, ma
non solo. Anche a Padova ci sono molti studenti impegnati sul tema della sostenibilità ambientale con il pensiero rivolto al futuro del pianeta. Sono duemila gli alunni delle scuole elementari, medie e superiori di tutta la provincia che hanno aderito alla “World social agenda” promossa dalla Fondazione Fontana, studiando il delicato tema della salvaguardia e della gestione sostenibile delle risorse. L’obiettivo era effettuare un’analisi attenta sulle principali criticità ambientali del territorio padovano e veneto. Nel programma sono stati coinvolti 33 istituti della provincia di Padova e 126 insegnanti: sono stati realizzati 16 telegiornali e 80 inchieste. «Gli alunni e le alunne padovani hanno accettato la sfida della sostenibilità che le Nazioni Unite hanno deciso di lanciare al mondo intero - spiegano i promotori dell’iniziativa -. Sulle orme di Greta si sono impegnati e hanno cercato di interpretare a loro modo la necessità che abbiamo di cambiare il nostro approccio alle tematiche ambientali». Il progetto, definito «unico in Italia nel suo genere», ha prodotto dei notiziari realizzati nel corso dell’anno dagli studenti delle scuole superiori con il supporto del regista Marco Zuin. «I ragazzi si sono immedesimati perfettamente nella parte del reporter studiando,
Tra i temi toccati dai giovani giornalisti ci sono il problema Pfas, il ciclone Vaia e la devastazione dei monti bellunesi e dell’Altopiano, il consumo del suolo e lo spreco di cibo ma anche il progetto del nuovo centro commerciale di Due Carrare, il futuro dell’area ex Grosoli a Cadoneghe, l’ex seminario di Tencarola, l’ex cartiera di Roncajette e la presenza di gas Radon sui Colli Euganei. «La consapevolezza maturata - proseguono i promotori - è che il pianeta deve essere protetto dal degrado attraverso un consumo ed una produzione consapevoli, gestendo le sue risorse naturali in maniera sostenibile, in modo che esso possa soddisfare i bisogni delle generazioni presenti e di quelle future». G.P.
IL PROGETTO Coinvolti alunni di elementari, medie e superiori
Giovani e lavoro, consegnati i diplomi ai “super-tecnici” SCUOLA PADOVA Provengono da Vero-
per ricettazione M.M., ucraino 24enne, che è stato trovato con due bici rubate in via San Marco. Le due bici sono state sequestrate e ora si cercano i proprietari.
DENUNCIATO ATTI OSCENI AL CENTRO GIOTTO: SCATTA IL FOGLIO DI VIA Ha ricevuto il foglio di via da Padova il 68enne di Selvazzano che la seettimana scorsa, di sabato, intorno alle 19, è stato scoperto da un’addetta alla vigilanza del supermercato Auchan del Centro Giotto mentre si masturbava in
na, Padova, Vicenza, San Donà, da Varese e qualcuno anche dall’estero (dove già lavora) i nuovi ITS Red Manager. Quasi 120 studenti, ieri mattina, sono diventati ufficialmente super tecnici specializzati nell’edilizia e impiantistica sostenibile. Si è tenuta, infatti, all’Auditorium Modigliani di Padova, la cerimonia di consegna dei diplomi per gli studenti di ITS Red Academy, il biennio di alta formazione tecnica post-diploma che prepara al mondo del lavoro gli specialisti del settore.
Bui dimesso, torna in ufficio: «Ma prenderò tempo per me» PALAZZO SANTO STEFANO PADOVA «Pit stop terminato: si
mezzo alle corsie. L’uomo si era calato i pantaloni coprendosi con un sacchetto. Il 68enne è già noto alle forze dell’ordine per un analogo episodio avvenuto nel 2015, sempre in un centro commerciale. Scoperto dalle forze dell’ordine, è stato deunciato per atti osceni in luogo pubblico.
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«Il biennio di alta formazione ITS – ha ribadito il presidente – nasce da un progetto europeo e si è sviluppato in Germania, dove gli studenti, al termine del percorso scolastico obbligatorio, hanno la possibilità di specializzarsi in bienni di alta formazione che danno accesso immediato al mondo del lavoro. Questo sistema forma in Germania 800mila studenti ogni anno, in Francia 400mila, in Spagna, che è partita poco prima dell’Italia, 400mila giovani, nel nostro Paese siamo ad appena 10mila ragazzi. Il trend europeo dimostra che questi sono il format di specializzazione che funzionano».
riparte» . Con queste poche parole il presidente della provincia Fabio Bui saluta gli amici il giorno dopo essere tornato a casa dall’ospedale dove era stato ricoverato alcuni giorni dopo aver accusato un malore. «Me la sono vista brutta questa volta - racconta - pensavo ad un infarto. Invece è solo stress: i medici mi hanno consigliato di prendermi dei momenti di relax. In effetti da quando sono stato nominato presidente della provincia non mi sono mai fermato. Lavoro sempre, compreso il sabato e la domenica. D’accordo con i
sanitari e la mia famiglia da oggi mi sono imposto un nuovo stile di vita: come prima cosa santificherò la domenica, non assumerò alcun impegno istituzionale e dedicherò più tempo a me stesso e ai miei cari». Alla notizia delle dimissioni, gli amici hanno espresso tutta la loro vicinanza. Tra centinaia di like e faccette sorridenti, il commento ricorrente è quello di riguardarsi e “volersi più bene”. «Lo dico sempre che bisogna rallentare i tempi - si schernisce Bui - ma questa è la volta buona». Ieri mattina, però, uscire di casa è stato più forte di lui: ha deciso di partecipare a Loreggiola alla giornata ecologica.
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Rovigo
Domenica 12 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Minaccia la moglie: ora è in carcere `La Squadra mobile è riuscita a rintracciarlo Era latitante da più sei anni un albanese Diceva di volersi vendicare sulla donna fuggita partendo dalle ultime telefonate minatorie `
QUESTURA ROVIGO Latitante da più di sei an-
ni, minacciava di morte l’ex moglie e i figli costringendoli a vivere nel terrore. Ma l’ultima telefonata, quella di martedì scorso, in cui diceva alla donna di conoscere il bar in cui andava a fare colazione, è stata il passo falso che ha innescato le indagini serrate della Squadra mobile della questura di Rovigo e ha portato all’arresto. Due giorni dopo Ardjan, il 49enne albanese di cui la polizia ha reso noto soltanto il nome per tutelare le vittime, era in manette nel carcere di Trieste, dove salderà il conto in sospeso con la giustizia scontando 7 anni e 4 mesi per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e porto abusivo di arma da fuoco. Nel frattempo il pm di Rovigo Maria Giulia Rizzo ha aperto un fascicolo a suo carico per minacce gravi, visto che da anni il ricercato intimidiva l’ex moglie e i tre figli.
LA PAURA La famiglia era scappata anni fa dall’Albania proprio per sottrarsi alle violenze del 49enne e aveva raggiunto alcuni parenti a Rovigo nel tentativo di rifarsi
una vita. Senza però riuscire a tagliare del tutto i ponti con il passato: l’uomo, infatti, continuava a tormentare la ex con telefonate minatorie cui la donna aveva quasi fatto l’abitudine. Martedì scorso, però, un dettaglio l’ha fatta rabbrividire, tanto da spingerla a rivolgersi alla polizia: Ardjan conosceva il bar in cui lei andava a fare colazione tutte le mattine. L’avrebbe raggiunta e si sarebbe vendicato della sua fuga. Minacce da non sottovalutare, visto che l’uomo in questione era in Italia con un ordine di carcerazione pendente emesso nel 2013 dal Tribunale di Brescia per fatti risalenti al 2002 e mai eseguito perché nel frattempo lui aveva fatto perdere le proprie tracce. Era tornato in Albania e si era sposato. Oltre a questo, c’era il rischio che fosse armato. Gli agenti della Squadra
IL 49ENNE DICEVA DI SAPERE IN QUALE BAR LA CONIUGE ANDAVA A FARE COLAZIONE E CHE L’AVREBBE AMMAZZATA
mobile guidata dal commissario capo Gianluca Gentiluomo hanno capito subito di essere di fronte a una situazione molto pericolosa: dagli accertamenti fatti il 49enne si trovava in Italia, quindi l’ex moglie e i figli erano bersagli a rischio.
L’OPERAZIONE
MOBILE Seduto il commissario capo Gianluca Gentiluomo
Coldiretti, piano per l’ortofrutta veneta COLDIRETTI ROVIGO Produttori ortofrutticoli
rodigini in prima fila al convegno organizzato da Coldiretti Veneto, “L’ortofrutta veneta si interroga. Il futuro tra rischi e opportunità”, alla 36. edizione di Macfrut, la fiera che si è svolta a Rimini. Il convegno è stato anche l’occasione per presentare “Biofuture”, il progetto di ricerca e sperimentazione per sostenere e valorizzare l’ortofrutta veneta. Macfrut è un evento di riferimento per i professionisti del settore ortofrutticolo in Italia e in Europa. È l’unica fiera in Ita-
lia che si occupa di tutta la filiera, in ambito internazionale: erano 11 i settori espositivi in rappresentanza di tutti gli anelli del sistema, dalle sementi al vivaismo, alle tecnologie post raccolta senza dimenticare le novità, la “quarta gamma” e il confezionamento. La frutta e la verdura biologica, comprata dall’agricoltore o nei mercati a filiera corta, sono tornate al centro della dieta e dei consumi degli italiani. È questa la considerazione da cui ha preso avvio il convegno per poi toccare i vari aspetti legati all’ortofrutta, uno dei settori più importanti e prestigiosi dell’agricoltura polesana.
