il confronto maggio

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Anno XXIV n. 4/207 - Maggio2011 Editore: Coop. Radio Terlizzi Stereo - Direttore Responsabile: Maria Teresa De Scisciolo n. 239 reg. stampa Tribunale di Trani - Spedizione in Abbonamento Postale 70% autoriz. Filiale di Bari

editoriale/Maria Teresa De Scisciolo e Laura Giovine

Riconoscere la bellezza non è da tutti. Abbiamo mani per toccare, occhi per guardare e orecchie per ascoltare, ma quanto ‘mondo’ ci passa accanto, senza che lo sfioriamo? Quanta luce ci illumina, senza farci vedere? Quanti spartiti suonano una musica che non sentiamo? Nulla è palese, se non ci offriamo a percepirlo. Vogliamo, con le poche righe che seguono, unire il nostro appello a quello di un concittadino che, con umiltà, ha manifestato il desiderio di offrire il frutto del suo animo sensibile: i suoi quadri, la sua arte, alla città natia, Terlizzi. Più volte, tra le colonne dei nostri giornali, abbiamo dato spazio alla attività artistica del maestro AntonioVolpe. Più volte abbiamo pubblicato immagini della sua Saletta delle Esposizioni in corso Vittorio Emanuele, per l’inaugurazione annuale della sua ‘personale’, alla presenza di amministratori comunali, provinciali, regionali, nazionali… alla presenza del primo cittadino di Terlizzi, il Sindaco ing. Vincenzo di Tria. Quegli stessi amministratori che, ad oggi, non hanno ancora dato risposta alla proposta del maestro Volpe. Una proposta semplice, che esprime il desiderio di realizzare un sogno tenuto per troppo tempo nel cassetto: “Sto arrivando al traguardo della vita. Desidero che si realizzasse il sogno della mia adolescenza: vedere i miei quadri nella Pinacoteca De Napoli, che considero la mia seconda casa, il luogo della mia crescita umana ed artistica”. Si evince, da queste semplici parole, come Volpe metta al di sopra di tutto la sua umanità, non le competenze artistiche. Eppure, va rilevato che, pur non provenendo da ambienti accademici, annovera tra i suoi riconoscimenti: titoli, medaglie d’oro, diplomi, onorificenze…che non staremo qui ad elencare. La questione è focalizzata sul presappochismo con cui i cittadini vengono trattati, prima ancora che sta-

Antonio Volpe chiede di donare la sua arte …ai cittadini l’ardua sentenza

Antonio Volpe. Autoritratto / Foto di Michelangelo Vino

bilire se la richiesta-dono di Antonio Volpe abbia la possibilità di essere accolta. Per ciò che ci riguarda, la nostra intenzione è manifestare come quest’uomo, prima ancora che artista, sia un cittadino terlizzese che ha contribuito a raccontare, attraverso la sua vita e la sua espressione artistica, il proprio paese. Un uomo che ha vissuto la prigionia in Polonia durante la seconda guerra mondia-

le. Un uomo che ha espresso la bellezza dei suoi ricordi di fanciullo, e dei suoi sogni di adulto, attraverso la pittura. Un autodidatta, certo, ma non per questo di minore valore. L’arte è espressione dell’anima, un’anima nobile e ricca, pronta a mettersi in gioco e a raccontarsi con i colori sfumati di un tramonto sul mare fluttuante, dei pensieri di un giovane fanciullo o attraverso le pennellate che disegnano petali va-

riopinti, paesaggi ameni…quasi un rifugio per lo spirito irrequieto. L’espressione artistica di Antonio Volpe non vuole mandare messaggi al mondo, ma avvolge nelle pieghe del colore, immagini che appaiono come metafora della vita. Rose sgargianti, mimose impalpabili come i profili dei nudi, dispiegano il senso della profonda compenetrazione dell’uomo con la natura, di cui si evince la forza generatrice. E’ inutile tirare in ballo esempi clamorosi, dalla storia dell’arte, di artisti autodidatti. Sbaglia chi immagina che il genio e il talento possano essere coltivati solo in ambienti accademici. Ciò che vogliamo ribadire con forza, è che ognuno ha il diritto di esprimersi, senza dover tener conto dei titoli che possiede, ma solo dei propri meriti e delle proprie capacità. Un pittore autodidatta unisce il puro istinto alla riflessione, è spinto dal desiderio di scoprire e sperimentare e per questo si distingue per l’originalità, al di fuori della massa. Anche ciò che sembra abbozzato, in Volpe, è frutto di una indagine ponderata e introspettiva. Così, attraverso le sue opere riesce a comunicare amore, bellezza, vita e morte, in un simbolico gioco di emozioni, che si estendono al di là della tela. Comprendiamo che questo possa essere condivisibile o meno. Invece, insindacabili e degne di valore sono la sensibilità artistica e la sensibilità umana. Quanta arte sarebbe smarrita senza autodidatti? Pensate che tristezza, se a scrivere poesie fossero solo i professori di italiano e a dipingere i maestri della Accademie d’Arte. Per fortuna, l’arte non pone regole. E in genere segue i percorsi più inediti. Franza Kafka, semplice impiegato di una società di assicurazioni, morì senza saper che fine avrebbero fatto i suoi libri. E Van Gogh morì matto, dopo essere stato solo alla scuola dell’assenzio. Antonio Volpe può ancora esprimere la sua vivace interiorità, che merita di essere riconosciuta.


Franco: 348.5123152 Armando: 347.1946350 Agenzia: Piazza IV Novembre, 20 - Tel. 080.3517049 Abitazione: Via Genova, 26 - Tel. 080.3517932 T E R L I Z Z I (Bari)

il confronto delle idee mensile di informazione fondato nel 1988 da Gerolamo Grassi Corso Dante, 31 - Tel. 080.3513871 (c/o Studio Berardi) - Registro Stampa n. 239 del Tribunale di Trani

Anno XXIV - numero 4/207 - Maggio 2011 Società Editoriale: Cooperativa Culturale R.T.S. fondata nel 1978 e titolare: · di Testata Giornalistica “Paese vivrai” - Locorotondo, · di Testata Giornalistica Radiofonica registrata al n. 221 del Tribunale di Trani, anno 1978. Direttore Responsabile: Maria Teresa De Scisciolo Caporedazione: Antonio Gattulli Presidente: Cav. Vincenzo Colasanto Consiglio di Amministrazione: Michele Grassi, Renato Berardi Cultura: Paolo De Ruvo, Giuseppe Grassi, Pietro Porfilio, Adriana Gesmundo

Politica: Nicolò Ceci, Barbara De Robertis, Paolo Alessandro Grieco Sanità: Pasquale De Palma, Giuseppe Gragnaniello Sesto San Giovanni: Michele Vino Sport: Antonio Gattulli Sociale: Brigida Saltarelli Architettura: Francesco Marzulli Servizi fotografici: Michelangelo Vino, Vincenzo Vino Grafica e Impaginazione: CREO adv di Nicola Cantatore (www.creoadv.com) Fotolito e Stampa: Centro Stampa - Litografica La collaborazione al giornale è gratuita. Articoli e fotografie, anche se non pubblicati, non si resti-tuiscono. Tutti i diritti sono riservati. Gli articoli pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori e non vincolano in alcun modo la linea di condotta della società editrice e del direttore respon-sabile di questo periodico. La direzione si riserva la facoltà di condensare e modificare, se-condo le esigenze e senza alterarne la sostanza, gli scritti a sua disposizione. Per eventuali recensioni, inviare i volumi in duplice copia. Senza il consenso scritto dell’Editore è vietato riprodurre, con qualsiasi mezzo, il giornale o sue parti.


Autore dell’opera in memoria del prof. Gesmundo e don Pappagallo

maggio 2011

/Maria Teresa De Scisciolo Pietro De Scisciolo è nato a Terlizzi (BA) il 17 giugno 1967, si è diplomato presso l'Istituto d'Arte di Corato (BA), con la qualifica di Maestro d'Arte sezione ceramica. Ha studiato scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Bari. Numerosi i consensi e i riconoscimenti in mostre collettive e personali. Ha vinto diversi concorsi d'arte e l’assegnazione di monumenti pubblici. Sue opere sono presenti in molti edifici di culto e collezioni private. La sua ricerca artistica si orienta verso lo studio e l'analisi della figura umana, ritenendoli fonte inesauribile di ispirazione e un mondo ancora da esplorare. Come nasce il rapporto di collaborazione tra te e il Comitato Vite Esemplari, per la realizzazione del monumento in memoria di don Pietro Pappagallo e del prof. Gesmundo? Elaborai un bozzetto in terracotta patinata pensando a un ipotetico monumento che onorasse i martiri alle Fosse Ardeatine senza una precisa destinazione. Un giorno incontrai Renato Brucoli e parlando dei miei progetti gli feci presente che avevo in mente qualcosa d’interessante. Lo stesso giorno, o forse il successivo, mi recai presso il suo studio e gli mostrai l’opera. Ne rimase affascinato e mi propose la costituzione di un comitato che potesse farsi carico della realizzazione di un monumento ai due martiri sulla base del mio bozzetto. L’idea piacque molto ai parenti dei martiri che decisero di sostenerla. La fase successiva fu quella di mettere insieme gli altri componenti e costituirci legalmente presso un notaio. Le persone hanno visionato il prodotto finito. Possiamo spiegare loro quali sono i passaggi che trasformano l’idea, il disegno, in opera plastica? Sin dall’inizio c’è stata solo la volontà di realizzare una scultura che omaggiasse i due martiri per la capacità di perseguire valori libertari e di rispetto della persona e della dignità umana. Per questo ho trasferito l’idea mentale direttamente sulla materia, senza mediarla con il disegno preparatorio. In questo modo, tutto l’impeto e il dramma che intendevo esprimere sono riuscito a infonderlo immediatamente e con successo. Poi, prima di passare al prototipo per la fusione in bronzo, ho prodot-

to alcuni studi preparatori, soprattutto ritratti dei due martiri. L’esecuzione dell’opera è avvenuta senza lasciarmi condizionare da nulla: è nata senza pensare che sarebbe diventata un monumento, ma lasciandomi trasportare dall’emozioni e dalla creatività. In occasione della presentazione del monumento, il 24 marzo scorso, hai ribadito che nel tuo laboratorio hai lavorato a porte aperte, cosa vuol dire? Tengo a precisare che non si trattava del mio laboratorio ma di un locale messo a disposizione dal compianto primo presidente del Comitato, Franco Pappagallo, sul corso Vittorio Emanuele, in luogo centrale e molto frequentato.

In sostanza credo di essere stato il braccio che ha dato vita all’opera, ma l’anima gliel’ha data la gente, perciò ritengo che la realizzazione sia frutto di tutti i terlizzesi. L’opera finita è in bronzo. Con quale materia lavori prima di passare alla fusione? Personalmente preferisco modellare la creta, perché la ritengo una materia viva, che rende il prodotto finito carico di vibrazioni tattili e visive. Poi l’opera viene tradotta in cera (cera persa): si continua a dare forma e volume qualora lo richiedesse, e successivamente la fusione vera e propria di bronzo. Ci descrivi, in sintesi, il significato dell’opera?

Lo scultore Pietro De Scisciolo con l’artista Kounellis

A me e al Comitato piaceva l’idea che la gente a cui chiedevamo la sottoscrizione vedesse nascere questo monumento, che ne fosse partecipe ed esprimesse le proprie idee. All’inizio, non nascondo una certa difficoltà nel conciliare il lavoro con la presenza di persone che entravano e uscivano tranquillamente dal locale-laboratorio, a cui bisognava dare soddisfazione, ma poi è diventato tutto così naturale da sembrare che il monumento veramente nascesse solo con la presenza dei visitatori. Si alternavano amici, pittori, scultori, poeti, scolaresche, chiunque volesse vedere e toccare con mano la realtà. È una metodologia che suggerirei non solo in campo artistico ma anche a chi amministra la comunità: la compartecipazione rende più significativo il perseguimento di obiettivi comuni e rafforza la coesione sociale.

È un inno alla libertà nel momento della negazione. È l'elogio del senso di umanità che alberga in persone semplici ma capaci di donare la propria vita per impedire che l’ideologia o il fanatismo sopprima quella altrui. È la sottolineatura che culture diverse possono incontrarsi nella tutela e nel perseguimento del bene comune. Ed esprime un grande desiderio di pace. Il più bel complimento che hai ricevuto? Ne ho ricevuti tanti, ma quello a cui sono più legato è personalissimo! Ero nello studio, nel primo pomeriggio, a ritoccare la parte inferiore dell’opera, perciò ero piegato sulle ginocchia, quando a un tratto sento dietro di me un respiro affannoso e ansimante. Nel girarmi vedo una donna con un sacchetto in una mano e con l’altra intenta ad asciugarsi le lacrime. Le ho chiesto se avesse bisogno di

cultura qualcosa e perché piangesse. Mi ha risposto che l’opera era talmente drammatica e carica di patos che il suo primo istinto era stato quello di piangere, pensando a chi si era immolato per i valori civili e religiosi richiamati nell’opera e oramai dimenticati. Quel pianto è stato il miglior complimento, perché in quel momento ho capito che l’opera aveva un’anima pulsante. La critica più aspra? Diciamo che non ci sono state critiche negative, o che per lo meno non sono mai state dirette ma subdole. Invece, anche con chi ha dissentito, avrei preferito dialogare, per cercare magari nuove soluzioni. Quanto tempo hai lavorato al monumento Memoria e Identità? Per il modellato ho impiegato circa tre mesi, mentre la fusione è durata cinque mesi. Con chi ti sei rapportato del Comitato Vite Esemplari, durante il lavoro? Seppure in misura diversa, direi con tutti i componenti. Il confronto e il coinvolgimento è stato più serrato con Franco Pappagallo, il presidente prematuramente scomparso, che in alcune occasioni ha posato anche per la figura di suo zio prete per coglierne la fisicità e il ritratto (alcune foto lo ritraggono con la tonaca ed è impressionante la somiglianza con don Pietro Pappagallo) e con Gioacchino Gesmundo subentrante. Fin dal primo momento, hanno avuto piena consapevolezza di ciò che si andava a realizzare. Ci hanno creduto subito e fino in fondo. Poi, se proprio devo fare un altro nome, indicherei quello di Renato Brucoli, fonte inesauribile di attività, di contatti, di consulenza. Credo sia la persona che ha più sofferto l'intera vicenda fino al suo esito finale, manifestando, al tempo stesso, equilibrio e passione. Infine, ma non in ultimo, segnalerei l’apporto fondamentale dell’on. Gero Grassi, socio onorario del Comitato, che non solo ha saputo orientare il cospicuo finanziamento della Camera dei Deputati, decisivo per il completamento dell’opera, ma anche l’attenzione del Presidente della Repubblica, che nel 67° anniversario delle Fosse Ardeatine, giorno inaugurale del gruppo scultoreo nella sua provvisoria collocazione presso la Pinacoteca De Napoli, ha fatto pervenire un significativo messaggio sulla centralità della figura dei martiri. Che giudizio senti di esprimere sul Comitato? Eccellente. Non ci sono parole per esprimerne l’operato. Non credo che un’amministrazione pubblica segue a pag. 4

