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La campagna olivicola 2021 secondo Franci
LA CAMPAGNA OLIVICOLA 2021 SECONDO Giorgio Franci
Ricorderemo la raccolta 2020 come prospera e fruttuosa, perfetta a livello climatico, una campagna che ci ha regalato una produzione eccezionale, memorabile. Tutto era avvenuto al momento giusto, la natura aveva assecondato le sue e le nostre necessità, seguendo il ritmo lento e placido degli olivi, dalla fioritura fino alla nascita, alla crescita e alla maturazione dei frutti.
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Tanto feconda e ricca era stata la scorsa campagna, quanto critica quella che sta ormai per volgere al termine. Il meteo ci ha mostrato, durante l’arco di quest’anno, l’altra faccia della medaglia, quando la natura decide di rispettare altri ritmi, di seguire un’altra cadenza, un altro passo. La primavera 2021 è stata poco piovosa e segnata da una gelata tardiva e inattesa ad aprile, quando si sono toccati i -10°. Nonostante questo lieve imprevisto, la fioritura e l’allegagione erano arrivate a compimento con buon esito e le olive sulle piante erano sane e abbondanti. La campagna sembrava, dunque, buona e promettente, pur mancando ancora la pioggia; le due bombe d’acqua di giugno avevano portato solo danni, senza nessun beneficio per le piante o per il terreno. Ad agosto le piante erano già in carenza idrica, ma è dalla seconda metà di settembre in poi che la completa mancanza di pioggia ha messo in crisi la raccolta: i frutti sono rimasti di piccola dimensione con una crescita pari a zero e in alcuni casi si sono ridotti ulteriormente, causa l’enorme disidratazione. L’invaiatura che è sopraggiunta era conseguenza dello stress subito dalle piante, non di una corretta maturazione dell’oliva e il veloce cambio di colore ha portato, conseguentemente, a una rapida trasformazione del frutto, che ha perso la caratteristica freschezza dell’olio prodotto con olive verdi, ormai base di qualsiasi produzione di qualità. Le piogge arrivate a novembre hanno finalmente reidratato i frutti e le olive hanno raggiunto la giusta dimensione, ma a quel punto i profili che ne risultavano erano quelli di un prodotto già maturo con note ben lontane dai fruttati verdi a cui siamo abituati. Ma se è vero che ogni raccolto ci insegna qualcosa, la conferma che riceviamo da questa campagna è che non possiamo pensare all’olivicoltura senza pianificare la risorsa idrica. In un’annata così difficile e complicata, infatti, è proprio grazie agli investimenti effettuati negli anni passati per dotare gran parte dei nostri oliveti d’impianti d’irrigazione di soccorso che siamo riusciti a produrre olive belle, sane e di qualità, da cui abbiamo ottenuto grandissimi oli: i nostri Villa Magra e Villa Magra Grand Cru, Le Trebbiane e il fruttato leggero Delicate, monocultivar Frantoio. Senza il fondamentale approvvigionamento idrico emergenziale ad hoc che abbiamo realizzato, questo risultato non sarebbe stato possibile. La grande soddisfazione di esser comunque riusciti a produrre gran parte delle nostre etichette più importanti, sempre grazie all’irrigazione di soccorso, viene però parzialmente ridimensionata dall’impossibilità di confezionare alcuni fra i nostri oli più apprezzati negli ultimi anni: l’oliveto da
cui produciamo Rose Grand Cru, monovarietale d’Olivastra Seggianese dalle marcate note floreali e di petalo di rosa, e quello da cui raccogliamo le olive per il nostro monocultivar di Moraiolo, sfortunatamente non hanno prodotto frutti quest’anno. Medesima sorte per il Franci Bio Toscano Igp, il nostro extravergine a doppia certificazione. Seppur dispiaciuti per le tre etichette che mancano all’appello, siamo comunque entusiasti di proporre alcune interessanti novità per il nostro fruttato leggero Delicate, che quest’anno esce in ben tre versioni differenti: Delicate monocultivar Frantoio è un profilo già conosciuto e apprezzatissimo negli ultimi anni dalla ristorazione gourmet e dagli chef stellati di tutto il