C.J. non capiva perchè provasse quel sentimento strano a cui non sapeva dare un nome. Eppure, ogni volta che Jessie gli passava vicino, lui sentiva il respiro farsi più corto. L'aveva sorpresa a fissarlo di nascosto, anche lei spesso intimorita dalla vicinanza del ragazzo, preferiva mantenere le distanze il più possibile. Eppure erano cresciuti insieme, dormivano nello stesso letto, dividevano i giochi, mangiavano dallo stesso biberon e si scambiavano il ciuccio. Ma allora, perchè le cose cambiavano? C.J. era sconcertato, aveva paura di queste sensazioni, paura che lo portassero sempre piu lontano, irrimediabilmente più lontano da Jessie. E lei, lei continuava a scappare quando lui alzava lo sguardo, si voltava quando lui cercava un contatto ed erano settimane che non andava nella sua camera per la buonanotte. Era un noioso e piovoso sabato di ottobre, quella mattina C.J. e Jessie erano soli in casa, lui guardava un telefilm nella sua stanza, lei camminava a piedi nudi sulla moquette del corridoio con due libri sulla testa. C.J la guardava dalla porta semi chiusa, la vedeva passare avanti e indietro e decise di vedere che diavolo stesse facendo. Si avvicinò alla porta e, quando Jessie passò davanti a lui, l'aprì poco appoggiandosi alla parete con le braccia incrociate. Fù un attimo che, appena Jassie lo notò, i libri caddero rumorosamente per terra e lei divenne color peperone.
"Mi spieghi cosa stai facendo?"
"Imparo a camminare diritta..."
C.J. la guardò alzando un sopracciglio, lei strinse le sue dita tormentandole imbarazzata. In fretta raccolse i libri e corse nella sua camera, C.J. la fissò e decise. Era ora di finirla con questo atteggiamento. A passo deciso andò verso la porta della sorella e senza bussare, entrò.
"Che hai?"
"Io? Niente! Non ti hanno insegnato a bussare prima di entrare nella camera di una donna?"
"Sei mia sorella Jessie.... "