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sarebbe stata tanto efficiente come lo è stato il comitato in tutti i suoi membri. Spazi e prospettive: a quali requisiti deve rispondere il luogo destinato a ospitare il Monumento? Parliamo di due figure “centrali”, che hanno fatto la storia civile e religiosa di Terlizzi e del nostro Paese, dando la propria vita per valori elevatissimi. Perciò, perché non riconoscere loro uno spazio “centrale”? Non ho grandi pretese, perché la scultura si sviluppa piuttosto in altezza, quindi è posizionabile anche in ambiti non eccessivamente spaziosi, ma facilmente individuabili e “centrali”! Una tua proposta? Ne avrei diverse, ma la vedrei collocata proprio nell'isola pedonale antistante il Palazzo di Città, a ridosso di una delle palme che caratterizzano quello spazio, con la quinta rivolta al palazzo della meridiana e lo sguardo verso il borgo. Se te ne venisse offerta la possibilità, a quale personaggio illustre di Terlizzi dedicheresti un busto e perché? Dedicherei un’opera alla “gente comune”, a coloro che ogni giorno fanno fatica a portare un pezzo di pane a casa per sfamare i propri figli. Ecco, tutti pensano che solo gli “illustri” possano essere immortalati in un’opera che li ricordi nel tempo, mentre nessuno ricorda chi, pur vivendo semplicemente, magari con il lavoro quotidiano, fa

la storia del proprio paese. So che stai lavorando ad una scultura dedicata a Don Tonino, da collocare in Alessano. Cosa puoi dirci a tal proposito? Sono vincitore del concorso indetto dal Comitato “Una statua per don Tonino”: il Comune di Alessano, la Fondazione don Tonino Bello e la diocesi di Ugento, a cui sono stati invitati 12 scultori, per lo più del leccese e solo due della nostra diocesi, tra cui io. Sinora ho prodotto il bozzetto del monumento e lo studio del ritratto di don Tonino Bello. Sono in attesa di stipulare il contratto che darà il via all’esecuzione del monumento. È inutile dire che sono davvero onorato e non nascondo la mia emozione per un incarico così importante. Tuoi sono i bozzetti per la realizzazione dei portali della Cattedrale. Cosa ne è stato di quel progetto? Il progetto è tutt’altro che accantonato, anche se il primo bozzetto risale al 1999. Si sa che certe opere hanno bisogno di lunghi periodi di decantazione dovuti a lungaggini burocratiche e scontri di opinioni. Ad oggi c’è l’approvazione dell’Ufficio Diocesano d’Arte Sacra e della Soprintendenza di Bari, mentre aspettiamo l’esito favorevole dal Ministero dei Beni Culturali prima di dar inizio al lavoro. Cosa rappresentano i bozzetti? Insieme a don Michele Cipriani abbiamo elaborato tre porte che esprimessero un vero e proprio cammino di catechesi.

In quella centrale si riprende l’idea del Portale di Anseremo da Trani, in cui primeggia centralmente “l’ultima cena” e quattro ante che rappresentano “l’annunciazione”, “la crocifissione”, “la pentecoste” e “Giovanni Paolo II che indica la strada del III millennio”. Le due porte laterali rappresentano i Santi Patroni di Terlizzi, “la Madonna di Sovereto” e “San Michele Arcangelo” accostati a “San Pietro” e “San Paolo”, mentre nelle parti sottostanti “le virtù teologali” e “le virtù cardinali”. Scultori si nasce o si diventa? Non lo so! Però posso dire con molta franchezza e onestà di aver avuto due genitori che mi hanno sempre incoraggiato e sostenuto. In particolare mio padre Giovanni che mi ha immerso completamente, sin da piccolo, nella materia scultorea, essendo lui scalpellino di professione, e mi ha fatto frequentare lo studio di altri scultori. Oggi, se rinascessi, non avrei dubbi… farei lo scultore! Lavorare per commissione ti appaga? Mi stimola! Credo che sia fondamentale, per uno scultore, lavorare per la committenza pubblica e privata: ci credo moltissimo. L’unico inconveniente sta nel dover a volte accettare i compromessi che limitano la libertà d’espressione, ma fa parte del gioco e personalmente sono sempre riuscito a far accettare le mie idee che poi si sono rivelate sempre giuste. Tecnica, fantasia, applicazione. Cosa è più importante in scultu-

ra? Sono convinto che un’idea la si possa esprimere se alla base si conosce la tecnica. Come avrei potuto esprimere il dramma e la sofferenza che si evincono dal gruppo scultoreo se non sapessi come fare? Se dovessi proporre un’opera d’arte per abbellire la città di Terlizzi, cosa proporresti? Ne proporrei tante e di artisti diversi. Mi spiego: in molte città del nostro Paese si organizzano i “Simposi”. Si tratta di laboratori a cielo aperto, visitabili, dove, sulla base di progetti selezionati preventivamente, si ospitano artisti provenienti da più parti che producono opere d’arte che alla fine vanno ad abbellire artisticamente la città che ospita la manifestazione. A Terlizzi c’è la tradizione della lavorazione della ceramica (terracotta). Propongo un “SIMPOSIO DI SCULTURA IN TERRACOTTA”. Terlizzi: città dei fiori. Ritieni possibile creare un’opera per ricordare la fatica dei primi floricoltori della nostra terra? Parlavo di tradizioni e la floricoltura è la principale della nostra terra, quindi è giusto ricordarne i pionieri. Accolgo volentieri l’idea e, se non vi dispiace, mi propongo! Per concludere, l’arte testimonia ancora la grandezza di un popolo? Non mi piace il termine “grandezza”: l’arte rappresenta il cuore, l’anima del popolo!

/Maria Teresa De Scisciolo Un viaggio verticale.. sì io sarò vela al vento sì io sarò un'onda anomala sì io unirò insieme ancora e aquilone sì io sarò ala e immensità Claudio Baglioni Quando penso a Flavio.. mi torna in mente il testo di questa canzone. L'11 Aprile una telefonata inaspettata mi raggiungeva sul luogo di lavoro. Un amico mi informava che nel primo pomeriggio avrebbero avuto luogo, a Terlizzi, i funerali di Flavio Spagnoletti, venuto a mancare il 10 maggio 2011. Io, purtroppo, ero a Bari. Un fulmine a ciel sereno. Sapevo che Flavio non stava molto bene. Sapevo che aveva subito un delicato intervento,

ma continuavo a vederlo e incontrarlo per le vie della città e questo mi bastava. Gli ho parlato per l'ultima volta questo inverno. Ci siamo incontrati il 21 novembre 2010 al Palazzetto dello Sport di Terlizzi, per la serata organizzata dalla Associazione “Accoglienza Senza Confini”. Si esibivano giovani ballerini della Bielorussia. Abbiamo apprezzato entrambi le finalità dell'Associazione e la bravura dei bambini che cantavano e ballavano. Sono trascorsi pochi mesi e Flavio non c'è più. Questo era scritto nel suo destino... e nessuno poteva immaginarlo. Conoscevo Flavio da moltissimi anni, anche se sono molto più amica di suo fratello Massimiliano, con il quale ho condiviso e condivido momenti importanti della mia vita. Sono stata molto vicina a

suo fratello Fulvio, negli anni del liceo e conosco anche suo fratello Dario. Flavio era il più grande dei fratelli Spagnoletti, entrati a far parte della mia vita. Era un ragazzo gentile e disponibile, come i suoi fratelli, cordiale, sorridente, pacato. Avevamo collaborato insieme, per alcuni anni, nella versione on line del giornale. Lui ed Arcangelo Clemente si erano resi disponibili, pubblicando nelle pagine del sito “Terlizzi on line”, da loro diretto, la versione digitale de “II Confronto delle Idee”. Un successo! Moltissimi terlizzesi residenti fuori, si congratulavano con noi e si mettevano in contatto con la realtà editoriale appena scoperta, per ristabilire contatti con la città di origine. Poi, come spesso accade, il sogno si infrange sugli scogli... la voglia

Flavio Spagnoletti

di proseguire l'esperienza del sito collaborando con l'Amministrazione comunale che, invece, fa altre scelte. Quindi arriva la sofferta decisione di chiudere. Flavio se n'è andato in punta di piedi, silenziosamente, senza irrompere nelle nostre vite con il suo dolore. Non lo dimenticherò... e scorgerò la luce e la profondità dei suoi occhi, in quella dei suoi fratelli. Sono certa che continuerà a vivere nel ricordo non solo mio, ma di tutti quelli che lo hanno conosciuto. Ciao Flavio!


Il punto di vista del prof. Luigi Dello Russo

maggio 2011

/Nicolò Marino Ceci Dopo aver ascoltato il parere del M° Michele Visaggi, prosegue il nostro “osservatorio” sul Teatro “Vito Giuseppe Millico”. Dal Palazzo di Città ci fanno sapere che ambiscono ad inaugurarlo nel 2011; e quindi il nostro proposito è offrire spunti, proposte e idee per una sua gestione più virtuosa possibile. Anche per supplire – con grande umiltà – alla disarmante mancanza di concertazione e programmazione sull’argomento da parte dell’Amministrazione. Per questo mese ecco il punto di vista di Luigi Dello Russo – da sempre impegnato nell’associazionismo culturale e artistico e grande conoscitore delle risorse artistiche del nostro paese.

Il prof. Luigi Dello Russo

Qual è stata la grandezza di Vito Giuseppe Millico? Aver diffuso in tutta l'Europa la grande musica napoletana del '700. L’Amministrazione promette la consegna alla città del Teatro “Vito Giuseppe Millico” entro quest’anno. Ce lo auguriamo: l'ultimo “Millico Festival” ha evidenziato la necessità di spazi più ampi per accogliere molti più spettatori e soprattutto più idonei per le rappresentazioni teatrali. Si tratterà secondo lei solo di inaugurazione o di una vera e propria apertura? Certamente una grande 'inaugurazione' seguita, per una serie di cause, da una piccola e discontinua 'apertura'. Soluzioni gestionali: pubblico, privato o un’ipotesi mista? Sicuramente, a mio parere, necessità mista! Quanto può esser virtuoso il campanilismo in scelte come queste? Siamo in Europa..e dovremmo liberarci dai campanilismi, che sono indizio di provincialismo culturale e interessi privati. Chi vedrebbe come Direttore Artistico? Non sono favorevole ai 'monismi' ma favorevole ai 'pluralismi' ..e vedrei bene quindi un comitato ristretto di operatori di teatro e appassionati esperti. Se lei ne fosse il Direttore, quali sono le prime tre cose che farebbe?

cultura Nominerei un comitato operativo, che stilerebbe un programma vario - per la musica (da quella classica al jazz); per il teatro (opere della tradizione ed altre di avanguardia) e senza trascurare la danza, vera rivoluzione del secolo appena trascorso – e infine cercherei partner finanziari. Si può trarre qualche spunto positivo dall’esperienza gestionale della Pinacoteca “Michele de Napoli”? La Pinacoteca è stata molto visitata nei primi mesi..ora langue ..non sono state messi in atto nuovi interventi culturali per coinvolgere altri o gli stessi visitatori iniziali...a Roma (fatte le dovute differenze) tutti ritornano perché vengono presentate sempre nuove mostre o nuove sollecitazioni di cultura e di spettacolo. Quindi non vede spunti? Non ne vedo alcuno in quanto non c'è progettualità a medio o a lungo termine. A quali modelli gestionali teatrali si potrebbe allora far riferimento in Puglia? Si parla troppo di teatro..ma il futuro Millico sarà soprattutto un cine-teatro..e poi la gestione dovrebbe procedere - tenuto conto soprattutto della cittadinanza locale - piuttosto empiricamente.... In che modo Teatro e Pinacoteca potrebbero essere una “nuova casa” per la cultura terlizzese? 'Nuova'? Anche se con interventi minimi o medi, l'essenziale è offrire cultura a un paese che ne ha bisogno! Quanto può fare la politica terlizzese per valorizzare a dovere il Teatro Millico? Partecipazione di tutti per scelte gestionali affidate non al solito 'scherano' di partito ma a persone con un minimo di competenza e di correttezza. Qual è il rischio che Terlizzi corre, laddove non riuscisse a cogliere quest’altra occasione per rilanciarsi? Il rilancio di Terlizzi non dipende, o non dipenderebbe, solo dalla cultura teatrale ma da una progettualità più ampia, articolata e complessa in diversi settori tra di loro in connessione: floricoltura, ceramica e mostre d'arte, ricerca musicologica e ospitalità turistica, feste tradizionali ed enogastronomia...ma vedo e sento una classe politica miope e in perenne conflitto interno..per spartirsi le ultime spoglie di un paese sempre più alla deriva, nonostante i mega progetti edilizi dall'alto e gli autonomi vari tentativi più o meno modesti dal basso.

