Anno 24 - N°07 del 12/05/2018 - www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO Il Giornale della Gente
Pag. 2 - FIGLI STRAFOTTENTI pag. 7 - DROGATI DA INTERNET PAG. 8 - RICETTE TERRA E MARE PAG.10 - VIVI LA TUA VITA
PAG.13 - 25 APRILE 1944 PAG.30- IL DIGIUNO (a cura di Paola Lanfranchi) PAG.34 - Assoc. PAOLO IL PRO DEGIACOMI PAG.44 - ALL’IMPROVVISO L’ASPRO RISVEGLIO
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Figli maleducati e strafottenti? E’ il momento di mettersi in discussione come genitori
Ero già molto preoccupato ed ora lo sono ancora di più. Ho partecipato ad un incontro con alcuni docenti in una scuola primaria della zona e ne sono uscito sconcertato anche se, ahimè, non sorpreso più di tanto. Aggressioni, prese in giro, offese da parte di studenti di appena 9/10 anni nei confronti di compagni di classe e in alcuni casi anche di maestre non può che far rabbrividire. Non si manifesta ancora nella sua realtà più cruda ma nasce già dalla tenera età questo fenomeno che noi tutti oggi chiamiamo bullismo. In quest’ultima parola credo siano racchiuse altri termini come mancanza di rispetto, maleducazione, strafottenza e chi ne ha più ne metta. La cattiveria, dunque, esiste fin dalla tenera età, prevaricazione, aggressività gratuita nei confronti dei bambini più sensibili e introversi, considerati già diversi, in un mondo in cui la pressione sociale gioca un ruolo fondamentale. Gli episodi di Baby-bullismo rischiano di avere conseguenze ed effetti ancora più pervasivi, perché i bambini hanno a disposizione meno strumenti per affrontare ed elaborare quanto sta accadendo, andando ad attaccare la loro autostima e alimentando la paura e la voglia di non andare più a scuola. Non si pensa che i bambini possano arrivare a tanto e, molto spesso, queste con02 www.newentry.eu
dotte vengono scambiate per “bambinate” e scherzi innocenti ma non è così. Normalmente la vittima è chi risulta più o meno fragile, a volte è quello troppo piccolo, grasso, magro o peggio ancora chi ha problemi fisici ma non solo... si offende, si denigra a piacimento senza ritegno e senza tener conto di chi si ha di fronte: che sia un coetaneo, una maestro, un anziano, il parroco... poco importa, quello che conta è mostrarsi di fronte ai compagni di classe che stupidamente risultano divertiti dal comportamento dell’idiota di turno. Sicuramente il comportamento negativo del figlio è generato da un’educazione da parte dei genitori quasi inesistente e talvolta addirittura diseducativa quando di fronte a determinate azioni dei propri figli, invece di essere condannate aspramente, vengono addirittura difesi a spada tratta con scuse di ogni genere del tipo: “mio figlio non farebbe mai una cosa del genere”, “mio figlio lo hanno preso di mira”, “sicuramente si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato” e via dicendo... Per i genitori è venuto il momento di alzare la voce, perchè con il passare del tempo, i loro stessi figli arriveranno a non rispettare neppure loro, rispondendo a tono e sbattendo la porta. Non aspettiamo che sia troppo tardi! Gianluca Boffetti
Dedicato ad Alex e Paola E’ soltanto un gioco degli occhi stanchi, quegli occhi che si aprono all’alba e per tutto il giorno neppure sbattono più le ciglia: devono stare troppo attenti, perchè altrimenti la realtà sfuma e si nasconde, non esiste più. Non è vuota, la strada: ci sono gli alberi ed i cespugli, colmi di rumori misteriosi, di schiocchi e di sussurri, di scricchi e di bisbigli. Ci sono le zolle rotolanti e franose, secche e riarse, magari, ma con la pioggia fioriranno. Ci sono sterpi ed erbe nuove, una timida viola che occhieggia tra l’erba, un ciuffo di minuscoli nontiscordardime. Un soffione precoce attende il sospiro lungo per volare via, perchè la vita è anche altrove. In alto passa un gabbiano, è troppo lontano dal mare. Sa però che ci vuole coraggio per affrontare la strada ed i rumori del giorno ed è pronto.
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Dedicato ad Alex e a Paola, cavalieri senza castello, senza vestiti e senz’oro, persone che vanno avanti per la strada della loro vita, e se inciampano è per raccogliere un fiore appena caduto, per prendere una pietra e nasconderla in tasca, per guardare meglio una foglia e le sue venature. Allora si fermano e hanno anche un po’ male, ma non importa: si rialzano più ricche. C’è un fiore, adesso, con loro. Ci sono una pietra o un sasso. L’orizzonte è più chiaro, brillano i raggi del sole. I freschi rumori del giorno sono tutt’attorno, sono tutto quel che serve, talvolta. sguardiepercorsi
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Autismo: il Mostro del Silenzio La Pescatrice di Voci (Sedicesima parte) Autrice: Daniela Vanillo
Una storia sussurrata a piccoli passi. MARIA RACCONTA Il futuro mi preoccupa, comunque vi tengo sotto controllo, voi invece, non mi controllerete mai! Le vostre regole sono molto complicate, anche le più semplici. Ho scoperto che mi piace doppiare le voci. Meglio se chiusa in una stanza buia con un regista che mi dirige. Mi piacerebbe doppiare le storie finte della vita. Ora ho scoperto che mia madre aveva pescato la mia voce dallo stomaco perché mi serviva per doppiare, non per vivere! Doppiare è un po’ come vivere la vita ma senza viverla. Nel frattempo sto frequentando un corso di dizione. Gli accompagnatori sono rimasti alla stazione a commentare. Le persone che ho incontrato 04 www.newentry.eu
per la strada sono state con i loro consigli, per lo più vaghe ed incerte, le indicazioni spesso approssimative. Mi sono accorta che la metà della comprensione sulla ricerca della strada per arrivare a Maria non era altro che Lei stessa. Non nelle persone e nei casi simili. Non dentro i libri, non dagli specialisti incerti, ma in Maria e nelle continue prove. La questione era quella di tentare di fabbricare tutti i giorni delle chiavi di apertura. Piccole chiavi forgiate maniacalmente da innumerevoli e stancanti tentativi che aprivano il suo mondo. Innumerevoli porte tutte con serrature diverse, di varie grandezze, tutte blindate ma non impossibili. Questo è quello che ho fatto e che sto facendo da vent’anni tutti i giorni con ottimi risultati. Lo chiamo “Il mondo delle porte”. Di chiavi è pronta per farne altre, nuove chiavi, per nuove stanze. Le chiavi permanenti aprono sempre alcune delle sue porte, altre provvisorie sono da buttare dopo l’uso! Ora busso alle sue porte in punta di piedi, ho capito che quando sono chiuse lo sono e
lo rispetto. Quando mi accorgo che sono socchiuse, chiedo il permesso per entrare e non sempre lo ottengo. Quando sono aperte entro ed allora sono la mamma più felice dell’universo e del suo mondo parallelo! Le note che ho scritto fin qui sono frutto di ricordi appunti, ed interpretazioni che durano da venti lunghi anni. Lunghi silenzi, pensieri interminabili, soluzioni improvvisate che a volte hanno sorpreso anche me. È stato difficile e a volte mi sono sentita superata dalla fatica della ricerca delle soluzioni appropriate. A volte crollo, ma è solo un attimo e poi tutto rientra nella indifferente normalità di facciata. Nei venti anni passati a cercare ed osservare, ho incontrato molti genitori con i quali mi sono confrontata ma, ho finito per diventare lo “sportello utile” una specie di “ufficio informazioni”. Ho trovato solo persone in cerca di aiuto, mi sono sentita una piccola zattera sperduta nell’oceano ora non più in grado di ospitare nessuno. continua-17
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Un pensiero per Remo Passo di Vergine Passato il tempo trafugato scomposto scisso regala ai presenti mesto sentore. Suono di campana risuona nella campagna si disperde agli orecchi giunge indiviso. Sofferenza vissuta con quieta mansuetudine quella di Remo condivisa con la moglie passo di Vergine l’accompagna verso dimensioni celesti. Sorella morte
per mano prende frettolosa sguardo fa rilucere di stupore. Tenerella pioggia scende copiosa scandisce spazio e tempo. Il tuo sorriso rifulge come stella tremula ci accompagna ci segue insegue fa lo sguardo volgere all’infinito. Ed è carezza col dorso quella che voglio donarti a piene mani soffiare sentire sulla pelle scivolare come lacrima. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
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RIFLESSIONI
Per la festa della mamma Drogati da internet
Concorso Letterario: “Dipende del Garda” Perchè bevi da una fonte sconcia?