UNO SCORCIO DEI PRODUTTORI VENETI PRESENTI AL CONVEGNO SVOLTOSI AL MACFRUT SVOLTOSI A RIMINI
In Italia i consumi di frutta e ortaggi sono aumentati di quasi un miliardo di chili nell’ultimo decennio, facendo registrare nel 2018 il record di 8,7 miliardi di chili. In crescita la spesa per gli ortaggi freschi pronti al consumo (la cosiddetta “quarta gamma”) che chiudono il 2018 con un aumento del 5% rispetto all’anno precedente, con quasi 20 milioni di famiglie acquirenti (dati Ismea). I punti di forza dell’ortofrutta italiana sono l’assortimento e la biodiversità, con il record di 107 prodotti ortofrutticoli Dop-Igp riconosciuti dall’Ue, ma anche la sicurezza, la qualità e la stagionalità. Dopo una panoramica gene-
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Come prima cosa la polizia ha trasferito la famiglia in un luogo sicuro, avviando nel frattempo gli accertamenti: 48 ore di indagini no stop in cui gli agenti non hanno chiuso occhio. Già il giorno, dall’incrocio dei dati, è risultato che il latitante era a Trieste. A quel punto due equipaggi della Squadra mobile hanno raggiunto la città e dopo ore di appostamenti, lo hanno braccato venerdì pomeriggio. L’arresto è scattato quando il 49enne è uscito dal portone di casa in compagnia di chi gli aveva offerto ospitalità. L’albanese non era armato, ma aveva con sé il cellulare con doppia sim da cui erano partite le chiamate minatorie. Adesso l’uomo è in carcere a Trieste, dove sconterà la pena, mentre l’ex moglie e i figli possono finalmente tornare a vivere senza l’incubo delle sue minacce. Maria Elena Pattaro
rale sullo stato di salute dell’ortofrutta nazionale, i lavori si sono focalizzati sul progetto “Biofuture”, volto a sostenere e valorizzare l’ortofrutta veneta grazie a una sinergia tra associazioni di categoria e università di Padova. Al microfono si sono alternati, tra gli altri, Pietro Piccioni, presidente di Coldiretti Veneto, Renzo Piraccini presidente di Macfrut, Elisa Macchi (Cso Italy), Roberto Della Casa (Unibo, Agroter) e Paolo Fontana (Fondazione Edmund Mach). Sono intervenuti anche l’assessore regionale all’Agricoltura Giuseppe Pan, che ha illustrato le misure messe in atto dalla Regione per rafforzare questo comparto produttivo, e il presidente di Coldiretti Veneto Daniele Salvagno, che ha tirato le somme. M.E.Pat.
SOLIDARIETÀ L’AVIS DI SARZANO PREMIA I DONATORI (N.Ast.) L’Avis di Sarzano ha celebrato il valore del dono del sangue e premiato i soci benemeriti con la seconda Festa del donatore. Il ritrovo è stato davanti alla chiesa parrocchiale di Santa Margherita vergine e martire, per partecipare alle messa delle 19, cui è seguita alle 20, nel vicino Centro giovanile don Bosco, la premiazione dei donatori benemeriti: si trattava di Giovanna Nallio e Francesco Zanotto (distintivo in rame), Giuliana Franzolin (distintivo in argento) e Simone Zanirato (distintivo in argento dorato). La Festa del donatore si è conclusaa con la “pizzata in compagnia” organizzata a “La Locandina” di Boara Polesine, per soci e simpatizzanti.
EX PSICHIATRICO MOSTRA SULLA PAZZIA PARCO APERTO OGGI (N.Ast.) Il parco dell’ex ospedale psichiatrico di Granzette è aperto anche oggi, in concomitanza con la mostra multisensoriale “I percorsi della pazzia” che al padiglione 5 sarà visitabile dalle 10 alle 18 (ingresso vietato ai minorenni). Nel parco, intanto, una nuova iniziativa si è aggiunta a “I Giardini di Van Gogh” che l’associazione I luoghi dell’abbandono ha promosso insieme a un gruppo di volontari rodigini guidato da Alessandro Tozzi: il gruppo ha trovato ispirazione nel Giardino dell’Iris di Firenze per dedicare un terreno e una piccola collina del parco al ricordo delle donne internate a Granzette, piantando 2.300 rizomi di iris che in questi giorni hanno iniziato la fioritura. La nuova iniziativa somma alla disponibilità dei volontari le donazioni di Benazzo edilizia e ha permesso di allestire aiuole di rose, simbolo della città, contornate da mattoni di tufo a formare la pianta degli edifici dell’ex ospedale psichiatrico.
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Mestre
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«Cacciari badi agli altri, non a me» `L’ex ministro Calenda
in corsa per l’Europa ieri in città: «Mi attacca sempre» VERSO LE ELEZIONI MESTRE «Non so come il sindaco
Brugnaro si ripresenterà alle urne. Lo conosco da molti anni, a me pare che abbia un profilo civico. Io spero che faccia il civico e, se posso permettermi un consiglio, che non si faccia strumentalizzare». Così Carlo Calenda, candidato capolista del Pd alle elezioni europee del 26 maggio, ha parlato delle amministrative del prossimo anno intervenendo ieri a Villa Enrica, in via Malvolti a Carpenedo, ospite del senatore Andrea Ferrazzi e del presidente veneto del Codacons Franco Conte, per parlare di Europa. Con lui, la consigliera regionale Alessandra Moretti, l’imprenditore Alberto Baban, la giornalista Maria Laura Conte e, soprattutto, il rettore di Ca’ Foscari Michele Bugliesi, il cui nome da qualche settimana rientra nel toto candidati a sindaco. «Io l’alternativa a Brugnaro?
Sul fatto che la gente mi consideri, ognuno faccia le sue considerazioni – ha risposto Bugliesi –. Il mio incarico scadrà a ottobre del prossimo anno, poi cosa potrei fare nella vita non lo so. Da rettore ho maturato un’esperienza amministrativa e manageriale che può essere messa a frutto anche in altri modi. Io ho un profilo tecnico e fare il sindaco ha anche una valenza politica, ma sono sensibile all’impegno civico ed escluderlo mi sembra esagerato. Tra dieci anni vorrei che Venezia fosse diversa». E parlando davanti a oltre 250 persone riunite nel parco, Calenda ha poi aggiunto sibillino: «Passo le mie giornate a sentire Cacciari parlare male di me su tutti i media invece che badare a quegli altri». L’ex ministro dello Sviluppo economico ha parlato anche di Mose e grandi navi. Sul Mose: «Che il ministro Toninelli chieda di pagare 100 milioni all’anno a una regione come questa che ha un residuo fiscale così alto è una provocazione all’indipendenza del Veneto». Grandi navi: «Non si può impedire ai turisti di arrivare, ma non possono snaturare la città. I palazzi da 18 metri non possono più entrare in laguna».
struire la rappresentanza dei moderati che in un Paese di moderati come il nostro non c’è più. Mi riferisco a quelli che un tempo votavano Democrazia cristiana e quindi anche agli elettori di Forza Italia».
A VENEZIA
L’INCONTRO Il senatore Ferrazzi e, nel tondo, Carlo Calenda
PRESENTE IL RETTORE MICHELE BUGLIESI: «IO CANDIDATO CONTRO BRUGNARO? HO MATURATO UN’ESPERIENZA CHE PUÒ ESSERE MESSA A FRUTTO»
Sulla politica nazionale Calenda scommette sulle elezioni anticipate: «La maggioranza cambierà non per l’esito delle Europee, ma perché questo governo non saprà affrontare la Finanziaria. Allearsi con i 5stelle o con la Lega? Neanche morto. Ci tocca fare un grande lavoro per rico-
L’appello per l’ambiente di Passaggi a Nordest Aderiscono 56 candidati SOSTENIBILITÁ MESTRE Sono quasi 60 i candida-
ti, sindaci o consiglieri, che hanno sottoscritto l’appello dell’associazione Passaggi a Nordest, accettando di prendere l’impegno di promuovere la certificazione di sostenibilità ambientale nella Città che si candidano a rappresentare. L’invito dell’associazione, guidata da Stefano Tigani, fa riferimento alla nuova sensibilità ambientale che ha come simbolo Greta Thunberg e il movimento “Fridays for future”. «Una ragazzina che sfida il torpore dei potenti del mondo con parole chiare e semplici e di grande impatto, parole che hanno fatto da scintilla per l’attivazione delle energie di milioni di ragazzi come lei scesi nelle piazze di tutto il globo a manifestare» commenta Tigani che a gennaio, con l’associazione Passaggi a Nordest, aveva convocato tutti gli amministratori locali, gli esperti e l categorie professionali ed economiche, a un convegno organizzato insieme ad Anci, Ance e Kyoto Club per discutere di sostenibilità e confrontarsi su una proposta concreta: invitare i Comuni ad aderire a protocolli di certificazione ambientale dei loro territori e far assumere alla Regione Veneto politiche attive per sostenere tali percorsi. La
città modello è Savona, prima in Europa ad aver ottenuto la certificazione secondo il protocollo Leed for cities, (Leadership in energy and environmental design), lanciato dal Green building council, che consente ai centri urbani di misurare le proprie prestazioni ambientali sulla base di cinque aree di valutazione: energia, acqua, trasporti, rifiuti, e infine quella che viene chiamata Human Experience, che consente di individuare alcuni parametri di benessere sociale. «Ma ora che, tra poco meno di un mese, si rinnovano nella nostra regione centinaia di amministrazioni locali - aggiunge il presidente Tigani -, chiediamo formalmente a tutti i candidati sindaci e consiglieri comunali l’assunzione di un impegno concreto: dichiarino ai cittadini che, una volta eletti, promuoveranno l’obiettivo della certificazione di sostenibilità ambientale della loro città. Noi raccoglieremo le dichiarazioni e ne daremo massima diffusione attraverso tutti i nostri canali e i media». Fino a ieri pomeriggio avevano aderito 56 candidati tra i quali alcuni aspiranti sindaci veneziani: Patrizia Andreotti e Michela Barin di Noale, Dario Zugno di Scorzè, Emanuele Ditadi di Spinea e Denis Sbrogiò di Camponogara. M.Fus. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Consumatori
Si ustiona con il cuscino elettrico MESTRE Il cuscino elettrico comprato a Natale esplode e l’acquirente rimane ustionata dal liquido contenuto all’interno. Una 49enne di Mogliano ha sporto querela nei confronti di una ditta di Nola, importatrice del prodotto di origine cinese, per le ustioni riportate al fianco e a un braccio. La donna, per essere risarcita, si è affidata, allo studio di infortunistica 3A-Valore. L’infortunio si è verificato il 15 febbraio a Mogliano, quando la donna ha
preparato il cuscino elettrico scalda-mani acquistato in un negozio di Mestre. Dopo avere inserito la spina nella presa di corrente, l’acquirente ha azionato l’interruttore termico e il sensore di sicurezza. Dopo avere applicato il cuscino al corpo ha avvertito un forte dolore in corrispondenza del fianco: l’oggetto era letteralmente esploso e il liquido che conteneva le era finito addosso procurandole lesioni serie, oltre che al fianco destro, al braccio destro.
