EDITORIALE #
numero/due
I due mesi e mezzo trascorsi dall’uscita del primo numero alla chiusura di questo ci hanno visto al lavoro in modo febbrile. LA PRIMAVERA BER-
GAMASCA SI È ACCESA DI EVENTI, MANIFESTAZIONI, RASSEGNE, CONCERTI: tutte iniziative che vi abbiamo raccontato giornalmente sul nostro blog e sui social network, e che abbiamo poi cercato di approfondire nelle prossime pagine. A
pagina
5
potete
leggere
l’intervista
a
STEFANO BENNI, che il 16 maggio scorso ha letto
“Alice nel paese delle meraviglie” e “Pinocchio” in una delle serate di Un grande classico. Un lungo servizio è dedicato ai writers di TRACCE URBANE che con i loro graffiti stanno cercando di “scaldare” Bergamo. Troverete anche tutte le informazioni di SENTIERI CREATIVI, le mostre sui rifugi orobici inaugurate il 6 e 7 luglio. Di creatività giovanile, soprattutto nel perimetro delle arti figurative, ci parla nell’intervista a pagina 18 ALESSANDRA PIOSELLI, direttrice della Accademia Carrara. Ma in questo numero parliamo anche di teatro: è passata qualche settimana, ma come potevamo non cercare di darvi un piccolo concentrato dell’atmosfera che si respirava durante PER AMORE O PER FORZA, la maratona teatrale che ha animato la città dal 29 maggio al 1° giugno? Quest’anno è stata più seguita che mai e ha visto avvicendarsi sul palco compagnie di livello superiore rispetto al passato.
Creatività, infine, è anche capacità di innovare, nei settori artistici così come in quelli tecnologici: ai vincitori di K-IDEA, proclamati il 21 Giugno al Kilometro rosso, è dedicato un lungo articolo a pagina 8. La sezione Altri mondi, che racconta di iniziative non collegate direttamente all’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Bergamo, è dedicata in questo numero a POLAR TV, una delle prime web tv italiane, che ogni anno riceve menzioni speciali ai Teletopi.
LA REDAZIONE
REDAZIONE VERONICA ULIVIERI *CAPOREDATTRICE 28 anni, giornalista professionista da due. Scrivo di giovani, ambiente, società, start up. Adoro la letteratura americana e camminare.
ERICA BALDUZZI *GIORNALISTA Classe '87, innamorata di Bergamo. Tra i miei sogni nel cassetto c'è quello di diventare giornalista o scrittrice e di visitare almeno una volta l'America Latina (ma va bene anche qualunque altro posto).
RAFFAELE AVAGLIANO *GIORNALISTA Bergamasco di seconda generazione, col cuore campano e la mentalità tipicamente orobica. Amo ascoltare e raccontare storie. Sono uno di quei ciclisti che hai clacsonato in auto.
LORENZO GASPARI *FOTOGRAFO 26 anni e una laurea triennale in Scienze Storiche. Sono il fotografo della redazione di Creativity Fair.
SIMONE SAPONIERI *VIDEOMAKER Classe 1989, laurea in DAMS Cinema a Roma Tre. Continuo il mio percorso frequentando il corso di Ripresa & Fotografia alla Scuola Civica di Cinema di Milano.
FRANCESCA RUMI *GRAFICA Mi piacciono le griglie di impaginazione ma non le seguo molto, gli insetti, la carta e i falafel di Berlino.