Mio HAIKU premiato al Concorso Letterario “Dipende del Garda” : Donne al fosso / sbattevano lenzuola/ canto di vita. Poche parole per ricordare un aspetto della vita di mia mamma e delle mamme della sua generazione che hanno vissuto con poche comodità. Svolgevano i lavori di casa aiutandosi solo col famoso “òjo dè gombèt”. Andavano a lavare la biancheria al fosso, inginocchiate in cassette di legno, anche d’inverno, senza guanti, procurandosi dolorosi geloni, con ciabatte, calzettoni di lana e una mantella sulle spalle. Portavano pesanti secchi e bacinelle ricolme di panni, comprese le lenzuola, che strizzavano poi aiutandosi tra di loro, tanto era scomodo e faticoso. Eppure accettavano senza troppo lamentarsi le difficoltà quotidiane per amore della famiglia. A volte bastava accompagnare mansioni faticose con un canto, con una chiacchierata, per renderle più leggere, per sognare ad occhi aperti e ricaricarsi un po’. Frutto di un’educazione che aveva insegnato loro lo spirito di sacrificio e dedizione, merito anche di una fede profonda, di pazienza, a volte troppa, verso uomini che consideravano molto poco le loro fatiche. Eppure per le nostre mamme era naturale e, tranne in situazioni particolarmente problematiche, affrontavano ogni evento con forza e determinazione. Ornella Olfi
La gente è diventata elettronica. Le persone oggi sono dipendenti dalla droga, dal porno, da internet. Il problema viene dall’interno, non guarisce con i farmaci. Quando parli con un uomo delle belle cose, siamo arrivati a vedere come quella persona apre il telefono e lo guarda, e tu non sai nemmeno cosa volevi dirgli. Nel tempo libero ci entriamo su un social network per vedere cosa mangiano gli stranieri o dove passano le vacanze. I tempi ci ingoiano. Mancanza di autocontrollo. Ci passiamo e non ci vediamo. La tecnologia sta distruggendo le nostre relazioni. Andiamo a letto tardi. Qualcuno mi ha scritto su skype o facebook? E LA COSA PIU’ triste è che non guadagniamo nulla. Dimentichiamo che è così prezioso guardare qualcuno negli occhi, ci stiamo illudendo che abbiamo amici ovunque, ma in realtà da nessuna parte. Dove vuoi arrivare? C’è un tempo per fermarti. Cari giovani, chi sono le persone del vostro entourage sui social media? Avete dei drogati? Hai dei giovani che parlano male? Qual’è lo scopo di queste amicizie virtuali? Perchè bevi da una fonte sconcia? Non hai paura di vedere il male, ok? Perchè dipendiamo dai social network? I genitori, i nonni non sono più i nostri punti di riferimento? Sandra www.newentry.eu 07
IN CUCINA CON CARMEN
TERRA
Pasta con i piselli novelli
Rubrica a cura di Carmen Morello, conduttrice e attrice. Ora in tv alla conduzione del programma di cucina “Chef per una sera”. www.chefperunasera.simplesite.com Credito foto: Fazio Gardini
Ricetta veloce e facile da preparare Ingredienti per 4 persone 400 gr.di ditalini 1kg di piselli novelli freschi da sbucciare Una cipolla novella Olio evo, sale,pepe,formaggio pecorino Preparazione Sbucciate i pisellini e versatili in un soffritto di cipolla novella, aggiungete mezzo bicchiere d’acqua e cuocete con coperchio a fuoco lento per circa 30 minuti. A cottura ultimata salate, pepate e condite la pasta cotta al dente . Condite con il pecorino e buon appetito Piatto molto usato in primavera e secondo la tradizione siciliana, il Giovedì Santo. (I piselli)
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MARE
La Raia fritta al sapore d’aceto
Ed è Poesia
“Traspare”
Lasciare il passato al passato, vivere il presente nel pieno vigore... volgere lo sguardo al domani con l’occhio furbito, l’anima scarlatta traspare di un amore puro o mio, mio my Angel Scalvini Roberta
Ingredienti per 4 persone 1 kg di raia (pesce tipico siciliano chiamato “picaredda”) Alcuni spicchi di aglio, olio evo, ½ bicchiere di aceto, farina bianca. Preparazione Pulite le raie, togliendo le interiora e la coda, fate attenzione ai pungiglioni. Tagliatele a pezzi, infarinate e fatele friggere in olio evo caldo. Soffriggere in padella alcuni spicchi di aglio non sbucciati e schiacciati, riponetevi sopra i pezzi di raia (pirateria fritta), spruzzate con aceto di vino e fate cuocere con il coperchio per qualche minuto. Scoprite e lasciate in padella ancora per qualche minuto fino a che l’aceto sia evaporato.
Il nostro giornale: una grande finestra per osservare e comprendere meglio il nostro tempo. Consultabile ovunque.
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Vivi la tua vita in modo che alla tua morte tu sorrida dall’alto... Forse Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo, sapremo come essere riconoscenti per quel regalo. Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi. La miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in un portico o camminarci insieme senza dire una parola, ma quando vai via ti sembrerà che sia stata la miglior conversazione mai avuta. E’ vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è anche vero che non sappiamo ciò che ci è
mancato prima che arrivi. Dare a qualcuno tutto il tuo amore non ti assicura che sarai amato a tua volta! Non aspettarti tanto amore indietro; aspetta solo che cresca nei loro cuori, ma se non succede accontentati che cresca nel tuo. Ci vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e un giorno per amarlo ma potrebbe occorrere una vita per ritrovarlo se lo perdi. Non puntare tutto sulle apparenze, possono ingannare. Non puntare tutto sulla salute, può affievolirsi anche quella… Cerca piuttosto qualcuno che ti faccia sorridere, perché ci vuole un sorriso amico per far rinascere una giornata iniziata
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male. Trova quello che fa sorridere il tuo cuore. Ci sono momenti nella Vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo davvero!! Sogna ciò che ti va, va dove vuoi, sii ciò che vuoi essere perché hai solo una Vita e una possibilità di fare le cose che vuoi, quindi sfruttala. Puoi avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza da renderti forte, abbastanza dolore da renderti umano, speranza sufficiente a renderti felice. Mettiti sempre nei panni degli altri, se ti senti stretto probabilmente anche loro si sentono così. Le più felici delle persone non necessariamente hanno il meglio di ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul loro cammino. Solo quelli che hanno provato possono apprezzare l’importanza delle persone che hanno toccato le loro vite.
Il miglior futuro è basato sul passato da cui sai trarre insegnamento, tutti i dolori però lasciali andare e sii pronto a ricominciare! Quando sei nato, tu piangevi e tutti attorno a te sorridevano ed erano contenti, ma ora vivi la tua Vita in modo che alla tua morte tu sorrida dall’alto mentre gli altri piangono per il loro desiderio di riaverti fra loro. Fai leggere questo messaggio a coloro che significano qualcosa per te, a quelli che hanno toccato la tua Vita in un modo o nell’altro, a quelli che ti fanno sorridere quando ne hai veramente bisogno, a quelli che ti fanno vedere il lato bello delle cose quando sei proprio giù, a quelli a cui vuoi far sapere che per te la loro amicizia è un dono prezioso. Non accadrà niente di male se non lo fai, ma perdi l’occasione di rallegrare la giornata a qualcuno! Gabriella Masoni
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25 aprile 1944 Lettera di Armando Amprino Carissimi genitori, parenti e amici tutti, devo comunicarvi una brutta notizia. Io e Candido, tutt’e due, siamo stati condannati a morte. Fatevi coraggio, noi siamo innocenti. Ci hanno condannati solo perché siamo partigiani. Io sono sempre vicino a voi. Dopo tante vitacce, in montagna, dover morir cosí... Ma, in Paradiso, sarò vicino a mio fratello, con la nonna, e pregherò per tutti voi. Vi sarò sempre vicino, vicino a te, caro papà, vicino a te, mammina. Vado alla morte tranquillo assistito dal Cappellano delle Carceri che, a momenti, deve portarmi la Comunione. Andate poi da lui, vi dirà dove mi avranno seppellito. Pregate per me. Vi chiedo perdono, se vi ho dato dei dispiaceri. Dietro il quadro della Madonna, nella mia stanza, troverete un po’ di denaro. Prendetelo e fate dire una Messa per me. La mia roba, datela ai poveri del paese. Salutatemi il Parroco ed il Teologo, e dite loro che preghino per me. Voi fatevi coraggio. Non mettetevi in pena per me. Sono in Cielo e pregherò per voi. Termino con mandarvi tanti baci e tanti auguri di buon Natale. Io lo passerò in Cielo. Arrivederci in Paradiso. Vostro figlio Armando Amprino dicembre 1944
Armando ha 19 anni, solo 19 anni. Pensate a voi, che avete oggi 19 anni. Pensate a voi quando avete avuto 19 anni. Come siete?!? Come eravate?!? Volete e volevate vivere, sognare, pensare ad un futuro. Armando, invece, ha fatto una scelta di amore e libertà, ed è morto, ammazzato, fucilato, contro un muro, a soli 19 anni. Sta a noi, oggi, continuare a sognare anche per lui e, soprattutto, grazie a lui e a tanti, come lui, che ci hanno regalato la libertà. Un grazie a Giorgio Moranda per averci fatto pervenire questo struggente scritto.
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Aprile 2018
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Sono Michelle Zucchelli, ho 19 anni e abito a Gambara. Ho un diploma in pasticceria ma lavoro come apprendista operaia da circa un anno in una fabbrica qui del mio paese. Sono molto golosa di dolci anche se non si vede. Il mio sogno nel cassetto è un giorno aprire un’attività tutta mia. Mi piacciono molto i tatuaggi e i miei hobby sono leggere e fare lunghe passeggiate a contatto con la natura.”