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E ieri Carlo Calenda e Alessandra Moretti sono arrivati anche in campo Santa Margherita a Venezia, per l’incontro organizzato dalla sezione del Pd di San Barnaba.Moretti ha dichiarato che i veri reati sono quelli perpetrati contro le donne e che in Europa è necessario mandare gente competente, che conosce il territorio, per dare risposte concrete. «In Italia siamo di fronte a un governo arrogante che sta in mezzo alla gente invece di lavorare per la gente - ha detto Calenda -. Salvini deve invece stare al Ministero a lavorare. Nessuno di voi darebbe un posto di lavoro a uno che dice voglio il posto ma non voglio lavorare. Eppure è quello che facciamo votando e questo è ciò che porta il paese a picco. Dobbiamo portare le persone a valutare con il metro di un paese serio». Alvise Sperandio (ha collaborato Daniela Ghio)
Perdita d’acqua Bolletta da 45mila euro a due pensionati MESTRE Unabollettada45mila europeruna “perditaocculta” dell’acqua.Èlafatturadafar saltarelecoronariearrivataa duepensionatidiChirignago, per ilguastodeltubo chepassasotto illorogiardino,dopoilcontatore dovesi“ferma” laresponsabilità diVeritas.«V.P., 67anniesua mogliedi 62,entrambi pensionati,sisonorivoltialla nostraassociazionedopoaver ricevutolabollettada45.581,38 euro-spiegaCarlo Garofolini, presidentedeiconsumatoridi Adico-.Lafuoriuscitaèstatadi circa20mila metricubid’acqua nell’arcodimolti mesi,maa quantocirisultaper44mesi primadell’emissionedella bollettanoneramaistatolettoil contatoredaglioperatoridi Veritas.Abbiamocontestato questacircostanza all’azienda». Allaprimacontestazione inviata dall’ufficiolegaledi Adico, Veritasha risposto concedendolariduzionedi circa 5milaeuro. «Uno sconto assolutamenteinadeguato commentaGarofolini-.Nonsi puòrovinareuna famigliaperun problemache,anostroavviso, potevaesserescongiurato».
II
Primo Piano
Domenica 12 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Padova e la viabilità IL PROGETTO PADOVA Sergio Giordani, jeans e maglioncino celeste, risponde presente anche il sabato all’ora di pranzo. E nel suo ufficio ragiona a voce alta sulle dinamiche della città, gli scenari futuri e i problemi del momento, prima di tutto quello dei parcheggi, uno dei - pochi - talloni d’Achille della città. I parcheggi non bastano mai, ma se non si mette mano a un sistema ragionato della sosta, e ad una messaggistica che eviti giri inutili e smog in centro, non se ne esce. Non solo: bisogna costruire una cultura dell’alternativa. Ieri mattina ad esempio, il restringimento di corso Milano entrando in città si faceva sentire fino al cavalcavia di Chiesanuova con gli automobilisti inferociti che duellavano sulle rotatorie di Savonarola e via Orsini per passare. Inoltre un ciclista è stato “sportellato” sulla ciclabile da una vettura in parcheggio. Cominciamo dalla Prandina. Quale sarà il suo assetto futuro? «La Prandina avrà un parcheggio, non so se aumenteranno i posti nel breve periodo ma certo non possiamo esagerare: è una questione di opportunità. Il demanio ci ha ceduto l’area provvisoriamente, e non possiamo far pagare un biglietto. So perfettamente, perché anch’io sono rimasto in coda, che via Orsini e quel quadrante stanno soffrendo. Ragioneremo sul futuro di quest’area tenendo presente le indicazioni di Agenda 21, ma nessuno potrà impormi il tema del: o tutto parcheggio o niente parcheggio. E poi, i parcheggi vanno fatti attorno alla città, invece che lontano dal centro. E alla fine si cammina o si prende la bici. Devono tutti rendersi conto che la città è di tutti non di una categoria. Ma se noi facciamo le cose assieme è più facile». Certo però che è necessario risolvere il nodo di piazza Insurrezione. Finchè resta aperta rappresenta un invito agli automobilisti... «Guardi sono io il primo a voler liberare le auto dalla piazza. Ma bisogna farlo gradatamente e creando un piano globale. Che comincia con un sistema informativo, come dice giustamente Lorenzoni, con messaggi in tempo reale sulla disponibilità di posti e finisce con il recupero di altri parcheggi. Non solo: dobbiamo pensare al benessere e alla sicurezza delle persone. In via Dante la gente vive in case puntellate anche perché nel sottosuolo c’è un problema. Lì il traffico deve per forza diminuire. Dunque bisogna ragionare, senza pensare: a casa mia tutto a posto e i problemi sono degli altri. Bisogna ragionare e cambiare in maniera graduale. Ci vuole senso della comunità e fare sacrifici un po’ alla volta tutti». Che cosa ha in mente? «Ad esempio che nei piani di recupero urbanistico dell’ex Ifip in stazione e del Pp1 su via Trieste, oltre a imporre una diminuzione della cubatura pretenderò che siano messi a disposizione della collettività un nutrito numero di posti auto: conto di averne circa 600 fra l’uno e l’altro. Chi vuole costruire sappia d’ora in poi che deve mettere a disposizione opportunità anche per i cittadini». Altri piani di “recupero”?
«SIAMO VICINI ALL’ACCORDO CON I PRIVATI CHE PORTERANNO LA CUBATURA ALL’EX BOSCHETTI»
Giordani: «Parcheggi, ho un piano ecologista» «Il centro storico sarà allargato e più vivibile, senza auto in piazza Insurrezione e con via Dante protetta dal traffico. Presto il parco Iris raddoppierà la superficie» `
«Sì. Il 31 luglio scade la concessione comunale ai privati del Garage Europa e a fine 2020 scadrà quella del Garage Conciapelli. Sono altri 400 posti da mettere nella rete di Aps con garages a rotazione. Comunque vorrei essere chiaro: tuteleremo i residenti e chi lavora in un raggio contenuto. Non perderanno i posti». Il piano per la mobilità ipotizza 400 posti alla Prandina, lei pensa di recuperarne altri. Che scenario ci attende? «Non vorrei si equivocasse. Non sono per aprire parcheggi in ogni dove. Stiamo lavorando per garantire uno standard con una vocazione ecologista perchè intanto va avanti la progettazione per la nuova linea del tram e abbiamo appena inaugurato il bike sharing a flusso libero». A proposito di verde. Il parco Iris aspetta il raddoppio... «E lo avrà, lavoro duramente con Lorenzoni e siamo in vista dell’accordo per il trasferimento della cubatura dei privati nelle palazzine dell’ex Boschetti. È un passaggio tecnico molto difficile, ma ci siamo. Del resto abbiamo ottimi dirigenti, molti dei quali sono venuti da noi per lavorare bene e noi li abbiamo accolti per integrarsi insieme ai nostri». La mobilità si fonda anche sulla sostenibilità ambientale sfruttando le rotaie. Le Ferrovie però tacciono sul fronte Padova... «Ma io no. Il raddoppio del binario verso l’interporto è una necessità ineludibile, abbiamo speso milioni per le nuove gru a portale. Ho già chiamato l’amministratore delegato, Gianfranco Battisti che incontrerò il mese prossimo. E sto per inviare una lettera al presidente Zaia e a tutti gli enti e le categorie economiche perché bisogna fare squadra. Non possiamo perdere il passo». Mauro Giacon
Gli altri nodi Vigili: «130 in servizio nei fine settimana»
OBIETTIVO VERDE Il sindaco Sergio Giordani al parco Iris. Sopra, il parcheggio di piazza Insurrezione
Prandina all’esame capienza `Lorenzoni: «Da lunedì ca, firmata da sindaco e vice che
confronto quotidiano con tecnici e assessori» LA CRITICITÁ PADOVA L’ampliamento della Prandina agita la maggioranza. La notizia che l’amministrazione comunale sarebbe intenzionata ad aumentare il numero di posti auto all’interno dell’ex caserma non è stata accolta con entusiasmo dall’ala sinistra della maggioranza, da sempre contraria alla trasformazione dell’area un maxi parcheggio. Sta di fatto che ieri, pare proprio su sollecitazione di Lorenzoni, da palazzo Moroni è stata diffusa una nota, più che diplomati-
puntualizzano il tema. “Ricomincerà lunedì nel dialogo e con un confronto quotidiano alla presenza di tecnici e assessori, il lavoro di riqualificazione di corso Milano – spiegano Giordani e Lorenzoni - Cercheremo di comprimere al massimo i tempi dei lavori, consapevoli che quando si interviene con operazioni strutturali, chi amministra deve avere sempre l’umiltà e l’intelligenza di intervenire giorno dopo giorno con correzioni e miglioramenti per raggiungere il risultato finale migliore”. Come a dire che correttivi sono allo studio per risolvere sia il problema della capienza che quello del traffico su via Orsini intasata”. “Siamo molto soddisfatti dei ritorni che ci giungono dalle
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persone su questa nuova conformazione, ma non smetteremo di ascoltare i suggerimenti per trasformarli in soluzioni migliorative – aggiungono - Quanto alla Prandina non abbiamo discusso e non sono all’ordine del giorno espansioni della zona temporanea di parcheggio”. Vedremo per quanto. “L’apertura alle 8 consente di dare una risposta a chi lavora nel comparto di corso Milano – concludono - chiaro che confermiamo anche l’approccio iniziale di un parcheggio temporaneo a servizio dei cittadini che vogliono vivere il centro; anche in questo senso nei prossimi tempi e nel confronto con tutti, valuteremo le modalità migliori per contemperare tutte le esigenze». A.R.
