Anno 24 - N°06 del 24/04/2018 - www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO Il Giornale della Gente
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za e si basa sull’utilizzo di un laser a DIODO per un’alta penetrazione nei tessuti, pertanto un’azione antimicrobica profonda è un’azione più stimolante dei tessuti nell’ambito della rigenerazione. 3. È una tecnica sicura e predicibile seguendo il lineare protocollo di utilizzo. 4. Agisce su tutti i batteri grazie all’innovativa soluzione bio stimolante. 5. È semplice da utilizzare, essendo provvisto di programmi clinici preimpostati per il trattamento di: perimplantite, rigenerazione, decontaminazione parodontale, biostimolazione dei tessuti, mucositi, ascessi, gengiviti, detossificazione prima di un intervento di chirurgia tradizionale, azione antimicrobica post asportazione di cisti. Inoltre grazie a materiali certificati di altissima qualità , eseguiamo check-up completi e studiamo eventuali soluzioni personalizzate per ogni esigenza. Per le cure mediche effettuiamo i finanziamenti a tasso 0%, direttamente in studio secondo le vostre esigenze. La visita da noi è gratuita e se necessita anche la radiografia panoramica. SIAMO SEMPRE APERTI ANCHE IN AGOSTO! Contatti: Poliambulatori San Flaviano Via Garibaldi 35 25020 Pralboino BS Tel. 030/954.649 www.poliambulatorisanflaviano.it
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Editoriale
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Casalromano (Mn): 30° Raduno Nazionale Fans Nomadi Emozioni da brividi vissuti con il cuore in mano Sono sincero: i Nomadi mi sono sempre piaciuti già dai tempi dell’adolescenza ed alcune canzoni hanno segnato momenti particolari della mia vita. Sarà che al mio primo concerto dei Nomadi a Novellara ho conosciuto mia moglie, sarà che i testi delle loro canzoni (in particolare “Stella d’Oriente”) hanno scandito gli anni di fidanzamento, sta di fatto che a distanza di quasi sedici anni, siamo tornati, da sposati, a Casalromano (Mn) per vivere e perchè no, rivivere quei momenti spensierati di allora con la maturità di oggi. L’aria che si respira è piacevole, ci sono persone di ogni età: donne, bambini, uomini e anziani nonostante la band negli anni ha cam-
biato più volte alcuni dei suoi componenti. Ma le vibrazioni, le sensazioni delle loro canzoni sono rimaste le stesse, capaci di rapirti in un vortice di emozioni... E già dalla prima canzone gli occhi brillano di fronte alla canzone dal titolo “Nomadi” contenuta nell’ultimo album e dedicata a quella splendida persona chiamata Emiliano Mondonico. Le canzoni scorrono velocemente, i testi ti penetrano dentro lasciandoti gioia, rilfessioni sul nostro vivere, valori quali l’amicizia, la pace, la libertà... Canzoni come “Auschwitz”, “La canzone del Bambino nel vento”, “Canzone per un’amica”, “Gli Aironi neri”, “Il vecchio e il bambino”, “Dio
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è morto”, “Noi non ci saremo” fino alle più recenti “Ti sento vivere”, “Terra di Nessuno”, “Io ci credo ancora” ti lasciano con il fiato sospeso, ti trasportano in un’altra dimensione dove hai l’opportunità di ascoltare il tuo cuore, la tua anima... estasi pura, vera, quella sana che fa bene alla vita. Bravissimo il nuovo componente e cantante Yuri, sia il timbro di voce che le movenze sul palco ricordano Augusto mantendo così la linea intrapresa da questa band da ormai 55 anni, la seconda più longeva dietro solo ai Rolling Stone. Per raccontare la storia dei Nomadi servirebbero pagine e pagine, mi limito a dire che il concerto è stato memorabile ed ha arricchito i presenti di preziose gemme di vita da portaresempre dentro di noi. Concludo con un doveroso ringraziamento agli organizzatori, coordinati dal direttore artistico Riccardo Angolini per il costante impegno nel realizzare un evento di simile portata. I presenti allo spettacolo sono sicuramente rientrati con Casalromano nel cuore e con i Nomadi nell’anima. Gianluca Boffetti
Editoriale “Il vecchio e il bambino” live a Casalromano (Mantova)
“Ti porto a vivere” live a Casalromano (Mantova)
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SPECIALE
Lettera al Direttore Carissimo Gianluca, ti vedo passare, correre, mente zuppa di pensieri, di mille e mille cose da far combaciare, rincorrere, mettere in relazione. Io accanto,in corsa, ciascuno verso il proprio destino; a profusione i volti che vestono le vie, immersi, solitari, sfuggenti. Nel tramestio di giorni uguali e diversi sovvengono emozioni tanto celeri da generare armonie limpide e contorte, esigenti. Meriggio ventoso porta riflessione, grembo maturo entro cui chinare il capo. Vien per celia o per dispetto da pensare al “dopo di noi” per coloro che colti da fragilità si trovano, nel tempo, a doversi imbattere e scontrarsi coi cavilli di leggi contorte. Tanto si parla d’inclusione, molteplici i progetti, a livello locale e nazionale, mirati all’autonomia ed al benessere del disabile. Nel cuore, sento, amarezza e tedio, pensiero che muta forma e colore, si fa disattento, sfuggente, lacerante. Come genitori si cerca di “costruire ponti”, di dare un accenno alla via, di scegliere, sondare, appurare, considerare, valorizzare.
Ad un certo punto, ti ritrovi, faccia a faccia con te stesso, a rimirare l’ombra tua farsi fitta nello specchio della memoria; riassapori passi, incertezze, gioie, conquiste, solitudini, tenerezze, dolori aspri. WA bruciapelo ti chiedi se la vita, la stessa in cui hai creduto e confidato, per la quale ti sei battuta a denti stretti, dovesse, in un certo momento, per un motivo sconosciuto, avere risvolti repentini, eccentrici, come folgore colpire al petto quale il senso dell’andare? Il viaggio come scopo, il cammino come meta, sempre andare, sino alla fine, sin dove la luce nasce, sin dove l’ombra depone l’ascia. E se, mi chiedo, con orrore, sorella morte, dovesse bussare alle botole del nostro mondo,chiedendo il sacrificio e l’offerta dell’amata quale lo stupore, spavento, orrore nel guardare oltre la linea che separa il nostro mondo dall’eterno? Dopo la rabbia, l’urlo, il grido di certo silenzio fondo, tanto fondo da destare sospetto. In quel silenzio, forse, di certo, la luce della fede, convinzione che nulla è perduto, ha solo cambiato forma e sostanza. Basta, forse, voltare lo sguardo per rivedere occhi di cielo? Basta tendere la mano per risentirne il calore? Inseguirne la linea della nuca? E se tutte queste parole fossero solo parole, sembianza, sostanza nulla, tremore? E se ancora una volta, la vita stupendo volesse metterci alla prova, delineare confini indistinti e sfumati entro i quali, a ciascuno, necessariamente, è richiesto di cercare la via? ISORELLA (BS) Ed ancora: “Quale sorte toccherà mai a coloro che REMEDELLO (BS) P.zza Bonsignori,25 Via Vittorio Emanuele, 6 chiamati non seppero rispondere?”. Tel. 030 99 58 364 Tel. 030 99 53 902 Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
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VenerdĂŹ 27 aprile 2018 ore 20.30
RIFLESSIONI
PRIMAÉRA STAGIÙ DE l’AMUR PRIMAVERA STAGIONE DEGLI AMORI La primavera è la stagione del risveglio della natura, e con essa anche del risveglio dei sensi delle persone, soprattutto dei giovani, che favorisce la nascita di nuovi amori. Una volta, fra le tante simpatiche tradizioni dedicate ai nuovi amori c’era “cioca mars”: ragazzi del paese, dall’alto dei nostri colli, nel silenzio della sera, facendo baccano con vari oggetti urlavano nomi di ragazze non fidanzate, le pöte ( zitelle) e cantando la filastrocca Cioca Mars, richiamavano la loro attenzione di ragazze, cercando di accoppiarle con altrettanti ragazzi ancora liberi. Spesso però erano “accoppiamenti” impossibili e molto ironici. In tempi in cui le ragazze non avevano libertà di uscire da sole, se non poche ore di giorno, magari accompagnate da fratellini e sorelline, la fantasia non mancava, per fortuna, per sopperire a divieti e tabù in fatto di amore e di sesso. Perciò le ragazze erano abili ad inventarsi, complice la bella stagione, vari pretesti per qualche uscita. Occasioni per conoscersi, scambiarsi occhiate furtive, brevi incontri segreti, con la complicità di qualche “palo”, di qualche luogo che non destasse sospetto o angoli più o meno bui. D’altronde per i primi incontri romantici dovevano spesso bastare solo pochi minuti. Quando la cotta diventava qualcosa di più serio, per frequentare ufficialmente l’innamorata, il ragazzo doveva andare in casa di lei “a morose”, chiedendo il permesso ai genitori, che prima di dare il loro consenso si informavano sulla buona reputazione del pretendente. Le classiche sere di morose erano il martedì, il 08 www.newentry.eu
giovedì, il sabato e la domenica pomeriggio. Le altre sere le ragazze ricamavano con amore biancheria per il corredo, sognando la futura vita matrimoniale. Sotto il rigido controllo della mamma di lei, i morosi “ i sa parlàa”, ma non solo: trovavano modo e tempo per scambiarsi baci e abbracci, “dè sfrüs”, tanto che, in tempi in cui i contraccettivi erano praticamente sconosciuti, molte ragazze, anche giovanissime, si sposavano in fretta e furia perché in dolce attesa. La famiglia cercava di tenere nascoste queste gravidanze, vissute con disonore, fingendo poi che nascessero neonati ”settimini”. In genere si cominciava da ragazzini a “fa muruse” e i fidanzati desideravano sposarsi altrettanto presto, all’incirca intorno ai vent’anni, per vivere in libertà
