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La rubrica di Mauro Trentini

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Fatti

Fatti

a cura di

Mauro Trentini

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avvocato mail: trentinilegal@bluewin.ch

Come la mettiamo con il vaccino ?

Esiste l'obbligo di vaccinarsi? Facciamo un po' di chiarezza

Concludo l’anno cercando di fare un po’ di chiarezza tra la marea d’informazioni che quotidianamente i media ci propinano in merito ai vaccini e all’obbligo di vaccinarsi. Lungi dal sottoscritto cercare di convincere i reticenti a vaccinarsi o di scoraggiare chi il vaccino lo aspetta da tempo a non vaccinarsi. Il mio obiettivo è solo di focalizzare, dal punto di vista del diritto, quali sono i margini di manovra delle autorità per rapporto al vaccino e ad una sua eventuale imposizione a tutta la popolazione. È bene premettere che in Svizzera non esiste l’obbligo di vaccinarsi. Fino a poco tempo fa, la vaccinazione obbligatoria era prevista in numerose leggi cantonali, per esempio quale condizione per accedere a scuola. Molti di voi si ricorderanno le vaccinazioni che sono state eseguite negli anni 60 a tutti i bambini che frequentavano le scuole elementari. All’epoca si trattava di debellare definitivamente un certo numero di malattie (tubercolosi e poliomelite). I vaccini esistevano già da anni e dopo i dovuti e necessari test, anche l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) auspicava una vaccinazione generalizzata. Il problema che gli Stati e l’OMS devono affrontare oggi è fondamentalmente quello di circoscrivere la diffusione di un virus sul quale le opinioni sono ancora divergenti ed a volte contraddittorie. I vaccini che sono giunti sul mercato proprio in questi giorni sono il frutto di una ricerca e di una sperimentazione tutto sommato “da record” . Mai nella storia dell’umanità un vaccino è stato sviluppato ed approvato in cosi poco tempo. Dubbi e timori sono pertanto presenti tra la popolazione. Se gli stessi sono o meno giustificati, come indicato nel cappello di questo contributo, non è compito del sottoscritto deciderlo. La LEp (Legge federale sulla lotta contro le malattie trasmissibili dell’essere umano) o Legge sulle epidemie del 28 settembre 2012 nella sua sezione 2 (art. 20 a 24) prevede la possibilitâ, da parte dell’Ufficio Federale della Sanitâ Pubblica di elaborare un piano di raccomandazioni in materia di vaccinazioni. Dal messaggio del Consiglio Federale, elaborato in occasione del progetto di legge LEP che serve anche ad interpretare la legge qui in discussione si evince: 1) Che le vaccinazioni possono essere utilizzate in modo efficiente solo “se vi è la disponibilità della popolazione a farsi vaccinare” . 2) Che la preoccupazione dello Stato per quanto attiene il programma nazionale di vaccinazione è di assicurare a tutta la popolazione svizzera o a un determinato gruppo a rischio una sufficiente protezione dalle malattie che possono essere prevenute mediante vaccinazione. L’art. 22, a dire il vero, prevede, “se esiste un pericolo considerevole, che i Cantoni possano dichiarare obbligatorie le vaccinazioni” di gruppi di popolazione a rischio, di persone particolarmente esposte e di persone che esercitano determinate attività. In merito a questo particolare articolo di legge si legge sempre nel messaggio del Consiglio Federale che le restrizioni ai diritti fondamentali delle persone sono ammesse solo se (1) si fondano su una base legale sufficiente, (2) sono giustificate da un interesse pubblico e (3) sono proporzionate allo scopo (Art. 36 Costituzione Federale) e che la vaccinazione obbligatoria potrebbe essere indispensabile per determinati gruppi di persone in caso di una malattia infettiva grave che si propaga rapidamente e provoca numerosi decessi. Si evince inoltre che “quest’ opzione strategica è riservata al caso in cui non sia possibile raggiungere l’obiettivo con altri provvedimenti” . Da queste spiegazioni si può tranquillamente e chiaramente concludere che pur essendo teoricamente possibile un obbligo di vaccinarsi il medesimo sarebbe l’ultima ratio, ossia un provvedimento che, proprio perché lesivo dei diritti fondamentali di una persona, interverrebbe se tutti gli altri accorgimenti (che abbiamo imparato a conoscere durante questo 2020), non risulterebbero efficaci per combattere il virus. Distanziamento sociale, mascherine, lockdown totale o parziale hanno pertanto la precedenza sulla vaccinazione obbligatoria. Personalmente non ritengo che il nostro Stato, pur avendone la competenza, giunga ad imporre a tutta la popolazione di vaccinarsi, preferendo lasciare al singolo questa decisione. Garantita sarà comunque, per tutti, la possibilitâ di farsi vaccinare su base volontaria.

Concludo augurando a tutte le lettrici ed a tutti i lettori de L’Eco un felice ma soprattutto più calmo e meno drammatico 2021.

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