Le pagine dedicate a soci e dipendenti
•Editoriale
E se leggessimo lo Statuto? • di Alessandro Baraldi (abaraldi@cpl.it) Resp. Ufficio Soci-Rsi
L
a storia dei soci di CPL Concordia è una storia fatta di tante persone, di età e provenienza differenti, di cultura e capacità lavorative variegate. Persone diverse accomunate da una scelta, maturata dopo qualche tempo che lavoravano qui; quella di investire parte dei loro risparmi e l’intera giornata lavorativa in un’impresa comune: unire le proprie forze (mentali, fisiche, economiche) per investire insieme sul futuro. In effetti la cooperativa esiste perché esistono i soci. Senza di essi non esisterebbe, non lo dobbiamo mai scordare. Questi soci, per accordarsi una volta per tutte, hanno scritto e approvato uno Statuto nel quale, se lo andiamo a leggere con un poco di attenzione, scopriamo che il vero protagonista è il socio. Vediamo un po’… Tanto per cominciare all’articolo 5 leggiamo che lo scopo di CPL Concordia è quello di fornire ai soci cooperatori, “con la prestazione della loro attività lavorativa, continuità di occupazione e migliori condizioni economiche, sociali e professionali”. Quindi il socio fornisce lavoro e si associa per assicurare, a sé come a tutti gli altri soci, un lavoro con determinate caratteristiche (“lavoro vero”, come recita la nostra Missione). All’articolo 8 capiamo bene l’importanza vitale del socio cooperatore per la cooperativa. Riassumendo si afferma che i soci cooperatori “concorrono alla gestione dell’impresa”, “partecipano all’elaborazione dei programmi di sviluppo”, “contribuiscono alla formazione del capitale sociale e partecipano al rischio d’impresa, ai risultati economici e alle decisioni sulla loro destinazione”, mettono a disposizione della cooperativa il proprio lavoro. Quest’ultimo concetto viene ribadito poco più avanti, all’articolo 12, dove si delineano i diritti e i doveri dei soci cooperatori. Tra i tanti, si afferma che al socio è richiesto di “mettere a disposizione le proprie capacità professionali e il proprio lavoro” per le “esigenze della cooperativa”. E’ evidente come, in una cooperativa, il lavoro possa (debba?) fare un passaggio di stato e assumere un valore altissimo e pieno di dignità: da gesto individualista a servizio in favore della cooperativa (cioè della comunità di soci). E qui scatta l’importanza di esempi forti, di testimonianze. Per chi non conoscesse la sua storia (o per chi volesse rinfrescare la memoria) invito a visionare “Il lavoro e la giostra”, video testimonianza in dvd di Giuseppe Tanferri, presidente di CPL Concordia dal 1958 al 1976, scomparso lo scorso anno (copie del dvd sono sempre disponibili presso l’Ufficio Comunicazione). • segue a pag. II
Per conoscere i neoconsiglieri Enrico Benetti, 36 anni, perito termomeccanico. Lavora in CPL dal 1990 ed è socio dal 1993. Attualmente è Responsabile del Servizio Odorizzanti.
Emanuella Marchini, 47 anni, perito tecnico commerciale. Lavora in CPL dal 1995 ed è socia dal 1998. Attualmente è Responsabile dell’Ufficio Qualità.
Com’è nata la tua candidatura? La mia è stata un’autocandidatura nata 3 settimane prima della scadenza del termine, dopo aver avuto l’ok dal mio responsabile Madella, anche lui consigliere uscente: credo molto nella stabilità del nostro settore non mi piaceva essere una spina nel fianco di qualcun altro. Roberto si è augurato che almeno uno di noi due fosse eletto, e in assemblea ha addirittura spezzato una lancia a mio favore nel suo breve intervento pre-voto. Dopo 18 anni di lavoro, è un’esperienza che ho voluto fare perchè ritengo che il mio reparto sia uno dei più organizzati; siamo stati tra i primi ad entrare nel sistema qualità, che insegna un metodo di lavoro e ti consente di formare le persone per renderti il meno indispensabile possibile: se all’interno dell’azienda tu sei indispensabile non farai mai strada. Volevo vedere se anche nel CdA di un’azienda di 1000 persone c’era questo tipo di organizzazione.
Com’è nata la tua candidatura?