SOMMARIO
TRACCE URBANE
pagina 1
STEFANO BENNI pagina 5 K IDEA GIOVANE
pagina 8
SENTIERI CREATIVI
pagina 12
PER AMORE O PER FORZA
pagina 15
ALESSANDRA PIOSELLI
DIRETTRICE ACADEMIA CARRARA DI BELLE ARTI
POLAR TV
pagina 18 pagina 20
TRACCEURBANE il calore dei graffiti invade Bergamo
di ERICA BALDUZZI
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«Cosa farei se avessi a disposizione una superficie enorme da riempire a mia scelta? Probabilmente ci piazzerei i personaggi dei miei film e telefilm preferiti: un muro con i volti di Pulp Fiction, beh, credo che sarebbe davvero una gran cosa». Leonardo ha 25 anni, un ampio sorriso stampato in faccia e mani e braccia imbrattate di vernice: è un writer, un graffitaro, di quelli che l’opinione pubblica tende a vedere come vandali e il mondo giovanile underground come eroici portatori di colore nel grigio della città. Mentre parla, alle sue spalle inizia a prendere vita una delle opere che comporranno “TRACCE URBANE”, il progetto realizzato dal servizio Giovani del Comune di Bergamo nell’ambito di “Bg-Loc: Bergamo Lab – Officine Creative” per promuovere la street art, l’arte da strada che ancora continua a dividere chi la considera un’espressione creativa degna
di questo nome da chi la etichetta come atto vandalico. E dimostrare che, sfatati molti pregiudizi, hanno ragione i primi. «I graffiti possono migliorare la città – spiega Valerio, 19 anni, attivo nel mondo del writing da circa un anno e mezzo - perché non vengono realizzati su monumenti o opere d’arte ma in luoghi che sono già in degrado: noi cerchiamo di coprire questo abbandono, esprimendo noi stessi nei modi più svariati». Significa «valorizzare e dare un senso a muri grigi e vuoti, rendendoli più belli per chi li vede, per la gente», aggiunge Nicola, diciottenne alle prese con i graffiti solo da pochi mesi, ma con le idee ben chiare su cosa tale forma d’arte rappresenti. Come Chiara, secondo cui «il writing colora le aree tristi della città». Leonardo, Nicola, Valerio e Chiara sono solo alcuni dei ragazzi e delle ragazze coinvolti nel concorso di arte pubblica: in totale i partecipanti al bando sono 26, tutti con un’età compresa tra i 15 ed i 25 anni, legati da una grande passione per i graffiti. Lavoreranno in gruppi per realizzare opere murarie di grandi dimensioni su alcune superfici pubbliche e private. «L’idea è quella di un intervento coordinato in termini cromatici e tematici – spiega PAOLO BARALDI, direttore artistico
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del progetto – che verrà svolto su alcune superfici precedentemente stabilite grazie al tramite dell’amministrazione comunale: Edonè, Spazio Polaresco, via Gavazzeni e due o tre muri di palestre pubbliche della città ancora in sospeso». Filo conduttore sarà il tema del calore, opportunamente declinato: il calore prodotto dalla cultura o dall’esplosione giovanile e generazionale, il calore fisico e quello generato invece dalla presenza umana e dalla vita. «Questo perché sia ai ragazzi che a me Bergamo appariva un tantino fredda e c’è stata l’idea di
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riscaldarla in modo poetico grazie a questo progetto». Leonardo si sta occupando del murales allo spazio Edonè, a Redona: dallo sfondo arancione emerge la sagoma di un uccellino appollaiato su una pergamena e, spiega il ragazzo indicando la parete ancora vuota, «da essa partiranno poi dei fasci raffiguranti diversi elementi o simboli della cultura». Anche lui, come gli altri, si accende mentre parla del writing: «Mi piace realizzare prima su carta e poi sulle pareti le mie idee, vedere che i passanti possono commentarle». Per Nicola, che con Valerio e Chiara lavora all’opera presso lo spazio Polaresco, «i graffiti sono un’occasione per esprimere me stesso liberamente, senza regole scritte: non è un gioco». «E’ una forma d’espressione che ti mette sempre alla prova, è una sfida con me stesso e mentre sono all’opera provo un grande senso di libertà», gli fa eco Valerio. E soprattutto, specifica Chiara, che il writing l’ha sempre osservato con interesse ma che prima di “Tracce Urbane” non ci si era mai cimentata, «è un’arte urbana, alternativa ai musei: è per tutti, È UN’ARTE POPOLARE». Il bando di “Tracce Urbane”, che porta anche a Bergamo i graffiti legali, non richiedeva la presentazione di alcun progetto specifico, ma solo una spiegazione del proprio background e delle motivazioni personali per la partecipazione. «Quasi tutte le candidature sono state accettate e sono molto contento della partecipazione di tanti giovanissimi al di sotto dei vent’anni: è il segnale che il fenomeno della street art non
smette mai di riprodursi, e questo mi fa ben sperare», spiega Baraldi, che non è affatto nuovo al mondo del graffitismo: anche lui writer, ha cominciato a “graffiare” nel ’93, dedicandosi inizialmente allo sviluppo del lettering (le scritte tipiche dei graffiti), per poi passare ad altri linguaggi della street art, quali l’affissione pubblica di grandi dimensioni o lo stencil, prevalentemente in aree dismesse e spazi pubblici. «HO
INIZIATO
PER
UN’
ESIGENZA DI ESPRESSIONE PERSONALE E COLLETTIVA, E ORA CERCO ALT E R N AT I V E ICONOGRAFICHE AL PA N O R A MA VISUALE C I T TA D I N O A CUI SIAMO ABITUATI E COSTRETTI».
