Emanuele Amanteo 50 Sfumature di Tenebra
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Per la mia anima. Per il mio dolore. Per tutto quello che provo. Per tutto quello che nascondo.
Christian
Prologo Le urla riempivano la mia testa... Un suono ovattato, quasi irreale giungeva dalle mie orecchie al cervello. "Mamma!" , urlavo. Il silenzio, poi ancora. "Mamma!" I muscoli delle mie braccia stremati, il fuoco in gola. "Mamma!" Nessun altro suono arrivava alle mie orecchie, nessuna risposta. Non vi era speranza per me. La disperazione si impossessò definitivamente del mio corpo, le forze mi abbandonarono e il male prese il sopravvento, scatenando la sua furia contro la mia anima esile, innocente e sola. I suoni sparivano, le lacrime ormai esaurite e le forze scemate, il silenzio e il buio si impadronivano della mia essenza e, di quei momenti, porto sulla pelle i segni indelebili di un fuoco mai spento. Ricordando, le immagini non sono chiare ma ciò che segnò il mio corpo, è ancora presente nelle piaghe della mia natura. Sono passati tanti anni da quello che plasmò la mia essenza, ma, di quei momenti, porto ancora vivo e prepotente il mantra che oggi mi rende ciò che sono. "Il controllo" Mai più vi avrei rinunciato. Quello che sono oggi è difficile da esprimere a parole. Sono un uomo complicato, non so definire bene il mio essere. Forse, ciò che sono è soltanto un involucro di Uomo. Quello che so comunque, è che ho dentro 50 sfumature di tenebra.
Capitolo Uno Le sferzate del cuoio riempiono l'aria, quel suono cosi carico di forza e piacere. I suoni dei colpi, la voce flebile che riempie gli attimi immediatamente successivi. Quel paradiso chiamato dominazione, il mio paradiso. L'attesa, il fiato corto, la paura mista all'eccitazione. Un colpo inaspettato, il primo, il dolore che si irradia sulla carne accendendo tutte le terminazioni nervose. E poi il piacere, quel gemito atteso, quella voglia che dice "ancora... ti prego... ancora..." . Cosi, sempre più voglioso di emozioni estreme, di brividi e controllo, altri colpi riempiono l'aria, come una danza passionale, un ballo che stanca le membra, che appaga le cellule, che fa godere la mente e mancare il fiato. Oh si, questa è la musica che più amo, quei sussurri, quella sottomissione assoluta. Lei è perfetta, devota e ubbidiente, vogliosa di attenzioni e punizioni, cosi che ad ogni nuovo colpo il suo sesso si scalda fino a rilasciare quegli umori cosi attrattivi, quei segni di piacere assoluto che amo donarle. L'ignoto, le paure, i limiti, il piacere... Lei gode di tutto questo, io godo della sua sottomissione e del suo corpo arrossato e privato di ogni libertà. Cosi, si dona a me completamente regalandomi controllo e pace senza eguali. E poi il cuoio accarezza la sua pelle, guarendo il senso di dolore, bruciando al passaggio, come il fuoco che , con esso, si irradia nel basso ventre. Li poi, tra le sue gambe arrossate e sudate, fa il suo ultimo giro di pista, concludendo la danza con un intenso assolo, accompagnato da un urlo di piacere che fa tremare il corpo, fino ad abbandonarsi poi alle corde che lo sostengono. Appagamento totale, devozione totale, piacere totale... Le corde si allentano e il suo dolce corpo viene accolto dalle mie braccia forti, senza paure ne timori, sa che mi curerò sempre di lei, venerandola ogni istante che passerà con me. Adagiata sulle lenzuola di raso, massaggiando piano i polsi e le caviglie, per alleviare il dolore provocato dalle corde tiranti, lascio piccoli baci sul suo collo bianco. Divina, quasi marmorea, la sua pelle segnata e marchiata dalla mia volontà, appaga i miei occhi e la mia anima, desideroso di vederla rinascere presto, per ricominciare un altro ballo, un altro momento di pura passione. Il sonno però, si interrompe troppo presto e mi riporta alla realtà che mi vede solo nel mio letto, sudato e col respiro affannato per il sogno che mi riporta
indietro. Eccitato sempre più prepotentemente, le mani tirano i capelli, nel tentativo di alleviare quel senso di vuoto che provo adesso. Chiusi gli occhi, per assaporare ancora quelle sensazioni cosi vive sulla mia pelle, quel sogno ormai lontano di cui però, riesco ancora a sentirne il sapore. E' passato troppo tempo, la mia anima vuole essere liberata, appagata e cerca sollievo. Fisso il vuoto più buio della mia stanza silenziosa, sono un dominatore e mi serve una sottomessa, questa oramai è una certezza assoluta. Ho bisogno del mio sfogo, ho bisogno del cuoio, dei gemiti, delle strette e del piacere che la mia stanza dei giochi racchiude. Sospiro e sono ormai sicuro di cosa farò nel mio domani, il mio sogno con Leila si è concluso in questa notte priva di stelle, ma nella prossima notte, una nuova luna brillerà nel mio cielo, una nuova stella che porterà il mio nome sulle labbra e i miei segni sulla pelle. Domani ti cercherò e ti farò mia, preparati... Io ti troverò.