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cultura

Maria SS di Sovereto. / Foto di Michelangelo Vino

ce, si è tenuto sulla “falsa strada” parallela al borgo. Questa, credo sia stata la mossa vincente. Dov’è stata l’innovazione? L’innovazione, in parte, è stata il ripristino della Fiera di S. Marco. L’allestimento di bancarelle di prodotti tipici locali, “nostrani”, artigianali, che valorizzassero i due elementi principalmente caratteristici di Terlizzi: il fiore e la ceramica. Maestri ceramisti hanno lavorato al tornio, in estemporanea, proprio come un centinaio d’anni fa, avveniva nelle antiche fornaci; maestri fioristi hanno realizzato composizioni floreali. Unica pecca: la coincidenza della ricorrenza di Pasquetta con il “23 Aprile”…ma pazienza! Straordinaria performance dei fuochi d’artificio, quest’anno di gran pregio e prestigio tecnico-artistico, per sopperire all’inefficienza dell’anno scorso, attribuita a cause di forza maggiore, non imputabili al Comitato. Cosa ne pensa dello scellerato atto di deturpare le aiuole allestite per la

Una “piccola” e “grande” realtà per Terlizzi

“Dove vai questa sera? Vado sulla luna Posso venire con te ...Ma lassù piove...” Con queste parole tratte da una canzone intitolata “Cinema” di Lucio Dalla, recitate dalla voce di Marcello Mastroianni, traiamo il fine di questo pezzo: toccare il mondo attraverso gli occhi del cinema in una piccola realtà come Terlizzi e in piccolo cinema dal nome molto lungo! Questo apparente ossimoro dato

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È tempo di bilanci, aspettative e previsioni di programmi futuri per il dott. Franco Barile, presidente del Comitato Feste Patronali 2011, tedoforo della tradizione, a pochi giorni dal raggiunto “traguardo” della Festa della Madonna di Sovereto. Commenti a caldo… Le aspettative non sono state deluse, sia perché si è riusciti a rispettare il programma stilato, sia per merito delle condizioni atmosferiche: il tempo per fortuna si è mostrato clemente. È stata una festa un po’ diversa dalle precedenti, innovativa, se vogliamo, nel netto “distacco tra sacro e profano”. Il Borgo antico di Sovereto, infatti, è stato riservato prettamente allo svolgimento di attività religiose: l’allestimento di fioriere illuminate, che hanno conferito al sito un tocco suggestivo, ha consentito al flusso, ordinato e spedito, di gente di confluire nel Santuario, ad omaggiare la Madonna. Lo svolgimento delle attività ludiche e civili, inve-

da un monosala di 100 posti e da un nome molto lungo che lo solenizza, rappresenta l'elemento caratterizzante del nostro cinema: il "Piccolo osservatorio universale Garzia! Come per una vera e propria poesia, decido di parafrasare questo lungo titolo grazie all'intervista rilasciata da Francesco Binetti, gestore del cinema insieme ad Arcangelo Fumarola, soci di “Atropina” s.n.c. . Il significato di “piccolo” si desume da sé ed allude a diverse espe-

Festa? Il Comitato Festa Patronale 2011 denuncia lo scempio che si è consumato nel borgo di Sovereto. “Terlizzi è il paese dei fiori... aggiungeremmo rubati!» è la denuncia del Comitato. Previsioni future? È inutile dire che la Festa Maggiore è cosa ben diversa dalla Festa della Madonna di Sovereto, sia dal punto di vista civile- religioso, sia sotto l’aspetto più pratico ed organizzativo. Sull’onda dell’anno scorso, si pensa ad una festa in grande, di maggior durata…non tre giorni solo, ma ben due settimane (all’incirca) di eventi religiosi e manifestazioni ludiche. Si cercherà, guardando la cosa in prospettiva, di collegare all’evento “Festa Maggiore”, il programma dell’Estate Terlizzese: serate a tema al Parco Comunale, iniziative culturali, esibizioni musicali, spettacoli e “percorsi” gastronomici che permettano, in tale occasione, a concittadini ed ospiti stranieri in visita, di degustare un apprezzato prodotto locale: la “carne arrostita”. Si cercherà di dare espressione anche all’Arte, nei suoi vari volti. Terlizzi offrirà tanto in quel periodo!! Quale momento si ripeterà? Sicuramente daremo continuità al “ritorno solenne” del Carro Trionfale al deposito, dopo quindici giorni di sosta in centro, come da tradizione…un evento che prima si svolgeva in sordina e che invece è bello seguire con partecipazione e curiosità. Il Comitato l’ha sperimentato l’anno scorso, questo, e l’iniziativa ha ricevuto parecchio consenso: quasi sia una “seconda festa”. Non mancherà la lotteria, che prevederà un ricco elenco di premi, in numero maggiore rispet-

/Giorgia Tricarico rienze di successo come “il piccolo” di Milano; “osservatorio” descrive questo cinema come un luogo di aggregazione all'interno del quale è possibile sognare, emozionarsi, ricordare, criticare, guardare il mondo in continuo movimento da diversi punti di vista; "universale" sottolinea la portata generale di ciò che viene proposto a tutta la cittadinanza, senza che si respiri un'aria elitaria e un po'claustrofobica di

/Giovanna Ruggieri to alla precedente esperienza…e dunque più possibilità di vincita. Eventuali eventi da “corredo”…? Ci si augura che vada in porto la Sfilata dei Carri Floreali, a cura dell’Associazione Terlizzinfiore, con la quale il Comitato ha avuto modo di “interagire” già per l’allestimento delle aiuole floreali nel Borgo di Sovereto. Non mancherà lo “streaming”, straordinario mezzo che permetta a chiunque, impossibilitato da distanze geo-fisiche, di seguire in diretta la traslazione del Carro. Obiettivo auspicato è che Terlizzi e la magia del Carro Trionfale venga scoperta anche fuori le mura del paese, magari grazie anche al tramite di particolari mezzi di propaganda o programmi televisivi, a sfondo nazionale, specializzati nel promuovere siti, paesaggi e tradizioni di tutti’Italia. Messaggio ai lettori… Il mio messaggio non è rivolto solo ai lettori, ma ai cittadini terlizzesi tutti: l’invito è quello di contribuire con entusiasmo e nel rispetto delle proprie possibilità, alla realizzazione degli eventi, versando una volontaria, ma altrettanto onerosa, oblazione simbolica, che faccia da tassello al ricco mosaico d’iniziative in cantiere per tutti. Dare un’offerta è essere protagonista, attivo e responsabile, della nostra festa, perché nessuno sia “pubblico passivo” o peggio ancora “critico attivo”!


cultura

maggio 2011

/Anna Dicanio Sarebbe dovuta essere una normale intervista. Mi era stato detto, chiama Lina De Palo, incontrala e fatti raccontare dell’esperienza con i disabili dell’AIAS. Lei ha scritto una commedia per loro che è andata in scena il 3 e il 10 Aprile 2011 nel salone della Chiesa santa Maria della Stella. Come generalmente avviene con tutte le novità, mi prendo un po’ di tempo per prendere confidenza con il nuovo. Lina De Palo per me era una persona nuova. A ridosso della scadenza del termine di consegna dei nostri articoli…una mattina grigia mi faccio pervadere dal coraggio di comporre quel numero e chiamo Lina. La incontro nello stesso pomeriggio… e un universo indefinito di emozioni mi ha pervasa. Una donna quieta, mi accoglie nella sua casa, mi ospita nella sua cucina…proprio come se fossi una di famiglia e tutto quello che nella mia mente aveva fatto capolino per organizzare il discorso sulla commedia….svanisce di fronte alla passione che Lina mi trasmette mentre parla delle sue poesie, della musica che suona nella sua anima e che lei traduce in poesie. Si, io chiedo della sua commedia e lei mi parla di poesie!!!Ho capito subito che voleva prendermi per mano e giungere comunque a parlare della commedia ma seguendo la via delle sue emozioni. E’ una bella sensazione quella che mi regala… Mi racconta

come nel “da fare” quotidiano come mamma le corde della sua anima iniziano a suonare… e ad un certo punto le fanno mettere da parte la madia delle tagliatelle e le regalano la gioia di scriverle. Il coraggio di saper riconoscere questa sua sensibilità e accettare di tradurla… è stato l’inizio della sua esplosione di emozioni. Mi racconta di don Tonino, delle poesie e lettere scritte per lui e a lui, delle donne, della vita, in tutte le sue sfaccettature che lei ha raccontato per come l’ha sentita. Mi racconta del suo incontro con i disabili dell’AIAS e delle commedie scritte per loro…“Ce sciurnat”;

“La lettera”, “La giusta decisione” e “Un albero senza radici” rappresentata quest’anno. “Un albero senza radici” affronta il tema dell’adozione. Un figlio che scopre di essere stato adottato ed è in prima battuta pervaso dalla rabbia. Inevitabile lo scontro tra i genitori adottivi e lui, ma poi di fronte alle gioie che la vita gli regala, una moglie e un figlio in arrivo si rasserena e conferma il suo amore per i genitori con cui lui è cresciuto. Lina ha scritto e seguito i ragazzi dell’AIAS in tutta la fase preparatoria la commedia. La definisce “un’esperienza bellissima perché i

ragazzi hanno recitato non come “diversi” ma come attori. Molte parti sono state pensate ad hoc per ciascuno di loro. Tutti hanno avuto il loro giusto spazio. Hanno regalato emozioni forti, vederli lì impegnati e fieri di se stessi è stato la mia più grande soddisfazione”. La tenerezza che Lina mi ha trasmesso, mi ha fatto pensare ad una frase di Madre Teresa di Calcutta… “una matita nelle mani del Signore”… lo siamo un po’ tutti per chi ha fede… ma talvolta ho la sensazione che qualche matita segni un tratto più marcato!!!!

intellettuali cinefili affezionati al loro isolazionismo; "Garzia" celebra l'auditorium nel quale è situato. Il logo, altrettanto poetico e suggestivo, è stato disegnato da Cinzia Caradonna, la quale ha citato elegantemente un disegno di Antoine de Saint-Exupèry ne "II piccolo principe", in cui vediamo il mondo osservato dalle lenti di un binocolo. L'occhio, quasi in un panopticon, domina metaforicamente tutta la sala perché di fronte allo schermo è appesa una gigantografia in viola-ocra del famoso fotogramma di Stanley Kubrick in “2001: Odissea nello spazio". Il cinema sotto casa nostra, che ha ripreso la sua attività quattro anni fa, rientra nel circuito regionale

“D’AUTORE”, finanziato dalla Regione Puglia con le risorse dei fondi europei dell'Asse IV FESR 2007/2013, spalmati nel biennio 2010-2011. Questo progetto è coordinato da Apulia Film Commission. “Il bilancio per il 2010 è risultato positivo grazie alla fidelizzazione dei clienti che frequentano assiduamente il nostro cinema, registrando un numero di presenze pari a 4.475. Questo dato ci consente di fare molte riflessioni su ciò che avviene nel nostro paese e a pochi chilometri di distanza, dove si sono consolidate grandi realtà commerciali che avrebbero potuto schiacciare il nostro piccolo cinema!” Francesco Binetti sottolinea che non hanno mai avvertito la concorrenza con i multisala,

perché sin dall'inizio della loro attività hanno sempre inteso suggerire un cinema di qualità con l'obiettivo di restituire al cinema d'autore lo spazio e l'attenzione che merita. Per questo, hanno sempre opportunamente selezionato nelle programmazioni film italiani e stranieri diversi da quelli più commerciali di “Multiplex Uci Cinema”. Il circuito d'autore ha favorito sicuramente il nostro cinema che si dimostra, nonostante le dimensioni familiari, tecnologicamente fornito di un sito informativo dettagliato e di una pagina facebook aggiornati settimanalmente sulla programmazione e dotato di uno schermo 2k in base all'accordo con il network “Digima”. Non solo, il “Piccolo osservatorio

universale Garzia” è un contenitore di eventi culturali che possono riguardare il teatro e la musica. Di recente si è conclusa la stagione gratuita di proiezione di concerti jazz di musicisti come Keith Jarret e Pat Metheny; e riaprirà nel bimestre Ottobre-Novembre. Tra le prossime iniziative si annovera nel mese di agosto, in collaborazione con il Comune, una rassegna di cinema per ragazzi all'aperto. A Terlizzi non abbiamo molte cose, ma quelle che abbiamo dobbiamo saperle valorizzare, promuovere ed accrescere con l'impegno e l'interesse di tutti. Io al Garzia mi sento a casa.

La regista Lina De Palo insieme agli attori, al termine della rappresentazione teatrale.

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cultura

/Clara Valente

un gruppo che ha fatto parlare di sé sin dagli esordi. Io e Federico Dragogna,chitarrista e seconda voce del gruppo, siamo seduti a gambe incrociate, l'uno di fronte all'altro, su dei gradini sporchi. Come mai ritenete che la nostra generazione soffra di mancanza di coraggio e della sindrome del “non mi conviene puntare in alto”? E' una domanda importante. Sostanzialmente ritengo che ci sia una tendenza a dimenticare che esista un normale scorrere del tempo secondo il quale tutti quelli che hanno tra le mani il mondo in questo momento, sono prossimi alla morte (tranne forse qualche supereroe). Il mondo prima o poi sarà comunque nostro, e questa secondo me è una cosa alla quale si pensa troppo poco. Tutta questa roba qua, le case, i governi sarà necessariamente nostra. E basta con il credere che qualsiasi spazio che uno voglia ottenere sia il frutto di una richiesta da fare al Genitore-non biologicamente parlando-. Nel resto d'Europa non è così: vivo in un quartiere a Milano che è pieno zeppo di an-

Concluso il nuovo laboratorio teatrale “Vico Chiuso Teatro”

Il 29 Aprile, presso il Chiostro delle Clarisse, si è svolto il saggio finale del laboratorio “Vorrei uscire ma è tutto così beige”, condotto da “Vico Chiuso Teatro” (Raffaella Giancipoli e Aurora Tota) e organizzato da Kunst Terlizzi, con il patrocinio del Comune di Terlizzi. Un’ interessante dimostrazione di lavoro del corso di teatro, che ha coinvolto un gruppo ben affiatato di 12 ‘allievi’ tra ragazzi e ragazze. Tema che ha fatto da sfondo, è stato quello dell’Ossessione. C’è stato chi ha ‘giocato’ con i numeri, chi con i colori, chi con l’assillo della perfezione del corpo. E poi ancora: chi ha il timore delle bambole, chi è spaventato dal ‘mondo’, chi si ‘scontra’ con la ‘folla’ della ‘villa’, chi sottolinea l’importanza della ‘Verità’ nella cronaca dei fatti e nella loro crudeltà, chi prova la sensazione di essere intrappolato in una ‘gabbia’ e trova conforto nel sonno e nel sogno, chi riversa le

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“La mia città non ha ancora deciso a cosa assomigliare” (Federico Dragogna) 1 Maggio 2011: la CGIL di Terlizzi ricorda l'impegno dell'attività sindacale ed i traguardi raggiunti in campo economico ma non solo dai lavoratori alla fine del XIX secolo organizzando un corteo (al quale ha partecipato anche il comitato terlizzese “2 Si per l'acqua bene comune” sfilando per le strade del centro con un'enorme fontana creata con bottiglie di plastica) ,uno spettacolo bandistico “Euroband - Città di Altamura”, un pubblico comizio sul tema “Giovani, lavoro, dignità” e, infine, un concerto in Piazza Cavour. Quest'ultimo evento ha visto come protagonisti della scena i locali “Broken Cords” e soprattutto la giovane band alternative rock milanese “I Ministri”, arrivati alla pubblicazione del loro quarto album ed attualmente in giro per l'Italia con il loro Fuori Tour. Sono gli acuti, critici, provocatori,ribelli, politically incorrect ed irriverenti cantori della superomistica, nomade gioventù;

sue energie nella Musica, la quale accompagna ogni momento della vita di ciascuno. E chi considera il Tempo una variabile unica e singolare, ponendo l’attenzione sulla frenesia che oggigiorno ci caratterizza, ma al contempo dando risalto al fatto che c’è ‘un tempo per amare, uno per agire’. Ben si sa che la presentazione al pubblico rappresenta il momento ultimo di un percorso che alle volte è intrapreso non tanto per esibire le proprie capacità agli esterni, il che può comunque avere effetti positivi, poiché consente di vincere la timidezza, nonché la ‘paura’ del giudizio altrui e permette di ‘mettersi alla prova’ in circostanze sotto stress, quanto per una crescita interiore del proprio io. Partecipare ad un laboratorio teatrale è l’occasione, per chi la sa cogliere, di essere travolto in un’esperienza intensa, incisiva e significati-

ziani, mentre in città come Parigi o Berlino (frequenti nei nostri pezzi), anche se statisticamente parlando ce ne sono probabilmente in ugual numero, non se ne vedono. A Berlino fare un figlio a ventun anni è quasi la normalità, ricordo le passeggiate fatte al Mauerpark gremito di giovani coppiette con bambini; a Milano una cosa del genere viene considerata scandalo. Questo significa avere delle reali, concrete responsabilità. Trovo non abbia assolutamente alcun senso che parte del mondo, soprattutto in Italia, debba essere decisa e condizionata da tutta questa gente. E questa è la cosa che dobbiamo capire prima di tutto, prima di riappropriarci di ciò che è sempre stato nostro. Per cosa credete che la vostra musica si distingua? Sonorità, testi o quant'altro? Dovrei innanzitutto partire dal presupposto di esser consapevole del fatto che la mia musica si distingua, ma non sono così presuntuoso. Credo che ascolterei i Ministri soprattutto per la loro onestà. Ogni nostra canzone è il frutto di tantissimo lavo-

ro, non lasciamo nulla al caso. Pur crescendo e migliorando costantemente come band, noi non siamo mai cambiati, il nostro linguaggio non è mai cambiato, non ci nascondiamo, non facciamo i preziosi, non abbiamo momenti in cui ci pieghiamo a delle futili logiche. Che significato attribuite al 1 Maggio nel contesto italiano attuale? E' una data molto importante per noi. Anni fa, quando ancora nessuno ci chiamava, andai a noleggiare un generatore e facemmo addirittura un concerto abusivo a Milano in Piazza Castello. Non ti nascondo che ci ha fatto una gran tristezza vedere il 1 Maggio a Roma partire con Finardi che canta l'inno d'Italia: nel 2011, in un paese come il nostro,un paese privo d'identità e coesione… Crediamo di esser ormai di fronte ad un'Italia diversa, un'Italia fatta di gente che vuol lavorare, un'Italia fatta non necessariamente da soli italiani. Il 1 Maggio dovrebbe essere la festa dei lavoratori, e dal nome stesso già travalica la questione della nazionalità. E' per questo che siamo qui oggi.