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IMMAGINI CHE FANNO SOGNARE
Etiopia: Dallol (vulcano) Dallol è una cittadina dell’Afar, ma anche di un cratere vulcanico dalle caratteristiche uniche. Situato nel nord-est dell’Etiopia, nella depressione della Dancalia, il cratere è il risultato dell’esplosione di una camera magmatica della Valle del Rift, posta sotto un importante deposito di sale, lasciato dopo che il Mar Rosso si era ritirato da questa depressione. La regione, una vasta landa salina e desertica dove le temperature possono raggiungere i sessanta gradi, è considerato uno dei posti più inospitali della terra. Questa vasta zona desolata è conosciuta per le sue curiose formazioni geologiche: sorgenti calde acide, montagne di zolfo, coni di sale, piccoli geyser gassosi, vasche di acidi isolate da cornici di cristalli di sale e concrezioni, di evaporiti, di zolfo, di cloruro di magnesio o di soda solidificati. Il tutto su un fondo bianco, giallo, verde o rosso ocra, colori dati dalla forte presenza di zolfo, ossido di ferro, e di vari altri minerali. Il sito, come i numerosi altri vulcani della zona è il risultato dell’allontanamento della placca araba dalla placca africana con la creazione in prospettiva di un nuovo fondale marino in estensione dal Mar Rosso. Nella lingua afar, “Dallol” significa “disciolto”, in riferimento alle molte sorgenti acide che spesso diventano trappole mortali per animali e uomini. Storia L’ultima eruzione, di tipo freatica, del vulcano 16 www.newentry.eu
risale al 1925. Il vulcano è stato per lungo tempo poco frequentato, al contrario dell’Erta Ale, solo pochi vulcanologi lo avevano esplorato. La zona è stata solo nel 2001 resa oggetto di visite guidate. Una popolare trasmissione televisiva francese Ushuaïa Nature nel 2005 rese nota al grande pubblico questa regione. Già i primi colonizzatori attraversarono la regione nel XVII e XVIII secolo. Ma l’inospitalità della depressione, il calore insopportabile che vi domina e i pericoli del territorio (vasche acide, emanazione di gas tossici....) non hanno di certo favorito le spedizioni nei dintorni del cratere. Al contrario del vicino vulcano Erta Ale, che era molto più accessibile, in particolare per la sua altitudine. La regione non è ancora tutelata come parco nazionale, solo il suo isolamento lo protegge dai visitatori. Un progetto di parco è in studio. Oltre alle difficoltà insite nel territorio, la regione è stata poco visitata a causa della guerra tra Etiopia e Eritrea; ancora oggi scontri e incursioni sono frequenti e le eventuali visite turistiche sono fortemente sconsigliate. La regione è completamente disabitata. Solo la popolazione degli Afar, vive nelle vicinanze, dove si dedicano all’estrazione del sale che poi trasportano a dorso di dromedario, nei centri abitati lontani anche centinaia di chilometri dalla depressione. Il potenziale geotermico del sito non è, per il momento, sfruttato.
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ARTE / LA MOSTRA DEL MESE
“Italianissima”,mostra presso il “Musa, Museo di Salò” E’ nella stupenda Salò in provincia di Brescia al “Musa – Museo di Salò” che è ospitata la mostra “Italianissima” . Un omaggio all’arte Italiana del ‘900. La mostra curata da Giovanni Lettini, Stefano Morelli e Sara Pallavicini è realizzata in collaborazione con il Museo Novecento di Firenze. Sono incluse nel percorso espositivo oltre 80 opere di artisti di grande spessore tra cui Carrà, De Chirico, Guttuso, Maccari, Mafai, Manzù, Prampolini ed altri ancora che tutti insieme saranno capaci di trasportare il visitatore in un’atmosfera immaginifica e fantasiosa quasi a portarci oltre la realtà e ben oltre l’apparenza delle cose.
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Lo spettatore potrà dunque così effettuare un continuo dondolio tra osservazione ed estasi e volitiva determinazione senza sottrarsi ad una immersione nel concetto artistico che i pittori all’epoca misero in atto nel voler rivoluzionare la nozione stessa dell’arte allora elaborata. Principali protagonisti della mostra sono senza dubbio le opere donate al Museo Novecento di Firenze, da Alberto della Ragione, collezionista e patrocinatore d’arte che acquistò a suo tempo le opere di artisti
SPETTACOLO & ARTE
contemporanei che in questa circostanza per la prima volta sono esposte al di fuori della consueta sede fiorentina. Attraverso “Italianissima” lo spettatore potrà così anche ripercorrere gli entusiasmi ed i fermenti dell’arte italiana tra le due guerre con una riflessione dei momenti vitali relativi allo sviluppo dell’arte nazionale e internazionale del 900. Il percorso espositivo – coloratissimo e di grande impatto prevede anche alcune opere note ed “illustri” provenienti da collezione privata e presenti in mostra tra cui i famosi Concetto Spaziale di Lucio Fontana, un Achrome tra i più grandi mai realizzati da Piero Manzoni e un disegno di Alberto Savinio (fratello di Giorgio de Chirico). Vi è infine un’ultima sezione, curata da Marcello Riccioni, che offre il MuSa, in collaborazione con la Civica Raccolta del Disegno di Salò, con cui si illustra una pregevole selezione di disegni ed opere degli artisti in mostra. I disegni offrono
l’opportunità di conoscere una versione più intima e naturale della ricerca e spontanea dell’artista spesso non visibili nell’opera finita. La mostra sarà visitabile fino al 9 dicembre 2018. Ester Campese
Rubrica di Arte curata da: Ester Campese, pittrice e artista internazionale. Blog personale: https://campeyblog.wordpress.com
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SEGNI NEL TEMPO
Dal 1968 al 1985 Il Vampa era un agricoltore sessualmente perverso e violento, anche dopo l’omicidio del 1951, non soltanto nei confronti della famiglia, come quando prese a calci e colpi di pala un guardiacaccia che finì ricoverato per 26 giorni in ospedale. Pacciani, oltre a definirsi totalmente estraneo ai fatti di sangue del “mostro”, voleva dare di sé anche l’immagine dell’agnelluccio e del lavoratore della terra agricola (come lui stesso amava definirsi), cioè l’immagine della persona buona e semplice, nonostante al suo paese tutti lo conoscessero invece come un uomo assai violento, prepotente e litigioso e tanti suoi compaesani avessero molta paura di lui e ben si guardavano dal frequentarlo. L’opinione pubblica fu sostanzialmente divisa in due sulla sua colpevolezza riguardo ai delitti del Mostro di Firenze. Ciò che è biograficamente certo, al di là delle varie teorie sull’identità del killer, è che Pietro Pacciani era un personaggio alquanto particolare: bugiardo cronico, poeta e pittore autodidatta per hobby, cimentatosi in mille mestieri. La sua indole violenta si riversò negli anni sulla moglie, Angiolina Manni, una donna semi-inferma di mente (bastonata e costretta a rapporti sessuali), e sulle loro due figlie, Rosanna e Graziella, tenute segregate in casa, nutrite con cibo per cani, picchiate, violentate con falli artificiali e zucchine, costrette a visionare foto pornografiche del padre ripresosi in pose oscene; le due figlie 20 www.newentry.eu
5^ e ultima parte se ne andarono di casa non appena diventarono maggiorenni, rompendo definitivamente i rapporti con il padre, e poco dopo aver lasciato l’abitazione, lo denunciarono per stupro (accusa per cui Pacciani è stato condannato in via definitiva, restando in carcere dal 1987 al 1991). Pacciani viene arrestato con l’accusa di essere l’omicida delle otto coppie di giovani il 17 gennaio 1993. Il 19 aprile 1994, con il collegio difensivo composto dagli avvocati Piero Fioravanti e Rosario Bevacqua, inizia il processo di primo grado, presieduto dal dottor Enrico Ognibene, con l’accusa rappresentata dal sostituto procuratore Paolo Canessa (in vece di Pier Luigi Vigna, che era divenuto nel frattempo procuratore nazionale antimafia), processo che rivela anche le atroci violenze familiari commesse dal contadino (compresi i ripetuti stupri nei confronti delle sue due figlie, per i quali era già stato condannato ed aveva già scontato la pena), e che si conclude il 1º novembre 1994 con la condanna dell’imputato all’ergastolo da parte del tribunale di Firenze con l’accusa di essere il responsabile di quattordici dei sedici omicidi per cui era imputato (venne infatti ritenuto non colpevole del duplice omicidio del 1968). Il verdetto si ribalterà però quindici mesi più tardi, nel secondo grado di giudizio. Infatti, il 13 febbraio 1996 Pacciani (in carcere da 1.100 giorni), nel cui collegio difensivo si era nel frattempo aggiunto anche il famoso avvocato