mondo; abbiamo poi Delicate monocultivar Maurino, fresco e vegetale, e Delicate Bella, una nuova etichetta, un olio con note dolci e amaro praticamente assente, profumatissimo di foglia di pomodoro, pisellino verde, favetta fresca con un piccante di lieve intensità, ma di lunghissima e piacevolissima persistenza. Due produzioni limitate e riservate ai nostri clienti più storici e affezionati, che negli anni hanno dimostrato continuità e apprezzamento per il nostro lavoro e per le novità che ogni anno cerchiamo di mettere in campo. Questi risultati, in conclusione, ci raccontano di un’annata ambigua, dai mille volti e dalle mille sfumature, dura e tosta come solo alcune annate sanno esserlo, che ci toglie tanto ma che ci mette anche alla prova, spingendoci a fare del nostro meglio con quello che la natura riesce a darci. Se quella del 2020 può esser classificata come una raccolta a 5 stelle, fra le migliori annate di sempre per la nostra produzione, potremmo dire che quella del 2021 è una sfida che, come al solito, accettiamo senza riserve, costringendoci a ripensare e rimodulare le usuali pratiche agronomiche per creare un’olivicoltura professionale che, a oggi, non può far a meno della programmazione delle risorse idriche, investimento che ci impone di ragionare come sistema, attraverso piani di sviluppo territoriale che prevedano nuovi tipi d’approvvigionamento per dar vita a un’economia circolare ecosostenibile, dove la qualità dei nostri oli cresce rispettando l’ambiente e il territorio. È grazie alle scelte basate sul rispetto dell’ambiente, della materia prima e del territorio che oggi possiamo sentirci affermati e incoraggiati a guardare verso un futuro più consapevole. Certamente le sfide non mancano, ma crediamo sia un dovere per noi agricoltori promuovere, sostenere e diffondere le buone pratiche già presenti sul nostro territorio, oltreché sensibilizzare il consumatore finale riguardo l’importanza di scegliere consapevolmente i prodotti portati a tavola, per il benessere del pianeta e per la nostra salute.
Londra Palace
DAL 1853 L’OSPITALITÀ DI LUSSO PER CHI TORNA A SCOPRIRE VENEZIA, LA PIÙ ROMANTICA DELLE CITTÀ ITALIANE
Il Londra Palace si trova in Riva degli Schiavoni, a pochi passi da Piazza San Marco, dal Ponte dei Sospiri e da tutti gli altri luoghi simbolo della Serenissima, ma anche dai suoi angoli più segreti.
andrea cappelli
Dispone di 52 camere, diverse l’una dall’altra per arredi, tappezzerie, broccati di pregio, mobili d’antiquariato e dettagli personalizzati, tutte dotate di bagni spaziosi e luminosi, comodi armadi, rispettose dell’eleganza dell’inconfondibile stile veneziano, finemente restituito alla contemporaneità.
La vista è sempre incantevole: la scelta è fra il Bacino di San Marco e la Laguna di Venezia – dalla facciata in pietra d’Istria si affacciano ben 100 finestre – da una parte, o i tetti, i campanili e i caratteristici comignoli veneziani dall’altra. Il nucleo originario del Londra Palace di Venezia risale al 1853, quando si chiamava Hotel d’Angleterre & Pension, poi diventato Londres. Nel 1865 venne costruito il Beau Rivage in stile neolombardesco, unito all’Hotel d’Angleterre da un corpo di collegamento. La sopraelevazione dell’edificio più antico, negli anni Cinquanta del secolo scorso, e le più recenti ristrutturazioni della facciata e degli spazi pubblici interni hanno dato all’albergo il suo attuale aspetto, con la denominazione Londra Palace che è arrivata negli anni Settanta del Novecento. È da sempre ritrovo d’elezione di artisti, uomini di cultura, viaggiatori e turisti che amano i luoghi autentici, non uniformati allo spirito del tempo. Il legame profondo con la storia della città e l’accoglienza impeccabile ne hanno determinato l’appartenenza dal 2013 alla Relais & Châteaux, associazione di oltre 580 hotel e ristoranti in tutto il mondo, uniti da una passione genuina per l’ospitalità d’alto livello, coniugando il fascino e il lusso di un albergo storico col comfort e i servizi più avanzati. E nel novembre del 2014 