NUMERI UTILI /Vincenza Urbano

va, che possa talvolta aiutare e spronare la propria verve creativa in un modo sano, costruttivo e salutare. Quindi teatro come ‘Terapia’ divertente e metafora conoscitiva del proprio essere. E l’argomento alla base, appunto l’ Ossessione, ha ben funto da filo conduttore giacché tutti noi abbiamo delle manie che ci rendono unici: quindi perché no, riderci su; o meglio, valorizzarle rendendole qualità che ci distinguono e allo stesso tempo ci accomunano agli altri? E’ d’obbligo un ringraziamento a tutti coloro che rendono possibile il realizzarsi di iniziative culturali, nel caso specifico teatrale, ma che possono anche essere mostre d’arte, concerti, poiché fanno sentire la nostra Terlizzi un centro pulsante di vita, che tenta spesso, anche se a fatica, di emergere dal grigiore che di tanto in tanto la insabbia.

Carabinieri : 112-3510152 Polizia Municipale: 3516014 Comune: 3517099 Enel: 5414009 Acquedotto: 3516973 Guasti Gas Metano: 3518574 Stazione Ferroviaria BariNord: 3512424 SANITÀ Pronto Soccorso: 3516024 Guardia Medica: 3510042 Pubblica Assistenza: 3513838 Protezione Civile: 3513838 VIGILANZA NOTTURNO Centralino: 3517139 Pronto Intervento: 340.9778861 Vigilanza Campestre: 3516197


Arte promossa da Cinzia Cagnetta e Giuseppe Pinto

maggio 2011

/Nicolò Marino Ceci

Per tutto il mese di aprile presso la sede “TNTpost” in via San Giorgio Martire, in Bari si è tenuta la rassegna dal titolo “Time Space Casuality”, organizzata dalla Galleria terlizzese “Omphalos” di Cinzia Cagnetta e curata dall’artista Giuseppe Pinto. All’esposizione hanno partecipato alcune delle figure più interessanti del panorama artistico contemporaneo; alcuni di loro per la prima volta in Italia, presentando

Da una parte una selezione d’opere che hanno una concatenazione retinica con l'idea del trasportospedizione: la grande busta dipinta di Franz Baumgartner racchiude in un immagine tutta la storia e rappresenta non solo ciò che è visibile, ma anche le sue vicissitudini attraverso il tempo e lo spazio e molto altro ancora… "OUR UNDERSTANDING IS CORRELATIVE TO OUR PERCEPTION". Su un altro versante invece una serie di lavori che hanno un legame più concettuale con un’idea di “spazio attraversato” e “tempo trascorso”. In "Video-Stadio" di Paola Di Bello un pilone-percorso dello

lavori fotografici e pittorici, sculture, installazioni, video e pellicole. Pauline Bastard, Franz Baumgartner, Kaya Behkalam, Fausto Bertasa, David RaymondConroy, Guillermina De Gennaro, Anne De Vries, Esteban Pastorino Diaz, Paola Di Bello, Katerina Drzkova , Flatform, Tim Knowles, Roberto Garzia Hernandez, Jean-Luc Godard, Bartolomeo Migliore, Riyo Nemeth, Fredrik Norén, Andy Parker, RadioMentale, Inês Rebelo, Helmut Smits, Maria Taniguchi, Maria Theodoraki, Edward Clydesdale Thomson, Antonio Trotta, Damon Zucconi hanno raccontato l’esperienza del tempo e dello spazio, secondo accezioni e forme visive all'interno di un luogo che accoglie "cose" momentaneamente. Il progetto è stato strutturato in due differenti "sezioni tematiche". “WHAT YOU SEE IS WHAT YOU SEE”.

stadio di S. Siro di Milano viene ripreso a camera fissa, non a caso, mentre i tifosi defluiscono animando l'architettura con il loro movimento. L'immagine sceglie liberamente il formato verticale nel rettangolo dell'inquadratura costringendoci ad un ennesimo refocussing consistente nel girare fisicamente lo schermo televisivo per poter vedere l'immagine….. Impossibile, nelle colonne di questo giornale elencare i lavori di tutti gli artisti, le emozioni che trasmettevano al fruitore. Ci piace sottolineare come una galleria d’arte terlizzese sia stata apprezzata nel capoluogo pugliese, per la grande capacità organizzatrice e l’innovativa formula espositrice. Ci auguriamo che anche la nostra città, nel prossimo futuro, si apra di più all’arte, che in tutte le sue forme, affina lo spirito ed avvicina alla bellezza del Creato.

cultura


scuola

Riceviamo e pubblichiamo lettera aperta alla città Siamo gli alunni della Scuola Secondaria di I grado “Moro – Fiore” e frequentiamo la classe II C. In quest’ultimo periodo, guidati dai nostri insegnanti, abbiamo analizzato uno dei problemi più trattato dai mass media: l’ambiente e, in particolare, l’inquinamento. Questo argomento ci ha molto incuriositi e ci ha spinto a verificare sul nostro territorio le problematiche affrontate. Siamo partiti dall’osservazione delle strade urbane, delle aiuole, dei giardini, fino ad ampliare il nostro sguardo sulle strade extraurbane. Quando andiamo in giro non ci badiamo molto alla condizione della nostra città, siamo molto presi da altro e distratti, la visione delle foto scattate dai nostri compagni e dalla nostra insegnante di scienze ci ha scioccati. Ci siamo chiesti: è questa la città che vogliamo? Noi cittadini amiamo veramente la nostra città? Siamo consapevoli che essere cittadini significa avere non solo diritti, ma anche doveri da rispettare? Ahinoi!! Pensiamo di aver dimenticato che è un nostro dovere, una responsabilità di noi tutti rispettare l’ambiente in cui viviamo. Quante volte, pur avendo a disposizione i cassonetti della spazzatura, lasciamo i rifiuti ovunque e quante volte, dimenticando i cestini lungo la strada, buttiamo carte, fazzolettini, cicche di sigaretta per terra o, ancor peggio, nascondiamo le cartacce nelle siepi, pensando che la strada sia il nostro “cassonetto della spazzatura” o il nostro “posacenere” Riteniamo sia arrivato il momento, per tutti, di “ VOLTARE PAGINA”, di sradicare quelle cattive abitudini che ci contraddistinguono. Bastano pochi gesti: buttare le cicche in un pacchetto di sigarette vuoto, utilizzandolo come portacenere personale da passeggio, gettare i fazzoletti nel cestino o tenerli in tasca, se compriamo qualcosa da mangiare, evitiamo di buttare la confezione vuota ovunque ci troviamo ma portiamola a casa se non troviamo cestini sul nostro cammino. Non ci vuole molta fatica per rendere Terlizzi, la nostra città, una città più bella e degna di noi cittadini. Se veramente amiamo la nostra città, un piccolo mattoncino nel puzzle più grande, qual è la TERRA, e desideriamo restituirla ai nostri figli come l’hanno ricevuta “in prestito” i nostri genitori, dobbiamo imparare anche a rispettarla, partendo dai piccoli gesti e arrivando attraverso la raccolta differenziata fino al riciclaggio dei materiali. Tutto questo farebbe risparmiare una grande quantità di materie prime e di energia. Eppure, se dovessimo chiedere ai cittadini terlizzesi quanti effettuano la raccolta differenziata, pochi ci risponderebbero di si; molti, invece, ci direbbero che è scomoda, è inutile se è fatta solo da alcuni. A questi rispondiamo che quei pochi

potrebbero diventare centinaia e poi migliaia. Se così non fosse, anche la nostra città potrebbe essere sommersa, come Napoli, dalla spazzatura, dal fetore nauseabondo e da materiali tossici lasciati sulle strade extraurbane come si vede nelle foto realizzate. Vorremmo forse che i nostri figli venissero soffocati dalla nostra stessa spazzatura e uccisi dalle sostanze nocive che giorno dopo giorno disperdiamo nell’ambiente? Nella nostra attività abbiamo incontrato l’Assessore alle politiche ambientali di Terlizzi, Dottssa De Leo Gabriella, abbiamo parlato e le abbiamo chiesto di fare di più per questo problema. Se la città è sporca dipende molto dai comportamenti dei suoi cittadini. Forse, però, i cittadini vorrebbero sapere meglio come stanno le cose a proposito di rifiuti, di raccolta differenziata, di raccolta dell’organico, di amianto etc…, vorrebbero essere certi che il loro sacrificio porti a dei vantaggi per la comunità e per se stessi; ci vorrebbe più comunicazione/informazione, maggiore controllo e la possibilità di premiare chi fa il proprio dovere e punire chi usa comportamenti sbagliati. I cestini ci sono ma non li usiamo. Pensate!!! Se realizzassimo il proverbio “l’unione fa la forza” e ai cittadini terlizzesi si unissero anche quelli di Bari e poi della Puglia, costruiremmo una vera e propria oasi e diventeremmo, così, un modello per il resto del Mondo (come la città di Friburgo in Germania). Pensate che sia impossibile? Noi vogliamo crederci! A questo proposito, vogliamo citare i versi del poeta turco Nazim Hikmet: “NON VIVERE SU QUESTA TERRA COME UN INQUILINO, VIVI IN QUESTO MONDO COME SE FOSSE LA CASA DI TUO PADRE”, per imparare tutti ad amare, rispettare e salvaguardare la natura in tutta la sua bellezza, perché è il più bel dono che Dio ci ha fatto. Noi ragazzi siamo abituati a sognare, ma con l’impegno e la volontà di tutti, il sogno potrebbe diventare realtà e allora sì, saremmo orgogliosi di essere cittadini di questa città e del mondo. Abbiamo deciso di impegnarci a non sporcare la città e a fare la raccolta differenziata nelle nostre famiglie. E voi? I ragazzi per l’ambiente e la città pulita S.S.di I grado “Moro – Fiore” classe IIC


il sottile filo dei ricordi

maggio 2011

/Maria Teresa De Scisciolo e Gero Grassi Alessano 18 marzo 1935 - Molfetta 20 aprile 1993 Monsignor Antonio Bello, per tutti don Tonino, nasce ad Alessano, un piccolo paese della Puglia, nel Salento, il 18 marzo 1935. Figlio di un carabiniere e di una casalinga, trascorre l'infanzia nel paese natio e conosce da subito il dolore provocato dalla perdita di persone care, a causa della morte dei fratellastri e del padre. Ben presto si fa strada nel suo animo ‘la vocazione’. Intraprende gli studi teologici presso i seminari di Ugento e di Molfetta, è ordinato sacerdote l'8 dicembre 1957. Comincia a muovere i primi passi nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. Due anni dopo consegue la licenza in Sacra Teologia, presso la Facoltà Teologica dell'Italia Settentrionale. Nel 1965 discute, presso la Pontificia Università Lateranense, la tesi intitolata: I congressi eucaristici e il loro significato teologico e pastorale. Nel frattempo gli viene affidata la formazione dei giovani, presso il seminario diocesano di Ugento, del quale è per 22 anni vicerettore. Dal 1969 è assistente dell'Azione Cattolica e vicario episcopale per la pastorale diocesana. Nel 1978 il Vescovo Michele Mincuzzi lo nomina amministratore della parrocchia Sacro Cuore di Ugento. L'anno successivo è parroco della Chiesa Matrice di Tricase. Mostra particolare attenzione nei confronti degli indigenti e istituisce la Caritas promuovendo un osservatorio delle povertà. Il 10 agosto 1982 è nominato Vescovo della diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Ruvo e Terlizzi. Riceve l'ordinazione episcopale il 30 ottobre 1982 dalle mani di Mons. Mincuzzi, Arcivescovo di Lecce e già Vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, consacranti il Vescovo Aldo Garzia, che aveva lasciato pochi mesi Molfetta e l'Arcivescovo Mario Miglietta, della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. Sin dagli esordi il Ministero Episcopale di Mons Antonio Bello è caratterizzato dalla rinuncia a quelli che considera i ‘segni del potere’. Si fa chiamare don Tonino. Utilizza un Pastorale in legno. Veste semplicemente. Utilizza un’auto umile, che gli viene donata dai suoi fedeli. Accoglie presso il Seminario i più bisognosi e non disdegna l’utilizzo di parole semplici, pur di arrivare al cuore della gente. Ha una costante attenzione per gli ultimi. Promuove la costituzione di gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi. Fonda una Comunità per la cura delle tossicodipendenze a Ruvo. Lascia sempre aperti gli uffici dell'Episcopio per chiunque voglia parlargli o abbia bisogno di un luogo per trascorrere la notte. Questo suo agire non è condiviso appieno dalla Chiesa. Per molti è il ‘Vescovo scomodo’. Nel 1985 è indicato dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana a succedere a Mons. Luigi Bettazzi, Vescovo di Ivrea, nel ruolo di guida di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale per la pace. In questa veste si spende instancabilmente per combattere l’idea della guerra. Lo scontro con gli uomini politici si fa durissimo durante gli