Alla base di tutto c’è sempre la città, quella città di muri spogli e di cemento che, complice «una certa forma di arte contemporanea, ha contribuito a generare un gap apparentemente insuperabile tra pubblico e arti visive: trovo che i graffiti e la street art abbiano colmato questo vuoto. Ed è questo il vero valore di tale tecnica espressiva». Una realtà tanto più vera se si parla di Bergamo, che vanta una lunga e florida tradizione in questo campo: il primo
graffito è comparso nel quartiere di Monterosso nell’89 e sono quindi più di vent’anni che si manifestano episodi legati a questa modalità espressiva in città e provincia. «Fenomeni – racconta Baraldi – sempre accompagnati da due sentimenti contrapposti: da un lato tolleranza, partecipazione e rispetto; dall’altro, un’ottusa opposizione e una chiusura provinciale che tendono ancora a osteggiare questa forma d’arte». Un problema anche per il panorama futuro? «L’ignoranza che continua a opporsi alla street art inevitabilmente crollerà, perché i suoi meriti sono sotto gli occhi di tutti: riempie in modo veloce, colorato ed economico superfici orrende coinvolgendo molti giovani. Le ricadute sociali, psicologiche, ecologiche e artistiche sono enormi». “Tracce Urbane” è stato pensato proprio per andare incontro al pubblico, perché svolgere questo tipo di lavori murari nella legalità aiuta a fare le dovute distinzioni tra graffiti e vandalismo, tra arte e teppismo: «Sarebbe come paragonare un manoscritto di Apollinaire alla lista della spesa di mia zia: non sono la stessa cosa, anche se sono entrambi scritti su carta. Ecco, impariamo a distinguere i graffiti da tutto il resto, che con l’arte non c’entra nulla».
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STEFANO BENNI si racconta: I CLASSICI, IL BAR SPORT E BEPPE GRILLO di RAFFAELE AVAGLIANO
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«Non esistono libri per bambini. Ci sono libri per lettori intelligenti e libri per lettori cretini». Non usa mezze parole Stefano Benni per descrivere e raccontare, dal suo punto di vista, il Pinocchio di Collodi e l’Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll. «Gli eroi dei due romanzi sono ragazzini, ma non è detto che questi libri piacciano a tutti i bambini». E in effetti nella straripante platea dell’Auditorium di bambini ce ne erano davvero pochi. Tanti, invece, i bambini di una volta. Perché Pinocchio e Alice sono in grado di emozionare ancora chi è cresciuto e magari, a sua volta, racconta ai propri figli la storia di questi di personaggi, patrimonio comune dell’umanità. È il padre della Luisona, del Cinno e degli altri irriverenti personaggi di Bar Sport il co-protagonista (insieme a Pinocchio e Alice, appunto) del terzo appuntamento della rassegna «Un grande classico». Più che stilare analogie e differenze tra questi romanzi, Benni insiste su un aspetto: «Pinocchio e Alice sono libri diversi, ambigui e complessi. Sono stati scritti per bambini, ma sono per lo più commentati da adulti che rimpiangono e rivisitano gioie e dolori della loro infanzia».
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Creativity Fair ha incontrato lo scrittore bolognese e gli ha fatto qualche domanda in più: su Alice, Pinocchio, ma anche sui suoi libri e i personaggi che li popolano. Benni, quale dei personaggi di Pinocchio e Alice sono più simili o le ricordano qualcuno dei suoi racconti e romanzi? «Ogni libro è unico, è inutile cercare troppo le somiglianze». Dal punto di vista strettamente personale, con quale dei due romanzi è cresciuto? «Tutti e due. Sono cresciuto in campagna come Pinocchio, ma ho sognato l’Oxford di Alice». Qual è il “grande classico” che in assoluto preferisce oggi? «Lolita di Vladimir Nabokov e Moby Dick di Herman Melville». Pensa che qualcuno dei suoi libri, magari Bar Sport, possa essere considerato un “grande classico”? «Bar Sport non è assolutamente il mio libro migliore, non lo amo tanto. I miei libri durano da trent’anni, ma per essere un “grande classico” ci vogliono secoli». Insistiamo. Lei ha raccontato il mondo dei bar Sport. Che ne è oggi di quel mondo? È del tutto scomparso? C’è qualcosa, come i social network, che lo hanno sostituito? «Bar Sport non esiste più, ma esistono un sacco di luoghi dove la gente sta ancora insieme e racconta storie. I social network non li frequento molto. Internet, invece, mi è molto utile per il mio lavoro, specialmente per le traduzioni».