Quale contributo pensi di poter dare? Io sono stato sempre uno al di fuori delle righe, per cui anche in passato in diversi passaggi della mia vita in azienda sono apparso in controtendenza rispetto a quella che poteva essere l’opinione di chi dirige l’azienda. Mi viene in mente un caso: nel 1999 partecipai ad una raccolta di firme per indire un’assemblea straordinaria per discutere la suddivisione dell’utile che mi sembrava non equa, perchè divideva i 600 milioni di lire in due parti uguali, una a vantaggio dei responsabili (6 o 7 persone) e l’altra destinata agli altri 250 soci. La responsabilità di un dirigente viene giustamente riconosciuta a livello di stipendio mensile, benefit, ecc., ma se tutti i soci contribuiscono col loro lavoro alla maturazione di un utile, a mio avviso era giusto che tutti fossero premiati in egual misura. La linea da noi sostenuta non passò, nonostante credo ancora che fosse un’occasione di democrazia totale: posso dire però che la sensibilità su questo tema mi sembra decisamente migliorata, forse anche in virtù di quella iniziativa. Devo poi rivedere in parte, in senso autocritico, la mia opinione: ero sempre stato contrario al fatto che in consiglio ci fossero sempre i responsabili e non ci fossero rappresentanti degli impiegati o degli operai: già dopo il secondo Consiglio capisco invece che sarebbe ben difficoltoso per chi non è tutti i giorni a contatto con certe parole o certi numeri (piani triennali, ammortamenti, cash flow, ecc.) poter portare via metà di quello che si discute e si decide. Vorrei sfatare anche il pregiudizio secondo cui in Consiglio arrivano le questioni già decise: ho visto invece che si discute, si corregge più volte il verbale in base agli interventi, c’è un certo dinamismo.
dale cosi importante.
La commissione elettorale mi ha chiesto la disponibilità a candidarmi, richiesta alla quale ho aderito volentieri come segno di interesse mio per l’azienda. Mi sono proposta con questo spirito e senza pretese di essere eletta, pensando che se non mi avessero votato avrei comunque risposto alla considerazione riposta in me. Per la funzione che ricopro, ho contatti di lavoro in tutta Italia e con molti colleghi. E’ stato per me gratificante riscontrare l’apprezzamento ed il riconoscimento dimostrati nei miei confronti, nonostante le difficoltà che spesso il ruolo di “controllore” implica. Ritengo che la partecipazione al CdA, in un’azienda che impiega quasi 1000 persone, sia un’esperienza non comune e che questa opportunità offra indubbiamente la possibilità di crescere, nella consapevolezza delle responsabilità attribuite agli amministratori nella gestione di una realtà azien-
Quale contributo pensi di poter dare? Il ruolo di consigliere è un’assunzione ulteriore di responsabilità nei confronti della cooperativa e dei soci che confidano nell’operato del CdA. Nel corso del mio mandato cercherò di propormi attraverso l’esperienza acquisita in azienda, mettendo a disposizione conoscenze e competenze derivanti dal lavoro che svolgo, con l’intento di essere sincera e trasparente. Non ho programmi da proporre o da sostenere: vorrei mettere a profitto in CdA l’esperienza, la coerenza e la razionalità che mi hanno accompagnato in questi anni al fine di perfezionare le attività attualmente in corso, le modalità di confronto e di controllo.
Cosa c’è di bello a lavorare in CPL per te? Credo che CPL sia una di quelle aziende ancora a misura d’uomo, dove i rapporti umani rivestono un’importanza significativa e dove le possibilità di crescita professionale sono reali. Lo dico per esperienze vissute direttamente, avendo lavorato per aziende, multinazionali e non, in Italia e all’estero, dove simili aspettative erano spesso disattese. In cooperativa non mi è soltanto stato offerto un lavoro, ma l’occasione concreta di crescere seguendo un percorso, scandito anche da investimenti in termini di formazione. In CPL ho trovato un ambiente di lavoro cordiale nel quale le
Cosa c’è di bello a lavorare in CPL per te? E’ una domanda che apre risposte all’infinito. Sono in CPL • segue a pag. II
persone sono disponibili e collaborative. Ringrazio quindi tutti i colleghi della disponibilità, cordialità e “pazienza” riscontrate nello svolgimento della mia attività quotidiana.