anni in cui è Presidente di Pax Christi, soprattutto quando comincia la sua battaglia contro l’installazione degli F16 a Crotone e degli Jupiter a Gioia del Colle. Promuove una vera e propria campagna per il disarmo. Dopo i suoi interventi sulla guerra del Golfo, viene addirittura accusato di incitare alla diserzione. A seguito dell'unificazione delle diocesi di Molfetta, Giovinazzo, Terlizzi e Ruvo, il 30 settembre 1986 è nominato primo Vescovo della nuova circoscrizione ecclesiastica pugliese. Nel settembre 1990 fonda a Molfetta, coadiuvato dal movimento Pax Christi, la rivista mensile Mosaico di Pace. La malattia comincia ad affacciarsi, con segni evidenti. E’ visibilmente sofferente in volto. Benché già operato di tumore allo stomaco, il 7 dicembre 1992 parte, insieme a circa cinquecento volontari, da Ancona, verso la costa Dalmata, dalla quale inizia una marcia a piedi che lo porta dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo a causa della guerra civile. L'arrivo nella città assediata, tenuta sotto tiro da cecchini serbi, sono un pericolo per i manifestanti, è caratterizzato da maltempo e nebbia. Don Tonino parla di ‘nebbia della Madonna’ celebrata, appunto, in data 8 dicembre. La malattia si fa sempre più grave. Muore il 20 aprile 1993 a Molfetta. Al funerale partecipano migliaia di fedeli. Per tutti don Tonino è il Vescovo destinato a diventare santo. Il 27 novembre 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi avvia il processo di beatificazione. Il 30 aprile 2010 si è tenuta la prima seduta pubblica nella cattedrale di Molfetta, alla presenza di autorità religiose e civili, tra cui il Presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, che è stato suo amico ed il Vescovo di Potenza Mons. Agostino Superbo. Moltissimi gli scritti che ci ha lasciato, tutti di contenuto profondo, con riflessioni capaci di penetrare l’animo anche dei meno credenti. Ne citiamo solo alcuni: Alla finestra della speranza Ed. S. Paolo, Cinisello B., 1988. Sui sentieri di Isaia, La Meridiana, Molfetta, 1990. Scrivo a voi… lettere di un vescovo ai catechisti Dehoniane, Bologna 1992. Pietre di scarto La Meridiana, Molfetta, 1993 Stola e grembiule Ed. Insieme, Terlizzi, 1993. Scritti su don Tonino sono invece: Un pane ed una tenda per tutti. Don Tonino Bello presenza e profezia Tricase (Lecce), 1993. Don Tonino Bello, servo di Cristo sul passo degli ultimi, Ed. Luce e Vita Molfetta 1994. Don Tonino, fratello vescovo, Ed. Paoline, Milano 1994. Rami d’ulivo. Recital per don Tonino Bello Ed. Insieme Terlizzi, 1995. In rete sono moltissimi i siti web dedicati a don Tonino. La sua effige di uomo sorridente che trasmette pace e serenità è sempre più presente nel mondo contemporaneo. Per chi lo ha conosciuto, don Tonino resta un fulgido esempio di uomo, che si è donato agli altri fino all’ultimo respiro. L’artista terlizzese Pietro De Scisciolo sta realizzando una scultura bronzea per la sua città natale, Alessano.

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Alla ‘Moro-Fiore’ nozioni di salute e sicurezza

“Minuti per la vita”. Ecco lo slo- ni, shok, congelamento, assideragan del progetto a cui abbiamo mento, colpo di sole, gli elementi aderito noi alunni delle terze di base di rianimazione cardio-polclassi della scuola secondaria di monare hanno arricchito il nostro I° grado “Moro-Fiore” di Terlizzi. È curricolo scolastico. stato ideato e condotto, gratui- Seguendo attentamente e rentamente, dai responsabili del dendoci protagonisti abbiamo appersonale infermieristico del plicato su alcuni manichini le noS.E.U.S. 118 della postazione di zioni di pronto soccorso. È stato inTerlizzi, guidati dal Dott. De teressante visitare l’interno di Manna F. Paolo. Il corso, finalizzato alla promozione e divulgazione della cultura della salute e sicurezza sul lavoro, ha previsto attività formative per la gestione delle emergenze di vita quotidiana. La durata complessiva è stata di dieci ore distribuite in orario antimeridiano tra febbraio e marzo. Le conoscenze teoriche e pratiche su elementi di primo soccorso come ferite, traumi, ustio- Dimostrazione di primo soccorso durante il corso

Dal 1 settembre 2010, con l’ inizio del nuovo anno scolastico, il ruolo di dirigente della scuola elementare. S. G. Bosco di Terlizzi, non è più ricoperto dal prof. Vittorio Visaggi, ma dal prof. Giovanni De Nicolo. Ha 60 anni, laureato in ingegneria. Per 30 anni è stato docente e da un paio d’anni ricopre il ruolo di dirigente. L’anno scorso era in una scuola elementare di Bari, quartiere s. Gerolamo. Qual è l’offerta formativa attuale? Siamo in un periodo particolarmente difficile, perché i tagli sono abbastanza pesanti e ci hanno ridotto di parecchio, sia il tempo scuola, che i docenti. Ad ogni modo, attualmente, si offre la possibilità di scelta tra il tempo pieno e il tempo normale, anche se purtroppo per quanto riguarda il tempo pieno ci sono difficoltà, in quanto al 90 % non riusciremo a metterlo in atto l’anno prossimo,

sempre per via dei tagli e le nuove classi saranno di tempo normale. Offerta curriculare e progetti per gli alunni: Per l’offerta curriculare eseguiamo quanto previsto dalle indicazioni nazionali; mentre per l’extra abbiamo messo in atto diversi progetti, tra i quali qualcuno finanziato dalla Regione. Per esempio il progetto: “Diritti a scuola” che ci ha dato la possibilità di avere sei docenti aggiuntivi di italiano che affiancano i docenti curriculari, per migliorare le competenze linguistiche dei ragazzi. Abbiamo avuto anche tre collaboratori scolastici con lo stesso progetto: è una risorsa in più in quanto per come è fatta questa scuola a padiglioni, comporta una notevole esigenza di collaboratori. Per l’anno prossimo non sappiamo se il progetto verrà riproposto dalla regione, in tal caso la

scuola

un’ambulanza ed usufruire delle strumentazioni misurando la pressione del nostro corpo. Il giorno 16 aprile abbiamo ricevuto l’attestato di partecipazione alla presenza del Dott. F.P. De Manna e del Dott. T. Volpe che vogliamo ringraziare per la disponibilità e la pazienza profusa. La docente incaricata di Funzione Strumentale pf.ssa Tempesta Rosa. Gli alunni delle classi terze

/Adriana Gesmundo

nostra intenzione è di ripresentare la candidatura. Altri progetti finanziati dalla regione? Abbiamo avuto da qualche giorno notizia che è stato approvato il progetto: “Cicli attivi”, sempre finanziato dalla Regione, riguardante l’educazione alla mobilità. Dovrebbe considerarsi una riedizione del progetto Piedibus di qualche anno fa e sarà a cavallo tra questo e il prossimo anno scolastico. E ancora… Abbiamo attivato altri progetti: il progetto carnevale al quale abbiamo partecipato come scuola,il progetto majorettes e il progetto coro. Un po’ carenti siamo stati nell’ambito dell’attività motoria perché abbiamo avuto delle difficoltà nelle autorizzazioni comu-

nali ma per l’anno prossimo mi riprometto di recuperare per quanto possibile. Infine è in corso un progetto particolarmente sviluppato dalla scuola dell’infanzia, dal plesso di Viale Pacecco, in collaborazione con la FI.DA.PA. Questo è denominato: “ L’albero dei sogni”. E per quanto riguarda i docenti? Vorrei sottolineare che da un punto di vista formativo dei docenti alcuni hanno frequentato un corso sulla mobilità sull’educazione stradale, al quale si collega il progetto che faremo (Piedi bus). Sono due binari paralleli: da un lato cerchiamo di migliorare i ragazzi e dall’altro di ottimizzare le professionalità dei docenti. Alcuni docenti si sono iscritti al corso per potenziamento di nuove conoscenze e metodologie nella matematica, altri stanno frequentando corsi di preparazione per le scienze: la scuola si sta muovendo in maniera abbastanza dinamica. La scuola materna ha frequentato con una buona percentuale di docenti il progetto: “Globalismo affettivo” riguardante una nuova metodologia didattica per imparare precocemente la letto- scrittura dei bambini dell’infanzia. Sempre nel l’ambito dell’infanzia è in atto il progetto nuoto, presso la piscina comunale di Molfetta. Voglio ricordare che molti progetti sono autofinanziati dai genitori, diversamente non avremmo potuto realizzarli. Per il prossimo anno cosa c’è in cantiere? Per il prossimo anno stiamo predisponendo i progetti a finanziamento europeo per il miglioramento delle attrezzature. Intendiamo cioè creare un laboratorio di scienze e matematica, uno linguistico, attrezzature multimediali come computer e affini, e un laboratorio di musica al fine di incrementare queste attività. Parallelamente stiamo predisponendo altri progetti di formazione per i docenti sempre a finanziamento europeo: una prima idea è di realizzare un paio di corsi di informatica e un corso d’inglese (per docenti e personale amministrativo). Per i ragazzi invece sono previsti corsi di formazione di italiano, matematica e scienze. Abbiamo pensato, inoltre, di chiedere di poter ottenere un finanziamento per una proposta formativa che contiene un pacchetto di sei moduli dove gli obiettivi possono essere i più vari: musica e teatro ad esempio. Attraverso queste attività si cerca di migliorare la motivazione allo studio e di riflesso ottenere un miglior rendimento dei ragazzi.


scuola

maggio 2011

COMPUTER AMICO MIO Il I Circolo Didattico “Don Pietro Pappagallo” di Terlizzi, diretto dalla Prof.ssa Margherita Anna Bufi, ha organizzato tra i progetti extracurricolari, previsti per l’anno scolastico 2010-2011, i corsi “Computer amico mio” per i bambini di cinque anni, delle scuole dell’infanzia appartenenti al Circolo. Nella Scuola dell’Infanzia si pongono le basi del successivo sapere di ogni singolo individuo, per cui anche la formazione alle nuove tecnologie non può che prendere avvio da questo ordine di scuola. Obiettivo prefissato è stato quello di avviare i piccoli alla conoscenza di tecnologie multimediali rendendoli soggetti di un percorso educativo con approccio creativo e non solo tecnologico. I corsi hanno permesso a ogni alunno di esplorare direttamente il computer e le docenti hanno elaborato percorsi e strategie che hanno avvalorato sul piano pedagogico il mezzo informatico accompagnandone l’uso ad adeguate forme di mediazione didattica. L’approccio attivo a questa

/Giovanna Volpe realtà virtuale ha visto gli alunni protagonisti del processo di apprendimento, liberi di sperimentare, sbagliare e cercare nuove soluzioni. Lo spazio dato all’uso delle nuove tecnologie non ha limitato i processi di socializzazione anzi, il computer è diventato momento di aggregazione. Dopo le attività iniziali che hanno teso alla familiarizzazione del computer e delle sue periferiche, si è mirato all’uso del mouse e della tastiera, alla conoscenza dei programmi Word e Paint che hanno offerto nuove e significative opportunità per l’affinamento delle capacità percettive plurisensoriali e per lo sviluppo delle competenze creative. Tutto il percorso coprogettato fra insegnanti e bambini e fra bambini e bambini in itinere, è stato caratterizzato da un grande entusiasmo che ha contribuito al successo dell’esperienza.

/Adriana Gesmundo

L’albero dei sogni Lunedì 9 Maggio si è tenuta, la seconda parte del progetto: “L’albero dei sogni” a cura della Scuola dell’Infanzia “Viale Pacecco” II° Circolo di Terlizzi in collaborazione con la FI.DA.PA (Federazione Italiana Donne Arti Professioni Affari) e la Sezione di Terlizzi- Distretto Sud-Est Commissine Carta dei Diritti della Bambina. L’incontro si è tenuto presso l’Aula Magna della Scuola Elementare S. G. Bosco in Via Millico,13. Hanno preso parte all’evento: Paola Rutigliano Presidente FIDAPA Sezione di Terlizzi, il Sindaco Vincenzo Di Tria, Lucia Moccia Presidente Distretto Sud-Est FIDAPA. Ed ancora: Nicla Marangelli Responsabile Commissione Sud-Est Carta dei Diritti delle Bambine, Giovanni De Nicolo Dirigente della Scuola S. G. Bosco, Nunzia Tarantini Dirigente Scolastico Liceo “T. Fiore e Gabriella Vaglieri Responsabile Commissione Nazionale Carta dei Diritti delle Bambine e Rosa D’Onofrio Tesoriera Distretto Sud-Est Fidapa.

Una nuova risorsa metodologica didattica

Globalismo affettivo Che cosa è il “globalismo affettivo”? Giochi Attività Liberi Facilmente Obiettivi Flessibile Brillanti E Alfabetizzazione Tanto Ludica Tanto Importante Interessante Sperimentazione Vivace Meravigliosa Operosità Opportunità

E’ questo l’acrostico affisso sulla parete del salone della Scuola dell’Infanzia “Via Tripoli” di Terlizzi, che ha accolto il progetto di formazione “Globalismo affettivo: una nuova risorsa metodologica-didattica” organizzato il 26 marzo e il 2 aprile dal I Circolo Didattico Statale “Don Pietro Pappagallo” diretto dalla Prof.ssa Margherita Bufi in collaborazione con il II Circolo Didattico “San Giovanni Bosco” di Terlizzi, il III Circolo Didattico “E. Fieramosca” di Corato e il Comune di Terlizzi – Assessorato P.I. Il globalismo affettivo diretto ai bambini di 4/5 della scuola dell’Infanzia in continuità con la Scuola Primaria è un nuovo e affascinante metodo di avvio alla letto-scrittura elaborato dal Prof. Vito De Lillo. Il metodo, che abbraccia tutte le sfere della persona umana, l’alunno nella sua totalità, ha visto sino ad oggi, coinvolte più di duecento scuole e più di tremila bambini. E’ un metodo flessibile: ogni docente ha l’occasione di diversificarlo, in base alle esigenze dei singoli alunni, poiché può essere personalizzato e ampliato nella misura in cui l’insegnante ci crede. Tramite tecniche specifiche riesce anche a prevenire forme di disgrafia e dislalia. I bambini vivono attraverso le “storie delle lettere” una esperienza variegata e molteplice. Per ogni lettera dell’alfabeto il metodo prevede una storia i cui personaggi, dopo un succedersi di esperienze fantastiche, al termine della stessa si trasformano nella spe-

/Giovanna Volpe cifica forma delle singole lettere. Dopo l’ascolto partecipativo che diventa un momento in cui tutti i bambini possono intervenire, vi è la visione della storia che dà consapevolezza di quello che hanno vissuto e hanno già dentro di loro. Segue la drammatizzazione del racconto, la verbalizzazione, la verifica della comprensione, la rappresentazione grafico-pittorica, la compilazione delle schede, i giochi interattivi al computer, il gioco del robot, la lettura e la scrittura del fonema, della sillaba fino ad arrivare alla parola. Con il metodo del globalismo affettivo ogni lettera è interiorizzata e ricordata perché associata all’evento fantastico che l’ha generata. Esso favorisce la maturazione dei bambini sul piano mimico-gestuale, emotivo e cognitivo, in quanto sono stimolati contemporaneamente sul canale dell’ascolto e dell’autoascolto, affettivo, motorio, visivo, verbale e non verbale. Tale metodo fonematico informatizzato risulta affascinante e interessante, rispondente in ogni momento alle reali capacità apprenditive dell’alunno e quindi senza dubbio formativo in una scuola che diventa altamente attraente che sviluppa una fortissima motivazione suscitando negli alunni interesse e desiderio di operare continuamente sino a raggiungere l’autonomia nella letto-scrittura.