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Nel suo ultimo libro Di tutte le ricchezze il protagonista è Martin, poeta e studioso. Sia nel protagonista, sia negli altri personaggi incontrati c’è qualcosa di autobiografico? Ha conosciuto anche lei la “Nasten’ka” di cui parla Martin? «Martin è un personaggio, quindi non sono io. Neanche Nasten’ka esiste, e poi l’aveva già inventata Dostoevskij. Donne che mi hanno fatto battere il cuore, ovviamente, ce ne sono state tante, nella vita e nei libri». Sta lavorando ad un nuovo romanzo o ad altro in questo periodo? «No, in questo momento faccio solo teatro». Lei è amico personale di Beppe Grillo. Cosa pensa del Movimento 5 Stelle? «Di Beppe sono amico, col Movimento non c’entro per nulla».
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di VERONICA ULVIERI
GIOVANE
IDEA UTILIZZA IL QR-CODE PER GUARDARE LA PHOTOGALLERY E LA V I D E O I N T E R V I S TA AI VINCITORI
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Le storie dei tre progetti vincitori del concorso K-idea giovane, realizzato dal Comune di Bergamo in collaborazione con il Kilometro Rosso. Per tutti e tre, una borsa di studio da 2.500 euro e il sostegno tecnico del parco scientifico bergamasco.
TRIPPETE Spesso, per capire meglio una realtà, bisogna guardarla da lontano. FILIPPO MAZZETTO e GIULIO LONGONI, neolaureati in Ingegneria di 24 e 25 anni, un anno e mezzo fa si sono conosciuti a Parigi, dove entrambi – il primo padovano e il secondo monzese – stavano svolgendo un progetto di doppia laurea all’Ecole Centrale. Lì, confrontandosi quotidianamente con altri studenti provenienti da tutte le parti del mondo, hanno capito che le tante pic-
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cole ricchezze italiane non vengono abbastanza valorizzate. Così è nata l’idea di TRIPPETE, una piattaforma on line per acquistare esperienze turistiche di breve durata negli angoli più nascosti dell’Italia. «Dopo la prima versione lanciata a fine giugno – racconta Giulio – alla fine dell’estate sarà pronta la versione beta per tutte le regioni. Abbiamo definito il bussiness plan, e in questo momento stiamo cercando contatti con i fornitori di esperienze». Che possono essere di vario tipo: «Dalla degustazione di taleggio in una valle bergamasca all’uscita nella Laguna veneta per pescare e poi mangiare i tipici granchi, che vengono tradizionalmente cucinati fritti. E ancora, tour tematici culturali e laboratori artigianali», spiegano. Il progetto si focalizza soprattutto sulle piccole realtà – «Cittadine e aree meno conosciute, Venezia e il Colosseo non hanno certo bisogno di noi per promuoversi!», scherza Filippo – e si rivolge ai turisti italiani, ma anche stranieri, alla ricerca di esperienze alternative alla visita delle solite mete turistiche.
U N ’O R A
AL GIORNO Premiata per “valore sociale e l’impatto che il progetto potrebbe avere sul territorio”, IRENE COCCHI, 27 anni e una laurea in Psicologia, è ora curiosa di vedere come la sua idea potrà concretizzarsi. L’ispirazione le è venuta dalla semplice osservazione della realtà di tutti i giorni, unita alla sua esperienza di lavoro nei servizi sociali e al confronto con amici e conoscenti. Il ragionamento non fa una piega: «Oggi i giovani sono diventati una fascia svantaggiata, perché a causa del lavoro precario e dei redditi bassi non riescono a rendersi indipendenti. Allo stesso tempo, però, sono anche una categoria che non contribuisce più di tanto in termini di volontariato, ma che avrebbe inve-
ce molto da dare. Per questo ho pensato che i Comuni potrebbero dare ai giovani accesso alle case popolari, in cambio però di 30 ore mensili, un’ora al giorno appunto, di attività a servizio della comunità», racconta Irene, nata a Firenze e bergamasca d’adozione. Un modello simile a quello del tirocinio: «In quel periodo io ho lavorato gratis, ma in cambio ho ricevuto la formazione professionale, che non è una cosa da poco». La stessa formula potrebbe essere applicata anche ad altri enti e per prestazioni diverse dalla concessione di alloggi. Per adesso il progetto è ancora in fase iniziale, ma Irene ha già un’idea chiara su come realizzarlo: «Vorrei costruire un sito in cui ogni giovane può caricare il suo curriculum, in modo che possa essere valorizzato il profilo di ognuno. Oltre ai servizi già esistenti, poi, sarebbe bello anche che ne venissero proposti di nuovi».