Relais & Châteaux ha presentato all’Unesco un manifesto che sancisce l’impegno a tutelare, da parte di tutti gli hotel associati, le diversità culturali e gastronomiche dei luoghi in cui operano. In linea con questi principi, il ristorante Do Leoni – al momento disponibile nella sua versione bistrot – propone una cucina autentica che, lasciandosi ispirare dalle primizie del giorno del mercato di Rialto, rivisita i sapori della laguna con creatività. Il team dell’Hotel Londra Palace lavora ogni giorno per offrire agli ospiti “una casa lontano da casa” dove scoprire la storia, i sapori e l’art de vivre veneziani: una missione svolta con una passione talmente contagiosa, che nel 2019 è stata premiata col prestigioso Welcome Trophy di Relais & Châteaux. Ogni spazio del Londra Palace è concepito per regalare un’esperienza emozionale, come la spaziosa veranda sulla Riva degli Schiavoni, che diventa intermezzo mediterraneo per una piacevole pausa, un lunch raffinato o una cena sottolineata dalla melodia lagunare, dove fermarsi a gustare le specialità del Bistrot by Do Leoni e sorseggiare un cocktail creativo al Londrabar, seduti comodamente davanti alla laguna, da spettatori del via vai di gente da tutto il mondo e di tutte le culture, pur in un luogo intimo. Ma uno dei luoghi più invidiati del Londra Palace è la sua altana, terrazza tipica veneziana costruita sopra il tetto, la più alta della città, che soddisfa il desiderio di grande bellezza d’ogni ospite, offrendo una skyline inedita sulla storicità dell’antica repubblica marinara, sullo sfondo le Dolomiti innevate. Questo prezioso angolo di paradiso permette una vista a 360° sulla città e viene spesso richiesta, in modo
Sopra, il direttore Alain Bullo e l’altana panoramica
esclusivo, per matrimoni, anniversari, piccole feste private, servizi fotografici, film, videoclip. Il Londra Palace rientra pure nella guida Locali Storici d’Italia e annovera tra i suoi principali ospiti più illustri: il compositore russo Petr Il’Ic Tchaikovsky, che nel dicembre 1877 compose nella stanza 106 i primi tre movimenti della Sinfonia n°4, originariamente intitolata Do Leoni, come riporta la targa collocata sulla facciata dell’albergo dal Comune di Venezia nel 1982; il vate Gabriele D’Annunzio, che soggiornò qui nell’autunno del 1887, sbarcando dal Lady Clara e intervenendo all’inaugurazione del monumento eretto a Vittorio Emanuele II, che tutt’oggi si trova di fronte all’hotel. E persino lo scrittore francese Jules Verne: una recente e felice scoperta, rivelata da Nicolás Moragues, professore di Storia presso l’Università delle Isole Baleari e co-fondatore della Jules Verne Hispanic Society, certifica che lo scrittore ha qui alloggiato tra l’11 e il 13 luglio del 1884 incontrando l’arciduca Louis Salvator d’Austria. La Gazzetta di Venezia del 12 luglio 1884 scrive: “Il celebre romanziere francese sig. Giulio Verne è arrivato colla famiglia, ed alloggia all’Hotel d’Angleterre. Egli prepara un nuovo romanzo scientifico, che ha per teatro il Mediterraneo. Perciò fa una lunga peregrinazione nel suo yacht a piccolo cabotaggio sulle coste della Sicilia e dell’Italia meridionale”. Già famosissimo in tutta Europa, per conservare l’anonimato si registra col nome di Prudent Allotte –nome di battesimo del nonno –, ma i veneziani, illuminati bizantini, scoprono l’arcano e, come riporta la Gazzetta di Venezia del 12 luglio 1884: “Onori e ricevimenti non gli furono risparmiati… Venezia lo salutò con striscioni con la scritta ‘Evviva Giulio Verne!’, fuochi d’artificio, illuminò la facciata del suo hotel e dipinse il suo nome sopra la terrazza con lanterne. L’intera città era letteralmente ai suoi piedi”. Anche lo scrittore e poeta argentino Jorge Luis Borges, per il quale possiamo raccontare un aneddoto curioso: negli ultimi anni della sua vita, già affetto da cecità, era a Venezia d’inverno, in occasione di una conferenza nell’Isola di San Giorgio (di fronte al Londra Palace) assieme alla sua segretaria, Marìa Kodama, divenuta, a poche