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Nasce a Terlizzi il 18 gennaio 1896, da contadini. Conosce fin da ragazzo il duro lavoro dei campi. Alterna lo studio e il lavoro, rinunciando al gioco e alla frequentazione di altri ragazzi fino all’età di 18 anni, quando ottiene un impiego nelle Ferrovie dello Stato. Si iscrive alla facoltà di Ingegneria Industriale presso l’Università di Napoli. Muore a Napoli l’8 settembre 1966. A 19 anni perde il padre, per cui deve mandare una parte consi-

stente del proprio stipendio alla famiglia e ai fratelli, che subito fa trasferire a Napoli. Allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Colasanto è inviato al fronte, dove a seguito di ferite viene riconosciuto ‘invalido permanente’ per una grave menomazione all’udito. Per la sua convinta formazione cattolica, prende a frequentare si lega al lavoro sindacale, confluendo nel 1918 nel CIL e divenendo membro del Consiglio

Per un P.O.N. sulla Legalità della Scuola Pappagallo

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Renzo Caponetti

L’11 e 12 maggio è stato a Terlizzi Renzo Caponetti – Presidente dell’Associazione Antiracket “Gaetano Giordano” di Gela (Caltanissetta). Ad ospitarlo è stato il I Circolo “Don Pietro Pappagallo”, nell’ambito del PON dal titolo “LE(g)ALI Al SUD: un progetto per la Legalità in ogni scuola”, avente come partner l’Associazione “Libera – contro le mafie”. Secondo Margherita Bufi – Dirigente Scolastico del I Circolo: “si tratta di una nuova tipologia di Pon all’interno delle scuole primarie. Si articola in due anni e nel corrente anno

Fondatore della CISL del Mezzogiorno

scuola/storia

/Nicolò Marino Ceci scolastico il progetto interessa 23 bambini di 3° e 4° elementare”. Per quanto riguarda la venuta di Caponetti, Bufi ha continuato: “ il sig. Caponetti si è già mostrato una persona molto attenta e disponibile; sono molto soddisfatta di questo progetto, che non è fine a se stesso ma anzi si colloca nell’ambito dei principi fondamentali della nostra scuola: educazione alla legalità e alla Costituzione; cittadinanza attiva; rispetto degli altri, dei beni collettivi e delle istituzioni, sono tutti valori che vogliamo trasmettere ai nostri piccoli alunni.” Imprenditore di lungo corso, Renzo Caponetti è stato uno dei primi a ribellarsi alla triste logica del pizzo nella Gela degli anni ’80, ostaggio della mafia e della “Stidda” – più nota come “mafia dei campi”. Nel 2005 ha fondato l’Associazione Antiracket e da allora ha portato oltre 100 imprenditori gelesi a denunciare gli esattori della mafia, per un totale di oltre 900 arresti. Oggi vive sotto scorta e si sposta di città in città, di scuola in scuola per raccontare la sua personale esperienza e per sensibilizzare i giovani alla vita, alla libertà e alla legalità.

/prof. Giuseppe Grassi

Nazionale. Diventa amico di Achille Grandi e di Giovanni Gronchi, il futuro Presidente della Repubblica Italiana. Nel 1921 è eletto Segretario Generale dell’Unione del lavoro di Napoli e designato Segretario della Giunta Diocesana di Azione Cattolica. La sua funzione di primo piano gli viene tranciata dal Fascismo che lo costringe a rientrare nel privato. Appena liberata Napoli, diviene Direttore de ‘Il domani sociale’ e de ‘Il ferroviere’. Intanto si dà da fare per raccogliere le fila del ‘Sindacalismo bianco’ e passa nella Presidenza Nazionale ACLI. Alle elezioni del 18 aprile 1948 è eletto Deputato nella Circoscrizione di Napoli per la D.C. con oltre 42 mila voti di preferenza e resta alla Camera riconfermato fino alla morte. Guidando la CISL dal 1948 al 1958, nel lavoro parlamentare i suoi interventi riguardano in gran parte il Sindacato, figurando nella corrente D.C. di ‘Forze Nuove’. Ricopre l’incarico di Sottosegretario ai Trasporti nel Governo Segni. Il suo Sindacalismo è radicato in quella autentica tradizione popolare e cristiana, che contrassegna l’opera di Don Luigi Sturzo, di Alcide De Gasperi e di Achille Grandi. La chiave della sua politica per il Mezzogiorno fa perno sull’uomo e sta nell’inquadramento dei problemi nelle categorie del costume. Persona ardente e bonaria, coerente e generosa, oltre che tenace nel bene, l’on. Domenico Colasanto ha sempre ispirato in vita universale simpatia. Per il concittadino il tema è sempre lo stesso: nel campo sindacale, in quello cooperativo e nell’agone politico egli si sente sempre votato alla causa della giustizia e al servizio dei poveri. Le genti del Sud, contadine e operaie, sono l’oggetto quotidiano delle sue preoccupazioni. Sì, anche quelle contadine: si ricordano i suoi interventi per i contratti agrari e per l’estensione dell’assistenza sanitaria ai Coltivatori Diretti. “Non sono statalista, né antistatalista” dichiara nel discorso sulla nazionalizzazione dell’energia, e più avanti ammonisce che “ogni statalismo eccessivo abbassa la dignità e la libertà dell’uomo, e

L’on. Domenico Colasanto

anche solo per questo viola la giustizia”. Ha la freschezza del fanciullo e l’entusiasmo del ventenne. La sua fede religiosa è chiara e semplice, senza interrogativi e senza turbamenti: un dono, io penso, conseguito come premio per del suo amore per il prossimo e specialmente per il povero. La sua vita, l’on. Domenico Colasanto la vive in seno alla sua famiglia modesta, ma ricca di tanto affetto cristiano. Nato, come tanti di noi, da famiglia povera, non si arricchisce. Muore povero. Perché nessuno dei terlizzesi ‘lo dimentichi’, chiudiamo questo suo profilo ricordando un passo d’un suo intervento alla Camera dei Deputati sul problema del suo e nostro Mezzogiorno, quando egli si richiama al ‘Discorso della Montagna’. E conclude così: “Cerchiamo il bene, operiamo il bene. Il resto ci sarà dato per giunta!”. Terlizzi gli ha dedicato una strada. Alla morte di Domenico Colasanto, il Ministro Silvio Gava ha scritto per la casa editrice SPES un libro che narra la sua vita. Nelle elezioni comunali del 1952 Colasanto è invitato a scendere in lista nella DC di Terlizzi. Pur non vivendo a Terlizzi, accetta, fa il capolista e risulta primo eletto con 750 preferenze. Frequenta anche il Consiglio Comunale durante ilk quadriennio in cui è Sindaco monarchico il prof. Antonio La Tegola. Quando l’on. Gero Grassi, con il sen. Franco Marini, ha parlato di Domenico Colasanto già Segretario Nazionale CISL, questi così ha ricordato il concittadino: “Don Mimì, il Maestro mio e di tantissimi Cislini. Un grande Uomo.”


storia/politica

maggio 2011

Il 9 maggio l’Italia celebra il “Giorno della Memoria”, in ricordo di tutte le vittime del terrorismo, ai sensi della legge n. 56 del 4/5/2007, votata all’unanimità in Parlamento anche dal nostro deputato Gero Grassi. E’ stata così fornita nuova linfa ed un significato complessivo a questo giorno, in cui ricorre anche il 33° anniversario dell’uccisione dell’on. Aldo Moro. La rimozione di Moro (non la sua morte nel cuore degli amici, ma la morte del cuore degli amici) iniziò già pochi giorni dopo il sequestro. E’ da allora che continuiamo a ricordarlo. In un tempo in cui, soprattutto in politica, avanzano semplificazione e sgangheratezza, riprendere un discorso di Moro è salire sulle spalle di un gigante. Ricchezza del linguaggio, spessore culturale, ironia, sottigliezza, simmetria, lucidità, sono, tra glia altri, i valori persi anche nel lessico del “Palazzo”. Tra i non molti che continuano a coltivare la memoria di Aldo Moro, ci siamo modestamente anche noi del ‘Centro Studi Aldo Moro’, che non vogliamo essere i vacui custodi di un simulacro, ma degli amici

che lo hanno conosciuto, seguito ed amato, che non si rassegnano e che, soprattutto, non vogliono dare pace a quanti lo hanno rimosso dalla propria coscienza. Il Moro che abbiamo avuto la fortuna di conoscere e che ha segnato il nostro modo di vivere l’esperienza politica è il Moro del coraggio e della lucidità. La sua lezione etica e storica insieme è ben sintetizzata nelle parolechiave di “strategia dell’attenzione”, “convergenze parallele” intese non riduttivamente in funzione di un atteggiamento tattico verso il P.C.I., bensì come capacità di dominare con l’intelligenza gli eventi della storia umana, al di là

di pregiudizi di tipo ideologico o moralistico. “Più le masse popolari – egli diceva – avranno il senso dello Stato attraverso il proprio inserimento, più la democrazia sarà forte e le tentazioni autoritarie saranno eluse”. Occorre oggi, più che mai, mantenere vivo il ricordo di Aldo Moro, e di tutte le vittime del terrorismo, non soltanto per evitare il riprodursi di fenomeni terroristici e riaffermare il principio di legalità come criterio cardine dell’azione politica, ma anche per favorire l’affermarsi di un’alta concezione dell’impegno pubblico, il quale non parte da disegni personali di potere, ma da un’ele-

/Vito de Leo vata coscienza storica della funzione del ruolo di chi è chiamato a perseguire l’interesse generale. Il nostro auspicio è che il ricordo dei Martiri di Via Fani e di via Caetani alimenti sempre più e meglio il confronto costruttivo, non pregiudiziale e ideologico, tra maggioranza e opposizione, a tutti i livelli istituzionali non dimenticando mai che “è la società italiana che sceglie da sé il suo cammino, ed il governo la guida e l’asseconda”. (Aldo Moro).

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/Giovanna Ruggieri Il Monastero di S. Anna, oggi noto come “Monastero delle Clarisse” ha una storia remota, la cui origine risale al lontano 1599, anno in cui Hernando Escobar, facoltoso funzionario del governo, residente in Terlizzi, dettava le sue volontà testamentarie al notaio Flamminio Marchio. Morendo senza figli, il de cuius devolveva “per rimedio dell’anima sua” parte del suo asse ereditario all’erezione di un monastero di monache. Infatti, nel 1618, si compivano le volontà del testatore, per mezzo di Bisantia Brigazza, moglie del defunto Escobar, che di comune accordo coi suoi figli Antonio e Alvaro, faceva “assignamento di alcuni beni stabili, annui censi, censamenti et altri beni per l’edificazione di un Monastero di Moniche”. Ai fondi offerti dalla famiglia Escobar con-

correvano, all’edificazione del monastero, le oblazioni volontarie di altri cittadini devoti…tuttavia non si è a conoscenza della precisa data di edificazione dello stabile. La scelta del sito doveva garantire la sicurezza delle monache e pertanto ricadde entro le mura, con più precisione sulla strada principale che dal centro della “civitas” dovesse condurre alla “porta del lago”. Completati i lavori d’edilizia del monastero, perché fosse agibile in quanto tale, occorreva l’indispensabile decreto di erezione canonica dello stesso da parte della Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari, per concedere l’istituzione della clausura. Solo dopo anni di vicissitudini burocratiche, un atto ufficiale, il decreto della S. Sede, rilasciò l’autorizzazione all’erezione ca-

nonica del monastero demandata al vescovo di Bitonto. Il monastero veniva, così, sottoposto al governo ed alla giurisdizione dell’Ordinario pro tempore di Terlizzi, ovvero il prelato- arciprete Marino de Martino. A seguire, furono accolte nel monastero le prime dieci giovani donne, “ammesse all’abito con la sola dote di ducati cinquanta”. Le monache, il cui numero agli inizi del ‘700 era andato aumentando, non avevano spazio sufficiente a condurre una vita dignitosa: basti pensare all’assenza di stanze singole, e all’adattamento ad un unico dormitorio. Le stesse alte mura perimetrali dell’edificio monastico, ideate ed esatte dall’ordine di clausura, non consentivano la normale areazione degli ambienti, pertanto umidi e scarsamente illuminati.

Tale condizione abitativa precaria non permetteva alle monache di avere condizioni di salute ottimali che dunque, a lungo andare, avrebbero negato una continuità nel tempo alla “dinastia monastica”. A tal proposito gli amministratori del monastero procedettero all’acquisto di terreni “situati nel borgo” (oggi Piazza Cavour) al fine di costruire un monastero più ampio, più nuovo, più decoroso…l’attuale “Monastero delle Clarisse”. Fu il 29 Maggio del 1713, infatti, che la nuova sede, molto più vasta della precedente e più adatta alla conduzione di una vita equilibrata ed armonica vita monastica, venne istituita e successivamente munita di una nuova casa di Dio che avrebbe dovuto tener conto delle esigenze delle religiose e dei bisogni della vita monastica.