Il sindaco ha affrontato anche molti altri temi. Ad esempio i controlli di vicinato. Oltre a S. Carlo, Pescarotto e Borgomagno, ora li chiedono anche S. Bellino e piazza de Gasperi. «Se è fatto con giudizio il controllo di vicinato funziona e soprattutto rinsalda i rapporti tra i residenti di uno stesso rione. Io appoggio questa iniziativa perché se siamo tutti egoisti la sicurezza non funziona. Diversamente aumenta la qualità di vita della città». Servono anche più vigili nei quartieri. «Ne stiamo discutendo. Io non impongo nulla ma il fatto che ci debbano essere più pattuglie il sabato e la domenica non si può contestare. Anche qui noi avevamo chiesto di raddoppiare gli agenti da 70 a 140. Loro erano arrivati a 100. Penso che sui 120-130 si possa chiudere entro giugno. In generale sta per partire il piano di nuova illuminazione, non solo all’Arcella ma anche in centro e soprattutto davanti ai monumenti, dal Duomo alla torre degli Anziani, al Prato. Entro il mio mandato tutta la città sarà illuminata in modo più potente e suggestivo». Altro argomento, il nuovo ospedale. Dal 20 novembre 2018 quando è stato firmato il “rogito” dei terreni a Padova est alla Regione non si sentono più novità. «Continuano le procedure tecnico-burocratiche ma posso dire che arriveremo a firmare il definitivo Accordo di programma in autunno». M.G.
Regione 13
IL GIORNALE DI VICENZA Sabato 11 Maggio 2019
«Bellaciao»diffusadaglialtoparlantidellaBiennaleArte“contagia”ancheil ministroAlbertoBonisoli:«Lacanticchiavoamiavolta.Cosamiricorda?Il25 Aprile.Nelpaesedovevivoc’èstataun’esecuzionedapartedella10a Mas».
VERONA.Ambulanti:controlliemulte
GirodivitedelComunesuibanchidipiazzaErbe:su30ambulantiautorizzati, 17sonostatimultatineigiorniscorsiperchénonrispettavanolospecifico regolamento: mancato rispetto degli orari, vendita di prodotti non consentiti.
TREVISO.Statuadedicataaivigilidelfuoco Unastatuaalta2metriintitolata«Gliangelicustodidellavita»delloscultore CarloBalljanaèstatainaugurataaCastelfrancoVenetocomeomaggioai Vigilidelfuoco:riproduceunpompierecheportainsalvounaragazzina.
IPRIMIDATI 2019. L’economiarallenta: menoarrividi materieprime
ILCASO. DopoildietrofrontdiToninellisullatassa
PortodiVenezia Ainizioannocalo di merci e crociere Rispettoa unanno fa le cifresono ancora increscita maiprimi tre mesiindicanoun-36%dicrocieristi Alberto Minazzi VENEZIA
Grazie agli effetti dello straordinario 2018, i Porti di Venezia e Chioggia mantengono il segno positivo su base annua, sia per il movimento delle merci (con un +1,11%) che per il traffico passeggeri (per i crocieristi, +7,1%). Ma i segnali del primo trimestre 2019 sono di segno opposto: le tonnellate scendono del 4,14% e coloro che viaggiano sulle grandi navi da crociera addirittura del 36,2%. È un bilancio in chiaroscuro, dunque, quello che l’Autorità di sistema portuale dell’Adriatico settentrionale ha presentato relativamente al periodo da gennaio a marzo 2019. «Gli scali veneziani - ha provato a spiegare, relativamente ai traffici merci, il presidente Pino Musolino - sono a vo-
cazione principalmente industriale e hanno risentito della flessione della produzione che ha interessato l’economia italiana nell’ultimo trimestre del 2018». In altri termini, argomenta l’Autorità, la riduzione degli ordini si è tradotta in una minore importazione di materie prime e in una riduzione dell’esportazione di prodotti finiti verso Paesi esterni all’Unione Europea. IL PROBLEMAMANUTENZIONI.
In realtà, spiega Musolino, va tenuto conto anche dell’effetto combinato con le difficoltà che sta riscontrando l’Autorità portuale nel poter programmare al meglio un calendario definito di escavi manutentivi, che si traducono in criticità legate al pescaggio delle navi. «Confidiamo però – conclude – che la ripre-
sa degli indicatori di produzione, che hanno registrato da gennaio di quest’anno una sia pur lenta ripartenza, possa riflettersi sulla movimentazione delle merci già a partire dal secondo trimestre 2019». CROCIERE: NETTO CALO. Pur
con tendenze simili, diverso è il ragionamento da fare relativamente ai passeggeri. I crocieristi, come si accennava, sono ora attestati a quota 1,57 milioni, di cui oltre un 1,3 milioni “homeport” (in partenza ed arrivo a Venezia: i transiti vengono quindi contati due volte) e i restanti quasi 240 mila “transits”. Ma anche il movimento di passeggeri locali e dei traghetti (pari a 207.554 passeggeri) mostra stabilità su base annuale e una flessione del 7,7% su base trimestrale. È chiaro - an-
Zaiae Brugnarouniti «Mose,tuttiglioneri acaricodelloStato» VENEZIA
Unoscorciodall’altodelporto Venezia
che se, a riguardo, l’Autorità portuale non esprime alcuna analisi - che la perdurante incertezza sul futuro dello scalo lagunare, legata alla tuttora mancante soluzione del tema del transito alternativo a quello in bacino San Marco, rischia di diventare sempre più un problema per l’attrattività della Marittima lagunare nei confronti delle grandi compagnie. CRESCONO I CONTAINER PIENI. Tornando alle merci, le
tonnellate movimentate nei due scali tra gennaio e marzo sono state oltre 6,8 milioni, portando il totale su base annua oltre i 27,2 milioni. La parte del leone, com’è ovvio, la fa Venezia, con oltre 26 milioni nell’arco dell’ultimo anno (+1,2%), ma il calo trimestrale è del 5,8%. Note positive arrivano dai traffici indu-
MONTAGNAFERITA. Via a protezionidellesponde erosedei torrenti
LavoriaSottogudaeAuronzo per i danni della tempesta Vaia VENEZIA
Sono stati consegnati in questi giorni i lavori di due cantieri a Rocca Pietore in Agordino e ad Auronzo di Cadore per il ripristino del territorio dopo la tempesta-uragano Vaia di fine ottobre. «Sono lavori che stiamo seguendo con il Genio civile - spiega l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin - e il primo, avviato due giorni fa e del valore di 650mila euro, riguarda
opere di difesa delle sponde a Sottoguda in Comune di Rocca Pietore: si procederà al consolidamento di un argine esistente in sinistra idrografica del torrente Pettorina, immediatamente a valle del ponte di Sottoguda, e alla realizzazione di un tratto di scogliera in sponda destra in un tratto più a valle del torrente». I lavori sono necessari per «garantire adeguate condizioni di tutela della pubblica e privata incolumità, anche in previsione del prevedi-
Ilavori nella zonadi Auronzo
striali, vicini ai 4 milioni, per una percentuale di crescita annuale del 18,3%, e dalle merci in colli che crescono del 2,4% in tre mesi e del 2,8% nei dodici mesi, avvicinandosi ai dieci milioni di tonnellate. Calano invece, anche nel confronto sul lungo periodo (-1,8%), le rinfuse solide (-16,4% da gennaio a marzo), mentre le rinfuse liquide (-4,7% trimestrale e +2% annuo) confermano il trend generale, così come i container: i teu movimentati nell’ultimo anno sono stati 626.882 (+2,7%), mentre il riferimento al 1° trimestre 2019 dice -3,6%. Va però evidenziato che da gennaio a marzo si è registrato un andamento diverso tra i contenitori vuoti (in diminuzione) e quelli pieni di merci, in aumento in entrata e uscita. • © RIPRODUZIONERISERVATA
Non finisce di stupire la vicenda del Mose. Dopo tutto il putiferio scatenato negli ultimi due giorni il ministro Danilo Toninelli ha annunciato in una intervista al “Gazzettino” che non ci sarà la tassa di scopo per mantenere il Mose e che «era una delle soluzioni allo studio, non la soluzione definitiva. Peraltro era facoltativa». Ma la questione del finanziamento del Mose rimane. E quindi ieri il governatore Luca Zaia e il sindaco veneziano Luigi Brugnaro, fa sapere la Regione, hanno inviato al ministro «una loro bozza di emendamento, sotto forma di “osservazioni”, riguardo alla questione della gestione e dei costi del Mose, nell’ambito della discussione in Senato per la conversione in legge del decreto legge “Sblocca Cantieri”». Zaia e Brugnaro si schierano a favore della nomina di un commissario straordinario per l’opera. Ma per quello che riguarda i costi Regione e Comune propongono nel testo da votare a Roma che gli oneri siano «integralmente a carico del bilancio dello Sta-
Laparatoie mobili delMose
to». E specificano anche, per la futura gestione, che «a totale carico dello Stato sarà posto ogni ripiano di eventuali passività di bilancio» e che «le passività economiche causate nelle fasi precedenti all’attivazione della nuova struttura, e le eventuali passività pendenti a quella data o eventualmente sopravvenute, costituiscono oneri esclusivamente a carico del bilancio dello Stato». Ok alla gestione affidata a una struttura che metta assieme quattro Ministeri (Finanze, Infrastrutture, Cultura, Turismo), Regione, Città di Venezia e Autorità portuale. Zaia: «È un’opera nazionale, e Regione e Comune introducono chiare disposizioni a tutela del proprio patrimonio». • © RIPRODUZIONERISERVATA
RINNOVO DEL CONTRATTO. È fermo da 12 anni bile aumento di portata del torrente a seguito del prossimo scioglimento della neve». «Col secondo cantiere che avvieremo nei prossimi giorni provvederemo invece al ripristino della sezione idraulica e della sicurezza delle sponde del torrente Ansiei, a valle della confluenza del rio Muri fino all’imbocco del Lago di Auronzo. L’importo è di 500mila euro». Nello specifico sarà sistemato un tratto di scogliera in destra idrografica del torrente Ansiei, appena a valle del Ponte Malon. Prevista anche l’asportazione di ghiaia dall’alveo: «L’intervento tutela anche la stabilità dei fabbricati industriali sovrastanti». • © RIPRODUZIONERISERVATA