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BIRCLE «Quando le persone disabili vanno in giro trovano molte barriere architettoniche, ma anche informative». Così DANIELA RUNCHI, 21enne bergamasca laureanda in Economia, racconta l’idea alla base di Bircle, il progetto nato con l’obiettivo di offrire alle persone con difficoltà motorie, attraverso un sito e un’applicazione mobile, degli itinerari turistici accessibili: «Il primo, nel centro di Milano, lo abbiamo già realizzato. In questo momento stiamo lavorando ad altri percorsi a Milano, Firenze, Venezia e Torino». Il team è molto variegato, ed è composto da giovani con un’età media intorno ai 25 anni: «Oltre a me, che faccio anche
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volontariato nell’associazione Atlha per il sostegno alle persone disabili nel tempo libero, ci sono Andrea e Marcello, che hanno un’agenzia di comunicazione digitale a Milano, Max, graphic designer, e Giuditta, che studia Mercati dell’arte e si occupa dei contenuti». Ciò che distingue la piattaforma dagli altri competitor è proprio la messa a disposizione di itinerari preconfezionati: «Per molti la difficoltà principale è trovare informazioni in un unico punto. Noi nei nostri percorsi diamo dettagli su monumenti, ristoranti e hotel privi di barriere. Esistono altri servizi simili al nostro, ma si propongono di mappare tutte le città italiane. Un’idea bellissima che anche noi all’inizio avevamo avuto, ma difficile da realizzare. Nel nostro caso, le mappe saranno piuttosto un punto di arrivo, perché lì confluiranno tutte le informazioni dei nostri tour, insieme a quelle aggiunte dagli utenti».
SENTIERI CREATIVI Sulle Orobie la montagna incontra l’arte contemporanea
di RAFFAELE AVAGLIANO
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Il mondo della montagna che dialoga con l’universo dell’arte. Un’esperienza particolare, che è possibile fare armandosi di scarponi e tanta voglia di camminare con Sentieri Creativi. Grazie alla rassegna, giunta quest’anno alla terza edizione, i rifugi delle Orobie bergamasche, oltre ad esser circondati dalla stupenda natura quasi incontaminata delle nostre vette, per tutta l’estate saranno attorniati anche da opere d’arte contemporanea di giovani artisti. Il progetto, promosso dall’assessorato alle Politiche giovanili del Comune di Bergamo e dal Cai, fa infatti incontrare due mondi paralleli, offrendo un panorama inconsueto per gli amanti della montagna, ma anche per gli appassionati d’arte stessi.
Gli escursionisti potranno conoscere e interrogarsi sull’arte contemporanea, mentre gli artisti saranno coinvolti nella fruizione dell’opera in un luogo totalmente diverso dal classico museo. Il via è scattato nel fine settimana del 6 e 7 LUGLIO con l’INAUGURAZIONE di tutte le dieci esposizioni realizzate dagli artisti selezionati dal bando. «Si tratta di installazioni d’arte contemporanea “site specific”, ovvero pensate
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per il luogo dove sono esposte – spiega la curatrice del progetto, Clara Luiselli -. Ogni opera ha, in qualche modo, una relazione con l’ambiente che lo circonda e magari è stata realizzata con materiali naturali del posto». Non si pensi tuttavia ad opere che raffigurano il luogo stesso, piuttosto sono lavori che interagiscono con l’ambiente. Giusto per fare qualche esempio, una delle opere si muove e cambia direzione in base al
vento che soffia in quota, oppure un’altra si illumina grazie all’alimentazione del pannello solare ad essa collegato. «Non è stato facile portare queste composizioni in vetta: molte di esse hanno subìto una variazione dalla fase progettuale a quella realizzativa, perché fare arte in montagna non è sempre possibile, così come il trasporto può essere difficoltoso». Ad eccezione dei quadri di Barbora Bobovcakova, tutte le opere sono installate all’esterno dei rifugi. Dei pannelli illustrativi raccontano l’autore e l’idea che sta dietro ai lavori. Durante l’estate, inoltre, ogni artista proporrà un momento ad hoc per presentare la propria opera e farla vivere agli escursionisti. «Ci saranno concerti, performance, racconti e molto altro ancora», aggiunge Luiselli.