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Nino Marazzita, è assolto dalla Corte d’appello di Firenze per non aver commesso il fatto e viene dunque scarcerato. Il magistrato presidente della corte d’assise d’appello, Francesco Ferri, critica aspramente l’impianto accusatorio contro Pacciani (mettendo poi, nero su bianco, tutte le critiche all’indagine in un libro); l’assoluzione viene chiesta anche dal Pubblico Ministero del processo d’appello, Piero Tony.Successivamente però, il 12 dicembre 1996, la Cassazione annulla l’assoluzione e dispone un nuovo processo d’appello, che Pacciani non potrà subire a causa della sua improvvisa morte, avvenuta il 22 febbraio 1998. Il processo d’appello a carico di Pacciani fu giudicato viziato da un errore tecnico, che non consentì di sentire e verbalizzare le testimonianze di quattro persone (i testi Alfa, Beta, Gamma e Delta), tra i quali c’era anche Lotti, che pochi mesi dopo si autoaccuserà di alcuni degli omicidi come complice di Vanni e Pacciani. Per la condanna di Pacciani in primo grado sono stati valutati vari elementi, perlopiù di valore indiziario. Intercettazioni ambientali di violenti rimproveri alla moglie Angiolina (che in sé non provavano niente, ma che indebolirono l’immagine di uomo mite e inoffensivo che Pacciani voleva dare di sé), una cartuccia per pistola (in appello poi giudicata come “priva
di valore” in un’”inchiesta inquinata”) compatibile con i bossoli trovati sui luoghi degli omicidi e rinvenuta nell’orto di Pacciani, alcuni oggetti che l’accusa ritenne appartenessero ad alcune delle vittime oltre alle testimonianze di alcune persone che lo riconobbero nei luoghi degli omicidi perlopiù in veste di guardone. Un elemento dapprima trascurato nei processi contro Pacciani fu l’insieme dei grossi movimenti di denaro sul conto bancario dell’agricoltore, cifre forse troppo cospicue all’epoca dei fatti per un semplice contadino quale lui era. I soldi di Pacciani vennero presi in considerazione, come indizio del coinvolgimento del contadino nei delitti, solo nelle inchieste successive alle condanne ai compagni di merende, quando si ipotizzò che Pacciani e i suoi compari di bevute ricevessero denaro per eseguire gli omicidi su commissione da parte di mandanti mai identificati. È pacifico che la tesi che vuole Pietro Pacciani capo-killer mercenario su commissione è incompatibile con quella del processo Pacciani del 1994, dove il contadino mugellano era considerato dalla Pubblica Accusa un serial killer solitario fin dal delitto di Signa del 1968. Solo a metà degli anni novanta, con l’arrivo a capo della Squadra mobile di Firenze di Michele Giuttari le indagini si concentrarono più dettagliatamente anche su alcuni amici di Pacciani coin-
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volti nella vicenda, ossia Mario Vanni, Giancarlo Lotti, Fernando Pucci e Giovanni Faggi (quest’ultimo assolto, in tutti e tre i gradi di giudizio, da ogni accusa riguardante gli omicidi). Un altro agricoltore della zona, tale Giorgio Rea, venne in principio sottoposto a sospetto da parte degli inquirenti, per via dell’amicizia decennale che lo legava a Pacciani, Vanni, Lotti, Pucci e Faggi, ma i sospetti caddero quasi subito nel corso di pochi giorni. A seguito dell’assoluzione di Pacciani nel processo d’appello, Angiolina Manni decise di abbandonare la casa coniugale, non volendo più avere nessun rapporto con l’uomo, tant’è che nel luglio dello stesso anno avviò anche le pratiche per la separazione dal marito. Nel dicembre del 1996 Pacciani viene rinviato a giudizio per sequestro e maltrattamenti ai danni della moglie. In particolare gli inquirenti addebitavano a Pacciani di aver aggredito la moglie nel 1992, al ritorno della stessa da un interrogatorio durante il quale la signora avrebbe rilasciato dichiarazioni compromettenti per il marito a causa del possesso di un fucile mai denunciato, anche se si trattava di un’arma che non era sicuramente quella usata per uccidere le coppiette. La reazione di Pacciani fu registrata e ascoltata in diretta dalla polizia che aveva apposto alcune microspie nella casa del contadino. Come detto, il 22 febbraio 1998, proprio alla vigilia dell’inizio del secondo processo d’appello a suo carico, Pietro Pacciani viene trovato morto nella sua abitazione di Mercatale con i pantaloni abbassati e il maglione tirato in alto fino al collo. Un esame tossicologico rivela nel sangue tracce di un farmaco antiasmatico fortemente controindicato per lui (che non soffriva di asma ed era invece affetto da una malattia cardiaca). Le circostanze sospette dell’improvvisa morte del contadino provocarono ulteriori ombre sulla vicenda che sembrava essersi avviata ad una conclusione definitiva. Pacciani infatti, dopo la sentenza di assoluzione di secondo grado, era tornato ad 22
abitare da solo nel suo casolare, dove la sera era solito barricarsi in casa, sprangando la porta e tutte le serrande, quasi avesse timore di qualcosa o di qualcuno (così come confermato dalle testimonianze dei vicini). La sera in cui i carabinieri lo trovarono morto nella sua abitazione, la porta e le finestre erano invece completamente spalancate. Le successive intercettazioni telefoniche, relative al “caso Narducci”, fecero emergere in alcuni la possibilità che Pacciani fosse stato ucciso dagli appartenenti ad una setta satanica-esoterica perché colpevole di averli traditi, magari proprio da coloro che l’avrebbero ingaggiato per i delitti. L’ipotesi che Pacciani non morì per una casualità (teoria che non ebbe poi alcun sviluppo investigativo significativo), fu criticata da coloro che ricordavano come il Vampa fosse, nel 1998, anziano (aveva 73 anni), pluriinfartuato e sicuramente poco attento alla propria salute per indole naturale. Pacciani fu sepolto nel cimitero di Mercatale in Val di Pesa. I suoi resti mortali vennero esumati il 17 luglio 2013 per essere destinati a una fossa comune. fonte Wikipedia
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Maky Ferrari quando la musica è nel sangue
ph Fabio Mancini
A 5 anni i suoi genitori la iscrissero a lezioni private di pianoforte e a 7 anni per la prima volta finì sul palco nella piazza del suo paese cantando “Il sole verrà”, celebre brano dello Zecchino d’oro. “Ero sempre in prima linea nelle recite scolastiche” racconta oggi Maria Chiara Ferrari, in arte “Maky” Ferrari, a cui naturalmente la musica è rimasta nel sangue. Era destino che finisse così, dato che il papà suona pianobar nelle balere ed è l’organista della parrocchia di Torchiarolo. “Perciò ho sempre respirato musica in casa - aggiunge - Mia madre mi raccontò che a 10 mesi cantavo e ballavo sculettando nel girello “Cane e gatto, cane e gatto...chi l’ha detto che non si può?” sempre dello Zecchino d’oro…”. Oggi, a 30 anni d’età e un lungo peregrinare fra Sud e Nord Italia, Maky Ferrari ha fatto della musica la sua vita ed il suo lavoro. Laureata in Canto Jazz e Discipline Musicali presso il Conservatorio di Lecce con la votazione di 110 e lode, alla musica ci è arrivata dopo un percorso che l’ha vista alternarsi come centrali24 www.newentry.eu
nista nei call center e come commessa in un negozio di calzature ed uno di abbigliamento. “Tutto questo, prima di capire che mi piaceva fare l’insegnante di musica”. Era destino che dovesse approdare qui ed ora eccola. Live e inediti sono il pane quotidiano di una ragazza che spopola sui social e non ha più intenzione di fermarsi. Di esperienza ne hai accumulata tantissima. Ho collaborato come esperto musicale esterno in varie scuole elementari e materne ed ho insegnato in diverse accademie private Salentine. Anche durante la mia esperienza al nord, ho insegnato in provincia di Bergamo presso le scuole elementari e materne ed attualmente sono docente in due scuole private del Veronese. Tutto ciò senza mai tralasciare la musica Live, che consideri la tua benzina. Ho iniziato facendo la gavetta nelle balere e nei matrimoni con mio padre e poi ho continuato per la mia strada creando una band tutta mia, i “Meglio Soul che male accompagnati”…che
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in seguito è diventata la Maky band con la quale porto in giro un po’ in tutta Italia la mia passione per il soul/funk. Ho un bellissimo rapporto anche con i musicisti di altre band locali con le quali spesso collaboro. Stevie Wonder, Giorgia, Aretha Franklin, Beyonce sono alcune delle voci che mi hanno ispirata e che tengo come esempio. Cos’è per te la musica? Definisco il mio rapporto con la musica prendendo in prestito dal poeta Catullo l’incipit “Odi et Amo”. E’ un rapporto conflittuale continuo, in cui a volte ha la meglio lei, a volte io. A volte mi chiede tanto, a volte sta li ad aspettarmi paziente. A volte è un braccio di ferro, a volte è un viaggio soprannaturale. Non credo a chi dice che la musica “da’ tanto e non pretende nulla”, specie in questo periodo storico musicale che gli artisti stanno vivendo di grande cambiamento, oserei chiamarlo più che altro
ph Fabio Mancini