Sciopero dei dipendenti dellasanità privata VENEZIA
Sciopero ieri mattina per gli oltre 10 mila lavoratori della sanità privata del Veneto, con un affollato presidio davanti all’ospedale Villa Salus di Mestre, per il rinnovo del contratto di lavoro, dal cui blocco «derivano molti dei problemi lamentati dai lavoratori». Il contratto è fermo da 12 anni - come ricorda in una nota Daniele Giordano segretario generale Fp Cgil Veneto - e questo «significa
Lamanifestazionea Venezia
anche diritti, retribuzioni, inquadramenti fermi a 12 anni fa in un settore in continua evoluzione e aggiornamento che lavora fianco a fianco col
sistema sanitario pubblico». L’attacco è contro le associazioni Aris e Aiop delle imprese della sanità privata (oltre una ventina di strutture in Veneto, anche vicentine): «Non vogliono investire parte dei profitti per il rinnovo del contratto» e invece «chiedono di scaricare sulla Regione i costi con l’aumento delle tariffe». «È singolare - dicono i segretari vicentini Giulia Miglioranza (Cgil), Federico Zanin (Cisl) e Rosanna Marostegan (Uil) - che aziende private che registrano profitti significativi reclamino risorse da Stato e Regioni minacciando, diversamente, di non procedere al rinnovo del contratto». Chiesto un confronto con la Regione. •
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VENEZIA.Bellaciao:cantaancheilministro
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L’evento
VIGNE EROICHE Il protocollo della Docg vieta il diserbo chimico: nei pendii più impervi il taglio dell’erba tra le viti e la raccolta delle uve va fatta a mano
Domenica 12 Maggio 2019 www.gazzettino.it
La Docg festeggia mezzo secolo Innocente Nardi: «Chiamate questo vino con il suo nome: Conegliano-Valdobbiadene»
I frizzanti 50 del Prosecco Superiore L’INTERVISTA uon compleanno Prosecco (Superiore). Cinquant’anni anni di denominazione che hanno cambiato la vita di queste colline. Una ricorrenza tutta da festeggiare nelle parole di Innocente Nardi, presidente del Consorzio di Tutela del Conegliano Valdobbiadene Docg.
B
sere confuso col prosecco. È un paradosso ma è così perché noi rappresentiamo la cru dell’eccellenza». Qual è il mercato più interessante oggi?
«Un mercato che non ci aspettavamo sono gli Stati Uniti: hanno potenzialità enormi. Noi oggi esportiamo 5 milioni di bottiglie». Perché gli americani iniziano
l’ecletticità giusta per adattarsi a qualsiasi momento della giornata. Lo sentono un vino easy come loro». Unesco e territorio. Sarà la volta buona?
«Abbiamo messo diverse bottiglie in fresca per l’occasione! Questa volta è l’occasione. O adesso o mai più, credo che ci siano tutte le condizioni. I rappresentanti del governo italiano e il presidente Zaia stanno impe-
La Docg più vasta d’Europa dove il glifosato è fuorilegge
Se dovesse scrivere un biglietto di auguri al ProseccoSuperiore cosa ci metterebbe? «Gli augurerei di mantenersi sempre così fresco e giovane. Buon compleanno ad un vino che piace a tutti, ed è l’orgoglio del nostro territorio».
L’AMBIENTE erdi colline del Prosecco sempre più verdi. Il Conegliano Valdobbiadene Superiore Docg è la più vasta area vitivinicola d’Europa a denominazione d’origine controllata e garantita a bandire il glifosato. Già da tempo il Consorzio di tutela, attraverso il suo Protocollo Viticolo, la cui nona edizione è stata presentata ad inizio aprile, invitava i suoi coltivatori a non utilizzare il contestatissimo erbicida, ritenuto cancerogeno da molti studi medici. Ma ora il diserbante è ufficialmente vietato: la prescrizione infatti è stata recepita nei regolamenti di Polizia rurale dei quindici comuni della Denominazione. Chi dunque dovesse essere sorpreso ad irrorare con questa sostanza verrà multato, né più né meno che se avesse infranto, ad esempio, il limite di velocità sulla strada. L’uso del glifosato – è bene ricordarlo –, pur con gli ovvi limiti, è comunque tuttora consentito dalla normativa italiana ed europea. Il territorio del Conegliano Valdobbiadene, tuttavia, con una piena sinergia tra mondo produttivo, amministrazioni locali ed altri attori pubblici e pri-
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I grandi vecchi esortano: «Non chiamatelo prosecco». Il nome è un problema? «Chi conosce concretamente il mondo prosecco e i territori di produzione identifica questo vino come Conegliano Valdobbiadene. Ma chi si avvicina al prosecco senza conoscere l’Italia e le zone di produzione, identifica tutto come prosecco. Ma deve iniziare a capire che c’è prosecco e prosecco superiore». Qual è secondo lei la chiave del successo di questo vino? «Il Prosecco Superiore non ti sovrasta ed è rispettoso del cibo. Il rispetto, soprattutto di questi tempi, è un bel concetto». Con cosa non deve essere confuso il Prosecco Superiore? «Con un vino a basso costo. Il prosecco superiore non può es-
«NOI RAPPRESENTIAMO LA CRU DELL’ECCELLENZA NON DOBBIAMO CONFONDERCI COL PROSECCO, O CON VINI A BASSO COSTO»
ad amare il Prosecco Superiore? «È una bollicina, crea informalità e piacere. In questo senso interpreta perfettamente il loro spirito. Inoltre è un made in Italy e loro ne vanno pazzi. Poi ha
CIN CIN Il Conegliano Valdobbiadene festeggia i 50 anni della Docg. Nella foto piccola, Innocente Nardi, presidente del Consorzio
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vati, ha voluto compiere un ulteriore passo verso «una sostenibilità e una qualità ambientali assolute», come ha ribadito il presidente dell’organismo di tutela Innocente Nardi.
A MANO Nonostante questa decisione comporti inevitabilmente un supplemento di lavoro per i viticoltori: lo sfalcio tra i filari, infatti, ora verrà effettuato in modo meccanico, con macchinari dove la conformazione del terreno lo consentirà, oppure a mano, armati di decespugliatore, o al massimo con sostanze naturali, previste per le colture biologiche, sui pendii “eroici”. «Il nostro territorio è un laboratorio della sostenibilità ambientale unico in Italia per la sua capacità d’inclusione dei soggetti coinvolti – ha confermato ancora Nardi -. Un’ulteriore evidenza di questa sinergia è l’adozione progressiva da parte di tutti i Comuni della Denominazione delle indicazioni del Protocollo Viticolo del Consorzio per redigere i sin-
IL PROTOCOLLO VITICOLO METTE AL BANDO VARIE SOSTANZE, PUR LECITE IN ITALIA: SI VA VERSO UN’AGRICOLTURA NON INVASIVA
goli regolamenti rurali comunali». Quello del no glifosato è forse il fronte più mediatico dell’impegno “green” del Prosecco Docg. Di certo, non è l’unico. Lo scopo del Protocollo viticolo è proprio eliminare progressivamente pratiche e molecole troppo impattanti (ancorché permesse dalla legge) e, di contro, promuovere forme di agricoltura meno invasive possibile, oltre ad aumentare la sensibilità tra le 185 aziende aderenti. Sul primo versante, risale al 2013 l’esclusione di tutte le formulazioni contenenti prodotti a base Folpet, Mancozeb, Dithianon, e diverse altre sostanze. Sul secondo, ecco la sperimentazione di tecniche di “lotta integrata” contro la tignola o la cocciniglia, attraverso la dispersione spargono nell’aria di feromoni, che confondendo i maschi, riducono gli accoppiamenti o ancora tramite l’introduzione di altri insetti “buoni” che si nutrono delle larve o predano gli adulti “dannosi”. La prossima mossa sarà la Certificazione S.Q.N.P.I., (Sistema Qualità Nazionale Produzione Integrata) delle imprese agricole della Denominazione: un sistema che considera tutti i mezzi produttivi e di difesa delle coltivazioni dalle avversità, in grado di ridurre al minimo il ricorso alla chimica in vigneto e di razionalizzare la fertilizzazione. a.zan. © RIPRODUZIONE RISERVATA
15 Domenica 12 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Il progetto “Cantine solidali” vede insieme cooperative sociali e Consorzio
Disabili in vigna, quando la solidarietà scommette sul territorio VIDOR Cassette e bottiglie decorate, tappi di design, sacchetti personalizzati, e gadget per accompagnare il dono di una bottiglia di Docg. È il progetto Cantine Solidali, promosso da Associazione Casa Maria Adelaide e dalle cooperative sociali La Rete, Vita e Lavoro, Ali e Sorgente che supportano le persone con disabilità. L’iniziativa - patrocinata da Usl
2, Unpli Treviso e Consorzio tutela Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore - ha l’obiettivo di creare un circuito virtuoso facendo incontrare i due mondi affinché si diffonda il senso di solidarietà e vi sia un dialogo con i ragazzi disabili, impegnati a lavorare per una valorizzazione del territorio sempre maggiore. Il logo
rappresentativo, completato dalla scritta “Artisti speciali per vini speciali” è una mela, frutto semplice ma che simboleggia il senso della solidarietà,. «Il nostro obiettivo- spiega Oddino Buso, direttore di Casa Maria Adelaide- è restituire dignità al lavoro di tanti disabili e lavorare per un inserimento direttamente in vigna e nel ciclo vitiviticolo delle disabilità
lievi». Ora l’associazione vorrebbe fare un salto di qualità. «Vorremmo diventare una cooperativa di tipo b-specifica il presidente Augusto Trinca- la prospettiva è quella di programmare percorsi di inclusione sempre più utili alla comunità oltre che ai lavoranti». E.F.