A CONCLUSIONE DEL P R O G E T T O , SI TERRÀ ANCHE UNA COLLETTIVA DI SENTIERI CREATIVI. L’I N A U G U R A Z I O N E È P R E V I S T A P E R IL 2 5 O T T O B R E ALLO S PA Z I O P O L A R E S C O :
non verranno esposte le stesse opere montane, bensì qualcosa di significativo che rimanda alle installazioni in quota. Insomma, una mostra nella mostra.
Di seguito i nomi degli artisti coinvolti, il titolo delle opere e il rifugio dove espongono. Maggiori informazioni sugli appuntamenti della manifestazione su www. SENTIERICREATIVI .it
ALESSANDRO PERINI “Orografia Variabile” Lago Branchino
BARBORA BOBOVCAKOVA “L’alfabeto della biodiversità orobica” Rifugio Rino Olmo
CHIARA CAVALLERI “Cantastorie” Rifugio Alpe Corte
VIOLA ACCIARETTI
“Appropriazioni” Sentiero che dall’Alpe Corte porta al torrente Acqualina
MICHELA BENAGLIA
“Pescatori di Luce” Lago Rotondo presso il rifugio Calvi
CARLA SERRANO e FRANCESCO BEGNA “Il Lontano” Laghi Gemelli
MAURO MANZONI e RICCARDO GAROLLA
“La voce dei giganti” Conca dei Giganti (lago Coca)
MARCO RONZONI e DAMIANO FUSTINONI
“Sotto alt(r)a quota” Imbocco delle miniere dell’Albani
LAURA CREVENA
“Abbraccio impossibile” Rifugio Baroni al Brunone
PAOLO CORTI e MADDALENA BIANCHETTI “Pigmenti” Tutti e sette i rifugi delle Orobie
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PER AMORE O PER FORZA: il t eatro sotte rra ne o v e d e l a l u c e di VERONICA ULIVIERI
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Alessandro Rigoletti del Teatro Tascabile le definisce “un mondo sotterraneo che, grazie al lavoro delle strutture consolidate, sgorga e viene alla luce”. Le giovani compagnie teatrali lombarde si sono prese la scena, anche quest’anno, con la maratona teatrale PER AMORE O PER FORZA (29 maggio - 1 giugno), ideata da TTB insieme all’assessorato alle Politiche giovanili, e organizzata in collaborazione con Teatro Prova e Teatro Caverna. Sul palcoscenico, storie diversissime, dalle riflessioni sul viaggio ieri e oggi di “Cingomma” (Jessica Leonello) alla suggestiva trasposizione teatrale di “Accabadora” (Mamadiaki Theatre Ensemble), dalle note dello spettacolo dedicato a Edith Piaf, “50 anni di Piaf” (Laura Vignes) alle raffinate clownerie di “Atto I: Comico round” (Limen teatro). Non sono mancati gli spettacoli dedicati ai rapporti umani ai tempi del web 2.0: “The net” (Le balene mistiche) è un insieme di improvvisazioni e riflessioni sul tema dei social network; “VideoDran” (Slow machine) si focalizza sulla relazione tra uomo e multimedialità. Accanto a opere impegnate, come “21° costanti”, che indaga in che modo la crisi economica stia condizionando la vita delle generazioni under 35.
UNA MARATONA LUNGA OLTRE 15 ORE, CON 21 SPETTACOLI. «L’accoglienza del pubblico è stata molto positiva. Gli spettatori erano più numerosi rispetto alle altre edizioni, abbiamo concluso alle sei del mattino del 2 giugno con 100 partecipanti, e anche il livello degli spettacoli era medio-alto», continua Rigoletti. Ma prima ancora che una rassegna teatrale, “Per amore o per forza” vuole essere «un laboratorio, uno spazio di libera espressione»: “Noi non facciamo talent scout, ci basta anche solo di portare sul palcoscenico l’energia di una giovane compagnia”. Per i gruppi, infatti, non c’è alcuna selezione: «Tutti quelli che rispettano i requisiti del bando, tra cui la residenza di almeno un componente in Lombardia e l’età media sotto i 30 anni, partecipano alla rassegna. Prima della maratona vediamo insieme lo spettacolo e facciamo in modo che il dialogo sia il più possibile proficuo». E in questi anni PAOPF è stata anche un’occasione di incontro anche tra le stesse compagnie: «Ci si confronta e a volte nascono collaborazioni e co-produzioni». Una scena teatrale dinamica e in buona salute, che spesso rimane “sotterranea”, invisibile, ma che fa di Bergamo “un terreno particolarmente fertile”. Da qui si può partire per andare oltre: «Il teatro è ancora molto da sviluppare dal punto di vista sociale: in un periodo complesso come questo, sarebbe utile trovare degli spazi e dei momenti in cui le persone si possano riunire per una riflessione comune».