regressione. La musica ti ha dato anche importanti riconoscimenti. Ho collaborato come corista con l’Orchestra Terra d’Otranto per le trasmissioni Rai Premio Barocco e Oscar Tv-Premio Regia televisiva in diretta dal Teatro Ariston di Sanremo; come vocalist con artisti del calibro di Giovanni Imparato, Après la classe, Roy Paci per diverse edizioni del Locomotive Jazz Festival. Ho registrato come corista per Al Bano Carrisi diversi suoi album tra cui il disco della rockstar della Grecia Giannis Ploutarxos che lo stesso ha realizzato con Al Bano. Ho collaborato come corista per Franco Simone, Jean Michel Byron (TOTO), Aida Cooper, Ricky Portera, Iskra Menarini, Nello Daniele ed Audio2. Fino ad un traguardo straordinario. In occasione del Premio Mia Martini 2009 ho ricevuto il premio speciale “Presenza Scenica”
ph Fabio Mancini www.newentry.eu 25
SPETTACOLO & ARTE
ph Cristian Montagnani con il brano “La mia inquietudine”. Nello stesso anno ho partecipato come concorrente alla trasmissione televisiva I Raccomandati su Rai 1 condotta da Pupo, esibendomi con Aleandro Baldi e Francesca Alotta. Nel 2010 sono stata semifinalista al Festival di Castrocaro Terme. Ho aperto come solista le edizioni del 2013 e del 2014 della trasmis-
ph Marco Perulli 26 www.newentry.eu
ph Fabio Mancini sione Rai Premio Barocco supportata dal coro “Arca del blues”. Nel 2015 mi sono esibita come ospite per la manifestazione “Miss Progress International 2015”. Protagonista sul palco… e nel quotidiano? Mi piace stare sempre al centro dell’attenzione, da quando ero bambina e saltavo sul divano per attirare l‘attenzione dei parenti. Per fortuna questo aspetto del mio carattere mi aiuta sul palco. Sono un pagliaccio ed un maschiaccio, tanto che all’inizio della mia carriera live prediligevo pantaloni, bretelle, cravatte e cappelli; poi ho iniziato a fare pace con il mio riflesso nello specchio, trattativa ancora in corso. Che progetti hai in pentola? Spero di finalizzare presto due inediti che bollono in pentola, uno Made in Sud e l’altro al Nord. Non ho ancora registrato il mio primo disco ma spero di poterlo fare presto. Tra dieci anni mi vedo sul palco, a tutti i costi, volente o nolente. Non fa per me la monotonia e per adesso neanche la vita familiare, mi sento ancora una ventenne. CONTATTI www.makyferrari.com www.youtube.com/user/makyferrari www.facebook.com/makyferrariofficial www.instagram.com/makyferrari
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Rubrica di cinema a cura dell’attrice e modella Stefania Visconti in collaborazione con Damiano Conchieri. Credito foto: Cesare Colognesi
LA BELLA E LA BESTIA Differenze tra il cartone Disney e il film del 2017 - Nel film Belle ed il padre Maurice vivono in una casa praticamente al centro del villaggio, mentre nel cartone animato in una piccola villa ai margini di esso e quasi in campagna. - Nel cartone animato Maurice è un inventore in grado di costruire macchinari molto complicati e quasi anacronistici con il secolo in cui la storia è ambientata, fra cui un complesso marchingegno uso semplicemente a spaccare legna da ardere (utilizzato poi da Chicco nel finale per rompere la botola esterna della cantina dove Belle e suo padre erano stati rinchiusi da Gaston) completamente assente nel film, dove invece Maurice è un semplice artista eclettico specializzato in cose più varie. - Nel cartone animato la natura omosessuale di Le Tont non è palesata, inoltre pare essere un individuo molto più abietto ed opportunista, mentre nel film lo è di meno e si rende conto della natura di Gaston, perdendo del 28 www.newentry.eu
tutto interesse nei suoi confronti e quasi stringendo amicizia con i servitori del castello tramutati in oggetti durante la scena dell’assalto sul finale, cosa che nel cartone non avviene ed il personaggio esce completamente di scena dopo la fuga degli assalitori, spaventati dal cuoco-fornello. - Nel cartone animato Gaston è solamente un cacciatore e pare molto più aitante e muscoloso che nel film, dove invece è un soldato reduce di guerra e pare meno corpulento. - Nel cartone animato lo scontro finale tra Gaston e la Bestia è molto più lungo che nel film, dove si conclude quasi subito, e differenti sono, anche se di poco, i modi in cui Gaston muore; nel film la Bestia viene ferita mortalmente da Gaston tramite un’arma da fuoco con la quale le spara a distanza per due volte ma precipita subito dopo nel vuoto a causa del cedimento della balaustra su cui si era posizionato, nel cartone invece la pugnala alla schie-
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na aggrappandosi ad essa da dietro e precipita avendo perso scioccamente l’equilibrio. - Nel film la Bestia pare avere un’indole molto più depressa ed al tempo stesso bonaria che nel cartone animato, dove invece è più irosa e meno socievole. - Maurice e la Bestia nel cartone animato non cantano. - Nel film Gaston e Le Tont si offrono di accompagnare Maurice verso il castello della Bestia, seppur non credendogli, dove durante il tragitto lo abbandoneranno, cosa che nel cartone animato non avviene, in esso Maurice viene buttato fuori di peso dalla locanda dove si reca per chiedere aiuto scambiato per pazzo dopo il suo racconto, e deciderà poi di andarci di sua iniziativa pur di salvare Belle, ammalandosi poi per il clima gelido e svenendo nella foresta, mentre nel film Gaston lo lega ad un albero dopo averlo tramortito con un pugno, arrabbiato del fatto che gli ha negato la mano di Belle. Inoltre nel film Maurice viene abbandonato nel bosco prima della scena alla locanda dove Le Tont cerca di tirare su di morale Gaston per il rigetto di Belle, anche in questa scena sopraggiunge alla fine del numero musicale ma per accusare Gaston del folle gesto, mentre nel cartone animato Maurice entrava nella locanda per chiedere aiuto e veniva pesantemente deriso. - Nel film Belle e Maurice non vengono rinchiusi in cantina da Gaston (che nel film la loro casa non ce l’ha) colpevoli di non volersi unire alla caccia alla Bestia, tuttavia solo Maurice viene chiuso nel carrozzone del manicomio (presente anche nel cartone) da cui poi riesce a liberarsi con una stratagemma e fuggire. - Nel cartone animato non è presente la scena del flashback sul passato della Bestia e di Belle, e inoltre il personaggio della fata
non compare più dopo l’introduzione iniziale. - Nel film Maurice promette a Belle di portarle una rosa (come del resto faceva anche nella fiaba originale) e viene appunto sorpreso dalla Bestia nel cortile del castello mentre cerca di coglierne una, mentre nel cartone la cosa non è mai menzionata e la Bestia sorprende Maurice all’interno del palazzo e lo imprigiona. - Nel cartone animato Gaston prepara la cerimonia per il suo matrimonio con Belle direttamente fuori dalla sua villa e tenta poi maldestramente di sedurla venendo respinto in maniera plateale, nel film invece questo non avviene e Belle si limita a cantare il brano “madame Gaston” semplicemente dopo che lo stesso la va a trovare e le chiede la mano ottenendo una risposta negativa.
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Il digiuno “…… Gesù fu condotto nel deserto per essere tentato dal diavolo. E dopo aver digiunato 40 giorni e 40 notti alla fine ebbe fame. Il tentatore gli disse: «Se sei figlio di Dio fa che queste pietre siano pane». Egli rispose: «Non di pane soltanto vivrà l’uomo»…” . Questo versetto presente nella Bibbia ci indica come l’uomo possa digiunare e continuare a vivere. La nuova moda del momento è quella della “dieta del digiuno” e, come per altri modelli di diete, anche per questo si trovano varie interpretazioni ed applicazioni. C’è chi sostiene che sia corretto applicare il digiuno in modo totalitario per almeno 24 ore, privandosi di tutto, fuorchè l’acqua; chi sostiene di aumentare l’introito calorico giornaliero per 6 giorni, in modo da astenersi dal mangiare cibo per il settimo giorno, così da compensare gli altri sei giorni con apporti di cibo superiori ed avere quindi riserva energetica a sufficienza. Altri ancora sostengono che almeno 2 giorni a settimana ci si debba alimentare solo
esclusivamente di frutta e verdura ed acqua, mentre il resto della settimana è concessa l’assunzione di tutti gli altri cibi..etc.. Alcuni sostengono che ci siano prove scientifiche in cui la teoria del digiuno porti dei miglioramenti al nostro organismo, come ad esempio: il rinforzo del sistema immunitario, basti osservare come i mussulmani abbiano un tasso di malattia più basso del nostro. Applicando il digiuno qualche scienziato afferma che si conceda in questo modo al nostro organismo la facoltà di depurarsi più a fondo, liberandosi da tossine di scarto accumulate, poiché il giorno
NEW ENTRY il Giornale della Gente
Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M. - Katia M.