INSIEME La presentazione del progetto “Cantine Solidali” nel novembre dell’anno scorso: ragazzi disabili collaborano con le grandi cantine
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Il primo spumante con le uve dei nostri colli fu uno champénois Ma Carpenè inventò la fermentazione in autoclave e cambiò tutto MONUMENTI Il monumento alla cultura del vino e Antonio Carpenè, padre del Prosecco Superiore come lo conosciamo oggi
LA STORIA e rughe increspano delle fronti ossigenate, aperte al contatto quotidiano con il sole. Le mani sono sagomate, indurite. Hanno quasi bisogno di quel contatto, come di sentire l’odore inconfondibile delle proprie rive. Se li chiami i grandi vecchi del prosecco, non si riconoscono. Si sentono semplici operai della natura, artigiani di un prodotto che riesce se sono a posto meccanismi complessi e non sempre governabili. Eppure dietro i loro nomi si è fatta la storia di un secolo, si è fatta l’economia di un territorio, la rinascita di un tessuto sociale che consente oggi alle nuove generazioni di realizzarsi e continuare a vivere sulle colline. Alcuni di loro hanno scelto di portare avanti la storia del vino al timone del consorzio di tutela. Sono stati Aurelio Moretti, ex preside della Scuola Enologica, poi Ezio Spina, presidente della cantina Sociale di Soligo nonché Cavaliere di Gran Croce, e grazie alla cui tenacia fu gestito e preservato il consorzio. Dagli anni Novanta con Primo Franco, Antonio Bisol e Franco Adami il distretto accelera verso il mercato globale mantenendo ferma la sua anima local.
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gnandosi in maniera massima e lodevole. Siamo consapevoli di avere un territorio unico. Ma l’Unesco non sarà l’unica soluzione. Alla tutela di questo patrimonio pensiamo prima di tutto noi». Che regalo vorreste fare al Prosecco Superiore come Consorzio di tutela Docg? «Il miglior regalo è la riconoscenza verso chi ha dedicato la vita a questo territorio, la consapevolezza di aver ricevuto dall’alto un tesoro e nello stesso tempo il sacrificio di continuare sul solco tracciato dai nostri padri. Il che significa anche investire senza pretendere di fare solo di business». Questione sostenibilità: avremo altri vigneti? «Assolutamente no. All’unanimità abbiamo già approvato il blocco di iscrizione di nuovi impianti dal 1. agosto 2019». Mitigazione: come dovrà cambiare il paesaggio? «Il paesaggio non deve tornare ad una ruralità antistorica. Ma nei 15 comuni credo che il problema non si ponga, buona parte del nostro territorio è stato riconosciuto come paesaggio agrario storico dal Ministero nel 2016. Il territorio va tutelato e va protetto. È oggi necessario adottare delle misure di tutela e regolamentazione: ma la bellezza è dinamica. Ben vengano anche interventi 2.0 a patto che ci sia armonia. E questo concetto ingloba dalla cartellonistica alle insegne, ai parcheggi». Cosa chiedono i turisti a questo territorio? «Di vivere un’emozione personale, vogliono conoscere queste 3.300 famiglie che lavorano nelle vigne, capirne la storia. Poi chiedono servizi di mobilità alternativa ed esperienze culturali». Elena Filini © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Abbiamo capito che il vigneto non bastava: l’importanza della formazione»
IN VIGNA Ma molti altri hanno scelto di rimanere in vigna, testimoni e custodi del tempo. I loro nomi? Etile Carpenè, Ottavia Bortolomiol (moglie di Giuliano Bortolomiol), Valeriano Bortolin, Umberto Bortolotti, Luigi Gregoletto. Etile Carpenè. Suo padre ha scelto di chiamarlo Etile: e il suo destino è stato segnato all’anagrafe. «Nel 1868, anno di fondazione della nostra Impresa, il mio bisnonno Antonio Carpenè ebbe l’intuizione di sperimentare la produzione di un vino spumante, con caratteristiche simili allo Champagne francese, utilizzando soltanto uve autoctone del territorio trevigiano. All’inizio gli fu attribuito il nome di Champagne Italiano in quanto prodotto con l’unico metodo allora conosciuto, lo Champenoise». Ma Carpenè voleva un vino democratico, gli piaceva l’idea che la festa non fosse solo per l’élite. «Il mio bisnonno, grazie agli studi scientifici compiuti e ai carteggi con i più importanti scienziati del tempo come Koch, Pasteur e Von Liebig, si impegnò a mettere a punto un nuovo metodo di spumantizzazione, basato sulla rifermentazione in autoclave -prosegueEnfatizzare e valorizzare una produzione autoctona si sarebbe poi rivelato un bene assoluto, soprattutto per chi quel territorio e quegli ettari vitati li curava quotidianamente». Valeriano Bortolin. Bortolin è uno dei cognomi delle dinasty del prosecco. «La mia vita è stata scan-
I grandi vecchi delle bollicine “democratiche” dita dal vino e da queste colline, ma non avevo certo il piano B -spiega Valeriano Bortolin salendo con passo svelto verso la collina di Strop- per i miei genitori è stato un grande sacrificio mandarmi a scuola e stavo in collegio dai preti. Erano gli anni Cinquanta. Eravamo in 7 diplomati al Cerletti, abbiamo capito che il vigneto non bastava più, era importante la formazione». Guarda il “collesel”, baciato dal
«ORA DOBBIAMO PENSARE AL MARCHIO GEOGRAFICO, COME FANNO I FRANCESI: VALORIZZARE IL SINGOLO VIGNETO»
nel nostro paese, e l’ingegner Giovan Battista Cerletti, grande conoscitore dei migliori istituti enologici europei. Oggi a dirigere il Sancta sanctorum dell’enologia italiana è Mariagrazia Morgan. «Mi sono insediata il 1 settembre 2018. Ho ricevuto un’eredità importante, e mi confronto con una scuola azienda dove tecnologia e tradizione vanno di pari passo. Vedo crescere la presenza femminile. È una bella sfida». E.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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La prima Scuola enologica d’Italia
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LE DONNE Luigi Veronelli voleva scrivere un libro sulla storia di quel viticoltore un po’ bizzarro, sempre in sella alla sua motocicletta tra Valdobbiadene e la Milano da bere: è Giuliano Bortolomiol. Nel 1949, fonda a Valdobbiadene l’omonima cantina: oggi la moglie Ottavia incarna la tradizione anche femminile della Docg. Bruno Bortolotti. Studi classici, amore per l’architettura e il recupero sostenibile, Bruno Bortolotti regge la linea dinastica di Umberto, classe 1912, medaglia d’oro al Cerletti nel 1941 e grande padre del prosecco di collina. «Noi dobbiamo pensare al marchio geografico, ogni casa una cantina, per questo stiamo approfondendo il concetto di Riva. È un’idea tipicamente francese, prevede la valorizzazione del singolo vigneto ben oltre il cru riferibile a un villaggio. Ad esempio vendiamo la Riva il Montagnole in esclusiva da Harrods a Londra. Perché oggi il consumatore consapevole vuole qualcosa di diverso, che gli faccia cambiare idea su un certo tipo di prosecco». Elena Filini
A Conegliano, dal 1876
CONEGLIANO Se il Prosecco Superiore è diventato un modello vincente dell’enologia a livello mondiale, gran parte del merito va sicuramente allo stretto legame col mondo della ricerca e dell’innovazione. Era il 9 luglio 1876 quando re Vittorio Emanuele II firmò il decreto che autorizzava l’apertura a Conegliano della prima Scuola di Viticoltura e di Enologia d’Italia. A volerla fortemente furono soprattutto l’enochimico Antonio Carpenè, che fu tra i primi a studiare l’applicazione dei metodi di spumantizzazione
sole. E una cosa ci tiene a dirla, Valeriano. «Io sento sempre ripetere la parola prosecco. Per me questo vino si chiama Valdobbiadene Superiore».