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FOCUS ON
ALESSANDRA PIOSELLI DIRETTRICE DELL’ACCADEMIA CARRARA DI BELLE ARTI di VERONICA ULIVIERI
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ALESSANDRA PIOSELLI, critica e curatrice di arte contemporanea, dirige dal 2010 l’Accademia Carrara di Belle Arti, partner anche del progetto BG-LOC. Negli ultimi due decenni, racconta, «l’istituto è radicalmente cambiato, orientandosi verso la contemporaneità». Anche per il mondo dell’arte il momento è difficile: «Molti giovani creativi oggi emigrano all’estero», mentre la flessibilità, che «in questo campo rappresenta di per sé un valore positivo», «in molti casi diventa una necessità e si trasforma in precariato». Dott.ssa Pioselli, l’Accademia Carrara è una delle più antiche d’Italia. Quali sono i suoi “segni particolari”? «L’Accademia è nata nel 1769 ed è cambiata molto nel corso dei secoli. A metà degli anni ’90, la direzione di Mario Cresci l’ha radicalmente trasformata, orientandola verso la contemporaneità, e anticipando una tendenza comune poi anche ad altri istituti dello stesso tipo. Da scuola di pittura è diventata un centro formativo che ha assorbito anche altre discipline, come la comunicazione visiva, la psicologia e la progettazione, con l’obiettivo di formare figure in linea con le diverse professioni degli ambiti creativi. Ai linguaggi artistici tradizionali si sono aggiunti la fotografia, e poi anche il video e le nuove tecnologie digitali». Nell’era del digitale, di Instagram e dei video con il telefonino, come cambia il modo di insegnare e fare pittura, fotografia e video arte? «In Accademia, per prima cosa insegniamo ad acquisire consapevolezza di quello che vogliono dire: il mezzo da utilizzare si sceglie di conseguenza. Non abbiamo nessuna preclusione verso l’utilizzo di uno smartphone, per esempio. Quello che ci interessa è far capire ai giovani che uno stesso contenuto viene percepito in modo molto diverso in base a come viene raccontato, perché i mezzi producono significato. Nei nostri corsi insegniamo anche a padroneggiare la grammatica dei mezzi: si impara ad usa-
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re la telecamera digitale, ma anche il super 8, perché è importante capire come rivitalizzare tecnologie più datate». L’Italia è il Paese della creatività per eccellenza. Pensa che la creatività giovanile sia sufficientemente valorizzata? «In realtà ritengo che l’Italia abbia perso posizioni di mercato e anche credito a livello internazionale nel campo della creatività, che qui non è per niente valorizzata. Non è solo un problema di finanziamenti, è anche il sistema di gestione che non funziona. Molti giovani creativi oggi emigrano all’estero: basti pensare che sei o sette grossi musei europei oggi sono diretti da italiani di 35-40 anni. Questo andrebbe anche bene se il movimento fosse in entrambi i sensi: invece il nostro Paese non riesce ad attrarre creativi stranieri e in futuro pagherà molto cara questa perdita di talenti di cui adesso non si rende conto». Anche nell’ambito dell’arte e della creatività giovanili, il precariato è la regola: qual è la situazione? «Chi lavora nel mondo dell’arte spesso svolge molti lavori diversi, perché fa parte della professione muoversi su più fronti. Di per sé, dunque, la flessibilità in questo campo rappresenta un valore positivo. Il problema, però, è che in molti casi diventa una necessità e si trasforma in precariato».