Capitolo Due L'incubo era stato potente. La scossa emotiva, il sudore che impregnava la fronte, il tremore alle mani. Cazzo, ero tremendamente frustrato da questo, dalla mia totale impotenza di fronte a questi sogni che, notte dopo notte, minavano incessantemente il mio equilibrio. Scappare e urlare, niente di tutto questo in quelle scene, niente potere, niente reazione. Sottomesso di me stesso, in un pozzo di ombre senza fine. Mi ritrovai seduto al tavolo con lei, Elena. A dispetto di tutto, con lei mi sentivo libero di parlare. Lei mi capiva. Elena mi aveva sottomesso, lei mi aveva iniziato, educato, portato al controllo. Lei aveva fatto di me, l'uomo sicuro che ero. Le parlai del sogno, di quello che mi tormentava ogni notte e insieme, giungemmo alla stessa soluzione. Mi serviva una sottomessa. L'astinenza, il non esercitare con costanza il controllo, il fatto stesso di dover reprimere le mie pulsioni a causa dell'assenza di una donna nella mia vita. Elena era del parere, che piÚ mi astenevo dal controllo e piÚ gli incubi prendevano il sopravvento. Mi vedevo inerme, bloccato, recluso, impotente, privato di qualsiasi potere. Sebbene una volta ero stato dominato, quello che succedeva in quei sogni di certo non era piacevole. Non si trattava di abbandonare le proprie decisioni per farsi guidare nell’esplorazione dei propri limiti, quello che avevo provato era proprio l'opposto del piacere e, quella sensazione, prendeva forza dal mio passato di tenebre. Elena mi promise di trovarmi dei nomi adatti, candidature da valutare per poter finalmente ricominciare a essere il Master e l'uomo che volevo essere. Lei mi faceva sentire compreso, lei, seppur mi avesse portato in un mondo popolato di ombre e cuoio, mi aveva fatto sentire per la prima volta libero, leggero, appagato, in pieno possesso di me e delle mie decisioni. Anche quella di abbandonarmi al suo controllo, anche quella di lasciarmi
sottomettere per anni. Elena aveva strappato via da me la paura di abbandonarsi, ricucendomi addosso quella consapevolezza che poi avevo imparato a usare a mio vantaggio. La nostra storia sessuale si era interrotta si, ma Elena continuava a far parte della mia vita come amica e socia, con lei potevo parlare dei miei tormenti meglio che col dottor Finn. Lui cercava di psicanalizzarmi per "curare" quel problema nascosto tra le piaghe oscure della mia anima. Elena invece, mi aveva insegnato a dominarlo e a controllare me stesso, affinchè non ne venissi sopraffatto. Per quando sia consapevole di aver bisogno di Finn, sono certo di non voler essere curato per i miei gusti sessuali e le mie voglie. Essere un Dominatore era stata la cosa migliore che potesse capitarmi, mi aveva insegnato il controllo e con esso avevo ottenuto risultati e successi fuori da ogni previsione. Controllarmi mi aveva reso un fottutissimo milionario a soli 28 anni. Controllarmi aveva messo a bada la mia indole ribelle e reso i miei cari piÚ tranquilli. Controllarmi mi aveva permesso di ritrovare calma, lucidità e forza. Nella vita, nel dolore, nelle notti piene di ombre e... nella stanza rossa. Controllarsi aveva reso ogni cosa migliore, e in fondo, il nostro scopo nella vita, è il piacere.
Capitolo Tre … continua…