II
Primo Piano
Domenica 12 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Verso le elezioni
Candidati in sella per scoprire le difficoltà di chi va in bici La Fiab ha riscosso l’attenzione degli aspiranti sindaci (assente solo Venuto) per le esigenze della mobilità “eco” `
L’INIZIATIVA ROVIGO Tutti i candidati (tranne l’assente Marco Venuto di CasaPound) ieri pomeriggio hanno inforcato la propria bici e accompagnati dalla Fiab, hanno pedalato per le strade rodigine. Al seguito dei veri amanti delle due ruote c’era un gruppo di politici e loro sostenitori molto variegato: chi si è presentato con i pantaloni eleganti e la camicia, chi di tanto in tanto si fumava una sigaretta, chi ha pensato di attrezzarsi come se dovesse conquistare il Gran premio della montagna del Giro d’Italia, infine chi la bici la usa davvero tutti i giorni e quindi ha affrontato questa “sfida elettorale” con molta nonchalance. Alla partenza l’atmosfera è stata spumeggiante, grazie alle divertite chiacchiere dei concorrenti all’ambita poltrona di Palazzo Nodari, per una volta impegnati in una sfida “fisica” anziché “dialettica”, consci però di partecipare a un appuntamento senza dubbio importante, che gli ha permesso di girare per Rovigo mettendosi nei panni dei tanti ciclisti che ogni giorno frequentano le strade rodigine e comprendere quali siano i reali problemi della viabilità cittadina: mancanza di segnaletica, strade strette, alta velocità dei mezzi motorizzati, assenza di punti di ristoro e relax per i cicloturisti e così via.
PERICOLI QUOTIDIANI Durante il percorso, infatti, i responsabili della Fiab hanno mostrato ai partecipanti i punti più critici in cui i ciclisti ogni giorno rischiano persino la vita, come gli incroci sul trafficato viale Porta Adige o la mancanza
di adeguati percorsi dedicati su viale Tre martiri. Denis Maragno, presidente degli Amici della Bici, alla partenza ha spiegato che si è trattato di «un percorso leggero, di poco meno di cinque chilometri, che affrontiamo insieme ai candidati per far comprendere loro quale sia la situazione della città per chi, anziché usare l’auto, si sposta in bici. Spiegheremo quali sono i punti critici, passando per piazzale Di
SONO STATI FATTI PROVARE I TRAGITTI PIÙ IMPORTANTI PER LA QUOTIDIANITÀ DEI RODIGINI La Sinistra Mazzoni si presenta Flash mob al Langer Questa mattina, tra le 10 e le 13, in piazza Vittorio Emanuele, si presenta la candidata di La Sinistra, Elena Mazzoni, in lizza per un seggio al Parlamento europeo. Si parlerà di agricoltura alternativa, si svolgerà un flash mob per dire basta agli inquinamenti ambientali ed infine si terrà un pranzo di autofinanziamento al Parco Langer per dire no al gasdotto. In caso di maltempo, però, tutto si svolgerà nella sede di Rc in corso del Popolo 183. Alla giornata parteciperà anche il candidato sindaco di Rovigo, Edoardo Gaffeo. A.Luc.
Vittorio, andando verso la stazione dei treni e poi verso via Benvenuto Tisi da Garofolo e infine Viale Tre Martiri, da cui poi torneremo in centro storico. Alla fine abbiamo consegneremo le nostre proposte per rendere Rovigo una città davvero a misura di ciclista».
BIKE SHARING Rovigo che rapporto ha con il bike sharing, un termine inglese che alcuni candidati stanno usando per la propria campagna elettorale per indicare la possibilità di usare delle biciclette comuni da usare in condivisione con altri utenti? A rispondere è lo stesso Maragno, raccontando la recente esperienza della sua associazione: «Alcune settimane fa siamo stati a Mantova, dove usano da anni un sistema del tutto simile a quello che abbiamo visto a Rovigo fino a qualche tempo fa. Se quello nostro, però, non ha funzionato, è possibile che sia colpa della mancanza di manutenzione delle bici messe a disposizione, della scarsa informazione fatta al pubblico e alla scomparsa dello Iat (il centro informazioni turistiche, ndr) dove ti davano la chiave per accedere alle bici. Penso che sia un servizio importante, ma credo altresì che si debba maggiormente investire su spazi più chiari per chi va in bici». Maragno, infatti, ha puntato il dito, soprattutto grazie a questo appuntamento con i candidati sindaco, sulla viabilità ciclabile del capoluogo, segnalando per esempio che alcuni percorsi non sono chiari e che manca la sicurezza necessaria per alcuni che vorrebbero appunto usare questo sistema per girare in città. Alberto Lucchin
Maniezzo: «In centro più universitari» ELEZIONI ROVIGO Per quanto riguarda il possibile trasloco del tribunale, il Movimento 5 Stelle e il suo candidato sindaco Mattia Maniezzo dicono di volere guardare ormai avanti e cercare di trovare una soluzione per il futuro dell’immobile in via Verdi, anziché perdersi in polemiche che fanno perdere di vista l’importanza dei fatti. «Fare la battaglia adesso, dovesse essere ormai una cosa già stata decisa, non serve. Per cui vediamo in una visione futura di quel trasloco e cerchiamo un’alternativa. A nulla serve conoscere e valutare oggi le scelte, o le non scelte, fatte dalle precedenti amministrazioni che oggi si ripresentano alla guida della città». Il Movimento 5 stelle sottoli-
nea come questa non sia una accettazione di questa situazione, ma semplicemente ritiene di non fermarsi a criticare il problema di questo possibile trasloco al Censer, fuori dal centro storico. «Visto che il prefetto continua il Movimento – il Censer e la Fondazione Cariparo, con le opportune valutazioni, hanno ipotizzato il trasferimento del tribunale, e ritenendo che i rappresentanti di questi organi istituzionali sono persone di riconosciute capacità professio-
«TRIBUNALE AL CENSER, SCELTA FATTA DA PERSONE COMPETENTI» Mattia Maniezzo
nali, politiche e imprenditoriali, probabilmente è al momento la scelta più adatta. È di fondamentale importanza tutelare gli interessi di tutta la città. In questo caso specifico della parte del centro storico che a causa di questo trasferimento, ne risentirebbe maggiormente. Chiediamo pertanto che tutte le parti interessate collaborino con la futura amministrazione per rilanciare il centro storico. Un’idea percorribile è sicuramente l’insediamento di nuove facoltà universitarie nel centro e far sì che l’indotto economico risulti uguale, se non maggiore, all’attuale. Anche Padova si trova con il tribunale in zona Fiera e proprio a Padova hanno sviluppato maggiormente, come è noto, l’università e l’intero indotto economico». A.Luc.
DUE RUOTE Foto di gruppo degli Amici della bici insieme ai candidati sindaci, alcuni dei quali hanno partecipato accompagnati anche da staff e simpatizzanti
Treviso e Vicenza con Gambardella: «Facciamo una rete di Comuni forti» ELEZIONI ROVIGO Per sostenere la candidatura a sindaco di Rovigo di Monica Gambardella sono scesi nel capoluogo polesano i sindaci di Treviso e Vicenza, rispettivamente Mario Conte e Francesco Rucco. Ieri mattina, al Caffè Thun, la candidata del centrodestra ha ricevuto la visita di due potenziali colleghi veneti, insieme al già sindaco di Treviso e segretario nazionale della Lega, Gian Paolo Gobbo. Cristiano Corazzari, assessore regionale e capolista della Lega, ha fatto gli onori di casa e spiegato che la visita ha lo scopo di «far capire ai cittadini la potenzialità dell’offerta se scegliessero come proprio sindaco Gambardella. Sono venuti qui da noi per dimostrare la propria vicinanza a Rovigo e alla candidata. Dando sostegno a lei, con una croce ci si porta a casa una filiera importante che va dal Governo alla Regione e ai principali Comuni. Rivendichiamo con orgoglio il nostro ruolo regionale e nazionale». «Mai come in questo momento bisogna guardare avanti per la nostra identità storica ha aggiunto Gobbo - in un Veneto che fa squadra e sa fare squadra, per Monica è importante avere vicina la bandiera della Regione, del Governo e dell’Europa».
Vicenza abbiamo vinto parlando alle persone, spiegando quello che vogliamo fare. Prioritarie sono state le politiche sociali, della sicurezza e della cultura. Stiamo già facendo rete con gli altri sindaci del Veneto, da Treviso a Verona, con campagne di marketing comuni tra le varie istituzioni del territorio. Aspettiamo Rovigo nella nostra squadra».
CAPOLUOGHI IN RETE Proprio sulla questione del fa-
SI RITIENE BASILARE AVERE UNA “FILIERA” POLITICA CHE PARTENDO DAL CAPOLUOGO, ARRIVA ALLA REGIONE FINO AL GOVERNO
re rete con tra i capoluoghi, in aiuto alle politiche attuate dalla Regione, la candidata rodigina ha auspicato che possano aprirsi strade di sviluppo per Rovigo grazie ai sindaci veneti. Conte, che ha vissuto in prima persona la crisi dell’ex sindaco Massimo Bergamin in qualità di responsabile leghista degli enti locali, partecipando agli incontri politici che hanno preceduto le dimissioni in massa di 22 consiglieri comunali, ha poi concluso: «È sempre un’emozione trovarci in queste occasioni, anche perché un anno fa ero al tuo posto, Monica. Mi piace lo slogan “Rovigo è la nostra casa”, inoltre noi saremo al tuo fianco come sindaci amici, con Luca Zaia, il Governatore più amato d’Italia, gli onorevoli, i sottosegretari, i ministri del nostro Governo». A.Luc.