Anno 24 - N°07 del 12/05/2018
Web: www.newentry.eu Email: redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu
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in cui non mangiamo i nostri organi sono meno sovraccaricati di lavoro e possono quindi “dedicarsi” allo smaltimento. Altri sostengono che anche la flora intestinale usufruisce del digiuno, poiché anche nell’intestino si riversa un cumulo di tossine da eliminare e, se per almeno 24 ore, non transita cibo lungo il tubo digerente (quindi in particolar modo nell’intestino), questo avrebbe la capacità di “ripulirsi” e la flora intestinale si “resetterebbe”. Addirittura si dice in ambito scientifico-sperimentale che sia stato osservato come la crescita tumorale nei ratti vada rallentando, solo perché si applica il digiuno, in quanto non arrivando energia alle cellule, anche quelle tumorali ne risentano, indebolendosi. Personalmente ritengo valida questa teoria e nella forma totalitaria, cioè l’astensione per almeno 24 ore dall’assunzione di ogni cibo (concessa solamente l’acqua e a volontà), ma solo dal punto di vista scientifico. Infatti non consiglio a nessuno ed in nessuna condizione clinica e patologica di applicare il digiuno poiché (come sempre) dobbiamo tener conto che fare una dieta, con l’intento di calare di peso e di sistemare determinate patologie insorte di conseguenza, non si intende solamente mangiare più correttamente e quintali di frutta e verdura, ma va tenuta in considerazione l’aspetto psicologico ed il livello di stress che
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(come ormai mi avrete sentito dire più e più volte) ci sta tormentando. Tutto vero che i nostri antenati erano cacciatori e mangiavano solo quando la caccia aveva prodotto i suoi risultati, mentre oggi non siamo più cacciatori e non facciamo nemmeno più movimento come nei tempi antichi. Però c’è da considerare il fatto che lo stress, parte integrante della nostra vita, ci fa consumare più energia; meno fisica ma mentale…ma sempre di energia si parla. Basti pensare alle nostre attività oniriche..i sogni tormentati e tumultuosi che spesso facciamo.. agli attacchi di ansia notturni; etc.. tutte manifestazioni del nostro stato d’animo, legato allo stress. Tutto ciò necessita energia, in particolar modo di zuccheri, vera fonte energetica per il nostro cervello. Con questo non voglio asserire che dobbiamo cibarci esclusivamente di zuccheri per supportare le attività cerebrali, ma voglio dire che bruciamo molte calorie proprio in virtù di un alto livello di stress. Tutti abbiamo una vita frenetica che non ci lascia respirare e spesso il cibo viene visto come valvola di sfogo ed è quindi giusto “concederci” un capriccio. Ovviamente con misura, perché una corretta alimentazione giornaliera deve comunque essere alla base di tutto e per tutti. Dott.ssa Paola Lanfranchi, Biologa Nutrizionista Dr.ssa Paola Lanfranchi BIOLOGA NUTRIZIONISTA
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Mairano: incontro preghiera con Don Beppino co’ Giovedì 31 maggio dalle ore 20:00
Dopo la prima assoluta di sabato 17 febbraio ritorna Padre Beppino Cò a Mairano. Giovedì 31 maggio dalle 20.00 ci sarà l’incontro di preghiera accompagnato dalla Celebrazione Eucaristica. Nato a Capriano del Colle, il missionario ex Laos e Senegal ora di casa a Sarzana celebrerà la sua seconda messa nel bresciano dopo moltissimi anni e c’è ancora grande attesa. Un sacerdote che richiama fedeli da tutta Italia, autore di molti libri e ascoltabile ogni ora del giorno su www.padrebeppino.it. Il programma: rosario, accoglienza e saluto ai presenti; benedizione dei sacramentali e dell’assemblea con l’acqua lustrale; Celebrazione Eucaristica; canto allo Spirito Santo con rinnovo delle promesse battesimali; adorazione e benedizione eucaristica e preghiera. In una serata dal coinvolgimento totale.
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Porzano di Leno: 26 anni di Torneo Notturno La tradizione di successo continua
E’ tutto pronto per la nuova edizione del Torneo Notturno di calcio a Porzano di Leno che festeggia l’edizione numero 26. Le basi sono le tradizionali: i più di sessanta volontari del Centro Ricreativo Porzanese, i patrocini di Comune, Provincia e Avis Provinciale, un numeroso pubblico (l’anno scorso 9.000 spettatori) arrivati da ogni dove. Sul campo in erba dell’oratorio della frazione lenese si giocherà da domenica 3 giugno alla finale di domenica 8 luglio (di mercoledì, venerdì e domenica dalle ore 21). Sedici le squadre partecipanti (a sei giocatori) divise in quattro gironi da quattro e poi dai quarti sfide dirette di sola andata fino alla fase conclusiva. Presente il Torneo giovanile con la categoria Pulcini. A tutti i donatori Avis che si presenteranno in biglietteria con la tessera sarà riservato il prezzo di 1 €. Porzano è, con orgoglio, Torneo ufficiale FIGC, con la presenza fissa della terna arbitrale AIA. I premi alle prime quattro formazioni: alla
vincitrice un b.v. di 9.000 €, mentre il montepremi totale è un b.v. 16.500 €. I trofei sono abbinati invece al miglior giocatore, portiere e capocannoniere. Una manifestazione in diretta streaming ogni sera mentre alcune serate saranno in diretta televisiva. Fiore all’occhiello è la cucina con più di 400 posti a sedere al coperto ed un menù completo (la domenica lo spiedo bresciano). In questi ultimi anni come contorno alcuni graditi ospiti: il Basket Brescia Leonessa, i bersaglieri di Roccafranca, l’amichevole del centenario dell’Unione Agricoltori, la presenza della finalista di Miss Italia, il concorso del diamante nero e altri piccoli momenti sportivi e non. Aggiornamenti costanti sulla pagina Facebook del Torneo indicanti le nuove situazioni, ospiti ed iniziative per attirare la maggiore attenzione verso questo evento che unisce ancora di più la frazione lenese con il calcio dilettantistico bresciano risaltandola agli occhi dell’intera provincia.
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TERRITORIO
Ricorderà Luca e Stefano il torneo notturno di calcio a Mezzane giunto alla 16^edizione al via dal 28 maggio Parte Lunedì 28 maggio a Mezzane di Calvisano, la 16° Edizione del torneo notturno di calcio a sei, organizzata all’interno della Parrocchia, che pone a disposizione il bellissimo campo in erba, e l’insieme degli spazi, posti in funzione grazie ad un amalgamato gruppo di giovani volonterosi. Si attende come sempre, visto la bravura dei giocatori, un folto pubblico di sportivi a tifare la propria squadra, così come lo è stato in passato. Si giocherà il Lunedì, Mercoledì e Venerdì, con le finali Lunedì 2 luglio. E’ uno dei tornei più blasonati della zona, sia per il monte premi, ma anche per il successo degli scorsi anni. Patrocinato dal Comune di Calvisano, il Trofeo è intitolato al patrono della frazione San Dionigi e sarà Memorial Luca Zanella e Stefano Ferrari, grandi e indimenticabili amici tragicamente scomparsi, che vengono ricordati con i numeri di quando giocavano. Il “ 4 e 5” ben in vista nella colorata brochure di presentazione, come sulle magliette dei tanti volontari. Ricchissimi i premi, alla squadra vincitrice un buono acquisto del valore di 5.000 euro, più buono acquisto maiale di 160 kg. e trofeo. Per il secondo premio buono acquisto del valore di 2.000 euro, più buono acquisto porchetta e trofeo. Alla terza squadra classifi42 www.newentry.eu
cata buono acquisto di 1.000 euro, più porchetta e trofeo. Alla quarta buono acquisto di euro 500, porchetta e trofeo. Non mancheranno premi per i migliori portiere, giocatore e capocannoniere. La quota iscrizione è prevista per 10 giocatori in 250 euro, più la cauzione di 100 euro. Sedici le squadre ammesse, con età minima per i giocatori di sedici anni. . Non solo calcio ma anche spettacolo, serate indimenticabile le finali che in passato hanno visto alternarsi bande musicali, fanfare dei bersaglieri, majorette, gruppi di ginnastica artistica, spettacoli pirotecnici, giochi di luce, musica con i deejay. Così come non manca un ricca gastronomia, che fa continuare la serata oltre il rettangolo di gioco. Si ripeterà anche la “Calvina Champions Cup” che vedrà giocare i ragazzi categoria Pulcini 2009 e 2010 nei giorni di Sabato 2 giugno e domenica 3 giugno. Gli organizzatori insieme ai tanti collaboratori ringraziano quanti sostengono l’iniziativa, dalla Parrocchia con l’Oratorio, i tanti sponsor, posti in evidenza nell’opuscolo, ai mezzi informativi sui giornali, alla serata in diretta con la televisione bresciana Teletutto, su facebook “Torneo Notturno Mezzane” o www.CalcioBresciano.it. Per informazioni telefonare al 339.1830262 (Michele) e-mail: torneomezzane@libero.it.