settimane dalla morte, la sua seconda moglie. La signora Kodama, tutt’ora ospite affezionata dell’hotel, aveva scelto casualmente il Londra Palace per l’alloggio. Tornando a casa, Borges aveva un sacchetto della biancheria col nome dell’hotel e la sorella ha riconosciuto il nome di dove erano andati in vacanza da giovani coi genitori. Altro illustre ospite fu il poeta e saggista russo Iosif Brodskij, Premio Nobel per la letteratura: come tutti sanno, Brodskij era di casa a Venezia, a cui ha dedicato il libro Fondamenta degli incurabili, pubblicato nel 1989, e passava di albergo in albergo. Famosa è la sua frase «Avrò sbagliato a non nascere qui». A Tchaikovsky, Borges e recentemente a Verne sono dedicate tre splendide suite affacciate sulla laguna: quel-
I concierge Alvise Zavagno e Andrea Padoan e la sala ristorante
la del compositore russo riporta appese alle pareti, rivestite di tessuti preziosi, le testimonianze del suo passaggio a Venezia e al Londra Palace; la suite dedicata a Borges è stata arredata anche grazie ai consigli della signora Kodama; mentre la Jules Verne richiama come atmosfera e dettagli i viaggi straordinari dei racconti dello scrittore francese. A dirigere la struttura è Alain Bullo, che, incredibile destino della vita, conosce questa dimora da quand’era bambino: suo padre, veneziano, concierge al Londra Palace per oltre cinquant’anni e sua madre, parigina, si sono conosciuti proprio in questa icona d’ospitalità. Distinto e discreto, Alain, da ben 20 anni al Londra Palace, di cui gli ultimi 10 come direttore, trasmette la vera passione, i saldi valori e il senso dell’ospitalità che da sempre contraddistinguono lo spirito di ogni Relais & Châteaux. “Il Londra Palace, dove senso estetico e confort vanno di pari passo, è un posto speciale con un allure tradizionale, di conseguenza abbiamo una forte empatia con l’ospite. Tutto ruota intorno al senso dell’ospitalità perché l’albergo fa parte del viaggio ed è la scenografia dei ricordi, per questo a tutti cerchiamo di regalare la bellezza che più sentono vicina alla propria anima”. Uno dei problemi storici di Venezia è da sempre il fenomeno dell’acqua alta, ma ora col Mose tutto ciò è solo un ricordo… “Il Mose è stato progettato a difesa completa di tutti gli abitati lagunari dalle acque alte di qualunque livello e la sua entrata in funzione è stata progettata in previsione di maree superiori a 110 cm. Il Mose è stato testato per la prima volta, in condizioni marine d’effettiva operatività, il 3 ottobre 2020, dando risultati positivi e poi è stato utilizzato altre volte in momenti di difficoltà nel 2021!”. Dopo il recente lockdown, avete riaperto le porte ai vostri ospiti a maggio… “Certo, come tutti i grandi alberghi abbiamo ricominciato l’attività appena possibile e con tutte le nostre camere a disposizione. Nel primo periodo, da maggio a fine giugno, è arrivata molta clientela di prossimità e un po’ da tutta Italia, ma anche turisti tedeschi, francesi, svizzeri e austriaci. Da luglio in poi è stato un crescendo con un agosto e settembre bellissimi perché, a seguito della riattivazione dei voli diretti dagli USA su Venezia, è tornata anche la clientela americana, che vale un 30-35% di presenze in albergo, e infine sono arrivati anche gli inglesi. E sono stati ripagati, avendo potuto vivere una Venezia da veneziani con meno confusione, meno inquinamento e acqua puli nei canali. In questa situazione stiamo cercando d’incentivare in diversi modi la clientela, sia a livello economico, di elasticità di prenotazione e cancellazione che di upgrade. Noi ce la mettiamo tutta con un’estrema attenzione alla pulizia e anche in questo cerchiamo