Queste le parole del consigliere eletto in Sinistra Arcobaleno, dopo lo “strappo”

politica/sanità

Dantes: sono rimasto inascoltato

E cosa le è stato risposto? Sono rimasto inascoltato; ed è per questo che sono giunto a quella lettera. Non sono più organico a questa maggioranza. Perché tutto questo secondo lei? Non ho idea: so soltanto che Terlizzi è diventato il “Paese dei balocchi”, a Natale, per esempio, il Comune ha speso 22 mila euro per le illuminazioni, mentre nello stesso tempo mancano le strutture e abbiamo un Prg ancora tutto da sbloccare e realizzare. Cos’è che vi interessa maggiormente? La Pinacoteca, il Teatro rappresentano cultura, democrazia, emancipazione; ma con quali soldi le gestiamo? Le casse del Comune, a seguito dei tagli, riusciranno a sostenerle? Bisogna sbloccare il piano regolatore: in tal modo si darebbe lavoro e al contempo potrebbero rimpinguare le casse del Comune. Ma ormai quest’Amministrazione non riuscirà più a sbloccarlo. La sua è una scelta irremovibile? Se le condizioni sono queste, co-

s’altro si può fare? I tempi sono scaduti; se rientrassi, il mio comportamento verrebbe strumentalizzato. Voterò i punti in Consiglio comunale, a condizione che siano uguali per tutti e nell’interesse della collettività; a maggior ragione i punti urbanistici. Tutto però deve essere svolto nella più completa trasparenza e rispetto delle regole. Cosa ci riserva il futuro? Non voglio che quest’Amministrazione cada e comunque non vado a sindacare tra le questioni proprie dell’opposizione. Un pregio di quest’Amministrazione. Di aver goduto di tanti finanziamenti pubblici. Un difetto? Di non aver espletato appieno il mandato, per risolvere i problemi dei cittadini di Terlizzi. E’ questo il frutto di un’Amministrazione poco presente sul territorio, mi riferisco sia il Sindaco che agli Assessori. Un pregio dell’attuale Giunta. So solo che ci sono stati parecchi problemi con le cartelle pazze: la situazione andava gestita diver-

Presentato in Consiglio Regionale il volume curato dall’avv. Paolo Scagliola

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Votato nel 2008 nella lista Sinistra Arcobaleno, Michele Dantes, operaio in pensione, è subentrato ad ottobre 2010 al dimissionario Michele De Palma. Nello scorso aprile, nel corso di un Consiglio Comunale, Dantes ha letto una relazione con la quale ha dichiarato che “[voterà] i punti che verranno portati in Consiglio secondo la coscienza di chi ha a cuore il futuro di Terlizzi”, in quanto “[…] da oggi questo consigliere non è più organico a questa maggioranza”. Ecco in quest’intervista spiegate le sue ragioni. Com’è maturato lo strappo con la maggioranza di centrosinistra? In 5 mesi ho posto all’attenzione di questa maggioranza tanti problemi, che mi sarebbe piaciuto quanto meno affrontare. Faccia un esempio. Un ‘bagnotto’ dietro la posta, che mi sembra necessario, in quanto la struttura dove si trova la Posta non ne è dotata. Ho proposto 14 punti che necessitavano e necessitano ancor ora, di una risoluzione.

/Nicolò Marino Ceci samente e con più cautela, nel rispetto del regolamento comunale; se l’Ufficio non ha funzionato, perché prendercela con il cittadino? Il cittadino va trattato con premura, quasi fosse un ammalato. Un messaggio al Sindaco. Gliene ho fatti giungere già parecchi. Mi spiace solo che lui non ha fatto ciò che era nelle sue possibilità fare in questo secondo mandato. Nel corso del primo ha operato bene; ma questa volta, basti pensare alla possibile decisione da prendere sulla vicenda delle cartelle pazze, non ha preso le decisioni più giuste, anche se difficili. I terlizzesi sono molto scontenti di questa situazione. Altro problema è stato quello delle lampade votive al cimitero: proposi di fissare come quota tributaria per il 2011 un prezzo simbolico, visto che la crisi è per tutti; ma anche allora sono stato ignorato. Auguro all’Amministrazione di arrivare a fine mandato, ma questo non dipende da me. Secondo lei cambierà rotta questa maggioranza? Se i suonatori non cambiano, la musica non cambierà. Me lo auguro, ma non credo cambierà.

/Nicolò Marino Ceci

La sanità italiana nelle Leggi Finanziarie "Corruptissima republica, plurimae leges". (Tacito) “Per l’approfondimento profuso e l’indicazione di un metodo di lavoro, proporrò la presentazione del testo ‘La Sanità italiana nelle Leggi Finanziarie’ nella Sala Federico Zuccari del Senato della Repubblica”. Con queste parole il Sen. D’ambrosio Lettieri – Commissione Igiene e Sanità – ha incorniciato la presentazione - lunedì 13 aprile scorso - in Consiglio Regionale del volume curato dall’avvocato terlizzese Paolo Scagliola, che ha realizzato un’approfondita ricerca in materia di legislazione sanitaria nelle Finanziarie degli ultimi 18 anni. In tale occasione il gotha della sanità pugliese si è riunito per celebrare e discutere di questo volume, alla presenza anche dell’Assessore Regionale alla Sanità Tommaso Fiore, del Presidente del Consiglio Regionale Onofrio Introna e dell’On. Gero Grassi – Vice Presidente Commissione Sanità. “La sanità italiana nelle leggi fi-

nanziarie – dal 1992 al 2010” è il primo esempio di antologia legislativa in materia sanitaria: Corrado Allegretta – Presidente TAR Puglia ne ha apprezzato la capacità di raccordo e analisi legislativa che snellirà le operazioni di consultazione per applicare nelle aule di tribunale la norma al caso concreto. Per questa sua peculiarità, il testo è stato inviato a tutte le Asl d’Italia, all’"I.R.C.C.S.", agli Enti Ecclesiastici, a tutti i Presidenti dei Consigli Regionali, agli Assessorati Regionali alla Sanità della penisola e al Ministero della Salute. L’avv. Paolo Scagliola – 31 anni, occhi luminosi e sorriso di speranza – ha dichiarato:”credo che la presentazione del testo rappresenti l’inizio di un serio dibattito sulla semplificazione normativa in Sanità.” E ha spiegato:”in materia di Sanità è sempre più difficoltosa la conoscenza della normativa applicabile. Tanto a causa della pluralità delle fonti e la mancanza di coordinamento tra le norme. Infatti, molte norme sono in vigore ma dimenticate, altre sono implicitamente

abrogate ma formalmente vigenti, altre ancora difficilmente reperibili e alcune addirittura incomprensibili. Con il risultato finale che alle esigenze del cittadino viene anteposto un dibattito dottrinale e giurisprudenziale infinito. In questo contesto variegato, il compito della politica è forse quello di cercare di governare il disordine.” Quale la soluzione a questo marasma legislativo? L’adozione di un Testo unico che disciplini in maniera organica la materia sanitaria e questo lavoro, da un punto di vista metodologico, ne rappresenta il passaggio obbligatorio in quanto costituisce un primo tentativo - seppur limitato alle sole leggi finanziarie - di ricognizione delle norme “vigenti”. Quindi? "La semplificazione normativa è oggi più che un’esigenza: avere regole chiare significa avere servizi più accessibili. Non a caso lo studio condotto ha analizzato la legislazione finanziaria: nel corso della presentazione l’On. Grassi ha dichiarato che la raccolta è una 'testimonianza di come

L’avv. Paolo Scagliola

non bisogna legiferare'. Questo studio sulla sanità è un permeante e implacabile spaccato della nostra Italia sempre più vittima dell’approssimazione e dell'emergenza, delle lobby e della mancanza di una coscienza civile forte. Anche in sanità amabili discrepanze e aporie, contraddizioni e lungaggini. Tuttavia i latini ammonivano anche “Leges bonae ex malis moribus procreantur” (= le buone leggi nascono dai cattivi costumi): è come dire che l'alba sorge solo al mattino. Ma quanto durerà ancora questa "notte della Repubblica"?


sanità/città

maggio 2011

/Giuseppe Gragnaniello

Ospedale Michele Sarcone. Foto di Michelangelo Vino

Dalla pubblicazione degli ultimi documenti giudiziari relativi allo scandalo della sanità pugliese viene fuori, sia pur marginalmente, l’Ospedale “M. Sarcone”. Né poteva essere diversamente, dato che Terlizzi è pur sempre la città del Governatore, e quindi motivo di interesse per chi gli gravita attorno. Ben altre però sono le verità nascoste che sarebbero dovute emergere, in realtà solo in piccola parte accennate. Da esse si potrebbe con tutta probabilità ricavare il bandolo di quella matassa intricata di misfatti che ha portato alla penosa situazione di oggi. Perché non ci si può chiedere, come invero si legge altrove, se ci si trovi davanti al preludio di un declino, con un invito alla comunità a verificarlo in un domani non specificato. Semplicemente per il fatto che il declino per l’ospedale cittadino è iniziato molto tempo prima, quando, per motivi politici, già aveva perso la funzione di guida, all’interno dell’unità sanitaria locale Terlizzi-Ruvo-Corato, anche dal punto di vista materiale, con lo spostamento della direzione amministrativa prima a Ruvo e poi a Corato. Fino al colpo di grazia, conseguente al Piano Sanitario Fitto, con la perdita delle attività chirurgiche maggiori e la sciagurata riclassificazione come “polo medico”, dipendente in tutto e per tutto da Corato. Un po’ di respiro e qualche speranza si poteva intravvedere con la creazione dell’azienda sanitaria “dei resti”, cioè messa insieme con quel che restava dopo la costituzione della sesta provincia insieme a qualcos’altro per raggiungere una soglia di popolazione minima nel nord-barese che la giustificasse. Sia per il fatto che gli altri paesi avevano una situazione sanitaria ancor più disastrata, sia per la gentile concessione di una pianta organica faraonica, sia per la posizione centrale rispetto al territorio.

Ma, com’è noto, il precipitare degli eventi per l’impennata della spesa assistenziale, ha fatto sì che tutto rimanesse un bel sogno e nulla più. Dovendosi fare i conti con una situazione ancor più difficile di quella precedente (Asl Ba1di Andria), e finendo con l’essere sempre più periferia dell’impero nella sproporzionata azienda provinciale (Asl Bari). Negli ultimi anni, se l’Ospedale ha contato qualcosa quando gli è stato accorpato quello di Bitonto, certo è poi venuto a perdere un po’ quando si è ritrovato sotto quello di Molfetta, ma soprattutto andrà peggio ora che, con la chiusura definitiva di Ruvo, torna sotto il pesante giogo di Corato, del quale sarà sempre di più una dependance ove sono sistemati quei servizi che lì non trovavano spazio. Non si può assolutamente pensare ad una “pari dignità” tra le due strutture: a Corato vi sono tutte le specialità indispensabili e qualificanti (medicina, chirurgia, ginecologia e ortopedia), a Terlizzi invece gli optionals, se pur di pregio, che, c’è da crederci, finirebbero subito nell’ospedale principale, solo vi fosse il posto! Anzi, meraviglia il fatto che ancora sopravviva non certo il laboratorio analisi bensì il centro trasfusionale, che sarebbe indispensabile dove vi sono attività chirurgiche importanti e comunque fin troppo vicino a quello di Molfetta. Certo, a fronte di nuove chiusure, nel tempo non si è fatto alcunché a livello regionale per costruire un’alternativa, soprattutto in termini di assistenza territoriale. I consultori familiari e le attività ambulatoriali lasciano il tempo che trovano, languendo nella precarietà di sempre. In giro vi è la promessa diffusa, a mo’ di contentino, di residenze per anziani, per non lasciare proprio sulla strada queste fasce più deboli, ma forse perché spinti pure da non trascurabili interessi privati, come i fatti hanno già ampiamente dimostrato. Sarebbero stati certamente meglio, se non fossero stati anch’essi cancellati, gli ospedali di comunità, a basso costo, in quanto gestiti dai medici di famiglia. Ecco allora che si palesa per il futuro non tanto lontano una prospettiva tragica: tutti ad intasare uno o due ospedali per provincia, verso i quali andranno sempre più di corsa ambulanze, sperando che non si giunga troppo tardi…

Non si tratta di progettare l’utopia, né di lasciarsi andare a sogni ecologici. L’intento non è quello di progettare la città impossibile e irrealizzabile, ma di individuare alcuni aspetti di una “città ecosostenibile” che sia possibile proporre e realizzare in modo condiviso e partecipato. Si tratta, in pratica, di dare seguito agli Istituti di partecipazione previsti dallo Statuto comunale, alle dichiarazioni programmatiche dell’Amministrazione comunale e al dibattito tenuto nell’ultimo Consiglio comunale. In questa direzione va la nostra proposta d’istituzione del Forum ambientale e della Consulta permanente per le problematiche ambientali ed ecologiche. Per Forum urbano ambientale intendiamo un sito che funga da punto d’incontro: un luogo in cui scoprire cosa può significare la protezione dell’ambiente, uno spazio per dibattere e assumere iniziative per collaborare con l’Amministrazione comunale che deve impegnarsi sempre più su questo delicatissimo fronte. Con quali compiti? Offrire informazioni alla cittadinanza sulla strategia del Comune per uno sviluppo sostenibile e sui programmi europei, nazionale e regionali di particolare rilevanza per la città; stimolare il dibattito ed incoraggiare la cooperazione tra le diverse componenti della cittadinanza al fine di favorire lo sviluppo sostenibile della città; diffondere le informazioni sulle esperienze realizzate in altre città; comunicare agli organi preposti gli sviluppi in atto nella città in relazione all’ambiente urbano e allo sviluppo sostenibile. Tutte le iniziative devono avere l’obiettivo di rivitalizzare il territorio, costruendo un’offerta di servizi che consenta ai suoi cittadini di viverlo, sradicando fenomeni di disagio che favoriscono la crescita della criminalità. L’avvio del processo partecipativo sullo sviluppo ecosostenibile e sul nuovo Piano d’Azione

/Vito De Leo Ambientale per il Nord barese e la contestuale intesa interistituzionale sono dunque tappe di un percorso comune che coinvolge le istituzioni e i cittadini nella scrittura di nuove regole condivise capaci di produrre città e paesaggi di qualità. L’approccio, pertanto, non può essere basato solo su discorsi di circostanza o semplici patrocini organizzativi, ma su un’animazione perpetua, opportunamente regolamentata e prevista nello Statuto comunale. Si tratta, in conclusione, di realizzare un programma amministrativo portato avanti da un’Amministrazione comunale lungimirante e capace di innescare processi innovativi, anche grazie al contributo culturale degli operatori sociali, economici e scolastici, che, volontariamente e con mezzi limitatissimi, da sempre sono impegnati sul fronte dell’educazione all’osservazione dell’ambiente e del paesaggio. Il modo migliore di realizzarlo – a nostro avviso - è l’istituzione di una Consulta cittadina permanente sulle problematiche ambientali, attraverso la quale l’Amministrazione abbia la possibilità di ampliare l’analisi delle problematiche esistenti sul campo, annunciare le urgenze e le priorità d’intervento, concordare le metodologie, approfondire le verifiche, cogliere più attentamente le tensioni e le tendenze dinamiche che emergono dalla collettività, prevenire il degrado ambientale legato allo sviluppo economico, che spesso non affianca alla modernizzazione e alla tecnologizzazione il rispetto dell’ecosistema, dei suoi equilibri, della qualità della vita e della salute di tutti i cittadini.