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il loro amore e formarsi una famiglia, scegliendo di solito i mesi primaverili o d’inizio autunno. Purtroppo questa sospirata libertà, se la coppia andava a vivere “in famiglia” ( quasi sempre quella di lui) era più limitata di quanto i neo sposi immaginassero e la convivenza tra suocera e nuora era in molti casi fonte di pianti, battibecchi e sottomissione forzata da parte della nuora. Per fortuna da molto tempo questa usanza è scomparsa e ogni nuova coppia va a vivere da sola. Man mano nel corso degli anni sono diminuiti i matrimoni celebrati in Chiesa, perchè molte coppie preferiscono unirsi solo in Comune. L’età degli sposi si è notevolmente alzata, per molti motivi, ma l’età più matura non dà purtroppo certezza di matrimonio duraturo e felice. Forse la troppa libertà, sia per gli uo-
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mini che per le donne, ha già soddisfatto ogni attesa, ogni emozione, ha tolto l’entusiasmo di scoprirsi, di amalgamare i propri caratteri con la spensieratezza e l’entusiasmo che, più si è giovani, più si affrontano con leggerezza. Molte coppie, inoltre, decidono invece di convivere, posticipando il matrimonio dopo la nascita dei figli o non programmando proprio un’eventuale data di matrimonio. “I murus”, ora spesso si definiscono solo “amici” e i conviventi si chiamano “compagni”. Quello che non dovrebbe mai mancare, definizioni a parte, dovrebbe essere la voglia di sentirsi sempre un po’ “murus”, per riuscire a superare piccole e grandi difficoltà che inevitabilmente si incontrano nel quotidiano, con un pizzico della spensieratezza di allora. Ornella Olfi
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Egitto: Piramide di Cheope
La Piramide di Cheope, conosciuta anche come Grande Piramide di Giza o Piramide di Khufu, è la più antica e la più grande delle tre piramidi principali della necropoli di Giza, confinante con quello che oggi è El Giza, in Egitto. È la più antica delle sette meraviglie del mondo antico e l’unica a rimanere in gran parte intatta. Gli egittologi ritengono che la piramide sia stata costruita come tomba per il faraone Khufu (Cheope in Greco), IV dinastia, per un periodo dai 10 ai 20 anni, concludendosi attorno al 2560 a.C. Secondo alcuni fu realizzata dall’architetto reale Hemiunu.Inizialmente alta 146,6 metri, per oltre 3800 anni la Grande Piramide è stata la più alta struttura artificiale del mondo, fino a quando,, intorno al 1300 d.C., fu alzata la guglia centrale della cattedrale di Lincoln, in Inghilterra. In origine, la Grande Piramide era coperta da un rivestimento in pietra che formava una superficie esterna liscia; ciò che si vede oggi è la struttura di base sottostante. Alcune delle pietre del rivestimento che un tempo ricoprivano la struttura sono ancora visibili attorno alla base. Ci sono state diverse teorie scientifiche e alternative circa le tecniche di costruzione della Grande Piramide. Le ipotesi di costruzione più accreditate si basano sull’idea che la piramide sia stata edificata spostando da una cava enormi blocchi che una volta trascinati siano 10 www.newentry.eu
stati sollevati e posti in posizione. All’interno della Grande Piramide sono state scoperte tre camere. La camera più bassa, o camera ipogea, è scolpita nella roccia su cui la piramide è stata costruita ed è incompiuta. Le cosiddette Camera della Regina e Camera del Re si trovano più in alto, all’interno della struttura piramidale. Il complesso piramidale comprendeva due templi mortuari in onore di Cheope (uno vicino alla piramide e uno vicino al Nilo), tre piramidi più piccole, dette secondarie, per le regine di Cheope, una ancor più piccola piramide satellite o cultuale, una strada rialzata, detta rampa processionale, che collega i due templi e piccole tombe mastaba per i nobili che circondano la piramide. All’interno non è stato trovato il feretro né il corredo funerario; ciò non sorprende, perché quasi tutte le sepolture reali dell’antico Egitto sono state saccheggiate dai violatori di tombe già nell’antichità, tuttavia questo fatto, unito alla mancanza di decorazioni o geroglifici dei vani interni e alle notevoli dimensioni dell’opera, ha fatto nascere un buon numero di teorie e leggende – non accreditate dalla comunità scientifica archeologica – sul fatto che le piramidi non fossero vere tombe. L’accesso alla piramide è ristretto a un massimo di 100 persone, in mattinata e nel pomeriggio, ed è vietato fare fotografie all’interno.
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RECENSIONE DEL LIBRO UN BATTITO D’ALI
di Sveva Casati Modignani Edizione MONDADORI
È un romanzo breve ma decisamente intenso “Un battito d’ali” di Sveva Casati Modignani. Altamente autobiografico, rivela in maniera romantica, delicata, velatamente e leggermente malinconica, oltre che decisa e determinata, una gran fetta di vita sia personale sia professionale della grandissima scrittrice, amata dalle donne italiane (e non solo!). In particolare l’autrice ha voluto fortemente dedicare il suo romanzo al padre al quale era legata da un sentimento figliale profondo, sincero e unico. La loro era una meravigliosa unione di due anime che si sfioravano e si comprendevano con un solo semplice “battito di ciglia”, che poi con la scomparsa del genitore è diventato per amore per fantasia della Modignani “Un battito d’ali”, per parafrasare in maniera degna e puntuale il titolo dell’opera. Un’opera da leggere con estrema attenzione non solo per
NEW ENTRY il Giornale della Gente Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M. - Katia M.
Anno 24 - N°06 del 22/04/2018
Web: www.newentry.eu Email: redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu
Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172 12 www.newentry.eu
la sua squisita qualità letteraria o per un sentimento di naturale curiosità nei confronti delle varie vicissitudini che una grande artista come lei ha dovuto inevitabilmente vivere e inesorabilmente provare sulla sua pelle agli inizi della sua carriera nel mondo lavorati-
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IL PUNTO DI LAURA
vo, editoria e giornalistico in primis, ma anche per scorgere tra le pagine quella forma di accecante speranza e d’ineluttabile determinazione utili a chi ha deciso d’intraprendere, seppur in maniera nettamente minore, le sue orme, lavorando, o volendo lavorare nel mondo della comunicazione a 360°. Commento Lo ammetto: mi sono profondamente commossa fin dalla prima lettura di questo splendido gioiello letterario, sostanzialmente per due motivi: il primo è per il fatto che – come l’autrice – possiedo un rapporto davvero speciale con mio padre che considero a buona ragione un “piccolo grande eroe” perché grazie al sudore della sua fronte, alla sua forza caratteriale, alla sua determinazione al suo immenso cuore, non ha mai fatto mancare nulla ne in termini economici ne in termini affettivi e sentimentali a me a mia madre, che ritiene la cose più importanti della sua vita. Il secondo motivo è legato alla sfera più prettamente professionale e la-
vorativa, poiché io stessa lavoro da anni nel mondo della comunicazione e del giornalismo, ergo, ho trovato in alcuni punti del romanzo alcuni episodi e alcune situazioni molto simili rispetto a quelli – quelle – che ho vissuto anch’io anni fa e che – talora – vivo mio malgrado tutt’ora. Sto parlando dell’invidia da parte di colleghi che solo per il fatto di essere maschi si sentono superiori a me sul lavoro e nella vita in generale, o delle numerosissime porte in faccia che ho incontrato e che mi hanno resa sempre più forte e convinta che la scelta lavorativa fatta fosse quella giusta dal momento che chiuse queste maledette “porte” ho avuto poi l’opportunità di aprire veri e propri “portoni” che mai e poi mai avrei pensato di poter aprire. E qui si ricollega ancora lo speciale rapporto con mio padre che è stato ed è ancora oggi il mio sostenitore numero uno. Perché senza l’appoggio di chi amiamo non riusciremo mai ad essere noi stessi e a realizzarci nella nostra vita. Laura Gorini
Laura Gorini, classe 1982, addetto stampa. Ha iniziato il suo percorso lavorativo scrivendo articoli, recensioni e interviste per giornali online, testate locali e nazionali. Ha pubblicato racconti, poesie, un romanzo breve intitolato “Il sole oltre la notte” (Comedit) e l’e-book “Sporca l’ anima” (Aloha srl). Email: lauragorini82@gmail.com Credito foto: Damiano Conchieri
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Scacco matto in tre mosse
In questi giorni qualcuno ha scritto: “Penso che il carcere sia un’invenzione stupida perché non migliora ma invece peggiora i suoi abitanti, non stimola nessuna riconciliazione fra vittima e carnefice. Inoltre, dopo tanti anni di carcere scontato, la pena non ha più nulla a che vedere con il recupero sociale”. Quante volte ho scritto anch’io queste parole, quante volte ho ribadito che una pena che non si piega ad alcuna utilità e scopo non farà mai sicurezza, quante volte. Eccoci ancora qui a parlare di carcere, di galera, di sotterranei sub-urbani, di celle e morti ammazzati, di riforme inconcludenti, di urla e grida per bene silenziate. Carcere, carcere, carcere, come se la prigione fosse la soluzione a ogni sberleffo consegnato alla vita, a ogni umiliazione sgomitata alla vita, a ogni tragedia per lo più incomprensibile. Carcere e sovraffollamento che nuovamente sale come dato esponenziale, comprime ogni umanità, ribaltandone valori e principi universali, nell’inutile consuetudine delle parole deprivate di sostanza e quindi significato. Ripensando a questa sorta di terra di nessuno, dove appunto nessuno vuole guardare, mi ritorna in mente un testo teatrale che ho scritto e portato in scena qualche tempo fa: Art. 27 e vecchi merletti. Nella scena quarta il protagonista-detenuto parla del penitenziario in asfissia in maniera anche presuntuosa, affermando che la 14 www.newentry.eu