di trasmettere un’impressione di lusso, per esempio col gel disinfettante che emana un’intrigante profumazione. Ma non scordiamoci che questo periodo in cui il turismo è più calmo, che sarà comunque transitorio, può essere irripetibile per vivere a pieno lo spirito della Serenissima”. Come vi siete organizzati per la ristorazione? “In questo momento, sia a pranzo che a cena, cioè dalle 11 del mattino alle 22:30 di sera, abbiamo a disposizione il Bistrot by Do Leoni, il nuovo ristorante pop up del Londra Palace, aperto anche agli ospiti esterni, che sarà sempre più veneziano incentrandosi sull’arte di coniugare concretezza, genuinità e innovazione: una proposta semplice e completa basata ancor più sulla ricerca delle materie prime stagionali, territoriali e fresche. L’idea è adeguarsi alle tendenze ed esigenze del momento, regalando i sapori della laguna rivisitati con creatività, ma senza farne sfuggire il gusto autentico. Così abbiamo deciso di concentrarci sullo studio della storia e della cultura tipica veneziana, d’interpretare in modo contemporaneo piatti che abbiano un’attenzione particolare alla tradizione, come lo spaghetto con le telline. Ci stiamo orientando verso il kilometro zero, il biologico e la pesca sostenibile, proponendo anche alcuni pesci cosiddetti poveri, ma che di povero non hanno nulla, anzi il pesce azzurro è gustosissimo e particolarmente indicato nelle diete. L’idea è nata dalla frequente richiesta di pasti generalmente di una sola portata, ma completi e accattivanti sia in termini di golosità che di prezzo. Ad esempio fresche e fantasiose proposte come sandwich gourmet, ricche insalate, piatti vegetariani, taglieri d’affettati e formaggi veneti. Poi ancora dell’ottimo crudo di pesce, il migliore reperibile al mercato, pescato in maniera sostenibile di notte dal nostro fornitore di fiducia perché tutti i nostri prodotti ittici non provengono da importazione o allevamento. Il tutto condito da un servizio un po’ più smart, senza rinunciare alla bellezza della sala da pranzo, un ambiente carico d’atmosfera, arricchito da suggestivi lampadari di Murano che rimandano a uno stile classico senza tempo, e al fascino della terrazza esterna affacciata sulla Riva degli Schiavoni”. Come funziona il servizio colazione? “Non abbiamo più il buffet, ma lavoriamo con un servizio più puntuale solo alla carta proponendo tre formule: la colazione classica italiana oppure la continentale fino a quella élite con Champagne e salmone. E naturalmente anche la colazione può essere servita privatamente in camera senza costi aggiuntivi. Una formula che abbiamo deciso di preseguire anche quando torneremo alla normalità”. Cosa ti aspetti dal 2022? “La gente ha tantissima voglia di muoversi, viaggiare, divertirsi e uscire, stare all’aperto, passare del tempo in compagnia, infatti la terrazza a piano terra ha un gran successo sia di clientela esterna che di ospiti dell’albergo fino anche a qualche veneziano. Sono sicuro che tantissimi hanno già le valigie pronte col forte desiderio di fare esperienze uniche in location belle e suggestive… Ormai eravamo già preparati a gestire la situazione pandemica, che ci ha insegnato a esser più flessibili e reattivi a livello d’offerta esperienziale, così stiamo cercando ci coccolare al massimo la clientela, che ci sta ripagando, infatti stiamo ricevendo molte prenotazione per il 2022! E se quest’anno abbiamo finito la ristrutturazione di tutti i bagni, il prossimo cambieremo degli arredi al piano terra per rendere ancor più intrigante la parte bar e andremo a lavorare su cinque camere che avranno uno stile veneziano ancora più contemporaneo, Nel 2022 chiuderemo per un mese dal 9 gennaio e riapriremo il 10 febbraio in occasione del San Valentino, che le coppie d’innamorati festeggeranno il 14 febbraio e del Carnevale di Venezia, unico al mondo, i cui festeggiamenti avranno luogo dal 12 febbraio al 1° marzo”. Entrare negli ambienti dal grande charme del Londra Palace, dove l’antico risplende di memoria e guardare oltre le finestre, regala l’impressione di lasciarsi il presente alle spalle, una lieve sospensione del tempo che, languida, inebria la vista e bagna le palpebre: si spazia dalla maestosa San Giorgio alla vicina San Zaccaria, dalla congerie di tetti in tegole fino a Piazza San Marco, centro della storia e della cultura della città, nonché testimone di amori in gondola.