Lettera
Gennaio/Febbraio 2013 - n° 48
Club The European House - Ambrosetti La presente Lettera rientra nelle attività di Ambrosetti Club. T uttavia i suoi contenuti possono non coincidere con le opinioni di tutti i numerosi membri del Club stesso.
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La leadership globale oggi (stralcio dall’intervento di Shimon Peres al workshop The European House - Ambrosetti di Villa d’Este – Settembre 2012)
CRISI E LEADERSHIP C’è una sensazione di crisi dappertutto, ovunque. So di non essere il più giovane tra Voi, ma l’età avanzata ha un vantaggio: il numero di crisi affrontate nel corso della vita. Se posso trarre una conclusione dalle crisi che ho vissuto personalmente, direi che quando si affronta una crisi si pensa che sia la fine del mondo. Ma in realtà è la fine della crisi, non la fine del mondo. Penso che oggi quella che chiamiamo crisi sia più un profondo cambiamento a cui non siamo abituati e che non siamo organizzati ad affrontare adeguatamente. Cos’ha portato il mondo a questa crisi? Vediamo che i vertici e la leadership del passato sono inefficaci nell’affrontare le nuove problematiche e le nuove esigenze. Vediamo attorno a noi che i governi si indeboliscono sempre più. I leader hanno perso entusiasmo. È molto difficile essere un leader politico al giorno d’oggi. Si dice che non vi siano grandi leader e dobbiamo chiederci il perché. Cosa è successo?
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UN MONDO NON GOVERNATO La risposta è che davvero i governi si sono indeboliti per una valida ragione: perché i due strumenti principali di governo sono stati tolti ai governanti. Uno è l’economia e l’altro la sicurezza. L’economia non è più nazionale, è globale. Nessun Paese sfugge all’influenza dell’economia mondiale e vi sono pochi Paesi – se ve ne sono – che possono influenzare l’economia mondiale. Non si tratta solo di un cambiamento teoretico, di ideologia, ma di un momento di confusione e imbarazzo perché, a differenza dell’economia del passato (cioè degli ultimi 10.000 anni), l’economia agricola, oggi è difficile prevedere cosa succederà domani, è difficile indicare, è difficile misurare. Siamo passati dalla terra, che è stabile, misurabile, prevedibile, che richiede un’organizzazione autonoma, a una scienza incontrollata e sorprendente, non equilibrata. Ci troviamo ad affrontare sorprese sempre e ovunque. Una nuova innovazione, una nuova idea cambia l’economia. Poche settimane fa il Presidente russo, Putin, è venuto in Israele. Guardiamo alla rivoluzione russa, la rivoluzione di Lenin e Stalin, con gli occhi di uno straniero e la paragoniamo con la rivoluzione creata da un solo giovane, Mark Zuckerberg con Facebook, e chiediamoci quale sia la rivoluzione più grande.
La rivoluzione comunista, il tentativo della Russia di imporre il comunismo, fu molto costosa. Milioni di persone perirono, tutti i Russi persero la libertà. E qual è il risultato? Niente, non hanno avuto successo. Ed ecco che arriva un giovane, che non ha società, non ha azienda, ha solo un’idea. E la sua idea ha portato una rivoluzione in tutto il mondo, in particolare in Nord Africa e in Medio Oriente. Un cambiamento disorganizzato, sorprendente, da un giorno all’altro. Vi sono stati risultati. Sono caduti dittatori. Non consiglierei ad alcun giovane, ad alcun giovane leader, di cercare di diventare un dittatore in Medio Oriente oggi. Non è più un ruolo certo, è finita. E la gente è andata a votare. Non è ancora democrazia, ma una porta verso la democrazia. Un cambiamento senza forza, senza governo. E il governo non sa cosa fare. Lo stesso vale per la sicurezza. La sicurezza non è più quella di una volta: scontri tra eserciti, essenzialmente per difendere o estendere il territorio. Storicamente il territorio è stata la motivazione principale delle guerre. Ma la scienza non può essere né difesa né conquistata. Un esercito non può conquistare la saggezza. La polizia non può controllare la scienza. E quando uno scienziato passa la dogana chissà cosa ha in mente. Non si possono controllare le idee, la conoscenza. Anche se si bombarda un sito, si può distruggere la sede ma non il know-how. Si può controllare o posticipare per un certo periodo e basta. Il principale problema, a mio avviso, è che il mondo sta diventando non governato. E molti Paesi improvvisamente si trovano ad affrontare una crisi e non sanno come gestirla, come uscirne. Non solo non conosciamo le risposte, ma non sappiamo nemmeno quali sono le domande. Come prevederle? E poi guardiamo al passato per capire come affrontare quest’epoca di scienza e tecnologia. Non è che siamo giunti a un punto di sosta. È un processo che procede al galoppo. Nel prossimo decennio si avranno più profondi e sensazionali cambiamenti di quanto avvenuto sinora. L’epoca agricola è durata 10.000 anni. Vi sono stati dei risultati. Negli ultimi 20 anni abbiamo conseguito più risultati che negli ultimi 10.000 anni. A mio avviso, nel prossimo decennio conseguiremo più risultati di quelli ottenuti nei precedenti 10.020 anni. 1