problematica devastante del sovraffollamento che rende impraticabile qualsiasi forma di sopravvivenza, figuriamoci di rieducazione, ma forse è possibile aggirarla con uno scacco matto in tre mosse. Come è dato sapere la popolazione carceraria, attualmente, s’aggira intorno alle sessantamila unità, suddivisa in tre parti quasi identiche tra detenuti stranieri, detenuti tossicodipendenti, detenuti autoctoni criminalità comune. Il restante dieci per cento è composto da detenuti organici, o un tempo facenti parte le grosse organizzazioni criminali, per lo più sottoposti al 41 bis o in regime di alta sicurezza-sorveglianza. Ebbene, siamo un paese che ogni volta viene strattonato politicamente da altri paesi, reagisce affermando che la nostra sovranità e autorevolezza ci aiuta sempre a non demordere, infatti siamo stati capaci di paralizzare le colonne di migranti in mare e terra, mettendoci d’accordo con paesi di dubbia democrazia e moralità, attraverso fiumi di danari e commesse. Abbiamo fermato l’inondazione inarrestabile di miserie umane, al prezzo di non vedere né sentire. Dunque se abbiamo nella nostra faretra sittanta autorevolezza e decisionismo, non vedo perché i tanti e troppi detenuti stranieri in carcere, e quindi non stiamo parlando di profughi tanto meno di rifugiati, né di uomini e donne e bambini in fuga dall’orrore della guerra, dalla tortura e dagli ammazzamenti, bensì di persone pregiudicate e
Società
reiteratamente incarcerate per reati contro il patrimonio, per spaccio, per violenze indicibili sulle persone. Perché non dovremmo usare quell’autorevolezza e capacità decisionale per rimandarli nel loro paese di origine a scontare le pene comminate. Abbiamo una ampia fetta di detenuti tossicodipendenti, per non parlare di quella larga parte di persone che potrebbero essere declinate tranquillamente borderline, peggio, dichiaratamente da doppia diagnosi. Sul nostro territorio da nord a sud ci sono molte comunità di servizio e terapeutiche che possono essere approntate a ricevere questi “malati” perché di persone malate si tratta, la galera non può certo assolvere al loro disagio sanitario, non solo e non tanto per smetter momentaneamente la dipendenza fisica, ma soprattutto per costruire una possibilità di rinascita dignitosa. Checché se ne dica o si tenti di far passare per buona, la dicitura del recupero e della rieducazione, rimane il fatto che il carcere non insegna né fa apprendere il valore del rispetto per se stessi e per gli altri. C’è un bacino di utenza penitenziaria che non ha come problema primario l’assoggettamento al crimine, alla dipendenza delle sostanze, bensì è soggetta a un vero e proprio disagio psichico. E siamo arrivati alla percentuale non di poco conto di popolazione autoctona, cosiddetta criminalità comune, quelli che risultano essere dati statistici alla mano, di bassa pericolosità sociale. Che però fanno così rumore da esser percepiti come i peggiori, infatti sono quelli che entrano nelle nostre per rubare, mettondo le mani nelle nostre cose più intime. Da qualche anno sono responsabile insieme ai miei colleghi nella Comunità Casa del Giovane di un nuovo laboratorio istituito per ospitare persone imputate di reati minori, in messa alla prova o in lavoro socialmente utile, che i tribunali avendo ottenuto la nostra disponibilità, mandano presso le nostre strutture per far loro svolgere quanto stabilito in sentenza, una pena risarcitoria-riparativa e dunque non ininfluente/
inconcludente. Mi chiedo quindi perché non sono indirizzati in percorsi di pubblica utilità tutti quei detenuti a non elevato indice di pericolosità, che invece sovraffollano passivamente il carcere italiano, senza nulla imparare né apprendere, l’importanza di una scelta di cambiamento effettiva, perché connotata da una revisione critica del proprio vissuto. Insomma cambiano cordata i partiti, nascono nuovi movimenti, così che le idee e gli ideali sommandosi e detraendosi rimangono progetti impolverati dall’incuria intellettuale. Praticamente è storia vecchia: tutto cambia per rimanere esattamente come è. Qualcuno potrebbe licenziare quanto fin qui detto, stabilendo che è una proposta esageratamente ambiziosa, a tal punto da rasentare l’utopia. Potrei tranquillamente obiettare che soltanto l’utopista è un illuso nella teoria e un violento nella pratica, mentre chi si s’accompagna all’utopia non confonde mai il vicolo cieco con la strada maestra. In conclusione sarà bene per ognuno e per ciascuno comprendere che la libertà non è altro che responsabilità, di conseguenza la capacità di opporre scelte consone. Infatti la libertà non è fare tutto quello che voglio come pensa normalmente un adolescente. Ecco che allora per chi si troverà a varcare un portone blindato del carcere, sarà davvero salutare che quando ritornerà in seno alla società, abbia raggiunto quella maturità, che lo porterà a pensare che forse la pena l’ha scontata, nonostante l’indicibilità di una sofferenza gratuita e non contemplata in alcun codice penale tanto meno dalla nostra Costituzione. Forse proprio adesso che i piedi sono “fuori” iniziano i conti con la propria coscienza. Se il carcere saprà aiutare ad esser uomini migliori, non costringendo le persone a sentirsi cose, oggetti, numeri, avremo una città migliore, ma soprattutto avremo una società migliore. Vincenzo Andraous www.newentry.eu 15
GUSTO A TAVOLA
Lonza di maiale al e sugo di cipolle ross di Tropea
Ingredienti per 6 persone kg. 1,5 di lonza di maiale (o carne a piacere: manzo vitello) 10 cipolle rosse di Tropea 1 bicchiere di vino rosso 1 bicchiere di farina bianca 50 grammi di burro Sale e pepe Spezie (cannella, noce moscata, paprika) erbe aromatiche (salvia e rosmarino) Preparazione ricetta
Sciogliere il burro in una casseruola capiente, mettere salvia e rosmarino. Infarinare la carne ed adagiarla nella casseruola, rosolare girandola su se stessa. Sfumare con il vino rosso e lasciare evaporare, togliere le erbe aromatiche. Tagliare a fettine le cipolle ed aggiungerle alla carne. Proseguire la cottura a fuoco basso per circa 1 ora. Controllare la carne se ha bisogno di liquido per proseguire la cottura ed eventualmente aggiungere un po’ di acqua, aggiungere le spezie e sale e pepe. Serviranno in totale circa 2 ore di cottura poi togliere la carne dalla pirofila e far rapprendere il sugo e poi frullare con un mixer. Tagliare a fettine la carne e servire con il sugo ben denso. Anna - www.cucinacreare.it
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RIDIAMOCI SOPRA
Una coppia decide di passare le ferie in una spiaggia dei Caraibi, nello stesso hotel dove passarono la luna di miele 20 anni prima. Però per problemi di lavoro, la mo- g l i e non può accompagnare subito il marito: l’avrebbe raggiunto alcuni giorni dopo. Quando l’uomo arriva, entra nella camera dell’hotel e vede che c’è un computer con l’accesso ad internet. Decide allora di inviare una e-mail a sua moglie, ma sbaglia una lettera dell’indirizzo e, senza accorgersene, lo manda ad un altro indirizzo. La e-mail viene ricevuta da una vedova che stava rientrando dal funerale di suo marito e che decide di vedere i messaggi ricevuti. Suo figlio, entrando in casa poco dopo, vede sua madre svenuta davanti al computer e sul video vede la e-mail che lei stava leggendo: “Cara sposa, sono arrivato. Tutto bene. Probabilmente ti sorprenderai di ricevere mie notizie per e-mail, ma adesso anche qui hanno il computer ed è possibile inviare messaggi alle persone care. Appena arrivato mi sono assicurato che fosse tutto a posto anche per te quando arriverai venerdi prossimo... Ho molto desiderio di rivederti e spero che il tuo viaggio sia tranquillo, come lo è stato il mio. N.B. Non portare molti vestiti, perchè qui fa un caldo infernale!” Una ragazza bellissima arriva in una stanza di un moderno albergo e, stanca, intende spogliarsi. Nel frattempo vede che alla finestra appare un ragazzo, un lavavetri, tutto impegnato nel suo lavoro. Decide di spogliarsi con fare provocante, per godersi la reazione del ragazzo. Quindi si sfila a uno a uno gli indumenti accompagnandoli con movimenti seducenti del corpo. Nessuna reazione da parte del ragazzo. Piuttosto sconcertata, anzi quasi arrabbiata va alla finestra, la apre e fa: “Beh, e allora ?”. E lui: “E allora cosa? Mai visto un lavavetri?”. 18 www.newentry.eu
Un tizio è da sempre un irriducibile ottimista, qualsiasi cosa accada lui esclama “poteva andare peggio”. Un bel giorno i suoi amici decidono di fargli uno scherzo e metterlo in condizione di non poter affermare che “poteva andare peggio”. Quindi, riuniti al bar, uno gli dice: “Hai sentito di Mario?”. Lui: “No, che è successo?”. L’amico racconta che questo Mario, di ritorno a casa, trova la moglie a letto con un altro, perde il controllo e ammazza l’amante della moglie, poi, disperato, uccide anche la moglie e quindi si impicca al lampadario dopo aver incendiato la casa. Il tizio, imperturbabile, esclama: “Beh, poteva anche andare peggio”. “MA COSA DICI!” gridano i suoi amici “come poteva succedere qualcosa peggio di questa grave tragedia!”. Sempre composto l’ottimista dice: “Se Mario fosse rientrato a casa ieri sera a letto con sua moglie c’ero IO!”.
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SEGNI NEL TEMPO
Dal 1968 al 1985 7 settembre (sabato) o 8 settembre 1985 (domenica): L’omicidio di Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot, Scopeti Jean-Michel Kraveichvili e Nadine Mauriot L’ultimo duplice delitto (quello su cui si hanno più particolari e riscontri) avviene nella campagna di San Casciano Val di Pesa, in frazione Scopeti, all’interno di una piazzola attorniata da cipressi, attigua ad un cimitero, in cui erano solite appartarsi le giovani coppie. Le vittime sono due giovani francesi, Jean-Michel Kraveichvili, musicista venticinquenne di origini georgiane, e la trentaseienne Nadine Mauriot (la vittima più anziana del mostro), titolare di un negozio di calzature, madre di due bambine piccole recentemente separata dal marito, entrambi provenienti da Audincourt, una cittadina dell’est della Francia. Le vittime sono accampate in una piccola tenda ad igloo a poca distanza dalla strada. L’omicidio è stato fatto risalire da taluni alla notte di domenica 8 settembre 1985, da altri a quella tra sabato 7 settembre e domenica 8 settembre 1985, considerazione motivata con la presenza sui cadaveri delle vittime di larve di mosca che necessitano di almeno 25 ore di tempo per svilupparsi e dalle condizioni tanatologiche dei corpi riesaminate da esperti molti anni dopo, come è scientificamente riportato da una perizia del Professor Introna e, più recentemente, da un reportage televisivo di Paolo Cochi. Altro elemento fu il fatto che Na20 www.newentry.eu
4^ parte dine Mauriot aveva avvertito i parenti in Francia che sarebbe rientrata dalla vacanza al più tardi domenica sera per riuscire ad accompagnare al primo giorno di scuola le figlie il lunedì successivo e riaprire nel contempo il negozio di sua proprietà. Una coppia che si era appartata nella piazzola del delitto nelle prime ore del pomeriggio di domenica 8 settembre 1985 riferì di aver notato la tenda delle vittime all’interno della quale sembrava esservi una persona distesa; riferirono anche di un nugolo di mosche e di cattivo odore nella zona, tanto che proprio per tali motivi i due ragazzi decisero di andarsene da quel luogo. Le modalità dell’aggressione sono simili a quelle precedentemente messe in pratica dall’omicida, eccettuato il fatto che in questo caso, le vittime non si trovavano in auto ma in una tenda piantata vicino alla propria Volkswagen Golf: il “mostro”, dopo aver reciso con un coltello il telo esterno della tenda sulla parte posteriore, si sposta verso l’ingresso della tenda e spara. Nadine muore all’istante, il giovane Jean-Michel, ferito non mortalmente, riesce ad uscire dalla tenda e a fuggire di corsa in direzione del bosco, ma viene raggiunto dall’omicida che lo finisce a coltellate e poi ne occulta il corpo, cercando di nasconderlo tra alcuni rifiuti poco distante dalla tenda. Dopo averlo estratto dalla tenda per effettuare le mutilazioni sul pube e sul seno sinistro, anche il cadavere della donna viene in qualche modo
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occultato e risistemato all’interno della tenda in modo che non sia subito visibile. Il modus operandi particolare attuato dall’omicida in quest’ultimo delitto lascia presupporre che l’assassino avesse l’intento di ritardare il più possibile la scoperta dei corpi. Un brandello del seno della ragazza viene spedito alla Procura della Repubblica di Firenze in una busta anonima con l’indirizzo composto da lettere di giornali ritagliate, indirizzato alla dottoressa Silvia Della Monica, PM incaricato delle indagini sul killer. La scoperta dei corpi avverrà lunedì nel tardo pomeriggio ad opera di un cercatore di funghi, appena due ore prima che la lettera giunga in Procura, vanificando così il possibile perfido piano dell’omicida, che probabilmente voleva annunciare agli inquirenti l’avvenuto ultimo duplice delitto attraverso la sua stessa macabra missiva. Poche settimane dopo il delitto, il 2 ottobre, giunsero in Procura tre buste anonime indirizzate ai tre sostituti procuratori Pier Luigi Vigna, Paolo Canessa e Francesco Fleury. Le tre buste contenevano la fotocopia di un articolo ritagliato da La Nazione, una cartuccia marca Winchester calibro 22 serie “H”, e un foglietto di carta bianco piegato in due con scritto: Uno a testa vi basta. Gli esami biologici evidenziarono che sui lembi delle tre buste c’erano tracce di saliva che diedero esito
positivo di appartenenza a soggetto con gruppo sanguigno A. Non esiste però alcuna certezza che questo messaggio del 2 ottobre sia stato inviato dal “mostro”, poiché esso non conteneva alcuna “firma”, cioè un qualcosa (come, per esempio, poteva essere un bossolo col segno di percussione della calibro 22 oppure una parte del corpo di una vittima), che sanciva la mano dell’assassino invece di quella di un “burlone” o mitomane. Il brandello di seno spedito a Silvia Della Monica rimane, infatti, l’unico “messaggio” inequivocabilmente inviato dal killer agli inquirenti. I “compagni di merende” Pietro Pacciani (1925-1998) Dopo l’omicidio degli Scopeti (l’ultimo della serie) le indagini proseguono intensamente ma, fino al 1991, non ci sono sviluppi significativi. La SAM (Squadra Anti-Mostro), il pool di forze dell’ordine che indagava solo ed esclusivamente sugli omicidi seriali delle colline fiorentine dal 1984, era capeggiata da Ruggero Perugini. Pietro Pacciani diventò il sospettato numero uno della SAM nel 1991, mentre questi si trovava in carcere per la condanna di stupro nei confronti delle sue due figlie; anche una lettera anonima risalente al 1985 invitava gli inquirenti ad indagare su di lui. Il pool di Perugini, oltre alla lettera anonima, aveva il nome di Pacciani schedato nel computer fra
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le molte persone aventi le caratteristiche per essere l’assassino seriale. Nato ad Ampinana il 7 gennaio 1925, ex partigiano soprannominato il Vampa per via del suo carattere irascibile e per i suoi trascorsi giovanili come mangiafuoco per le fiere paesane (che una volta gli costarono persino un’ustione al viso), Pacciani era un uomo collerico, depravato e brutale indipendentemente dalle accuse riguardanti i delitti del Mostro di Firenze. Nel 1951, a 26 anni, Pacciani sorprese l’allora fidanzata, Miranda Bugli (appena quindicenne), in atteggiamenti intimi con un altro uomo, tale Severino Bonini di 41 anni; preso dalla gelosia, uccise a coltellate il rivale costringendo poi la ragazza ad avere un rapporto sessuale proprio accanto al cadavere. Arrestato e processato, dichiarerà d’essere stato accecato dal furore avendo visto la fidanzata denudarsi il seno sinistro (lo stesso che negli ultimi due delitti venne asportato alle vittime femminili del pluriomicida). Per questo omicidio Pietro Pacciani viene condannato a 13 anni di carcere che sconta interamente. La storia fece scalpore in Toscana, tanto da essere raccontata dai cantastorie. L’analogia di questo delitto con quelli del “mostro” sarà l’intuizione e l’indizio principe che porterà gli inquirenti ad indagare seriamente su Pacciani. Gli inquirenti si convincono, accumulando suggestioni/indizi, che Pacciani sia il serial
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killer delle coppiette fiorentine con questa tesi: Pacciani ucciderebbe le coppie per rivivere, da “vincitore”, il delitto del 1951, accanendosi quindi particolarmente sulla donna che simboleggia l’ex-fidanzata che l’ha tradito. Gli indizi che accumularono gli inquirenti erano vari: Pacciani scriveva la parola Repubblica con una sola B (come scritto nella busta col lembo di seno inviata dal killer nel 1985), possedeva giornali e riviste che parlavano dei delitti del Mostro di Firenze e foto con pubi segnati a matita ed aveva scritto su un foglio un numero di targa di un’auto appartenente ad una coppia che si appartava nella zona degli Scopeti, luogo del delitto del settembre 1985. Una parte della “componente indiziaria” era anche di tipo territoriale-logistico. Pacciani aveva legami (alcuni espliciti, altri più forzati) con tutti i luoghi dove avvennero gli otto duplici omicidi dell’assassino seriale. Il contadino aveva vissuto e lavorato nelle due aree geografiche dove il “mostro” aveva colpito più spesso: il Mugello e la Val di Pesa. Ma aveva un ipotetico legame anche con Signa (poiché nel 1968 vi risiedeva l’ex-fidanzata Miranda Bugli, che in seguito visse anche a Scandicci), e Calenzano (poiché là viveva l’amico compagno di merende Giovanni Faggi). Tuttavia, ciò che poteva avere teoricamente valenza probatoria, erano soltanto tre oggetti detenuti da Pacciani: una cartuccia trovata in giardino (se realmente fosse stata inserita nell’arma del killer), un blocco da disegno e un portasapone (se realmente fossero appartenuti alle vittime del Mostro di Firenze del 1983). continua-5
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Nadia Finotti il volto del Parco Sigurtà
Il suo volto campeggia su decine di migliaia di volantini, trionfa sulle brochure, occupa home page di portali web dedicati al mondo del turismo e del tempo libero. Nadia Finotti è una donna che a 40 anni è modella, indossatrice e fotomodella. Dopo aver fatto incetta di fasce nei concorsi di bellezza ed essersi messa in gioco davanti all’obbiettivo di fotografi professionisti, per lei qualche mese fa è giunta la grande occasione. Quella da “prima pagina”, quella che tante altre sognano per una vita intera. Nadia Finotti è la testimonial 2018 del Parco Sigurtà di Valeggio sul Mincio, una delle meraviglie ecologiche della Provincia di Verona, rinomato a livello nazionale per i suoi fiori, le sue piante e quei vialetti Foto: Raffaella Trighiera
Foto: Christian Coltri 24 www.newentry.eu
in cui è possibile godersi pace e relax. Gambe lunghissime, fisico da far invidia a una ventenne e occhi che paiono brillare. Un trionfo di eleganza e femminilità che vanno di pari passo con la magia di colori e di ordine che caratterizza il Parco Sigurtà. “Un’esperienza favolosa, vedere la propria immagine su brochure e manifesti, ed immaginare che lo stesso accada praticamente in tutta Italia, è un traguardo da sogno” racconta Nadia, che solo negli ultimi mesi ha collezionato un’altra decina di esperienze lavorative che le regalano l’elisir dell’eterna giovinezza. Modella per la presentazione della divisa del Team Avesani, Miss sul podio in occasione delle gare di Mountain Bike internazionali ospitate dal Veneto, shooting all’interno del Parco del Garda, modella per workshop dedicati ad aspiranti fotografi, Miss per immagine presso Sportler per gara ciclistiche in quel di Bardolino; e, ancora, foto-
SPETTACOLO & ARTE
modella per una pubblicità di una palestra, indossatrice per sfilate ospitate dal brand Chervò Golf & Sportswear, fitting presso Chervò e molto altro ancora… A 40 anni, tutto sembra diventato possibile. Ho iniziato quasi per caso due anni fa partecipando ad una sfilata nel mio paese, da allora non ho più smesso. Dico solo che per me sfilare è una gioia immensa, è il mio sogno più grande che si materializza davanti agli occhi, è la mia serenità, la mia forza, la mia carica. Da indossatrice a testimonial di attività. Proprio così! Sembra incredibile, invece sono stata scelta come testimonial e donna immagine di palestre, negozi di abbigliamento, collezioni di intimi, terme e hotel di lusso. Qual è il tuo segreto? Penso che la ragione stia tutta nell’immagine di donna che voglio trasmettere: semplice, femminile e naturale, esattamente come sono nella vita quotidiana. E faccio dell’eleganza il mio cavallo di battaglia: mi piace mostrare gli occhi, qualche volta le gambe, giocando sul piacere di sentirsi femminili. La collaborazione col Parco Sigurtà: un anno da “madrina”… Un sogno ad occhi aperti. Devo dire grazie a chi ha scelto di puntare su una donna semplice come me. Perché a 40 anni si decide di mettersi in gioco? Il mio scopo è proprio quello di dimostrare che la femminilità sta nel cervello, nel modo di parlare, di porsi, di atteggiarsi. Posare è faticoso ma regala soddisfazioni uniche. Anche se sfilare è il mio chiodo fisso… Sognavo di farlo da bambina, lo sto facendo adesso: forse era nel destino… Il tuo corpo non passa inosservato. Che ruolo ha avuto nella tua carriera. So di essere alta rispetto alla media, 175 centimetri sono sicuramente un bel biglietto da visita per chi sogna di entrare in questo mondo. La differenza poi la fa l’impegno, la costanza, la
Foto: Alberto Bellinato
determinazione. Vedermi in passerelle indossando un abito di una collezione regala emozioni impagabili. Ma il fisico va mantenuto col lavoro quotidiano in palestra dove curo corsi di fitness cercando di trasmettere alle altre persone questa mia passione così genuina ma sempre piena di soddisfazione. Peccato solo che Nadia Finotti abbia “già” 40 anni… In tanti mi fanno i complimenti per la mia bellezza: io mi vedo una donna semplice, che fa dell’eleganza il proprio cavallo di battaglia. Certo, avrei potuto iniziare prima in questo mondo, ma non ho rimpianti. Ma so già che, quando smetterò i panni della protagonista, resterò nel campo della moda con un altro ruolo. Questo è il mondo che sento mio, a 40 anni più che mai. CONTATTI SOCIAL https://www.instagram.com/nadiafinotti/ www.newentry.eu 25
TERRITORIO
VIADANA EVENTI: primo compleanno
Nata un anno fa l’associazione Viadana Eventi ringrazia tutti coloro che durante l’anno trascorso hanno partecipato in varie forme alla buona riuscita delle varie manifestazioni. La nostra associazione ha due scopi ben precisi: il primo quello di motivare le persone ad uscire in piazza per trascorrere delle serate in compagnia all’insegna dell’allegria e il secondo che la nostra associazione utilizzerà gli utili per scopi benefici. A questo proposito l’associazione è orgogliosa di aver donato delle apparecchiature che verranno utilizzate nella casa famiglia del progetto “DOPO DI NOI” che si trova nella nostra frazione.
La nuova stagione si aprirà il 9 giugno con la serata spiedo con animazione del duo Barbara e Maristella e per i più piccoli Gabo. Novità invece per domenica 10 giugno con una giornata dedicata ai mercatini dell’usato e dell’antiquariato, aperta a tutte le persone che per un giorno vogliono mettere in vendita I propri oggetti usati. In serata verrà poi celebrata in piazza la Santa Messa e per terminare in bellezza le due serate, ci sarà uno spettacolo gestito da alcune associazioni sportive del territorio che si esibiranno con un loro saggio. Presidente Viadana Eventi Scarpella Ferdinando
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TERRITORIO
Montichiari: concerto di primavera La BANDA CITTADINA DI MONTICHIARI CARLO INICO, diretta dal M° MASSIMO PENNATI e COMUNE DI MONTICHIARI invitano la cittadinanza al consueto “CONCERTO DI PRIMAVERA”, sabato 28 aprile ore 21 al Teatro Gloria, con ingresso libero. Quest’anno il concerto si intitola “RICORDANDO LA GRANDE GUERRA”, nel centenario della fine della 1° Guerra Mondiale. Le musiche eseguite dalla Banda si alterneranno e si uniranno a brani dei cori Vallecamonica, gruppo ANA di Darfo Boario Terme e La Pineta di Costa Volpino, diretti dal M° FRANCESCO GHEZA. Mentre scorreranno proiezioni d’immagini, curate dal sign. Fulvio Zanini, i sign Flavia e Mauro leggeranno brani di cronaca dal fronte, fatti storici per contestualizzare meglio il succedersi dei combattimenti dall’entrata in guerra nell’aprile 1915 fino al termine della stessa il 4 novembre 1918; colpisce il coraggio di soldati, molti giovanissimi mandati allo sbaraglio, che hanno combattuto fino alla NEW ENTRY il Giornale della Gente
Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M. - Katia M.
Anno 24 - N°06 del 24/04/2018
Web: www.newentry.eu Email: redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu
Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172 28 www.newentry.eu
morte per difendere la Patria. Il monteclarense sign. Angiolino Filippini leggerà toccanti lettere di nostri compaesani spedite dal fronte alle proprie famiglie: Gandi Giovanni, Baletti Sebastiano, Balzarini Ernesto, Guaianazzi Luigi, Pastelli Giuseppe e Mutti Antonio. Interverranno i rappresentanti di tutte le Associazioni d’Arma di Montichiari, in onore dei nostri giovani eroi caduti in guerra. Si ringraziano fin d’ora Don Italo per l’ospitalità al Teatro Gloria e tutti i protagonisti che ci emozioneranno, con parole, musica e immagini, in una serata in cui rievocare fatti tragici accaduti per mano dell’uomo, deve essere ancora e sempre un monito per le generazioni future, che non si ripetano mai più tanta crudeltà e tante morti innocenti. Ornella Olfi
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Montichiari: anche quest’anno“Gli Amici della Pieve” riaprono la Pieve di San Pancrazio
Come ogni primavera, anche quest’anno, da domenica 25 marzo e fino a inizio ottobre, i volontari del l’Associazione “Amici della Pieve”, ogni domenica pomeriggio aprono la Pieve. Ogni anno moltissimi sono i visitatori, sia monte clarensi che di varie provenienze. Una buona parte di loro ritorna più volte, perché nella Pieve si respira un’atmosfera intima, essenziale, come sono la struttura stessa dei questa chiesetta e del suo arredo: senza inutili sfarzi, per permettere di percepire nella semplicità e nel silenzio il vero significato con cui fu co-
struita. Dall’alto del colle di S. Pancrazio, infatti, era punto di riferimento per i fedeli di tutti i paesi limitrofi a Montichiari, che si rivolgevano al giovane martire Pancrazio con devozione e richiesta di grazie, testimoniate dai vari dipinti che abbelliscono le pareti. Per i non credenti questa chiesa del XII secolo è un luogo ricco di storia, di cultura, dal dipinto del Romanino a pittori minori. La Pieve, dalla sua splendida posizione, immersa nella quiete del parco del colle, merita in ogni caso una visita. Ornella Olfi www.newentry.eu 29
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Calvisano: 70° Raduno Nazionale degli Alpini Emozione indescrivibile da condividere con voi. Domenica 22 aprile migliaia di alpini provenienti da diversi paesi si sono radunati a Calvisano per celebrare i 70° anni della sezione Alpini dell’omonimo paese. Emozione indescrivibile vedere marciare tra le vie del paese persone unite nel cuore e nell’anima, alpini sempre presenti e mai stanchi, con la voglia di fare ed essere sempre presenti per aiutare il prossimo. Personalmente mi ha colpito in modo particolare l’intervento del Presidente Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero: A Rino, il nostro reduce, simbolo e segno di quello che siamo stati, quindi memoria, ma anche testimonianza, stimolo perchè il futuro possa essere migliore, un futuro rispetto al quale possiamo guardare con serenità. Noi siamo convinti di questo, noi lo facciamo e lo faranno sicuramento, lo hanno fatto finora gli alpini di Calvisano, che compiono oggi 70 anni. Guardare al futuro è doveroso, ce lo dicono quei ragazzi che 100 anni fa sono morti perchè più bello fosse il nostro vivere. Ce lo gridano con forza, hanno dato il meglio di loro stessi, la loro vita per noi... e alora noi dobbiamo veramente impegnarci a far sì che questo possa continuare. Da qualche anno il sottoscritto continua cocciutamente a battesi su un ritorno di un servizio obbligatorio per i giovani questo non è tanto perchè l’Associazione Nazionali Alpini ha bisogno di nuove leve, siamo ancora 350.000 quindi siamo ancora una forza credibile e capace di dare, però ca-
Presidente Sebastiano Favero piamo invece che l’Italia, i giovani hanno bisogno di questo, i giovani hanno bisogno di riprendere a capire chi sono, di avere un’identità e allora torniamo nelle scuole a insegnare l’educazione civica e allora portiamo questi nostri ragazzi ad avere e dare gratuitamente per gli altri qualche mese della loro vita. Questo è quello che noi chiediamo perchè noi ci crediamo e noi siamo pronti e disposti a dare una mano, perchè questo io credo, è il futuro ed il bene della nostra Italia. Certo, un’Italia inserita in un contesto più grande ma se non sai chi sei, non sai neanche dove vai e allora bisogna con forza crederci fino in fondo perchè sono questi i messaggi che ci chiedono gli stessi giovani. E dico con forza: viva l’Italia, viva gli Alpini, viva Calvisano!!! Gianluca Boffetti Inquadra con lo smartphone e rivivi la splendida mattinata di domenica 22 aprile in occasione del 70° Raduno Nazionale Alpini a Calvisano. www.newentry.eu 35
TERRITORIO
Visano: un venerdì Santo infinitamente profondo... Il tempo sembra fare i capricci. Nel primo pomeriggio la natura si scatena: tuoni, lampi, pioggia e vento. Ma verso sera tutto si calma! Si fa la Via Crucis per le vie del nostro paese: Visano. Gesù arriva con un asinello....entra nella città Santa, Gerusalemme, uno stuolo di persone lo accolgono festanti con palme e ulivi. Comincia il doloroso cammino di un Uomo... non un uomo comune, ma un uomo speciale...il suo sguardo ti incanta, ti consola, ti attira a sè. Vengono fatte letture del Vangelo, ci sono musiche e canti e nelle pause di silenzio, le persone camminano in assorto silenzio. E’ un santo silenzio! Nel mio intimo comincio a ripercorrere quella Via Crucis di più di duemila anni fa. Cosa può aver fatto quell’uomo di così crudele per meritare una morte così atroce? Viene flagellato, deriso, insultato, gli sputano sulla faccia, schiaffeggiato, viene incoronato di spine, spine che penetrano anche nel mio cuore. Deve essere crocifisso! Ma in croce venivano messi i malfattori...Lui non è un malfattore.. Lui è Dio... perchè la gente non lo capisce? Le stazioni si susseguono lente e meste: una 36 www.newentry.eu
più emozionante, santa e dolorosa di un’altra. IL TRADIMENTO DI PIETRO Pietro è il primo apostolo scelto da Gesù. Uomo semplice, forse un po’ rude, faceva il pescatore... quante volte non riesce a capire il messaggio del suo maestro... eppure gli rimane sempre vicino, gli dice che lo difenderà fino alla morte e non sa invece che al canto di un gallo lo tradirà per ben tre volte, la paura lo renderà un fifone.... ecco il canto del gallo squarcia il silenzio della sera. Un brivido è passato nel mio cuore e penso a quanti rinnegamenti ci saranno ancora per Nostro Gesù. Ma quel rinnegamento lo fa piangere amaramente, di un pianto liberatorio... lo renderà un uomo diverso fino a fargli dire: ”SIGNORE DA CHI VADO, SOLO TU HAI PAROLE DI VITA ETERNA”. Lui, un povero uomo, guiderà la Chiesa, avrà le chiavi del regno dei cieli e degli inferi; morirà, crocifisso anche lui, ma a testa in giù. GESU’ CROCIFISSO Resto in silenzio a guardare quell’uomo che viene inchiodato ad una croce. Il rumore del martello che batte sui chiodi mi
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fa rabbrividire. Quelle braccia aperte sono aperte per abbracciarmi, per consolarmi. Ogni colpo è un colpo al mio cuore. Mi fa male! Non posso rimanere indifferente e penso al tanto dolore che sta provando. Quell’uomo è morto per me! E’ morto per la mia salvezza! Quanto sangue versato...ne sarebbe bastato una goccia...ma Tu hai donato tutto Te stesso. Ad un tratto il cielo piange...gocce di pioggia mi bagnano...la natura sente la morte e piange il suo Creatore. O Dio , il tuo nome è misericordia! TU mi insegni che devo essere misericordiosa, non giudicare, non sparlare, non criticare...ma amare. LA SEPOLTURA Il sepolcro è ai piedi dell’altare. Attorno c’è l’intera Gerusalemme: i farisei... Caifa...il sacerdote Anna, il sinedrio... i soldati... le donne... tua Madre... tutto il popolo... e tutti noi gente di Visano. Siamo tutti in silenzio... in adorante silenzio! Sono triste e commossa.... tutto è compiuto.... TU mio Dio sei morto. Tutto tace! Sabato mattina mi alzo ed esco nel mio giardino...rimango attonita. C’è un grande silenzio. Oggi sulla terra c’è un grande silenzio. Anche la natura è silenziosa, sembra che percepisca che qualcosa di strano è successo. Cosa è successo? Il suo e nostro Creatore è morto. Ora tace e riposa. Silenzio!! Calma!! Pace!! Resto per un po’ ferma, guardo e ascolto...silenzio! Sulla mia bocca esce solo una preghiera: ”SIGNORE MIO E DIO MIO ti amo tanto”. Ma domani ci sarà una grande festa perchè il nostro Re risorge, si sveglia e ci dice: “ECCOMI”! Ci sia pace in tutto il mondo ! Pace nei cuori affranti e delusi, tristi e sconsolati, tormentati e amareggiati, agli anziani soli e abbandonati, ai governanti della terra perchè il loro cuore diventi umile e buono, ai bambini che soffrono ingiustamente, a tutte le persone ammalate, pace a noi tutti! Ecco ci dice: sono tornato di nuovo, vicino a te uomo, per ascoltarti, amarti e per dirti che “IO SONO LA VIA, LA VERITA’ E LA VITA A CUI TU DEVI GUARDARE e ti prego.... non voglio più essere messo in croce”.
Complimenti a tutti i protagonisti: bravissimi, vi siete immedesimati veramente nelle parti della Passione con umiltà e compostezza, uniti al dolore di Cristo. Un grazie a Nilde per la ua bella esperienza www.newentry.eu 37
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Disturbi corpontamentali da alimentazione (DCA) I disturbi del comportamento alimentare colpiscono molti adolescenti, soprattutto di sesso femminile. Anche se più rari si segnalano casi di ossessioni alimentari anche tra i maschi e nelle donne in periodo menopausale. L’età di insorgenza, purtroppo, sta diventando sempre più precoce mentre la sensibilità al problema, fortunatamente, sta aumentando. Anoressia, bulimia ed obesità, grazie al bombardamento mediatico, sono parole ormai entrate nel linguaggio comune anche se a
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proposito rimane un po’ di confusione. Quando l’autostima è eccessivamente influenzata dalla forma fisica e dal peso le probabilità di cadere nella trappola dei disturbi alimentari aumenta notevolmente. I disturbi alimentari sono infatti legati alla valutazione disfunzionale che la persona fa di se stessa. Si parla di valutazione disfunzionale quando il valore percepito della persona è fortemente connesso all’ideale di magrezza, al peso e al controllo della propria forma corporea. In pratica la persona sente di valere o non valere come essere umano in relazione all’ago della bilancia che influenza , di conseguenza, il rapporto con il cibo, a vari stadi. I disturbi alimentari sono oggi un fattore dilagante che manifesta sempre più disagi e sofferenze interiori di una generazione resa fragile da una società che tende sempre più a discriminare tra corpi di serie A, B e C.I disturbi del comportamento alimentare comprendono 3 forme principali: anoressia, bulimia e sindrome da alimentazione incontrollata (binge eating disorder).Tutti questi disturbi alimentari sono accomunati dal pensiero ossessivo del cibo, dalla paura morbosa di diventare sovrappeso abbinata ad una percezione deformante del proprio corpo e ad una bassa stima di se.Col termine ANORESSIA si indica una condizione (psico)fisica di eccessiva magrezza; peso corporeo al di sotto dei valori definiti di normopeso e da un rapporto particolare con il cibo. L’anoressico arriva a vedere il cibo quasi come un nemico, perdendo il vero significato del
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legame che si ha con esso. Il cibo è fonte di nutrimento, fonte di sostentamento, fonte di vita e fonte di energia. Senza cibo non possiamo vivere a lungo. Nel momento in cui il digiuno (totale o parziale) si instaura il nostro organismo avverte immediatamente la carenza di esso, manifestandosi con stanchezza che va via via aumentando, rendendoci quasi inoperabili verso le nostre attività quotidiane. Poi, se la situazione di digiuno o rifiuto del cibo si prolunga per più tempo, si arriva ad osservare un crollo fisico sempre più repentino. I valori ematici si abbassano fino alla soglia minima di accettabilità, così anche quella degli ormoni, il metabolismo rallenta, il battito cardiaco rallenta, la circolazione rallenta e..via via con una catena di eventi fino a soluzioni finali tragiche. L’alro tipo di DCAdi cui voglio parlarvi è la BULIMIA, definita come fame da “BUE”. Chi soffre di tale condizione avverte una fame senza limiti ed insaziabile, che porta l’individuo ad ingurgitare ogni tipo di cibo che trova. Nel momento dell’attacco di fame incontrollata l’individuo bulimico non vede e non sente nulla fuorchè la disperazione che lo assale e che sembra affievolirsi mano a mano che la sazietà sopraggiunge. Terminato l’attacco di fame compulsiva ecco che l’individuo avverte un senso di soddisfazione di brevissima durata, per passare poi ad uno stato di “sentirsi in colpa”, molto profondo e vivo, tale da far scatenare azioni di “autolesionismo” per sbarazzarsi del cibo spazzatura ingoiato . Qui l’individuo bulimico può espellere il cibo auto provocandosi il vomito (solitamente) e/o ricorrere a lassativi per accelerare lo svuotamento. Infine esiste una terza categoria di DCA, sindrome da alimentazione incontrollata (binge eating disorder). In questo caso l’individuo colpito da tale sindrome alterna fasi di assunzione smodata di cibo di ogni tipo e senza alcun rigore o ritegno e, sentendosi in colpa per quanto fatto non ricorre ad alcuna pratica per eliminare velocemente il cibo ingerito ma passa a digiuno prolungato , col
tentativo di smaltire calorie di cibo in eccesso e mantenere così il peso desiderato. Solamente egli non sa che in questo modo il suo metabolismo non sarà mai stabile e la tendenza a metter su peso sarà più facilitata. A fronte di queste brevi descrizioni che vi ho fornito il mio intento è quello di indicarvi brevi tratti salienti di patologie psichiche sempre piu in aumento, tra i giovani e non solo. Riconoscere o riconoscersi appartenente ad una di queste classi - o anche solo credere di farne parte – può aiutare un individuo a capire di e avere un problema che, se non preso in tempo, può portare a conseguenze abbastanza serie e compromettere la propria qualità di vita. Queste sono problematiche che non vanno sottovalutate e non serve a nulla cercare di convincere la persona affetta da DCA a mangiare diversamente da come sta facendo o, peggio ancora, ricorrere a ricerche in internet per dimostrare che egli/ella sta sbagliando, Vanno affrontate da personale competente ed addestrato a tali situazioni. Il connubio ideale per affrontare il problema DCA sta nella collaborazione tra più figure a vari stadi. Inizialmente l’approccio psicologico/psicoterapeutico è sicuramente il primo da affrontare e, successivamente, solo quando l’individuo risulta essere pronto l’approccio nutrizionale/alimentare è importante che si affianchi al percorso psicologico. Dott.ssa Paola Lanfranchi, Biologa Nutrizionista Dr.ssa Paola Lanfranchi BIOLOGA NUTRIZIONISTA
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Una storia sussurrata a piccoli passi. MARIA RACCONTA Da piccola ho conosciuto un amico della mamma che si chiama “kiki”. Lui mi diverte molto il suo nome è corto essenziale ed è come un bambino, anche se è un adulto. Mi fa giocare e mi tratta come una bambina vera. Gli ho prestato i miei occhi e così gli permetto di vedere cartoni animati con me anche se non cambio mai
la cassetta. Lo guardo quando ride a crepapelle senza mai stancarsi. Mi porta a fare delle passeggiate insegnandomi come camminare da sola. Dice che c’è una logica per camminare e che se non imparo rischio di farmi male. Lo faccio con fatica guardando in terra, lo posso fare perché in quel momento mi ha prestato i suoi occhi. Parla benissimo l’inglese anche se è nato in Cina in una colonia inglese, sua madre era russa e suo padre italiano ed io a adoro le lingue straniere. Mi racconta storie fantastiche ed io penso che sia un personaggio dei cartoni animati. Il tempo con lui passa velocemente. Ho capito che vuole che mi dimentichi del mio procione Sophia e dei miei viaggi silenziosi. A volte disegno con lui, fa disegni bellissi-
mi come quelli dei bambini. Ha anche una gemella che è nata il giorno dopo della sua nascita, questa storia mi affascina e gliela faccio ripetere molte volte. Il tempo è passato, deve essere successo qualcosa, non ascolta ininterrottamente i discorsi che riguardano le mie passioni, non si diverte più come un bambino. È cresciuto ora è un adulto. Ci tengo a lui, è stato l’amico della mia infanzia ma non riesco a riconoscerlo e se viene a trovarci mi nascondo. Sento il suo saluto ma la voce ora è quella di un adulto. Chiedo sempre di lui alla mamma quando è un po’ che non viene a trovarci, spero che un giorno entri e la sua voce sia quella del bambino di sempre, allora sarò pronta a prestargli ancora gli occhi. continua-16
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“L’albero magico delle tre cugine”
Anche se ci sembra che Dio non ci ascolti. Lui è sempre presente e vicino a ognuno di noi e ci porta in braccio con infinito amore. Ho chiesto a Dio di essere forte per eseguire progetti grandiosi: Egli mi ha reso debole per conservarmi nell’umiltà. Ho domandato a Dio che mi desse la salute per realizzare grandi imprese: Egli mi ha dato il dolore per comprenderla meglio. Gli ho domandato la ricchezza per possedere tutto: Egli mi ha fatto povero per non essere egoista. Gli ho domandato il potere perchè gli uomini avessero bisogno di me: Egli mi ha dato l’umiliazione perchè io avessi bisogno di loro. Ho domandato a Dio tutto per godere la vita: Egli mi ha lasciato la vita perchè potessi apprezzare tutto. Signore non ho ricevuto niente di quello che chiedevo, ma mi hai dato tutto quello di cui avevo bisogno e quasi contro la mia volontà. Le preghiere che non ho fatto sono state esaudite. Sii lodato , o Signore! Fra tutti gli uomini nessuno possiede quello che ho io! Un grazie a Nilde per averci fatto pervenire questa splendida preghiera
C’erano una volta tre cugine, un bel giorno uscirono di casa per giocare all’aria aperta come facevano di solito, nell’andare fuori in lontananza videro qualcosa di nero, dato che erano molto curiose si avvicinarono per vedere cosa fosse, non appena giunte là trovarono un albero maestoso, si guardarono tutte e tre e decisero immediatamente che sarebbe diventato il loro compagno di giochi, così da quel giorno dopo i compiti si recavano da lui, ma un giorno i taglilegna volevano tagliarlo per portarlo via, ovviamente le bambine volevano impedirglielo pregandoli di non farlo ma loro nulla, indifferenti, alla richiesta cercarono di allontanarle e quando fecero per prenderle, l’albero abbassò i suoi rami per proteggerle. I taglialegna a quella vista scapparono impauriti, da quel giorno le bimbe continuarono ad andare a giocare con l’albero e più nessuno cercò di tagliarlo, così vissero tutti felici e contenti. Taroli Sidny 10 anni
Campione Olimpico rimasto paralizzato
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“Foglia caduta” Foglia, si ! Come foglia… son foglia. Forse un più forte soffio di vento, o forse era giunto il momento. Ed ora, sperduta, son foglia caduta. Come foglia caduta sul fiume, mi lascio tranquillamente trasportare. Mi lascio cullare, trascinare, e dal riflesso del Sole, dolcemente, illuminare. La mia Anima vola, anche se qui, sul filo dell’acqua, son sola. Quand’ero lassù, fra i rami e le fronde, parevo sull’ onde. Vedevo albe, tramonti, montagne, ed, uguali a me, le mie compagne. Ed ora, da qui, fatico a vedere. Ma da quell’alto ramo, cadendo… in splendido volo, nell’acqua, che amo, mi sono specchiata, e vista, davvero, parevo volare. Spesso son ferma, in placide acque, ma poi, tutt’un tratto, la corrente mi trascina via, e non riesco a lasciare, neppure, una scia. Il mio sguardo all’indietro si perde, a cercare un estremo saluto, in quel ramo, che amo. In turbini, vortici e mulinelli, a volte, quasi assorbita; Mi manca il mio Cielo, veder la mia Vita. Seppur senza piume, a volte, raggiungo e, mi aggrappo alla riva del fiume; E pervasa da forza inattesa, mi tengo ben stretta e non mollo la presa. Resto lì, abbracciata per ore a farmi baciare da un raggio di Sole.
Ed è Poesia
Contro rocce, sbattuta, ma non sento alcun male. Mi stupisco, mi scuso, un saluto cordiale… e riprendo a viaggiare. E spesso, di notte, nel buio, in Silenzio, mi sento di volare. Spero tanto qualcuno mi veda, si accorga… mi raccolga; Mi sappia apprezzare, e dentro un bel libro mi ponga, p er sempre, a riposare. Col tempo, magari, qualcuno, mi potrà ritrovare, e, forse, la mia storia, provare, ad immaginare. Ma ora non so. Non so dove andrò, dove finirò. Ma sono tranquilla… Nulla, più, mi fa meraviglia; Anche solo perché, son certa e so che… Non cade foglia, non si muove foglia, che Dio non voglia. Gabriella Masoni
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ANIME NEL VENTO
A Mattia Gocce di rugiada Si è spento nel sonno Mattia di Cesesara (Mn), ragazzo fragile che viveva col fratello Manuel, disabile, combattendo giorno dopo giorno con le varie traversie e difficoltà quotidiane. Morta la madre, morto il padre, entrambi, grazie a “Custodes”, riuscivano a vivere fra le mura domestiche affiancati da un tutore e da varie figure di volontariato. Come genitori, tanto si pensa al dopo di noi, facendo mille progetti per “tentare di costruire” un dopo degno di nota, non in solitudine, in sicurezza e poi .. la vita sempre coglie di sorpresa, mette in interrogazione, fa riflettere. Semplicemente chiedo una preghiera per Mattia, di certo la madre celeste l’avrà accolto a braccia aperte assieme ai genitori. Preghiamo per Manuel, il fratello, affinchè riesca a trovare equilibrio e forza di continuare la vita. Preghiamo per le figure giuridiche e di volontariato che l’affiancheranno, affinchè lo spirito li illumini e guidi. Milena
Gocce di rugiada
Mattia anima bella, generosa zuppa di meraviglie, d’incanti. Nella quiete di un meriggio, di primavera improvvisa, è giunta, sorella morte per recare, stupore, interrogazione gioia di certo fra gli angeli del cielo. Immensità accoglie fiore delicato
lo pasce, lo conduce fra giardini fioriti. Di lacrime gli occhi si bagnano dolore immenso accompagna, saluto estremo. Fede insegna, ad aver fede per tender la mano all’infinito certi che mano generosa occhi di madre voraci attendono l’amato. Anche per te un grazie per la tenerezza che sapevi donare a piene mani per la riservata timida dolcezza dagli occhi stillante come gocce di rugiada. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste Coglie improvvisa la morte, ponendo in interrogazione. Muti si rimane dinnanzi ad un destino dai tratti incerti, indistinti. Solo attraverso la fede, nel cuore serbando il suo ricordo; della sua vita, capacità di sorridere e di piangere, per sempre rialzare il capo deve essere, necessariamente, per ciascuno, insegnamento. Cogliamo l’occasione per porgere le più sentite condoglianze. Famiglia Scalmana di Remedello www.newentry.eu 47
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Si prevedono gioie affettive degne di importanza. Sei sensuale e concreto. L’armonia nella vita a due è completa. Gratifiche per chi è single e riesce a percepire con sensibilità e non solo con opportunismo le occasioni per incontrare il grande amore. Le amicizie rendono speciali questi giorni.
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Gli influssi astrali di questo periodo hanno il compito di spronarti ad operare quelle svolte che nella vita sono necessarie e che spesso non si ha il coraggio di attuare. Potresti non essere ancora pronto per certe scelte. Tempo al tempo e anche per te arriverà il momento giusto per dire addio al passato. 50 www.newentry.eu
Sei introverso, avido e malinconico. Caratteristiche che si scontrano con la tua natura creativa. Correttezza e coerenza sono le paroline d’ordine per trascorrere e finire bene la settimana. Non verrai meno alle tue convinzioni e alla parola data (crollasse il mondo!), dimostrando che su di te si può davvero contare.
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Armonia di vita Mi sono aggrappata al mio spirito positivo, alle forze sane e ben radicate nel terreno, allo spirito della salumaia.Con mio marito, abbiamo preso forza dalla bellezza delle musiche ascoltate in questa ricca stagione estiva di concerti, dal dialogo tra noi, dalla complicità a volte seria a volte leggera e capace di farci ridere. Sono grata alla vita che mi ha dato risorse forti per reggere agli urti, e alla mia famiglia che non ci fa mai mancare il sostegno morale e concreto. Guardo avanti e confido in un futuro costruttivo. Mi sento raccolta, concentrata, seria. Faccio un passo alla volta, attenta a posarlo su pietre salde. Faccio appello a questo spirito per non dar troppo corda all’ansia, alle preoccupazioni e per rimanere nel qui e ora, su ciò che posso fare e sto facendo. Non penso alla vetta da raggiungere, vedo solo la strada che via via si presenta e por-
ta avanti. Ora mi riposo, e l’aria che gira per casa mi porta il profumo dei panni stesi, nella fattispecie tutte le fodere dei divani e dei cuscini. Guardo le librerie in ordine, il tavolo sgombro, il tavolino nuovamente visibile perché finalmente liberato dalle pile di libri che lo sommergevano. Respiro questa pulizia e questo ordine che fan bene all’anima. Il viaggio continua. sguardiepercorsi
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CURIOSANDO IN LIBRERIA
Apparve alla mia finestra di Alfredo Gòmez Cerdà Collana: Il Battello di Vapore Edizione PIEMME Junior Sinossi Pino è un ragazzino di un’età imprecisata – dai suoi racconti però si deduce che frequenta le scuole medie – che nonostante faccia parte di una numerosa famiglia, padre, madre, due sorelle più grandi e un fratellino più piccolo, pare si senta molto solo ed escluso in casa, considerando anche che il fratellino minore Massimiliano è appena nato e ancora non parla neppure. Un pomeriggio, mentre tenta a fatica di studiare per un compito in classe, e di mangiare un panino al prosciutto crudo propinatogli da sua madre per merenda, qualcosa di strano appare sul davanzale della sua finestra, lì per lì spaventato sulle prime, il ragazzino accoglierà poi la strana creatura in casa sua e diventerà un sua alimentazione). incontro destinato a cambiare la sua vita… Di grandissimo impatto il finale malinconico, profondo e quasi strappalacrime. Commento Ottimo messaggio e dai contenuti a dir poco Buona narrazione, scandita in un frangente profondi, forse troppo per l’età alla quale il temporale all’inizio imprecisato ma che cul- prodotto è destinato, ma trattato in modo tale mina con l’approssimarsi della fine di un anno da essere facilmente compreso e non passare scolastico, dove viene trattato in maniera molto inosservato. Un buon libricino che ogni bambiben approfondita il tema dell’amicizia e della no dovrebbe avere nella libreria della propria solitudine, argomento sul quale moltissimi in- cameretta. dividui, specie nelle generazioni di oggigiorno, Se sei uno scrittore per bambini e difficilmente hanno o hanno avuto fortuna nel ragazzi contatta Damiano Conchieri. loro passato. damianoconchieri88@gmail.com Il giovane Pino, spinto dal fortissimo sentimenRubrica a cura di: to di amicizia che prova per la strana creatura Damiano Conchieri chiamata mukusuluba, s’ingegna al meglio e sempre più a fondo per riuscire a saziare il Videomaker suo irriducibile appetito procurandogli enormi e Maestro d’Arte quantità di carta e legno (da ciò è costituita la 54
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LETTERATURA
Màrio de Andrade Poeta, romanziere, saggista e musicologo. Uno dei fondatori del modernismo brasiliano (San Paolo 1893-1945)
LA MIA ANIMA È IN PRISA Ho contato i miei anni e ho scoperto che ho meno tempo per vivere da qui in poi, rispetto a quello che ho vissuto fino ad ora. Mi sento come quel bambino che ha vinto un pacchetto di dolci; i primi li mangiò con piacere, ma quando percepì che ce ne erano pochi, cominciò a gustarli profondamente. Non ho più tempo per riunioni interminabili in cui vengono discussi statuti, regole, procedure e regolamenti interni, sapendo che nulla sarà raggiunto. Non ho più tempo per sostenere le persone assurde che, nonostante la loro età cronologica, non sono cresciute. Il mio tempo è troppo breve per discutere di titoli. Voglio l’essenza, la mia anima ha fretta ... senza molti dolci nel pacchetto ... Voglio vivere accanto a persone umane, molto umane. Che sanno come ridere dei loro errori. Non essere gonfio, con i tuoi trionfi. Nessuno è considerato eletto prima del tempo. Non scappare dalle tue responsabilità. Questo difende la dignità umana. E voglio solo camminare dalla parte della verità e dell’onestà. L’essenziale è ciò che rende la vita utile. Voglio circondarmi di persone che sanno come toccare i cuori delle persone ... Le persone a cui i duri colpi della vita hanno insegnato a crescere con tocchi morbidi nell’anima Sì ... Sono di fretta ... Ho fretta di vivere con l’intensità che solo la maturità può dare. Intendo non sprecare nessuno dei dolci che ho lasciato... Sono sicuro che saranno più squisiti di quello che ho mangiato finora. Il mio obiettivo è raggiungere il fine soddisfatto e in pace con i miei cari e con la mia coscienza. Abbiamo due vite e la seconda inizia quando ti rendi conto che ne hai solo una... 60 www.newentry.eu
Biografia Fece parte negli anni venti del gruppo dei giovani modernisti, e fu uno degli animatori della Semana de Arte Moderna (settimana di arte moderna) a San Paolo nel 1922. Nazionalista, ma venato di influenze socialiste e terzomondiste, fu amico di Ungaretti, che conobbe durante il soggiorno brasiliano di quest’ultimo. Ha scritto anche saggi di musicologia, incentrati sul folclore.
Il nostro giornale: una grande finestra per osservare e comprendere meglio il nostro tempo. Consultabile ovunque.
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Gianluca Boffetti
INFOMOTORI
Provata la E All Terrain: la Suvvation MOSCIANO SANT’ANGELO – La Mercedes crea la sua prima SUVvation, unione fra un SUV e una Station Wagon. Questa vettura della casa tedesca è la E All Terrain, versione particolare della Classe E SW. La E All Terrain è disponibile con 1 solo Motore Turbodiesel (220d da 194 cv), negli allstimenti Sport, Business Sport, Premium, Premium Plus. Esternamente si ripresenta con una mascherina a due sole lamelle (simile a quelle delle suv della casa), rivestimenti neri attorno ai passaruota, cerchi in lega leggera con pneumatici a fianchi alti: si tratta, insomma, di una famigliare E SW in allestimento “suvizzato”. La trazione integrale 4Matic e la maggiore altezza libera dal suolo la rendono più versatile ed eclettica: adatta alla famiglia e al tempo libero anche quando si tratta di percorrere un fuori strada leggero, come accade spesso in campagna. Proprio per questo, ci sono appendici in plastica sulla carrozzeria, a proteggerla da possibili danni dovuti a contatti con arbusti e al pietrisco sollevato dalle ruote. Il look, è gradevole, con linee filanti e snelle. Internamente, l’abitacolo è molto spazioso, curatissimo e costruito con materiali di alta qualità. La conformazione è praticamente identica a quella della E SW da cui seriva: tecnologia a piene mani incorniciata da un lusso da top di gamma. Ora è il momento del test drive: la Mercedes E All Terrain guidata è stata la 220d Business Sport 4Matic
da 70761 €. La Mercedes fonde l’anima fuoristradistica del SUV con quella stradale e spaziosa della Station Wagon, creando il primo SUVvation (SUV+Station Wagon). La derivata della E SW, su strada è un salotto viaggiante: comodo, confortevole, facile e intuitivo nella guida. Ottimo è anche l’uso che se ne può fare nel fuoristrada grazie alle sospensioni ad aria regolabili, alla Trazione Integrale 4Matic, all’ottimo Cambio Automatico. Il propulsore che pulsa sotto la E guidata, e finora l’unico motore a listino, è il 2000 Turbodiesel da 194 cv, denominato 220d. Questo motore, che ha fatto il suo debutto con la E Berlina attualmente in listino, è un’ottimo 2000 con prestazioni da cilindrata superiore (brillantezza, potenza, accelerazione, silenziosità, fluidità di marcia....), ma con la parsimonia di consumi e costi di gestione che un motore piccolo di cilindrata può dare. Da ultimo il listino prezzi: si va da 60690 € della 220d Sport 4Matic per arrivare a 75710 € della 220d Premium Plus 4Matic (Diesel). Per ulteriori informazioni sul mondo dei motori visitate il mio magazine www.bestmotori.it
Vivi l’esperienza E All Terrain 62 www.newentry.eu
RIFLESSIONI
I SALVADANAI DEI BAMBINI Facendo le classiche pulizie di primavera e riordinando casa, ogni anno, immancabilmente, riesco a buttare ben poco: per nostalgia, per abitudine di tenere tutto, perché” non si sa mai”, magari potrebbe servire ancora, o per il ricordo che accompagna certi oggetti…E allora li prendo in mano, lascio spaziare la mente e, tra un sorriso e un po’ di nostalgia, ripongo ancora quasi tutto fino alla prossima pulizia. Tra i molti oggetti che tengo con piacere da tanti anni ci sono le cassettine di risparmio dei miei figli, quando erano piccoli. Fino a qualche decennio fa infatti ogni bambino, fin dalla nascita, riceveva in regalo dai genitori o dai nonni, il salvadanaio, la cassettina della banca in pesante metallo dove mettere gli spiccioli e di conseguenza il libretto dei risparmi emesso dalla stessa banca. Era un regalo che insegnava ai piccoli a risparmiare ogni soldino avuto nelle più diverse occasioni: semplici pranzi di famiglia, compleanni, festività importanti, comunione, cresima, promozione a scuola…
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Momenti in cui familiari e parenti davano la “mancia”a figli e nipoti da mettere nella cassettina. Gesto molto sentito dagli adulti, perché la cultura del risparmio passasse come concetto basilare; contenti i bambini, impazienti di riempirla affinchè la mamma andasse in banca a depositare il gruzzoletto sul libretto e sentirsi “ricchi”. Non erano certo grandi somme, ma il messaggio era importante. Ricordo quando già sposate e con figli piccoli la domenica ci ritrovavamo a cena dalla mamma: salutandoci a fine serata, scambiando baci e abbracci con i rispettivi nipotini, era consuetudine dare a ognuno la mancetta, da mettere nella cassettina. Gesto d’affetto, rituale semplice e spontaneo che non si dimentica e che è sempre simpatico raccontare quando ci si ritrova in famiglia. Abitudini che cambiano, seguendo giustamente metodi più moderni di accantonamento dei risparmi, ma princìpi che dovrebbero restare. È invece sempre meno vissuta l’importanza del risparmio, sia perché oggi è obiettivamente più difficile riuscire a risparmiare( molti giovani sono disoccupati o hanno stipendi bassi e lavori precari, molte famiglie con un solo stipendio non arrivano a fine mese..) sia perché buona parte delle nuove generazioni vive più alla giornata, preoccupandosi un po’ meno di noi del futuro. Ornella Olfi
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Approfondimenti a pag.2
Laser di nuova generazione per la cura delle malattie dei denti e delle gengive.
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