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Società
Improvvisamente l’aspro risvaglio
Improvvisamente ogni giorno si sentono tuonare le campane della legge, delle norme, della richiesta che sale alta di giustizia, improvvisamente non trascorre ora, che qualche monello non venga sospeso, allontanato, fin’anche arrestato e accompagnato in qualche comunità per minori. Improvvisamente s’è destata la bilancia della giustizia, improvvisamente qualcuno ha deciso di andarci giù duro con questi famosi per forza, con questi maledetti per vocazione, improvvisamente è guerra dichiarata ai bulli di ogni bicipite mostrato malamente, improvvisamente la somma pedagogia e l’arte dell’educare, piegano di lato e lasciano fianco e spazio alla mannaia, improvvisamente si predilige la punizione alla prevenzione, eppure la scure che Dr.ssa Paola Lanfranchi BIOLOGA NUTRIZIONISTA
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taglia carne e ossa da l’impressione di non esser la medicina, somiglia piuttosto alla malattia. Da tempo in famiglia, a scuola, in classe, in oratorio, alla fermata del pulman, al pub, non pare alberghi il quieto viver, bensì l’inquieto sopravvivere, che spesso, sempre più spesso, aiuta e facilita la formazione di in-cultura e dis-valore alla vita vissuta scopiazzando miti di cartone ed eroi dal piedistallo traballante. Improvvisamente il mondo adulto scopre l’arma del randello, della pedata nel sedere, della lavagna rovesciata sulla testa. Improvvisamente non c’è più attenzione-timore a correre il rischio di etichettare, stigmatizzare, creando il personaggio scomodo, il pezzo di edilizia scolastica. Improvvisamente la pedagogia e l’educare si sfilano dal tenzone, prediligono la clava alla costruzione di rapporti e relazioni importanti, anch’esse, come bene sanno fare gli adolescenti, delegano ad altri, quanto invece gli spetta di dovere. Quando si è di fronte alla sofferenza, al dolore, alle assenze, non ci sono scuse né giustificazioni che possono assolvere gli artefici di una tragedia che vede sistematicamente coinvolti gli innocenti, eppure è questo improvviso impazzimento alla condanna senza appello, che rende perplessi, quasi annichiliti. Improvvisamente appunto, come a voler significare che fino a ieri, abbiamo scherzato, che
Società
fino ad oggi, qualcuno è stato così disattento da non accorgersi del disfacimento e scollamento tra chi conduce e chi segue, tra chi dovrebbe esser esempio autorevole da insegnare il valore del rispetto per se stesso e per gli altri. Improvvisamente si sente la necessità di “liberare la libertà” di ognuno e di ciascuno, di troncare l’asfissia cui è costretto il solito innocente, non più con la cura e l’attenzione che predilige la manutenzione ordinaria delle parole, della propria testimonianza e storia. Improvvisamente la mazza detta i tempi per risolvere il disagio relazionale che non è casuale, non è ospite inaspettato di quanto nel presente ci urta e disturba, è ciò da noi fatto debordare dalla nostra indifferenza, dalla nostra incapacità a trovare tempo e pazienza per ascoltare e soprattutto rimanere sul pezzo dell’intransigenza a quel famoso e importante valore nel Dna di un no, rispetto ai troppi e inconcludenti sì.
Come si può pensare di garantire tranquillità scolastica e sociale, ricorrendo improvvisamente alle brutte, dimenticando le tante e troppe volte in cui le diatribe le risolvevano la mera trasmissione delle nozioni, a scapito di una passione, di un ideale, di un po’ di intuizione e creatività. Improvvisamente ora è guerra a tutti quei pezzetti di noi stessi che abbiamo sparpagliato intorno con altrettanta somma indifferenza. Mi permetto di ricordare che l’improvvisare rigore e severità non rieduca nessuno, anzi, se fai il “bravo” è solo perché sei diventato un po’ più cinico. Una buona scuola, una famiglia dai valori consolidati non agiscono mai improvvisamente, bensì attraverso quell’autorevolezza che insegna a tirare fuori il meglio, insieme, nel rispetto delle regole, e non soltanto dei numeri per quanta musicalità posseggano. Vincenzo Andraous
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RIFLESSIONI
Papaveri
Allegri segnali che sta arrivando l’estate Fino a qualche anno fa, prima che di fronte a casa mia costruissero un villaggio di case, dalle mie finestre vedevo un grande campo che, in questo periodo, si infiammava meravigliosamente di rosso fuoco: fiorivano i papaveri. Ora per vedere queste distese cammino lungo le rive del Chiese, dove in questi giorni sono infatti sbocciati i primi papaveri, alcuni come questi a ridosso di una parete sassosa, altri a macchie nei prati. Fiori dunque forti, che spuntano, come del resto molte altre specie, anche in condizioni difficili, spesso in mezzo all’asfalto o al cemento, quasi volessero dimostrare che con tanta forza di volontà si può fare ciò che razionalmente sembra impossibile. Metafora che può benissimo essere valida anche per le persone! Campi e rive che si colorano del rosso dei papaveri sono allegri segnali che sta arrivando l’estate. Nel volgere infatti di pochi giorni rinverdiscono cespugli, distese d’erba, sbocciano fiori di molti tipi, creando giochi di tonalità delicate o più accese: dal bianco, al rosa, al fucsia, al giallo
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e al rosso. Nei dintorni di Montichiari per fortuna c’è ancora molta campagna e ad ogni primavera-estate è una fortuna poterla ammirare e, pur a ridosso di case e stabilimenti, è rigenerante lasciar spaziare lo sguardo in tanta natura. Sentieri sterrati e piste ciclabili che dal centro portano alle frazioni e ai paesi limitrofi invitano ad uscire per passeggiate all’aria aperta, semplici attività salutari per il corpo e per la mente. Ornella Olfi
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Elisa Fainello Graziana Interdonato due influencer del Make-Up Il trucco – inteso come Make-Up – è il motore della loro amicizia e il mondo nel quale sguazzano dalla mattina alla sera. Se volete un consiglio o siete alla scoperta delle nuove tendenze, qui si va sul sicuro. Elisa Fainello e Graziana Interdonato sono due fashion blogger Make-up-artist appassionate di moda e bellezza femminile. Essere all’avanguardia è la loro parola d’ordine. Da anni si occupano della bellezza di ogni donna lavorando in occasione di shooting, sfilate, videoclip e wedding. La routine del negozio non fa al caso loro. Starsene confinate nella loro Verona non è il modo che hanno scelto per vivere la cosmesi. Dalla passione per il make-up 48 www.newentry.eu
femminile è scaturita la voglia di andare oltre la solita offerta, “di voler dare alle nostre clienti e ai nostri followers una panoramica di bellezza a 360 gradi”. Ed è così che Elisa e Graziana, oltre a spopolare sui social con migliaia di fedelissimi seguaci, in giro per il mondo hanno iniziato ad andarci per davvero. Così, a marzo sono state in Cina per apprendere i segreti della cultura cosmetica asiatica. Si sono specializzate nell’inseguire e nell’immortalare le mode, oltre che nell’offrire al pubblico italiano anticipazioni di stile e di tendenza nel settore del trucco. Ma il viaggio asiatico non è stato il solo. In aprile, hanno vissuto le emozioni delle sfilate della
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Barcelona Bridal Fashion Week. L’estate è alle porte e le loro “corse” non sono finite. Tutt’altro. “Tante esperienze di moda ci attendono e noi non vediamo l’ora di viverle! Parteciperemo a fashion week, shooting, concorsi di bellezza ed avremo ovviamente da seguire le nostre clienti private per i loro make-up importanti”. Che altro dire di loro? Elisa Fainello, 29 anni e una splendida casa nel centro di Verona, è a tutti gli effetti una make-up artist freelance che ha fatto coincidere il proprio mestiere al proprio hobby. “Mi ritengo una donna determinata e tosta. Non mollo mai e non mi faccio comandare da nessuno”. E poi c’è Graziana Interdonato. Fantasiosa, colorata, determinata. Fin da piccola con la “fissa” del concept della bellezza. I primi passi in importanti store del centro storico di Verona sono il preludio alla decisione di investire forze e coraggio sul make-up. Il resto lo ha fatto il destino, che ha fatto sì che Elisa
e Graziana iniziassero a conoscersi e a collaborare insieme. Pur mantenendo la loro vita lavorativa separata, sono una coppia professionale ormai inseparabile. “Nel nostro mondo, la differenza la fa essere sempre aggiornate su tutte le ultime novità, saper proporre alle clienti look all’avanguardia, arrivare a fine giornata sapendo di aver regalato un sorriso – raccontano – queste sono le gratificazioni più belle”. La scoperta di culture, luoghi, terre e profumi ha spalancato loro la possibilità di capire il mondo del trucco visto da infinite altre prospettive. Ultime in ordine di tempo, Cina e Spagna. L’esperienza vissuta in Oriente ha permesso loro di visionare in anteprima le collezioni cosmetiche 2019/20, soprattutto di case asiatiche. “E qui abbiamo scoperto che la cultura della cura del viso è molto accentuata rispetto alla cultura occidentale – raccontano - infatti proprio per questo i prodotti che saranno in commercio nel
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2019/20 avranno un SPF molto alto, arrivando fino al SPF50+. Questo farà si che il viso sarà ancora più protetto dai raggi solari”. Notizie che, per gli addetti e le addette ai lavori rappresentano autentiche chicche. “L’esperienza vissuta alla Bridal Barcellona Fashion Show ci ha permesso di scoprire le nuove tendenze sposa 2019. Abbiamo constatato che la sposa sarà sempre più destrutturata e semplice; i trucchi
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sposa saranno sempre più luminosi e freschi, per mettere in risalto la vera bellezza della persona”. Autentici corsi di formazione privilegiati che pure non scalfiscono la convinzione che la conoscenza diretta della persona possa ancora fare la differenza. “Infatti, entrambe amiamo il rapporto umano. È per questo che adoriamo lavorare con le future spose o comunque con donne “normali”, ragazze della porta accanto.