LA LUNGA STORIA DI UNA
GIOVANE EMITTENTE di ERICA BALDUZZI
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Nel 2009, quando ancora si parlava poco di web tv, a Bergamo questa forma di comunicazione innovativa è diventata realtà con Polar TV. FABIO FASSINI e ROBERTA MARCHESI, video maker di professione, avevano tentato senza risultati di proporre alcuni loro format alle emittenti locali, che però non solo non avevano mostrato interesse, ma avevano chiesto un compenso per la trasmissione dei loro lavori. «A quel punto si è pensato che i tempi fossero maturi per la creazione di una web tv autonoma: il 17 settembre 2009 una decina di persone si sono incontrate al Polaresco e da lì è partito il progetto, che è cresciuto sempre di più», spiega Lisa Gregis, attuale presidente dell’associazione Polar TV che gestisce la televisione. Internet, idee e storie da raccontare sono le parole d’ordine. L’emittente, che oggi conta una trentina di membri, di cui 15 attivi, si è subito distinta per la presenza di numerosissime e variegate rubriche e per l’ampiezza dei temi trattati: «LA NOSTRA È FORSE
L’UNICA WEB TV GENERALISTA IN ITALIA, perché le altre tendono a specializzarsi su un’unica tematica come il giornalismo, le inchieste, il design, l’ambiente e via dicendo. Polar TV, invece, ha rifiutato questo tipo di approccio, preferendo mantenere un carattere aperto, fluido e dinamico». Le rubriche spaziano dall’attualità ai gruppi rock emergenti, dall’intrattenimento all’arte, dallo sport al mondo degli animali domestici. «SIAMO COMPLETAMENTE LIBERI – aggiunge Lisa – e CHIUNQUE VO-
GLIA PARTECIPARE E PROPORRE LE SUE IDEE È BEN ACCETTO. Io per esempio sono entrata nello staff pochi mesi dopo la costituzione del gruppo, su spinta dell’allora presidente Paolo
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Corti: ho trovato un’atmosfera dinamica e coinvolgente e così ho deciso di restare». Come dice anche il sito, l’idea dei ragazzi di Polar TV è quella di «allontanarsi da stereotipi e omologazioni», per lasciare spazio alle nuove generazioni e alle loro storie, «per riscoprire una realtà che è in continuo movimento e esprimere noi stessi, attraverso personalità e conoscenze, talenti e curiosità». Per farlo hanno scelto il mezzo che più degli altri è vicino ai giovani: la rete. Ottenendo anche un riconoscimento a livello nazionale: la menzione speciale come miglior format ai Teletopi (l’equivalente dei Telegatti per le web tv) del 2010. «Siamo nominati ogni anno, ma abbiamo vinto solo nel 2010… almeno per ora!».
IL PROSSIMO APPUNTAMENTO DI POLAR TV SARÀ IL SUO QUARTO COMPLEANNO, IL 14 SETTEMBRE, IN OCCASIONE DEL QUALE VERRÀ ALLESTITA PRESSO LO SPAZIO POLARESCO IL “TELEVISION PARTY”: una festa, ma anche una possi-
bilità per giovani artisti di emergere e farsi conoscere. Come? «Pubblicheremo un BANDO PER LE ARTI FIGURATIVE – spiega Lisa – nel quale chiederemo agli artisti delle opere a tema tv. Un modo per “delegare” la scenografia coinvolgendo altre realtà giovani». Ma Polar TV può essere considerato un lavoro? «Siamo nati come gruppo informale: l’associazione è stata costituita soltanto dopo, per comodità logistica e gestionale. Nessuno dello staff percepisce uno stipendio, è un’attività volontaria senza scopo di lucro». Questo però non cambia nulla nella voglia di partecipazione che l’emittente trasmette: e forse è questa la sfida più grande che porta avanti ogni giorno.
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(O SOPRATTUTTO) SU CREATIVITY FAIR @creativity_fair CreativityFair
L’Assessorato alle politiche giovanili del Comune di Bergamo gestisce e organizza servizi, spazi, progetti e attività in favore delle nuove generazioni. Oltre alle molte iniziative curate direttamente dal Servizio numerosi sono i progetti condotti in autonomia da gruppi e associazioni giovanili. Tra i servizi ci sono la rete di spazi giovanili (Spazi giovanili di quartiere, Spazio Polaresco, Spazio Giovani Edonè di Redona) con varie dotazioni strumentali (sale prova musicali e teatrali, spazi incontro, laboratori, spazi espositivi, etc) che consentono di realizzare i progetti dei giovani. Presso lo Spazio Polaresco è attivo il Servizio Informagiovani. Puoi consultare il sito www.giovani.bg.it (è possibile iscriversi alla newsletter settimanale) e seguirci su Facebook alla pagina Bergamo Giovani. Per informazioni SPAZIO POLARESCO, via del Polaresco 15, 24129 Bergamo, tel. 035401290, fax 035399608 mail: giovani@comune.bg.it.
“CREATIVITY FAIR” è un’iniziativa del progetto BG-LOC, realizzato nell’ambito di Creatività Giovanile, promosso e sostenuto dal Dipartimento della Gioventù - Presidenza del Consiglio dei Ministri e dall’Anci - Associazione Nazionale Comuni Italiani