1 minute read

Commodity, il virus dei rincari di Raffaella Venerando

COMMODITY, IL VIRUS DEI RINCARI

Non accenna ad arrestarsi la febbre dei prezzi delle materie prime che, nelle ultime settimane, ha raggiunto livelli intollerabili e non più sostenibili per le casse di quasi tutti i comparti produttivi, che si tratti di acciaio, plastica, rame, cartone, legno o grano

Advertisement

di Raffaella Venerando

Secondo il Commissario europeo Paolo Gentiloni, nel 2021 il Pil italiano aumenterà del 4,2% grazie a Recovery Plan e vaccini. In attesa che questa previsione ottimistica si realizzi, tutto il manifatturiero italiano è nel vortice di folli rincari dei prezzi delle materie prime da mesi ormai, con ostacoli nella catena di approvvigionamento e distribuzione, e tempi medi di consegna allungati del doppio rispetto a un anno fa. Una febbre che ha più cause scatenanti, di cui il dilagare del coronavirus è solo la più evidente. La pandemia ha infatti senz’altro determinato, nella prima metà del 2020, un brusco e generale calo dei consumi e quindi della produzione, propagatosi inevitabilmente lungo l’arco della catena produttiva, fino a raggiungere la produzione di componenti e di materie prime nei paesi più lontani. Successivamente, quando la domanda è tornata a crescere, non lo ha fatto in maniera omogenea nelle diverse aree geografiche mondiali. La voracità della Cina, cui va il primato del ritorno alla crescita post Covid-19, è stata determinante nell’innalzamento dei prezzi delle commodity e nello shortage di materie prime, ma anche di semilavorati e prodotti finiti. Ambedue i fenomeni hanno quindi cominciato prepotentemente a farsi sentire nel nostro Paese, spingendo il tasso di inflazione dei prezzi di acquisto fino a raggiungere livelli intollerabili e non più sostenibili, acuiti nelle ultime settimane per le casse di quasi tutti i comparti, che si tratti di acciaio, plastica, rame, cartone, legno, grano o petrolio. La velocità degli scambi, rallentata, sommata alla crisi dei container per le spedizioni marittime - pochi e maledettamente costosi - ha fatto poi il resto, causando un corto circuito che ha colpito trasversalmente molti comparti del manifatturiero italiano. Il serio rischio è che le aziende - se il fenomeno non si arresterà in tempi ragionevoli - blocchino le produzioni con impatti considerevolmente negativi sull’intera economia.

This article is from: