Anno 24 - N°05 del 09/04/2018 - www.newentry.eu - brescia@newentry.eu - Pubblicità: Gianluca Boffetti 347.73.52.863 BS - MN - CR GRATUITO Il Giornale della Gente
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Non viviamo più la vita reale...
L’avvento dei social network ha permesso ad ognuno di noi di allargare gli orizzonti, di scoprire cose nuove e di dialogare con il mondo intero. Tutto questo però nasconde in sè un pericolo: sostituire la vita reale a quella virtuale. Una coppia decide di dividere il proprio account facebook e subito si parla che stanno per divorziare, una persona da qualche giorno non scrive e si pensa sia gravemente malata fino ad arrivare alla morte di Frizzi, dove Michelle Hunziker è stata aspramente criticata per non aver pubblicato nulla a riguardo. La risposta della showgirl non si è fatta attendere: “Non è assolutamente detto che si abbia sempre voglia di rendere pubblico il proprio dispiacere sui social e non è nemmeno detto che una persona non soffra perché non lo an-
nuncia in un post.” E’ tristissimo assistere ad un fenomeno del genere: troppe persone stanno perdendo completamente il senso della vita reale sentendosi in assoluto potere, nella loro ipocrisia, di decidere cosa sia giusto dire o fare in determinate situazioni o a seguito di determinati fatti del quotidiano. “Ognuno dovrebbe affrontare il lutto come vuole, come può e a sua completa sensibilità e discrezione» - ribadisce la Hunziker. I social dovrebbero non dovrebbero essere il contenitore di falsa moralità e totale ipocrisia ma restare un posto dove tutti possono dare sfogo alla propria creatività. Gianluca Boffetti “Per molti, l’idea di essere tagliati fuori dai loro amati siti di social media può sembrare una clip di un film dell’orrore; l’ansia può iniziare ad insediarsi e si possono avvertire gravi sintomi di astinenza. È possibile vivere senza sapere cosa ha mangiato la tua migliore amica a colazione? Cosa farai quando andrai in bagno e non ci sono “aggiornamenti” da sfogliare? E in che modo nel mondo ti verranno ricordati i milioni di compleanni di cui sei ora a conoscenza? Alcuni dei quali appartengono a persone con cui non hai parlato da anni, ma che in qualche modo ti senti in dovere di
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Editoriale
augurare un “buon compleanno”... E se, per una volta sola nella tua vita, potessi sperimentare e assaporare la tranquillità della tua mente? Hai tempo per raccogliere i tuoi pensieri prima di lasciare che i pensieri degli altri si impadroniscano dei tuoi? E se tu avessi il coraggio di vivere senza essere “connesso” e sentirti ancora parte di qualcosa di più grande? Puoi. Ho lasciato la “scena dei social media” nel 2011 e sono stato in periodo sabbatico per tre anni. Davvero, nessun Twitter, Facebook, Reddit o altri social media per me per tre interi anni (tranne forse Pinterest a causa delle incredibili ricette di cucina). Ecco cosa ho imparato da questa interruzione dei social media: 1. Ti manca per alcune settimane e poi vai avanti. Sì, sentirai ritiri; sperimenterai l’ansia da separazione; ti sentirai fuori luogo; e lo supererai. Come ogni rottura, fa male, ti manca, ma vai avanti. La cosa bella di questa rottura è che hai il sopravvento perché hai concluso la relazione. Certo, Facebook ti invierà un milione di e-mail che ti dicono di ripensare alla relazione, e poi in un momento di amarezza ti ricorderà freddamente che il tuo account rimarrà chiuso per sempre se non effettui l’accesso entro un certo periodo di tempo; e forse ti sentirai costretto a tornare indietro. Ma non farlo. Tornare indietro con un ex dopo una rottura non è mai una buona idea comunque. 2. Ti senti orgoglioso ed entusiasta del nuovo tempo libero trovato Cosa farai con tutto questo tempo in più sulle tue mani? Oh, le possibilità sono infinite. Puoi effettivamente prendere il telefono, chiamare amici e “recuperare” come il mondo ha fatto per migliaia di anni; attraverso la comunicazione verbale. Puoi leggere un libro e non i pensieri di qualcun altro su di esso. Puoi svegliarti nel cuore della notte e contare davvero le pecore invece di rinfrescare ossessivamente lo schermo per vedere se qualcuno ha commentato la tua nuova immagine del profilo. Imparerai che il cielo è il limite per il tuo
tempo libero appena trovato. 3. Si impara che il problema con la mancanza di tempo non è social media Non so come metterlo gentilmente, così lo metto solo io: non sono i social media, sei tu. Non hai tempo per fare qualcosa; non hai studiato per le finali, hai lavorato alla tua relazione di fine anno e certamente non hai avuto il tempo di sederti in silenzio e di essere grato per le tue benedizioni. La mancanza di motivazione per realizzare effettivamente ciò che vuoi fare è la ragione della tua mancanza di tempo, non della quantità di tempo speso sui social media. La verità è che se sei impegnato a vivere la vita al massimo, saprai quando è il momento di spegnere il computer o il telefono e concentrarti su ciò che conta senza “disconnetterti” per sempre. 4. Non condividi mai più mai più Dopo essere stato “disconnesso” per un po’, ricollegarsi al mondo dei social media può essere uno shock. Tutte le immagini improvvise che avresti potuto pubblicare in passato sembrano troppo per il mondo da vedere. Le confessioni di amore e odio che una volta sentivi costretto a condividere con il mondo non sono sicuramente qualcosa che vorresti ricreare di nuovo. Torna e sei scioccato nel vedere quanto poco valga la pena in questi giorni. In qualche modo, durante il tuo tempo di “disconnessione”, diventi più saggio. Ora sai che non è necessario condividere eccessivamente, puoi semplicemente “condividere”. 5. Incorporate il bilanciamento della parola nella vostra vita Gli estremi non sono mai buoni. A volte la nostra società tende ad essere un tipo tutto-o-niente e il pensiero dell’equilibrio può sembrare una battaglia in salita. Disconnettiti dai social media ti insegnerà che la vita più appagante non è quella che chiude il mondo o che condivide tutto con il mondo. Invece, è uno dove sei libero di essere te stesso, pensa ai tuoi pensieri e sai quando dire “è abbastanza per oggi”. Fonte:lifehack.org www.newentry.eu 03
Società
Islam e furbi di ogni generazione Non condividere l’Islam, non credere nelle religioni altrui, non è peccato se non c’è contrarietà affinché ognuno professi la propria in pace e serenità. Non amare l’Islam non significa odiare quel credo per molti versi sconosciuto, neppure odiare una cultura e una tradizione diverse, oppure odiare chi non la pensa come me. Cristo è dentro la mia religione ma ciò non mi pone nella condizione di odiare l’Islam, di non rispettare un altro popolo, di non essere fratello di ogni fratello: cristiano, mussulmano, ebreo o altro. Non c’è Islam a fare la guerra, non c’è Maometto a indossare la muta da sub per sondare sottotraccia quali brecce aprire per conquistare altri territori di disumanità. Non ci sono dei né semidei a fare da ponte agli estremismi, solamente furbi prezzolati di ogni generazione a ingenerare meccanismi perversi, marionette da mettere in campo, anche là, dove qualcuno ha ben definito la “terra di mezzo“ per indicare dove stanno coloro che rispettano l’uomo e le sue necessità, le sue urgenze di trasformare un mondo stanco di essere oppresso dai soliti truffatori di ieri, di oggi, e purtroppo di domani. Un dittatore crudele muore, un ambasciatore del mondo muore, altri uomini muoiono nelle chiese, nelle moschee, nelle sinagoghe, le orde furiose attaccano, devastano le cose e i corpi, i simboli che appartengono all’umanità intera. La vita viene presa e buttata di lato, è un film da scantinato 04 www.newentry.eu
impolverato, eppure è il detonatore usato per fare accadere una carneficina, per togliere di mezzo persone disposte a operare dinamiche di pace, di solidarietà, di fratellanza. Uomini che fanno fatica a tradurre i bisogni di popolazioni sconquassate e tormentate da millenni di violenza, pedestremente raccontati a una parte di mondo colpevolmente disattento. I paesi si incontrano, si scambiano le proprie esperienze, fanno vita assieme, dai più lontani ai più vicini, ogni paese custodisce la propria bellezza, unica e speciale, come deve essere, anche Dio non mette bandiera né stracci colorati per non rischiare di recintare un altro confine. Dio, il tuo ed il mio, c’è, ma proprio perché di tutti, non raduna membra stanche e ferite per innalzare barriere invincibili-insormontabili, Dio è quello senza armi né parole di sangue, non tace quando alla sua porta è chiesta presenza, non stampa manuali di guerra, né fabbrica materia esplosiva, Dio è la parte di noi che non odia, non disprezza, non umilia le coscienze. L’Islam e la sua gente non sono una parte di universo che si allontana, ma radice comune del mondo degli uomini, dove Dio cammina alla ricerca della sua umanità. Chi invece in suo nome non accetta regole di libertà per arginare l’orrore perpetrato intorno, non fa onore a quella religione, a quel Dio, a quel credo, e quando si spara e si uccidono i bambini, si mettono bom-
Società
be che trucidano donne e vecchi innocenti, non si tratta di comandi dei libri sacri, ma del sangue della vergogna, inaccettabile, perché è prostituzione intollerabile delle verità, le quali non vestiranno mai abiti da mandante di alcun assassinio. Più semplicemente ci sono i furbi di ogni generazione che attraverso l’oppressione, la prepotenza, la prevaricazione, il lutto di tanti innocenti, ricercano il potere sopra e sotto il diritto di ogni cittadino. Non c’è l’Islam in discussione, né le religioni, sono gli uomini e le loro ideologie, utopisti “violenti nella pratica e illusi nella teoria”, a dare lineamenti carcerari e assolutismi omicidiari alle proprie azioni. E’ necessario smetterla di barare con le parole, di giocare con le carte truccate dei significati, occorre abbandonare l’intolleranza che ci portiamo dentro, che non è per un altro Dio, ma per tutto ciò che è diverso da noi, per tutto ciò che non conosciamo, ma siamo bravissimi a giudicare. Vincenzo Andraous
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sode a pezzetti, il piacentino a pezzetti, i pinoli e l’uvetta sultanina. Salate e pepate a piacere. Arrotolate e cucite con spago da cucina o infilando degli stuzzicadenti. Ingredienti per 4 persone 1 fetta di carne molto grande e sottile preparata su richiesta dal vostro macellaio di fiducia. 50 gr di mortadella 50 gr di piacentino intero 1 cipolla novella 2 uova Una manciata di pinoli e uva sultanina Sale, pepe, olio evo, salsa di pomodoro in bottiglia 5 o 6 patate grandi Procedimento Stendete la fetta carne sul tavolo e se non è molto sottile battetela con il batticarne. Adagiate i le fette di mortadella, la cipolla tagliata a listarelle, le uova
Preparate un fondo di cipolla che soffriggerete con olio evo, aggiungete il falso magro e rosolate da entrambe i lati. Aggiungete la salsa di pomodoro e le patate sbucciate e tagliate in 4 pezzi o anche più a seconda della grandezza delle patate.
Il falso magro al sugo con patate
Rubrica a cura di Carmen Morello, conduttrice e attrice.
Cuocete a fuoco lenOra in tv alla conduzione to per circa un’ora. A del programma di cucina cottura ultimata, tagliate “Chef per una sera”. a fette il falso magro e www.chefperunasera.simplesite.com servite in un piatto di Credito foto: Fazio Gardini portata.
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RIFLESSIONI
Io penso che i rimpianti abbiano più a che fare con un atteggiamento nei confronti della vita piuttosto che con la contabilità delle cose fatte o no. E’ ben possibile, direi certo, che non si riescano a fare tutte le cose che vorremmo, a realizzare i progetti, i desideri. Ma non è questo che dà rimpianti. Ho l’impressione che questi nascano più che altro dalla difficoltà a dire di sì alla propria vita, ad accettare i limiti, ad ascoltare ciò che è davvero importante per noi stessi. Credo che ci siano più rimpianti quando si è troppo spesso “altrove”, e non nel qui-e-ora. Siamo qui e vorremmo essere da un’altra parte, in un altro momento, a fare cose diverse. L’ansia di non essere nella vita giusta, nella vita che vorremmo. E poi, quale vita vorremmo? Un sogno irrealizzabile per scappare da una realtà faticosa? Oppure la vita che davvero avrebbe senso per noi? Non siamo sempre così sicuri dei nostri desideri, del nostro ascolto di noi stessi. E allora, quale vita è giusta per noi? Ricordo che ai tempi del liceo pensavo che la mia vita vera sarebbe iniziata dopo la laurea, col lavoro, una famiglia, dei figli: nel mezzo, tempo sospeso in attesa di qualcosa di meglio. Ma poi, quante persone pensano che la loro vita vera inizierà dopo qualcosa: un nuovo
lavoro, i figli grandi, la pensione… Così si proietta la vita in un domani certo solo nel proprio immaginario, ma assolutamente incerto nella realtà. E quando il tempo impedisce di raggiungere quell’altrove, ecco i rimpianti, il sentimento di aver mancato cose importanti, il senso di ingiustizia, il sentirsi traditi dalla vita. Alla fine, il cuore di tutta questa faccenda credo sia l’accettazione. Accettare di fare ciò che si può, accettare di provare, di sbagliare. Dunque accettare il presente, tenendo a mente la già citata preghiera: “dammi la forza di cambiare ciò che posso cambiare, il coraggio di accettare quel che non posso cambiare, e la saggezza per cogliere la differenza”. Ma anche accettare ciò che si è fatto e ciò che non si è riusciti a fare: accettare il passato, la strada percorsa, perché lì non abbiamo margini di cambiamento. Li abbiamo solo nel presente, in ciò che c’è, così com’è. Accettare è un percorso, tutt’altro che passivo e rassegnato. Accettare è dire di sì alla vita, facendo ciò che possiamo, finché possiamo. E quando non potremo più, dovremo accettare ciò che sarà stato, perché non poteva essere diverso; accettare la nostra storia, il nostro percorso. Antonella www.newentry.eu 07
CURIOSANDO IN LIBRERIA
Brontolone e il Mammut peloso di Derek Sampsom Collana: Il Battello di Vapore Edizione PIEMME Junior Sinossi Siamo nell’era glaciale, al centro della storia c’è uno scorbutico e misantropo uomo delle caverne chiamato Brontolone, dal momento che tutti lo conoscono come tale per il suo carattere difficile. L’unico a volergli veramente bene è un mammut peloso di nome Ermanno, che il cavernicolo tratta in malo modo, come se non ne volesse sapere di lui, ma che al tempo stesso sotto-sotto sa che non potrebbe viverne senza. Brontolone architetta continuamente numerosi scherzi da giocare all’animale, ognuno dei quali però finisce per creare involontariamente delle innovative “invenzioni”. Commento Un buon racconto, a tratti surreale e a tratti “profondo”, si sviluppa qua in maniera assai giocosa il tema della presunta amicizia a senso unico, quando invece non è così, ergo: il cavernicolo Brontolone in realtà vuole bene al mammut Ermanno, solamente è troppo cocciuto e orgoglioso per ammetterlo. Il fatto poi che il cavernicolo appaia come un emarginato, o meglio un “reietto”, ma che per degli assurdi scherzi del destino riesca a creare continue invenzioni innovative per l’epoca dove la storia è ambientata, sembra un invito a non vivere delle possibili situazioni d’isolamento come una sconfitta, dal momento che NewEntryTelevision
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gli individui che possono essere definiti i più “geniali” talvolta si trovano a vivere dei periodi da emarginati. Curioso anche il sogno futuristico nel capitolo finale. Ottimo romanzo per i giovani che si affacciano al mondo della lettura.
Se sei uno scrittore per bambini e ragazzi contatta Damiano Conchieri. damianoconchieri88@gmail.com Rubrica a cura di: Damiano Conchieri Videomaker e Maestro d’Arte
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ANIME NEL VENTO
Un cuore... Dedicato a Fabrizio Frizzi
UN CUORE GIOVANE, allegro, impulsivo, pacato, sorridente, gioioso, elegante, delegato al vento, ai sogni turchini, E’ VOLATO… Si è fermato, tra giardini incantati, mentre una voce, l’ha chiamato, come un’orma di fango, tra sabbia turchina e sguardi di marionette, spensierate… UN CUORE, sincero, portavoce, di un pubblico zuccherino, cordiale, fibra, arbusto, di pace E di emozioni vere… UN CUORE, luce, di cinguettii, di fringuelli, tra mattini rinati,
come albe chiare e argentate… UN CUORE, miele di anno passati, tra conchiglie prescelte, rare, mentre un litorale solitario, popolava gioiose visioni… UN CUORE, il tuo, Fabrizio, che ha donato ottimismo, ha inondato, seminato, privilegi, infantili, innocenti, mentre un timido sole di PRIMAVERA, ti ha sciupato, la tua voglia di vivere… Ciao, Amico, popolare, mito, leggenda... di una VITA, CULLATA, DA ONDE SPLENDIDE E CANDIDE… NON TI DIMENTICHEREMO… Tina Giordano(Cerignola) FG
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TERRITORIO
Montichiari: filo diretto con l’AVIS Si è svolta sabato 24 marzo l’annuale Assemblea Avis Provinciale Brescia. Ha aperto le relazioni il Presidente Pagliarini: “Un saluto alle autorità e alle istituzioni presenti, ai delegati delle 16 UDR bresciane ma soprattutto un saluto e un GRAZIE a voi donatori”. “Un pensiero speciale al Prof Mario Zorzi, Presidente Onorario della sezione Avis di Brescia, che domani raggiungerà il traguardo dei 98 anni, che ci manda i suoi affettuosi saluti”. Un ricordo riconoscente anche per il dott. Giorgio Senigaglia, fondatore e 1° Presidente Avis Bs, a cui verrà intitolata la sede Avis di Brescia. Una prima novità, tra le troppe restrizioni legislative a livello nazionale: chi non ha mai donato nell’arco di 1 anno potrà presentarsi entro 2 anni ad effettuare una donazione in concomitanza con gli esami annuali previsti, senza differita com’era fino ad oggi. Si sta anche lavorando per attuare nuove tecnologie che permettano di velocizzare, tramite un database, tutte le informazioni sui donatori, garantendo maggior sicurezza, pur mantenendo la privacy, ma facendo altresì in modo che i dati di ogni donatore siano accessibili a tutte le UDR, così che ogni avisino possa donare dove e quando gli è più comodo. Comunicazione e promozione sono un aspetto molto importante e, tramite studi specifici e questionari distribuiti ai nuovi donatori, si comprende che la prima motivazione che spinge un cittadino alla donazione di sangue è il SENSO CIVICO; seguono la presenza di donatori in famiglia, l’accompagnamento di un amico o la semplice curiosità. Questi dati
ci permettono di promuovere e sensibilizzare le persone nel modo più appropriato, con slogan pubblicitari su quotidiani locali, con opuscoli informativi, segnalibri distribuiti in librerie e biblioteche, nonchè sui principali canali social, tra cui il sito web di Avis. C’è anche da sottolineare una nota molto positiva: il maggior numero di nuovi donatori è composto da giovani entro i 35 anni. I valori morali ed etici quindi non sono in crisi fra i donatori vecchi, sempre costanti e i nuovi, malgrado nel 2017, sia a Brescia che a livello nazionale, le donazioni di sangue siano state in calo. I motivi sono molteplici: parametri sanitari più restrittivi, raggiunti limiti di età, aumento di viaggi in Paesi a rischio, aumento di tatuaggi e piercing, per i quali c’è la sospensione temporanea; in inverno influenze e malanni tipici; in estate vacanze… Anche se questo calo non è per ora troppo preoccupante, è bene non sottovalutarlo. Per questo si raccomanda sempre la continuità agli avisini nelle donazioni, per avere scorte sufficienti e oltre, per i casi di ulteriore fabbisogno per urgenze. Essenziale rimane sempre la diretta promozione tramite il passaparola per avvicinare nuovi possibili donatori all’Avis. Toccante intervento di Marta viola, una ragazza trentenne che con la sua testimonianza riportata anche in un libro, ( sangue bianco) ha ringraziato gli avisini e il suo donatore di midollo osseo: “sconosciuti” grazie ai quali, a fronte di molte trasfusioni di sangue e al trapianto di midollo osseo, ha combattuto infatti la leucemia. Ornella Olfi www.newentry.eu 11
SPECIALE
Lettera al Direttore
Carissimo Gianluca, sorge, in questa notte dai tratti arricciati un pensiero, un emozione che tacere non vuole, esige risposta celere. Quest’oggi sfogliando le pagine del suo giornale, mi sono ritrovata a cercare tratti del mio sentire; non trovandoli vergati tante le riflessione sorte improvvise. Tempo ingordo, tiranno, al millesimo scandito ha ingoiato fasci di parole, di silenzio fondo vestendo giorni, istanti, eterni. Fra le dita manciate di stanchezze, corse sfrenate contro un tempo assoluto, esigente, ribelle. Fra le dita, occhi di cielo, immersi di stupore, mani tremule tese alla vita. Fra le dita piccole dita intrecciate, fra maturi grembi adagiate in attesa. Quale il senso di questo andare? Dove lo scopo? La certezza? La forza? La tempra d’essere ancora e sempre alla ricerca? Cresciuta Vittoria, bella, fluente, alla vita si dona, arricchita da nuove esperienze scolastiche, di vita comunitaria, incede, cammina, le orme fa sue. Nelle sue orme, il mio sentire, essere nel mondo per il mondo; nel suo incedere la mia vita interamente donata per amore. Tante, infinite le paure, tremori, lotte, battaglie,
di ogni giorno, costante la presenza, ferrea che oggi ci ha portato fra le mura di una scuola “dei grandi” dove nuovi occhi, mani, braccia, prendono redini di un gioco bizzarro. Meraviglia di certo, per questa mia creatura, tanto forte tanto fragile che quotidianamente, a dispetto di ogni limite, alla prova si mette con audace disinvoltura. Sorpresa, mi ritrovo, ad esser spettatrice di un mondo davanti al mondo, per la prima volta, forse, dopo anni, di prender coscienza dell’immensità che si nasconde dietro occhi velati di silenzio, di parole mute zittite da crudele malattia. Chi, un tempo, avrebbe mai detto che, contro ogni possibile prevedibile risvolto, sarebbe riuscita a comprendere, a dare modo di comprendere, di dare risposta ad inespresso rullante? Vittoria, la mia Vittoria, alle prese con il latino!! E con la fisica! Inglese e narrativa, la matematica …. con le meravigliose gesta di Ulisse e della maga Circe… piccole chicche di sapienza di simboli tradotti per farsi parola scritta, interrogazione,
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SPECIALE
voto… ragione di vita che si fa battaglia di vita, rivincita, lotta costante, quotidiana contro crudeli indifferenze, freddezze, leggerezze generate da società frettolosa, ingorda del vacuo. Annullare se stessi, traslando pieni verso dimensioni nuove, cammini impervi fasciati di luce; ritorti passaggi di ombre, silenzi assoluti imbrattati di tremori. Verso dove conduco il passo? Di certo verso fuori, incontro andando a scontri, diverbi, sguardi accesi di passione, certezza nell’osare, nell’attendere ghiotti passi in luce. Che importa poi se le braccia sovraccariche traboccano di fiele? Se lacrime inzuppano il guanciale nelle notti di bufera urlante? In ogni tempo ed in ogni luogo, umile il capo chinerò, per mano Vittoria prendendo, alla vita presentandola con gioia, con riservato pudore, con tenera premura di madre a lei riservando passioni nove, bellezze da scoprire. Celeste cresce, giorno dopo giorno, ricchezza prima, bellezza matura, primizia di un raggio di sole. Il nostro passo affratella, accompagna, dall’emozione fa nascere stupore e meraviglia. Stralcio di luna filtra, cheto s’adagia fra velli ricciuti e scomposti. Palpebre appesantite rincorrono immagini sfocate. Al buon Dio, al Padre della vita, onore e lode per i doni in sovrabbondanza donati, a lui umilmente perdono chiedendo per l’umana fragilità. Milena, la mamma di Vittoria e di Celeste
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DEDICHE A...
Mamma
Descrivere l'immensità dell'amore che una madre ha per il proprio figlio è praticamente impossibile, non esistono parole, verbi, vocaboli appropriati per definire una simile grandezza. Quando si nasce usciamo dal grembo materno per entrare nel grembo del mondo, ma in qualsiasi parte di esso noi ci troviamo, saremo sempre nei pensieri, nei sospiri, nelle preghiere di nostra madre. Il cordone ombelicale non viene mai reciso completamente, un filo invisibile ci unisce a lei per sempre, perché solo lei ci accoglierà sempre a braccia aperte, pronta ad ascoltarci, comprenderci, consigliarci, coccolarci, a tirarci su quando saremo con il culo per terra, ed a bacchettarci se sarà necessario, è questo ci da un senso di pace, ci fa vivere meglio. All'estero dicono che noi italiani siamo dei mammoni, io sono felicissimo di esserlo, non rinuncerei mai al maglione per Santa Lucia o alla ciambella della domenica (che solo la mia mamma sa fare così), sono le piccole cose che rendono i giorni della nostra vita un po' speciali, unici, degni di essere vissuti. Un grande abbraccio a tutte le mamme del mondo. Giordano www.newentry.eu 13
BIG SCREEN
Rubrica di cinema a cura dell’attrice e modella Stefania Visconti in collaborazione con Damiano Conchieri. Credito foto: Cesare Colognesi LA GUERRA DEI ROSES Titolo originale – The War of the Roses Paese di produzione – USA Anno – 1989 Regia – Danny DeVito Cast – Michael Douglas, Kathleen Turner, Danny DeVito L’avvocato Gavin D’Amato, per convincere un suo cliente a ripensarci sul divorzio dalla moglie, gli racconta la storia dei coniugi Rose, e da qui si dipana il film attraverso un complesso schema di flashback. Oliver e Barbara Rose si conoscono a un’asta di beneficenza, si piacciono, innamorano, fidanzano e in seguito sposano, e dal matrimonio nascono anche due figli. Oliver è un rampante avvocato, guadagna molto bene, lui e la moglie sono innamoratissimi, pare che stiano vivendo appieno il Sogno Americano, ma il matrimonio comincia presto a deteriorarsi a causa della diversità caratteriale sua e della moglie, sino al giorno in cui, a causa di un presunto collasso di Oliver, rivelatosi poi un falso allarme, Barbara non si presenta all’ospedale e la sera stessa gli chiede il divorzio, avendo intuito di non amarlo più e che una possibile vita senza di lui la rendesse più felice. 14 www.newentry.eu
L’avvocato tuttavia non si rassegna a voler lasciare la casa e qui comincia un turbinio di dispetti e atroci scherzi giocati a vicenda fra lui e l’ormai ex moglie sino a culminare in un finale inaspettato… Buona narrazione e ottima la regia dinamica di De Vito, il quale cerca di mostrare in chiave comica “dark” la fine di un matrimonio e l’insorgere di tutte le remore fra i due coniugi, sino a quel momento tenute nascoste. Lo spettatore non può fare a meno di cercare di seguire fino in fondo la storia senza sapere se aspettarsi un lieto fine o un insolito epilogo. Da non perdere per gli amanti del genere “commedia nera”.
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SOCIETA’
Ci vuole decoro... Ci sono tanti giovani in una comunità terapeutica e di servizio, ma anche persone con i capelli bianchi e le difficoltà stampate nella fronte. Una piccola città aperta alla grande città, che non sceglie i propri compagni di viaggio, non rifiuta chi è affaticato, non volta le spalle a chi appare “contro” per forza, ma proprio perché dolore e sofferenza hanno truccato le carte, aiuta l’incontro e l’accoglienza. Uno spazio per agire oggi, senza rimandare a domani la fatica di un momento di riflessione, di autocritica, di una relazione che impegna. Una dimensione che muove le idee, che non lascia il cuore in balia delle solitudini imposte, non teme il futuro tutto da generare e in qualche caso da reinventare, è vita che si presenta sull’uscio ferita, ma entra in questa grande casa e non intende più mollare gli ormeggi. Droga, alcol, violenza, pregiudizi e discriminazioni, sono gli eserciti del male impazienti a penetrare le mura di ogni fortino, ma se la 16 www.newentry.eu
palestra allena con rispetto e dignità alla vita, non ci saranno palizzate fragili a difesa della propria casa. Tanti ragazzi alla Casa del Giovane, ognuno con la propria storia personale, fanno il loro ingresso nelle strutture, prendono distanza dalla paura di vivere, da ciò che è lo studio che non fa sconti, il lavoro che non sarà più possibile relegare all’angolo dimenticato, le relazioni che nascono e divengono testimoni del tempo che non è mai finito. Anzi è necessario starci dentro con entrambe le gambe, fino alle ginocchia, per fare i conti con gli alti muri di cinta che abbiamo costruito, noi, in prima persona, che il cuore non ha scelto, ma lo tengono prigioniero. Giovani in bilico, avanzano lentamente non per tattica, ma per paura di quanto sta dall’altra parte della strada, nel tentativo di tenere in alto lo sguardo e non più ai bordi poco illuminati. “Liberare la libertà”, ebbe a dire don Enzo Boschetti il fondatore di questa realtà salvavita, per riuscire a pensare alla libertà di ciascuno, perché ogni giorno c’è la possibilità incontrare un domani diverso, costruito sul piano solido di un progetto condiviso, un nuovo stile di vita da rendere finalmente normale. Durante un’assemblea cui erano invitati i collaboratori e tutti gli ospiti, un carissimo collaboratore della nostra cooperativa CdG, stava raccontando l’importanza di onorare gli impegni assunti, quel patto sociale nella concessione di una seconda possibilità, la necessarietà di una responsabilità da condurre a compimento, perché la fatica dell’apprendimento di un mestiere, di una professionalità, dentro gli spazi della comunità, nulla altro significa che crescere insieme, mettendo in atto quelle responsabilità che fanno fede al
SOCIETA’
percorso intrapreso. L’oratore ha indicato, seduto nell’ultima fila del salone, Giancarlo, la nostra mascotte, piena di acciacchi, ma portatore di un eccezionale entusiasmo e volontà a non darla vinta agli agguati dell’alcol, che lo resero prigioniero più ancora della malattia. Giancarlo e la sua battaglia vinta sul filo di lana dell’abruttimento, Giancarlo e il suo inno alla vita che ogni mattino iniziando il proprio lavoro ripete a noi tutti: amici, ci vuole decoro. Pensandoci bene, decoro non è un termine vetusto, sorpassato dai nuovi superlativi, decoro è sinonimo di educazione, di rispetto per le persone e per le cose intorno, che appartengono a ognuno e ciascuno, e ultimo ma non per importanza, è partecipazione che non consente di saltare furbescamente la fila. Vincenzo Andraous
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Ed è Poesia
“Sguardo dipinto di bontà” a Fabrizio Frizzi
Te ne sei andato in silenzio... un respiro che cessa di vivere, e trasporti lacrime amare nel cuore della gente, che ti ha amato perchè eri te stesso, poichè sei stato un esempio di umanità con un leggero velo di ironia riconoscendo in te un amico speciale, un uomo solare mentre stringevi una mano o emettevi quella gustosa risata.. una persona raramente percepita a prescindere dalla fama, una concreta speranza di amicizia e serenità notata e profusa nel tuo sguardo dipinto dI bontà! Ammirevole il tuo modo di fare, così garbato per distinta classe... mai sopra le righe, autentico gentiluomo di quest’ epoca distratta ma che non ha oltrepassato la tua tangibile simpatia intromessa nella tua persona leale che sprigiona coriandoli di allegria. Hai aperto i sensori della comunicazione in stile di vita cordiale, cogliendo le emozioni più vere per poi trasmetterle magistralmente a coloro che hanno sempre apprezzato la spontaneità d’un ragazzo che ha sempre elogiato l’umiltà nonostante il meritato successo! Hai aperto un mondo inaspettato intorno a te, edificando valori morali, con un atteggiamento del tutto singolare, calamita vivente dei sentimenti... sei stato il principale testimone dell’importanza della vita, dove hai brillantemente adempiuto al ruolo di padre e benefattore. Grazie per quello che ci hai regalato, stimato Fabrizio, ti vogliamo bene! Poeta Fabrizio Villa www.newentry.eu 17
IMMAGINI CHE FANNO SOGNARE
Argentina - Brasile Le Cascate dell’Iguazù Le cascate dell’Iguazú (port. Cataratas do Iguaçu, sp. Cataratas del Iguazú, guaraní Chororo Yguasu) sono cascate generate dal fiume Iguazú al confine tra la provincia argentina di Misiones (80%) e lo Stato brasiliano del Paraná (20%). Descrizione Il sistema consiste di 275 cascate, con altezze fino a 70 metri, lungo 2,7 chilometri del fiume Iguazú. La Garganta del Diablo (“Gola del diavolo”) (lato argentino), una gola a forma di U profonda 150 metri e lunga 700 metri, è la più imponente, e segna il confine tra Argentina e Brasile. La maggioranza delle cascate è nel territorio argentino, ma dal lato brasiliano (600 metri) si ottiene una visione più panoramica della Garganta del Diablo. Le cascate sono condivise dal Parco nazionale dell’Iguazú (Argentina) e dal Parco nazionale dell’Iguaçu (Brasile). Questi parchi sono stati designati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità nel 1984 e 1986 rispettivamente. Le cascate di Iguazù sono una delle sette meraviglie del mondo. Il nome Iguazú viene dalle parole guaraní y (acque) e guasu (grandi). Una leggenda gua18 www.newentry.eu
raní dice che un dio pretendeva di sposare una bellissima ragazza chiamata Naipú, che però scappò con il suo amante mortale Caroba in canoa. Arrabbiato, il dio modificò il fiume creando le cascate, nelle quali Naipù cadde trasformandosi in roccia, mentre Caroba si trasformò in albero. Si narra che da questa posizione i due amanti continuino ad osservarsi. Vicino alla cascata, su ciascun lato, ci sono due importanti città: la brasiliana Foz do Iguaçu, situata nello Stato brasiliano del Paraná, e Puerto Iguazú, situata nella provincia argentina di Misiones. Altre importanti attrazioni turistiche vicino alle cascate sono la centrale idroelettrica di Itaipu, e le missioni gesuite guaraní in Paraguay, Argentina, e Brasile.
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Autismo: il Mostro del Silenzio La Pescatrice di Voci (Quattordicesima parte) Autrice: Daniela Vanillo
Una storia sussurrata a piccoli passi. MARIA RACCONTA I rumori si, quelli esistono tutti, anche quelli che voi non sentite. Questi sono quelli che
mi spaventano di più, poiché vedo che restate tranquilli mentre io li sento terrorizzata. Quelli invece che voi sentite li sento amplificati e quindi mi piacerebbe che tutte le cose rumorose nel vostro mondo sussurrassero, ma non lo pretendo. Partendo da questo, con me non potrete mai parlare pensando di non essere ascoltati, non perdo il senso anche se sto ascoltando più discorsi contemporaneamente. L’aereo notturno che passa di notte trasportando merci, lo ascolto tutte le notti. Mia madre mi ha spiegato di stare tranquilla perché con il
tempo mi sarei abituata e non mi avrebbe più fatto paura. Intanto non è ancora successo. Cerco di salvarmi schiacciando le mani contro le orecchie. Se invece passano degli elicotteri che effettuano un servizio di controllo, in caso di gare sportive, la giornata diventa davvero faticosa. Cerco continuamente nelle camere della casa il punto più lontano dal suono ma gli elicotteri si spostano e la corsa continua. Alla fine sono stremata e vado a letto aspettando il rumore assordante del “cargo notturno”. continua-15
NEW ENTRY il Giornale della Gente
Quindicinale d’informazione sociale e culturale a distribuzione gratuita Decreto del Presidente del Tribunale di Bergamo n°21 del 09/03/2000 Editore e Direttore Responsabile: Gianluca Boffetti Direttore Onorario: Michele Cortinovis Redazione: Stefano G. - Giorgio M. - Katia M.
Anno 24 - N°05 del 09/04/2018
Web: www.newentry.eu Email: redazione@newentry.eu bergamo@newentry.eu brescia@newentry.eu
Sede: Brembate di Sopra (Bg) Via Tresolzio n° 48 Tel.347 73 52 863 - Fax 178 22 87 172
L’Emozione di ascoltare la propria anima, il proprio cuore... Tu lettore sei il protagonista! Con le tue storie, le tue emozioni... Invia i tuoi scritti a: redazione@newentry.eu
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SEGNI NEL TEMPO
Dal 1968 al 1985
3^ parte
9 settembre 1983 (venerdì): L’omicidio di Una volta uccisi i due giovani, l’assassino sale Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch, sul retro del furgone ma, accortosi che le vittiGiogoliHorst me sono entrambe di sesso maschile, si dilegua senza utilizzare armi bianche ed effettuare alIl 9 settembre 1983, a Giogoli, vengono as- cuna escissione sui corpi. In questo caso, l’assassinati due turisti tedeschi, Jens-Uwe Rüsch sassino è stato forse tratto in errore dai capelli e Horst Wilhelm Meyer, entrambi di 24 anni, lunghi e dalla corporatura esile di Rüsch, probastudenti presso l’Università di Münster che al bilmente scambiato per una donna. Il denaro e momento dell’aggressione si trovano a bordo le macchine fotografiche delle vittime non vendel loro furgone Volkswagen T1 con l’autoradio nero prelevate, né sembrarono mancare oggetti accesa. di valore. I ragazzi vengono raggiunti e uccisi da sette Nelle vicinanze del camper furono rinvenute proiettili, sparati con una certa precisione at- anche alcune riviste pornografiche in lingua itatraverso la carrozzeria del furgone, ma verran- liana a contenuto probabilmente omosessuale, no messi a referto solo 4 bossoli sui 7 che si ma non è mai stato appurato se appartenessero sarebbero dovuti effettivamente rinvenire. Le ai giovani, né se i due fossero effettivamente fiindagini successive al delitto permetteranno di danzati (o comunque amanti) oppure solamente stabilire che i colpi erano stati sparati da un’al- amici. tezza di circa un metro e 30 centimetri da ter- La pista sarda ra, il che fa supporre che l’assassino fosse alto Si pensò quindi che il killer, non potendo essealmeno 1 metro e 80, o anche di più. L’ipotesi re Stefano Mele - detenuto nel periodo in cui il dell’altezza del killer superiore alla media non è “mostro” aveva continuato a colpire - e neppure però condivisa da tutti, in primis da Perugini e Francesco Vinci, potesse invece essere un altro da altri inquirenti. personaggio appartenente alla loro cerchia di L’assassino fredda dapprima Meyer con tre frequentazioni e conoscenze. Furono pertancolpi in rapidissima successione, mentre Rüsch to indiziati e inquisiti Giovanni Mele, fratello di tenta inutilmente la fuga ma viene poi colpito Stefano e Piero Mucciarini, cognato di Giovanni anch’esso da quattro proiettili, di cui uno al cer- Mele. vello, accasciandosi sul fondo dell’automezzo. Sulla base di nuove rivelazioni di Stefano Mele, che in alcune deposizioni accusò il fratello ed
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SEGNI NEL TEMPO
il cognato di aver partecipato all’omicidio della moglie, e con l’aggravante di alcuni indizi materiali (tra cui un bisturi in possesso di Giovanni Mele), Piero Mucciarini e Giovanni Mele restano per otto mesi detenuti con l’accusa di essere gli autori dei duplici omicidi. I due verranno poi scarcerati, per uscire definitivamente dall’inchiesta, non essendoci a loro carico indizi talmente gravi da giustificarne il rinvio a giudizio, e soprattutto essendo i due detenuti in carcere nel periodo in cui fu commesso l’omicidio di Claudio Stefanacci e Pia Rontini. Per un certo periodo venne indagato per gli omicidi anche Salvatore Vinci, fratello di Francesco.Stefano Mele morì nel 1995 per una crisi cardiaca a seguito di un intervento chirurgico, mentre risiedeva in uno ospizio per ex detenuti a Ronco all’Adige, presso Verona.
29 luglio 1984 (domenica): L’omicidio di Claudio Stefanacci e Pia Rontini, Vicchio Le vittime del penultimo delitto del Mostro di Firenze sono Claudio Stefanacci, studente universitario di 21 anni, e Pia Gilda Rontini di 18 anni, da poco tempo impiegata presso il bar della stazione ferroviaria di Vicchio e majorette nella banda musicale del paese. L’auto dei giovani, una Fiat Panda celeste, è parcheggiata in fondo a una strada sterrata che si diparte dalla Strada Provinciale Sagginalese, contro il terrapieno di una collina. Quando vengono aggrediti, i due ragazzi sono seminudi sul sedile posteriore della Panda di proprietà del ragazzo. L’omicida spara attraverso il vetro della portiera destra colpendo il ragazzo quattro volte (di cui una alla testa), e due volte la ragazza (colpita al volto e al braccio che aveva probabilmente steso di fronte alla
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SEGNI NEL TEMPO
faccia come estremo gesto di difesa). In seguito l’assassino infierisce con diverse coltellate sui corpi dei due ragazzi, colpendo due volte alla gola Pia e una decina di volte Claudio. Pia viene trascinata, ancora viva anche se ormai in agonia, fuori dalla vettura in un vicino campo di erba medica, dove le vengono asportati il pube e il seno sinistro. Verrà ritrovata con il proprio reggiseno ancora serrato tra le dita della mano destra. La catenina che portava è stata strappata ed è stato sottratto il pendente a forma di croce. In questo caso la borsetta non è stata frugata né manomessa, presumibilmente perché nascosta sotto il sedile del passeggero. I cadaveri vengono scoperti prima dell’alba da alcuni amici della coppia, ma l’allarme per la scomparsa dei due era stato dato già verso le 23 circa dalla madre della Rontini, preoccupata per l’insolito ritardo della figlia che al momento di uscire di casa, poco dopo le 21, aveva promesso di rientrare entro un’ora essendo stanca per aver lavorato tutto il giorno. Anche in questo caso pare che la vittima femminile avesse subito molestie da parte di ignoti nei giorni precedenti al delitto. Un’amica di Pia, conosciuta durante un soggiorno di studio in Danimarca e che in seguito aveva intrattenuto con lei relazioni di corrispondenza, riferì tempo dopo di aver ricevuto una telefonata dalla giovane, pochissimo tempo prima del delitto, in cui Pia le riferiva che nel bar dove lavorava “c’erano persone poco piacevoli assieme alle quali si sentiva molto insicura”. Tale fatto sembra peraltro avvalorato da un riscontro raccolto in una fase successiva al delitto; il signor Bardazzi gestore di una tavola calda in località San Piero a Sieve aveva dichiarato di riconoscere nei due fidanzatini uccisi una NewEntryTelevision
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coppia che nel pomeriggio del 29 luglio 1984, poche ore prima dell’omicidio, si era intrattenuta presso il suo locale. Subito dopo loro, secondo il teste, era arrivato un “signore distinto”, alto, corpulento, sguardo intenso, in giacca e cravatta, dai capelli rossicci, che aveva ordinato una birra e si era seduto all’esterno del locale, senza staccare gli occhi dalla ragazza. Non appena i giovani avevano terminato di mangiare e si erano avvicinati alla cassa, l’uomo aveva bevuto d’un fiato la birra e si era accodato a loro. Invitato a partecipare ai funerali delle vittime, tuttavia, non riconobbe il “signore distinto” tra i presenti. Secondo la testimonianza resa del 2017 da Giampiero Vigilanti, Pia Rontini sarebbe stata uccisa “per un rifiuto”. Nel processo a Pacciani il teste Bardazzi venne ascoltato dal PM Canessa che mise in luce alcune incongruenze nella sua testimonianza; dando per scontata la sincera volontà di collaborare da parte del signor Bardazzi non venne però considerata credibile la sua testimonianza in quanto non coincidevano innanzitutto i tempi di spostamento della coppia dei ragazzi rispetto al tragitto casa-locale Bardazzi-luogo di lavoro di Pia Rontini e in più lo stesso Bardazzi non si dimostrò così certo al processo di riconoscere i ragazzi e la loro auto parcheggiata davanti al locale. Nel marzo del 1994 le croci piantate sul luogo del delitto dal padre di Pia Rontini in memoria dei due giovani assassinati sono state danneggiate da ignoti. Il padre di Pia, Renzo Rontini, si è impegnato profondamente per la ricerca della verità sul caso fino alla sua morte, avvenuta per un attacco cardiaco nel dicembre 1998. continua-5
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Gianfranco di Niso - Barman Campione del Mondo presenta il DVD: “Cocktail per tutti” Il dvd è stato realizzato con un tema ben specifico, permettere alle persone “comuni” di realizzare tutti i cocktail del mondo (aperitivi, dopo cena e long drink ) standosene tranquillamente a casa meravigliando amici e commensali preparando loro drink come un barman talentuoso. Quindi, partendo da questa idea di progetto e collaborando con la realtà cine hollywood di Milano abbiamo realizzato COCKTAIL PER TUTTI. Il progetto è stato realizzato diciamo alla “cotto e mangiato“, quindi tutti i prodotti alcolici sono facilmente acquistabili in qualsiasi supermercato. Stesso discorso per quanto riguarda il cilindro graduato (un baker che si trova facilmente nel reparto Casalinghi) sia per quanto riguarda i bicchieri e l’attrezzatura specifica, in modo da mettere in condizione qualsiasi persona di realizzare i cocktail. Una telecamera mi ha ripreso per una settimana ed io ho realizzato le 110 ricette presenti nel dvd. Lavorando non da Barman ma da persona comune 24 www.newentry.eu
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L’artista del mese di Federica Pento è... Elisa Ha da poco compiuto i suoi 20 anni di carriera e ha pensato bene di fare un regalo a tutti coloro che l’hanno sempre sostenuta. Lei è Elisa e il suo brano si chiama “Ogni istante”. Una vera e propria lettera messa in musica diretta a tutti i suoi fan. Leggendo il testo di “Ogni istante” si può percepire un inno alla vita, al bisogno, appunto, di godersi ogni attimo: “Questa vita tu vuoi viverla, vuoi viverla e vivi sempre, ogni istante” canta Elisa che prima dice: “Spingersi al limite, non pensare sia impossibile camminare sulle immagini e sentirci un po’ più liberi”. La canzone, tra l’altro, ha anche una particolarità, perché segna l’esordio alla regia per la cantante che, infatti, si è presa la responsabilità di scrivere e dirigere il videoclip che accompagna il brano, come spiegò in un post su Facebook. L’artista nel video appare seduta a un tavolino di legno immerso nella natura, tra gli alberi. Ha davanti a sé un foglio e tiene in mano una penna, ha fiori nei capelli e indossa una pelliccia
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Federica Pento, cantante. Credito foto: Fazio Gardini
azzurra. Canta immersa nei suoi pensieri, mentre una ragazza inizia a danzare, in un’atmosfera quasi surreale. É questa l’immagine con cui si apre la clip. In seguito, la vediamo camminare tra i campi e salire su un trattore, mentre intorno a lei si alternano ragazzi che fanno acrobazie in bici e che ballano e cavalli bianchi che corrono. Il filmato è stato girato nella Riserva naturale della Foce dell’Isonzo, a Staranzano (Gorizia). Il brano é stato prodotto da Katoo, Andrea Rigonat e dalla stessa Elisa, segna inoltre
ARTISTA DEL MESE
l’inizio di un nuovo percorso artistico e discografico con Universal Music Italia. Il nuovo singolo ha aperto il progetto dell’artista: “TOGETHER HERE WE ARE”, quattro show unici (“POP-ROCK”, “ACUSTICA-GOSPEL” e “ORCHESTRA”), avvenuti il 12, 13, 15 e 16 settembre. Durante la serata poprock, Elisa ha proposto il singolo “OGNI ISTANTE” anche nella versione inglese “YOURS TO KEEP”. Un totale di 47.261 biglietti venduti. Nel corso delle quattro serate tanti gli amici e colleghi che in questi vent’anni hanno condiviso con Elisa musica ed emozioni, vediamo i nomi di: Alessandra Amoroso, Loredana Bertè, Mario Biondi, Luca Carboni, Carmen Consoli, Francesco De Gregori, Emma, Fabri Fibra, Giorgia, LP, Fiorella Mannoia, Ermal Meta, Francesca Michielin, Gianna Nannini,
Mauro Pagani, Gino Paoli, Francesco Renga, Giuliano Sangiorgi, Jack Savoretti, Thegiornalisti, Ornella Vanoni, Federico Zampaglione, Renato Zero. Inquadra con lo smartphone tramite lettore qr code e guarda il video “Ogni istante” di Elisa
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Modera le pretese in famiglia e al lavoro: non sono tutti al tuo servizio. A patto che tu riesca a contenere le critiche si delinea un’occasione per esprimere al meglio la personalità, anche con una punta di irrequietezza che ti sollecita a prendere il massimo da ogni evento. Gli amici aiutano nel lavoro...
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Le stelle della settimana confermano l’eccezionalità del periodo. Nasce un nuovo amore, decidi di fare un figlio o di convivere con il tuo partner di sempre. Tutto ti è concesso, non c’è confusione nel tuo cuore, e men che meno nella tua mente. C’è la consapevolezza che si può stare bene, essere felice... 28 www.newentry.eu
La fantasia è il tuo punto forte, diventa maestra nei giochi d’amore e ti mette al riparo dalle molteplici baruffe planetarie del weekend. Divertiti come vuoi, senza eccedere o cascare nell’illecito. Gli eccessi sono dannosi, specie a metà settimana. Non è nella tua natura restare fermo, ma per ora èla strategia migliore.
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04 Il periodo è molto buono. L’astratto tocco della fortuna si trasforma in sostanza che si può toccare, si può sentire sotto forma di aiuti, gratifiche, regali, prestigio, benessere fisico. A metà settimana è saggio fare qualcosa per la salute e per il tempo libero, magari trasformando un hobby in lavoro.
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L’uso della forza risolve i problemi? Per questo sei così aggressivo in questi giorni! Sei troppo concentrato sulle faccende pratiche per prenderti disponibile a un frizzante flirt e ai piaceri amorosi. La Luna consiglia riposo e massima prudenza nei movimenti e con le parole.
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La primavera aiuta a risvegliare gli animi sopiti. E’ questo che ti sta succedendo? Ti senti come se una potente calamita ti stesse attraendo in una spirale? Qualcosa di speciale succede all’improvviso: non c’è tempo da perdere! Momenti esilaranti in società durante un viaggio ed eccellenti intuizioni.
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Si delinea una settimana suggestiva, all’insegna di curiosità e intese speciali grazie agli influssi astrali, alla tua verve passionale e all’ottima prestanza fisica. Dinamicità e saggezza sono le qualità da mostrare, in ogni settore. Fan bene all’autostima, convincono della tua superiorità amici e nemici...
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Al lavoro studia bene il tuo avversario prima di agire. Nella vita di relazione dà la priorità ai rapporti stabili e, se puoi, parti con gli amici vecchi o nuovi che siano, ma che di amici veri si tratti. Nel weekend maggior riguardo per la salute.
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L’amore è in primo piano. Le stelle indicano il nascere di una passione che non è certo temporanea, anzi ha tutta l’aria di durare nel tempo. Riprende quota quella componente da sognatore che si era assopita. In campo pratico, con onestà e lealtà porti a casa buoni risultati. Attenzione al denaro in uscita.
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Gianluca Boffetti
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Quella notte La mia anima cerca sempre Lei. E già, quel bacio scambiato con la donna amata, ha lasciato il segno sul mio tenero cuore. La mia mente mi manda sempre la sua immagine al mio fianco, con quei occhi azzurri, il suo viso angelico, vissuta in quel giorno insieme, nella bella località dove abbiamo vissuto tenere ore. Vivere come per magia tutto d’un colpo tante emozioni non è cosa da poco. Dentro me compaiono sentimenti indescrivibili, che vorrebbero esser raccontati nella loro profondità solo alla persona amata. Ma Lei forse ora, in questa notte, sta pensando a tutto quello vissuto, pensando sempre a quei baci che forse hanno sconvolto i suoi stati d’animo indecisi!! Capire cosa veramente stia provando ora, non so, ma certo è il suo silenzio, che fa paura; non
RIFLESSIONI
avere un suo segnale, ti fa capire che amare una donna vuol dire anche sofferenza!! Probabilmente, ora che il tempo ha permesso di conoscere la “mia” donna, penso d’immaginare i suoi attuali sentimenti. Quello dominante è l’indecisione, forse per capire se quello che fa, è giusto. Forse dentro Lei, c’è confusione su come comportarsi, forse ha paura mettere in gioco i suoi sentimenti. Dentro me c’è tanta voglia di far tutto il possibile per renderla sempre felice e allegra e proteggerla da ogni male del mondo!! La vita è un film, dove le immagini di ogni giorno che viviamo vengono fotografate e conservate nel nostro cuore. Oggi io conserverò la sua immagine, che non cancellerò mai dalla mia anima, per sempre!! Felice
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SU DIVANI E MATERASSI IN ESPOSIZIONE
RIDIAMOCI SOPRA
Paolo torna da scuola affamato; si tuffa verso il frigo e proprio mentre sta per buttarsi sul gelato, sente sua madre che lo blocca strillando: “Fermo là tu! Non puoi magiare il gelato, tra poco è ora d i cena! Va’ un po’ fuori a giocare nel frattempo”. “Ma non c’è nessuno con cui giocare...”. “Ok” dice la mamma, “allora vuol dire che giocherò io con te. A cosa giochiamo?”. “Giochiamo a mamma e papà! Io faccio il papà”. “E io faccio la mamma, ovviamente. Cosa devo fare?”. “Vai di sopra e stenditi sul letto”. Quando la mamma è andata di sopra, Paolo rimedia da un armadietto il vecchio berretto da pesca di suo padre; mentre sale le scale recupera anche un mozzicone di sigaretta da un posacenere e lo mette a un angolo della bocca cercando di imitare il brutto muso del padre. Al che, si avvicina alla camera da letto ed entra. La mamma continua a dargli corda...: “Cosa devo fare ora?”. E Paolo, cercando di apparire brusco: “Porta quel tuo culo di sotto e dai un po’ di gelato al ragazzino!”. Una donna sposa un uomo pensando che lui cambierà. E lui non lo fa. Un uomo sposa una donna pensando che lei non cambierà. E lei lo fa. Un uomo cinquantenne rientra a casa: “Cara... Cara, ho fatto la visita per avere l’invalidità civile”. “Come
è andata?” gli chiede la moglie. “Il medico mi ha detto: si tolga la giacca. E poi mi ha detto: si tolga la camicia”. “E poi?”. “E poi mi ha detto: si tolga la canottiera”. “E poi?” gli chiede la moglie incuriosita. “Sono rimasto nudo fino alla cinta e mi hanno dato il 30 per cento di invalidità!”. “Caro se ti abbassavi le mutande ti davano anche l’accompagnamento!”. Un uomo entra in un negozio di scarpe e chiede di provarne un paio. La ragazza che è al banco chiede: “Che numero porta?”. Il cliente ci pensa un po’ su e poi dice: “Io porto il 42 ma mi faccia provare un 40”. La ragazza un po’ sconcertata gli porta il 40. Il cliente le prova e poi dice: “Mmm... Strette, mi porti un 38”. La ragazza sempre più perplessa porta il 38. Il cliente: “Mmm... Strette, mi porti un 36”. La ragazza ormai incredula e convinta di avere a che fare con un pazzoide gli porta il 36. L’uomo le prova e poi esclama: “Benissimo, le prendo”. Prima che il cliente se ne vada incuriosita chiede: “Senta, so che non sono fatti miei, ma mi piacerebbe sapere perché ha preso un 36 se porta il 42”. L’uomo sconsolato dice: “Mio figlio è un disoccupato, mia moglie mi ha lasciato, mia figlia è una poco di buono... almeno la sera quando mi tolgo le scarpe, vorrei provare un po’ di soddisfazione!”
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ARTE / LA MOSTRA DEL MESE
TIZIANO e la pittura del cinquecento tra Venezia e Brescia E’ nello stupendo Museo di Santa Giulia a Brescia che, dal 21 marzo, ha preso il via la mostra dedicata a “Tiziano e la pittura del cinquecento tra Venezia e Brescia” curata da Francesco Frangi e promossa dal Comune di Brescia insieme alla Fondazione Brescia Musei e con la collaborazione di Diocesi di Brescia e Museo Diocesano di Brescia. Il progetto della mostra che proseguirà fino al prossimo 1 luglio 2018, è stato realizzato proprio attorno al Tiziano ed è concomitante con la riapertura, dopo ben nove anni, della Pinacoteca Tosio Martinengo, nella sede storica di Piazza Moretto. Tra le importanti opere del Tiziano presenti in tale circostanza anche quella realizzata per il vescovo Altobello Averoldi nel primo ventennio del 1500 nella collegiata dei Santi Nazaro e Celso, e tre dipinti con le Allegorie di Brescia, create nel
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1560, per il salone della Loggia, purtroppo andate perdute per l’incendio del 1575. Con questa iniziativa, oltre a valorizzare i capolavori di Tiziano, continua il filone dedicato alle mostre dei grandi maestri della pittura antica ed un excursus su Tiziano attraverso l’influenza che le sue opere seppero trasferire ai maggiori pittori bresciani del tempo, da Girolamo Romanino al Moretto e a Giovan Girolamo Savoldo. Nella prestigiosa collezione della Pinacoteca Tosio Martinengo, infatti, a latere della stessa mostra ci sono anche straordinari esempi della cultura artistica di Brescia e Venezia nel Cinquecento. Con l’occasione gli ospiti della mostra potranno proseguire nella scoperta bresciana con una visita anche la Collegiata dei Santi Nazaro e Celso, il santuario di Sant’Angela Merici e altre chiese che a
SPETTACOLO & ARTE
Brescia e nel territorio della provincia conservano come degli scrigni dei capolavori. Ester Campese
Rubrica di Arte curata da: Ester Campese, pittrice e artista internazionale. Blog personale: https://campeyblog.wordpress.com
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Alessandra
Sono Alessandra Gagliardi, ho 24 anni e sono diplomata in Perito Aziendale Corr. in lingue estere. Da 4 anni lavoro come impiegata alla VGV di Calvisano. Adoro leggere e fare sport ma la mia passione piÚ grande è il canto. Per 10 anni ho frequentato l'accademia e ora faccio serate in acustico a Brescia e provincia. La musica è la mia compagna di viaggio, la mia salvezza in qualsiasi momento della vita.
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Michelle - 19 anni
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La vincitrice dello scontro avrà diritto ad uno scatto glamour o ad uno sconto del 20% su un servizio completo (5/6 scatti). Per visionare i lavori: leone_rech_daldosso Per informazioni: Bisdy communication - Via Isorella, 1 - Calvisano www.bisdy.it - info@bisdy.it - 333.72.55.555
ESPERTI A VOI
I 10 effetti dello STRESS Il cortisolo è un ormone prodotto dalle ghiandole surrenali del nostro corpo. È conosciuto anche come “ormone dello stress”, proprio perché la sua produzione, in genere, aumenta a seguito di situazioni di forte stress, fisico e mentale, al fine di incrementare la quantità di energia necessaria al nostro corpo. Gli elementi che vengono rilasciati nell’organismo, a seguito di un eccesso di cortisolo, dovrebbero essere smaltiti attraverso un’attività fisica costante. L’aumento di situazioni stressanti; il consumo giornaliero di caffeina e uno stile di vita sedentario rendono non solo difficile abbassare i livelli di questo ormone, ma continuano a stimolare il nostro organismo a produrne ancora di più. Questo meccanismo a “spirale” scatena alcuni effetti collaterali: come la riduzione della sintesi di collagene, la riduzione delle difese immunitarie, un eccesso di stanchezza da cui non si riesce a venirne a capo. Ecco 10 segni che ci aiutano a capire quando il nostro organismo non ce la fa a supportare troppo stress. (1) Ipersensibilità al dolore Quando i livelli di cortisolo rimangono alti per un lungo periodo di tempo, le ghiandole surrenali cominciano a indebolirsi. Questo genera un aumento della sensibilità, che porta ad avvertire tipi di dolore, come il mal di schiena e i dolori muscolari. 40 www.newentry.eu
Una quantità eccessiva di cortisolo aumenta anche la sensibilità del sistema nervoso in risposta agli stimoli dolorosi, di conseguenza anche la minima fitta può eccitare i nervi del cervello, provocando mal di testa. (2) Difficoltà nel dormire I livelli di cortisolo sono portati a scendere di notte, permettendo così al corpo di rilassarsi e di ricaricarsi. Ma se ci lo stress in circolo è troppo alto, questo meccanismo si inceppa. Così, anche se avete avuto una giornata particolarmente stancante, vi ritroverete facilmente a rigirarvi nel letto tutta la notte, sentendovi nuovamente stanchi il giorno successivo. (3) Stanchezza cronica Anche se, nonostante tutto, avete dormito bene, vi alzate ancora più stanchi di quando siete andati a letto. Nel corso del tempo, alti livelli di cortisolo riducono l’attività delle ghiandole surrenali predisponendo il vostro organismo a una sorta di stanchezza cronica. Quindi, se la mattina diventa sempre più difficile trovare la forza di alzarvi dal letto, probabilmente, è perché siete stressati. Paradossalmente la sera vi sentirete più carichi che mai e pronti ad affrontare ore di intenso lavoro fisico e mentale. (4) State ingrassando Anche se pensate che state mangiando in maniera corretta e che state praticando sufficiente atti-
ESPERTI A VOI
vità fisica, continuate ad ingrassare e non riuscite in alcun modo ad arrestare il fenomeno, nemmeno con digiuno o (peggio ancora) saltando i pasti. Questo avviene a causa del cortisolo che riduce la capacità dell’organismo di utilizzare il grasso presente nelle riserve al fine di produrre energia, favorendone invece l’accumulo soprattutto intorno all’addome. (5) Siete facilmente soggetti a raffreddori e infezioni Elevati livelli di questo ormone disattivano i naturali meccanismi di auto-riparazione del vostro corpo, influenzando il funzionamento del vostro sistema immunitario, perfettamente progettato dalla natura per mantenervi in buona salute, a lasciarvi così particolarmente vulnerabili. (6) Voglia di cibi non sani Il cortisolo provoca l’incremento di zuccheri nel sangue, del colesterolo e della pressione sanguigna, e riduce la capacità dell’organismo di utilizzare il grasso accumulato nelle riserve per produrre energia. Lo stress e l’aumento della quantità di zucchero causano, a loro volta, un desiderio di cibi dolci, salati, ipercalorici. (7) Calo del desiderio sessuale e per le cose piacevoli in generale Alti livelli di cortisolo funzionano come una sorta di anti-Viagra. Questo perché, quando gli ormoni dello stress sono alti, gli ormoni che inducono la libido faticano a fare il loro lavoro. Ma non solo, in questa fase di stallo non siamo in grado di osservare le piccole cose piacevoli che la vita ci offre, rendendoci così ancora piu nervosi ed insoddisfatti. (8) Stomaco sottosopra Il sistema gastrointestinale è molto sensibile a ormoni come il cortisolo. Potreste quindi trovarvi ad avvertire nausea, bruciore di stomaco, crampi addominali, diarrea o costipazione. Il tutto a causa dell’aumento di stress che riduce la capacità di digerire i cibi e diminuisce l’assorbimento dei minerali. Aggiungendo anche la voracità verso i cibi,
impedendoci così di gustare ciò che mangiamo. (9) Ansia Cortisolo e adrenalina possono portare a nervosismo, sensazioni di panico e, nel peggiore dei casi, anche alla paranoia, perché interferiscono nella produzione di serotonina, neurotrasmettitore della felicità. (10) Rughe Come abbiamo detto all’inizio dell’articolo, l’ormone dello stress inibisce la sintesi di collagene e causa disidratazione, questo porta a un invecchiamento precoce della pelle e alla comparsa di rughe. Cosa fare? Ecco alcuni piccoli accorgimenti che possono essere adottati da tutti ed in qualunque situazione e stato di salute voi vi troviate. Eliminare la caffeina o per lo meno riducetene la quantità. Dormire di più; praticare regolare attività fisica; stabilizzare i livelli di zucchero nel sangue, cercando di combattere il desiderio di carboidrato con la forza di volontà (un frutto è più salutare per il nostro organismo stressato ma ahimè meno appagante); fare ricorso a tecniche di rilassamento come meditazione e yoga. Per tenere sotto controllo la produzione di cortisolo, un passo importante è cercare di adottare un migliore stile di vita, affidandovi a una dieta sana ed equilibrata, personalizzando il vostro percorso alimentare, tenendo conto anche dei vostri gusti alimentari. Dr.ssa Paola Lanfranchi BIOLOGA NUTRIZIONISTA
Specializzata in ideazione e pianificazione di piani alimentari personalizzati, in condizioni normali e patologiche. Riceve solo su appuntamento cell: 349 - 5371234 E-mail: paola_lanfranchi@yahoo.it Riceve a: CARPENEDOLO (BS) ASOLA (MN); SIRMIONE d/G (BS) www.newentry.eu 41
RACCONTI
Chiudo gli occhi Nella sala d’attesa della stazioncina di montagna l’aria è immobile; solo quando entra il giovane uomo un refolo di vento fa muovere i fogli con gli orari ferroviari appesi alla parete. Entrato, si siede sulla panchina alla sua sinistra, c’è più luce e può riprendere la lettura del libro che tiene nello zaino. “Peccato che questi vetri smerigliati non lascino intravedere qualcosa di queste belle montagne” - pensa mentre toglie il libro che ha iniziato a leggere due giorni fa. C’è uno strano rigonfio nelle pagine dove lui ha messo il segnalibro, infatti all’interno trova un foglio piegato in quattro parti. Lo apre e sorride compiaciuto: ecco all’interno un disegno fatto dal figlio del suo amico Pier, quel bambino che adora e dal quale è chiamato “zio” anche se lui proprio suo zio non lo è. Sul foglio è disegnato un cuore enorme contenente la figura di un uomo con i capelli ricci, pettinati indietro, che sarebbe lui, ed un bambino con i capelli chiari, la maglietta dell’Inter, un pallone ai piedi del bambino e la frase “TVTB Zio da ALEX”. “Ti voglio tanto bene anch’io” dice fra se l’uomo. Ripiega il foglio e lo rimette nelle pagine del libro. La sera prima, quando ormai era quasi buio si era seduto sulla sedia a dondolo sotto il porticato della casa di Pier quando il bambino, già un po’ assonnato gli si era accoccolato in braccio. - “La tua barbetta è un po’ bianca perchè ti sei spaventato?!” - “No, non è per quello, sono i capelli che diventano bianchi quando ti spaventi. Forse è bianca perchè avevo tanto male”. 42 www.newentry.eu
- “Quando tu domani torni a Milano, mi pensi’” - “Certo che ti penso”. - “E mi vuoi bene con la testa?” - “Sicuramente” - toccandogli poi la cicatrice che spuntava dalla maglietta, aveva aggiunto:”Anche lui con questo?”. Aveva appoggiato la mano sul cuore dell’uomo: “Sì, ti vogliamo bene tutti e due”. Dopo un lungo sbadiglio, accarezzandogli la barba aveva aggiunto: “Anche io a voi due, ma a te di più”. Il rumore della maniglia che apre la porta fa chiudere il libro all’uomo. La signora che è entrata guarda un attimo la panchina alla sua destra ma poi chiede con un sorriso: “Le spiace se mi siedo vicino a lei? Qui c’è più luce”. “Nessun problema” - le risponde. Lui la guarda notando i particolari. Accidenti a me e ai thriller che leggo continuamente! Come gli investigatori comincio a notare i particolari: scarpe chiare sono mocassini della Geox, vuole camminare comoda e sicura; i pantaloni di cotone e la maglietta hanno il logo Benetton, ama i buoni tessuti, avrà una 46, sta attenta a quello che mangia; i capelli sono castano chiaro colorati e tagliati corti mi dicono che si tiene bene ed è pratica. Gli occhi sul verde-marroncino guardano in modo dolce, sorride in modo discreto. Non sarà invadente o chiacchierona!”. Ma ecco che lei gli dice: - “Lei ama i libri!”. - “E’ vero signora, come ha fatto a capirlo?” - “Usa un segnalibro, non fa le orecchie alle pagine”. -”Leggo tantissimo perchè a Milano gestisco
una libreria”. -”E’ stato qui in vacanza?”. “Ho passato solo una settimana a casa di un mio amico, oggi torno a Milano perchè devo fare degli esami particolari. Anche lei in vacanza qui?” - le chiede il giovane uomo. -”No, sono arrivata ieri perchè era il compleanno di mio figlio”. -”Quanti anni ha festeggiato?” - chiede lui con curiosità. Gli occhi della donna si velano per qualche secondo ma poi, ricacciate le lacrime dice: “ne avrebbe compiuti 41. Mi è mancato un anno e mezzo fa. Ho voluto che riposasse in questo cimitero tra i monti che amava tanto. Quando partiva per le sue arrampicate gli raccomandavo sempre di stare attentissimo ma a portarmelo via è stata una emorragia cerebrale. Avevo perso così anche mio marito, probabilmente era una cosa ereditaria. Quando a volte e parlava mi diceva che se fosse successo anche a lui dovevo chiudere gli occhi e che mi sarebbe stato vicino”. -”Mi spiace, scusi non...” - “Ma no. Non ha niente da scusarsi, anzi scusi lei che magari vuole leggere in pace!”. - “Siamo arrivati in anticipo tutti e due a quanto vedo. Io l’ho fatto per non disturbare la moglie del mio amico Pier che mi avrebbe preparato una super colazione e lei?” -”Per smettere di piangere...”. Il giovane uomo abbassa lo sguardo sul libro indeciso se aprirlo e rimettersi a leggere perchè si sente quel nodo in gola che basta poco per farlo piangere. La signora lo sta guardand, lui con la coda dell’occhio se ne accorge, lei ha perso un figlio e lui sarebbe già morto se non avesse ricevuto... Quando riprende a parlare non sa perchè le racconta tanto di sè, lui che parla poco, a volte preferisce esprimersi con semplici gesti per far capire le cose. Le parla della miocardiopatia degenerativa congenita,
RACCONTI
riscontratagli da piccolo, ecco perchè si stancava facilmente, non era in grado di partecipare ad attività sportive. I genitori del giovane uomo erano proprietari della libreria perciò non potendo stancarsi nei giochi e nello sport, leggeva in continuazione. Dai medici c’erano solo la prospettiva di vita in seguito a trapianto visto l’aggravarsi delle sue condizioni. La sera del 30 ottobre di un anno e mezzo fa era stato avvisato dai medici che forse c’era un cuore compatibile perfetto per lui. Sospeso tra l’angoscia di una morte e di una speranza di una vita si era recato all’ospedale, era arrivato il consenso dei parenti e per lui la possibilità di una vita nuova. La signora inaspettatamente allunga una mano e la appoggia con infinita dolcezza sul cuore del giovane uomo. “Cosa... no! Non sarà...! Calmo, devo respirare con calma e non agitarmi così, cosa faccio se è proprio come forse penso sia possibile...” pensa confuso e impaurito il giovane. “Mio figlio era iscritto all’Aido e sapeco ciò che voleva facessi... è stata dichiarata la morte cerebrale il 30 ottobre ed io ho solo rispettato le sue volontà. Mi hanno solo detto che il ricevente del cuore sarebbe stato un uomo giovane e le cornee andavano a Bergamo; io non avrei saputo il nome dei riceventi”. Lui le prende la mano e gliela tiene con discrezione premendola con dolcezza fino a quando lei sente i battiti del cuore del figlio. Il leggero sferragliare del treno in arrivo li fa alzare e tenendosi così vicini, quasi abbracciati, senza dirsi niente entrano nel vagone. Nella sala d’attesa della stazioncina di montagna l’aria è di nuovo immobile. Qualcosa fa muovere i fogli con gli orari ferroviari appesi alla parete. Un refolo di vento? No, un battito di Ali d’Angelo. “Chiudi gli occhi mamma! Sono vicinissimo!”. Marta www.newentry.eu 43
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PERSONAGGI
7 anni dopo la morte del figlio, John Travolta, ha pubblicato questa lettera. Impossibile leggerla senza che scendano le lacrime. Tutti i lutti in famiglia sono difficili da superare, e quando a morire è un bambino, il dolore è altrettanto forte. Tutti conosciamo l’attore John Travolta, ma non tutti sanno che il famosissimo uomo di spettacolo, che ha recitato in molti film, come ad esempio “Senti chi parla”, “I colori della vittoria”, “La figlia del generale”, “Nome in codice: Broken Arrow “, “Pulp Fiction”, e tantissimi altri, ha avuto una vita caratterizzata da molteplici episodi molto significativi. L’attore aveva una moglie che si chiamava Diana Hyland, attrice morta per un cancro al seno nel 1977. In seguito conobbe una nuova donna, l’attrice Kelly Preston a cui è ancora oggi legato. Con quest’ultima diede alla luce tre figli: Jett, Ella e Benjamin. John Travolta visse anche l’esperienza di veder morire suo figlio: l’allora 16enne Jett perì nel mentre si trovava in vacanza alle Bahamas con la famiglia. Il ragazzo era affetto da autismo e da sindrome di Kawasaki (malattia che, in forme molto gravi, può provocare problemi al cuore), e durante la vacanza salutò per sempre questo mondo per motivi non ancora precisati. Forse morì per aver battuto la testa a bordo piscina, forse per un attacco di cuore, forse per una convulsione epilettica. A distanza di 7 anni dal tragico episodio, il
padre del ragazzo, John Travolta, ha pubblicato sulla propria pagina Facebook un messaggio dedicato al figlio deceduto. Si tratta di un messaggio davvero molto commovente, ed appare impossibile restare indifferenti alle seguenti parole, che hanno avuto una eco davvero molto forte grazie a internet: “Dicono che la cosa più dura nella vita sia perdere un genitore. Ora posso dire che non è vero. La cosa più dura è perdere un figlio. Qualcuno che hai guardato crescere ogni giorno. Qualcuno al quale hai insegnato a parlare e camminare. Qualcuno al quale hai mostrato come amare. È la cosa peggiore che possa accadere a chiunque. Mio figlio mi ha dato molta gioia. È stato il mio tutto. Quei sedici anni in cui sono stato suo padre mi ha insegnato come amare incondizionatamente. Dobbiamo fermaci ed essere grati per i nostri figli e i figli devono fermarsi ed essere grati per i loro genitori. Perché la vita è molto breve. Trascorrete il tempo con i vostri genitori e i genitori trascorrano il tempo con i propri figli. Trattateli bene perché un giorno loro non saranno più lì. Quello che ho veramente imparato è vivere e amare ogni giorno come fosse l’ultimo. Perché un giorno lo sarà. Sfruttate le vostre chances. Dite ogni giorno alle vostre persone care che le amate. Non date nulla per scontato. La vita merita di essere vissuta”. John Travolta
John Travolta: lettera 7 anni dopo la morte del figlio
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Candida La candidosi, detta anche candidiasi o moniliasi, è un’infezione da funghi del genere Candida, di cui Candida albicans è il più comune. La candidosi comprende le infezioni che vanno dal livello superficiale, come ad esempio il mughetto orale e le vaginiti, a quelle sistemiche potenzialmente mortali. Le infezioni da candida di quest’ultima categoria sono anche denominate candidemia e sono solitamente limitate alle persone gravemente immunocompromesse, come i malati di cancro, i trapiantati, gli affetti da AIDS così come i pazienti non traumatici sottoposti a intervento chirurgico di emergenza. Le infezioni superficiali della pelle e delle membrane mucose causate dalla candida sono responsabili di infiammazioni locali e di sensazioni di disagio in molte popolazioni umane. La malattia è sempre chiaramente imputabile alla presenza degli agenti patogeni opportunisti del genere Candida, ma la candidiasi descrive un numero di sindromi patologiche diverse che spesso differiscono nelle loro cause e nella prognosi. STORIA La prima descrizione di quello che sembra essere il mughetto orale, risale al tempo di Ippocrate, intorno al 460-370 a.C. Il genere e la specie di Candida albicans C. sono stati descritti dalla botanica Christine Marie Berkhout nella sua tesi di dottorato presso l’Università di Utrecht nel 1923. Il genere Candida comprende circa 150 specie diverse, tuttavia, solo poche sono note come causa di infezioni umane. La Candida albicans è la specie patogena più significativa. Altre specie patogene Candida nell’uomo comprendono C. tropicalis, C. glabrata, C. krusei, C. parapsilosis, C. dubliniensis e C. lusitaniae. Segni e sintomi La maggior parte delle infezioni da Candida sono curabili e portano a complicazioni minime, come arrossamento, prurito e fastidio, anche se, in certe popolazioni, le complicanze possono avere esiti gravi
SALUTE
o addirittura fatali se non opportunamente trattate. In certi casi la candida non dà alcun sintomo. In persone immunosoppresse, la candidosi si presenta come un’infezione molto localizzata della pelle o delle membrane mucose, compresa la cavità orale (mughetto), la faringe o l’esofago, del tratto gastrointestinale, della vescica urinaria, o dei genitali (vagina, pene). La candidosi è una causa molto comune di irritazione vaginale, o vaginite, e può verificarsi anche sui genitali maschili. Nei pazienti immunocompromessi, le infezioni da Candida possono colpire l’esofago e diventare potenzialmente sistemiche, causando una condizione molto più grave, chiamata candidemia. I bambini, per lo più di età compresa tra tre e nove anni di età, possono essere colpiti da infezioni croniche da Candida della bocca, normalmente si presenta come macchie bianche intorno alla bocca. I sintomi della candidosi possono variare a seconda della zona interessata. Le infezione della vagina o della vulva possono causare prurito, bruciore, dolore e irritazione. Questi sintomi sono presenti anche nella più comune vaginosi batterica. In uno studio del 2002 pubblicato sul Journal of Obstetrics and Gynecology, solo il 33% delle donne che erano in cura per una infezione da fungo in realtà aveva una infezione funginea, mentre la maggior parte presentava una vaginosi batterica o una infezione di tipo misto. I sintomi di infezione dell’apparato genitale maschile includono piaghe rosse, chiazze vicino alla testa del pene o del prepuzio, forte prurito o una sensazione di bruciore. La gravidanza e l’uso di contraccettivi ormonali sono stati segnalati come fattori di rischio, Il diabete mellito, l’uso di antibiotici, una dieta ad alto contenuto di carboidrati semplici può influenzare i tassi di candidosi orale mentre la terapia ormonale sostitutiva e i trattamenti di infertilità possono essere fattori predisponenti. Indossare indumenti bagnati per lungo tempo è considerato un fattore di rischio. www.newentry.eu 47
INFOMOTORI
Mercedes Station Wagon E SW MOSCIANO SANT’ANGELO – Mercedes continua l’ampliamento gamma della Nuova Classe E. Dopo la berlina ecco ora arrivare sul mercato la versione Station Wagon. La nuova vettura tedesca è disponibile con 4 Motori a Benzina (200 da 184 cv, 250 da 211 cv, 400 da 333 cv, 43 da 401 cv) oppure con 3 Motori Turbodiesel (200d da 150 cv, 250d da 194 cv, 350d da 258 cv), negli allestimenti Executive, Sport, Business Sport, Exclusive, AMG Line, Premium Plus, AMG. Esternamente la E SW è una station dalle forme filanti, ha un corpo vettura molto elegante, le linee da classica station si abborbidiscono verso la coda, sportiveggiante. Il frontale è identico a quello della E Berlina da cui deriva, mentre si differenzia per la coda, che, come accennato sopra, è ben disegnata, sportiva, morbida, sinuosa. Internamente l’abitacolo è costruito con molta cura e ricercatezza. Di pregio le sellerie e i materiali usati. Tecnologica è la consolle centrale che si fonde con il quadro strumenti (sia consolle che quadro strumenti sono due schermi completamente digitalizzati), mentre a onda è il resto della consolle che si fonde con il tunnel centrale (vi trovano alloggiamento i comandi clima, radio, la rotellina del sistema di intrattenimento e vari altri pulsanti utili per la vita a bordo). Ora il test drive: la Mercedes Classe E SW provata è stata la 220d Business Sport da 65035 €. La Mercedes con la
nuova generazione della E SW prosegue il rinnovamento della Gamma E, presentando una vettura moderna, elegante e con contenuti tecnologici all’avanguardia. La vettura tedesca è un loft su quattro ruota, è comoda, confortevole, è un piacere mettersi al volante e guidarla su strada. E’ a suo agio sia in città che su percorsi autostradali, che sono il suo terreno ideale di conquista. Ottimo è il nuovo 2000 Turbodiesel da 194 cv, che va a sostituire, almeno sulla E il vecchio 2200 da 170 cv. Questo motore, più basso di cilindrata rispetto al vecchio motore e al contempo con più cavalli, è molto potente, è brillante, silenziosissimo e dai consumi davvero contenuti. Infine il listino prezzi: si va da 53369 € della 200 Sport per arrivare a 89866 € della 43 AMG (Benzina), si va da 50255 della 200d Executive per arrivare a 77941 € della 350d Premium Plus (Diesel). Per ulteriori informazioni sul mondo dei motori si prega di visitare il mio magazine www.bestmotori.it
Vivi l’esperienza della Mercedes E Sw 48 www.newentry.eu
ITINERARI
Video mozzafiato di Pigra
Como: la funivia Argegno-Pigra La funivia Argegno-Pigra è una funivia che collega la località di Argegno sul lago di Como, col paese montano di Pigra, entrambi in provincia di Como, superando un dislivello di 540 metri. Storia Già nel 1913 si era pensato ad un sistema funiviario per collegare il piccolo centro urbano di Pigra che fino ad allora era difficilmente raggiungibile, sia dagli altri paesi della Val d’Intelvi, sia soprattutto dai paesi rivieraschi e di conseguenza da Como. Il 23 maggio del 1971, grazie all’impegno del senatore Lorenzo Spallino e dei due sindaci Rocco Peduzzi e Dante Rosati, si inaugurò l’impianto. Il 20 maggio 2010 a causa dell’impossibilità di effettuare i necessari lavori di manutenzione per mancanza di fondi, l’impianto è stato chiuso per disposizione del Ministero dei Trasporti, ma successivi sviluppi positivi nell’arrivo di finanzia50 www.newentry.eu
menti, nonché una forte iniziativa popolare hanno reso possibile la riapertura, avvenuta il 16 giugno 2011. Il percorso della funivia è molto suggestivo, in quattro minuti copre un dislivello di 653 metri, con una pendenza media del 71%, alla velocità di 5 metri al secondo. La funivia è una risorsa indispensabile per gli abitanti della zona in quanto permette di raggiungere rapidamente Argegno e i paesi del lago di Como. Nei mesi estivi la funivia è utilizzata da molti turisti per raggiungere Pigra, per ammirare l’ampio panorama, visitare il paese e fare escursioni sul Monte Galbiga e all’Alpe di Colonno. Pigra è un piccolo comune ricco di storia, alleato con Como nella guerra dei dieci anni, fu possedimento dei Visconti nel XIV, feudo dei Rusconi nel XV sec., sotto il dominio di Giacomo de’ Medici (il Medeghino) nel XVI sec. Segnaliamo la chiesa parrocchiale di Santa Margherita,
ITINERARI
Chiesa di Santa Margherita - Pigra
Funivia di Pigra edificata intorno alla metà del XVI secolo, nel 1593 il Vescovo Niguarda in una delle sue visite pastorali la descrive con un campanile a torre e una struttura a due navate, nel 1830 fu aggiunta una terza navata. A Pigra consigliamo una visita Al Cason, la grande casa dove ha sede la Società Operaia di Pigra, oggi museo, una delle prime Società di Mutuo Soccorso, fu fondata nel 1877, Giuseppe Garibaldi era socio onorario.
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L’edificio era il cuore del paese, al piano terra c’era la latteria, al primo piano la sala per il teatro e le riunioni, al secondo piano l’asilo, le scuole e l’archivio del paese. Per maggiori informazioni Funivia Argegno - Pigra: Stazione di Argegno Tel. 031 821344 Stazione di Pigra Tel. 031 810844
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SPETTACOLO & ARTE
Jovanna Farina
la bella copia di Ilary Blasi Tutta l’Italia ormai la conosce come la sosia di Ilary Blasi. Un tormentone arrivato fino a Striscia la Notizia, prima serata di Canale 5. Davanti a quasi 6 milioni di telespettatori, Ezio Greggio e Michelle Hunziker hanno commentato il suo volto apparso in dimensioni extra-large sullo schermo dietro il bancone del programma satirico. D’altronde, viso, occhi e lineamenti sono praticamente gli stessi. Così, quella che era un’ossessione, per Jovanna Farina si è nuovamente trasformata in una bella occasione di visibilità, di notorietà e di lavoro. Già nell’autunno 2016, era stata una delle dieci finaliste del contest promosso lo scorso autunno dal programma tv “Le Iene” per trovare la sosia italiana di Ilary Blasi. E Jovanna era stata eletta a furor di social la “sosia” preferita dagli italiani. Striscia la No56 www.newentry.eu
tizia l’ha consacrata “copia ufficiale” di Ilary spalancandole le porte dello spettacolo. Perché in questo 2018, Jovanna Farina in televisione potrebbe tornarci. E non come sosia, ma come assoluta protagonista… Ripartiamo da Striscia la Notizia, dall’onore di essere in Prima serata… E’ da anni che tutti mi dicono che assomiglio ad Ilary, già col contest di Italia1 era capitata questa bella occasione e mi ci sono buttata senza neanche pensarci. Con Striscia la Notizia il tormentone è ricominciato… Ma tu Ilary Blasi… l’hai mai conosciuta? Certo, quando sono andata alle selezioni indetta dalle Iene, alla finale c’era anche lei! Esperienza meravigliosa: ho conosciuto Ilary, ho vissuto il dietro le quinte della trasmissione e poi sono stata fra le concorrenti, chiamate a
SPETTACOLO & ARTE
scherzare sul palco. Ricordo che quando sono entrata in scena, ho preso per i capelli Ilary dicendo che quella “vera” ero io… Insomma, momenti divertenti che mi hanno dato una visibilità straordinaria. Ricordi il tuo primo lavoro e quanti anni avevi? Ho iniziato a collaborare con alcuni stilisti e con outlet di abbigliamento sia italiani che svizzeri. Ma mi sono sempre data da fare, senza perdere tempo e occasioni. Fin da ragazza ho lavorato come ragazza immagine per numerosi locali del Nord Italia, fattore che mi ha portato ad essere cosi spigliata nel mondo dello spettacolo e a conoscere gente di una certa fama. Dove ti vedi tra qualche anno? Le proposte non mancano, posso solo anticipare che mi si rivedrà ben presto sugli schermi… Tutto qui, preferisco lasciarvi con la sorpresa. D’altronde, la tv e le telecamere sono nel tuo dna. Basti pensare che ad appena 19 anni ho già partecipato a due lungometraggi, “Scappati di casa” di Stefano Rossi e “Seven days Seven girls” di Luciano Silighini, e sono stata più volte sulle televisioni locali della Lombardia e di due programmi televisivi. È un mondo che mi piace, nel quale vorrei ritagliarmi lo spazio. E sto lavorando per farcela… All’inizio dicevamo: l’apparenza è il primo biglietto da visita. E, naturalmente, ha la sua importanza. Inutile negarlo perché sarebbe ipocrita. Io so cosa ho passato quando ero piccola e sono felice del mio riscatto. Mi sono messa in gioco ed ho ritrovato l’autostima che non avevo mai avuto. Ho partecipato a concorsi di bellezza e forse parteciperò anche ad alcune sfilate di
Sanremo. Ho avuto anche l’onore di vivere i concorsi di bellezza… dall’altra parte, sedendomi nella giuria di Miss Arte Moda d’Italia. Ho capito che giudicare gli altri è davvero difficile, ma che l’importante è piacere a se stessi, rispettare il prossimo e soprattutto essere rispettata.
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RIFLESSIONI
Se avesse aspettato
Io sono qui
Ho tanti amici ed amiche fidanzati... li osservo, ci esco, ci parlo... e spesso ho la sensazione che si stia insieme per i motivi sbagliati... che ci si “accontenti” di qualcuno non adatto a noi per un motivo o un altro... la paura di rimanere soli, l’abitudine di avere quella persona accanto... o, ancora peggio, per la posizione sociale che quella persona può farci ottenere, in caso di convivenza, per la difficoltà di doversi cercare un’altra sistemazione... e così si portano avanti storie sbagliate, che ci tolgono energie e ci fanno stare male... Un mio amico si è addirittura sposato con una ragazza che gli dà molta sicurezza ma che non lo stimola abbastanza e non parlo solo a livello sessuale... ma lei è così affidabile, disponibile e chi più ne ha più ne metta proprio perché di carattere ne ha poco... e questo a lui manca... così la tradisce... A casa la sicurezza, fuori il divertimento... magari, se avesse aspettato di più e si fosse accontentato di meno, avrebbe trovato tutto nella stessa persona... impossibile? Sara
Le corse folli lungo il fiume con il cuore che pulsava più del motore della mia moto, avevo paura di non arrivare nel momento giusto a quel mitico incrocio... a quella maledetta cabina telefonica! Le lunghe attese interminabili passate ad aspettarti con un pensiero fisso, adesso verrà... lo sento... Gli occhi spalancati nel buio squarciato dai fari, ogni macchina che arrivava potevi essere tu.. Lo sguardo si concentrava ora sulla strada... ora sul cellulare... verrà... lo sento... ora mi telefonerà.. sono le 23,30 perchè non chiama? Inevitabilmente il mio pensiero percorreva la distanza che ci separava... ti cercava e ti vedevo con lui abbracciati... teneramente sul divano, la tv accesa... tu che passavi le dita tra i suoi capelli, la sua testa abbandonata sulla tua spalla. “E’ tardi... ho sonno... io vado a casa... ci vediamo domani..” Dio che tormento... dai... vieni... sono qui... e poi all’improvviso lo squillo!! Per un istante come l’eternità... restavo a fissare il messaggio.. “ Dove sei?” Quante volte ho rivissuto quel momento... quelle emozioni ...tante con il cuore in gola. E la mia risposta era sempre la stessa... “Sono qui...” Andrea
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RIFLESSIONI
Non esiste che origli e ti lamenti di quel che senti...
Ho imparato
Mi capita spesso di sentire parte di conversazioni di estranei, mentre si prende un caffè al bar, in coda alla posta, sull’autobus; certamente le occasioni non mancano. Si ascolta facendo finta di nulla e nella nostra mente si interviene, ci si intromette magari anche si commenta ciò che si sente o ci si lamenta o si giudica quello di cui gli altri parlano. Molto peggio quando invece senti parlare di cose che non sembrano intrigarti, come sapere se il gatto della tale è guarito dalla dissenteria, o se il tizio si sente l’alitosi e hai il coraggio di sbuffare per ciò che stai sentendo. Assurdo eppure lo facciamo tutti. Qualcosa si insinua nelle nostre menti; la nostra anima da portinaia ha il sopravvento, e alla prima occasione riportiamo quello che abbiamo sentito agli amici e finalmente ci sfoghiamo commentando, il tam tam del passa parola risuona ovunque. Detto così può sembrare solo una critica, pensate invece a quando sentite qualcosa di positivo, una barzelletta spiritosa, un pettegolezzo sull’arte amatoria; riportandolo agli amici regalerete momenti di ilarità e comunque amplierete il vostro bagaglio culturale. E’ un po’ anche quello che succede con New Entry, non può essere perfetto, ci sarà sempre qualcosa che “tocca” qualcuno, potrebbe essere una poesia, un oroscopo fortunato, una recensione che non condividete; l’importante è che faccia parte del tam tam. E’ il giornale che ti offre compagnia, ti fa sognare, ti consiglia, ecc...ecc... con l’unica pretesa di farti riflettere su ogni argomento trattato. Odiato o amato di sicuro “New Entry” non passa inosservato. Chantal da Boltiere
Maya Angelou è una donna meravigliosa che ha condotto una vita interessante ed eccitante. Le hanno chiesto che cosa pensasse della vecchiaia. E, direttamente in TV, lei ha risposto che è “eccitante”. Relativamente ai cambiamenti del corpo, Maya ha affermato che ve ne sono tanti ed ogni giorno ad esempio i suoi seni, che sembra stiano facendo a gara per vedere chi raggiungerà per primo il girovita. Il pubblico ha riso tanto da farsi venire le lacrime agli occhi. Maya è una persona semplice e onesta, con tanta saggezza nelle sue parole. “Ho imparato che qualsiasi cosa accada, o per quanto l’oggi sembri insopportabilmente brutto, la vita va sempre avanti e il domani sarà migliore. Ho imparato che si può capire molto di una persona dalla maniera in cui affronta queste tre cose: una giornata piovosa, la perdita del bagaglio, l’intrico delle luci dell’albero di Natale. Ho imparato, a proposito della relazione con i propri genitori, che ci mancheranno quando saranno usciti dalla nostra vita. Ho imparato che semplicemente sopravvivere, è diverso da vivere. Ho imparato che la vita qualche volta consente una seconda chance. Ho imparato che non si può affrontare la vita con i guantoni da baseball su entrambe le mani: si ha sempre bisogno di gettare qualcosa dietro le spalle. Ho imparato che ogni volta che prendo una decisione col cuore, generalmente faccio la scelta giusta. Ho imparato che anche quando non sto bene, non devo stare da sola. Ho imparato che ogni giorno si dovrebbe uscire ed avere contatti con qualcuno. Le persone gradiscono molto un abbraccio, o anche semplicemente una pacca sulle spalle. Ho imparato che ho ancora molto da imparare. Ho imparato che le persone dimenticheranno quanto detto, quanto fatto, ma non dimenticheranno mai come le hai fatte sentire.” Stefania www.newentry.eu 59
LITURGIA DELLA PAROLA LITURGIA DEL 15 APRILE 2018 Lc 24,35-48 Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno. Dal Vangelo secondo Luca In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane. Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro. Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la
conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni». Parola del Signore Gesù, venendo nel mondo, aveva come scopo ultimo della sua vita la salvezza dell’umanità. Per questo, oltre che preoccuparsi di operare la salvezza degli uomini per mezzo della sua passione, morte e risurrezione, provvide a far giungere la salvezza a tutti i popoli della terra per mezzo dell’opera della Chiesa. A tale scopo, fin dall’inizio della sua vita pubblica, si scelse dei discepoli perché stessero con lui, perché, vivendo con lui, seguendo i suoi esempi e le sue istruzioni, fossero formati per diventare suoi testimoni qualificati tra le genti. Gesù li formò innanzitutto alla sottomisione alla volontà del Padre, cioè all’amore della croce e allo svuotamento di se stessi (Mt 16,24-25) e li consacrò alla salvezza delle anime (Gv 17,18-20). Apparendo ai suoi apostoli, dopo la sua risurrezione, Gesù completò la formazione e l’insegnamento dato ai suoi discepoli; rivelando loro la verità del Vangelo, dette una pratica dimostrazione della realtà della vita eterna. Aprì in tal modo le loro menti alla comprensione delle Scritture e dei suoi insegnamenti, per renderli suoi testimoni autentici (cf. At 2,21-22), perché per mezzo loro la sua salvezza arrivasse a tutti gli uomini. Ogni cristiano oggi è chiamato a diventare un testimone autentico di Gesù, rivivendo in se stesso il mistero pasquale. La sua formazione cristiana è completa quando la sua vita si apre generosamente all’opera di evangelizzazione e di salvezza dei fratelli.
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08 Aprile 2018 01 01 02
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• MANTOVA Jamiroquai 10/07/2018 Piazza Sordello Massive Attack 15/07/2018 Piazza Sordello
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Gimme a little sign - Brenton Wood Ballata di Bonnie & Clyde - Georgie Fame 03 La tramontana - Antoine 04 Vengo anch’io, no tu no - Enzo Jannacci 05 Canzone - Don Backy 06 Il volto della vita - Caterina Caselli 07 Casa bianca - Marisa Sannia 08 Canzone per te - Sergio Endrigo 09 Affida una lacrima al vento - Adamo 10 Un uomo piange solo per amore - Little Tony
MAEBA - MINA FATTI SENTIRE - LAURA PAUSINI BELLARIA - VEGAS JONES L’AMORE E LA VIOLENZA VOL.2 - BAUSTELLE TREE - ROOTS & CROWN - MEZZOSANGUE MOWGLI IL DISCO DELLA GIUNGLA - TEDUA ROCKSTAR - SFERA EBBASTA SIAMO SOLO NOISE - BENJI & FEDE PETER PAN - ULTIMO NON ABBIAMO ARMI - ERMAL META
CONCERTI ORE 21.00 • BERGAMO
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• BRESCIA
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Red Canzian 05/05/2018 G. Teatro Morato
Anastacia 06/05/2018 G. Teatro Morato Biagio Antonacci 12/05/2018 Montichiari - P.G.
• MANTOVA
• VERONA Gianni Morandi 25/04/2018 Arena di Verona Bob Dylan 27/04/2018 Arena di Verona Nek-Max-Renga 28/04/2018 Arena di Verona
• MILANO
• VERONA
• MILANO Massimo Ranieri Sfera Ebbasta 21/04/2018 27-28-29/04/’18 Legnano (T. Galleria) Fabrique Elio e le Storie Tese Ermal Meta 23/04/2018 28/04/2018 Mediolanum Forum Mediolanum Forum Le Vibrazioni Ron 24/04/2018 06/05/2018 Live Club Trezzo Teatro Dal verme
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Miti e Leggende
Betta, la mula
l paese di Corbetta, a pochi chilometri da Milano, fa derivare scherzosamente il suo nome da un’antica leggenda. Era una sera buia e nebbiosa, una di quelle sere in cui, come si dice in Lombardia, si taglia la nebbia con il coltello. Un cavaliere, tutto avvolto in un mantello di foggia militare, spingeva la sua mula per una delle vie dei sobborghi, in direzione dell’aperta campagna, incitandola a tenere un buon passo. A un certo punto il cavaliere allentò le redini, immerso in profondi pensieri, e lasciò che la sua cavalcatura scegliesse la strada. «Ormai saremo abbastanza lontani da Milano» pensava. «Betta, la mia mula, è una buona camminatrice. Starò lontano finché ai miei Milanesi non sarà passata la bella idea di volermi eleggere vescovo della loro città. Proprio io, che sono un militare».Tutta la notte, uomo e cavalcatura viaggiarono di buona lena. Quando infine l’alba spuntò, Ambrogio si guardò intorno, curioso di sapere dove mai fosse giunto dopo tanto trotterellare lungo strade tortuose e sconosciute. Si accorse allora con spavento che la sua mula aveva girato intorno alla città per tutta la notte, e che quindi si trovavano ancora nei pressi di Milano. Già la gente usciva dalle case e gli si accalcava in-
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torno. Subito Ambrogio incitò l’animale a cambiar direzione e, curvandosi sull’arcione, gridò spaventato, usando quel dialetto che ormai gli era diventato familiare: «Cûr Betta! ... Cûr, Betta ». Cioè: « Corri, Betta! ... Corri, Betta! ...». Ma invano. Tutte le campane della città si erano messe a suonare a distesa, come per annunciare alla popolazione che il futuro grande vescovo era fra loro. Ambrogio dovette così cedere alla volontà del popolo e del cielo. Ma al piccolo paese, da quel giorno, rimase come nome il grido di Ambrogio: «Cûr Betta ... ». Corbetta, appunto. BARBARA STUFFER 2000/2001 Fonte: www.schule.suedtirol.it
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Gianluca Boffetti
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