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Dovreste vedere la gioia e lo stupore quando si guardano allo specchio dopo aver concluso
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RIFLESSIONI
Restèl (cancello)
Allegri segnali che sta arrivando l’estate Parlando con una coppia di amici del dialetto, di come si è trasformato negli anni, italianizzandosi purtroppo sempre di più, abbiamo ricordato sorridendo alcuni termini dialettali ormai in disuso. È rimasto impresso a lei, qualche anno fa, leggendo un testo, il termine “restèl” (cancello), che da moltissimo tempo non si sente più nel parlato quotidiano; ormai si dice infatti “cancèl”. È bastata questa vecchia parola per riportare a galla tanti ricordi d’infanzia. Viveva in casa con noi la nonna paterna, nata alla fine del 1800, in una famiglia di modeste condizioni che, come molte dell’epoca, mandava a scuola i bambini mediamente un tre o quattro anni soltanto, troppo pochi per imparare bene l’italiano. Il dialetto per la nonna era dunque la lingua meglio conosciuta e formato da termini così datati che neppure la mamma li usava più normalmente. Uno di questi era proprio “restèl” e, abitando noi in una casa con il cancello, praticamente ogni giorno la nonna nominava questa parola. Restèl è anche l’attrezzo con cui si raccolgono le foglie trascinandolo sul terreno e forse, essendo una volta molti cancelli fatti rusticamente con bastoni di legno che si trascinavano per chiuderli, c’era un’attinenza fra i due termini. Alcuni altri termini simpatici del vocabolario della nonna erano: pirù (forchetta), söbre (ciabatte), cucagnì (crocchia dei capelli), schida (avanzo di sapone o riga nei capelli, l’otomana (divano)…Termini che a quasi tutti noi suonano proprio strani e divertenti: questo dimostra che il dialetto è davvero una lingua che cambia seguendo il cambiamento dei tempi, ma rimane una lingua che racchiude un patrimonio popolare di vita, di saggezza, di ironia, di fantasia e di concretezza e fede. Non dobbiamo quindi dimenticare il nostro dialetto né, peggio ancora, come succedeva fino a qualche anno fa, considerarlo una lingua di serie b e altrettanto inferiore chi lo parlava. Il mio “restèl”,
pur avendo cambiato colore ( da verde a marrone), è rimasto quello di tanti anni fa, con la differenza che allora di giorno era sempre aperto, per agevolare i clienti di mio papà che venivano dalla mamma ad ordinare materiali edili, che trasportava mio papà col motocarro. Pochi avevano il telefono in casa e nessuno ancora i cellulari. Da molti anni invece rimane chiuso, per ovvie ragioni di sicurezza e prima di aprire a chiunque suoni il campanello stiamo molto attenti. Come per i termini linguistici, anche le nostre abitudini sono parecchio cambiate, adeguandosi all’evolversi della vita di un paese, ormai città, nel positivo e nel negativo. Ornella Olfi Il nostro giornale: una grande finestra per osservare e comprendere meglio il nostro tempo. Consultabile ovunque.
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Gianluca Boffetti
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RIDIAMOCI SOPRA
“Giulio, ho visto che hanno pubblicato la tua inserzione sul giornale: ‘Fannullone sporco e ignorante cerca top model molto ricca’ “. Giulio: “Speriamo che apprezzi la sincerità”. Una trentina di fedeli si recano da un prete in odore di santità per farsi battezzare. Una volta arrivati, il prete comincia la cerimonia facendo il segno della croce al primo fedele e immergendogli la testa nell’acqua santa contenuta in una vasca battesimale di marmo pregiatissimo. Dopodiché il prete chiede al fedele: “Hai visto Gesù?” e il fedele gli dà una risposta affermativa. Continuando con la stessa procedura il sacerdote arriva all’ultimo credente e ponendogli la stessa domanda sulla visione di Gesù, il fedele gli risponde negativamente. Allora il prete lo immerge nuovamente ottenendo come prima una risposta negativa. Allorché dopo ripetute immersioni il fedele si rivolge al prete scocciato dicendogli: “Padre, ma è sicuro di averlo smarrito qua sotto?”. Perché gli uomini dimostrano ogni giorno di non sapere che la velocità della luce è superiore a quella del suono? Perché la maggior parte degli uomini hanno l’aria brillante fino a che non aprono la bocca. Dopo l’immacolata concezione la Madonna dice a S. Giuseppe: “Caro, aspetto un bambino...”. E S. Giuseppe battendosi una mano sulla fronte: “Cristo!”. “Ah, ma allora lo sai già...”. Quando un tedesco non sa una cosa... LA IMPARA. Quando un americano non sa una cosa... PAGA PER SAPERLA. Quando un inglese non sa una cosa... CI SCOMMETTE SOPRA. Quando un francese non sa una cosa... FA FINTA DI SAPERLA. Quando uno spagnolo non sa una cosa... CHIEDE CHE GLI SIA SPIEGATA. Quando un greco non sa una cosa... TI SFIDA A CHI HA RAGIONE. Quando un irlandese non sa una cosa... CI BEVE 56 www.newentry.eu
SOPRA. Quando uno svizzero non sa una cosa... CI STUDIA SOPRA. Quando un italiano non sa una cosa... LA INSEGNA! Esami di medicina: “Il paziente si è fratturato un femore e zoppica; tu cosa faresti?”. Lo studente: “Zoppicherei anch’io”. Due matti si incontrano fuori dall’ufficio postale. Uno fa all’altro “Gino, ma che ci fai tu qui...” e Gino: “Sai, visto che nessuno mi scrive mai, il mio dottore mi ha consigliato di spedire una lettera a me stesso... e così ho fatto”. “Ma cosa ti sei scritto?” domanda l’altro. E Gino: “E come faccio a saperlo?!? Deve ancora arrivarmi!”. Un motociclista sta correndo su una strada di campagna. A un certo punto un uccellino gli attraversa la strada e lui non può fare a meno di colpirlo, sia pure di striscio, con la visiera del casco. Un po’ per lo spavento, un po’ per la pena, si ferma e raccatta l’animale, che si sta contorcendo sull’asfalto, più intontito che ferito. L’uomo si porta a casa l’uccellino, lo medica, lo mette dentro una gabbia e gli mette a portata di becco acqua e cibo. Poi se ne va. Dopo un po’ la bestiola riprende del tutto i sensi, si guarda intorno, si vede imprigionato tra le sbarre della gabbia e si dispera: “Oh cacchio, sta a vedere che ho ammazzato il motociclista!”. Al manicomio. Un matto sta portando a passeggio un dentifricio legato a una corda. Due guardie parlano fra loro: “Guarda, quello crede di portare a spasso un cagnolino” e così dicendo uno di loro si china sullo spazzolino e dice: “Bello, Fuffi, come stai?”. E il matto: “Ma non lo vede che è un dentifricio?” e poco dopo rivolgendosi al dentifricio: “Hai visto, anche stavolta l’abbiamo fregato!”. “Ma hai visto che black-out stanotte?”. “No, non ho visto niente. Stanotte è mancata la luce!”.
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RIFLESSIONI
Perchè gridiamo?
Non lasciate che i vostri cuori si allontanino Un giorno, un pensatore indiano fece la seguente domanda ai suoi discepoli: “Perché le persone gridano quando sono arrabbiate?” “Gridano perché perdono la calma” rispose uno di loro. “Ma perché gridare se la persona sta al suo lato?” disse nuovamente il pensatore. “Bene, gridiamo perché desideriamo che l’altra persona ci ascolti” replicò un altro discepolo. E il maestro tornò a domandare: “Allora non è possibile parlargli a voce bassa?” Varie altre risposte furono date ma nessuna convinse il pensatore. Allora egli esclamò: ”Voi sapete perché si grida contro un’altra persona quando si è arrabbiati? Il fatto è che quando due persone sono arrabbiate i loro cuori si allontanano molto. Per coprire questa distanza bisogna gridare per potersi ascoltare. Quanto più arrabbiati sono tanto più forte dovranno gridare per sentirsi l’uno con l’altro. D’altra parte, che succede quando due persone sono innamorate? Loro non gridano, parlano soavemente. E perché? Perché i loro
cuori sono molto vicini. La distanza tra loro è piccola. A volte sono talmente vicini i loro cuori che neanche parlano, solamente sussurrano. E quando l’amore è più intenso non è necessario nemmeno sussurrare, basta guardarsi. I loro cuori si intendono. E’ questo che accade quando due persone che si amano si avvicinano.” Infine il pensatore concluse dicendo: “Quando voi discuterete non lasciate che i vostri cuori si allontanino, non dite parole che li possano distanziare di più, perché arriverà un giorno in cui la distanza sarà tanta che non incontreranno mai più la strada per tornare.” Mahatma Gandhi Un grazie a Nonna Grazia per il testo
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