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città/comune

/Anna Dicanio

Il giorno 4 aprile 2011 il Consiglio Comunale di Terlizzi ha deliberato di approvare il progetto esecutivo, in variante a quanto approvato con deliberazione di C.C. n.56/2008, per la realizzazione di un sottopasso ferroviario funzionale alla soppressione del passaggio a livello posto al Km 29 + 555,27 della linea ferroviaria Bari-Nord in viale del Lilium. Tale progetto comporterà la soppressione di parte del Parco Comunale posto su via Sovereto. Questo Circolo di Legambiente intende porre in essere tutte le opportune iniziative avverso tale ignobile decisione, con la collaborazione e partecipazione di tutte le forze sociali presenti sul territorio. Terlizzi, 2.5.2011 IL CIRCOLO LEGAMBIENTE DI TERLIZZI IL PRESIDENTE Avv. Giovanna de Leo

/Sara de Bartolo

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Torre dell’Orologio che si erge maestosa in Piazza Cavour / Foto di Michelangelo Vino

Il nostro borgo: punto di incontro da decenni per persone di tutte l’età. Ma oggi? Com’è possibile reinterpretare, rileggendolo in chiave moderna, il nostro centro storico? Ad oggi sembra che si possa scandire cronologicamente in tre momenti l’utilizzo dello stesso: al mattino presto è il punto di ritrovo dei lavoratori agricoli che, secondo un’antica tradizione paesana, incontrano i loro dipendenti per stabilire paga e lavoro giornalieri. Nelle ore pomeridiane ad occuparlo sono automobili che sfrecciano in tutte le direzioni, in cerca di chissà cosa. Solo a tarda sera e, soprattutto dopo la mezzanotte del sabato sera, diventa tappa fissa per molti giovani che cercano ristoro nei bar, che incorniciano la maestosa Torre Nor-

manna, che sembra ergersi, come una sentinella, a vigilare su questo crocevia di vicoli antichi, attraversato da roboanti autovetture. Ecco, bisognerebbe “partire”da qui e, senza avere presuntuose prospettive ecologiste, si potrebbe cominciare a ipotizzare un traffico alternato, con fasce orarie da rispettare; magari multare quanti spaccano i loro e gli altrui timpani con l’audio dell’auto a tutto volume e le improvvise e inquinanti accelerate sgommanti. Terlizzi ha bisogno di centri socioculturali, di poli di attrazione soprattutto per i giovani e allora perché non favorire l’apertura di circoli ricreativi? Certo, a Terlizzi abbiamo il nostro “cinema”, ma perché non utilizzare la nostra torre per proiettare film o il nostro borgo per mettere in scena rappresentazioni teatrali, proprio come se fossero un cinema o un teatro all’aperto? Consentiamo anche ai nostri piccoli abitanti di sfruttare al meglio questo luogo! Magari organizzando una volta a settimana manifestazioni o incontri per coinvolgerli in previsione di quest’estate in arrivo. Si tratta probabilmente di proposte bizzarre o difficili da attuare, ma si sa che con la volontà e l’impegno si può realizzare anche un “nuovo”antico borgo.

A partire dal 24 Aprile 2011, per tutto il 2011, per due ore al giorno, nelle piazze Cavour e 4 Novembre è possibile accedere in internet gratuitamente. Il servizio è attivato dal Comune di Terlizzi, Assessorato per l’Innovazione Tecnologica. L’iniziativa è stata promossa dalla rivista Wired e da Unidata per celebrare il 150° dell’Unità d’Italia e per sensibilizzare le Istituzioni per “l’inclusione” digitale, sia di tipo infrastrutturale (larga banda e ultra-larga banda) e sia di tipo culturale, ovvero una maggiore diffusione della conoscenza e della consuetudine d’uso delle tecnologie digitali per tutte le età e i ceti sociali. Obiettivo del progetto – realizzato secondo gli standard dell’open source, creato dal Consorzio delle Università romane (il Caspur) per la Provincia di Roma – è la creazione di una “rete di reti”, dove, con un unico account e un’unica password, tutti possono navigare gratis in tutti i luoghi coperti dal segnale wi-fi. Il sindaco di Tria commenta l’iniziativa: “Abbiamo condiviso il progetto “Sveglia Italia” lanciata dalla rivista Wired, perché sempre più convinti dell’utilità della “rete” anche ai fini sociali oltre che di sviluppo, competitività e innovazione, nel nostro comune”. E così, installato sul Palazzo di Città l’hotspot di Wired nelle nostre due centralissime piazze,

chiunque potrà collegarsi gratuitamente alla rete denominata “w150 Terlizzi” e navigare dopo aver espletato alcune formalità: compilato il form di registrazione ed effettuato una telefonata gratuita. Via mail si riceveranno gli estremi per il login che rimarrà lo stesso anche per le connessioni future e nelle varie piazze dell’Italia unita dalla “rete”. Istruzioni per il primo accesso: • Esplorare le reti wireless disponibili usando il proprio computer; • Collegarsi alla rete denominata w150 Terlizzi; • Nel pannello a sinistra della homepage, registrarsi compilando tutti i campi obbligatori; • Al termine sarà necessario effettuare una chiamata GRATUITA al numero indicato entro i cinque minuti successivi dalla registrazione (un cronometro nella parte bassa della pagina mostrerà il tempo rimanente). • Dopo la chiamata si riceverà la password sia sulla pagina web che sull’e-mail. • Inserendo il numero di cellulare come nome utente e la password ricevuta, si potrà navigare fino al 31/12/2011,come già detto, per un massimo di due ore al giorno.

Dal 30 aprile al 2 maggio a Terlizzi si è tenuta la FIERA NAZIONALE DELL’AGRICOLTURA “Città di Terlizzi” promossa dall’Associazione Sviluppo dell’Agricoltura col patrocinio di Regione Puglia, Provincia di Bari e Comune di Terlizzi. L’esposizione di veicoli e attrezzature agricole innovative e tecnologiche si è tenuta lungo corso Dante e Piazza Cavour. La rassegna ha rappresentato un’importante occasione per gli operatori agricoli, per verificare

/Anna Dicanio quanto di innovativo offre l’industria italiana, per aumentare la competitività nel mondo agricolo, non solo in termini di strumentazioni e macchine, ma anche per costi e organizzazione della produzione, in un settore vitale dell’economia, attraversato da una pesante crisi. Un importante appuntamento per l’agricoltura locale, motore propulsore della nostra città.


comune/sport/arte

Dal 1° maggio fino al 30 settembre resterà aperto al pubblico il Parco Comunale di Viale Roma (Via Sovereto). Lo ritroviamo in veste rinnovata, in seguito ai lavori effettuati dall’Ufficio Parchi e Giardini, sulle giostrine per i più piccoli. Effettuata anche la manutenzione del verde, la sistemazione dei viali e l’estirpazione di erbacce. Gli orari di apertura festivi sono dalle ore 17,00 alle ore 22,00. I giochi sono destinati ai bambini, vanno quindi utilizzati solo da essi. E’ fatto divieto di introdurre animali di qualsiasi specie, come

/Anna Dicanio pure introdurre e circolare con cicli e motocicli. Per la custodia e le operazioni di apertura e chiusura provvede la ditta di vigilanza, con il supporto del servizio civico, coordinato dall’Ufficio Servizi Sociali. Costante sarà il controllo da parte degli agenti di Polizia Municipale, per assicurare una serena permanenza ai visitatori e prevenire atti vandalici e danni a cose o persone. Ci auguriamo che tutti i cittadini abbiano cura di questo spazio.

Sul prossimo numero: Speciale salute / Nuove tendenze: la nuova frontiera della odontoiatria, l’impiantologia dentale. Studio pilota. A cura di Nino Giangregorio, già Primario e Specialista in Odontoiatria e Stomatologia.

E’ suo il titolo regionale invernale di fossa olimpica

maggio 2011

/Antonio Gattulli Nel mese di marzo si è tenuta la Finale Regionale Invernale di Fossa Olimpica dove ha partecipato Luigi Rutigliano in qualità di Veterano. Il terlizzese ha vinto la gara centrando così il titolo Regionale e la qualificazione alla Finale Nazionale che si è tenuta a Montecatini (PT) due settimane dopo. Purtroppo quella Finale non è andata bene complice la pioggia (incessante per tutta la gara) ed il vento (a raffiche e di faccia) che hanno disturbato non poco. Nello stesso tempo con delibera del Comitato Regionale Puglia a gennaio Luigi Rutigliano è stato nominato Commissario Arbitri Regionale (in gergo CAR - Pu-

/Anna Dicanio Mercoledì 20 Aprile 2011 alle ore 19,00 presso la Galleria ADSUM Artecontemporanea, Via Marconi 3/5 a Terlizzi è stata inaugurata la mostra “Miserere”. Nell’occasione è stato proiettato il videocatalogo multimediale: “Giovanni Morgese – sculture in ferro 2009 - 10” a cura di: Franco De Marco, Giuseppe D’Amato, Pierre Lassismore. Il titolo della mostra “Miserere” è il grido dell’uomo provato nel crogiuolo della vita, alla ricerca di senso e di salvezza. “La mostra documenta il lavoro di alcuni anni dell’artista Giovanni Morgese incentrato sulla ricerca scultorea in ferro. L’ intensa attività artistica inizia negli anni ’80 durante i quali si mette in evidenza per la sua originale ricerca segnico-simbolica orientata verso l’analisi di realtà arcaico-religiose. Negli anni ’90 il discorso artistico si orienta in direzione solidaristico-umanitario: legnetti di risulta diventano sculture “povere” ricche di profonda umanità e di spiritualità. Nel 2000 rappresenta la violenza reale e tangibile attraverso l’inda-

glia) con compiti non solo ispettivi, ma anche di controllo e di valutazione per la nomina di nuovi Arbitri Provinciali, l'organizzazione di corsi per il passaggio degli Arbitri Provinciali a Regionali (il prossimo di questi corsi è stato programmato per il 16 maggio p.v.), la nomina del corpo degli Arbitri designati a dirigere gare di interesse Nazionale che si dovessero svolgere in Puglia (due le manifestazioni di questo tipo, il 1° Raduno di Trap, Skeet e Double Trap per il Settore Giovanile a Gioia del Colle, ed il 1° Gran Premio di Prima Categoria a Fasano per il raggruppamento di Regioni Sud).

gine del proprio volto che perde la sua identità fisica e diventa maschera di dolore identificandosi così con l’umanità sofferente nell’attesa di un nuovo giorno. Nel 2008 un nuovo materiale, il ferro, diventa il mezzo espressivo di Morgese. Parte dalla figura: sagome di lamiera dal contorno irregolare e frastagliato. Figure ridotte all’essenziale e prive di volume, simili ad ombre, forate, attraversate da segni e simboli: figure come microcosmi di realtà più grandi. Ma ben presto il bisogno di passare dalla figura al segno. Alla linea e al simbolo, infatti, è affidato il compito di ‘scrivere’ la realtà dell’uomo, il dramma esistenziale, il suo destino, in maniera leggera, trasparente. Le opere prodotte in questa mostra infatti sono realizzate assemblando resti di materiale ferroso o utilizzando lamiere sagomate in forma di figure umane fortemente stilizzate e simboliche. Queste si svuotano e si liberano da tutto ciò che le lega alla materia pesante. Per “dire” il dramma dell’esistenza, la dimensione verticale, la spiritualità. Si passa, così, dalle sagome umane alle linee e ai simboli dove il tutto diventa più essenziale e minimale.” Per informazioni. 347.5057209 – 347.6502478 - adsum.arte@libero.it

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Gli orange pronti ai “giochi” per la promozione contro il Cisternino. Lucera è solo un ricordo

“Si riparte dalla sirena che ha chiuso la stagione regolare consegnandoci il primato con chi doveva stravincere il campionato e non lo ha fatto. Il nostro campionato disputato alla grande fa parte ormai degli annali della storia della Barile Flowers Service Terlizzi che non era mai andata così lontano. Non è bastato aver giocato con il cuore per brindare alla serie C. Il presente si chiama Cisternino il nostro avversario nel primo turno dei playoff”. Pragmatico come sempre il coach della Barile Flowers Service Terlizzi Bruno De Nicolo alla vigilia dei giochi per la promozione nella serie C Regionale che scattano sabato prossimo. Il Lucera che vince il campionato capitalizzando al massimo lo scarto di quattro punti con gli orange lo lascia tutto d’un pezzo. “Man mano che la gara andava avanti abbiamo creduto di potercela fare. E’ mancato proprio poco. Alla fine i complimenti di tutti non possono che farci piacere ma non bastano. Mi auguro nei playoff di vedere all’opera i ragazzi con lo stesso cuore che hanno messo in campo sabato a Lucera. Abbiamo la consapevolezza alla fine della stagione regolare che nessuno ci ha surclassato. La vera cosa importante è aver chiuso a pari punti con i foggiani che si sono concessi il lusso di avere due stranieri di spessore in squadra, che non so sino a che punti sia giusto far giocare in un campionato di serie D, e giocatori di categoria superiore. Abbiamo giocato una stagione intera alla pari con loro. Resta il rammarico per la sconfitta contro Lucera che abbiamo subito all’andata sul nostro parquet”.

sport

/Adriana Gesmundo Scontata l’assenza di Rinaldi e Sicolo in gara-1 dei playoff contro il Cisternino che ha chiuso la stagione regolare al quarto posto nel girone B della serie D. Restano da valutare le condizioni di Altieri e Di Leo usciti malconci dalla trasferta di Lucera. “Spero di recuperare due giocatori che per il nostro gioco in questa fase diventano fondamentali. Mi piace guardare avanti. Le gare dei playoff sono cariche di insidie non c’è tempo di commettere errori perché tutto potrebbe complicarsi. Noi dobbiamo tenerci stretto il vantaggio del fattore campo nel caso della necessità di giocare la bella. La partita di Lucera ci ha insegnato ad aver fiducia nei nostri mezzi elementi di non poco. Lo ripeto ripartiamo con fiducia dalla vittoria in terra foggiana. Possiamo dire ancora la nostra”. Il campionato. La Barile Flowers Service Terlizzi chiude il girone di ritorno della stagione regolare con solo una sconfitta al passivo maturata dopo un tempo supplementare nel derby casalingo contro la Fulgor Molfetta (79-72). Poi i successi in trasferta contro Lucera (65-59), Don Bosco Bari (61-52) e Diamond Foggia (74-60) e in casa sui Bulls Bari (73-58). I playoff si giocano al meglio delle tre gare. Gara-1 contro il Cisternino si gioca al pala Chicoli alle 18.30 domenica 15 maggio. Il ritorno in valle d’Itria il 19 maggio e infine l’eventuale belle sempre a Terlizzi il 22 maggio alle 18.30. In caso di accesso alla fase successiva si gioca al pala Chicoli il 29 maggio e il 5 giugno.

Vincenzo Vendola nato il 9/02/1979 morto il 14/04/2011

/Anna Dicanio In questi ultimi mesi la nostra comunità sembra vivere un momento di particolare dolore, tristezza, malinconia. Negli anni si sono presentati momenti in cui sembravano concentrarsi eventi luttuosi, non diluiti con quella cadenza che la stessa natura scandisce, quasi misurata, per far sì che la tolleranza comune potesse reggerli. Dopo il saluto a Vincenzo Grassi e Beppe Adamo, la nostra città saluta un altro caro ragazzo Vincenzo Vendola, anch’egli giovanissimo, passato a nuova vita. Il silenzio sembra l’unico compagno di questi momenti, perché il comune sentire induce in ciascuno delle riflessioni diverse. Sono questi attimi che rallentano le nostre giornate, i nostri ritmi, le nostre ambizioni, le nostre rivalità….restituiscono alla nostra vita quel senso di finitezza, che ci consente di rientrare in sintonia con le gioie semplici della vita. Ciao Vincenzo, Terlizzi si unisce a te e al dolore della tua famiglia.


maggio 2011

poesia

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politica


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