CONTATTO CON LA GENTE Francesco Rucco, primo cittadino berico, ha spiegato come sia bello ricoprire questo incarico e come lo scorso anno sia riuscito a sconfiggere alle urne lo sfidante Otello Dalla Rosa. «A
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SOSTEGNO Il leader della Lega Gian Paolo Gobbo insieme a Monica Gambardella, Cristiano Corazzari, Mario Conte e Francesco Rucco davanti al Caffè Thun
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Nordest
UDINE Nuova sede di Casapound, la protesta dei partigiani: «Fascisti del terzo millennio nel quartiere della Liberazione» Domenica 12 Maggio 2019 www.gazzettino.it
Vaia, 21 milioni per pulire e riparare Danni da maltempo, Bottacin sdogana il piano di difesa `Il riparto: 5 milioni al Bellunese, di cui 2 all’Agordino idrogeologica: «Rinforzeremo la sicurezza di case e strade» Fondi per l’arretramento dei litorali, si comincia da Jesolo `
VENETO BELLUNO Lo spirito della tempesta Vaia, classificata tra le cinque più distruttive degli ultimi trent’anni in Europa, è entrato a piene mani nella stesura del programma 2019 di interventi di difesa idrogeologica e di sistemazione idraulico-forestale della Regione Veneto. Oltre 100 pagine per riassumere un dissesto che dalle montagne scende al mare senza portare più quei detriti preziosi per impedire il drammatico arretramento dei litorali. Ogni anno servono costosi ripascimenti per compensare ciò che a monte è trattenuto dalla opere idrauliche. Acqua compresa. La “bibbia 2019 dei Servizi Forestali”, così la chiama Gianpaolo Bottacin, assessore alla Difesa del suolo e alla Protezione civile, dovrà solo passare in giunta e poi sarà operativa. Complessivamente la Regione, con risorse proprie, mette sul piatto del dissesto 21 milioni di euro ripartiti attraverso una suddivisione territoriale in 48 Unità Idrografiche che fanno riferimento amministrativo alle Unioni Montane e a loro volta suddivise in due ambiti: Forestale Est e Forestale Ovest. La parte del leone, se così si può dire, la fa la provincia di Belluno che porta a casa oltre 5 milioni di euro di cui 2 solo in Agordino.
IL RIPARTO Ecco la suddivisione. Forestale Est 7milioni 504mila euro: 2 milioni 40mila Agordino; 410mila Feltrino; 750mila Centro Cadore; 630mila Comelico-Sappada; 250mila Cadore-Longaronese-Zoldo; 270mila Valle del Boite; 150mila Valbelluna; 480 mila Alpago; 150mila Belluno–Ponte nelle Alpi; 894mila Prealpi Trevigiane; 800mila Grappa; 105mila Monfenera-Piave-Cesen; 165mi-
L’85% DEI LAVORI AFFIDATO AI SERVIZI FORESTALI. IN PIANURA LE DIGHE BLOCCANO I DETRITI PORTATI DAI FIUMI
la Prealpi Trevigiane; 410mila Grappa-Prealpi Trevigiane, Monfenera, Piave-Cesen. Forestale Ovest 4 milioni 417mila euro: 710mila Reggenza dei Setti Comuni ed altre; 200mila Reggenza dei Sette Comuni; 280mila Brenta; 50mila Alto Astico; 50mila Astico; 200mila Astico-Marosticense; 450mila Pasubio Alto Vicentino; 370mila Alto Astico e Pasubio Alto Vicentino; 500mila euro Ambito territoriale Agno-Chiampo; 1 milione 97mila Ambito territoriale Lessinia; 450mila Baldo-Garda; 60mi-
la Baldo-Garda, Ambito territoriale Lessinia. Il totale fa 11 milioni 921mila ai quali vanno aggiunti 1 milione 786mila per interventi fuori ambito delle Unioni Montane, 640mila per la fascia litoranea di Venezia e 830mila per quella di Rovigo. Si sale a 15 milioni 177mila. A questi si sommano gli oneri la manodopera, spese di gestione e pronto intervento. Restano poi da spendere anche i 756 milioni di euro che il governo gialloverde stanzierà al Veneto in tre anni, sempre per la difesa del suolo diventata ormai una voce chiave dei bilanci.
IL PROGRAMMA
DIFESA SUOLO I danni di Vaia nell’agordino, il litorale di Jesolo. L’assessore Bottacin
Fiammetta Borsellino a Padova
«Anche in carcere prevenzione, non emergenza» PADOVA Le parole più emozionanti sono state quelle che Fiammetta Borsellino ha pronunciato in chiusura della Giornata del 10 maggio nella Casa di reclusione di Padova, dedicata al tema “La cultura della prevenzione, l’incultura dell’emergenza”, organizzata da Ristretti Orizzonti, in
collaborazione con la Casa di reclusione di Padova e la Conferenza Nazionale Volontariato Giustizia: «Oggi secondo me si è realizzato veramente un sogno di papà. Mio padre era convinto che bisogna condividere pubblicamente i problemi, il che significa significa prenderne coscienza. Era fermamente
convinto che soltanto una presa di coscienza collettiva potesse aiutare a risolverli». “Ascolto partecipato” è stato quello della giornata di studi di venerdì nel carcere di Padova. Più di 500 partecipanti, tra i quali 100 detenuti, studenti e insegnanti, volontari e operatori del carcere, avvocati e magistrati da tutt’Italia e le testimonianze
di Paolo Setti Carraro, chirurgo, fratello di Emanuela Setti Carraro, moglie del Generale Dalla Chiesa uccisa con lui dalla mafia, o di Paolo Picchio padre di Carolina, una giovanissima vittima di stalking che non ha retto il peso e si è suicidata a quattordici anni. E poi Valeria Collina, madre di Youssef, un ragazzo diventato terrorista, di cui ha raccontato la storia nel libro “Nel nome di chi”. © RIPRODUZIONE RISERVATA
«Il programma di difesa - spiega Bottacin - viene stilato annualmente, ma dopo Vaia è stato rinforzato con l’obiettivo di incrementare la sicurezza non solo per le abitazioni ma anche per la viabilità che riveste un ruolo fondamentale in caso di emergenze. Le opere realizzate dopo l’alluvione del ‘66 hanno dimostrato la loro funzionalità a fronte di un evento, Vaia, che è stato di portata maggiore. In questa fase procederemo con una serie di interventi di messa in sicurezza delle briglie, delle strade silvo-pastorali e corsi d’acqua minori. Circa l’85 per cento dei lavori sarà eseguito dalle squadre dei Servizi forestali che possono contare su 600 unità dislocate nelle cinque sedi regionali. Sarà quindi un affidamento diretto. Si andrà ad appalto, invece, per quelle opere più impegnative che richiederanno particolari professionalità». Dalla “bibbia” resta escluso il capitolo della rigenerazione dei boschi devastati, ma sarà attivata una squadra di vigilanza fitosanitaria. La condizione delle piante ancora a terra rischia di creare pericolosi incubatoi di parassiti. Se la montagna piange, la pianura non sta meglio. A picchiare forte non è stata solo Vaia, ma più in generale le condizioni idrografiche a monte: le dighe non consentono più ai fiumi di fare i fiumi, ridotti a rigagnoli, e quindi di trascinare a valle i detriti che strutturano i litorali. «In particolare a Jesolo - spiega Bottacin - abbiamo avuto un arretramento notevole. Solo quest’anno il ripascimento ha un costo di circa 10 milioni di euro». Lauredana Marsiglia
Zingaretti attacca Lega-5S: «In stallo pure sull’autonomia» VERSO LE EUROPEE PORTOGRUARO «La Lega è in difficoltà anche in Veneto. Il presidente Zaia ha ricevuto dal ministero i dati sulle domande di cassa integrazione: + 25%. Ciò significa, per le imprese venete, crescita zero, crollo dei fatturati, della fiducia e dei consumi. Anche il Veneto, che ha dato così tanto alla Lega di Salvini, ha capito che questo governo non propone nessun modello di sviluppo. È in stallo su tutto, perfino sull’autonomia». Il segretario nazionale del
Pd, Nicola Zingaretti, in tour elettorale a Portogruaro per le europee del 26 maggio, attacca frontalmente la Lega “a casa sua”. «È tornato il tempo di combattere - ha detto - La posta in gioco
IL SEGRETARIO PD A PORTOGRUARO: «CARROCCIO IN DIFFICOLTÀ PERCHÈ HA DELUSO LE ATTESE»
in queste elezioni europee è altissima. Il nazionalismo sta mettendo in discussione l’essenza della nostra democrazia liberale. Lega e 5 Stelle hanno usato le fondate paure degli italiani, determinate dal crollo della ricchezza e dalla crescita delle disuguaglianze, per raccogliere consenso. Ma la cosa grave - ha aggiunto - è che in questi 11 mesi non hanno costruito soluzioni. Il Tesoro ha ammesso che per evitare il tracollo si dovrà scegliere tra l’aumento dell’Iva o il taglio dei servizi. I cantieri restano bloccati perchè Lega e Cinque Stelle hanno idee
diverse sullo sviluppo. Ci stanno portando alla catastrofe sociale».
CANDIDATI A STRASBURGO Zingaretti è arrivato a Portogruaro per sostenere le candidature di Achille Variati e Elisabetta Gualmini. «Lega e Cinque Stelle - ha aggiunto - raccontano le paure e non risolvono i problemi. Noi vorremmo invece risolvere i problemi che creano le paure». E quindi le proposte: per i redditi inferiori ai 30 mila euro annui scuola a costo zero, dall’asilo nido all’università; abbattimento delle tasse per i salari medi; in-
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nalzamento dei salari minimi; incentivi all’innovazione e alla sostenibilità ambientale. Bocciata l’idea di una flat tax che fa pagare le tasse a tutti, ricchi e poveri, allo stesso modo. «Una vergogna ha detto il segretario del Pd - Il nazionalismo ci isola. Dove pensiamo di andare se restiamo soli? La Cina investe 410 miliardi di euro in sviluppo e crescita, gli Stati Uniti 450 miliardi. Noi solo 26. L’Europa ci serve anche per competere con chi è più grande di noi. Vogliamo un’Europa che valorizzi le nostre migliori risorse, che apra la guerra ai paradisi fi-
scali, anche quelli europei». Duro anche l’intervento di Variati. «La Lega – ha detto - ha tradito tre volte il Veneto: per quattro posti a Roma non sta rispettando la richiesta di autonomia fatta dai cittadini, ha smesso di rappresentare le piccole e medie imprese e ci sta facendo diventare un fortino chiuso al mondo esterno». «Quelle del 26 maggio – ha aggiunto Gualmini – sono le prime vere elezioni europee. Siamo ad un bivio: rafforzamento dell’Europa o disgregazione». Teresa Infanti © RIPRODUZIONE RISERVATA